“Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Lunedì 16 ottobre dalle 21.00 all'una.
Tema: LA PORTA.
Partecipanti in gara: 18
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Adry666
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“Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#1 » martedì 17 ottobre 2017, 0:42

“Il grande rutto cosmico”


“Un piccolo passo per me, un grande salto doppio per l'umanità!” – A.J.



Miriadi di giornalisti agitavano i microfoni come se fossero delle canne in una tormenta, seguiti da cameraman sudati e sgomitanti, in precario equilibrio su scarpe di ginnastica logore e tutte uguali.
- Un piccolo passo per me, un grande salto doppio per l'umanità!
Proprio così, ma di faccia per terra!
- Dai, raccontaci tutto! Tu sei stato uno dei pochi a ritornare indietro vivo, cosa hai visto?
Sono vivo, sicuri ragazzi??
- È vero che ci sono meraviglie inimmaginabili: macchine volanti, androidi al tuo servizio, donne magnifiche con quattro seni e capelli lunghi fino al pavimento?
Donne ce ne sono.
- Abbiamo sentito che si viaggia con un teletrasporto attraverso un tunnel spazio temporale, ce lo descrivi?
Alzai le mani in alto per avere silenzio.
Mi sistemai il cravattino del frac e mi schiarii la voce con un colpo di tosse. I flash dei fotografi mi tempestavano il viso come tante scariche di raggi laser. Ma è il successo, bellezza.
- Io ho visto cose che… ho attraversato deserti roventi coperti da decine di soli cavalcando dromedari a sei gobbe e tappeti volanti.
- Tappeti volanti?
I tappeti li usavano, sì, ma per coprire i cadaveri. E come coperte durante le notti gelide. E come giacigli per i nostri corpi esausti senza più forma.
- Sì, li comandavo con dei fili di guida: mi alzavo a centinaia di metri dal suolo e saettavo veloce nell’aria calda; volavo alto sfidando draghi a tre teste e uccelli meccanici grandi come elefanti.
E sfidavamo mannaie che aprivano le persone come taglierini su un pezzo di tela. E coltellacci che fendevano l’aria con il loro bagliore argenteo.
- Ho viaggiato attraverso miliardi di milioni di stelle; erano così tante che sembravano granelli di sabbia di una spiaggia infinita.
E ho anche mangiato manciate di sabbia per punizione, o durante le tempeste che ci sferzavano senza pietà. I nostri occhi piangevano lacrime solide che ci incistavano gli occhi rendendoci quasi ciechi.
- Ho visto pianeti di mille colori e di forme così strane che all’inizio pensai che fossero dei frutti giganti: pere, ananas, banane…
Magari averceli: la fame ci stringeva lo stomaco in una morsa mortale, e poi ce lo contorceva, come uno straccio da strizzare, fino a farci sputare sangue. Mangiavamo di tutto, anche le scarpe, gli insetti, e forse qualcuno si è anche cibato del proprio compagno di viaggio. Forse.
- E le galassie a spirale di cui ci dicevi?
- Fantastiche: giravano così velocemente che sembravano dei Dervisci impazziti. Ruotavano su se stesse trascinando ammassi stellari crepitanti.
I mulinelli nell’acqua inferocita ci risucchiavano come aspirapolveri giganti. Chi nuotava bene forse sopravviveva, altrimenti… Io ho bevuto tutto il bevibile per rimanere vivo nel turbinio di morti gonfi come palloncini di una festa. Bere per non affogare. Annaspare per non scendere nel buio con un biglietto di sola andata.
- E alla fine sei arrivato? Li hai visti gli “altri”? Gli alieni?
- Ebbene sì, erano centinaia. Ci aspettavano. Erano strani: maschere sulla bocca, occhiali scuri per nascondere gli occhi, tute enormi protettive sul corpo lattescente.
E guanti per non toccarci, per non infettarsi. E sguardi torvi per addossarci una colpa che non avevamo, non abbiamo.
- E c’è stata anche una festa in nostro onore con dono di vestiti e cibo a volontà!
E docce gelate sui nostri corpi nudi senza dignità, e brodaglie insapori che “era meglio della fame nera.”
- E come vi siete capiti, che lingua parlavano?
- Un linguaggio difficile, molto diverso dal nostro; ci siamo intesi a gesti.
Brutti gesti: vai via, mettiti qui, zitto altrimenti ti picchio, seduto e buono, fai schifo.
Però mi ricordo ancora di un sorriso, di quel sorriso sotto la maschera di quella “aliena”…

- Ci sorridevano tutti, è stato fantastico, un successo!
- E allora perché hai deciso di ritornare?
- Per raccontarvi la mia storia.
E per dissuadervi: la disperazione ci spinge a fare cose irrazionali, ci fa sembrare che gli “altri” siano sempre meglio di noi: più belli, più ricchi, più buoni. Ma ragazzi, non è così, lasciate perdere; anche se quel sorriso
- Ma non fatelo a casa, è pericoloso!
Mortale, è la parola giusta.
- Ma il teletrasporto?
- Non lo chiamerei così, piuttosto è una “porta” che ci permette di andare dal nostro mondo al loro senza problemi: noi da una parte, loro dall’altra. Nessuna serratura, basta aprirla e attraversarla. Facile.
Una “porta” sul Mediterraneo che fa acqua da tutte le parti. Una porta sul nulla. Una porta che si apre direttamente su un buco nero che risucchia vite ed esistenze intere con un grande rutto cosmico.
- Ma Adham, tu ci torneresti?
Guardai i miei amici negli occhi uno a uno. Ora sembravano così diversi da me, o forse ero io che ero cresciuto troppo in fretta.
- Forse sì.
Forse sì, solo per cercare quel sorriso in mezzo al nulla, al centro del grande rutto cosmico.



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antico
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#2 » martedì 17 ottobre 2017, 0:53

Ciao Adriano e bentornato a Minuti Contati! Tutto ok con i parametri, buona Schiavo Campo Edition!

Ps: ti ricordo che hai tempo fino all'una per modificare il racconto a tuo piacimento (senza superare il limite di caratteri, però). Nel caso, invece, che tu lo modifichi dall'una e un minuto fino all'una e trentatre, incorrerai in malus.

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Adry666
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#3 » martedì 17 ottobre 2017, 0:56

OK, grazie Antico, buona edizione a te!

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Flavia Imperi
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#4 » martedì 17 ottobre 2017, 10:17

Ciao Adriano,
devo ammettere di non apprezzare troppo lo stile di questo racconto, che mi risulta né comico né horror, ma si avvicina forse più al demenziale. Il tema è centrato, di sicuro la porta verso il mondo alieno è centrale alla storia, quello che mi lascia perplessa è questo protagonista che mente così spudoratamente al suo ritorno dopo un vero incubo. Non ne capisco il motivo, a che scopo?

E in tutto questo per me stona la nota romantica del sorriso dell’aliena. Insomma perdonami ma il racconto non mi è piaciuto molto perché a mio avviso non è né carne né pesce (questione di gusti probabilmente). Non ci fossero state le parti macabre e pesanti (come le torture aliene descritte nei dettagli) sarebbe stato comico. Fosse stata più importante la storia dell’aliena, sarebbe stato romantico. Non fosse stato così assurdo il protagonista, sarebbe stato horror.

D’altro canto buona la gestione del punto di vista, bella la sequenza di narrazione e l’idea del racconto non è male.

Altri particolari: lasci aperta la questione “colpa”, che gli alieni darebbero agli umani ma senza far poi comprendere il perché, e questo lascia un po’ insoddisfatti. Sarebbero necessarie un po’ più di informazioni sulla porta (descrittive), sulla questione “colpa umana” (anche solo un minimo) e sulla spedizione iniziale, che all’inizio sembra una sorta di gioco, invece alla fine era una prima esplorazione, no?
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SalvatoreStefanelli
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#5 » martedì 17 ottobre 2017, 12:33

Ciao Adriano. Ti dico la mia. Ho pensato che questa storia parlasse di altro, che avesse un tema nascosto, che parlasse di europei e africani, di due visione diverse di due mondi diversi. Non so dirti quanto questo mi sia piaciuto, posso dirti che mi è piaciuta l'idea e il tentativo. Ho trovato caotico districarmi tra voce e mente del protagonista e voce dell'interlocutore/i. Nonostante il corsivo, in alcuni momenti i pensieri mi sembravano parole. Ancora una volta la penso come Flavia e non ho trovato nessun senso comico in questa storia, cosa che mi sarei aspettato dal titolo. C'è quel lungo periodo in corsivo che inizia con "Mi sistemai il cravattino del frac e mi schiarii la voce con un colpo di..." che non capisco perché sia, appunto, in corsivo: non mi sembra proprio il pensiero del protagonista quanto la descrizione di una scena.
In conclusione il racconto non mi ha soddisfatto. Mi spiace.

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Adry666
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#6 » martedì 17 ottobre 2017, 12:34

Ciao Flavia,

grazie per la recensione.

La mia intenzione era quella di narrare una storia di immigrazione, sbarchi clandestini, attraverso il racconto fantasioso di una persona partita bambino e ritornato "troppo" adulto.
"...Una “porta” sul Mediterraneo che fa acqua da tutte le parti..."

Gli alieni nella sua fantasia siamo noi: le tute e le maschere sono quelle del personale medico e dell'esercito che accolgono le persone che sbarcano nelle nostre coste.
In corsivo ci sono i suoi pensieri e fantasie, il resto è quello che racconta ai suoi amici al ritorno del "viaggio".
Le sequenze di tortura e morti sono la realtà che ha visto il bambino durante il viaggio nel deserto e poi in gommone, poi trasformata in draghi e altro dalla sua parziale rimozione.
La "colpa" è il fatto di essere scuro di pelle e di un'altra nazione.
Il sorriso alieno è quello di una ragazza volontaria che prova empatia, pietas, per quel bimbo.

Ciao
Adriano

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Adry666
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#7 » martedì 17 ottobre 2017, 12:39

Ciao Salvatore,

grazie per la recensione; per alcune tue domande, per favore vedi le risposte a Flavia.
Il cravattino, il frac e i giornalisti sono scritti in corsivo perché fanno parte delle fantasie del bimbo: gli sarebbe piaciuto ritornare nel suo paese, dopo il viaggio in gommone, ed essere accolto come una celebrità, ma è solo una fantasia.
Il titolo sembra comico ma in effetti il suo senso è molto drammatico: è quello che normalmente sentiamo come "il Mediterraneo tomba di centinaia di immigrati clandestini".

Ciao
Adriano

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Flavia Imperi
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#8 » martedì 17 ottobre 2017, 13:39

Codice: Seleziona tutto

La mia intenzione era quella di narrare una storia di immigrazione, sbarchi clandestini, attraverso il racconto fantasioso di una persona partita bambino e ritornato "troppo" adulto.
"...Una “porta” sul Mediterraneo che fa acqua da tutte le parti..."


Cavoli, con tutti quei riferimenti a stelle, pianeti, etc non l'avevo per nulla capito che era un migrante tornato al suo paese. Adesso l'ho riletto in quest'ottica e ne ho apprezzato molto di più la storia e l'idea, mi rimangono però tanti dubbi sulla forma. E' giusto giocare con le metafore, ma forse ti sei allontanato un po' troppo dagli eventi reali della storia e dall'ironia sei passato un po' all'inganno del lettore? Vediamo gli altri che dicono, magari sono io che non ho colto, buon contest!
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alexandra.fischer
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#9 » martedì 17 ottobre 2017, 20:01

IL GRANDE RUTTO COSMICO di Adriano Muzzi Ottima la resa del punto di vista di Adham che parla con il pubblico del viaggio nel pianeta alieno alternato ai pensieri di lui (la descrizione a voce alta dei luoghi visitati ha elementi che rimandano alle figure grottesche della “space opera”, invece i pensieri di Adham descrivono in modo crudo un viaggio di sopravvivenza in un universo distopico e ostile). Il teletrasporto citato all’inizio è la porta che conduce alla Fregatura Cosmica (interessante l’immagine del Mediterraneo, fa capire al lettore gli orrori di un luogo sconosciuto e inospitale confrontandolo con i viaggi dei barconi della speranza).

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LauSil
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#10 » giovedì 19 ottobre 2017, 20:44

Ciao Adriano,
devo dire che questo racconto mi ha spiazzata, fatto lambiccare il cervello, mi ha preso e mi ha fatto riflettere. In breve, pur essendoci forse qual cosina da limare, mi è piaciuto. L’idea che il Mediterraneo rappresenti per molti una porta potrebbe non essere immediatissima, ma nel complesso funziona; la rivelazione arriva al punto giusto, proprio quando il lettore ha iniziato a formulare le ipotesi corrette. C’è poesia nelle metafore, alcune delle quali molto toccanti, un lessico vario e una costruzione basata su un’idea – il confronto fra le parole dette e quelle, crude e dolorose, rimaste inespresse – che non mi è capitato di incrociare spesso. Il fatto che le meraviglie narrate siano traslate in un contesto “fantascientifico” complica un po’ le cose e richiede uno sforzo di fantasia non indifferente al lettore, ed effettivamente, come ha notato qualcuno prima di me, non c’è sempre coerenza nella scelta di cosa mettere in corsivo e cosa no (a volte sono pensieri, a volte azioni)… ma personalmente la cosa non mi ha disturbato troppo. Sono piccolezze che si sistemano ad una rapida revisione, utile per esaltare al meglio un lavoro secondo me molto interessante.

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Adry666
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#11 » venerdì 20 ottobre 2017, 10:20

Ciao Lausil,

grazie per il commento, e grazie per gli apprezzamenti.
Sì, cose da limare ce ne sono parecchie, ma l'idea mi piaceva e ho cercato per quanto possibile di buttare giù qualcosa che comunicasse il punto di vista di un bambino/ragazzo che affronta una simile tragedia. Non facile in effetti.
Ho pensato a come avrei affrontato io (qualche anno fa...) una simile situazione: da bambino spesso mi costruivo situazioni fantascientifici partendo da fatti reali e narravo storie "mixate" ai mie amici.

Ciao
Adriano

viviana.tenga
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#12 » lunedì 23 ottobre 2017, 15:07

Ciao Adriano,

Il dubbio che il racconto fosse una grande allegoria per parlare dei viaggi dei migranti mi era venuto già durante la lettura, ma credo che sarebbe rimasto solo un dubbio se non avessi letto il tuo chiarimento. Forse sarebbe stato meglio inserire qualche elemento più esplicito per evitare ogni confusione.

L'idea è molto bella, il racconto nel complesso mi è piaciuto. Ho apprezzato in particolare l'alternanza tra le immagini meravigliose del racconto e quelle crude e terribili dei veri ricordi, entrambe rese molto bene. Sono d'accordo con altri commenti sul fatto che la storia del sorriso sappia un po' di sottotrama non sviluppata, forse in un racconto così breve sarebbe stato meglio lasciarla fuori (o svilupparla meglio in un racconto un po' più lungo). Perplessità anche sul titolo, che mi sembra si intoni male con il tono del racconto.

Nel complesso, qualcosa da rifinire ma una buona prova.

Fernando Nappo
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#13 » lunedì 23 ottobre 2017, 22:23

Ciao Adriano,
strano titolo, il tuo. Ho dovuto leggere il racconto un paio di volte, la seconda dopo aver letto i tuoi chiarimenti, per capire esattamente di cosa stessi parlando. Avevo capito che avesse qualcosa a che fare con l'emigrazione e il ritorno a casa, ma avevo immaginato o un terrestre di ritorno da un mondo alieno, o, al contrario un e.t. di ritorno dalla terra. Mi aspettavo un finale stile "sentinella", o cose del genere. Però l'idea che il mediterraneo possa essere una porta verso un mondo diverso - migliore o peggiore, chissà - è molto interessante. Che il protagonista fosse un bimbo, però non l'ho capito finchè non ho letto i tuoi commenti.

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raffaele.marra
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#14 » mercoledì 25 ottobre 2017, 21:50

Qualche edizione fa ho scritto qualcosa di simile (non pretendo che tu te ne sia ricordato). Anche io giocavo volutamente sull'ambiguità di un (finto) viaggio spaziale verso "un altro mondo" per poi lasciar piombare il lettore solo nel finale nell'amara realtà dell'immigrazione odierna. Il tuo racconto ha questa capacità di giocare sull'ambiguità, puntando su una sorpresa finale che devo dire c'è sicuramente. Ciò che non mi convince molto è lo stile, questo continuo avvicendarsi di domanda-risposta-pensiero che, alla lunga, ho trovato un po' pesante.

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jimjams
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#15 » giovedì 26 ottobre 2017, 9:05

Idea graziosa ma forse non una delle migliori del gruppo, nonostante mi piaccia. Forse parte dello spazio che hai impiegato per ripetere varie volte il concetto "gli alieni sono degli stronzi e il mondo di là un inferno", per dare qualche appiglio in più al lettore per inquadrare la storia. Non che non si capisca eh, non so, mi pare un po' sospesa. Per esempio "i pochi tornati vivi", e gli altri? Li hanno ammazzati gli alienti? Incidenti? Cambiano molto le cose, credo. Buona la scrittura, con qualche cosina che mi suona strano (le canne in una tormenta...).

Daniel Travis
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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#16 » giovedì 26 ottobre 2017, 10:03

Molto difficile commentare questo racconto perché tira in ballo non solo me che leggo e che scrivo, ma anche me antropologo, con molti colleghi che con storie del genere interagiscono quotidianamente, e amici che le hanno vissute.
Partiamo dal tema, che certo c'è.
Troviamo le prime note dolenti passando al testo: l'alternanza testo normale/corsivo ha senso finché separa l'idilliaca fantasia dalla disgustosa realtà, ma il testo non è costruito così: il corsivo indica pensieri occasionali, fantasie idilliache ma anche "strizzatine d'occhio" che rimandano alla tragedia; idem il testo normale, il che svaluta qualunque valore emotivo o tematico di questa scelta. Per sottolineare il tono infantile del protagonista poi adotti certe soluzioni che infantilizzano il testo intero ("Sono vivo, sicuri ragazzi?? con la punteggiatura sballata e ripetuta). Abbiamo infine lavforte contraddizione di un racconto esaltante fatto da qualcuno che vorrebbe dissuadere i suoi interlocutori dall'imitarlo. Certo, probabilmente l'intenzione è mostrare lo stacco tra la voglia di dare un senso al proprio viaggio per potersi celebrare e il desiderio di dissuadere, ma questo non emerge chiaramente dal testo.
E arriviamo alla parte che mi fa più male personalmente: l'ennesima iterazione dell'alterità rimasta secoli addietro che immagina un "occidente" fantascientifico, fantastico e paradisiaco. Tra l'altro, un'iterazione tanto esagerata da divenire inavvertitamente parodistica.
Certo: è perché sono bambini.
Ma la scelta di farli bambini, di farli fantasticare proprio in questo modo (che non è mica universalmente diffuso), con categorie e stilemi che hanno poco a che fare con l'ambiente dei protagonisti, non è obbligata.
Che poi questo ambiente non è chiaro, proprio perché non parliamo di qualcuno di specifico e vivo ma dell'altro migrante che vive nella "nostra" mente, fatto di ingenuità e mancanza e non dell'acuta e il più possibile informata consapevolezza di una disparità (che non è in un altro mondo ma alla porta accanto, nella capitale piena di hotel a 5 stelle, ad esempio), magari anche immaginata fantasiosamente, ma sempre sul pezzo, e sempre mescolando immaginari locali, "globali" e altri in maniera creativa.
Questo mi piacerebbe leggere in un racconto sulla migrazione.
Certo, farlo in quattro ore è difficilissimo, ma scrivere di un tema del genere lo è sempre.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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Messaggio#17 » giovedì 26 ottobre 2017, 11:15

Ciao jimjams,

grazie per la recensione.

La mia intenzione era diversa da quanto tu hai percepito, non si tratta di alieni.

Ciao
Adriano

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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#18 » giovedì 26 ottobre 2017, 11:19

Ciao Daniel Travis, antropologo,

ovviamente non si tratta di un trattato scientifico ma di un racconto di fantasia. Quando scrivo cose di lavoro non lo faccio su questo forum.

Sono comunque contento che tu abbia "illuminato" una mente ingenua, grazie


Ciao
Adriano

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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#19 » giovedì 26 ottobre 2017, 11:33

Per l'amor degli Dei, non sono qui a illuminare nessuno :)

Adry666 ha scritto:Ciao Daniel Travis, antropologo,

ovviamente non si tratta di un trattato scientifico ma di un racconto di fantasia. Quando scrivo cose di lavoro non lo faccio su questo forum.


Anch'io non parlavo di lavoro, ma di esperienze e buona scrittura: per fare un paragone, se scrivo un racconto horror che parla di depressione, non devo diventare certo psicologo né depresso per farlo, ma mi documento sul problema per rispetto della situazione (reale) di cui parlo e per scrivere una storia migliore.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#20 » giovedì 26 ottobre 2017, 21:44

Ciao!
senza i tuoi spieghini qua e la non avevo capito nulla tranne il riferimento al Mediterraneo (e quindi all'ecatombe di disperati).

Mi ha lasciato perplessa, non si capisce che è un bambino, non si capisce che tipo di salto dimensionale abbia fatto, se sta giocando o se racconta una versione personale dei fatti, per lo meno nella prima metà.
il ritmo a doppie strofe non simmetriche fa perdere la cadenza del racconto, a volte le sue versioni eccessivamente dissimili fanno passare il piano del comico in grottesco. L'idea è buona, buonissima, ma il risultato secondo me non è all'altezza delle aspettative (mie per lo meno). Poi magari arrivi primo eh, ma io un saltino nel laboratorio glielo farei fare..
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!

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Re: “Il grande rutto cosmico” - Adriano Muzzi

Messaggio#21 » martedì 31 ottobre 2017, 15:21

Non mi è arrivato. E senza leggere i tuoi commenti successivi temo mi sarebbe rimasto astruso. Ma anche così, alcune delle scelte ancora non le comprendo, a partire da quella di volerli avvertire senza, effettivamente, farlo. Inoltre, mi sembra che lo affoghi un pelo nell'idea iniziale e che il reiterare pensieri e parole alla fine sia ben poco funzionale. E mi spiace dirlo perché l'idea alla base era davvero molto buona. Solo, in questo caso, credo che la strategia da te scelta non sia stata quella più giusta. Considerata la forma corretta, arrivo a un pollice ni tenendo conto del fatto che il non averlo compreso possa essere anche colpa mia.

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