Una giornata

diego.ducoli
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Una giornata

Messaggio#1 » martedì 16 maggio 2017, 0:13

La macchina si ferma con un sonoro scoppiettare della marmitta.
Ciro si accende una sigaretta, il profumo del tabacco inonda l'abitacolo.
Cinque minuti di pace, gli unici che gli rimangono al termine dell'ennesima giornata di merda.
Quello stronzo del responsabile gli ha dato la colpa per la rottura della pressa.
Logico, quella macchina dava problemi da due settimane, e proprio oggi aveva deciso di cedere sotto anni di incuria e scarsa manutenzione.
Forse aveva fatto bene Aldo una bella buona uscita e un bel baracchino in un posto caldo.
La sigaretta viene lanciata con un gioco di pollice e medio, una scia luminosa nella luce del tramonto.
Sospira. Alza gli occhi verso le due finestre illuminate.
Il piccolo Giulio lo sta aspettando. Lo fa tutte le sere, con il suo libro dei Barbapapà.
Come se non fosse abbastanza stanco, pure quella storiella merdosa gli doveva leggere, la sa anche a memoria.
Ciro si pente di quei pensieri, in fondo non aveva scelto di venire al mondo. Lo aveva deciso sua madre. Lui non si sentiva pronto, non voleva metter su famiglia, una casa, un mutuo e tutte le rotture allegate. Cazzo era giovane! Voleva divertirsi, far tardi con gli amici, viaggiare e scopare invece si trovava incatenato in quella “non vita”.
Prima di Giulio lo facevano sempre, anche più volte al giorno, ora se è fortunato una volta al mese e pure in fretta che se si sveglia è un casino.
Fissa il pacchetto di Marlboro, indeciso se fumarne un altra. Lo mette in tasca consapevole dei pochi euro che gli rimanevano in tasca e domani doveva anche far benzina.
Colpisce con forza il volante, in fondo era l'unico vizio che aveva, anzi che si poteva ancora permettere.
La fiamma dell'accendino illumina l'abitacolo un'altra volta. Fuma lentamente ma ormai il momento è arrivato.
Chiude la macchina e si avvia verso il portone, lo apre e vede uscire lo sfigato del terzo piano con il suo cane.
Si salutano con un cenno del capo, le leggi non scritte del buon vicinato lo impongono.
Il cane si gira di scatto e si avventa su di lui. Viene fermato da un colpo di guinzaglio del suo padrone.
“Scusa” bofonchia “ non capisco cosa gli sia preso. Di solito è molto buono, forse non gli piaci.”
“Ogni tanto non piaccio neanche a me” risponde Ciro, ignorando le scuse del vicino.
L'ascensore sale e con un colpo secco si ferma al piano.
Pochi passi e un paio di mandate ed è dentro casa.
“Pappaaa” urla il piccolo abbracciandogli la gamba.
Ciro si stampa in faccia il suo sorriso migliore e gli arruffa i capelli.
“Ibbro” insiste Giulio alzando un volume colorato più grande di lui.
“Ma certo amore mio, ma poi a nanna che è tardi”
Il bimbo annuisce e trotterella verso il suo lettino, Ciro lo segue.
Domani la sveglia suonerà presto, come sempre.



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antico
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Re: Una giornata

Messaggio#2 » martedì 16 maggio 2017, 0:19

Ciao Diego! Tutto ok con i caratteri e il tempo! Buona Franco Forte Edition anche a te!

Ps: ti ricordo che puoi modificare il racconto fino alle 00.59 senza incorrere in malus. Occhio a modificarlo dalle 01.00 alle 01.33 perché in tal caso lo considererò postato fuori tempo e quindi in malus. Ovviamente ripasserò per ricontrollare i caratteri in caso di tue modifiche.

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Callagan
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Re: Una giornata

Messaggio#3 » martedì 16 maggio 2017, 13:45

Ciao, Diego.
Penso che il primo grosso problema di questa storia sia il continuo alternarsi dei tempi tra presente e imperfetto. Dovresti sceglierne uno e mantenerti costante: questo è molto importante.
Ho sentimenti contrastanti, invece, riguardo il protagonista. Lo trovo contraddittorio, da un lato incarna lo stereotipo del maschio che vuole divertirsi, scopare come un coniglio, ecc ecc, dall'altro lato è intrappolato dal figlio, nei confronti del quale finge e non prova alcun sentimento paterno. Ci vedo una situazione in stand-by e no un accettazione della quotidianità come il titolo sembra suggerire.
Poi ho pensato al tema e come potesse rientrare nella tua storia... Non vedo coraggio nella vita del protagonista. Vedo un vigliacco pronto a scappare da un momento all'altro, vedo un bimbo (il protagonista) egoista, non vi è in lui una presa di coscienza.
Eppoi, la compagna è solo nominata ma non compare a casa... è una figura che manca: insomma il bimbo piccolo sembra che lo aspetti da solo a casa.
Temo che tu non abbia centrato il racconto in questa edizione...

alexandra.fischer
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Re: Una giornata

Messaggio#4 » martedì 16 maggio 2017, 20:21

UNA GIORNATA di Diego Ducoli Il coraggio di Ciro è quello di affrontare quella che lui chiama “non vita” (il destino di padre impostogli dalla moglie e che lui sente non suo, ma al quale si conforma coraggiosamente quando ritorna in casa e vede il figlio Giulio; poi, forse c’è anche la fobia dei cani, che tu mostri nella scena con l’esemplare posseduto dallo sfigato del terzo piano, Ciro si mostra impassibile davanti al cane, sebbene l’animale abbia percepito la paura che Ciro ha di lui. Nella sua non vita vedo anche la grana di lavoro della pressa rotta, i pochi euro che gli impediscono di fumare la sigaretta in più che vorrebbe).

Attenzione a:
Forse aveva fatto bene Aldo una bella buona uscita e un bel baracchino in un posto caldo (dopo Aldo metterei un due punti).
la sigaretta che viene lanciata (scriverei: la sigaretta che lui lancia).

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Polly Russell
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Re: Una giornata

Messaggio#5 » martedì 16 maggio 2017, 22:04

Ciao Diego. Partiamo col dire che ci robi dei cambi di tempo "niente male" e credo fi aver visto anche qualche soggetto sbagliato. La storia c'è, anche se il tema non mi sembra azzeccatissimo. Più che coraggio parlerei di autocommiserazione, sopportazione, amore e rimpianto.
Polly

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eleonora.rossetti
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Re: Una giornata

Messaggio#6 » mercoledì 17 maggio 2017, 14:36

Ciao, Diego, ben trovato.
Leggendo il tuo racconto rimanevo lì lì per aspettarmi un "decollo" particolare nelle vicende del protagonista. A fine lettura ho cercato di incastrare il tema del coraggio nella scena in cui lui, alla fine, si occupa comunque del suo bambino, ma mi stride molto con i suoi pensieri narrati fino a quel momento, che tratteggiano un ritratto di un uomo profondamente insoddisfatto, rassegnato nel suo compito, che subisce la vita senza dare la svolta e indossa una maschera con il figlio, quella del bravo genitore. E lo fa non con la determinazione, ma appunto con la rassegnazione.
Più che coraggio ci vedo tiepida accettazione. Ecco, avrei visto del coraggio se avesse davvero preso la vita tra le mani e avesse cercato di perseguire i suoi sogni mollando che so, la sicurezza economica o altro.
Quindi mi spiace, per me il tema non è stato interpretato correttamente, oppure traspare un messaggio diverso da quello che volevi dare tu, non so.
A rileggerci!
Uccidi scrivendo.

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GabriSyb
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Re: Una giornata

Messaggio#7 » mercoledì 17 maggio 2017, 18:38

Il racconto non mi sembra centrato in quanto il fulcro non è nel coraggio ma nella rassegnazione del padre. Inoltre lo trovo mal dosato. Tutta la prima parte è focalizzata sul suo essere - lui sì - uno sfigato che fa un lavoro che non gli piace, malpagato e con una famiglia che non desidera sulle spalle. L'incontro col vicino (perché lo definisce sfigato? non è chiaro) non ha particolare incidenza sulla storia anche se ho apprezzato la risposta, molto vera, molto sentita "ogni tanto non piaccio neanche a me". La parte finale, quella della sua rassegnazione nell'accontentare il figlio, è la meno riuscita proprio perché secondo me esce fuori tema.

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Vastatio
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Re: Una giornata

Messaggio#8 » venerdì 19 maggio 2017, 11:30

Ciao,

al netto del dolore fisico dovuto ai cambi verbali hai scritto un racconto davvero crudele. La luce in fondo al tunnel qui non c'è. Non è per forza un male, l'happy ending non deve esserci ad ogni costo. Però fa male. Da questo punto di vista devo farti i complimenti.
Anche io spesso torno stanco a casa, rimpiango i tempi in cui avevo tanto tempo libero, ma, a differenza del tuo protagonista, pensare ai miei bambini mi fa sorridere (poi magari entro in casa e stanno litigando/urlando, non mi cagano di striscio impegnati in qualche gioco o sono io davvero cotto).
L'aderenza al tema è davvero stirata. Tu dipingi rassegnazione. In questi casi la linea che divide il coraggio dalla vigliaccheria è sottile. Troppo sottile. Sarebbe bastato qualcosa in più nel finale, per chiarire meglio cosa, nella stanchezza, faccia andare avanti Ciro.

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maria rosaria
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Re: Una giornata

Messaggio#9 » domenica 21 maggio 2017, 19:39

Ciao Diego.
Il tuo è un racconto veramente amaro.
Il protagonista è completamente vittima di una vita che non vuole, che non lo soddisfa e nonostante tutto va avanti. Più che di coraggio, come molti ti hanno già fatto notare, possiamo parlare di sopportazione, forse anche forza di volontà, rassegnazione e altre cose del genere.
Nel finale anche io mi aspettavo un guizzo, qualcosa che mi facesse pensare cacchio, ho una vita di merda ma adesso trovo il coraggio per... (boh, non so, magari prendere suo figlio e portarlo al cinema).
Attenzione ai tempi verbali: anche questo già ti è stato segnalato.
Alla prossima.
Maria Rosaria

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TinaCaramanico1
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Re: Una giornata

Messaggio#10 » lunedì 22 maggio 2017, 9:37

Ciao Diego. Nel racconto ci sono degli errori, ad esempio: “Ciro si pente di quei pensieri, in fondo [qui ci vuole il soggetto espresso, se no il soggetto sottinteso sembra essere lo stesso Ciro] non aveva scelto di venire al mondo”; ci sono anche passaggi inopportuni dal presente al passato. La storia, inoltre, non sembra avere un vero e proprio svolgimento, non succede nulla di rilevante, i pensieri e le azioni del protagonista sembrano essere sempre gli stessi tutti i giorni. Probabilmente il tuo intento era mettere in rilievo il coraggio che ci vuole per andare avanti tutti i giorni in una vita che non è la tua, in cui non ti riconosci; però forse avresti dovuto dare una motivazione al protagonista, una scintilla di affetto verso il figlio o la compagna (ad esempio), perché così più che coraggioso sembra rassegnato, incapace di reagire e dare un senso più vero alla sua esistenza. Insomma, non mi pare molto in tema, così com’è.

Niko G
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Re: Una giornata

Messaggio#11 » martedì 23 maggio 2017, 20:28

Trovo ben resa l’atmosfera cupa in cui sono rinchiusi la vita e l’anima del protagonista, anche se credo si potessero usare periodi più subordinati e meno serrati. Purtroppo mi sfugge l’attinenza con il tema del contest: se fosse stato il coraggio di affrontare le difficoltà della vita moderna con le sue frustrazioni, mi sarei aspettato un po’ più di “redenzione” nell’incontro col figlio, che però non arriva, anzi, anche i flussi emotivi diretti verso di lui sembrano abbastanza negativi (quando si parla del libro dei Barbapapà).
Non so scrivere, ma ho bisogno di farlo.

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Jacopo Berti
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Re: Una giornata

Messaggio#12 » giovedì 25 maggio 2017, 22:06

Ciao Diego,
ho riscontrato parecchi errori anche io, e non solo nei tempi verbali, ma anche di sintassi, come ti hanno fatto notare altri. Ricordo di aver letto diversi tuoi racconti senza alcun problema, quindi o eri stanco e/o di fretta o hai voluto immergerti nel punto di vista del protagonista concedendoti qualche sgrammaticatura, ma non ha proprio l'aria di essere andata così.
In particolare per questa frase sì è attivata la parte del mio cervello in cui coabitano e si confondono il terzo reich e l'accademia della crusca: "Lo mette in tasca consapevole dei pochi euro che gli rimanevano in tasca e domani doveva anche far benzina."
Quanto al tema, c'è molto poco: il suo non è coraggio ma rassegnazione. Mi sarei aspettato una svolta, ma non c'è stata.
Insomma, secondo me non ci siamo stavolta...
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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antico
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Re: Una giornata

Messaggio#13 » giovedì 1 giugno 2017, 14:35

Il testo necessita di una revisione per risolvere tutte le piccole e grandi problematiche che ti sono state sollevate. Concordo con Eleonora sul fatto che si rimane lì ad aspettare un'accelerazione che non arriva, ma del resto è vero, come dice Roberto, che il tuo vuole essere un racconto crudele. Devi dargli un'identità più marcata e ripensarlo svincolandolo dal tema del coraggio, non glielo vedo calzare bene. Pollice ni per me.

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