Lista racconti ammessi e vostre classifiche - MC DEMO EDITION

La 65ª Edizione di Minuti Contati è una DEMO EDITON. La prima parte si è svolta come un contest parallelo alla Special 64ª Edizione, il Contest Live! Due scrittori, Marra e Marchese, hanno partecipato sul tema: Il passato è una bestia feroce, il titolo del primo thriller di Massimo Polidoro, Edizioni Piemme, il 28 febbraio 2015. E poi hanno lanciato la loro sfida agli altri partecipanti per il 4 marzo 2015.
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antico
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Lista racconti ammessi e vostre classifiche - MC DEMO EDITION

Messaggio#1 » giovedì 5 marzo 2015, 10:44

Sono il padrone di casa, chiamatemi L’Antico: custode di ciò che è stato, traghettatore di ciò che è. Vi ringrazio tutti per esservi prestati a questa DEMO EDITION in preparazione alla ormai imminente Quarta Era di Minuti Contati. Sarà un'edizione particolare, non ci saranno classifiche esterne, conteranno solo le vostre. Inoltre sono presenti fra gli ammessi racconti scritti su due diversi temi, dovrete classificarli in un'unica classifica, ma tenere conto delle differenti tematiche in fase di valutazione dell'aderenza al tema. Ultima annotazione: considerato che i racconti sono stati scritti in due diverse finestre temporali, non segnalerò come al solito l'orario di consegna, ma il tempo intercorso fra il VIA e la consegna.

 

E ora vediamo i racconti ammessi:

Sul tema : Il passato è una bestia feroce

- Jimmy, di Raffaele Marra, 3874 caratteri, 3h32m

- L'altra vita, di Giulio Marchese, 4425 caratteri, 3h48m

Sul tema: Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti

- LIBROGAME, di Beppe Roncari, 2628 caratteri, 2h44m

- Prima linea, di Maurizio Bertino, 4964 caratteri, 3h14m

- I figli degli altri, di Angelo Frascella, 4997 caratteri, 3h24m

- Souvenir, di Serena Aronica, 4291 caratteri, 3h31m

- Facilmente edibile, di Marco Roncaccia, 4851 caratteri, 3h34m

- Il tribunale di Sara, di Erika Adale, 2825 caratteri, 3h38m

- Col sorriso sulle labbra, di Francesco Nucera, 4942 caratteri, 3h51m

- Venerdì 12, di Luca Pagnini, 5003 caratteri, 3h58m (nessuna penalità per i 3 caratteri in più)

 

Luca Pagnini ha sforato di 3 caratteri, ma ha avuto grossi problemi in fase di pubblicazione sul forum che ne hanno compromesso il controllo e che possono averne compromesso il layout, quindi nessuna penalità per lui.

 

10 racconti dunque in gara, avete tempo fino alle 23.59 di mercoledì 18 marzo per commentarli tutti e postare le vostre classifiche, vi avverto che sarò fiscale e non accetterò classifiche postate anche solo alle 00.00 (del resto avete solo 9 racconti a testa da commentare e un bel po’ di giorni per organizzarvi). Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (con un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:

– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti.

– 10 punti malus per chi commenta la metà dei racconti + 1

– 20 punti malus per chi non commenta i racconti o arriva a commentarne meno della metà + 1

Ha valore questo CONTATORE per il conteggio dei caratteri.

 

Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati, se noterò qualche sgarro procederò all’eliminazione. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.

Potete commentare i vari racconti nei singoli tread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata qui.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

Ricordo che i PRIMI TRE classificati avranno diritto alla pubblicazione diretta sul SITO.

 

Detto questo: BUONA EDIZIONE A TUTTI!



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erika.adale
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Messaggio#2 » giovedì 5 marzo 2015, 13:40

Antico, dato che ho pasticciato con il nickname sul forum, non compare il mio nome per esteso nel titolo della discussione. Posso aggiungerlo ora o rischio la squalifica per modifica?

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antico
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Messaggio#3 » giovedì 5 marzo 2015, 14:45

Te lo aggiungo io.
Apro un tread per segnalare ogni eventuale problema del forum. Stamattina ho corretto alcuni spazi tra le righe al racconto di Frascella che comparivano nel backend, ma non venivano visualizzati.
Tutti problemi che verranno minimizzati in occasione della Prima della Quarta Era e che durante questa DEMO EDITION è giusto che si manifestino.
;)

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marco.roncaccia
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Messaggio#4 » giovedì 5 marzo 2015, 19:28

Segnalazione refuso:  il mio racconto si intitola "facilmente edibile"e non finalmente :)

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antico
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Messaggio#5 » venerdì 6 marzo 2015, 9:17

Marco, ho modificato, sorry ;)

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angelo.frascella
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Messaggio#6 » mercoledì 11 marzo 2015, 0:06

Ciao ragazzi.
 
Tema davvero difficile, questo mese, e forse per questo l'edizione mi è sembrata un po' sotto tono
 
Ecco la mia classifica:
 
1. FACILMENTE EDIBILE di Marco Roncaccia
Ciao Marco.
Ho qualche dubbio sul senso del racconto. Io l’ho capito così: Mario è l’editor di una casa editrice (probabilmente grossa) che ha avuto la colpa di rendere “leggibili” i testi sgrammaticati di un raccomandato (figlio di un politico) rendendolo così una “star” della letteratura. Quando si trova davanti all’introduzione dell’autobiografia di questo assassino della letteratura, Mario decide di punire tutti i colpevoli, sin dalla maestra delle elementare, che hanno lasciato che il tipo si credesse uno scrittore nato.
Se le cose stanno così, devo dire che mi piace l’idea del racconto e anche lo svolgimento (compresa l’introduzione sgrammaticata… anche se, purtroppo, ho letto cose simili da più di un aspirante scrittore…). Ironia in difesa della letteratura! Se proprio devo farti un appunto, la sequenza delle punizioni inflitta, persona per persona, risulta un po’ troppo lunga, ai limite di una lista della spesa.
 
2. Il tribunale di Sara (di Erika Adale)
Ciao Sara.
Bel racconto. Nonostante sia quasi tutto raccontato (cosa che in genere mi dà la sensazione dell’infodump) in questo caso questa scelta funziona bene e paga. Sei stata brava a creare da subito una situazione di tensione palpabile e arricchirla di un elemento inquietante (le bambole di panno lenci… che tra l’altro non avevo idea di cosa fossero… che si capisce subito non essere lì per caso) cosicché tutta la “spiegazione” che viene dopo disseta il lettore, invece di infastidirlo. A differenza di Ceranu, io propendo per le bambole assassine e non per il delirio di Sara, ma l’ambiguità sottesa aggiunge sale al racconto.
 
3. Venerdì 12 di Luca Pagnini
Ciao Luca e benarrivato
(Nel caso ci fossimo già incrociati, scusami, ma anche dal vivo mi capita spesso di fare figuracce simili)
Devo dire che non ho capito di cosa stavi parlando fino a quando non sono arrivato alla fine. A quel punto, rileggendolo ho potuto apprezzare il racconto che, a una prima lettura, mi era parso noioso. Invece, alla seconda lettura mi è risultato evidente il dramma delle vite ignare spezzate in un giorno qualsiasi. Bravo.
 
4. Jimmy (di Raffaele Marra)
Ciao Raffaele
Il racconto mi è piaciuto e, personalmente, l’uso dei nomi stranieri non mi ha disturbato. Ci sono invece un paio di punti deboli: l’insieme di problemi della vita del ragazzo è un po’ stereotipato. Il ragazzino con il papà in prigione e la mamma prostituta è un po’ un classico quadro di tanti film americani (e forse per questo ti sono venuti i nomi inglesi così naturali). Poi, il fatto che sia stato lui a uccidere la sorella funziona come colpo di scena ma un po’ meno come elemento strutturale di un racconto. Perché un ragazzo di 12, pure sfigato, dovrebbe uccidere una bimba di 4 anni? Rimane non spiegato e questo (molto più dell’elemento stereotipo) un po’ delude il lettore
 
5. Col sorriso sulle labbra di Francesco Nucera
Ciao Francesco. Inizio col dire che, la prima parte in cui il lettore gusta l’attesa di capire dove Franco sta portando Rocco è gestita bene: crei la giusta curiosità. Anche la seconda parte funziona, anche se, a quel punto, si intuisce dove si andrà a parare (probabilmente, perché, visti i fatti di attualità, un po’ ci si aspetta che dei fanatici religiosi si facciano saltare…)
Quello che non mi ha convinto molto è l’uscita del santone e la conversione di Rocco. Cosa può trasformare un uomo comune in una bomba umana? Dal racconto non si capisce e così il tutto perde un po’ di senso. Capisco che era difficile far stare in così poco spazio una scena convincente che spiegasse il cambio avvenuto in Rocco, ma se ne sente fortemente la mancanza. Aggiungo che il tema messo in bocca al Santone è un po’ forzato.
Insomma non è un racconto da buttare via, ma bisogna lavorare sulla scena centrale che da momento quasi di passaggio dovrebbe diventare la “pietra angolare” del racconto
 
6. LIBROGAME di Beppe Roncari
Ciao Beppe
Come per Maurizio, anche qui siamo in un genere particolare: quello del librogame in cui più che raccontare una storia se ne raccontano diverse sulla base del percorso scelto dal lettore (possiamo definirla letteratura quantistica? :) Così, se in sé il racconto è scritto bene e funziona, risulta, nel complesso, più un virtuosismo in cui si apprezza la bravura dell’autore, ma rimane un po’ fine a se stesso, che non un vero racconto capace di emozionare. Quindi, come per Maurizio, giudizio positivo ma limitato intrinsecamente dalla particolarità dell’approccio.
 
7. Prima linea (di Maurizio Bertino)
Ciao Maurizio
I media e l’uso distorto che fanno del loro potere è uno dei temi preferiti e qui, come in altre occasioni, lo tratti con registro satirico. Il racconto mi è piaciuto, ma ha un difetto intrinseco: la scelta di stile e approccio crea un distacco nel lettore che è cosciente di stare leggendo un satira e gode solo intellettualmente senza riuscire a empatizzare con i personaggi del racconto. Insomma, in sé la prova e positiva e ben riuscita, ma è l’approccio scelto di “racconto poco racconto” che me lo fa apprezzare solo per metà.
 
8. Souvenir (di Serena Aronica)
Ciao Serena.
Ho trovato il racconto stilisticamente sovraccarico e ridondante e spesso mi sono dovuto fermare e tornare indietro per capire quello che avevo letto, dall’altra parte un po’ povero dal punto di vista della trama. Come diceva Ceranu, non accade quasi nulla, se non la quotidianità di uno psicopatico fino alla rivelazione finale. La parte che ho apprezzato di più e proprio il paragrafo finale dove il tutto sembra acquistare ritmo e senso. 
 
9. L'altra vita (di Giulio Marchese)
Ciao Giulio.
Come ha già detto qualcuno, ci sono un po’ di errori sparsi per il testo (per esempio, più volte scrivi “un po” senza l’apostrofo). Non mi convince nemmeno l’uso dei tempi nella frase ricorrente: “entra un tipo che avrà avuto vent’anni”. Io scriverei “entra un tipo che avrà vent’anni”.
La punteggiatura dei dialoghi è sbagliata. Prova a dare un’occhiata qui: http://pennablu.it/punteggiatura-dialoghi/. Quello che viene spiegato qui per le caporali, vale anche per le virgolette.
Venendo al racconto in sé, pur avendo un’idea interessante, lo sviluppo non la valorizza: la prima parte è piuttosto noiosa e si perde in dettagli inutili invece di focalizzarsi su elementi che potrebbero incuriosire il lettore. Anche il cambio di punto di vista e di tempo nell’ultimo paragrafo mi convince molto. Se dovessi decidere di lavorarci su, il mio suggerimento è di provare a riscriverlo tutto in terza persona con lo stesso tempo (scegli tu se usare il presente o il passato).
 
Buona scrittura a tutti
Angelo

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ceranu
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Messaggio#7 » domenica 15 marzo 2015, 17:27

Ciao a tutti, è stato un piacere riprendere la competizione.
Ecco la mia classifica e i miei commenti.
 
Classifica:
1. Venerdì 12 di Luca Pagnini
2. Facilmente edibile di Marco Roncaccia
3. I FIGLI DEGLI ALTRI di Angelo Frascella
4. Prima linea di Maurizio Bertino
5. Il tribunale di Sara di LeggEri
6. Jimmy di Raffaele Marra
7. Librogame di Beppe Roncari
8. Souvenir di Serena Aronica
9. L'altra vita di Giulio Marchese
 
Commenti in ordine sparso:
 
I FIGLI DEGLI ALTRI di Angelo Frascella
 
Che onore, tu sei l'Angelo che ha vinto la terza era? :D
Scherzi a parte, ben trovato.
Racconto interessante, che però non riesco ad apprezzare pienamente.
L'argomento è molto delicato e il rischio è quello di banalizzarlo. Ci sono tutti i luoghi comuni italiani. Il processo truffa, l'accordo tra sindaco e industriale, il suo modo di interagire con la schiavitù. Sembra un bel ritratto anni '70 quando però sarebbe stato un racconto di denuncia. Oggi invece un soggetto simile verrebbe usato per una commedia.
Per il resto, a parte il “ricapitoliamo”, non ho nulla da dire. Lo stile è fluido e comprensibile come sempre.
Ciao e alla prossima
 
 
Jimmy di Raffaele Marra
 
Ciao Raffaele, e complimenti per il terzo posto nell'ultima era ;)
Racconto struggente e ben scritto. Ci sono belle immagini e grandi sentimenti.
Il racconto è diviso in due parti distinte. La prima in cui ci prepari, in cui induci il lettore a provare pena per il ragazzo, per quello che si piscia addosso, che si è isolato dal mondo. Lui è circondato da persone negative, non c'è uno spiraglio nella sua esistenza. Poi arriva il colpo di scena, quello che non ti aspetti, la vittima che è carnefice. Un buon lavoro.
L'unico appunto riguarda la parte in cui parli per la prima volta della morte della sorella. Lì fai intendere che è stata la bestia a ucciderla, la stessa bestia che prendeva lui. In questo caso hai mischiato le carte in tavola, confondendo il lettore.
Ciao e alla prossima.
 
 
L'altra vita di Giulio Marchese
 
Ciao Giulio, benvenuto nell'Arena di MC :) come ti sembra?
Parliamo del tuo racconto.
C'è un problema stilistico legato ai dialoghi. Hai usato sia il – che le “. Così butti via un sacco di caratteri. Usa uno o l'altro, ma ricorda con il – (che in teoria dovrebbe essere il trattino lungo) apri e chiudi il dialogo, non lo metti in chiusura solo se poi vai a capo. Con le “” il discorso è diverso, devi sempre chiuderle, fai come se fosse una parentesi, va sempre chiusa.
La storia è carina, mi piace molto l'ambientazione, molto semplice ma evocativa. Leggendo sono tornato con la mente sulla poltrona del barbiere sotto casa di mia mamma. La trama non è particolarmente originale, ma è funzionale. In alcuni tratti ho notato dei dialoghi un po' forzati, ma nel complesso un racconto piacevole.
Ci sono un po' di refusi, mancano degli apostrofi.
Ciao e alla prossima
 
 
Venerdì 12 di Luca Pagnini
 
Ciao Luca, piacere di conoscerti.
Mi hai emozionato. Mentre leggevo sapevo di cosa stavi parlando, tornava tutto. Hai dipinto un ambiente perfetto, potevo respirare l'aria di quei giorni. Alla fine ho rivisto anche la targhetta in piazza fontana, quella che ricorda la strage.
Chiaramente il racconto mi è piaciuto. Ho un solo dubbio sulla scelta dei nomi. Alfredo e Arnaldo sono abbastanza confondibili.
C'è qualche articolo che mi suona male, e alcune frasi un po' forzate, ma che nell'economia del racconto sono importanti. Una su tutte: “La filiale era ancora aperta perché venerdì l'orario veniva posticipato per favorire la borsa mercato degli agricoltori”. È importante per giustificare l'apertura, ma nel racconto stona un po'.
Complimenti e alla prossima.
Ciao
 
 
Il tribunale di Sara di LeggEri
 
Ciao Erika.
Prima cosa vorrei sapere se posso barattare il tuo accento in più su Sarà con i miei mancanti :D
Racconto interessante, c'è il dramma di questa donna brutalizzata dal marito che, nonostante le motivazioni, vive per altri dieci anni i sensi di colpa. Ho un solo dubbio: le bambole si animano veramente o quello è frutto del suo delirio? Leggendo opterei per la seconda ipotesi, lei stessa ammette di aver ucciso il marito, ma il dubbio mi resta.
Ciao e alla prossima
 
 
Souvenir di Serena Aronica
 
Ciao Serena.
Il racconto, per una scelta stilistica, scorre più lento di quanto necessiti. Non c'è un un personaggio con cui legare, ne tanto meno un'avventura da vivere. In pratica ci fai vedere uno stralcio di esistenza di questo maniaco. Forse è un po' poco.
Apprezzo il cambio di atmosfere rispetto alle altre volte, anche se temo che ti sia costato un po'. Nonostante si tratti di un racconto contemporaneo, resta quel sapore antico che contraddistingue la tua scrittura. In questa occasione ti ho trovata sottotono, tanto da incappare in ripetizioni e qualche frase un po' contorta.
Ciao e alla prossima.
 
 
Facilmente edibile di Marco Roncaccia
 
Ciao Marco, ancora tu? :)
Finalmente usciamo dal mondo zombie, ma il risultato è lo stesso. Testo scorrevole e intelligente. Leggendo il primo paragrafo stavo impazzendo chiedendomi perché, poi la risposta è arrivata. Complimenti, nella prima persona sei una frana :P
Scherzi a parte sei riuscito a sbagliare quel tanto da rendere fastidiosa la lettura, ma non abbastanza da renderla illeggibile. Immagino fosse quello il tuo intento, il giusto equilibrio. Quindi tutto bene fino al finale, che trovo leggermente sottotono.
Nel complesso una buona prova, anche se la prossima volta voglio vedere se nella terza persona te la cavi. :)
Ciao, alla prossima.
 
 
Prima linea di Maurizio Bertino
 
Ciao Maurizio,
Il racconto mi è piaciuto. Trascini il lettore all'interno di questa cronaca briosa e paradossale. Nonostante l'argomento impegnativo il racconto è divertente, un buon modo per esorcizzare lo spauracchio che terrebbe realmente milioni di persone attaccate al televisore. Però la storia è tronca, parte durante una cronaca e non sappiamo dove vada a finire. Hai creato tre voci che si intrecciano, senza però riuscire a caratterizzarle. Probabilmente Avresti potuto rinunciare a una di esse e chiudere la storia.
Ciao
 
 
Librogame di Beppe Roncari
 
Ciao Beppe,
bell'esperimento, un librogame in così poche battute però ha tanti limiti. Non c'è una vera storia, non c'è lo spazio per articolarne una credibile, ne tanto meno per avere lo straccio di un sentimento. Insomma, il racconto nasce e muore nella stessa idea. Resta lodevole il tentativo, che conferma l'estro di molti tuoi racconti.

luca.pagnini
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Messaggio#8 » domenica 15 marzo 2015, 18:55

Salve a tutti!
Prima di inserire la classifica devo fare i miei sinceri complimenti a tutti i partecipanti, perchè il livello dei racconti postati è davvero alto. La classifica è il risultato di varie considerazioni, ma devo dire che tra il primo e l'ultimo non ci sono affatto 8 posizioni, davvero una gran bella contesa, bravi.
 
Questi i miei 9:
1. Il tribunale di Sara – Erika Adale
2. Jimmy – Raffaele Marra
3. Prima linea – Maurizio Bertino
4. Facilmente edibile – Marco Roncaccia
5. Librogame – Beppe Roncari
6. Souvenir – Serena Aronica
7. I figli degli altri – Angelo Frascella
8. Col sorriso sulle labbra – Francesco Nucera
9. L’altra vita  - Giulio Marchese
 
Questi i miei commenti:
 
Il tribunale di Sara – Erika Adale
Su questo racconto ho davvero poco da dire perché è ben strutturato e sviluppato, mi piace lo stile asciutto e, a parte alcuni refusi qua e là, l’unico difetto sostanziale che trovo non è neanche da addebitare all’autrice. Mi riferisco alle bambole: è un soggetto talmente sfruttato nella letteratura di genere che appena ho letto “collezione di bambole”, purtroppo, mi sono immaginato dove si andava a parare. Ora, siccome secondo me il racconto è comunque riuscito bene, l’unico miglioramento che mi viene da suggerire sarebbe qualcosa per evitare questo spoiler involontario. Considerato che le bambole sono ovviamente intoccabili, forse sarebbe sufficiente inserire, nella parte iniziale, altri elementi descrittivi della casa o del rapporto tra Sara e Andrea in modo da “nasconderle” un po’. Il tema c’è, anche se l’elemento soggettivo del “sentirsi assolti” rimane velato dal dubbio: le bambole si sentono assolte?
 
Jimmy – Raffaele Marra
Racconto molto intenso e scritto benissimo. In un contesto di semplice lettura non avrei nulla da dire, visto che però siamo qui, do voce a qualche perplessità che potrebbe tornare utile in un’eventuale riscrittura. Ottimo l’ambiente. Bene Jimmy e la madre, definita bene con poche pennellate, accennati gli altri personaggi ma quanto basta al racconto. La prima perplessità che ho è: perché i nomi inglesi? Nel racconto non c’è niente che rimandi a un paese anglosassone, quindi non capisco. Certo, anche in Italia (purtroppo) possiamo trovare dei Jimmy e delle Dorothy italianissimi, ma essendo i nomi, in questo racconto, ininfluenti, perché questa scelta e non un Andrea e una Cristina qualsiasi? Altro dettaglio che, secondo me, andrebbe meglio elaborato una volta rotto il limite dei 5000 caratteri, è il punto centrale della storia, ovvero l’omicidio da parte di Jimmy. La vicenda è verosimile, però un bambino di 12 anni che uccide la sorella per “errore”, strozzandola, è un azzardo un po’ forte, come lettore sono rimasto dubbioso, come scrittore suggerirei di trovare un altro modo, perché per strozzare qualcuno serve forza e tempo (relativamente alla situazione, ovvio, un minuto o due sono pochi, ma in quella situazione sarebbero lunghissimi, immagino, soprattutto per un bambino), e sebbene lei sia una bambina di 4 anni lui resta un ragazzino che, come dimostra il resto del racconto, non è il male personificato, anzi. Il tema per me è stato centrato.
 
Prima linea – Maurizio
L’idea mi è piaciuta, non completamente la realizzazione. Data per assodata la parodia verso i due mondi presi di mira, e sempre più in contatto tra loro (tv e isis), non mi torna il contesto: se questo non è il primo massacro del genere, non mi sembra credibile che si realizzi così facilmente (la gente si barrica già in casa per molto meno, basta un furto, immagina se ci fosse stato un qualunque precedente sul territorio nazionale); se, invece, è il primo del genere, allora non mi torna la reazione quasi immediata delle forze dell’ordine (se davvero succedesse un fatto così, di punto in bianco, scommetto che i morti verrebbero ritrovati il giorno dopo dal lattaio di turno). Ti scrivo questo, non per demolire la trama che qui è solo una trovata, ma perché, secondo me, sei rimasto un po’ in mezzo al guado: da una parte hai opportunamente esagerato le caratteristiche e le reazioni dei tre operatori (“semmai prima di uscire chiederò ai terroristi se possiamo farci un caffè”), dall’altro hai creato un evento (il massacro) calato in un contesto di normalità incerta che toglie forza al racconto. Faccio un paio di esempi: lì la gente dorme tutta, eppure c’è la diretta mondiale, com’è possibile? Se i buoni arrivano così in forze dopo poco tempo (e quindi sembrano abituati), come fanno a cadere nelle imboscate in quel modo sciocco? Tutto questo per dire che ogni cosa è plausibile ma va motivata, anche nella parodia,  dove esagerare e uscire dagli schemi è nell’essenza stessa del genere, ma c’è comunque bisogno di un sottobosco credibile, altrimenti il tutto rischia di sembrare solo una barzelletta. Siccome questo racconto non lo è (una barzelletta), con un paio di aggiustamenti può diventare ottimo. Il tema è stato colpito in pieno.
 
Facilmente edibile – Marco Roncaccia
Purtroppo non sono un amante del genere, ma mi pare che per un lavoro concepito e redatto in 4 ore non ci sia di che lamentarsi. Il soggetto è davvero originale, la trama piena zeppa di avvenimenti, proprio per questo però, visti i caratteri a disposizione, il risultato mi suona un po’ troppo “denso”. La descrizione delle esecuzioni ne esce un po’ compressa tra l’introduzione sgrammaticata e il finale. Per gusto personale, soprattutto la prima parte forse starebbe meglio inserita tra i vari supplizi, anche per evitare l’effetto “elenco”, sia all’inizio che dopo con gli omicidi. In definitiva, sempre secondo me, una storia così avrebbe bisogno di altri caratteri, o forse bastavano un paio di morti in meno. Interessante il passaggio della narrazione dalla prima persona alla seconda. Tema colpito e affondato.
 
Librogame – Beppe Roncari
Esperimento (lo posso chiamare così?) scritto molto bene (anche visti i caratteri a disposizione) e interessante. Se non mi sono perso, il puzzle si ricompone comunque per raccontare una sola storia, qualsiasi strada si scelga, quindi il racconto è completo, però c’è qualcosa che non mi soddisfa e mi lascia perplesso, parlo di quel “…nel processo ti sei fatto cancellarla memoria”: da chi? E, soprattutto, perché?
L’idea è geniale, ma ti confesso che ho trovato la lettura (tra andare e tornare, più e più volte) un po’ faticosa. Segnalo un paio di dettagli tecnico-polizieschi: 1. un sospettato di omicidio non dividerebbe la cella con nessuno, ne avrebbe una tutta sua per molto tempo; 2. l’idea delle testate è spiazzante, però un semplice bernoccolo su di lui, come effetto collaterale, è davvero troppo poco.
Il tema mi pare abbastanza centrato: Valente è di sicuro coinvolto, ma che si senta (e lo sia) assolto non è affatto chiaro.
 
Souvenir – Serena Aronica
La prima impressione che mi lascia questo racconto sono le fotografie: tante belle immagini curate nei dettagli (volevo mettere degli esempi, ma il racconto ne è talmente pieno da non sapere quale scegliere), purtroppo però la trama non è all’altezza. Abbiamo un pazzo che scampa alla forca, un altro che viene condannato anche per il suo crimine e un’assistente sociale che “gironzola per casa”, il tutto per scoprire che il pazzo numero 1 ha ucciso una bambina per le sue mutandine. Un po’ poco. Mi sembra quindi che questo racconto sia uscito come fosse un esercizio di stile, lasciando la trama e il soggetto in secondo piano. Della trama ho detto, per il soggetto, capisco che tu abbia scelto un’ambientazione statunitense per giustificare la pena di morte, però così facendo ti sei assunta quell’impegno di creare un ambiente a noi “estraneo”, impegno che, purtroppo, spesso non siamo all’altezza di rispettare, semplicemente perché l’ambiente creato diventa straniero solo nelle intenzioni, ma non lo è nel risultato. E’ il solito discorso sui tritarifiuti (esempio banale) che noi non abbiamo e, di conseguenza, nessuno inserisce mai in un racconto. Gli ambienti sono importanti (per me, fondamentali), se si creano solo dandogli un nome diventano un boomerang. In questo caso, al di là della pena di morte e dei nomi, non c’è niente che ci rimandi al mondo yankee, anzi, hai inserito un elemento forte (per le foto di cui sopra), il ghiacciolo, che tutto richiama alla mente fuorché il Texas o l’Alabama. Detto questo, se pena di morte dev’essere, attenzione a creare un mondo, così dettagliatamente descritto come hai fatto, che ci faccia però vedere l’America senza dirlo. Il tema è preso di striscio: qui di coinvolto e assolto c’è solo una persona soltanto.
 
Col sorriso sulle labbra – Francesco Nucera
Racconto scritto molto bene. Sul piano dello svolgimento della trama, ottima la prima parte, dove si crea l’aspettativa, molto meno la chiusura. Non nel finale in sé, che, nella miglior tradizione MC, per sorprendere sorprende, ma nella motivazione (mancante) che porta a tale conclusione: hai lanciato una bomba, ma apparentemente senza un movente. Per esagerare, allo stesso modo avresti potuto far atterrare gli alieni sul sagrato schiacciando tutti e l’effetto sarebbe stato lo stesso: “accidenti! Ma questi da dove sbucano?” Al di là della provenienza astrale… Probabilmente anche questo racconto soffre il limite dei caratteri, però al partecipante di MC è richiesto anche questo: saper dosare il racconto in modo che in esso, per quanto breve possa essere, ci siano tutti gli ingredienti, o, quanto meno, ci siano almeno degli accenni che possano aiutare il lettore a capire. Qui, purtroppo, a mio parere non mancano due ingredienti, ma proprio due portate intere: 1. il motivo per cui i due fratelli si votino a una causa kamikaze (almeno per Franco: troppo poco l’accenno a una donna con quel “Anche lei lo guardava così prima di andarsene”); 2. chi sono questi che riescono a convincere così tanta gente al martirio, gente che, da quanto si legge, sembra normalissima senza alcuna caratterizzazione e nemmeno un indizio su come possa essere stata “convertita” (che ne so: i classici arabi, oppure degli alieni, o dei possessori di una droga potentissima, ecc. ecc.). Il tema c’è, però, proprio perché mancano gli indizi fondamentali, non ho capito “i fratelli” da che cosa si sentano assolti, né in cosa siano coinvolti (tranne l’esplosione, ovvio).
 
I figli degli altri – Angelo Frascella
Racconto scritto bene (tranne che per una minuzia di cui dirò dopo), ma soggetto e trama deboli. L’idea è un po’ scontata e solo la morte del Motti rende allo sviluppo degli avvenimenti un po’ di colore. Secondo me però, il punto debole principale sta nel contesto in cui tutto avviene: se la raffineria e la villa sono nella stessa zona (e niente ci fa pensare il contrario, anzi, visto che anche la cameriera ha un figlio ammalato, è chiaro che la villa del padrone è, quanto meno, nella stessa città), come fa Rino ad essere sicuro che i suoi figli, a cui tiene tanto, non si ammaleranno mai? Questo può sembrare un dettaglio, ma secondo me toglie forza a tutto il racconto, compreso il pensiero finale “Anche avvelenandoli poco per volta”, cioè, lui ammazzerebbe tutti avvelenandoli per difendersi, ma come fa a garantirsi l’immunità? Il problema è facilmente risolvibile, ma non lo sottovaluterei. Per il resto, ci sono un po’ troppi stereotipi (il ricco cattivo, l’ecologista buono, il sindaco corrotto, i giusti bistrattati, i furbi assolti) per un solo racconto così breve. E’ vero, l’attualità ci dice che le cose vanno davvero così, ma per gusti personali, almeno in narrativa cercherei qualcosa di diverso. La minuzia di cui ho accennato all’inizio è il cambio improvviso di pdv (da quello di Rino a Motti) quando Motti va ad aprire la porta: “L’aprì con lentezza, il viso rivolto verso Rino per mostrargli il ghigno, e non si accorse…” fino a qui il narratore era nella testa di Rino, il quale non può sapere: 1. se Motti si sia voltato per mostrare il ghigno oppure solo perché c’era una mosca; 2.  se Motti si sia accorto o meno della pistola (al limite potrebbe aver “avuto l’impressione che…”). Il dettaglio è importante, non tanto per una questione formale di stile, ma perché se si lascia il pdv dov’era, la scena diventa molto più forte. Scrivo un esempio al volo giusto per rendere l’idea: “Motti aprì con lentezza, mostrandogli il ghigno, un attimo dopo comparve una pistola che sparò, trapassandogli il cervello.” Il tema direi che c’è tutto.
 
L’altra vita – Giulio Marchese
Racconto davvero interessante. L’idea mi piace, però restano in canna troppi colpi e con il limite dei 5000 caratteri forse era inevitabile (dico forse perché la parte iniziale, essendo solo di ambientazione, poteva essere accorciata a favore di altro). Questo racconto potrebbe essere il capitolo di qualcosa di ben più ampio, così com’è lascia solo la voglia di saperne di più. Non che lasciare la voglia sia un errore, ma una cosa è chiedersi e poi immaginarsi da soli, da lettori, il contorno della storia letta, che comunque dovrebbe in sé un inizio, uno svolgimento e una fine, un’altra è rendersi conto che mancano elementi talmente fondamentali (per lo svolgimento e per capire la fine) che solo l’autore può e deve dare. Non basta segnalare una cicatrice e accennare a un campo scout, ecco. Elenco qualcuno dei miei dubbi, giusto per esemplificare: perché Dennis ha perso la memoria? Cos’ha combinato nell’altra vita? Chi sono Paolo e Marco? Com’è che Dennis è sfuggito alla morte se Paolo si stupisce di ritrovarlo vivo? Come fa Marco a sapere che Dennis è vulnerabile? E se avesse solo finto l’amnesia (i personaggi non sanno i pensieri di Dennis come noi lettori) per correre dai Carabinieri?
Detto questo, il racconto ha grandi potenzialità, io non lo metterei da parte.
Ci sono alcuni refusi, segnalo «po», che si scrive «po’», perché l’hai scritto due volte. Inoltre se metti le virgolette alte (“ ”) non serve il trattino (-), e comunque, caso mai, nei dialoghi è da usare quello lungo (–). Eviterei di ripetere “un ragazzo della mia età” e poco dopo “un ragazzo che avrà avuto la mia età”.
Tema colpito, ma secondo me non in pieno.
 
Ciao e a presto!

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marco.roncaccia
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Messaggio#9 » lunedì 16 marzo 2015, 15:10

Ciao a tutt*,
stavolta fare la classifica è stato davvero complicato. Ad un certo punto ho deciso che dovevo piantarla di spostare racconti nella classifica e postarla, perché queste sono le regole. Comunque nulla mi vieta di dire che ho letto dei bei racconti, tutti.
Per fortuna che era una Demo!
 
Prima linea
Di Maurizio Bertino
 
Ciao Maurizio,
ho trovato il tuo racconto tristemente divertente. La telecronaca si legge piacevolmente ed è impossibile pensare che i personaggi e i fatti siano totalmente casuali visti i nomi. Il tema è preso in pieno, nel senso che ci vedo in pieno il “j’accuse” di De Andrè. Mi ha fatto sbellicare la scelta della location. Io ci avrei aggiunto un comunicato “Siamo a Nord di Roma” per fare il verso all’ISIS. La scena migliore è quella della stanza da letto. Concordo con Beppe sul fatto che non sembra un racconto autoconcluso, ma l’inizio di qualcosa di più ampio, nonostante la chiusura sia stilisticamente elegante.
Forse una competizione grottesca tra i telecronisti con un qualche esito paradossale non avrebbe dato spazio alla sensazione che si debba ancora rimanere davanti allo schermo.
 
Jimmy
Di Raffaele Marra
 
Ciao Raffaele,
il tuo racconto si lascia leggere, il ritmo è incalzante e il tema centrato.
Quello che mi ha disturbato è la eccessiva dose di sfighe che caratterizza la vita del povero Jimmy che ha il suo culmine nella mamma che si prostituisce senza nemmeno un corrispettivo economico. Capisco la tentazione di far dire alla mamma solo: “boh” però il personaggio non mi sembra troppo credibile. Anche del padre una mezza informazione in più non avrebbe guastato. La scena finale la trovo molto bella.
Complimenti.
 
L’altra vita
Di Giulio Marchese
 
Ciao Giulio,
io mi considero una sorta di Mr. Refuso. Nel senso che dopo una o due riletture non riesco più a vedere le sbavature anzi, come nel caso del mio racconto in questa edizione ne aggiungo anche altre. Ma tu mi batti alla grande! Quindi, anche se il pulpito non è dei migliori, occhio al testo! Nel merito il racconto è interessante, il finale a sorpresa e il tema centrato. Forse però ti dilunghi troppo nella parte iniziale sul treno e anche il colpo di scena potrebbe essere reso meglio. Fare uscire il protagonista dal negozio del barbiere sulle sue gambe non mi sembra una buona soluzione. Io ci avrei messo una scena come quella iniziale de “Le promesse dell’assassino” di Cronemberg (un condannato seduto sulla poltrona del barbiere e con un rasoio alla gola non può pagare e andarsene!) ed a seguire la spiegazione sull’amnesia. Comunque bella idea.
 
Librogame
Di Beppe Roncari
 
Ciao collega di incipit del cognome,
del tuo racconto mi è piaciuta l’idea sperimentale, l’utilizzo della seconda persona (di cui sono un fan), la scrittura agile senza fronzoli e l’ironia. Sono rimasto ammirato da come te la sei cavata bene con così pochi caratteri avendo scelto comunque di complicarti la vita con una struttura algoritmica. La narrazione però è sacrificato dalla struttura (come del resto lo era nei vecchi LibroGame) ed in nessuna delle sue tre versioni il mio coinvolgimento è andato oltre una sonora risata per i finali, a mio avviso, il punto di maggior forza di questa prova.
Un appunto (scherzoso) sul tema: era al plurale. Avresti potuto dare del voi al protagonista e sperimentare così una seconda persona plurale ☺. Oppure avresti dovuto ipotizzare un complice di testate.
 
Il tribunale di Sara
di Erika Adale
 
Ciao Erika,
ho apprezzato il tuo racconto.
Da bambino sono stato felicemente terrorizzato dal feticcio Zuni di Dan Curtis nell’episodio finale di “Trilogia del terrore” e, fino al recente remake di Chucky, ho avuto sempre un debole per le bambole assassine. Riesci a trattare questo argomento con sapienza e originalità. Quello che non mi convince del tutto è la voce narrante che in alcuni momenti del racconto trovo distante. Altro dubbio che mi fa sorgere il finale (in cui Sara assolve le bambole e se stessa e porta il lettore a fare lo stesso) è di rispondenza al tema che vorrebbe invece una colpevolezza e un coinvolgimento, a mio avviso, più eclatanti.
 
Souvenir
di Serena Aronica
 
Ciao Serena,
trovo la voce narrante equilibrata e piacevole il tipo di linguaggio che utilizzi. Noto una maggiore scorrevolezza del testo rispetto all’altro tuo racconto che ho letto e ho commentato nel contest di Natale. Il personaggio è adeguatamente inquietante e il gelato che mangia la giusta ciliegina sulla torta. Non mi convince il procedere della narrazione per piccole scene distanti tra loro nel tempo. Alcune di queste sono accattivanti (quella iniziale e quella finale) mentre altre le ho trovate poco comprensibili (il protagonista lecca la strada polverosa? Perché? La pioggia non dovrebbe rendere la strada fangosa invece che polverosa?). Nella penultima, poi, mi sembra che il protagonista abbia le mutandine della bambina in tasca quando compare l’assistente sociale e non capisco perché si giustifichi con lei del souvenir.
“Quell’estate torrida consumò tutta la saliva di quelli pronti a giurarmi vendetta. I pugni offesi rivolti al cielo tornarono a sbrigare le faccende quotidiane e la gente mi archiviò”
Questo è il passaggo che mi è piaciuto di più. Complimenti.
 
I figli degli altri
di Angelo Frascella
 
Ciao Angelo,
Il tuo racconto prende in pieno il tema trattato, è scorrevole nella lettura ed i dialoghi sono equilibrati. Quello che un po’ disturba, secondo me, sono gli interventi dei mezzi di comunicazione “tinca”: all’inizio usi la Tv per introdurre il personaggio e alla fine per spiegare al lettore quello che è successo. L’avessi scritto io avrei probabilmente scelto di far parlare maggiormente i fatti. In ogni caso la mia valutazione è positiva. Complimenti.
 
Col sorriso sulle labbra
di Francesco Nucera
 
Ciao Francesco,
sei stato molto bravo nell’incuriosire il lettore e nel generare in lui domande, che problema ha Franco? Dove lo starà portando Rocco? Il testo, poi, l’ho trovato ben strutturato, ti aggancia e non hai tempo per fare ipotesi (sulle domande di cui sopra) perché vuoi arrivare alla fine. Peccato però che poi le risposte arrivino in maniera non esaustiva, come ti ha fatto notare anche Angelo. La frase della canzone di De Andrè messa in bocca al santone mi è sembrata poco credibile. Comunque una prova positiva. Complimenti.
 
Venerdì 12
di Luca Pagnini
 
Ciao Luca,
del tuo racconto ho apprezzato molto il titolo (tristemente geniale) e la scelta coraggiosa di parlare di Quel 12 Dicembre. A mio avviso il tuo racconto è quello più in tema di questa edizione di minuti contati. Confesso però che ho trovato la lettura un po' faticosa soprattutto prima di capire dove volevi arrivare. Un racconto, per convincermi, deve essere autosufficiente nel farsi leggere a prescindere dal fatto storico a cui si riferisce. Inoltre, il voler entrare nella quotidianità dei personaggi se, da un lato, è una buona scelta drammaturgica, dall'altro, in così poco spazio, ti mette a rischio di infodump. Ad esempio in passaggi tipo: "Paolo era il suo secondogenito e faceva la prima media. Gli piacevano i numeri a Paolo, se continuava così dopo le medie lo avrebbero iscritto a ragioneria. Intanto domenica lo avrebbe portato a San Siro a vedere l’Inter giocare contro il Bari..."
In ogni caso quando ho capito di cosa parlavi (perdonami sono un po' tardo) c'è scappato il brivido.
 
Classifica:
1 Il tribunale di Sara di Erika Adale
2 I figli degli altri di Angelo Frascella
3 Librogame di Beppe Roncari
4 Prima linea Di Maurizio Bertino
5 Venerdì 12 di Luca Pagnini
6 Col sorriso sulle labbra di Francesco Nucera
7 Jimmy di Raffaele Marra
8 Souvenir di Serena Aronica
9 L’altra vita di Giulio Marchese

Giulio_Marchese
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Messaggio#10 » lunedì 16 marzo 2015, 18:20

Ciao a tutti! Ecco i miei commenti e la mia classifica!
 
Col sorriso sulle labbra (di Francesco Nucera)
La prima parte del racconto è gestita molto bene, anche l’uscita del santone mi è piaciuta. Il fatto che tu gli abbia fatto dire il tema in maniera cosi estemporanea invece non mi è piaciuto come non mi è piaciuto il finale un po scontato. In più non lasci spazio tra un paragrafo e l’altro (forse è il mio PC che non me lo fa vedere non so..)  questa cosa mi ha dato qualche problema alla prima lettura perché non capivo bene dove i personaggi si trovassero. Una buona prova che però non mi ha colpito particolarmente. (P.S. Non so perché ma tra il santone e l’expo mi ha ricordato 20th century boy)
I figli degli altri (di Angelo Frascella)
Quando penso Berlusconi mi sgonfiano i co..” Cit.
Il mio primo pensiero leggendo è stato questo, poi andando avanti sono rimasto piacevolmente sorpreso per la vastità di tematiche trattate in soli 5000 caratteri. Il racconto scorre fluido e, malgrado come Maurizio penso che forse sarebbe stato meglio focalizzare l’incontro nell’atrio dando li le informazioni, ritengo che anche così funziona benissimo e ti tiene incollato alla pagina fino alla fine. Il tema è centrato alla grande, sarebbe stato banale se Rino a causa dello spavento si fosse pentito, invece resta fermo nelle sue convinzioni e si sente totalmente assolto anche se è palesemente coinvolto!
Facilmente Edibile (di Marco Roncaccia)
Il racconto non mi ha entusiasmato più di tanto, secondo me non si capisce il “clima”. Nel senso, è un racconto comico? In parte. E’ horror? In parte. Satirico? In parte. E via dicendo. Mi ha lasciato l’amaro in bocca, perché non è riuscito a trasmettermi niente se non in parte. Non so se sono chiaro. Poi non mi piace il doppio elenco, prima dell’ascesa del presunto scrittore (l’autobiografia) e poi quello delle morti di quelle stesse persone. Forse il modo migliore per renderlo sarebbe inframmezzare parti di biografia e fotogrammi delle uccisioni, in modo da non ripetere due volte l’elenco. L’idea però è originale e perfettamente attinente al tema.
 
Venerdì 12 (di Luca Pagnini)
il racconto mi è piaciuto molto, la sua forza a mio avviso sta nel creare empatia tra il lettore e i personaggi, che spesso quando si parla di fatti di cronaca di questo tipo vengono trattati come numeri più che come persone. Ecco questo mi è piaciuto l’umanità dei personaggi che compiono gesti normali e fanno progetti per il futuro in modo inconsapevole, senza sapere quale sorte li attende. L’ambientazione è perfetta anche nei sogni e nei desideri dei personaggi. Il racconto non mi ha stupito, essendo rimasto molto legato al tema, ma sicuramente mi ha colpito. Complimenti .
Il tribunale di Sara (di Erika Adale)
il tuo racconto è ben strutturato, la prosa è semplice ma efficace sono rimasto particolarmente colpito da questo periodo:
Uno. Andrea non poteva essere lì perché era morto. Due. L’aveva visto disteso sul tavolo di pietra dell’obitorio, un cadavere nudo e bianco. Tre. Perché l’aveva ucciso lei.

Leggendolo ho pensato WOW! Peccato però che sia in contraddizione con il finale, e questa piccola incoerenza salta all’occhio già alla prima lettura vista la forza delle frasi citate. Poi un altro appunto riguardante il mio gusto personale, la scelta di far commettere il delitto alle bambole non mi piace, in primo luogo è un tema abusato nel cinema degli anni 80/90 per cui ho fatto il pieno da piccolo, poi nella prima parte si parlava di violenza sulle donne, tema molto attuale, e siccome mi piacciono i racconti “impegnati” sul finale avrei preferito fosse lei a compiere l’omicidio magari sotto suggerimento delle bambole. Ma de gustibus! Oggettivamente è un buon racconto, anche se un pò classico.
 
LIBROGAME (di Beppe Roncari)
Molto divertente davvero! Sei riuscito a gestire bene sia la seconda persona sia i possibili intrecci, e tutti i finali strappano una risata. Bellissimo esercizio stilistico che però non mi ha dato emozioni particolari malgrado sia molto simpatica come idea. Complimenti a rileggerci!
 
Prima linea (di Maurizio Bertino)
il tuo racconto mi ha emozionato, facendomi anche ridere. Secondo me non è un errore il fatto che non ci si immedesimi con i personaggi perché questi non sono altro che macchiette, e per fare quello che fanno non hanno chiaramente sentimenti . Questo racconto mi ha fatto pensare e francamente mentre lo leggevo mi sentivo allo stesso tempo divertito e triste, triste perché la parodia in questo caso non eguaglia la realtà che è ancora peggiore. Penso hai giornalisti disposti a tutto per lo scoop o che esagerano la realtà (creandosi lo scoop) penso ai terroristi dell’isis che fanno propaganda mediatica in maniera peggiore che in questo racconto. Questo racconto  mi ha colpito perché, malgrado sia una parodia, è molto più realistico di quel che sembra e anche se non mi sono affezionato ai personaggi mi ha comunque emozionato per la sua forza intrinseca.  Poi considerato il limite di tempo e di caratteri è davvero una bella prova! Complimenti!
 
Souvenir (di Serena Aronica)
francamente mi sono sentito un po confuso dai cambi di punto di vista, a tratti non capivo bene cosa stesse avvenendo. Per quanto riguarda lo stile retrò sono contento di questo allontanamento perché francamente non mi piace molto. Purtroppo l’eco di quello stile si sente anche in questo pezzo solo che al contrario del solito è meno giustificato. Descrivere una giornata tipo di uno psicopatico che compie gesti normali non è una brutta idea solo a mio avviso era necessario creare una qualche empatia con il personaggio, in modo che, quando sul finale si svela la sua natura, il lettore resti di stucco. Forse è un po lento però si lascia leggere ed è scritto bene, non si può dire sia una brutta prova.</p>
 
Jimmy (di Raffaele Marra)
Il racconto mi è piaciuto molto, sopratutto il fatto che il carnefice diventi vittima in un certo senso, vittima del suo passato vittima di quello che ha fatto, sia interiormente che esteriormente, l’arresto del padre al suo posto, la madre che si prostituisce etc. L’unica cosa che non mi è piaciuta però è proprio la rivelazione finale, il come è posta. In primis il fatto dello strangolamento da parte di un bambino di otto anni nei confronti di una sorella più piccola come mai questi bambini erano da soli? Avevano 8 e 5 anni i genitori avrebbero potuto dargli un occhiata! Non quadra molto fossi in te opterei per uno spintone finito in tragedia o per un oggetto contundente avrebbe più senso. Poi non mi piace tanto questa frase: "Rivede la casa, la pozzanghera, il gioco, il litigio, le sue mani che le stringono il collo, gli occhi spaventati che si chiudono, il corpo leggero che cade, il terrore, la fuga.” è un po ambigua nel senso che potrebbe davvero essere stato il padre e lui potrebbe aver assistito per cui rivede la scena, a me alla prima lettura era sfuggito il colpo di scena XD
 
1. Venerdì 12 (di Luca Pagnini)
2. Prima linea (di Maurizio Bertino)
3. I figli degli altri (di Angelo Frascella)
4. Col sorriso sulle labbra (di Francesco Nucera)
5. Il tribunale di Sara (di Erika Adale)
6. Jimmy (di Raffaele Marra)
7. Souvenir (di Serena Aronica)
8. LIBROGAME (di Beppe Roncari)
9. Facilmente Edibile (di Marco Roncaccia)

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beppe.roncari
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Messaggio#11 » martedì 17 marzo 2015, 22:04

CLASSIFICA
 
1. L’altra vita, di Giulio Marchese, titolo alternativo: “Vuoi sapere come mi sono fatto la cicatrice?”
2. Facilmente edibile, di Marco Roncaccia, titolo alternativo: “L’edidor”
3. I figli degli altri, di Angelo Frascella, titolo alternativo: “Troppo buono”
4. Prima linea, di Maurizio Bertino, titolo alternativo: “Jihad Reality”
5. Venerdì 12, di Luca Pagnini, titolo alternativo: “Piazza Fontana”
6. Col sorriso sulle labbra, di Francesco Nucera, titolo alternativo: “Una gioia esplosiva”
7. Il tribunale di Sara, di LeggEri, titolo alternativo: “Bambole assassine”
8. Souvenir, di Serena Aronica, titolo alternativo: “Se non mi becca la polizia mi becca il ricordo. Psicopatico ricordo.”
9. Jimmy, di Raffaele Marra, titolo alternativo: “Il litigio”
 
 
 
COMMENTI (in ordine sparso)
 
Venerdì 12, di Luca Pagnini
 
Ciao Luca, ben ritrovato a Minuti Contati.
 
Hai scelto una storia che centra molto bene il tema dell’edizione (che non era facile da centrare) e lo fai in un modo semplice e delicato a un tempo.
L’altra cosa che mi è piaciuta è il titolo.
Andando alle cose che non mi hanno convinto, la storia mi è sembrata significativa solo dopo aver capito che si trattava di Piazza Fontana, e l’ho capito solo alla fine. La storia in sé da sola, senza il gancio con la realtà, non mi aveva particolarmente emozionato.
Ci sono sì dei dettagli di vita dei personaggi, ma forse troppo reali, normali, difficile trovare il motivo per fare il tifo per loro e per avvertire la perdita. La banalità della vita quotidiana, senz’altro. Ma questo funziona meglio in una cronaca che non in un racconto.
Alla prossima.
 
 
 
Il tribunale di Sara, di LeggEri
 
Ciao Erika, ben ritrovata.
 
Accidenti! Odio le bambole! Proprio perché penso che facciamo una paura fottuta (almeno, la fanno a me), forse perché sono un feticcio perfetto, il misto di tutto l’horror, sia umane sia artefatte, sia golem/robot/terminator/cyborg sia lupo mannaro/strega/fantasma/mostro mistico.
A mio parere la tua storia vira sulla follia della protagonista e non sul fantastico, perché per un racconto di genere horror o thriller le bambole avrebbero dovuto insidiare anche la protagonista, questo invece non accade. Quindi sarebbe un horror “manchevole”.
Come racconto psicologico, è interessante e ben scritto, ma da me non particolarmente apprezzato, perché penso che sarebbe stato più bello come horror.
Alla prossima! :-)
 
 
 
Souvenir, di Serena Aronica
 
Ciao Serena, ben ritrovata. :-)
 
Difficile empatizzare con uno psicopatico pedofilo e stupratore. Forse non il personaggio migliore per narrare la tua storia. Certamente anche gli psicopatici hanno la loro quotidianità, come tutti. Ma proprio per questo, come succedere per tutti, diventano famosi e memorabili solo quelli interessanti come Hannibal Lecter, non trovi?
Domande sparse, come le tue scene.
Perché la scena iniziale? Mi pareva introdurre il racconto di un politico corrotto, ingiustamente assolto. Non ci ho visto l’accanimento di una folla rispetto a un processo per omicidio di minore con violenza sessuale.
Ambientazione in America. Perché? Per la pena di morte? Motivazione non sufficiente, non fa tremare per il protagonista, visto che l’ha fatta franca, non lo rende più sgradevole di quanto già non sia solo perché lascia morire un “non innocente” al suo posto.
Cosa mi è piaciuto? La gallina e la metafora che rappresenta, che becca e ribecca sulla colpa del nostro ingiustamente assolto.
“Il caldo è talmente soffocante, da sembrare una mano calda”. Ripetizione: “caldo / calda”.
Alla prossima! Non te la prendere per le critiche. Sei brava anche se questo racconto non è il tuo migliore. ;-)
 
PS
Azzeccato il titolo!
 
 
 
Facilmente edibile, di Marco Roncaccia
 
Ciao Marco, di nuovo qui? Cavolo, due Minuti Contati in pochi giorni? Allora ci prendi gusto! :-)
 
Il racconto mi è piaciuto e mi ha divertito.
A mio parere il tono e il genere possono essere definiti "grotteschi".
Ti confesso però che a una prima lettura, per mia distrazione, ero convinto che a perpetrare gli omicidi... fosse il figlio del politico! Mi sembrava più forte così, la storia.
Il punto debole, per me, è nel personaggio dell'editor, che non ha una motivazione sufficiente al supplizio di tutti gli "insegnanti" del sedicente autore di bestseller che neanche le Rock stars... ma - a parte la goduria del contrappasso - risulta un po' esterno alla vicenda.
Certo, anche lui è coinvolto. Ma... assolto?
Prima di leggere i commenti, nella mia stanca incomprensione, ero più contento del racconto in cui il grande scrittore si rende conto di essere un emerito imbecille e che suo padre si scopava al prof. ecc. ecc. e decide di punire e di punirsi!
Non mi avrebbe convinto appieno neanche così, ma almeno il protagonista avrebbe avuto una motivazione più forte, degna di Gargantuà e Pantagruèl. Alla prossima! :-)
 
 
 
Col sorriso sulle labbra, di Francesco Nucera
 
Ciao Francesco,
Hai abilmente eluso la parte centrale della storia che tradizionalmente è la più difficile e quindi deve essere la più convincente. Ci hai dato solo il Natale e la Pasqua senza tutto quello che c’è nel mezzo. Se prendessimo per “Vangelo” una storia del genere non riusciremmo a capire, no, senza la parte nel mezzo?
Le due parti che ci racconti, sono scritte bene e con una buona prosa.
So che non siamo d’accordo sulla punteggiatura dei dialoghi, ma per me è sbagliato mettere il punto e poi continuare con la minuscola: “«Fidati di me.» girò”.
Attenzione: “Una bagliore traballante proiettò” al posto di “Un bagliore” – inoltre il “bagliore” è un effetto e non una fonte di luce. Licenza poetica o distrazione?
Alla prossima!
 
 
 
I figli degli altri, di Angelo Frascella
 
Ciao Angelo, ben ritrovato.
 
Sui poteva immaginare che l’ospite al piano di sopra avrebbe fatto la spia alla polizia, mentre il vero “colpo di scena” è che nella cintura esplosiva ci fossero solo petardi.
Personalmente, trovo il racconto centrato e ben scritto. Potevi forse accentuare l’effetto sorpresa, chessò, anche con dei trucchetti da sceneggiatore americano, tipo dire che l’industriale vedeva l’amico politico sgattaiolare via e filarsela alla finestra e il manifestante lo beccava e tramortiva. Così non si sarebbe saputo se aveva fatto in tempo o no ad avvisare la polizia… Trucchetti, ma utili.
Alla prossima! ;-)
Refusino: “Di’” con l’apostrofo, imperativo di “dire” e non “dì” con l’accento, “giorno”.
 
 
 
Prima linea, di Maurizio Bertino
 
Ciao Maurizio, ben ritrovato anche online! :)
 
Agghiacciante il tuo:
Secondo la scaletta datami dall’organizzatore dell’attentato

La tua storia mi ricorda molto Robocop (l’originale, ovviamente) e Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Miller (il fumetto, non il film). Mutatis mutandis, ovviamente.
L’enfasi è data al Quarto Potere, tutto è spettacolo. L’idea è chiara, quello che mi manca è il sentimento, qualche personaggio specifico con cui identificarmi… (se escludo il “Beppe” alla telecronaca).
L’impressione è che si tratti dell’introduzione di un’opera più vasta, e non di un racconto autoconcluso.
Alla prossima!
PS Distrazione (in tutti gli altri casi scrivi correttamente): qui manca la virgola e l’accento sul “sì”:
– Si grazie Francesco.

 
 
 
Jimmy, di Raffaele Marra
 
Ciao Raffaele, ben ritrovato. :-)
 
Il tuo stile è sempre convincente, ma la storia che racconti contiene troppi luoghi comuni. Il ragazzino disadattato, con la madre prostituta, con la sorellina morta che lui ha ucciso e il passato che torna a tormentarlo. Mi sembrano tutte cose troppo già viste, già lette.
Non ho provato un brivido quando “si scopre” che è stato lui, perché mi pareva palese fin dall’inizio.
Manca un elemento per rendere veramente interessante e unico Jimmy: per esempio il motivo del suo gesto. Perché ha ucciso Dorothy? Tu, su questo, glissi: “il litigio”. Non è sufficiente. A mio parere.
Alla prossima! ;-)
 
 
 
L’altra vita, di Giulio Marchese
 
Ciao Giulio, ben ritrovato. :-)
 
Allora il racconto mi è piaciuto, bravo. Però attento a un errore madornale nella voce narrante della scena finale.
Non può esserci la prima persona singolare a quelle rivelazioni se Marco dice:
in questo momento è vulnerabile, non ha idea di quello che sta per succedergli

Per il resto, bravo, bella storia. :-)
Attento alla mancanza di apostrofo: “un altra mezz’oretta”.
Molto “vero” questo periodo, e tu lo descrivi bene, il ritorno a casa dopo tanto tempo:
La città mi sembra la solita malgrado la lunga assenza, assecondo le mie gambe che hanno già ricordato la strada che porta a casa. Mentre cammino, tra vetrine sconosciute e luoghi che una volta mi erano cari, mi passo le mani tra i capelli.

Strano l’uso di trattino più virgolette alte per introdurre i dialoghi, e non sempre coerente, a volte inverti i segni. Tipo qui:
-” Piacere Marco, come li facciamo? “-
Io rispondo “- Fai un po tu -”

(Per me, l’unica vera regola è l’uniformità.)
Credo sia più corretto “il retro bottega” e non “il dietro bottega”.
Refusini: “un po’” vuole l’apostrofo, “sì” vuole l’accento.

Serena
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Messaggio#12 » martedì 17 marzo 2015, 22:41

Appena sfornata la mia personale classifica!!! Anche se mi avete massacrata... mi mancavano le vostre linguacce biforcute!!!

1 - Facilmente edibile – Marco Roncaccia
Ciao Marco!
Leggevo e non ci credevo. Possibile sia vero? Poi, come uno schiaffo è arrivato il violento cambio di registro. Amo questo genere e per questo sono arrivata fino alla fine della storia con vero piacere! Un po' di sano e vigoroso splatter! Anche se l'idea non è certamente originalissima, ha un carattere. Ho molto apprezzato il modus operandi poi! La frustrazione di questo sghembo personaggio ha una suo logica perversa. Sinceramente... bravo! Io mi sono proprio divertita!

2 -Venerdì 12 – Luca Pagni
Ciao Luca!
Probabilmente grazie al titolo (semplice ma in grado di afferrare l'attenzione del lettore) è la prima storia che ho deciso di leggere. Le storie di cronaca, purtroppo di quella nera, tingono in modo sinistro il nostro paese. Riuscire a rievocare un momento così dilaniante non è semplice, il rischio di cadere in personali visioni o in giudizi da maestrina è facile. Tu invece sei stato come un giornale in bianco e nero. Giusto e asciutto nella narrazione, con lievi pressioni capaci di lasciare immaginare al lettore tutto il resto. Pur non amando il genere, ho trovato la tua prova davvero buona e capace di regalare un profondo momento di memoria.

3 -Jimmy – Raffaele Marra
Ciao Raffaele!
Credo che la prossima volta ci conviene usare nomi italiani o ci lapidano!!! Lo confesso... ho un debole per la tua scrittura. La trovo così simile a me! Mi crogiolo nelle tue storie un po' fumose e piene di pathos. Bellissime le descrizioni dei personaggi, così reali. L'ambiguità di Jimmy e il suo terribile mondo interiore che tenta di divorare la sua giovinezza. Il suo essere indifeso contro se stesso. L'omicidio della sorellina che arriva per una lite nella quale lui non gestisce la sua rabbia. Quanti ragazzini spesso disturbati si accaniscono su piccoli animali? Non ci fosse stato il limite di battute, sicuramente avresti dato vita ad un piccolo gioiello. Proprio per questo alla fine si ha un po' la sensazione di rimanere allo scuro di qualcosa... comunque bel racconto.</p>

4 -Prima linea – Maurizio Bertino

Ciao Maurizio!
Tristemente vero! La tua storia sincopata mi fa venire in mente un video dei Skunk Anansie – Lately! Sorrisi mostruosi a favore di una camera che documenta massacri e orrori come fossero colorati caroselli per intrattenere. La macabra parodia serve per ribaltare il punto di vista. Quanto siamo anestetizzati ormai? Lasciamo che qualcuno ci racconti atrocità come fosse il bollettino meteo. Premiamo play e assistiamo a decapitazioni. Centri in pieno il tema. Ci sentiamo innocenti e privi di colpa al di qua della barricata che ci offre il nostro divano. Eppure la fine della vita di milioni di persone ci è passata sotto gli occhi, mentre noi ci infilavamo in bocca un'altra forchettata di pasta. La storia mi ha irritata e fatta sentire colpevole. Bravissimo!

5 - Il tribunale di Sara – Erika Adale
Ciao Erika, piacere di fare la tua conoscenza!

Le bambole non sono proprio una trovata originale... l'ultimo caso (mediocre) è Annabelle. E comunque sembrano essere in grado di fare una cosa soltanto... ammazzare in sordina per poi tornare a prendere polvere sugli scaffali! Che barba. Mi piace pensare che nella tua storia ci sia una vena di follia, dove la protagonista decide di punire il suo carnefice, ma nasconde la sua infantilità e debolezza dietro le manine di pezza delle sue adorate bambole. Stile asciutto e composto, non il mio preferito, ma convincente e capace di andare fino in fondo.

6 -Col sorriso sulle labbra – Francesco Nucera
Ciao Francesco!
Storia ben scritta, anche se la chiusura soffre un tantino il limite imposto di battute. Ovvio che per ogni azione ci sia un perché, un movente chiamiamolo così. Qui secondo me la tua bravura è stata quella di modificare la prospettiva. Deve esserci sempre qualcosa di catastrofico a giustificare un gesto folle? Oppure talvolta decidiamo di ignorare tutto il buonsenso di questo mondo per risolverla nella maniera più rapida e indolore. E' decisamente più spaventoso il nulla che genera follia alla quale è impossibile porre rimedio, alla quale è impossibile porre una cura preventiva. Io l'ho trovata interessante.

7 -Librogame – Beppe Roncari
Ciao Beppe!
Qui mi hai preso sul sentimentale! Adoravo i librigame da ragazzina, che meravigliose avventure! Quando ho visto che la tua storia ne riproponeva la struttura, ho esultato! Certo la storia in se non è un capolavoro però l'idea di renderla interattiva è grandiosa. Lui che la uccide a testate? Per me è geniale! Bravissimo nel modo di proporre, un po' meno per quanto riguarda il succo.

8 -I figli degli altri – Angelo Frascella
Ciao Angelo e ben ritrovato!
Il fatto che tu sappia portare in porto la tua nave è indubbio. Bravissimo nel condurre la storia in maniera lineare e precisa. Però... anche io ho sofferto la sensazione di stereotipato. Tutto troppo ovvio. Vero anche che ognuno di noi ha la propria visione mentale delle sue storie e se decidessimo di elucubrare su questo non finiremmo più. Che dire... sinceramente l'ho trovato un tantino noioso. Forse, in cuor mio, avrei voluto assistere alla vendetta

9 -L'altra vita – Giulio Marchese
Ciao Giulio!
Tiratina di orecchie per i vari errorini che gironzolano per il testo! L'idea del tizio che scampa a morte certa e torna con una cicatrice e ricordi confusi non è che sia proprio originalissima. Bella però la scelta di svolgere il tutto su una poltrona da barbiere, ha un fascino particolare. Il finale è un po' troppo tirato, lascia un portone spalancato dal quale può entrare di tutto. Anche i tizi che hanno cercato di farlo fuori sono un po' troppo vaghi, così come le loro motivazioni. In sostanza, questa è una storia che certamente necessita di molto più spazio per essere raccontata, qui purtroppo risulta un po' troppo scarna.

 

 

 

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Peter7413
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Messaggio#13 » mercoledì 18 marzo 2015, 2:08

Sarà anche stata un'edizione DEMO, ma complimenti a tutti per i racconti, tutti interessanti e dotati di ottimi spunti di riflessione.
 
1) Il tribunale di Sara, di Erika Adale
Un racconto che ti porta dove vuole lui lasciandoti infine con un dubbio che è palese nella sua inverosimiglianza, ma che dona quell’alone di fantastico (dannato) che non guasta e anzi arricchisce. Sono un grande fan di queste menti malate che tendono a perdere i confini con la realtà fino a sfumarla in altro, ad arricchirla di misterioso, di elementi surreali benché frutto della confusione. Decisamente non male e godibile fino in fondo. Una prova davvero buona.
 
2) Souvenir, di Serena Aronica
“Quell’estate torrida consumò tutta la saliva di quelli pronti a giurarmi vendetta”… Splendida frase, davvero. Sostituisci “quelli” con “coloro” ed è perfetta. Detto questo, il racconto mi ha soddisfatto. Con pennellate apparentemente disordinate tratteggi un protagonista seminandoci da subito il dubbio circa la sua reale colpevolezza. Il merito qui sta nel mostrarci gradualmente il suo essere deviato, la sua natura perversa, l’impossibilità della fuga da se stesso. Nella scena finale l’assistente sociale non ha visto la mutandina, l’aveva già seppellita in tasca, eppure le dice e ripete a se stesso “Sono innocente”. E in parte l’affermazione è vera perché rispetto alla sua natura è innocente, non può farci nulla, nel deviare non è altro che se stesso.
Condivido con altri il disappunto per i nomi inglesi, ma in questo caso sarebbe sufficiente sostituirli, il senso del racconto non cambia.
Il tema è preso in pieno proprio per quanto ho esposto sopra circa la natura del protagonista. In sostanza, una prova più che buona.
 
3) Facilmente edibile, di Marco Roncaccia
Peccato che alla fine l’unico a salvarsi sia proprio il decelebrato! Del resto è logico, ma avrei preferito trovare una motivazione anche interna al racconto, del tipo “quelli cascano sempre in piedi e a farne le spese sono comunque e sempre i soliti”. Forse, a opera in corso, ti sei fatto prendere la mano dal gioco e ti sei concentrato sull’elenco di vittime perdendo di vista la possibilità di continuare comunque ad arricchire il racconto disseminando altri indizi e chiavi di lettura. Detto questo, il racconto mi è piaciuto, l’idea è davvero ottima e ritengo che lo dovrebbero leggere in molti, sicuramente tutti quelli che potrebbero rischiare di fare la fine dei tuoi personaggi… Chissà che, spaventandoli, il mondo non possa migliorare?
 
4) Venerdì 12, di Luca Pagnini
Un tema grave della storia italiana trattato con rispetto ed equilibrio. I due piani temporali funzionano e non concordo con l’idea di modificare anticipando l’esplicitazione dell’attentato specifico, semmai introdurrei qualche elemento dissonante rispetto alla norma nel giorno dell’attentato, anche solo uno, tanto da trasmettere al lettore l’imminenza di qualcosa di grave che forse allo stato attuale rimane troppo nascosta e anticipata solo dall’altro piano temporale, cosa che fa in modo che fino al finale il lettore senta distacco fra le parti rendendolo anche meno partecipe di quanto invece potrebbe. Detto questo, una prova più che buona.
 
5) Jimmi, di Raffaele Marra
Mi accodo alla “velata” critica riguardo alla scelta di nomi non italiani. Il contesto non li giustifica e per scelta personale ritengo che in quanto italiani, quando è possibile, è preferibile portare acqua al nostro mulino. Certo è che se il nome di Jimmy ti si era radicato in testa potevi comunque usarlo inserendolo in un contesto italiano proprio perché ormai i genitori sono soliti dare nomi inglesi. Avresti anche potuto mantenere Dorothy, in quest’ottica, e ti sarebbe bastato cambiare il nome della dottoressa Palmer e inserire una veloce riflessione sulla perdita d’identità collettiva che bene si sarebbe integrata nelle pennellate al presente su cui hai puntato la maggiore attenzione, sarebbe stato anche utile a definire meglio i genitori e quindi Jimmy stesso.
Passando al racconto, molto a effetto l’atmosfera che hai creato intorno al giovane protagonista, velata, quasi poetica. Ottima la bestia feroce che emerge dal passato, fa anche venire un po’ di pelle d’oca. Meno bene il fatto che in fase di racconto risulti un pelo di disequilibrio tale da suggerire da subito il vero colpevole. Forse manca la giusta trattazione del padre, manca quel seminare dubbi che avrebbe reso il percorso verso il finale più “misterioso”. Il giudizio rimane buono, in certi frangenti anche molto buono, ma forse in certi punti emerge quel disequilibrio che avresti potuto moderare dando più spazio agli altri protagonisti della vicenda: il padre e Dorothy. La madre è ok anche se probabilmente avresti potuto lavorare di più su di lei per riflesso al maggiore spazio dato agli altri componenti della famiglia.
 
6) Col sorriso sulle labbra, di Francesco Nucera
Punto diversamente il dito: non manca la parte centrale, non è vero che avresti dovuto argomentare il cambiamento e la conversione di Franco. O per meglio dire, non era da fare nella parte centrale. Gli interventi vanno fatti prima, devi rendere più manifesta la noia e la mancanza di voglia di vivere del protagonista, devi enfatizzare il suo non avere ragioni di vita, il suo vivere passivo. Il tutto va ottenuto in una diversa strutturazione del rapporto con il fratello, i caratteri vanno specificati di più, le diversità fra i due uscire con forza dalle linee di dialogo. Deve essere infine esplicito, anche se ancora implicito, che Franco vuole diventare come il fratello e allora l’ingresso nel suo mondo, l’arrivo del santone, non è altro che il classico evento che fa scattare il click in un meccanismo già caldo. Il racconto c’è, il senso pure, è solo da sviluppare dando voce alle sue potenzialità e intervenendo laddove è necessario. Ribadisco: non serve una parte centrale, qui c’è da lavorare in quella iniziale. Detto questo: è evidente che il racconto è condotto ordinatamente, ma senza il giusto osare e in tal modo procede un pelo passivo. Intervenendo nei punti giusti può migliorare e non poco.
 
7) I figli degli altri, di Angelo Frascella
Un racconto che affronta tematiche attuali lanciando anche pesanti accuse sulla collusione fra poteri (politico ed economico). Il giudice assolve l’industriale, ma il popolo insorge cercando di dargli una lezione “morale” venendo però sedato, anzi annientato, dal Sistema. Il tema è presente: Pani si sente assolto, ma non lo si è mai veramente quando sono coinvolte le masse e così arriva a trovarsi “quasi” in pericolo di vita. Il racconto è ben controllato anche se forse un po’ troppo lineare. Il punto focale è il confronto fra i due uomini nell’atrio, che però nell’attuale economia degli spazi appare ridotto. Forse il tutto avrebbe avuto maggiore impatto incentrando in toto su quell’immagine facendo uscire le informazioni sul contesto dal dialogo fra i due uomini (ci sarebbe stato spazio per tutto, anche per il Sindaco al piano di sopra). In quest’ottica, probabilmente anche la lettura avrebbe avuto un impatto maggiore mentre allo stato attuale la sensazione con cui la si termina è che sia stato svolto il “compitino” in modo formalmente corretto, ma un poco annacquato. Intendiamoci, il giudizio complessivo è buono, ma i margini di miglioramento (di questo specifico racconto) sono notevoli e le potenzialità espresse solo in parte.
 
8) LIBROGAME, di Beppe Roncari
La struttura è affascinante e l’idea di portarla in un Minuti Contati decisamente coraggiosa e intrigante. Ma quel punto 4… Che bello sarebbe stato se tu non l’avessi rimandato da nessuna parte e, finito di leggere, il lettore disattento l’avesse perso mentre quello più attento l’avrebbe potuto recuperare per scoprirci il vero tesoro del tutto, qualcosa che sconvolgesse l’impianto, una scatola nera sigillata nella struttura… Devo essere sincero: da te me lo sarei aspettato e fino all’ultimo lo stavi per realizzare. Tra l’altro, in un racconto così breve avresti potuto davvero farlo senza rischiare che troppi lettori se lo perdessero. Detto questo, ho percepito, durante la mia lettura, un primo punto un pelo duro da leggere, ho dovuto riprenderlo un paio di volte e ancora non ero partito. Inoltre, come ovvio, la storia è solo un pretesto per il gioco e, di conseguenza, risulta poco appetibile… E anche qui forse, anzi di sicuro, potevi fare molto di più.
 
9) L'altra vita, di Giulio Marchese
Il cambio di tempo nell’ultimo paragrafo non mi convince. Ci sono refusi sparsi e mancano delle virgole, incidenti che possono capitare scrivendo di fretta. In ogni caso, il consiglio è di leggere con più attenzione prima di postare, molti di questi errori non passerebbero il setaccio di quella fase. Passando al contenuto, il tema è presente, anche se la storia di questo ragazzo che torna nella sua terra natale e subito incappa, per caso, in quelli che sono stati i suoi aguzzini, non ricordandoselo per la perdita di memoria sopraggiunta in seguito al fatto, non convince appieno. Non c’è un crescendo, il protagonista passa senza agire, il finale non fornisce una chiave di lettura e lascia aperte molte domande. Tutto accade in modo vagamente passivo, quasi determinato. Il consiglio è di bypassare la prima parte, le informazioni lì contenute possono essere inserite facilmente più avanti, e di concentrarsi maggiormente, anche in toto, sull’incontro con i due balordi giocando però di più sulla danza dei loro ammiccamenti reciprochi (“sporcando” da subito la figura del barbiere) e ampliando in tal modo il senso di mistero nel lettore. In poche parole, il focus dovrebbe essere incentrato unicamente su quanto accade dal barbiere, dall’ingresso del protagonista alla sua uscita, giocando molto di più sui sottintesi e sul mistero di quanto sta effettivamente accadendo.

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raffaele.marra
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Messaggio#14 » mercoledì 18 marzo 2015, 14:59

Ecco la mia classifica. Complimenti a tutti.

 

1° - Venerdi 12 – di Luca Pagnini

Ho ritrovato il tono poetico e descrittivo, al tempo stesso struggente e distaccato che vive in alcune canzoni di De Andrè, e questo già era sufficiente per centrare il tema del contest. La narrazione è portata avanti in maniera eccellente, con un’alternanza tra passato e presente, tra prima e dopo, che affascina il lettore. Il protagonista è definito con intelligente perizia, inserito in un contesto di vita ben preciso, con affetti, storie, carattere che, sebbene solo accennati, sono concreti e credibili. Insomma, in poche righe hai dato vita ad un racconto di straordinario impatto sia dal punto di vista stilistico che per quanto riguarda la carica evocativa. Unico appunto: ritengo che la frase finale che contestualizza l’evento sia superflua e troppo didascalica, una sorta di aggiunta posticcia ad un testo che risulta già perfettamente collocato nello spazio, nel tempo e nella memoria.

 

2° - Facilmente edibile – di Marco Roncaccia

Un racconto in cui la forma e il contenuto si sposano alla perfezione. La prima parte è gestita con intelligenza, con un attento dosaggio tra errori e scorrevolezza del testo (credo sia molto più difficile scrivere un testo con una serie di errori voluti e non un testo ineccepibile). La seconda, scritta in seconda persona, aumenta il fascino formale del testo dando una svolta anche alla trama che assume un andamento totalmente inatteso, originalissimo e, devo dire, perfettamente adeguato al tema del contest.

 

3° - Souvenir – di Serena Aronica

Una bella introspezione psicologica che caratterizza e definisce un personaggio ambiguo e proprio per questo difficile da rappresentare. La storia è piuttosto semplice, sebbene lasci (forse volutamente) più di un dubbio su quanto sia accaduto sul serio. Lo stile è efficace e ben funzionale alla rappresentazione dello stato d’animo di questo essere complesso. Insomma, si tratta certamente di una buona prova.

 

4° - Librogame – di Beppe Roncari

Si tratta di uno di quei racconti che danno idee, che fanno pensare a qualcosa che non hai mai fatto e che ti piacerebbe fare, che danno un tocco di novità inaspettata e, ormai, piuttosto rara. L’idea del racconto – algoritmo è ottima, soprattutto alla luce del tema del contest che, devo dire, hai declinato in maniera geniale. Detto questo, è ovvio che questa sorta di gioco interattivo (che con qualche opzione in più e un minimo di grafica potrebbe essere davvero un videogame) andava curata con il giusto tempo, con la giusta dedizione e con un progetto molto più ambizioso e dispendioso mentre il racconto che ne viene fuori risente purtroppo della mancanza di tutto ciò. Restano dunque la novità e la straordinaria intuizione che, da sole, rendono ottima la tua prova.

 

5° - Prima linea – di Maurizio Bertino

Ecco un altro racconto che dà idee, che suggerisce al lettore-scrittore nuove possibilità da sperimentare, nuovi limiti da osare. Ha dunque il merito di essere “diverso”, almeno per il fatto che non usa né la retorica né l’allarmismo per trattare un tema che è vivo e vero ai nostri giorni. L’ironia diventa sarcasmo, quasi cattiveria, in questa narrazione microfonata che lascia molto da riflettere e poco da sorridere (proprio come la vera ironia deve fare). Piccoli difetti li ho riscontrati là dove il commentatore televisivo diventa più un narratore, cioè dove hai dovuto risolvere il problema di spiegare alcune cose che il lettore non sa ma che l’ipotetico spettatore televisivo conosce.

 

6° - Il tribunale di Sara – di Erika Adale

In questo racconto ho rivissuto le suggestioni cupe e antiche e la semplicità formale che caratterizza gli scritti di E.A. Poe. La storia che narri non mi sembra molto originale, sebbene il finale lasci un velo di ambiguità che mi piace molto e dà valore al resto del racconto. Quindi, si tratta di un racconto positivo, lineare e “classico” nei temi e nello stile. Ho comunque qualche dubbio sulla rispondenza al tema del contest, forse non proprio limpida.

 

7° - I figli degli altri – di Angelo Frascella

Un racconto tristemente realistico, nonostante l’accento un po’ iperbolico sui caratteri e sugli eventi narrati che comunque prendono indiscutibilmente spunto dal mondo che ci circonda (e ci circonda da vicino, purtroppo). Il tutto raccontato con una vena thriller che non è mai spinta all’eccesso ma risulta sempre equilibrata, sottile, credibile. In definitiva, direi che si tratta di un buon racconto, anche se forse un po’ troppo “leggero” nei toni,  in confronto ai drammi personali e sociali che ne costituiscono l’essenza.

 

8° - L’altra vita – di Giulio Marchese

Manca qualcosa in questo racconto che, preso così, sembra scontato e insoddisfacente. Le scene descritte sono credibili, questo è vero, e sono anche ben tessute. Ma resta una sensazione di incompletezza dovuta principalmente alla mancanza di una svolta nella storia o di un compimento adeguato. È come se questo racconto fosse un piccolo brano (e in quest’ottica sarebbe anche un ottimo brano) tratto da un romanzo molto più complesso.

 

9° - Col sorriso sulle labbra – di Francesco Nucera

La qualità migliore di questo racconto consiste nell’evoluzione della storia che, nascendo da quello che sembra essere un dissidio personale si trasforma, all’ultima battuta, in una tragedia corale. La storia, a ben vedere, non ha molta originalità, soprattutto perché va a pescare in quelle che sono le paure effettive del nostro tempo e del nostro luogo, ma c’è di buono che durante la lettura, fino al finale, nulla pare scontato. Il vero difetto, a mio parere, consiste nell’adesione al tema del contest che qui, al di là della frase pronunciata dal leader della “setta”, risulta un tantino forzata.

 

 

 

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erika.adale
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Messaggio#15 » mercoledì 18 marzo 2015, 22:52

CLASSIFICA
1. Venerdi 12 di Luca Pagnini
2. Facilmente edibile di Marco Roncaccia
3. Prima Linea di Maurizio Bertino
4. LIBROGAME di Beppe Roncari
5. Con il sorriso sulle labbra di Francesco Nucera
6. Souvenir di Serena Aronica
7. Jimmy di Raffaele Marra
8. I figli degli altri di Antonio Frascella
9. L’altra vita di Giulio Marchese
 
Prima Linea di Maurizio Bertino
Un argomento attualissimo; questo è il racconto in cui vedo in assoluto più riflesso il tema di colpa e complicità proposto al contest. Se gli atti terroristici sono offerti come il più interessante dei programmi tv, pur riparati dietro l’ipocrisia del fornire un servizio d’informazione, non facciamo esattamente il gioco di chi perpetra atrocità? E il mondo dell’informazione non è a sua volta soddisfatto dalla disponibilità di questi spettacoli dell’orrore? Scrittura fluida e convincente al servizio di un tema a me caro. Un neo: non ho trovato una storia, con un inizio e una fine, ma l’espressione, attraverso uno scenario grottesco, di una (condivisibile) tesi. Però l’ho letto con gran piacere.
 
I figli degli altri di Antonio Frascella
Mea culpa, mea maxima culpa. Perché questo racconto è ben scritto, tutto torna, non riesco a trovare pecche evidenti. Eppure non mi ha convinto, mi sono un po’ annoiata. E non riesco a spiegare con chiarezza, neppure a me, il perché. Forse, dico forse, il fatto che i personaggi sono un po’ stereotipati. Forse perché la situazione va presto in stallo (“il tempo passava e nulla accadeva”) e il protagonista, in pericolo, è così volutamente negativo da rendermi indifferente al suo destino. E il finale, spiegato dalla radio (o tv) perché è necessario “ricapitolare”, beh, mi è sembrato un po’ goffo. Ripeto, mi sento un po’ in colpa perché non credo che questo sia oggettivamente un racconto poco meritevole, certo è una narrazione che non ha coinvolto me. Temo che questo mio commento non ti sia molto utile e me ne scuso.
 
Jimmy di Raffaele Marra
Ciao Raffaele, quella dei nomi e delle ambientazioni straniere è una mia piccola crociata e me ne lamento sempre. Dunque non farò eccezione in questo caso. Qui in realtà mi ha dato meno fastidio di altrove, forse perché all’inizio inserivo il nome Jimmy nell’esterofilia televisiva delle classi più disagiate. Se fosse stato “Gimmi” e la sorella “Doroti”, sarebbe stato perfetto, soprattutto se la Palmer si fosse chiamata Bianchi, per dire. Concordo anche con chi ha trovato la serie di sfighe un po’ eccessiva e quasi “di maniera”, lo so che non c’è mai fine al peggio, ma pure la madre che si prostituisce gratis mi pare troppo per risultare credibile. Che la realtà spesso superi la letteratura è un altro conto, se raccontassimo alcuni fatti di cronaca risulteremmo grotteschi.
Sono partita in quarta con le critiche, ma in realtà c’è molto di buono in questo racconto. La scrittura è fluida, la tensione e le emozioni ben dosate. E la storia interessante e ben bilanciata, concordo con la scelta di dare attenzione al presente sfumando il passato in modo da coglierne solo i contorni quasi mitologici.
 
LIBROGAME di Beppe Roncari
Ciao Beppe, un’ottima idea realizzata bene, un piccolo virtuosismo. Un plauso per quella seconda persona che trovo vada usata con parsimonia, ma qui ci sta d’incanto…in fondo, se è il lettore che sceglie le svolte della storia, l’identificazione con il protagonista deve essere completa.
Sei stato bravo. Però, così come mi capitava da bambina quando su “Topolino” le avventure dei paperi con finali a scelta multipla, tendo a considerare il tutto più un gioco che una storia vera e propria e mi faccio coinvolgere poco.
 
Venerdì 12 di Luca Pagnini
Ciao Luca,
una scelta forte, la tua. Parlare di Piazza Fontana è rischioso, lo scivolone nella retorica è facile ma hai aggirato con grazia l’ostacolo scegliendo una cronaca piana e limpida, come erano le vite spezzate dall’attentato. Ho apprezzato molto questo rapporto fra forma e contenuto. Ottima l’attinenza con il tema proposto.
 
Souvenir di Serena Aronica
Ciao Serena, piacere di conoscerti.
Ho apprezzato le immagini che hai utilizzato in questo racconto, non banali ma utili e descrittive. Il mio modello è la scrittura più scarna che si può, ma in questo caso gli aggettivi non erano mai scontati. E mi è piaciuta l’idea della quotidianità folle, con i suoi gesti (forse) ingiustificati.
Non amo le ambientazioni gratuitamente straniere, dunque mi domando perché stiamo parlando di Clancy e Ruth e non di… Beppe e Luisa, per dire. Solo perché Ray Cullen può essere giustiziato e da noi un “Paolo Rossi” sarebbe all’ennesimo grado di appello? Mah. Ho sempre l’impressione che l’ambientazione straniera di personaggi stranieri, gestita da autori italiani, crei distanza con il lettore, come il “C’era una volta…” delle favole che proietta in un mondo fantastico in cui tutto è lecito.Oltre alla sensazione di “tuvuoifal’ammericano”, che non mi entusiasma.
Comunque è senza dubbio una buona prova.
A rileggerci
 
Col sorriso sulle labbra di Francesco Nucera
Ciao Francesco. Alla fine della prima lettura mi sono detta “Accidenti!” perché racconti un pensiero su cui ho riflettuto anch’io…soprattutto a gennaio, in occasione degli attentati francesi: immolarsi a una causa non può essere uno straordinario anestetico nei confronti del dolore quotidiano? Indipendentemente dalla promessa di un paradiso con 40 vergini da deflorare, gli attentatori non cercano disperatamente di dare un senso a una vita altrimenti grigia e banale? Non so quali siano le ragioni del tuo protagonista, ma le immagino semplici, tipo una ragazza che se n’è andata, un lavoro che non si trova. Insomma un destino che non prende forma. E il “santone” regala proprio questo: un fato ineluttabile, prima ancora che eroico. Il senso del tuo racconto dunque mi piace molto. Ho sbirciato però i commenti altrui e mi sono resa conto di un particolare: se non fossi stata nel mezzo di analoghe riflessioni, forse non avrei colto quello che, credo, sia il senso della storia. Forse servono davvero dei particolari in più per cogliere l’epifania di Franco, il cammino da depresso a bomba. Insomma, la struttura del racconto manca di qualche pezzo per arrivare al lettore nella sua interezza e non dare l’impressione che il finale sia un colpo di scena come un’altro. ( P.S. Il mio accento di troppo te lo lascio qui…fanne buon uso ;-))
 
Facilmente Edibile di Marco Roncaccia
Ciao Marco, la prima parte del racconto è davvero divertente. La finte “brutte lettere” che usi per l’introduzione all’autobiografia sono perfette, il testo è tanto irritante da diventare irresistibile (come il titolo, per altro). L’attinenza al tema proposto è assoluta e l’idea originale e quasi sempre ben gestita. Il “quasi” sta per l’elenco delle vendette. Lo splatter in generale mi annoia ma, al di là del gusto personale, la descrizione puntuale delle sevizie non mi è sembrata indispensabile al senso della vicenda ( tranne la frase sul dolce naufragar della Crisquolo, per la quale chapeau). Nell’equilibrio del racconto mi pare troppo lunga: appurato che l’editor ha deciso di far fuori tutti, dobbiamo proprio rifare l’elenco con relativa tortura? Il sorriso scatta appena si capisce la situazione, poi tutto il resto non fa che ribadire un concetto noto e la tensione cala…per risalire sul finale (bello).
 
L’altra vita di Giulio Marchese
Ciao Giulio, ben trovato.
La tua storia è interessante, penso che l’assenza di memoria sia un tema che ancora nasconde molte possibilità letterarie. E il tuo racconto, con delle belle immagini visive e tanti fili sospesi (non sono una fan del “tutto chiaro e esplicitato”) ne è un esempio. Ci sono però due aspetti che non mi hanno convinto. Il primo è legato alla quantità di refusi: sono davvero troppi, non è questione di essere nazisti della grammatica, è che ogni errore è un inciampo nella lettura che mi spinge fuori dalla storia, mi toglie concentrazione. Il secondo è il cambio del punto di vista finale, che mi toglie di vista il personaggio a cui mi ero affezionata. Credo che in un testo così breve valesse la pena mantenere una sola voce narrante e trovare un escamotage per far percepire il riconoscimento.

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