Fiamma e argilla

Lunedì 16 ottobre dalle 21.00 all'una.
Tema: LA PORTA.
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raffaele.marra
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Fiamma e argilla

Messaggio#1 » martedì 17 ottobre 2017, 0:16

Fiamma e argilla
(di Raffaele Marra)

Fu Peppino il muto a chiamarla Fiamma, quando sentì le carni arroventarsi di piacere in una notte di agosto là, sul ciglio della collina. Il suo urlo echeggiò scabroso per tutta la strada, zittì i grilli e stuzzicò il desiderio già vivo di chi ancora attendeva. “Fiamma!”, urlò l’uomo, e poi tornò nel suo silenzio eterno.
E Fiamma fu, visto che nessuno conosceva il suo vero nome.
Che fosse bella era evidente. Che fosse brava, lo dicevano in molti, a bassa voce, e con un sorriso malcelato dai baveri tirati in su per nascondere segreti e peccati.
Fiamma veniva da chissà dove, e la sua bellezza, in quel paese di contadini avvezzi alle crepe rudi della terra secca e alle fronde scomposte dei rovi, era desiderio comune che animava i pensieri e agitava le membra.
Abitava nell’ultima casa del paese, là dove gli sguardi impietosi dei benpensanti arrivavano solo di striscio, sul bordo estremo della collina argillosa. E quel luogo di miseria la notte vedeva il lento e silenzioso avvicendarsi di uomini di ogni età, diversi in nome, stazza e veste, ma accomunati dalla stessa espressione inquieta di chi spera di addentare il frutto proibito.
La casa era piccola, come le altre: quattro muri di mattoni, calce bianca e poco altro, un tetto di canne e tegole sporche di muschio, mattoni freddi e consumati sotto i piedi. La sua porta di legno, verde come le sfumature dei suoi occhi, era sempre chiusa.
Sulla maniglia, tuttavia, a volte si poteva scorgere una piccola rosa incastrata tra ferro e legno.
Era il segnale, quella rosa. Quello che tutti, in paese, conoscevano.
La rosa sull’uscio indicava che Fiamma era dentro, sola e disponibile, e che il chiavistello era aperto.
La liturgia perversa di quell’angolo di paese dove Dio non osava neanche guardare prevedeva che l’uomo, sfilata la rosa dalla porta, entrasse liberamente in casa per godere dei piaceri di quel fiore che non aveva spine se non per l’anima. E lì Fiamma prendeva ad ardere, capace di sciogliere ogni contegno come si scioglievano, a volte, i fianchi crespi di quella collina.
Aveva venticinque anni, Fiamma, alle spalle mille storie di miseria che si perdevano puntualmente nell’abbraccio generoso delle sue gambe. Non aveva conosciuto genitori né amici né amori. Solo gente su gente, paesi dopo paesi, fughe, dita puntate e diffidenza, sudore e povertà.
E tanta, troppa solitudine.

Quella notte Don Giovanni guardava la porta di Fiamma, la rosa.
Di peccatori ne aveva confessati, in quegli anni, tutti con occhi contriti e voce bassa, le mani strette per pregare e le ginocchia piegate per chiedere perdono. Ma poi, a guardarli un attimo negli occhi, don Giovanni leggeva sempre, nel loro ricordo, una scintilla di piacere che, immondo, resisteva al pentimento.
Il pensiero, quella notte, aveva mosso i suoi piedi e animato il suo coraggio. Il sacerdote, stretto nel mantello scuro violato appena da pochi fiocchi di neve, raggiunse l’uscio e, sfilata la rosa, spinse la porta.
«Buonasera», lo accolse sorridendo la donna. Quando poi lo riconobbe, il suo sorriso si tramutò all’istante in compiacimento.
«…E hai fatto ‘na buona pensata, stasera», aggiunse maliziosa ravvivando i lunghi capelli neri. Era in piedi, Fiamma, al bordo del letto ancora intatto, una veste pesante verde scuro e uno scialle di lana rossa sulle spalle.
Don Giovanni chiuse la porta e, con la rosa in mano, cercò di governare la tensione.
«Sono venuto per parlarti.»
«Parlarmi?»
L’uomo annuì. Fece un passo in avanti, gli sembrò che il mondo vibrasse per un attimo, quindi si fermò. Attese che passasse il capogiro, poi riprese a parlare.
«È da un po’ di tempo che ti osservo. E so come passi le notti.»
Fiamma lo guardò, forse anch’ella inquieta.
«Conosco tante cose di te, e forse so anche di cosa hai bisogno…», disse uno dei due…

Quella notte, la frana portò giù il lato della collina.
Furono in molti a morire tra le macerie, polvere nella polvere, carne all’argilla.
All’alba, il mondo apparve tagliato in due: da una parte le case salve, le vite scosse, i lamenti e lo spavento, dall’altra le macerie confuse, i corpi immobili, il silenzio.
Tra l’uno e l’altro universo, la casa di Fiamma tagliata in due dalla frana: a monte la parete d’ingresso, lesionata e ricurva come un tronco d’ulivo, a valle tutto il resto, compresi i corpi sporchi della donna e del sacerdote.
Venne il giorno e i superstiti presero a cercare tra le rovine.
Qualcuno posò gli occhi su quell’insolita coppia di corpi senza vita, l’una tra le braccia dell’altro, stretti in un abbraccio eterno, come un’amante esperta con il cliente ben pagante o come una penitente tra le braccia del confessore.
Molti guardarono ma nessuno, quella mattina, osò ipotizzare, né immaginare, né giudicare.
I più, ben presto, tornarono a rovistare sgomenti tra le macerie.
Nessuno, poi, notò che sulla porta di Fiamma, appesa miracolosamente sul ciglio del mondo, la rosa non c’era più.



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antico
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#2 » martedì 17 ottobre 2017, 0:18

Ciao Raffaele! Tutto ok con i parametri, divertiti in questa Schiavo Campo Edition!

Ps: ti ricordo che hai tempo fino all'una per modificare il racconto a tuo piacimento (senza superare il limite di caratteri, però). Nel caso, invece, che tu lo modifichi dall'una e un minuto fino all'una e trentatre, incorrerai in malus.

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DandElion
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#3 » martedì 17 ottobre 2017, 0:24

Sei sempre di una delicatezza incantevole <3
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!

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raffaele.marra
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#4 » martedì 17 ottobre 2017, 8:16

Grazie DandElion. Sei troppo buona

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Flavia Imperi
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#5 » martedì 17 ottobre 2017, 11:29

Sono nell'altro gruppo ma ho sbirciato... che bella! Bravo Raffaele, ottima prosa e storia toccante.
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Flavia Imperi
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#6 » mercoledì 18 ottobre 2017, 8:51

Ecco, dopo una bella gaffe da assenza troppo prolungata, ho scoperto che è questo il gruppo che devo commentare, ma ti dirò, in realtà ne sono felice perché questo tuo racconto mi è piaciuto moltissimo. La protagonista mi ricorda un po' la "Bocca di rosa" della canzone, personaggio splendido, e tutto il racconto mi è sembrato un omaggio ben fatto alla bellezza femminile, concentrata in un personaggio fragile eppure potente, che riesce a far sgretolare remore e convinzioni (e magari, in qualche modo simbolico, montagne?). Che dire, incipit forte, narrazione poetica e incisiva, finale perfetto. E quella porta verde come fulcro vitale della narrazione. L'unica nota stonata, per me, è quella frase ambigua: "«Conosco tante cose di te, e forse so anche di cosa hai bisogno…», disse uno dei due…", ma potrebbe anche essere una piacevole infrazione alle regole, in fondo. L'importante è conoscerle le regole, poi ci si può giocare, mi disse una volta un grande scrittore. Comunque, devo ancora leggere tutti i racconti, ma penso che il tuo finirà sul mio podio.
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Eugene Fitzherbert
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#7 » giovedì 19 ottobre 2017, 18:41

Ciao, Raffaele!
È sempre bello leggere un tuo racconto e te lo ripeto ogni volta, mi sa...
Questo, poi, è molto morbido, condito con metafore e perifrasi per descrivere in maniera pudica il fatto che Fiamma amasse l'amore più di ogni cosa. Il riferimento a Boccadirosa è già stato ampiamente citato da Flavia e si legge ancor di più nella 'rosa' incastrata nella porta. Il finale tragico è tipico in queste storie di amanti e amori tossici, e appare di più come un castigo divino, di quello stesso dio che non osava guardare...

Forse c'è un po' troppo head hopping: prima narratore onnisciente, poi Don Giovanni con quell'ultima frase, incognita e per finire il narratore onnisciente again. Quella frase non riesco a togliermela dalla testa: non perché voglio sapere chi ha parlato, ma perché stona, un po' rovina la tensione del momento, per altro magistralmente orchestrata. Un'idea sarebbe stata quella di farla pronunciare contemporaneamente sia a fiamma che a DG, creando quel antitesi di intenti che sarebbe sfociata nella valanga e nella fine di Fiamma. Ma sto delirando, forse in preda allo stesso bollore che spingeve gli abitanti a tornare sempre verso la casa sulla collina!

Bravo come sempre, complimenti!

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Adry666
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#8 » venerdì 20 ottobre 2017, 16:26

Ciao Raffaele,

il tema è centrato, la porta c’è.
Racconti in modo delicato una vicenda squallida, riesci a far sentire l’odore di terra e l’umido delle case. La storia non è molto originale, e in generale non mi piace il ruolo della donna prostituta e il prete che cade in tentazione, lo trovo troppo scontato.
Per tutto il resto mi sembra sia tutto perfetto come al solito.
(a parte la frase ambigua, già segnalata, che non ho capito bene nemmeno io come inquadrarla.)

Ciao
Adriano

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SalvatoreStefanelli
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#9 » venerdì 20 ottobre 2017, 19:41

Ciao Raffaele. Pur potendo evitare i commenti, visto che siamo nello stesso gruppo, preferisco dire la mia. Scrivi molto bene, grandi tempi, ottime atmosfere, quella giusta dose di poesia nel narrare. Io, al contrario di Adriano, non vedo lo squallore in questa storia (se togliamo il puro discorso sulla prostituzione e su gli uomini che ne sono la causa e i beneficiari). Come tutti ti hanno detto, si legge Bocca di Rosa quasi a ogni rigo, però non stona l'omaggio, secondo me l'arricchisce quando cambia registro e finale. Anche a me quella frase da fastidio e il suggerimento di farla dire a entrambi mi sembra ottimo per darle un senso in questa storia. Mi ha lasciato perplesso l'ultima frase, forse perché non ne ho capito il significato. Nel complesso la storia mi piace. Pur se non è molto originale, ma quali storie sono invero pienamente originali?

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raffaele.marra
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#10 » sabato 21 ottobre 2017, 8:45

Ciao a tutti e grazie per lettura e commenti.
Il racconto è ispirato a un evento avvenuto realmente nel mio paese più di tre secoli fa. Di quella frana la storia locale tramanda solo poche notizie, molte delle quali sono incerte e somigliano più a legende. Tra queste, mi ha sempre colpito la figura di un certo don Giovanni (non scrivo il cognome perché il "mio" don Giovanni è solo vagamente ispirato a questo) il cui corpo fu trovato sotto le macerie della casa in una posizione tale da far credere a molti che fosse morto mentre confessava e assolveva dai peccati un penitente. Questa scena l'ho interpretata e rigirata a modo mio con l'intento di costruire una storia ambigua, come ambigui sono in un certo senso i suoi protagonisti. Il perché don Giovanni quella sera sia entrato da Fiamma non si sa di certo, lo si può solo ipotizzare: le alternative sono che abbia ceduto alla tentazione oppure, al contrario, che abbia avuto il coraggio di affrontare la giovane per cercare di convincerla a "cambiare strada".
La famigerata frase «Conosco tante cose di te, e forse so anche di cosa hai bisogno…» può essere dunque attribuita a entrambi, e questa ambiguità mi piaceva alimentarla in ogni modo (forse però, in questo caso, ho davvero un tantino esagerato!)
Ho voluto poi mantenere l'ambiguità sulla posizione dei due corpi dopo la morte ("...come un’amante esperta con il cliente ben pagante o come una penitente tra le braccia del confessore...") e anche sul finale (la rosa non c'è più perché Fiamma ha smesso di "ricevere" uomini oppure perché è ancora impegnata con il suo ultimo amante?). Insomma, mi piaceva l'idea di questa lotta antica tra passione e morale che in realtà non finisce mai e, pertanto, non è mai chiaro quale delle due abbia realmente la meglio sull'altra.
Per un minimo approfondimento sulla storica frana di Pisticci vi allego un link: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/ ... lonia.html

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Ace
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#11 » sabato 21 ottobre 2017, 15:28

Le vicende della vita che si incontrano e si scontrano con il sacro e il profano, entrambi vinti dalla furia degli elementi. Una porta dal quale spiraglio lascia intravedere il lato oscuro dell’uomo. Non ho ben capito se il Sacerdote si presenta per consumare o per ravvedere, la seconda ipotesi giustificherebbe la frana, forse inviata dall’Altissimo a punizione dei peccati. Ma al netto di ciò, mi è parsa una buona prova.

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Andrea Partiti
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#12 » giovedì 26 ottobre 2017, 10:01

Il tuo racconto mi è piaciuto molto, niente temi sociali troppo diretti e una prosa delicata ma senza esagerare nel voler essere lirica e raffinata, che è quello che mi disturba di solito.
I cambi di punto di vista secondo me funzionano, sono necessari per quel che ci vuoi raccontare. Su questa lunghezza non c'è davvero il tempo di abituarsi a un narratore ed essere disturbati quando cambia, tutto è nuovo continuamente e il "lettore attento" secondo me non si trova davvero spaesato.
La frase ambigua è il cardine del racconto, è la tua sliding door che porta ognuno a vedere quel che vuole (o a restare nel dubbio). Purtroppo siccome ci piace offenderci, suppongo che ognuno decida di vedere non l'interpretazione che gli è più congeniale ma quella che lo offende o disturba di più. "Prete tentato da una prostituta, già visto, di cattivo gusto" o "Prete che ravvede prostituta, patetico", mentre *forse* lasciando più implicito lo sdoppiamento, potresti impedire questo fenomeno.
L'uso che fai del tema, della rosa e della porta che resta in piedi alla fine in modo simbolico, sono forse i dettagli che ho apprezzato di più, per come tengono tutto insieme in maniera graziosa.

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lordmax
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#13 » giovedì 26 ottobre 2017, 18:21

Racconto molto delicato e leggero per una storia che di delicato e leggero non ha nulla.
Bella l'immagine della rosa alla porta che ricorda la bocca di rosa nostrana e la lanterna rossa cinese, sempre di rosso si parla e sempre di disponibilità almeno in parte forzata si tratta.
L'idea della prostituta del paese, tutti lo sanno ma tacciono, anche evidentemente le mogli di chi approfitta dell'occasione è molto tipico della provincia italiana e l'ambientazione lo rende perfettamente.
I tempi della narrazione sono corretti e coerenti e la velocità del racconto non muta neppure durante la frana, una bella prova di tecnica.
Ovviamente il tema della porta è centrato in pieno sia all'inizio sia nel dettaglio finale.
Mi è piaciuta molto la dicotomia fra Fiamma e Don Giovanni. La fiamma della perdizione eterna e l'araldo della salvezza che si incontrano/scontrano nel momento finale della loro esistenza come l'ultima battaglia fra le schiere celesti e infernali. Il non sapere come sia finito, se mai è finito è un tocco in più che aumenta il gusto del racconto.2
Mi è piaciuta la frase "«Conosco tante cose di te, e forse so anche di cosa hai bisogno…», disse uno dei due…" perché rende bene l'elemento di parità fra i due. Non mi è invece piaciuto il 'disse uno dei due' trovo che faccia perdere tensione, mordente. Obbliga il lettore a saltare dalla prima persona multipla all'osservatore onniscente. Io proverei a toglierlo del tutto e lasciare che sia il lettore a scegliere chi dice e chi non dice.
In conclusione ottimo lavoro davvero.

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marco.roncaccia
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#14 » giovedì 26 ottobre 2017, 18:43

Ciao Raffaele,
sbaglio o ultimamente ti piace cimentarti con un narratore onnisciente? Per carità la tua è una scelta che rispetto, però mi domando il perché di una modalità così “vintage” di raccontare le storie. Non mi convince, soprattutto perché rende la storia distante e sei costretto a produrti in esercizi di poetica per riavvicinare il lettore. In questo caso il richiamo a “bocca di rosa” di De André sorge spontaneo e questo non apporta niente di buono al tuo racconto. Non è una citazione diretta, non sembra un omaggio. Detto questo, trovo l’idea molto buona e, sono sicuro, un narratore diverso potrebbe farla brillare di più.

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giancarmine trotta
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#15 » giovedì 26 ottobre 2017, 19:36

Beh, che dire, leggevo e non immaginavo, ma è come se stessi guardando le scene, come in un film.
Un film drammatico per le genti che vivono sull'argilla, su un terreno modellato (violentato?) dall'uomo e dalla natura. In quel contesto contadino un prete va contro la storia. E' vero, è un finale aperto, ma da qualsiasi lato si voglia vedere l'azione di Don Giovanni, essa resta comunque antistorica, almeno fino agli anni della civiltà contadina.
Un prete da una puttana.
Un prete con una puttana.
Oggi forse non sarebbe più definita così. Per fortuna ci sono molti preti che aiutano le prostitute e pochi che godono delle loro prestazioni.
Considerando il finale aperto, uno di quei finali che farebbe la fortuna dei talk show pomeridiani con tanto di colpevolisti e innocentisti, la frase senza padre «Conosco tante cose di te, e forse so anche di cosa hai bisogno…» ha un suo fondamento. Mi spiego: non avrebbe avuto senso se alla fine avessimo scoperto il vero motivo della presenza di Don Giovanni a casa di Fiamma. Ma non ci sono indizi in questo senso. E' il lettore che decide cosa ci faceva il prete da lei.
E' il lettore che determina il padre di quella frase.
Complimenti Raffaele e alla prossima,
G.

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antico
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Re: Fiamma e argilla

Messaggio#16 » mercoledì 1 novembre 2017, 19:40

Molto buono davvero. La frase oggetto di discussione: mi è piaciuta in quanto osi e sperimenti, pur all'interno di un tipo di narrazione classica. In quel punto, tra l'altro, cominci ad allontanare la voce narrante dai protagonisti, è funzionale al lasciare un dubbio che, sostanzialmente, è alla base della motivazione stessa per cui hai deciso di narrare proprio questa storia: sacro o profano? Carne o spirito? Lo promuovo con un pollice su.

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