Oltre lo spazio e il tempo.
Inviato: lunedì 17 luglio 2017, 23:31
“E cosa devo fare, quindi, per poter tornare indietro nel tempo?”
La giovane minuta guardava, con occhi imploranti, la chioma fulva della donna che le dava le spalle. I capelli ricci, corti e gonfi le incorniciavano il viso, in una fiamma scomposta e guizzante:
“Cosa sei disposta a perdere? Saresti in grado di resistere al fallimento?”
La ragazza strofinava nervosamente le maniche della felpa, torturandosi le mani con la stoffa. Si sentiva così piccola, come si poteva pretendere da lei una risposta certa ad un quesito così adulto? Ma lo voleva ad ogni costo: doveva tornare indietro.
“Io, sì, credo di sì. Non lo so.. In cosa consiste “il fallimento”?”
“Mia piccola giovane amica- riprese la donna, grave- Tu adesso non conosci ancora l’amaro gusto del rimpianto né il tenace dolore del rimorso. Tornare indietro nel tempo altererà gli equilibri del Cosmo! Potresti morire o persino far morire qualcuno. Sei disposta a rischiare la tua vita, quella altrui e magari non riuscire nonostante tutto a piegare il corso del tempo? Dammi la tua risposta.”
Gaia spalancò gli occhi eccitati sempre più verdi e con un filo di voce, tremante per l’emozione e l’inesperienza, disse: “lo voglio”.
In quel momento successe l’imponderabile, la strega le si scagliò contro, come volesse mangiarle la faccia, le afferrò la testa, le mani sulle orecchie, le sue unghie sembravano una morsa inumana d’acciaio. I suoi capelli si allungarono in una treccia che l’avvolse come un pitone. La sua bocca scottava bruciando intorno alla lingua di lei; sconvolta, Gaia perse i sensi.
Gaia apre gli occhi. Si guarda intorno e tutto quello che vede è familiare, ma – non sa come dire- strano. Insolito.
Non è a casa sua, non è nel suo letto. Sta dormendo su un divanoletto in un luogo che riconosce. Mette a fuoco il tavolo tondo davanti a lei. È casa di Riccardo! Per la prima volta da sei anni si sveglia ridendo: Ce l’ha fatta! È tornata indietro nel tempo: baciare la strega non è stato inutile.
Ride forte tanto che spunta Riccardo dalla sua stanza.
-“Buongiorno! Hai dormito tantissimo!”
– “Oh, scusa! Potevi svegliarmi!!Quanto ho dormito?”
-“ 7 Dworz e 25 Panlit”
- “Cosa scusa?”
- “Te l’ho detto, ci senti? 7 Dworz e 25”
-“Ah sì sì.. Ma, in ore e minuti?”
Riccardo è perplesso.
“Ore e minuti? Non saprei dovrei andare a cercare le tabelle di conversione. Ma perché vuoi saperlo?”
Gaia non riesce a crederci. Riccardo è li, davanti ai suoi occhi, finalmente di nuovo presente e però non sembra lui. Lo osserva, sospettosa, nella penombra del salotto.
“Scusa, ma che ora è?”
“Ancora con queste ore? Ma si può sapere cosa hai sognato? Dimmelo che lo scrivo sul taccuino dei sogni!”
Gaia comincia a coltivare un senso di profondo malessere, fa per alzarsi di scatto dal divano, ma le gambe non la reggono. Riccardo la prende al volo
“Dove vai senza la tua ciclostandia?”
Gaia è tremendamente confusa.
“Ciclostandia?”
“Molto bene, devo essermi dimenticato di darti le tue gocce ieri, maledizione! Allora Gaia, siediti bene, che sennò cadi e ricominciamo da capo. Come ti chiami?”
“Gaia, credo”
“Molto bene. Dove stiamo? Perché sei qui?
“Ad Ostia? A casa tua?” Perché sei il mio ragazzo..?”
“Risposta sbagliata, sono il tuo infermiere personale..!”
“Sul serio?”
“No scherzavo, certo che sono il tuo ragazzo!”
Gaia diventa rossa, le scappa un gridolino di gioia! Ce l’ha fatta! Ce l’ha fatta! È tornata indietro nel tempo! Allora non tutto è andato perduto!
“Sono il tuo ragazzo, e sono un cretino: non ti ho dato le gocce..”
“Ma perché devo prenderle?”
“Non vorrei raccontartelo, ma devo, mi siedo vicino a te, così mi puoi abbracciare”
Lei è confusa, non capisce. Lui le raccoglie le spalle con il garbo del suo braccio destro, le bacia le palpebre, maldestro, ma dolce.
“Hai perso l’uso delle gambe.”
Brusco. Secco. Diretto. Maledetto.
“Come?!” una lacrima solitaria.
“Ci siamo lasciati, l’ultima volta, ricordi? Sei corsa via, hai preso il tuo monopattino e ti sei buttata sull’astrovia, io a piedi, non ho potuto seguirti. Un velitrambus ti ha spaccata a metà. Sei stata per molto tempo, sul pianeta Asclepius, in coma.”
“Astrovia? Monopattino? Pianeta? E adesso? Scusami che anno è?”
“Non capisco perché ti ostini a usare le misure di tempo dei nostri trisavoli. Ma visto che insisti: siamo nel terzo Eostante dell’era del Mung, quindi siamo nel 2167 o giù di li.”
Gaia, terrorizzata fa per alzarsi e inevitabilmente cade, tra le braccia di Riccardo che la sorregge forte e delicato al tempo.
“Scusami, non capisco, il fatto che tu sia rimasta invalida non ti colpisce, ma l’anno si?”
Racchiusa nel suo abbraccio ne assapora l’odore, familiare e antico.
Lo guarda negli occhi e dice sottovoce: “è stato solo un brutto sogno” pensando tra sé: “Chi se ne importa se non sei davvero tu, hai il suo stesso odore e finalmente mi ami. Grazie mia buona strega, ho perso l’autonomia: finalmente non potrò lasciarlo più, andandomene via.
Riccardo apre la tenda, una luce arancione invade la stanza passato e futuro si fondono insieme.
Gaia, finalmente è di nuovo felice.
La giovane minuta guardava, con occhi imploranti, la chioma fulva della donna che le dava le spalle. I capelli ricci, corti e gonfi le incorniciavano il viso, in una fiamma scomposta e guizzante:
“Cosa sei disposta a perdere? Saresti in grado di resistere al fallimento?”
La ragazza strofinava nervosamente le maniche della felpa, torturandosi le mani con la stoffa. Si sentiva così piccola, come si poteva pretendere da lei una risposta certa ad un quesito così adulto? Ma lo voleva ad ogni costo: doveva tornare indietro.
“Io, sì, credo di sì. Non lo so.. In cosa consiste “il fallimento”?”
“Mia piccola giovane amica- riprese la donna, grave- Tu adesso non conosci ancora l’amaro gusto del rimpianto né il tenace dolore del rimorso. Tornare indietro nel tempo altererà gli equilibri del Cosmo! Potresti morire o persino far morire qualcuno. Sei disposta a rischiare la tua vita, quella altrui e magari non riuscire nonostante tutto a piegare il corso del tempo? Dammi la tua risposta.”
Gaia spalancò gli occhi eccitati sempre più verdi e con un filo di voce, tremante per l’emozione e l’inesperienza, disse: “lo voglio”.
In quel momento successe l’imponderabile, la strega le si scagliò contro, come volesse mangiarle la faccia, le afferrò la testa, le mani sulle orecchie, le sue unghie sembravano una morsa inumana d’acciaio. I suoi capelli si allungarono in una treccia che l’avvolse come un pitone. La sua bocca scottava bruciando intorno alla lingua di lei; sconvolta, Gaia perse i sensi.
Gaia apre gli occhi. Si guarda intorno e tutto quello che vede è familiare, ma – non sa come dire- strano. Insolito.
Non è a casa sua, non è nel suo letto. Sta dormendo su un divanoletto in un luogo che riconosce. Mette a fuoco il tavolo tondo davanti a lei. È casa di Riccardo! Per la prima volta da sei anni si sveglia ridendo: Ce l’ha fatta! È tornata indietro nel tempo: baciare la strega non è stato inutile.
Ride forte tanto che spunta Riccardo dalla sua stanza.
-“Buongiorno! Hai dormito tantissimo!”
– “Oh, scusa! Potevi svegliarmi!!Quanto ho dormito?”
-“ 7 Dworz e 25 Panlit”
- “Cosa scusa?”
- “Te l’ho detto, ci senti? 7 Dworz e 25”
-“Ah sì sì.. Ma, in ore e minuti?”
Riccardo è perplesso.
“Ore e minuti? Non saprei dovrei andare a cercare le tabelle di conversione. Ma perché vuoi saperlo?”
Gaia non riesce a crederci. Riccardo è li, davanti ai suoi occhi, finalmente di nuovo presente e però non sembra lui. Lo osserva, sospettosa, nella penombra del salotto.
“Scusa, ma che ora è?”
“Ancora con queste ore? Ma si può sapere cosa hai sognato? Dimmelo che lo scrivo sul taccuino dei sogni!”
Gaia comincia a coltivare un senso di profondo malessere, fa per alzarsi di scatto dal divano, ma le gambe non la reggono. Riccardo la prende al volo
“Dove vai senza la tua ciclostandia?”
Gaia è tremendamente confusa.
“Ciclostandia?”
“Molto bene, devo essermi dimenticato di darti le tue gocce ieri, maledizione! Allora Gaia, siediti bene, che sennò cadi e ricominciamo da capo. Come ti chiami?”
“Gaia, credo”
“Molto bene. Dove stiamo? Perché sei qui?
“Ad Ostia? A casa tua?” Perché sei il mio ragazzo..?”
“Risposta sbagliata, sono il tuo infermiere personale..!”
“Sul serio?”
“No scherzavo, certo che sono il tuo ragazzo!”
Gaia diventa rossa, le scappa un gridolino di gioia! Ce l’ha fatta! Ce l’ha fatta! È tornata indietro nel tempo! Allora non tutto è andato perduto!
“Sono il tuo ragazzo, e sono un cretino: non ti ho dato le gocce..”
“Ma perché devo prenderle?”
“Non vorrei raccontartelo, ma devo, mi siedo vicino a te, così mi puoi abbracciare”
Lei è confusa, non capisce. Lui le raccoglie le spalle con il garbo del suo braccio destro, le bacia le palpebre, maldestro, ma dolce.
“Hai perso l’uso delle gambe.”
Brusco. Secco. Diretto. Maledetto.
“Come?!” una lacrima solitaria.
“Ci siamo lasciati, l’ultima volta, ricordi? Sei corsa via, hai preso il tuo monopattino e ti sei buttata sull’astrovia, io a piedi, non ho potuto seguirti. Un velitrambus ti ha spaccata a metà. Sei stata per molto tempo, sul pianeta Asclepius, in coma.”
“Astrovia? Monopattino? Pianeta? E adesso? Scusami che anno è?”
“Non capisco perché ti ostini a usare le misure di tempo dei nostri trisavoli. Ma visto che insisti: siamo nel terzo Eostante dell’era del Mung, quindi siamo nel 2167 o giù di li.”
Gaia, terrorizzata fa per alzarsi e inevitabilmente cade, tra le braccia di Riccardo che la sorregge forte e delicato al tempo.
“Scusami, non capisco, il fatto che tu sia rimasta invalida non ti colpisce, ma l’anno si?”
Racchiusa nel suo abbraccio ne assapora l’odore, familiare e antico.
Lo guarda negli occhi e dice sottovoce: “è stato solo un brutto sogno” pensando tra sé: “Chi se ne importa se non sei davvero tu, hai il suo stesso odore e finalmente mi ami. Grazie mia buona strega, ho perso l’autonomia: finalmente non potrò lasciarlo più, andandomene via.
Riccardo apre la tenda, una luce arancione invade la stanza passato e futuro si fondono insieme.
Gaia, finalmente è di nuovo felice.