L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
- marco.roncaccia
- Messaggi: 559
- Contatta:
L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
«Parla!»
Resterai muta, non dirai niente.
«Io godo con le cattive maniere ma, sai, è come per il sesso, per fartelo venire duro è necessario qualche preambolo, leccatine, frasi porche, roba così, e a me, se non ci provo con le buone, non mi viene duro».
Gambe e braccia legate sotto il pianale di una panca di legno, di lui senti solo la voce.
«Tutti con me parlano. Anche tu lo farai. E sai come faccio a esserne così sicuro?»
Al tuo silenzio segue un fruscio, un'ombra che intravedi.
Il dolore lancinante al seno ti lascia senza fiato. Non riesci nemmeno a gridare.
Senti le lacrime rigarti il viso e bagnarti i capelli.
«Ti ho chiesto: Sai come faccio a essere sicuro che parlerai. Tu avresti dovuto rispondere tipo: come fai? Cioè non è che mi stai rivelando niente, è una cortese interazione tra carnefice e vittima, niente di più. Riproviamo.»
Ora vedi la sua faccia controluce sopra la tua. Un ragazzo di al massimo 18 anni.
Alza di nuovo il manganello e ripete: «Sai come faccio a essere così sicuro che parlerai?»
«No, come?» piagnucoli tu.
«Bene facciamo progressi. Io lo chiamo il dono. Ce l’ho da quando sono nato. Una vera botta di culo per uno del mio mestiere. Guardo un tizio in faccia e inizio a vedere delle ombre che si muovono fino a prendere la forma delle paure profonde di quel tizio. Di uno una volta ho visto che era caduto dalla culla, un mese in coma tra la vita e la morte. Ho canticchiato il motivo del carillon che associava a quel momento e ha sputato il rospo in un secondo. Cristo se parlerai!»
Se ne va. Rumore di acqua che scorre. Torna. Ti mostra uno straccio e un annaffiatoio. Lo inclina appena e un fiotto di acqua ti cade sul naso e sulla bocca. soffi per tirarla fuori, e tossisci.
Poi il buio cala. Ti ha coperto la faccia con lo straccio.
Il getto adesso è potente ti senti pervadere dal liquido. Non c’è più aria. Finirai annegata. Sei perduta.
Poi torna la luce. Ti toglie lo straccio dalla faccia e dice:
«Bello questo gioco? Si chiama Waterboarding. Molto di moda tra i marines. Hai avuto problemi con il primo bagnetto a quanto pare!»
Devi tirare il fiato prima che ricominci.
«E tu di cosa hai paura?» gli chiedi.
«Io, se mi guardo allo specchio, vedo solo la mia faccia. Non ho paura di niente!»
Si china a scrutarti.
«Ora basta giocare con l’acqua. Vedo un’ombra molto promettente»
Ha una scatola di carta, apre il coperchio. Ti alza la testa per farti guardare dentro.
Vedi un piccolo ragno nero con una macchia rosso vivo sull’addome.
Ti irrigidisci. Gli occhi sbarrati. Cominci a tremare.
Lui sorride soddisfatto. La tua bocca si schiude.
Sa che parlerai.
Parli.
«Tu senza paura? Pensa a ciò che vedi nello specchio!»
Non è l’informazione che voleva.
Poi fai una cosa impossibile per te.
Muovi l’unica parte libera, la lingua.
Come un camaleonte con la sua preda, peschi nella scatola.
La puntura sublinguale della vedova nera arriva immediata.
Un ultimo sguardo al tuo aguzzino.
Sta prendendo coscienza delle tue parole.
Ora sa di aver paura di se stesso.
Resterai muta, non dirai niente.
«Io godo con le cattive maniere ma, sai, è come per il sesso, per fartelo venire duro è necessario qualche preambolo, leccatine, frasi porche, roba così, e a me, se non ci provo con le buone, non mi viene duro».
Gambe e braccia legate sotto il pianale di una panca di legno, di lui senti solo la voce.
«Tutti con me parlano. Anche tu lo farai. E sai come faccio a esserne così sicuro?»
Al tuo silenzio segue un fruscio, un'ombra che intravedi.
Il dolore lancinante al seno ti lascia senza fiato. Non riesci nemmeno a gridare.
Senti le lacrime rigarti il viso e bagnarti i capelli.
«Ti ho chiesto: Sai come faccio a essere sicuro che parlerai. Tu avresti dovuto rispondere tipo: come fai? Cioè non è che mi stai rivelando niente, è una cortese interazione tra carnefice e vittima, niente di più. Riproviamo.»
Ora vedi la sua faccia controluce sopra la tua. Un ragazzo di al massimo 18 anni.
Alza di nuovo il manganello e ripete: «Sai come faccio a essere così sicuro che parlerai?»
«No, come?» piagnucoli tu.
«Bene facciamo progressi. Io lo chiamo il dono. Ce l’ho da quando sono nato. Una vera botta di culo per uno del mio mestiere. Guardo un tizio in faccia e inizio a vedere delle ombre che si muovono fino a prendere la forma delle paure profonde di quel tizio. Di uno una volta ho visto che era caduto dalla culla, un mese in coma tra la vita e la morte. Ho canticchiato il motivo del carillon che associava a quel momento e ha sputato il rospo in un secondo. Cristo se parlerai!»
Se ne va. Rumore di acqua che scorre. Torna. Ti mostra uno straccio e un annaffiatoio. Lo inclina appena e un fiotto di acqua ti cade sul naso e sulla bocca. soffi per tirarla fuori, e tossisci.
Poi il buio cala. Ti ha coperto la faccia con lo straccio.
Il getto adesso è potente ti senti pervadere dal liquido. Non c’è più aria. Finirai annegata. Sei perduta.
Poi torna la luce. Ti toglie lo straccio dalla faccia e dice:
«Bello questo gioco? Si chiama Waterboarding. Molto di moda tra i marines. Hai avuto problemi con il primo bagnetto a quanto pare!»
Devi tirare il fiato prima che ricominci.
«E tu di cosa hai paura?» gli chiedi.
«Io, se mi guardo allo specchio, vedo solo la mia faccia. Non ho paura di niente!»
Si china a scrutarti.
«Ora basta giocare con l’acqua. Vedo un’ombra molto promettente»
Ha una scatola di carta, apre il coperchio. Ti alza la testa per farti guardare dentro.
Vedi un piccolo ragno nero con una macchia rosso vivo sull’addome.
Ti irrigidisci. Gli occhi sbarrati. Cominci a tremare.
Lui sorride soddisfatto. La tua bocca si schiude.
Sa che parlerai.
Parli.
«Tu senza paura? Pensa a ciò che vedi nello specchio!»
Non è l’informazione che voleva.
Poi fai una cosa impossibile per te.
Muovi l’unica parte libera, la lingua.
Come un camaleonte con la sua preda, peschi nella scatola.
La puntura sublinguale della vedova nera arriva immediata.
Un ultimo sguardo al tuo aguzzino.
Sta prendendo coscienza delle tue parole.
Ora sa di aver paura di se stesso.
Ultima modifica di marco.roncaccia il martedì 16 maggio 2017, 1:00, modificato 2 volte in totale.
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Ed ecco l'attuale leader del Rank D'Era, ciao Marco! Tutto ok con i parametri, buona Franco Forte Edition!
Ps: ti ricordo che puoi modificare il racconto fino alle 00.59 senza incorrere in malus. Occhio a modificarlo dalle 01.00 alle 01.33 perché in tal caso lo considererò postato fuori tempo e quindi in malus. Ovviamente ripasserò per ricontrollare i caratteri in caso di tue modifiche.
Ps: ti ricordo che puoi modificare il racconto fino alle 00.59 senza incorrere in malus. Occhio a modificarlo dalle 01.00 alle 01.33 perché in tal caso lo considererò postato fuori tempo e quindi in malus. Ovviamente ripasserò per ricontrollare i caratteri in caso di tue modifiche.
- marco.roncaccia
- Messaggi: 559
- Contatta:
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
"Coraggio è resistenza alla paura, padronanza della paura, non assenza di paura."
Mark Twain.
Grazie Antico!
Mark Twain.
Grazie Antico!
- Laura Cazzari
- Messaggi: 266
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Ciao Marco,
il tuo racconto è davvero forte e colpisce duro. Non risparmia nessun e il lettore viene travolto dall'emozioni che il racconto trasmette. Io sinceramente non sono a mio agio con il linguaggio duro e la violenza sulle donne, ma è una mia cosa personale. Sicuramente il racconto colpisce e trasmette il tema del coraggio quindi direi che hai centrato il punto.
il tuo racconto è davvero forte e colpisce duro. Non risparmia nessun e il lettore viene travolto dall'emozioni che il racconto trasmette. Io sinceramente non sono a mio agio con il linguaggio duro e la violenza sulle donne, ma è una mia cosa personale. Sicuramente il racconto colpisce e trasmette il tema del coraggio quindi direi che hai centrato il punto.
Laura Cazzari
- marco.roncaccia
- Messaggi: 559
- Contatta:
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Ciao Laura, grazie del commento.
Il linguaggio duro e la violenza sulla donna protagonista (la violenza sulle donne è un crimine, non un genere letterario) servono a descrivere il perimetro in cui il binomio paura-coraggio (esiste l'uno senza l'altra?) può manifestarsi, almeno negli aspetti di cui volevo parlare in questo racconto.
Chi può trovarsi a suo agio di fronte alla narrazione di un episodio simile? Ecco, diciamo che se il disagio non ti viene dal fatto che il racconto è scritto male ... era nei piani suscitarlo.
Il linguaggio duro e la violenza sulla donna protagonista (la violenza sulle donne è un crimine, non un genere letterario) servono a descrivere il perimetro in cui il binomio paura-coraggio (esiste l'uno senza l'altra?) può manifestarsi, almeno negli aspetti di cui volevo parlare in questo racconto.
Chi può trovarsi a suo agio di fronte alla narrazione di un episodio simile? Ecco, diciamo che se il disagio non ti viene dal fatto che il racconto è scritto male ... era nei piani suscitarlo.
- marco.roncaccia
- Messaggi: 559
- Contatta:
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Non che sia utile per valutare il racconto. Ma la colonna sonora della serata è stata questa.
https://www.youtube.com/watch?v=vrrrzO-Y0IY
https://www.youtube.com/watch?v=vrrrzO-Y0IY
- SalvatoreStefanelli
- Messaggi: 364
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Appena mi sono approcciato al racconto ho avuto difficoltà a capire il senso delle frasi, il chi e il quando. Sono ripartito e tutto si è messo a suo posto. L'ho letto con attenzione e la storia non mi prendeva, ma quando sono arrivato alla vedova nera c'è stata la svolta. Sarà che il gesto di lei mi ha sorpreso, comunque mi è piaciuto molto. Così come mi è piaciuto il "dono" e la sfida tra i due. La soluzione finale è stata come mi sarei aspettato però ci sta bene. Se posso dirti, non è il modo in cui è stato scritto il racconto a piacermi quanto gli elementi che lo compongono. Non mi hai provocato disagio con la storia ma nemmeno mi hai deluso del tutto.
- Andrea Partiti
- Messaggi: 1047
- Contatta:
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Stilisticamente impeccabile e il tema c'è in senso lato, perché la paura è alla base di ogni atto di coraggio (anche io ho preso quella strada interpretando il tema, mi sembrava quella più approcciabile).
Qualche dettaglio però non mi torna nella scena.
Quanto prontamente la vittima si riprende dal waterboarding, restando così lucida e pronta da poter attaccare in maniera incisiva il suo aguzzino.
Quel "Muovi l’unica parte libera, la lingua. Come un camaleonte con la sua preda, peschi nella scatola." che mi evoca un'immagina buffa quanto improbabile (e penso che lo sapessi anche tu citando il camaleonte, perché una lingua appiccicosa a molla sembra l'unico modo in cui può succedere). La scatola col ragno sarà vicino alla sua testa quanto vuoi, ma l'idea di allungare la lingua e afferrare il ragno, insomma... mi sembra difficile come dinamica, e non credo che il ragno collabori. Se è così aggressivo e vicino, avrebbe già morso la vittima, se invece se ne stava nel suo angolino, non credo collabori così facilmente nel farsi afferrare e portare in bocca.
Questa scena spezza tutta la tensione che hai creato nella resto del racconto.
Anche questo carnefice mi sembra molto ingenuo, si mette a spiegare il suo metodo con dettagli che non ha ragione di rivelare, che smorzano l'impatto di quello che sta per fare alla vittima. Forse il preavviso di una tortura mirata può terrorizzare più della paura che si realizza, ma non mi sembra questo il caso.
Qualche dettaglio però non mi torna nella scena.
Quanto prontamente la vittima si riprende dal waterboarding, restando così lucida e pronta da poter attaccare in maniera incisiva il suo aguzzino.
Quel "Muovi l’unica parte libera, la lingua. Come un camaleonte con la sua preda, peschi nella scatola." che mi evoca un'immagina buffa quanto improbabile (e penso che lo sapessi anche tu citando il camaleonte, perché una lingua appiccicosa a molla sembra l'unico modo in cui può succedere). La scatola col ragno sarà vicino alla sua testa quanto vuoi, ma l'idea di allungare la lingua e afferrare il ragno, insomma... mi sembra difficile come dinamica, e non credo che il ragno collabori. Se è così aggressivo e vicino, avrebbe già morso la vittima, se invece se ne stava nel suo angolino, non credo collabori così facilmente nel farsi afferrare e portare in bocca.
Questa scena spezza tutta la tensione che hai creato nella resto del racconto.
Anche questo carnefice mi sembra molto ingenuo, si mette a spiegare il suo metodo con dettagli che non ha ragione di rivelare, che smorzano l'impatto di quello che sta per fare alla vittima. Forse il preavviso di una tortura mirata può terrorizzare più della paura che si realizza, ma non mi sembra questo il caso.
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Ciao Marco,
quando leggo un tuo racconto trovo quasi sempre qualcosa di interessante. In questo caso, mi è piaciuto l'uso della seconda persona singolare per tutto il testo, oltre al fatto che mi sembra scritto bene come al solito. La cosa che non mi è piaciuta molto della trama è la presa di coscienza da parte del carnefice della paura che ha di se stesso. Ho trovato questo passaggio banale e scontato, ha fatto un po' cadere il tono narrativo che si era mantenuto per tutto il racconto.
quando leggo un tuo racconto trovo quasi sempre qualcosa di interessante. In questo caso, mi è piaciuto l'uso della seconda persona singolare per tutto il testo, oltre al fatto che mi sembra scritto bene come al solito. La cosa che non mi è piaciuta molto della trama è la presa di coscienza da parte del carnefice della paura che ha di se stesso. Ho trovato questo passaggio banale e scontato, ha fatto un po' cadere il tono narrativo che si era mantenuto per tutto il racconto.
A me le d eufoniche piacciono!
- Monica Patrizi
- Messaggi: 127
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Ciao Marco,
ho letto molte cose scritte da te, so quanto scrivi bene e questo secondo me non è il tuo racconto più riuscito.
Il tema è centrato: paura e coraggio, un binomio indissolubile. Lo stile, l'uso della seconda persona che ti caratterizza come scrittore e il ritmo dell'azione sono impeccabili, come sempre. Riesci a dare una grande forza alla scena, le immagini sono vivide: violenza, terrore e coraggio sono già insite quando descrivi una donna legata al pianale di una panca e un uomo con un manganello. Proprio per questo, secondo me, il ricorso ad un linguaggio colorito (<<Io godo con le cattive maniere ma, sai, è come per il sesso, per fartelo venire duro è necessario qualche preambolo, leccatine, frasi porche, roba così, e a me, se non ci provo con le buone, non mi viene duro»... <<Una vera botta di culo per uno del mio mestiere>>) è stato eccessivo e inutile, appesantendo la lettura. Alla prossima.
ho letto molte cose scritte da te, so quanto scrivi bene e questo secondo me non è il tuo racconto più riuscito.
Il tema è centrato: paura e coraggio, un binomio indissolubile. Lo stile, l'uso della seconda persona che ti caratterizza come scrittore e il ritmo dell'azione sono impeccabili, come sempre. Riesci a dare una grande forza alla scena, le immagini sono vivide: violenza, terrore e coraggio sono già insite quando descrivi una donna legata al pianale di una panca e un uomo con un manganello. Proprio per questo, secondo me, il ricorso ad un linguaggio colorito (<<Io godo con le cattive maniere ma, sai, è come per il sesso, per fartelo venire duro è necessario qualche preambolo, leccatine, frasi porche, roba così, e a me, se non ci provo con le buone, non mi viene duro»... <<Una vera botta di culo per uno del mio mestiere>>) è stato eccessivo e inutile, appesantendo la lettura. Alla prossima.
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Lo stile mi piace molto, anche se la scena camaleontica non convince moltissimo, io sono molto flessibile e la mi incredulità resiste. Il tema ci sta, però, nota del tutto personale, io non considero l'azione finale della donna un atto di coraggio, morire è sempre una fuga, il coraggio in certi casi sta più nel cercare di resistere, di rimanere vivi a ogni costo, ma sono ovviamente opinioni e punti di vista. Tirando le somme una bella prova, non ho letto nessuno degli altri ma sarà difficile che tu non sia nel gruppetto di testa.
- giancarmine trotta
- Messaggi: 383
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Ciao Marco,
il tuo racconto è al solito molto interessante.
Mi ha preso dall'inizio e quando hai spiegato la capacità del protagonista ho letto il resto come se mi stessi godendo il finale di un bel romanzo. La scena camaleontica della lingua è una piccola buccia di banana: potevi lasciar perdere la scatola e trovare un "escamotage" per renderla più realistica, per avvicinare l'insetto alla bocca.
Il tema è splendidamente centrato e lo stile è sempre ben definito: il tuo stile.
Alla prossima lettura,
G.
il tuo racconto è al solito molto interessante.
Mi ha preso dall'inizio e quando hai spiegato la capacità del protagonista ho letto il resto come se mi stessi godendo il finale di un bel romanzo. La scena camaleontica della lingua è una piccola buccia di banana: potevi lasciar perdere la scatola e trovare un "escamotage" per renderla più realistica, per avvicinare l'insetto alla bocca.
Il tema è splendidamente centrato e lo stile è sempre ben definito: il tuo stile.
Alla prossima lettura,
G.
- marco.roncaccia
- Messaggi: 559
- Contatta:
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Ciao a tutt* e grazie per commenti e critiche.
Mi sembra di capire che il problema principale di questo racconto sia la storia del camaleonte. Cioè la similitudine, in realtà, non il gesto che descrive che è fisicamente possibile (giuro ho fatto la prova pescando da una scatolina con la lingua una liquirizia). Omettendo "Come un camaleonte con la sua preda" forse funzionerebbe meglio.
@Andrea PArtiti dopo il waterboarding la vittima dice l'unica cosa possibile agganciandosi alla frase del suo torturatore. Non è lucidità, è istinto di sopravvivenza.
@Monica Patrizia il linguaggio "colorito" serve a descrivere il personaggio che, scendendo di toni cromatici risulterebbe meno credibile.
Mi sembra di capire che il problema principale di questo racconto sia la storia del camaleonte. Cioè la similitudine, in realtà, non il gesto che descrive che è fisicamente possibile (giuro ho fatto la prova pescando da una scatolina con la lingua una liquirizia). Omettendo "Come un camaleonte con la sua preda" forse funzionerebbe meglio.
@Andrea PArtiti dopo il waterboarding la vittima dice l'unica cosa possibile agganciandosi alla frase del suo torturatore. Non è lucidità, è istinto di sopravvivenza.
@Monica Patrizia il linguaggio "colorito" serve a descrivere il personaggio che, scendendo di toni cromatici risulterebbe meno credibile.
- erika.adale
- Messaggi: 304
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Tenuto conto che non amo la seconda persona nei racconti ( ma a te piace un sacco, deduco) e che le scene di violenza, soprattutto su una donna, mi mettono talmente a disagio da ottenebrare la mia capacità critica, direi che questo racconto non è affatto male.
Ha ritmo, personaggi e una chiusura interessante.
Ecco, la lingua camaleontica ha lasciato perplessa anche me. Ma nel complesso un buon lavoro.
Ha ritmo, personaggi e una chiusura interessante.
Ecco, la lingua camaleontica ha lasciato perplessa anche me. Ma nel complesso un buon lavoro.
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Un commento estemporaneo ma dovuto al mio sfidante di Guiscardi nonché a mio modesto parere uno dei maggiorenti di MC!
Mi piace il tuo scrivere strong, la caratterizzazione del cattivo è riuscita ad arte e il suo "dono" un espediente originalissimo che non credo di aver mai incontrato in altri racconti o romanzi.
Avvincente anche il protagonista in seconda persona che mi ha riportato ai tempi dei librogame!
In bocca al lupo per la Forte,
il Veltro!
Mi piace il tuo scrivere strong, la caratterizzazione del cattivo è riuscita ad arte e il suo "dono" un espediente originalissimo che non credo di aver mai incontrato in altri racconti o romanzi.
Avvincente anche il protagonista in seconda persona che mi ha riportato ai tempi dei librogame!
In bocca al lupo per la Forte,
il Veltro!
Non è morto ciò che può vivere in eterno e in strani eoni anche la morte può morire.
Quando sento la parola "cultura" alzo il cane della mia Browning.
Quando sento la parola "cultura" alzo il cane della mia Browning.
Re: L'INTERROGATORIO di Marco Roncaccia
Il fulcro qui mi sembra la dialettica tra vittima e carnefice e il tutto è ben narrato, anche coinvolgente, però, arrivato alla fine, qualcosa non mi convince. Partiamo dall'età del carnefice, mi sembra che il darne una definizione sia un errore, soprattutto perché poi non ci lavori sopra, a questa definizione. Ci sarebbe stata, invece, all'interno di un quadro più generale che prevedeva micro rivelazioni sparse di entrambi allo scopo di definire meglio una situazione che, alla fine, rimane indeterminata... E allora perché determinare qualcosa? Poi, sei andato nella direzione delle paure del carnefice, ma quali competenze ha la protagonista per riuscire a girare la situazione di potere a suo favore? Vero, c'è l'atto che stravolge il tutto, ma perché? Insomma, il tutto è troppo indefinito pur all'interno di una situazione che tendi a definire. Si legge bene, il tema è presente, il pollice è tendente all'alto, ma in modo un pochetto sbiadito.
Torna a “99° Edizione - Franco Forte Edition - La NONA della Quinta Era”
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite