Gruppo 313: Lista racconti ammessi e classifiche

Appuntamento a lunedì 19 giugno alle ore 21 con il tema di Maurizio Bertino, Campione della Prima Era di Minuti Contati. Chi vorrà partecipare avrà tempo fino all'una di notte per postare un racconto di massimo 3000 caratteri spazi inclusi incentrato su quel tema.

NB: la partecipazione alla Bertino Night non preclude la partecipazione alla Frascella Night e alla Della Rossa Night. Volendo, si può partecipare anche a tutte e tre!
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antico
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Gruppo 313: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#1 » martedì 20 giugno 2017, 2:32

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BENVENUTI ALLA BERTINO NIGHT DELLA CENTESIMA EDIZIONE DI MINUTI CONTATI!

Questo è il gruppo 313 della BERTINO NIGHT con MAURIZIO BERTINO nelle vesti di Campione che giudicherà i semifinalisti che usciranno dai gruppi per selezionare i cinque finalisti che andranno al giudizio delle guest star di questa CENTESIMA EDIZIONE DI MINUTI CONTATI!

Gli autori del gruppo 313 dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo 3.

I racconti di questo gruppo verranno invece commentati e classificati dagli autori del gruppo 113.


Questo è un gruppo da SETTE racconti e per l'occasione saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i semifinalisti che verranno valutati da MAURIZIO BERTINO. I migliori CINQUE della classifica di MAURIZIO BERTINO accederanno invece alla finalissima (insieme ai migliori racconti delle altre due NIGHTS) dove verranno giudicati dalle guest stars di questa CENTESIMA EDIZIONE.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro già in possesso di punti nel RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che ancora non hanno punti rank sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo 313:

Io e la luna, di Raffaele Marra, ore 00.52, 2993 caratteri
Faccia di luna, di Alberto Della Rossa, ore 23.38, 2702 caratteri
Fine, di Diego Ducoli, ore 00.32, 2714 caratteri
Netina, di Patty Barale, ore 01.30, 2948 caratteri MALUS 3 PUNTI
Pioggia acida di novembre, di Canadria, ore 00.04, 3000 caratteri
Avrò la mia vendetta, di Dand Elion, ore 23.42, 2999 caratteri
La mia Isa, di Eugene Fitzherbert, ore 23.50, 2952 caratteri

Avete tempo fino alle 23.59 di martedì 27 GIUGNO per commentare i racconti del gruppo 3. Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 28 GIUGNO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. [/b][/size]

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo 3.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

BUONA BERTINO NIGHT DELLA CENTESIMA EDITION A TUTTI!



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eleonora.rossetti
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Re: Gruppo 313: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#2 » venerdì 23 giugno 2017, 21:08

Ecco la mia classifica e i commenti in ordine sparso.
Premetto che ci sono parecchi pari merito: anche chi è in coda alla classifica in realtà ha prodotto un racconto più che valido. E' davvero un girone molto ricco e ho davvero centellinato i pro e i contro per capire chi stava sopra e chi sotto.

1. La mia Isa
2. Io e la luna
3. Netina
4. Faccia di luna
5. Pioggia acida di novembre
6. Avrò la mia vendetta
7. Fine

FINE
Ciao Diego, ben trovato.
L'idea del male inteso in termine medico mi ha ricordato il racconto vincitore della prima Edizione ;)
Al di là delle reminiscenze, il racconto scivola molto bene, ma direi forse troppo. Nel senso, arrivo alla fine senza una particolare rivelazione, un guizzo. Forse dando maggiore risalto al tumore stesso, che mi sembra rassegnato a sua volta (è morto col protagonista), credo sarebbe nato un dialogo più ricco. Anche la parentesi sul figlio pensavo fosse più rivelatoria (concordo con l'osservazione di Vastatio, dare la forma del figlio a cui comunque si era affezionati mi sembra un po' macabro, insomma...).
In definitiva è una storia che si fa leggere bene, ma IMHO manca un poco di mordente.
Alla prossima!

NETINA
Ciao Patty!
Qui troviamo il grande classico di quando si parla del male, ovvero la caccia alle streghe, la superstizione, la calunnia e la persecuzione che ne deriva.
Ammetto che su alcuni termini, come "masca", ho dovuto documentarmi, non sapevo fosse il termine con cui si indicano le streghe in Piemonte...
Al di là di ciò, ci cali bene nello stato di abbandono vissuto dalla ormai vecchia donna, con tutti che le si rivoltano contro dopo poche parole del priore che ha approfittato di lei per poi accusarla ingiustamente.
Sull'ultima frase, con l'accenno alla trasmigrazione del potere, mi hai un po' spiazzato, nel senso che anche senza quell'ultima azione il racconto poteva chiudersi perfettamente, mentre invece così mi lasci un dubbio che non viene spiegato, o almeno io non l'ho inteso.
A livello di stile niente da dire, ormai ci hai abituati a una narrazione sciolta e scorrevole, pur ricca di dettagli.
A rileggerci!

LA MIA ISA
Ciao Eugene, ben ritrovato ;)
Bello. Conoscere il tema non mi ha rovinato il ribaltamento di scena e la sorpresa finale. Più leggevo e più mi inquietavo.
Non ho da farti appunti sullo stile perché scivola che è un piacere, quindi perdonami se sarà un commento corto. Comunque, mi permetto un'osservazione personale: ti leggo da pochissimo su MC e sei già entrato nella rosa degli stili narranti che preferisco: diretto, senza fronzoli, e al contempo evocativo ed efficace.

Ecco, l'unico dubbio che mi è venuto in mente è questo: perché questa ragazza si è nascosta e non è andata dalla Polizia? Essendo scappata da sei mesi... In fondo, per fuggire veramente e avere protezione - nonché far cessare l'incubo - sarebbe bastata una denuncia!
Ciò non toglie che questo racconto mi sia piaciuto tantissimo.
Bravo ;)

AVRO' LA MIA VENDETTA
Ciao Dand!
Tema centrato: le zanzare sono il male! :D
Al di là degli scherzi: l'idea era carina, ma lo "stacco" che dai tra la narrazione onnisciente e quella in prima persona (che poi, tanto terza persona "esterna" non sembra a volte, visti i commenti inseriti sulle due persone durante la descrizione) mi rovinano un po' la lettura. Forse sarebbe stato meglio renderlo tutto nel POV della zanzara, insistendo su velati indizi anziché lasciando spazio alla descrizione dell'ambiente e dei protagonisti (ps si dice "le reni" per indicare la parte bassa della schiena, "i reni" sono gli organi interni ;) ), per farmi pensare, appunto, magari a una creatura soprannaturale per poi spiazzarmi con il colpo di scena.
Alla prossima!

PIOGGIA ACIDA DI NOVEMBRE
Ciao Canadria,
ti ho tenuta per ultima nei commenti perché mi sono presa più tempo per rileggere il tuo racconto e formulare un giudizio, perché non è stato facile.
E' d'impatto, non c'è niente da dire. Le immagini che usi sono forti, le tratteggi bene, anche con le ripetizioni volute, dando quel senso di tragica poesia che esprimono il dramma dell'autolesionismo, di una persona che ormai ha perso fiducia e si lascia andare.
I due dubbi che ho sono sulla figura dell'uomo con l'ombrello e il POV. Come già Simone ha notato, è una presenza un po' fine a se stessa, un po' superflua a mio avviso anche perché ho trovato discordante la sua reazione (prima l'altruismo dell'ombrello e poi lo ignora?). Il limite dei 3k è una spina nel fianco e secondo me avresti potuto approfittare di quella parentesi per raccontare più dettagli sulla vicenda, soprattutto sul dramma di Mattia.
Il secondo, come dicevo, è il POV. Fino a poche righe dal termine credevo di essere in una terza persona e tutta la poesia che hai riversato, con il lessico ricercato ecc. mi è andato a stridere con l'identità della voce narrante. Ok, parliamo pur sempre di una fotografa quindi ci sta che ricerchi l'essenza dell'arte in ogni posa plastica (lo stare "in croce", ecc.) ma ho considerato quanto giovane possa essere la ragazza (stiamo tra i banchi di scuola) e mi ha proiettato dentro la sua testa senza empatizzare molto, o meglio, mi sembravano pensieri di un adulto nella mente di un giovane.
Di certo hai saputo trasmettere il senso di freddezza con le ultime frasi, l'assistere al male che si è causato senza reagire e anzi, quasi infierendo immortalandolo ancora, ma avrei preferito rendere la seconda persona più "attiva" durante la narrazione, es. agganciandomi alla mia osservazione di prima, sarebbe bastato rinunciare al dettaglio dell'ombrello e dell'uomo per aggiungere qualche frase che suggeriva il fatto che Mattia fosse al momento spiato dagli occhi della ragazza attraverso l'obiettivo della fotocamera. Non so se mi sono spiegata ^^"

Nel complesso il racconto prende. E molto. Al di là delle annotazioni sulla forma, l'ho apprezzato.
Alla prossima (e scusa la prolissità del commento ^^")

IO E LA LUNA
Ciao Raffaele, gira e rigira ci si ribecca nei gironi ;)
Mi è piaciuta molto la voce narrante del tuo protagonista. Riesce a descrivere la particolarità dei piccoli borghi, il senso di superstizione che vi aleggia, la semplicità di piccoli gesti e situazioni tipici della vita rurale.
Non so perché, ma il filone del racconto mi ha fatto ripensare a La Tempesta del Secolo dove tutti gli abitanti conservavano un grave segreto e lo straniero/demone li conosceva tutti e li metteva a nudo. Associazione strana, vista la diversità dell'ambientazione ma mica è una cosa negativa XD
Tuttavia, nonostante l'idea "già vista" mi è piaciuto come l'hai saputa esprimere.
Un piccolo neo (Se no l'Antico mi bastona) lo trovo nel "il tramonto, dicevo". Mi dà forse un po' troppo tono da "intervista". Ma come dicevo, solo un piccolo neo.
Alla prossima ;)

FACCIA DI LUNA
Ciao Alberto,
Nel complesso il racconto mi è piaciuto, anche se concordo con chi mi ha preceduto sul fatto che ci si poteva concentrare di più sui pensieri del ragazzo anziché sulle precarie condizioni igieniche a cui è ormai abituato.
Mi è piaciuto il binomio pelle-luna, forse mi ci sarei concentrata di più, con la frase "La luce è innocua, non fa male a nessuno" mi ero aspettata uno sviluppo della storia in quella direzione, mentre il protagonista l'ho sentito un po' "pochino", molto passivo (e attivo solo sul finale). Stiamo parlando di una persona rinchiusa da tanto tempo e senza mai uscire, né percepiamo la sua volontà di uscire per lungo tempo; non sentiamo mai i suoi pensieri se non pochissimi cenni.
Sul finale aperto, contrariamente per altri, non mi ha dato così fastidio, forse avrebbe fatto più presa alla luce delle considerazioni che ho detto poco sopra. Un qualcosa del tipo "fuori c'è più luce" e lui voglia correre a vederla (è un'idea su due piedi, liberissimo di bocciarla! XD)
Niente da puntualizzare sullo stile, ormai sono abituata alla tua padronanza di linguaggio.
Ripeto, mi è piaciuto; spero che il mio commento possa averti dato solo un piccolo spunto di riflessione.
A presto!
Uccidi scrivendo.

mezzomatto
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Re: Gruppo 313: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#3 » sabato 24 giugno 2017, 16:16

La mia classifica:
1 - Io e la luna, di Raffaele Marra
2 - Fine, di Diego Ducoli
3 - Netina, di Patty Barale
4 - Faccia di luna, di Alberto Della Rossa
5 - Pioggia acida di novembre, di Canadria
6 - Avrò la mia vendetta, di Dand Elion
7 - La mia Isa, di Eugene Fitzherbert

Io e la luna, di Raffaele Marra
Perchè ti affibiano la nomea di iettatore, nessuno lo sa. E' naturale che non lo sappia neanche il protagonista senza nome di questa storia. Il quale però rovescia abilmente sugli altri l'origine della sua nomea: ognuno di loro è il male e scaricano questo male sul vignaiolo (chiamiamolo così). Il quale se ne frega e canta alla luna, di notte, sbronzo. Il racconto è un buon bozzetto, ma non riesce a scrollarsi di dosso l'indeterminatezza propria dei bozzetti. Cioè buone descrizioni che non arrivano a conclusioni. Trovo anch'io un po' stonata la colloquialità dei quei “lasciate che” nelle due frasi finali. E un po indeterminato quel “per sessant’anni di pazzia lo ha accudito”. Pazzia di chi? Di lei? Di lui?

Faccia di luna, di Alberto Della Rossa
La maestria nell'espre4rssività è indubbia, ma... Fra lo spiegare tutto e il non spiegare niente lo spazio è molto vasto, e tu hai occupato proprio l'angolino adiacente al non spiegare niente. Non un pensiero personale del personaggio, non un indizio sui motivi della sua carcerazione, né del perchè venga lasciato in quelle condizioni di antiigiene assoluto. I pensieri affettuosi verso la mamma sono di maniera, sembrano appiccicati lì per dovere di ufficio. Ma soprattutto manca un antagonista potente. Ciò qualcosa che si opponga al desiderio di cambiare la situazione presente. C'è da lavorarci su parecchio su questa interpretazione del tema Io, Il male.

Fine, di Diego Ducoli
Interessante interpretazione del tema: il male fisico, non quello morale. E interessante anche lo svolgimento: un dialogo fra un morto e la causa causante del decesso. C'è un po' di difficoltà a entrare nella prima scena, gli elelementi visivi possono essere applicati a tante situazioni. Poi il dialogo, buono nella prima parte, rivela tutto. Poi però si perde in indeterminatezza quando entra in gioco il figlio. Perchè, infine, il figlio è associato a un tumore? Anche come soprannome. Da rivedere tutta la parte finale.

Netina, di Patty Barale
Svolgimento interessante: finchè sei utile, puoi anche essere una strega, ti tolleriamo, ma appena perdi colpi... Sul piano formale ci sono salti di punto di vista spiazzanti: prima la narrazione è dal punto di vista di Netina, poi, senza transizione, si passa a quello di Rita. Spiazzante anche il contrasto fra il bene fatto dalla levatrice (nascite, cure, ecc.) e l'essere considerata strega. Spiazzante perchè assolutamente non mmotivato (Io appartengo alla vecchia scuola: non tujtto va spiegato, ma almeno le cose importanti sì). Mio giudizio: i numeri ci sono, Patty può fare meglio.

Pioggia acida di novembre, di Canadria
Racconto in cui non si capisce se quello che si legge è simbolo o evento. All'inizio ho pensato che si trattasse di un racconto fantascientifico o avveniristico, di un mondo soggetto a effettiva pioggia a cida, e che l'autolesionismo di Mattia ne fosse una conseguenza. Poi ho pensato a Blue Whale, poi... Non sono riuscito a trovare un filo unificante. Peccato, perchè l'uso della parola è buono, le immagini avvincono, ma... rimangono lì, staccate una dall'altra. Forse è il guaio della fotografia.

Avrò la mia vendetta, di Dand Elion
Titolo e svolgimento roboante per un semplice fatterello naturale: la voglia di pungere di una zanzara. Mi sembra sproporzionato l'impegno letterario, la qualità della scrittura, per una conclusione così banale. Non mi ha preso, l'avrai certamente capito, lo spirito di vendetta razziale della Grande Pungitrice.

La mia Isa, di Eugene Fitzherbert
Prima di tutto: cosa vuoi dire con “crogiolo di disordine e di entropia”? Un simile attacco indispone le menti ordinate e semplici come la mia. Che bisogno c'è di scomodare un concetto così diffcilòe come l'entropia per dire che semplicenmente c'era un casino indescrivibile? E che vuol dire quel “Così cliché!” in corsivo? Detto questo, devo ammettere che si tratta di un horror-noir di quelli tosti (cupi). Ma non mi ha preso un gran che. Mi sembra che tutto sia gratuito, cioè senza uno scopo (narrativo, s'intende) ma buttato lì perchè è così che si fa. Un clichè, appunto.

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luigi.brasili
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Re: Gruppo 313: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#4 » domenica 25 giugno 2017, 13:20

La mia classifica:
1 - Io e la luna, di Raffaele Marra
2 - Netina, di Patty Barale
3 - Pioggia acida di novembre, di Canadria
4 - La mia Isa, di Eugene Fitzherbert
5 - Avrò la mia vendetta, di Dand Elion
6 - Fine, di Diego Ducoli
7 - Faccia di luna, di Alberto Della Rossa

Io e la luna, di Raffaele Marra
Lettura molto gradevole, le immagini scorrono piacevolmente nonostante la narrazione manchi di dialoghi come un racconto orale d'altri tempi; incuriosisce e spinge a continuare senza stanchezza, lasciando forse un briciolo di delusione nel finale, cosa del resto difficile da evitare vista la lunga ma piacevole preparazione all'attesa della conclusione. Il primo che leggo e se è vero che il buon giorno si vede dal mattino penso che sarà un'ottima giornata.

Netina, di Patty Barale
Per quanto il filone sia stato ampiamente sfruttato non ce n’è mai abbastanza di storie che rimarchino l’egoismo dell’essere umano, la mancanza di quelle qualità che dovrebbero essere insite nel concetto di umano civilizzato, l’assenza di riconoscenza e tutto il resto. Questo è già un punto a favore. Ci sono alcuni passaggi che presentano forse un eccesso di spiegazioni, e ho trovato un po’ forzato l’atteggiamento della donna rispetto al modo in cui viene presentata al momento in cui entra nella stanza. Il finale comunque chiude bene lo svolgimento, ma credo che qualche termine in sottrazione avrebbe reso più fluida l’intera narrazione.

Pioggia acida di novembre, di Canadria
Ho trovato la parte centrale con la cenere l’ombrello eccetera, fuorviante, con l’effetto di un pezzo di narrazione infilato lì per cambiare completamente strada, che invece vediamo riprendere nella terza parte. La prima parte genera interesse, anche se la narrazione in diversi passaggi l’ho trovata poco efficace, didascalica direi. La seconda è spiazzante, la terza meritava di essere accompagnata meglio verso la conclusione. Ho dovuto rileggere più volte per comprendere, non il senso, ma proprio lo sviluppo. L’intento e il tema sono lodevoli.

La mia Isa, di Eugene Fitzherbert
La parte iniziale l’ho trovata fluida e dinamica, c’era un buon ritmo, a parte qualche piccolo passaggio che poteva essere più accurato, però poi “là sotto”, ho iniziato a storcere il naso, a causa dei dialoghi anzi dei discorsi a senso unico del salvatore/carnefice che più che parlare dava l’impressione di spiegare al lettore chi era lui e perché lui si trovasse lì. Voglio dire che forse la narrazione si poteva portare a compimento in un altro modo, mostrando le scene in modo alternativo rispetto alla scelta effettuata o comunque con dialoghi meno, a mio avviso, forzati.

Avrò la mia vendetta, di Dand Elion
L’idea di base, zanzara vampiro vendicatore faida millenaria eccetera, l’ho trovata carina. Personalmente non ho nulla da eccepire contro le narrazioni “creative” con cambiamenti di pdv, personaggi, e tutto il resto, però in questo caso ho sentito un taglio troppo brusco, soprattutto per il fatto che la prima parte presenta un eccesso di verbosità e al contempo una mancanza di accuratezza in alcuni passaggi; con conseguente calo dell’attenzione e la frammentazione della leggibilità, costringendo a rileggere per comprendere al meglio le immagini descritte. Così mentre uno sta lì a chiedersi e a riflettere ti precipitano sul collo i succhiatori e pensi “maledette zanzare” (citazione ).
Provo a fare un esempio spero chiarificatore su quel che voglio dire in merito alla verbosità e alla mancanza di accuratezza: abbiamo visto che fa caldo, bene, è sabato ok, ma che sia giugno, luglio o agosto, o financo dicembre che ci frega? Fa caldo, punto. Le ferie di chi? Dei nonni, dei genitori? Che c’importa? I bambini sono al mare, punto. E del gatto? Che c’importa? (A me piacciono i gatti, ma qui si può farne a meno, pensa a quanti caratteri di meno… Miao!

Fine, di Diego Ducoli
L’idea di base è molto interessante, ma ci sono vari aspetti che meritano di essere rivisti, ovviamente non mi riferisco agli errori o refusi che dir si voglia, di certo determinati dalla fretta. Per esempio tra l’inizio e il momento della rivelazione ho notato una specie di scollamento. In un racconto breve non è che si debba dire tutto subito ma è utile che il lettore sia incanalato, per così dire. Poi dipende dal racconto, certo, ma in questo caso la parte iniziale è un po’ generica e ti costringe ad aspettare quella rivelazione che seppur potente non viene supportata in modo adeguato nello sviluppo successivo.

Faccia di luna, di Alberto Della Rossa
Ho trovato questo racconto, soprattutto nella prima parte, decisamente ridondante, troppo per i miei gusti. Anche le descrizioni accurate, per quanto davvero ben fatte, le ho trovate controproducenti nell’economia di una storia che mi ha lasciato la sensazione di incompletezza. Sono arrivato alla fine con parecchie domande, e questo è bene, ma di risposte, sarà colpa mia di certo, non ne ho trovate.

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Andrea Partiti
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Re: Gruppo 313: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#5 » domenica 25 giugno 2017, 16:48

Di solito non ho problemi nel compilare le classifiche, questa volta invece mi sono trovato con dei grossi dilemmi, ho spostato su e giù, ribaltato, scambiato, pesato, maledetto i racconti che valutati a coppie finivano in loop a>b>c>a.
Quindi sappiate che se ho avuto buone parole ma siete finiti in fondo, non era per blandirvi, ogni commento era onesto e mi sono solo trovato a dover decidere di racconti ognuno buono a suo modo e ognuno difficile da pesare e confrontare.

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1. Faccia di luna, di Alberto Della Rossa
2. Netina, di Patty Barale
3. La mia Isa, di Eugene Fitzherbert
4. Io e la luna, di Raffaele Marra
5. Pioggia acida di novembre, di Canadria
6. Avrò la mia vendetta, di Dand Elion
7. Fine, di Diego Ducoli

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Re: Gruppo 313: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#6 » domenica 25 giugno 2017, 18:35

Un aggettivo: difficile. Diventa sempre più difficile stilare le classifiche per questi gironi, il livello dei racconti è sempre più alto e tocca mettersi lì col bilancino a cavillare per venirne fuori. Faccio i complimenti a tutti i membri del girone, i vostri racconti si sono dimostrati tutti delle ottime letture e spero di non essere stato eccessivamente puntiglioso nel commentarvi e, se lo sono stato, vi chiedo scusa ma voglio che sappiate che non c’era intento offensivo o la voglia di fare il maestrino di turno, al massimo un po’ di sana invidia :P
Ma ora bando alle ciance, eccovi la classifica! (a seguire poi i commenti in ordine sparso)

1. Io e la luna – di Raffaele Marra
2. La mia Isa – di Eugene Fitzherbert
3. Faccia di Luna – di Alberto della Rossa
4. Netina – di Patty Barale
5. Pioggia acida di Novembre - di Canadria
6. Avrò la mia vendetta - di Dand Elion
7. Fine – di Diego Ducoli


Io e la luna - di Raffaele Marra
Ciao Raffaele,
è un po' che manco da Minuti Contati e mi sono un po' arrugginito nello scrivere i commenti, mi affido al tuo racconto per ricominciare.
Racconto ben scritto, trasmette quell'aria di piccolo borgo in cui ci si conosce e si sa tutto di tutti, o almeno così sembra, perché pare che il protagonista sappia veramente troppo e per questo sia additato come "male" da emarginare e tenere a distanza.
L'inversione dell'asse bene/male, colpevole/innocente centra il tema in modo originale.
Unico "neo" dello scritto è forse il finale. Il protagonista, nelle fresche notti di primavera, sale sul tetto della propria casa, si gode un bicchiere di troppo e canta alla luna. Il segreto è svelato, ma come conclusione non riesce, a parer mio, ad essere brillante. In ogni caso, un buon racconto.
A rileggerci :)


Faccia di Luna – di Alberto Della Rossa
Ciao Alberto,
quando ho finito di leggere il racconto sono andato a rivedere il numero di caratteri, complici probabilmente la formattazione e la fluidità di lettura, me ne aspettavo almeno 500 di meno :P
Come avrai già intuito, il tuo racconto si legge con piacere e tutto d’un fiato. Ottime le descrizioni e lo spunto narrativo. Il tema è sicuramente centrato, ma non troppo indagato e questo, insieme al finale decisamente aperto, lascia al lettore più domande (forse anche troppe) che certezze.
È sicuramente un ottimo pezzo, ma, sinceramente, lo trovo più adatto come prologo che come racconto a se stante


Pioggia acida di novembre – di Canadria
Ciao Canadria,
racconto impegnativo, il tuo. Andiamo con ordine.
Il tema c’è; quel “che poi sarei io” è la chiave che permette di interpretare a pieno quanto letto fino a quel momento.
La ricercatezza del lessico e l’uso di figure retoriche nelle immagini che descrivi sono evidenti ed esprimono una voglia di poesia, quasi a voler trasporre nello scritto quanto estetica sia la ricerca fotografica della protagonista (per quanto malata), tuttavia per quanto risulti carica di espressività la scena iniziale sembra quasi scollegata dal resto, .
Questo senso di scollamento appare ancora più evidente quando passi ad un POV esterno per spiegare quanto letto fino a quel momento rendendo, di fatto, superflua la parte iniziale.
Passiamo all’uomo con l’ombrello, all’inizio sembra un “Simone di Cirene” che aiuta Cristo a portare la croce, ma poi si rivela un evento un po’ fine a se stesso.
Nel finale, come accennavo prima, sveli le carte e chiudi il cerchio intorno alla vicenda.
Nel complesso il racconto è molto espressivo, ma sono convinto che avresti potuto giocartela meglio. Mi permetto qualche osservazione, poi vedi tu se c’è qualcosa di buono da prenderci o se mandarmi a quel paese :P
- Scopriamo che la protagonista è una fotografa solamente perché ce lo dice, forse descrivere l’immagine di apertura dal suo punto di vista potrebbe aumentare il senso di continuità e sottolineare l’estetismo distruttivo a cui si dedica;
- il passante con l’ombrello e la pioggia acida sembrano buttate un po’ così, forse conviene riflettere se dare più valore oppure eliminare del tutto una o entrambe le figure (dato che i caratteri sono contati);
- Il dramma di Mattia è spiegato in 6 righe contate, forse si meriterebbe un po’ più di narrazione.
Mi fermo qui, scusami se mi sono un po’ allargato, ma spero che apprezzerai.
A rileggerci
Ps. Qualora ti interessi qualche chiarimento, oppure farmi notare qualcosa sono a disposizione :)


La mia Isa - di Eugene Fitzherbert
Ciao Eugene,
piacere di fare la tua conoscenza, ma ciancio alle bande, si comincia! :P
Il racconto, dopo qualche incertezza iniziale, diventa sempre più fluido e coinvolgente e per poi diventare sempre più agghiacciante ad ogni rigo che ti avvicina alla fine. Il tema direi che c’è.
Mi unisco all’osservazione di Eleonora circa la denuncia e tutto il resto e poi, per pignoleria, ti riporto le frasi che mi hanno fatto storcere un po’ il naso all’inizio:
Dentro, mi basta poco per capire che l’ambiente è un crogiolo di disordine ed entropia. Al limite del mio campo visivo, un ragazzo cerca di scappare verso la cucina. In due veloci falcate, lo raggiungo e lo immobilizzo.

Queste tre frasi concatenate mi avevano messo un po’ paura. Il “dentro” risulta un po’ superfluo e la struttura della frase “preposizione di luogo, preposizione principale”, ripetuta subito dopo con “al limite del mio campo visivo, etc …” rende la lettura un po’ saltellante e per concludere “lo raggiungo e lo immobilizzo” è un po’ troppo asettico, forse, no?
Comunque non voglio fare il maestrino, sono solo le mie impressioni che forse, essendo legate all’inizio dello scritto, mi hanno colpito più del dovuto. In ogni caso è un buon pezzo e non posso che farti i miei complimenti :)
A rileggerci.


Netina – di Patty Barale
Ciao Patty,
i racconti sul folklore paesano e sulle streghe sono un evergreen di cui non ci si stanca mai di leggere e benché tu riesca a rendere molto bene l’atmosfera, la lettura non è liscia come dovrebbe.
Oltre ai problemi di punto di vista che ti hanno fatto notare gli altri, ti volevo fare un appunto sui tempi del racconto. Citi eventi che sono accaduti in passato senza dare loro una collocazione temporale e questo non è di per se sbagliato, però non si capisce bene in quanto tempo le parole del priore abbiano fatto breccia nella testa della gente.
La ferocia con cui le persone si scagliano contro questa povera donna, fa pensare a qualcosa nel breve termine. Il priore cerca di possederla, viene rifiutato, la prende con la forza e fa pagare questa cosa alla donna dicendo in paese che è una strega. La gente le vuole bene ma il dubbio è una brutta bestia e il priore è un uomo di dio. Nel giro di alcuni mesi anche le menti più resistenti vengono logorate dal dubbio e una notte, si va dalla strega per ucciderla. Eppure, a rigore di logica, devono essere passati almeno decenni per trasformare una donna forte e desiderabile in una vecchia incapace di alzarsi dal giaciglio e davvero il livore di un evento così indietro nel tempo riesce ad essere così prorompente? Del resto non ci mostri una giustificazione, un evento negativo collettivo, che possa generare un tale odio. A mio avviso in questa gestione dei tempi e degli eventi fa perdere qualche punto al racconto.
La storia della scopa è un po’ tecnico, ma documentandosi un po’ sul folklore è più che giustificato (del resto dai tutti gli elementi per potersi documentare su queste figure).
Nel complesso è un racconto con del potenziale e tanto margine di crescita.
Mi dispiace sembrare puntiglioso e fare il pelo al racconto, ma il livello generale di questa edizione è molto alto (per s/fortuna :P )


Fine – di Diego Ducoli
Ciao Diego,
bentrovato. Non so per quale motivo mi è difficile commentare il tuo racconto, sarà per l’argomento delicato suppongo, ad ogni modo cercherò di fare del mio meglio.
Il tema direi che è centrato e anche affrontato in maniera originale rispetto agli altri racconti che ho avuto modo di leggere in giro, bene.
Sullo stile ho poco da dire, sobrio, si legge con piacere. I dubbi più consistenti mi sorgono, come già fatto notare da altri prima di me, circa il poco approfondimento del rapporto col figlio e il dialogo col blastoma che non mette in campo particolari spunti narrativi e, a dirla tutta, mi sento molto in linea con il commento di Eleonora, soprattutto con la parte tra parentesi.
In definitiva, vedo un ampio margine di crescita per questo racconto qualora volessi lavorarci ancora un po’; con il tuo stile e un po’ di tempo in più, sono sicuro che riusciresti a valorizzare molto questo spunto narrativo davvero interessante.
A rileggerci.


Avrò la mia vendetta – di Dand Elion
Ciao Dand,
piacere di leggerti per la prima volta e commentarti, last not least.
Tema centrato in maniera originale e divertente, bene, e col caldo umido che c’è in questi giorni è anche piuttosto semplice capire da dove ti sia arrivata l’idea :P
Il cambio di narratore può essere un ottimo espediente per dare movimento al racconto, ma necessita una maggiore attenzione nella forma e nei contenuti per come vengono esposti e in questo caso non riesci pienamente a sfruttarne le potenzialità.
Circa sintassi, lessico e punteggiatura c’è qualche incertezza qua e là e forse qualche subordinata in meno potrebbe giovare, ma nel complesso ho trovato la lettura pienamente godibile, per quanto l’incriminata frase delle tende mi abbia richiesto più attenzione del dovuto per darle senso compiuto :P
Le ultime due righe sono del tutto superflue a mio avviso e i dettagli iniziali allungano il brodo senza arricchire particolarmente il contenuto del racconto, sono sicuro che la palestra di minuti contati ti aiuterà tantissimo a razionalizzare l’uso delle parole.
Nel complesso un racconto con dell’ottimo potenziale e un ampio margine di crescita, continua così!

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Rionero
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Re: Gruppo 313: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#7 » lunedì 26 giugno 2017, 17:34

Ecco i miei commenti e la mia classifica:

Io e la luna, di Raffaele Marra

il tuo racconto è secondo me quello che ha meglio sfruttato il tema, svolgendo il capovolgimento in maniera assolutamente piacevole ed efficace: come una pistola pronta a sparare hai inserito naturalmente i vari vicini e poi li hai esplosi alla fine con le loro bassezze.

Mi è piaciuto anche l'immagine finale, poetica.

Le critiche le muovo alla voce narrante e - di riflesso - al personaggio principale: io non ho capito benissimo perché è considerato il male...durante la lettura ho addirittura pensato a qualche mostro, ma poi sembra un "semplice" presunto iettatore. Non aiuta in questo senso a comprendere - come ti hanno fatto notare - lo stile utilizzato che non ha nulla a che vedere con un personaggio di compagna. Abbassarlo secondo me ti avrebbe anche aiutato a dare più forza al finale.

Faccia di luna, di Alberto Della Rossa

io ADORO i finali aperti costruiti bene e...beh quindi il mio commento potrebbe chiudersi in effetti qui.
Secondo me l'esserti concentrato su altro arrivando solo alla fine ai discorsi sulla madre e sulla possibilità di uscire sono giustamente stranianti ed utilissimi a distanziare il protagonista dal mondo che c'è fuori: quello non è da descrivere, è il nostro mondo e lo conosciamo, come immaginiamo cosa sia successo alla madre e cosa potrebbe ora succedere a lui...

Appunti li sollevo al linguaggio: nulla da dire per chiarezza e padronanza, ma i miei appunti si muovono all'obiettivo del suo stile. "efflorescenze", "opalescenza" ma anche "oblio" o "inzaccherata" (e per mio ragionamento personale forse anche "buono") sono parole, per esempio, troppo affettate e straniano rispetto all'ambiente in cui ci hai posto. Fossi in te proverei a lavorare su questo: usare aggettivi e termini di paragone tutti racchiusi dentro a quel mondo piccolo e lurido.

Fine, di Diego Ducoli

Racconto che trovo molto interessante, poetico nell'idea su cui si basa e nel finale, semplice nello svolgimento e nello stile.

Se dovessi lavorare ancora su qualcosa mi concentrerei sulla parte centrale, dove il dialogo - una volta svelato di cosa si sta parlando - perde di mordente. Forse, per esempio, potevi caratterizzare maggiormente il male oppure lavorare sul surrealismo...

Netina, di Patty Barale

arrivo tardi e non posso che concordare sugli appunti fatti su POV e tempi della narrazione, per cui non mi dilungherò su questo, né sullo stile, ti ho letto spesso e penso che il complimento più grande che ti posso fare è che è assolutamente riconoscibile!

A questo posso aggiungere che trovo un'aderenza solo parziale al tema, forse data proprio dai problemi di POV: anche se in alcuni momenti questo sembra effettivamente centrato sulla strega, mi continua a mancare l'IO di "Io, il male".

Per il resto io ho apprezzato il finale: o meglio se avessi puntato sullo spiegare le logiche della trasmutazione del potere, sarebbe davvero stato interessante dal punto di vista dell'originalità del personaggio il rinunciare al suo essere...per essere accettato dal popolo vile e bigotto che l'ha ripudiata.

Pioggia acida di novembre, di Canadria

ho aspettato un po' a commentare il tuo racconto perché davanti a certi argomenti tendo a fermarmi per ragionarci a mente fredda, troppo spesso infatti questi spunti forti sono scorciatoie narrative che non apprezzo.

Nel tuo caso mi sembra in realtà essere stato preso un punto di vista decisamente originale sulla questione, con una voce narrante peculiare: forse quello che manca è una maggiore forza propria a questa, forse potevi riuscire a far compredere che era la ragazza/fotografa a parlare senza esplicitarlo. Senza dilungarmi sugli appunti a cui hai già risposto, le varie parti mi sembrano un po' scollate tra loro, nella prima parte il punto di vista è molto da narratore onnisciente, poi compare la ragazza/fotografa...poi un piccolo dubbio: leggo che qualcuno ha messo in giro i suoi primi approcci con una ragazza e poi è proprio la sua ragazza dice di averlo fatto, è una contraddizione o c'è una logica?

Comunque al netto di questi ragionamenti, a caldo del racconto avevo molto apprezzato l'angoscia che eri riuscito a ricreare e la freddezza che aveva fatto trasparire con l'ultimo paragrafo.

Avrò la mia vendetta, di Dand Elion

carina l'idea, ma avrei trovato più interessante se ci avessi creduto fino in fondo: l'ultimo paragrafo quando il discorso diventa in prima persona è quello interessante, e su una lunghezza maggiore avresti potuto giocarla di più sull'analogia con i vampiri, lavorare sulla caratterizzazione della voce narrante e far arrivare il lettore a capire chi si cela dietro di essa senza doverlo dire apertamente (anche nell'attuale impostazione lo svelamento è superfluo se non proprio dannoso).

Piccoli appunti: il passaggio iniziale "aperte e dritte come fusi, rimangono impettite contro la parete bollente del sole raccolto" l'ho trovato poco chiaro, ma dev'essere colpa mia che non ho capito il posizionamento delle tende e cosa significa sole raccolto; idem la posizione simile ad un "C" rovesciata (non avendo una prospettica sul letto non mi cambia nulla sapere se la C è verso sinistra o verso destra o c'è un altro possibile rovesciamento?); boxer penso sia un nome plurale invece.

La mia Isa, di Eugene Fitzherbert

Che angoscia! Bravo!
La trama non è certamente tra le più originali e la svolta (a causa della conoscenza del tema) attesa. Ma non importa perché il racconto è decisamente riuscito, lo stile (presumo) volutamente normalizzato rende il tutto giustamente straniante e di conseguenza il tutto funziona complessivamente proprio bene, con le poche battute dirette che sono terribilmente efficaci.
Mi dispiace non ho appunti costruttivi da muoverti;-)

Classifica

1. La mia Isa, di Eugene Fitzherbert
2. Faccia di luna, di Alberto Della Rossa
3. Io e la luna, di Raffaele Marra
4. Fine, di Diego Ducoli
5. Pioggia acida di novembre, di Canadria
6. Netina, di Patty Barale
7. Avrò la mia vendetta, di Dand Elion

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Vastatio
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Re: Gruppo 313: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#8 » lunedì 26 giugno 2017, 20:50

Io e la luna

Ciao,

ho qualche problema col tuo racconto. In prima lettura mi hai letteralmente rapito. Sono rimasco incatenato nel tuo borgo, nelle sue dinamiche e nel cammino del tuo protagonista. Il problema è che poi, quando l'incantesimo si è sciolto, mi sono chiesto: "Vabbé e che cosa c'è di diverso dal solito cliché dei 'cattivi vicini'?".
Hai una prosa notevole, inutile ripeterlo, ma qui mi sembra un po' sprecata e non così approprita al protagonista avvinazzato di un paesello che immagino isolato e ignorante (o la superstizione non regnerebbe sovrana).
C'è qualcosa che stona, ma, ci tengo a ribadirlo, questo mi ronza in testa solo dopo, quando finisco di leggere.




Faccia di luna

Ciao,

Signori e signori (e le signore? S'ignorano! [cit.]), dopo il delta a estuario e il delta lobato, vi presentiamo il delta a Della Rossa! Così aperto che non si capisce dove finisca il fiume e cominci il mare!
Sistemata la questione "finale" vediamo il resto.
Bell'idea anche se mi aspettavo più potenza, visti i protagonisti che metti in campo. Ti perdi forse troppo nel cercare di descrivere le discutibili condizioni igieniche in cui vive il tuo protagonista o la sua dieta che non riesco bene a capire quale fosse il tuo scopo, a parte farmi tornare in testa Sloth dei Goonies.
3k sono una spina nel culo, lo sappiamo benissimo, e da me non avrai mai critiche su ciò che lasci in sospeso o non dici (sono in grado di coprire tutti i tuoi buchi fintanto che non pretendi collimino con le tue idee), però omettere elementi che avrebbero amplificato l'empatia per ridondarmi muffa e mura umide o estrarre dal vocabolario efflorescenze e opalescenza (così assonanti e tremendamente vicine).
Anche avere il tuo protagonista che si rende conto degli intervalli regolari dei cicli lunari mi stona, ma questo per un problema mio per cui non riesco a credere che, in quelle condizioni, una persona riesca a percepire lo scorrere dei cicli lunari rispetto a quelli notte giorno (da questo punto di vista se fosse stata una lei avresti potuto associare la luna a un senso di liberazione finiti i suoi dolori mestruali, precisa come un calendario e sempre a distanza di pochi giorni dalla luna piena)
In conclusione mi è piaciuto, ma mi ha lasciato con un senso di "il ragazzo potrebbe fare di più".

Fine

Ciao,

tema preso di petto dal sapore dolceamaro senza troppi slanci. Mi aspettavo prima o poi una rivelazione, un momento di climax ma in realtà scorre tutto relativamente piatto. Che ci sta, se uno parte dal presupposto che ormai si sarà rassegnato. La parte finale mi stona: non riesco a dare una "forma" a questo padre che non ha mai avuto un grande rapporto col figlio (da come ci fai intuire) che poi decide di farne assumere le smbianze al suo cancro (un po' di cattivo gusto). Mi aspettavo quasi una battuta che anche il figlio ne aveva uno. Probabilmente sono troppo "ottimista".

Netina

Ciao,

il grosso problema di questo racconto è che non da molto al lettore di quanto già non sia abituato a vedere. La particolarità su cui dovresti fare presa , ma che scivola via ritorcendosi contro, è che non è una strega comune, ma una masca. Quindi con luoghi e "regole" che la caratterizzano. Al di là dei problemi "tecnici" che ti sono già stati segnalati, io ti consiglierei di concentrarti su eventi/episodi che differenzino la tua protagonista (come il frequentare senza problemi al chiesa o lo stesso rito di trasferimento dei poteri). Allo stato attuale, al netto del finale un po' confuso, non si distingue dalla massa dei racconti "fine di una strega".


Pioggia acida di novembre

Ciao,

racconto particolare il tuo. Mi sarebbe davvero piaciuto riuscire a "vedere" la ricerca estetica della tua protagonista. Il vero punto originale del tuo racconto. La sua fredda ricerca dello scatto perfetto, della situazione in grado di immortalare la sofferenza del ragazzo. Perché, quando alla fine la riveli, ho cercato di rileggere il racconto immaginandomi lei come la causa delle sue paronoie, lei che lo segue per fargli le foto. L'attenzione per alcuni particolari (il taglio fino al dito medio) che prima credevo fossero solo un narratore onniscente un po' troppo puntiglioso, li rileggo bene come questa "ricerca".
Però mi stona l'accenno alle foto con "lei"? A meno che non sia lei con cui ha approcciato la prima volta o l'incontro fortuito (pensavo fosse lei) sotto la pioggia. Mi piace che sia un semplice evento di cui lei è testimone mentre lo stalkera, però la reazione del passante è troppo aliena.
In ogni caso mi è piaciuto e trovo che l'interpretazione del tema sia piacevolmente diversa. Da sistemare per rendere più evidente la strada che volevi prendere.


Avrò la mia vendetta

Ciao,

degno di pubblicazione scientifica il tuo trapianto di testa uomo/insetto. Che senso ha avere una zanzara umana? La bellezza, per me, nel mostrare i pensieri di un altro essere (vivente o meno che sia) è proprio quella di fornire un altro "punto di vista". Completamente alieno o terribilmente simile al nostro.
Un odio "aulico" che si trascina da generazioni come se fosse una faida secolare tra etnie dove prima non dici perché ci odiano e poi dai un nutrito elenco di motivazioni. Linguaggio aulico, ma, quello ch epiù mi infastidisce, è che travisi lo stimolo della fame. Sconfini nella zona "vampirismo/zombie", fame insaziabile e senza motivi. Quando è più che ragionevole la loro fame, per avere i nutrimenti necessari alla riproduzione (almeno fai scorrere l'odio solo nel ramo femminile... i maschi sono tolleranti).
L'ultima frase non è in corsivo... forse un refuso.
In sé è interessante l'idea di ribaltare il "nostro" odio verso le zanzare vedendolo dalla loro parte. Ricambiato. Trovo però la realizzazione non soddisfacente.
PS: i reni stanno dentro, le reni stanno fuori. Però eviterei di andare così nello specifico, basta dire la schiena.


La mia Isa

Ciao,

un ottimo ritmo che, sfortunatamente, viene rovinato dal protagonista "nessun problema" (quando in realtà gli sono scappati e sfuggiti per sei mesi) che, personalmente, odio.
Sorvolando su preferenze personale trovo poco elegante la descrizione "crogiolo di disordine ed entropia" un cacofoico (D...D..D...D) vezzo che, visto il contesto, sembra lì solo per far vedere che sei in grado di incastrare parole "difficili".
Mi è piaciuto quando hai usato il "nomignolo" occhiblù, però poi passi da "visivo" (disordine/occhiblù) a "olfattivo" (riconosce la figlia dall'odore, l'odeore del sangue della moglie?/informatrice). Una caratterizzazione forte e univoca (quindi dare un nomignolo legato alla sfera olfattiva anche per lui) evita di farti rimbalzare tra sensi differenti.
Ti è rimasto nella tastiera, come leggo dai post, il motivo per cui, in sei mesi, non abbiano trovato una "soluzione" più efficace di una botola in una casa fatiscente (e manco una pistola alla figlia, santo cielo!). Non so però se mi sarebbe bastata (magari addizionata con ritardo mentale di moglie e figlia, tanto per aggiungere depravazione a questo bel personaggino).



Classifica

1. Pioggia acida di novembre
2. La mia Isa
3. Fine
4. Io e la luna
5. Faccia di luna
6. Netina
7. Avrò la mia vendetta

Zebratigrata
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Re: Gruppo 313: Lista racconti ammessi e classifiche

Messaggio#9 » martedì 27 giugno 2017, 21:05

CLASSIFICA
1. Avrò la mia vendetta
2. Io e la luna
3. Faccia di luna
4. Netina
5. Pioggia acida di novembre
6. La mia Isa
7. Fine

COMMENTI


Io e la luna


Il racconto mi piace il tema c’è. Con pochi tratti riesci a definire un paese con tutti i suoi abitanti, pronti a giudicare, pieni di ipocrisia e ciascuno col suo scheletro nell'armadio. Quello che manca secondo me è la possibilità di identificare chiaramente il narratore: capiamo che è un ubriacone del paese però questo non è sufficiente a giustificare il fatto che le persone lo emarginino a tal punto. Insomma, come lettrice sono rimasta con la curiosità sulla sua storia; vorrei capire perché con tutti i paesani che che pur non sono certo dei santi il male è sempre e soltanto lui.


Faccia di luna


Racconti di un bambino, o forse di un adulto, che pensa di essere il male perché la sua famiglia si vergogna di lui (probabilmente per qualche deformità) e lo tiene chiuso in questa sorta di stanza in cima alla torre da quando è nato. Purtroppo però ci regali solo l'incipit del racconto: descrivi bene la scena e riesci a essere evocativo ma alla fine ci lasci con tanti interrogativi. Vorrei sapere soprattutto cosa succederà una volta aperta quella porta.
Un altro dettaglio: se la madre si lamenta tanto della puzza mi viene spontaneo pensare che potrebbe portare un secchio invece di aggiungere semplicemente segatura. Inoltre non sono capisco perché, se ha deciso di tenerlo invece di ucciderlo, la madre non gli dia da mangiare e lo lasci a nutrirsi di topi e insetti.


Fine


Il tema c’è e la lettura è abbastanza scorrevole nonostante qualche refuso. Però il racconto mi sembra che non vada veramente da nessuna parte. Dopo la descrizione del cielo fisica e precisa dell'inizio mi aspetto di ‘vedere’ anche qualcos'altro: angeli, dèi, demoni, qualunque cosa… Invece esaurisci tutto nel dialogo, facendoci intuire che ci sarà una nuova nascita ma lasciandoci anche a bocca asciutta: non so individuare veramente il problema purtroppo, è come se mancasse nella trama l’elemento del cosiddetto “ostacolo da superare” e quindi uno scioglimento finale. Forse proprio perché parti dalla fine e da un ostacolo non superato.


Netina


Costruisci molto bene l'atmosfera del paese di provincia in cui tutti iniziano a sparlare di una persona finendo per condannarla alla solitudine. Tuttavia non si riesce a capire perché hanno paura, cosa si aspettano che possa fare loro. Secondo me non è giustificato tutto questo odio verso Netina solo per il fatto che è andata a letto col prete, soprattutto se è una persona che è in grado di curare la gente. È un po’ lo stesso problema che vedo nel racconto di Raffaele Marra: manca una vera giustificazione (almeno agli occhi del popolo, non del lettore) per un odio e una paura così intense.


Pioggia acida di novembre


Del tuo racconto mi ha colto all'improvviso il fatto che il narratore si riveli essere la ragazza del protagonista, in particolare il riferimento alle foto scattate senza tregua, meccanicamente, fa emergere bene l'indifferenza della ragazza per lui. È con quella che si merita davvero l’appellativo “il male”.
Nonostante in questo il racconto sia riuscito, nella prima parte ci sono diverse cose che non sono chiarissime. Per esempio parli della pioggia acida e mi fai pensare a un futuro alla Blade Runner però poi non c'è niente che mi riconfermi questa ipotesi; mi resta anche il dubbio riguardo al perché questo ragazzo da un lato si voglia suicidare graffiandosi contro i muri e facendosi bagnare dalla pioggia invece di usare metodi più efficaci e meno dolorosi. Questo è l'unico neo che rompe un po' la sospensione dell'incredulità e rende il racconto meno godibile.
Un paio di note pedanti: l’apostrofo non è un accento :-D So che è una cosa che fanno in tanti ma secondo me vale la pena fare un piccolo sforzo imparare il codice ASCII della “È” (Alt+212).
Il palmo destro della mano > il palmo della mano destra.


Avrò la mia vendetta


Idea carina e il tema c'è, però alcuni aspetti non mi convincono. Innanzitutto, il finale: a diverse righe dalla fine si capisce abbastanza bene che stai parlando di una zanzara, quindi le ultime righe risultano eccessivamente esplicative e inutili. I miei racconti spesso non li capisce nessuno quindi so che è una preoccupazione nei confronti del lettore però in questo caso secondo me non è necessario essere così espliciti: meglio suggerirlo e confidare nelle capacità di chi legge. L'altra cosa che non mi convince è che, siccome il tuo “male” è la zanzara, il racconto nel suo complesso diventa umoristico; tuttavia nella parte centrale riesci a creare un’atmosfera di suspense seria e intensa: quando arriva il finale la mia sensazione è che la parte centrale sia quasi sprecata. Avrei voluto un mostro vero. (Beh, più fantastico, in realtà)
Una nota su questa frase che mi sembra non funzioni benissimo: “con addosso solo un boxer, le braccia pelose in un tentativo maldestro di abbracciarla.”
Non mi piace boxer usato al singolare perché mi fa pensare istantaneamente a un articolo di Cosmopolitan, e questa è una questione di gusti, ma soprattutto sembra che le braccia diventino più pelose a causa del tentativo di abbracciarla. Non so se mi sono spiegata benissimo comunque meglio una soluzione più semplice: “le braccia pelose tentano maldestramente di abbracciarla”.


La mia Isa


Il tema c’è senza ombra di dubbio e riesci anche a farci capire poco a poco come stanno le cose. All'inizio pensiamo sia un padre che cerca la figlia rapita e poi pian piano vediamo che non è del tutto normale. Forse però ce lo sveli troppo presto e questo fa sì che ci aspettiamo una ulteriore evoluzione della cosa, mentre in realtà non arriva mai.
Un altro dettaglio che mi lascia perplessa è il fatto che questa ragazza non si sia rivolta alla polizia, non sia in affidamento da qualcuno o in una casa-famiglia e viva semplicemente in una botola a casa di amici, ragazzini anche loro presumibilmente.
Una nota stilistica: nella frase delle due rapide falcate la virgola le ‘blocca ‘ completamente, a mio parere andrebbe tolta.

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