Jimmy (di Raffaele Marra)

La 65ª Edizione di Minuti Contati è una DEMO EDITON. La prima parte si è svolta come un contest parallelo alla Special 64ª Edizione, il Contest Live! Due scrittori, Marra e Marchese, hanno partecipato sul tema: Il passato è una bestia feroce, il titolo del primo thriller di Massimo Polidoro, Edizioni Piemme, il 28 febbraio 2015. E poi hanno lanciato la loro sfida agli altri partecipanti per il 4 marzo 2015.
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raffaele.marra
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Jimmy (di Raffaele Marra)

Messaggio#1 » sabato 28 febbraio 2015, 16:02

Jimmy
(di Raffaele Marra)
 
Jimmy ha dodici anni, vive in periferia e, quasi ogni notte, piscia nel letto.
Porta i capelli cortissimi, un paio di nike ormai deformate e i soliti jeans strappati, quelli che sua madre ogni volta commenta con una delle sue furtive alzate di spalle e uno dei suoi “boh”.
A volte Jimmy fuma, ma senza alcuna regolarità. L’altro mese ha baciato una ragazza e la cosa non gli è piaciuta poi tanto. Qualche giorno fa ha baciato un ragazzo e neanche questo gli è piaciuto.
Jimmy aspetta sempre qualcosa, ma non sa bene cosa. E pensa sempre, anche se i suoi pensieri neanche lui li capisce bene.
Jimmy sogna, di notte, e i suoi sogni gli fanno tanta paura. È questo il motivo per cui spesso bagna le mutandine, il pigiama e il lenzuolo.
Sogna la bestia, quella creatura schifosa dall’alito cattivo e le mani grandi.
Lo insegue, gli urla dietro, lo afferra alle spalle.
Un po’ come fece, quattro anni fa, con sua sorella Dorothy.
Dorothy, di cinque anni, fu ritrovata dietro casa, senza vita in una pozzanghera di fango.
A scuola dicono che è per questo che Jimmy non parla mai con nessuno, che non ride e non piange mai, che l’altro trimestre ha aggredito il prof. di matematica, che “è intelligente ma non si applica”.
Forse sarà per questo, o per il fatto che da quello schifo di pomeriggio di autunno di quattro anni fa suo padre è stato portato via con l’accusa di omicidio aggravato.
Sarà sicuramente questo il motivo, dice la dottoressa Palmer quando viene a trovarlo a casa. Lei è dolce, profuma di fiori e parla lentamente, non come quelli che di notte vengono a trovare sua madre; quelli sono sempre nervosi, dicono cose incomprensibili e puzzano di alcol e di sudore. Una volta Jimmy ha chiesto alla donna chi siano i suoi ospiti e quella, come al solito, ha risposto “boh”.
E “boh” è ciò che risponde loro di notte quando le chiedono “quant’è?”.
Per questo, anche se il sogno fa paura almeno quanto la realtà, Jimmy ogni sera spera di addormentarsi presto. La sua camera è piccola e sporca, ma accanto al letto c’è un comodino con una piccola lampada, un fumetto che non ha mai finito di leggere, un rasoio poco affilato che, dice, potrebbe salvargli la vita prima o poi, e una radiolina a batterie.
Spegne la luce, ogni sera, e spende i suoi ultimi minuti di veglia a girare la manopola della radiolina su e giù. Ma non trova mai niente che valga la pena ascoltare.
Dicono che passerà, che supererà tutto, che la bestia non verrà più a tormentarlo, che smetterà di pisciarsi addosso come un moccioso. Ma Jimmy non risponde mai, non ci crede a quello che gli dicono, e sa che la bestia sarà sempre lì ad attenderlo, notte dopo notte.
Come questa notte.
La mamma è di là a gemere con quello del martedì.
È una notte come tutte le altre.
Jimmy spegne la luce e accende la radiolina. Cerca invano una canzone che gli accarezzi l’anima, ma ancora una volta si convince di non avere un’anima. Sta per spegnere.
Dal fruscìo emerge un motivo come gli altri, inutile e gracchiante.
Ma è “quel” motivo.
Jimmy resta immobile ad ascoltare. È la canzone che amava Dorothy, quella che ascoltava sempre, quella che canticchiava quel maledetto giorno. Jimmy chiude gli occhi aggiungendo buio al buio mentre la mente vola in un passato che la ingoia voracemente. Rivede la casa, la pozzanghera, il gioco, il litigio, le sue mani che le stringono il collo, gli occhi spaventati che si chiudono, il corpo leggero che cade, il terrore, la fuga.
Jimmy spalanca la bocca in una smorfia grottesca che nessuno vedrà. Sente il cuore battere forte, si accorge di averla, un’anima. La sente accartocciarsi in un delirio doloroso mentre la bestia feroce del ricordo divora le sue membra contorte nell’orrore.
Poi resta immobile, nel silenzio profondo della sua solitudine.
È una notte come tante altre, e, probabilmente, ancora una volta il letto di Jimmy sarà bagnato. Ma questa notte, a farlo, saranno le sue lacrime.



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ceranu
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Messaggio#2 » sabato 28 febbraio 2015, 16:10

Raffaele complimenti, sei stato il primo a postare il racconto.

luca.pagnini
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Messaggio#3 » sabato 7 marzo 2015, 17:27

Ciao Raffaele!
Racconto molto intenso e scritto benissimo. In un contesto di semplice lettura non avrei nulla da dire, visto che però siamo qui, do voce a qualche perplessità che potrebbe tornare utile in un’eventuale riscrittura. Ottimo l’ambiente. Bene Jimmy e la madre, definita bene con poche pennellate, accennati gli altri personaggi ma quanto basta al racconto. La prima perplessità che ho è: perché i nomi inglesi? Nel racconto non c’è niente che rimandi a un paese anglosassone, quindi non capisco. Certo, anche in Italia (purtroppo) possiamo trovare dei Jimmy e delle Dorothy italianissimi, ma essendo i nomi, in questo racconto, ininfluenti, perché questa scelta e non un Andrea e una Cristina qualsiasi? Altro dettaglio che, secondo me, andrebbe meglio elaborato una volta rotto il limite dei 5000 caratteri, è il punto centrale della storia, ovvero l’omicidio da parte di Jimmy. La vicenda è verosimile, però un bambino di 12 anni che uccide la sorella per “errore”, strozzandola, è un azzardo un po’ forte, come lettore sono rimasto dubbioso, come scrittore suggerirei di trovare un altro modo, perché per strozzare qualcuno serve forza e tempo (relativamente alla situazione, ovvio, un minuto o due sono pochi, ma in quella situazione sarebbero lunghissimi, immagino, soprattutto per un bambino), e sebbene lei sia una bambina di 4 anni lui resta un ragazzino che, come dimostra il resto del racconto, non è il male personificato, anzi. Il tema per me è stato centrato.

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raffaele.marra
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Messaggio#4 » sabato 7 marzo 2015, 21:21

Grazie per il commento, Luca. Condivido la tua perplessità nata dalla mancata accuratezza nello spiegare i fatti pregressi che fungono da antefatto e al tempo stesso da finale al mio racconto. Ovviamente in un contesto più generoso in termini di caratteri avrei potuto gestire meglio la descrizione del fatto migliorandone certamente la credibilità, ma forse anche restando nel limite imposto per questa gara avrei potuto soffermarmi di più. Devo ammettere che è stata una mia scelta: ho preferito accendere al massimo l'attenzione sul presente riempiendolo di particolari (apparentemente inutili) e lasciare al passato un'aura "mitica" come di una belva feroce che attacca alle spalle senza neanche lasciarti il tempo di guardarla in faccia.

Per quanto riguarda il nome, concordo sul fatto che la storia è "atopica", ma ti confesso una cosa: mentre pensavo a cosa scrivere mi è venuto in mente il nome Jimmy senza volerlo (non l'ho mai usato in nessuno dei miei racconti e di solito cerco nomi molto più originali) e si è radicato al punto tale da non venire più via!

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Peter7413
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Messaggio#5 » lunedì 9 marzo 2015, 10:54

Mi accodo alla "velata" critica riguardo alla scelta di nomi non italiani. Il contesto non li giustifica e per scelta personale ritengo che in quanto italiani, quando è possibile, è preferibile portare acqua al nostro mulino. Certo è che se il nome di Jimmy ti si era radicato in testa potevi comunque usarlo inserendolo in un contesto italiano proprio perché ormai i genitori sono soliti dare nomi inglesi. Avresti anche potuto mantenere Dorothy, in quest'ottica, e ti sarebbe bastato cambiare il nome della dottoressa Palmer e inserire una veloce riflessione sulla perdita d'identità collettiva che bene si sarebbe integrata nelle pennellate al presente su cui hai puntato la maggiore attenzione, sarebbe stato anche utile a definire meglio i genitori e quindi Jimmy stesso.
Passando al racconto, molto a effetto l'atmosfera che hai creato intorno al giovane protagonista, velata, quasi poetica. Ottima la bestia feroce che emerge dal passato, fa anche venire un po' di pelle d'oca. Meno bene il fatto che in fase di racconto risulti un pelo di disequilibrio tale da suggerire da subito il vero colpevole. Forse manca la giusta trattazione del padre, manca quel seminare dubbi che avrebbe reso il percorso verso il finale più "misterioso". Il giudizio rimane buono, in certi frangenti anche molto buono, ma forse in certi punti emerge quel disequilibrio che avresti potuto moderare dando più spazio agli altri protagonisti della vicenda: il padre e Dorothy. La madre è ok anche se probabilmente avresti potuto lavorare di più su di lei per riflesso al maggiore spazio dato agli altri componenti della famiglia.

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ceranu
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Messaggio#6 » martedì 10 marzo 2015, 12:39

Ciao Raffaele, e complimenti per il terzo posto nell'ultima era ;)
Racconto struggente e ben scritto. Ci sono belle immagini e grandi sentimenti.
Il racconto è diviso in due parti distinte. La prima in cui ci prepari, in cui induci il lettore a provare pena per il ragazzo, per quello che si piscia addosso, che si è isolato dal mondo. Lui è circondato da persone negative, non c'è uno spiraglio nella sua esistenza. Poi arriva il colpo di scena, quello che non ti aspetti, la vittima che è carnefice. Un buon lavoro.
L'unico appunto riguarda la parte in cui parli per la prima volta della morte della sorella. Lì fai intendere che è stata la bestia a ucciderla, la stessa bestia che prendeva lui. In questo caso hai mischiato le carte in tavola, confondendo il lettore.
Ciao e alla prossima.

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marco.roncaccia
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Messaggio#7 » martedì 10 marzo 2015, 13:00

Ciao Raffaele,
il tuo racconto si lascia leggere, il ritmo è incalzante e il tema centrato.
Quello che mi ha disturbato è la eccessiva dose di sfighe che caratterizza la vita del povero Jimmy che ha il suo culmine nella mamma che si prostituisce senza nemmeno un corrispettivo economico. Capisco la tentazione di far dire alla mamma solo: “boh” però il personaggio non mi sembra troppo credibile. Anche per quel che riguarda il padre, una mezza informazione in più non avrebbe guastato. La scena finale la trovo molto bella.
Complimenti.

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angelo.frascella
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Messaggio#8 » martedì 10 marzo 2015, 23:50

Ciao Raffaele
Il racconto mi è piaciuto e, personalmente, l’uso dei nomi stranieri non mi ha disturbato. Ci sono invece un paio di punti deboli: l’insieme di problemi della vita del ragazzo è un po’ stereotipato. Il ragazzino con il papà in prigione e la mamma prostituta è un po’ un classico quadro di tanti film americani (e forse per questo ti sono venuti i nomi inglesi così naturali). Poi, il fatto che sia stato lui a uccidere la sorella funziona come colpo di scena ma un po’ meno come elemento strutturale di un racconto. Perché un ragazzo di 12, pure sfigato, dovrebbe uccidere una bimba di 4 anni? Rimane non spiegato e questo (molto più dell’elemento stereotipo) un po’ delude il lettore

Buona scrittura
Angelo

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erika.adale
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Messaggio#9 » venerdì 13 marzo 2015, 10:14

Ciao Raffaele, quella dei nomi e delle ambientazioni straniere è una mia piccola crociata e me ne lamento sempre. Dunque non farò eccezione in questo caso. Qui in realtà mi ha dato meno fastidio di altrove, forse perché all'inizio inserivo il nome Jimmy nell'esterofilia televisiva delle classi più disagiate. Se fosse stato "Gimmi" e la sorella "Doroti", sarebbe stato perfetto, soprattutto se la Palmer si fosse chiamata Bianchi, per dire. Concordo anche con chi ha trovato la serie di sfighe un po' eccessiva e quasi "di maniera",  lo so che non c'è mai fine al peggio, ma pure la madre che si prostituisce gratis mi pare troppo per risultare credibile. Che la realtà spesso superi la letteratura è un altro conto, se raccontassimo alcuni fatti di cronaca risulteremmo grotteschi.

Sono partita in quarta con le critiche, ma in realtà c'è molto di buono in questo racconto. La scrittura è fluida, la tensione e le emozioni ben dosate. E la storia interessante e ben bilanciata, concordo con la scelta di dare attenzione al presente sfumando il passato in modo da coglierne solo i contorni quasi mitologici.

Giulio_Marchese
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Messaggio#10 » sabato 14 marzo 2015, 10:10

Ciao Raffaele,

Il racconto mi è piaciuto molto, sopratutto il fatto che il carnefice diventi vittima in un certo senso, vittima del suo passato vittima di quello che ha fatto, sia interiormente che esteriormente, l'arresto del padre al suo posto, la madre che si prostituisce etc. L'unica cosa che non mi è piaciuta però è proprio la rivelazione finale, il come è posta. In primis il fatto dello strangolamento da parte di un bambino di otto anni nei confronti di una sorella più piccola come mai questi bambini erano da soli? Avevano 8 e 5 anni i genitori avrebbero potuto dargli un occhiata! Non quadra molto fossi in te opterei per uno spintone finito in tragedia o per un oggetto contundente avrebbe più senso. Poi non mi piace tanto questa frase:
Rivede la casa, la pozzanghera, il gioco, il litigio, le sue mani che le stringono il collo, gli occhi spaventati che si chiudono, il corpo leggero che cade, il terrore, la fuga.

è un po ambigua nel senso che potrebbe davvero essere stato il padre e lui potrebbe aver assistito per cui rivede la scena, a me alla prima lettura era sfuggito il colpo di scena XD

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beppe.roncari
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Messaggio#11 » martedì 17 marzo 2015, 21:35

Ciao Raffaele, ben ritrovato. :-)
 
Il tuo stile è sempre convincente, ma la storia che racconti contiene troppi luoghi comuni. Il ragazzino disadattato, con la madre prostituta, con la sorellina morta che lui ha ucciso e il passato che torna a tormentarlo. Mi sembrano tutte cose troppo già viste, già lette.
Non ho provato un brivido quando “si scopre” che è stato lui, perché mi pareva palese fin dall’inizio.
Manca un elemento per rendere veramente interessante e unico Jimmy: per esempio il motivo del suo gesto. Perché ha ucciso Dorothy? Tu, su questo, glissi: “il litigio”. Non è sufficiente. A mio parere.
Alla prossima! ;-)

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