Soli (Luca P.)

Appuntamento a lunedì 17 luglio dalle 21 all'una con una Special dedicata a Franco Brambilla!
Dovrete scrivere facendovi ispirare da una sua immagine a vrete più caratteri del solito: 5000 spazi inclusi!
Kuranes
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Soli (Luca P.)

Messaggio#1 » martedì 18 luglio 2017, 0:54

Vi amiamo.

Avevano risolto tanti misteri: avrebbero risolto anche questo.
Così pensavano mentre la navicella vomitava fiamme e violentava l’aria, Rudy ci tenne a dire che il fuoco usciva dal retro e che quindi più che vomito quello era BIP – intervenne la subroutine di censura a rovinargli la battuta. Nessuno rise.
Sulla via del ritorno Ellie ebbe l’impulso di togliersi il casco. La bombola d’ossigeno ciondolava vuota sulla schiena, rimbalzava a ogni passo, oscillante nell’aria satura di azoto. Non lo fece. Era una regola imposta dai Padroni – la finzione mimetica metteva i bambini veri a proprio agio, ogni discrimine con i loro gemelli in metallo era da cancellare. Rivestimenti in proto-ceramica e giunture in tungsteno, tutti uguali e tutti compagni di giochi.
Quando arrivarono in città la scoprirono vuota. Le automazioni domotiche trasformavano il silenzio in una vibrazione – aria condizionata, tapparelle, frigoriferi, le rotazioni assiali delle case di Ordine Esterno con le quali le facciate si nascondevano da Mizar la mattina e da Alcor il pomeriggio, per sfuggire al calore. Sotto la cupola fabbriche, luce artificiale e calore elettrico.
I Simulanti adulti ciondolavano spenti in giro per la città. Solo i Padroni potevano accenderli. Si guardarono perplessi di fronte al corpo immobile che replicava le forme della madre di Pauline.
Al lavoro Banda, ghignò Jimmy. La sua spavalderia rinsaldò gli animi.

Vi amiamo, ma il tempo stringe e lo spazio manca.

Passarono due giorni. Non erano mai stati così tanto tempo da soli. Erano abituati ad avere un gemello ciascuno e almeno quattro genitori, e ora non avevano altro che se stessi – nessun Padrone a indicargli la strada, sono gli input dettati dai computer quantici che gli facevano da cervello.
Esplorarono la seconda città con la gaiezza dettata dalla loro natura. Doveva essere uno scherzo – i padroni erano sottoterra, nascosti, la navicella era un trucco per distrarre un gruppo di invasori. Oppure no, una gigantesca caccia al tesoro, avrebbero trovato gli indizi scritti col gesso sulle lavagne, mappe e bigliettini nascosti nei luoghi più impensati.
Quand’erano al centro della piazza si innescò una sub-routine ludica. Si presero per mano e iniziarono un girotondo – ridevano, giocavano. Poi finì. Al lavoro, Banda.
Mentre camminavano verso la terza città Julia alzò gli occhi. Le stelle non erano della notte – appartenevano al giorno, due ed enormi e violente. Sempre più violente. Se Julia fosse stata di carne, si sarebbe già ustionata.

Vi amiamo – tutti, i bottoni con cui spegnervi e i sorrisi con cui vi accendete. Ma il tempo stringe e nella fretta si nascondono le disattenzioni. Le dimenticanze. Una vigliaccheria, forse, mascherata di pietà. In fondo rifarvi è così facile. Spegnervi così crudele.

Esplorarono ogni città. Attraversarono ogni deserto. A ogni piazza vuota Jimmy ghignava e li guardava. Al lavoro, Banda.
Non trovavano indizi di una spiegazione plausibile, perciò la notte esploravano le possibilità facendone storie vissute da altri. I Padroni erano stati rapiti dagli alieni, i Padroni erano diventati invisibili, era tutto un sogno ad occhi aperti oppure forse, forse, forse erano precipitati in una dimensione parallela dove volavano navicelle fantasma e tutto era inspiegabilmente spento e vuoto.
I loro cervelli sviluppavano fino a 20 pentaFLOPS. Nel giro di un secondo elaboravano più storie di quante ne avrebbero potute verbalizzare in un millennio. Esploravano racconti e città, la notte riposavano pur non avendone bisogno – se i Padroni li avessero visti, l’avrebbero voluto. Camminavano nella circolarità cannibale della propria programmazione, una CPU come anima e i comandamenti inscritti in sequenze infinite di “zero” e “uno” – abitudini e nozioni assegnategli dai Padroni.
Nessuna capacità di apprendere. Nessuna capacità di dubitare. Non ne avevano bisogno – serviva loro solo ciò che i Padroni reputavano necessario. Personalità sbozzate di eterni bambini, saldi nella convinzione che animava la loro ricerca, formulata nell’anima in codice binario e che li condannava a non poter risolvere il mistero:

Vi amiamo. Siete i nostri bambini. Non vi lasceremo mai.

Camminano sulla sabbia, fra sabbia e colline di vetro. Mizar e Alcor non tramontano da giorni. L’alternanza fra mattina e pomeriggio è diventata onnipresenza. Insieme, le due giganti occupano un decimo della porzione di cielo visibile. Molte città sono già andate a fuoco. La proto-ceramica inizia a cedere, si aprono buchi nelle guance. Il tungsteno resiste.
Camminano sulla sabbia. Fra sabbia e colline di vetro. A volte, fra i fuochi, si prendono per mano e ballano.
Ultima modifica di Kuranes il martedì 18 luglio 2017, 0:59, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#2 » martedì 18 luglio 2017, 0:57

Ciao Luca! Tutto ok con i parametri, divertiti in questa Brambilla Edition!

Kuranes
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#3 » martedì 18 luglio 2017, 14:25

A titolo di mani tese, avevo scritto il racconto nell'editor del forum, l'ho perso e l'ho riscritto nel giro di mezz'ora andando a memoria. La spossatezza è causa di imprecisioni tipo "computer quantico" (se son bit non è quantico... perdonate l'autore).

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maria rosaria
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#4 » mercoledì 19 luglio 2017, 16:49

Ciao Luca.
C'è un non so che di poetico nella tua storia. Una malinconia che, se pur interrotta ogni tanto dall'incitazione spavalda di Jimmy, non si smorza fino alla fine.
Questo non mi disturba perchè a me piacciono i racconti tristi, soprattutto in quella fantascienza che si fa metafora di una vita terrestre ingiusta o maligna.
Qui però ci sono parecchie cose che mi sfuggono e me ne dispiace.
A cominciare dai corsivi. Sono i pensieri di qualcuno? Ma di chi?
Ho capito che nella storia ci sono due diverse tipologie di creature: i Padroni, che sono esseri viventi, e i Simulanti che dovrebbero essere degli androidi. Non riesco però a inquadrarli bene e a capire il loro ruolo nella vicenda.
Siamo su un pianeta in cui i due soli stanno bruciando tutto, persino i Simulanti fatti di tungsteno.
L'ambientazione è affascinante, credo però che questi cinquemila caratteri non siano sufficienti per godere a pieno della storia. Mi piacerebbe che fosse sviluppata.
Alla prossima.
Maria Rosaria

Kuranes
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#5 » mercoledì 19 luglio 2017, 17:48

Sigh. E dire che ogni volta ho paura di telefonare troppo le cose. Stavolta proverò a difendermi:

In sintesi:

1. I Padroni, gli abitanti di un pianeta prossimo a bruciare (e questo immagino si capisca, "due soli violenti, sempre più violenti" e via dicendo)

2. Lo abbandonano (la navicella, il fatto che ogni città sia vuota)

3. Lasciano sul pianeta accesi e senzienti, per vigliaccheria distrazione poco spazio o chi sa cos'altro ("il tempo stringe e lo spazio manca", "le disattenzioni. Le dimenticanze. Una vigliaccheria, forse, mascherata di pietà").

4. Degli androidi-bambini (e questo diamo per buono che sia chiaro, è telefonata ovunque e l'immagine l'abbiamo vista tutti)

5. Costruiti su modello dei propri figli di carne ("la finzione mimetica metteva i bambini veri a proprio agio, ogni discrimine con i loro gemelli in metallo era da cancellare", "tutti uguali e tutti compagni di giochi", "Erano abituati ad avere un gemello ciascuno")

6. Sul pianeta ogni persona ha un Simulante, adulti e bambini compresi ("Erano abituati ad avere un gemello ciascuno e almeno quattro genitori")

7. Quei bambini-androidi sono gli unici rimasti accesi ("I Simulanti adulti ciondolavano spenti in giro per la città.")

8. Vagano per il pianeta in cerca dei propri genitori di carne, i Padroni (cercando di risolvere il "mistero" della loro dipartita/scomparsa)

9. Incapaci di concepire d'essere stati abbandonati perché la loro programmazione non gli permette di sviluppare nuove idee e quindi nemmeno di immaginare quest'idea. ("Nessuna capacità di apprendere. Nessuna capacità di dubitare." "saldi nella convinzione che animava la loro ricerca, formulata nell’anima in codice binario e che li condannava a non poter risolvere il mistero: Vi amiamo. Siete i nostri bambini. Non vi lasceremo mai.")

10. Li aspetta quindi un destino abbastanza sgradevole.

Il corsivo rappresenta la voce dei Padroni/Genitori. Che non è espressa in uno spazio-tempo definito: all'inizio rappresenta i loro pensieri prima di partire, nell'ultima battuta esprime il concetto-cardine della programmazione dei Simulanti-bambini.

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Eugene Fitzherbert
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#6 » mercoledì 19 luglio 2017, 22:32

Ciao, Luca P.,
prima volta, credo, che leggo qualcosa di tuo. Inizio col farti i complimenti per lo stile sognante e etereo, molto bello.
L'interpretazione che hai fatto della illustrazione di Brambilla è molto originale e il senso di disperazione e abbandono che traspare dalle tue parole è quasi una contrapposizione alla resa artistica, che è invece ispirata alla fantascienza speranzosa degli anni 50 e 60. Quel che mi è sembrato è che l'immagine è il prologo non raccontato che sta alla base del tuo racconto, che quindi è inscindibile dal disegno stesso.
Purtroppo, anche io mi sono un po' perso tra le parole, e spesso mi sono ritrovato a far su e giù per il testo per cercare di riprendere il filo. La spiegazione che ne hai fatto qualche commento più su è stata cruciale. Rileggendolo si notano tutte queste cose e forse meritavano di essere sottolineate un po' di più.
Comunque, bravo al di là di tutto! Ottima SF!

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giancarmine trotta
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#7 » sabato 22 luglio 2017, 10:29

Ciao Luca,
riscrivere la storia in trenta minuti, col nervosismo associato alla perdita dello scritto precedente, è stata una bella sfida. Al solito, non essendo esperto di computer quantici e pentaFlops, mi concentro sulla storia.
Le tue spiegazioni sono servite molto. Anche se molti passaggi si intuivano, leggendo i punti elencati tutto risulta più chiaro: il ruolo degli androidi, quello dei Simulanti e tutte le difficoltà.
Anch'io ho ritrovato sin da subito la malinconia come filo - conduttore. Questo aspetto è da sottolineare perché molti racconti hanno un lato malinconico; è come se l'immagine avesse agevolato tale declinazione (i colori caldi? vorrei tanto leggere il commento della Guest a proposito!). Ti evidenzio che non è una pecca, anzi, questo futuro cosmo - malinconico rende la storia e i personaggi simili al classico genere umano, molto vicino ai piccoli migranti che perdono i genitori per strada. Ma forse esagero!
Quindi, in conclusione, la storia risente di alcuni passaggi mancati, probabilmente dovuti alla fretta di riscrivere tutto; però ho apprezzato i contenuti e la trama, che hanno un senso e, grazie anche alle spiegazioni, arrivano dritti al cuore del lettore.
Alla prossima,
G.

valter_carignano
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#8 » sabato 22 luglio 2017, 18:27

ciao
non credo di essere particolarmente intelligente o intuitivo, però avevo colto quasi tutto (o almeno, tutto l'essenziale) prima di leggere il tuo post di spiegazione. Probabilmente, abbiamo processi mentali in parte simili, o letto gli stessi libri... o siamo cloni, chi può dirlo?
Racconto malinconico, che scorre bene nonostante l'inconveniente che ti è capitato, secondo me sufficientemente chiaro. Bella e toccante l'immagine chiave del girotondo: cosa sarebbero (saremmo) senza le loro (nostre) sub routine?

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angelo.frascella
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#9 » domenica 23 luglio 2017, 23:40

Accidenti, Luca, che bel racconto. Sarà che sono avvezzo al genere, ma non ho avuto difficoltà a capirlo. Bella l’idea e la realizzazione, la malinconia che pervade il racconto è davvero palpabile e non si può non provare pietà per questi poveri Simulanti inconsapevoli. Tra l’altro, il tuo racconto alterna Tell e Show, usi un narratore onniscente (che la teoria dice allontani il lettore) e inserisce anche parecchi infodump, ma tutto ciò non rovina il racconto. In proposito ho un’idea precisa sull’uso delle regole in scrittura: quando un racconto basato su una buona idea non funziona, quasi sempre si riesce a trovarne i problemi vedendo quali regole non sono state rispettate, ma questo non vuol dire che un racconto che non rispetti le regole sia per forza un cattivo racconto. Questo dipende da due fattori. Il primo è l’atmosfera che si vuol ottenere: nel tuo caso lavori per creare un’atmosfera poetica e malinconica e il “narrato” scritto bene come in questo caso è fondamentale a questo scopo. Il secondo è la potenza di alcuni elementi del racconto che bilanciano la mancanza di altri: nel tuo caso lo stile, per esempio, riesce a sostenere da solo tutto il racconto.

A rileggerci,
Angelo

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DandElion
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#10 » martedì 25 luglio 2017, 23:51

Ciao Luca!
Mio grosso limite, non leggo i "commenti spiegazione" prima di approcciarmi al racconto perchè VOGLIO che si capisca tutto nel suo complesso senza spiegazioni. Un po' come una tavola disegnata (deformazione professionale) che se te la devo riempire di scritte per fartela capire significa che non è ben comprensibile.
Fatta questa premessa, a prima lettura non ci ho capito quasi nulla, a parte che siamo chiaramente in un ambiente distorto, utopico/distopico e che i nuclei familiari sono composti necessariamente 50% organic 50% cyborg. E tutto questo mi piace. A seconda lettura ho capito che qualcosa era andato storto e che questi 2 (di cui uno ghigna qualsiasi cosa accada) sono stati lasciati soli volontariamente e non si sono allontanati spontaneamente.
La terza lettura l'ho fatta dopo aver letto lo spiegone e allora, sì, cavolo, allora si torna tutto, MA senza lo spiegozzo non è così comprensibile.. mi piacerebbe rileggere questo racconto il 15mila battute, dove lo spiegamento di spiegazioni spiegate viene integrato comodamente alla narrazione e il lettore mediamente ciuco (tipo me) possa capire chi-che cosa-dove-perchè senza andare a leggere il tuo spoiler.
Bello però, l'idea è molto buona.
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!

Kuranes
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#11 » mercoledì 26 luglio 2017, 9:28

Sarò provocatorio: posto che nessuno è più stupido di nessun altro, non sarà che il discrimine fra chi ha capito e chi no sta nell'attenzione della lettura? Perché per pensare che il racconto abbia due protagonisti, si deve ignorare sia l'immagine di partenza che l'uso di almeno cinque nomi diversi nel racconto (Rudy, Ellie, Jimmy, Pauline, Julia).

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lordmax
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Re: Soli (Luca P.)

Messaggio#12 » giovedì 27 luglio 2017, 11:14

Che bello sentire che non sono l’unico ad aver scritto tutto in 20 minuti. Anche se nel tuo caso è pure peggio, io semplicemente lavoravo.
La storia parte con una bellissima evidenza che non si tratta di umani. Mi piace quando l’autore non gioca con i falsi misteri.
Anche se la storia è molto raccontata e qualche frase scricchiola o i dettagli tecnici sono poco chiari (20 petaFLOPS sono pochi per una mente umana ma forse 20 pentaFLOPS sono di più ^__^) scorre bene e si legge volentieri.
Hai sviluppato il mistero in modo egregio, si capisce fin da subito che qualcosa non funziona ma non si capisce cosa fino almeno a metà racconto.
Quello che mi stride un po’ è il fatto che si raccontino storie anche se, come dici al paragrafo successivo non ne hanno bisogno.
Resta solo una domanda: perché i padroni hanno spento gli androidi adulti e lasciato acceso i bambini? La storia della vigliaccheria non quadra. O tutti o nessuno, sarebbe stato più coerente forse.

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