[A] L'arduo compito - Giulio Marchese

UNEDì 13 APRILE ALLE ORE 21:00 TORNA MINUTI CONTATI!!! Siamo orgogliosi di comunicarvi il nome della guest star: DARIO TONANI. Cancellate appuntamenti, mandate i bambini a letto presto, datevi malati, ma non perdete l'edizione di lunedì 13 aprile. Dario Tonani leggerà e commenterà i 10 racconti migliori. Questa è la 66ª Edizione di tutti i tempi di Minuti Contati, e la 1ª della 4ª Era.
Giulio_Marchese
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[A] L'arduo compito - Giulio Marchese

Messaggio#1 » lunedì 13 aprile 2015, 23:02

Andrea era pallido. Il sudore grondava dalla fronte come un fiume in piena. L'orologio ticchettava costante come sempre ma ogni secondo era per lui una pugnalata nello sterno. Erano passati già tre quarti d'ora da quando quel maledetto aggeggio aveva smesso di funzionare e Andrea sapeva di avere i minuti contati. Doveva farlo ripartire, tutto dipendeva da questo. Fin dalla mattina il suo compito era stato uno ed uno soltanto, anzi no, forse da prima, da quando aveva deciso di cambiare vita tanto radicalmente. Glielo avevano detto gli amici! Da grandi piaceri derivano grandi responsabilità! Adesso pensava che avrebbe fatto meglio ad ascoltarli. Adesso davanti a quel tastierino numerico si sentiva in trappola, vari led verdi e rossi lampeggiavano come a voler rimarcare i suoi errori. Prese ad armeggiare con tubi e cavi di vario genere, ma il lampeggiare continuava costante, quasi ipnotico. Un suono acuto lo distolse dal trance in cui era caduto, "don't wanna close my eyes, i don't wonna fall asleep..." quella canzone, che era stata colonna sonora di tanti momenti felici, adesso nella sua mente rievocava solo una parola, ARMAGEDDON. Aspettò che lo smartphone smettesse di squillare poi lo impugnò come una spada, stringendolo con tutte le dite. Luca! Si, Luca era la sua unica speranza! Ed era l'unico al corrente di quello che stava succedendo. Fece scivolare rapide le dita sul touch screen fino a raggiungere il suo nome in rubrica, poi ci pigiò sopra per far partire la chiamata.
«Pronto?»
«Luca, sono io»
«André! Come va quella cosa?» nella sua voce Andrea poteva percepire l'ansia che lo pervadeva.
«Male! Circa quaranta minuti fa sto affare ha smesso di funzionare e non ho idea di come farlo ripartire.»
«Dovrebbe esserci qualche indicazione sul tastierino numerico, oppure dei tasti con qualche ideogramma, non so proprio come aiutarti...»
«Cazzo Luca sei un ingegnere!» ormai Andrea era al limite, gli occhi rossi per rabbia e paura.
«Posso spiegarti il principio fisico che la fa funzionare ma non credo possa esserti utile in questo momento, e poi ho solo una laurea triennale! Come pretendi possa capirci qualcosa? Te lo avevo detto che era pericoloso! Te lo avevamo detto tutti!»
«Lo so» Andrea sospirò «ok, cercherò di sbrigarmela da solo»
«in bocca al lupo amico»
«crepi».
Appoggiato il telefono sul tavolo Andrea fissò l'orologio, "ce la posso fare". Avrebbe dovuto eseguire il suo compito manualmente. Si, era l'unica cosa da fare. Ma mentre rifletteva sul da farsi un suono lo pietrificò. Qualcuno era entrato e stava avanzando con passi lenti ma inesorabili. Il panico prese il sopravvento, ma non poteva fare nulla, non sarebbe dovuto succedere, aveva ancora un quarto d'ora a sua disposizione ne era certo! Ormai ogni suo tentativo di fuga sarebbe stato vano, non c'erano alcove in cui nascondersi, chiuse gli occhi e rimase lì, immobile, sperando di non udire il suono che sapeva già gli sarebbe piombato addosso, e che puntualmente arrivò.
«Amore! Hai lavato i piatti!?»



cristina.danini
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Messaggio#2 » martedì 14 aprile 2015, 18:40

Ciao Giulio =)

Il tuo racconto mi ha tenuta attaccata allo schermo e fino alle ultime righe ho pensato che l'aggeggio guasto fosse una macchina salvavita. Per un istante ho anche pensato che il protagonista fosse un androide e che la macchina fosse parte fondamentale del suo corpo. Scusami, ho la fantasia che tende a volare parecchio. Ho apprezzato molto l'aumento di tensione che riesci a tenere costante fino alla fine, quando rientra la moglie/fidanzata (che ero convinta fosse un ladro o un assassino) e si scopre che a essere rotta è la lavastoviglie. Almeno, spero di aver capito bene ;-) unico appunto che mi sento di farti è il verso della canzone: messo così mi sembra che si perda, è solo una frase come un'altra.

Comunque complimenti!

Giulio_Marchese
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Messaggio#3 » martedì 14 aprile 2015, 21:39

Grazie mille! Hai capito perfettamente! Nel tema si parlava anche di allarme e la canzone è questo. Diciamo che da un lato è un indizio per il lettore in quanto la canzone d'amore è appunto la suoneria specifica della moglie/fidanzata convivente. Dall'altro un depistaggio in quanto colonna sonora del film armageddon appunto, quindi per far pensare al lettore che centri lo spazio o la fine del mondo :) comunque fantastiche le tue ipotesi!

Francesca
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Messaggio#4 » martedì 14 aprile 2015, 22:23

Concordo in pieno con Cristina! La sensazione che si ha man mano che si va avanti nel racconto è sempre di più quella di trovarci in una situazione critica in cui è in gioco la vita del protagonista e, volendo esagerare, quella dell'umanità intera. Non so, io mi sono immaginata un membro della CIA, FBI, area 51... A un certo punto ho ipotizzato per un astronauta. Poi la tensione è davvero mantenuta molto bene, al sopraggiungere dei passi ho temuto per il protagonista. Il finale inaspettato è stato davvero... inaspettato! E' mi ha strappato una bella risata. L'unico appunto che posso farti è forse sulla parte in cui squilla lo smartphone. Inizialmente non si capisce bene che la musica provenga da questo, appare un po' confusa. Nulla che intacchi però il racconto.

 

E' piacevole dargli una seconda lettura e cogliere tutti i piccoli particolari, alla luce dei fatti, con un sorriso. :)

tina.caramanico
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Messaggio#5 » giovedì 16 aprile 2015, 1:21

Confesso che la battuta finale non l’ho capita subito, e quando l’ho capita la reazione non è stata di divertimento, ci sono rimasta delusa. Tutta quella tensione, narrativamente così ben costruita (è il punto forte del racconto), poi esita in uno scherzetto abbastanza “cheap”, che non giustifica tutta l’ansia del protagonista, a meno che la moglie non lo abbia minacciato di morte se, al suo rientro, non troverà la cucina in ordine: può darsi l’abbia fatto, ma allora forse era meglio se ce lo dicevi esplicitamente :-)

Giulio_Marchese
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Messaggio#6 » giovedì 16 aprile 2015, 10:01

Ciao Tina grazie del commento. In realtà il mio scopo era proprio quello di far dire "ma dai! Tutto sto casino per la lavastoviglie! Secondo me la tensione non è ingiustificata, a volte, nella mia esperienza, avrei preferito una minaccia di morte ad una lite con la mia ragazza, sopratutto se so di avere torto XD. "Io faccio tutto a casa tu dovevi fare solo una cosa semplicissima!" Poi  invito a rileggere il racconto alla luce del finale (se non lo hai già fatto), nella mia testa sapendo il finale ogni frase dovrebbe cambiare totalmente di senso. Però capisco la critica malgrado fosse proprio il risultato che volevo raggiungere.

Francesca Nozzolillo
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Messaggio#7 » giovedì 16 aprile 2015, 14:15

Ciao!

Allora... devo dire che non sono riuscita subito a star dietro a quello che stava succedendo. Alcune frasi come: ' da grandi piaceri derivano grandi responsabilità (amabili citazioni xD ) o 'da quando aveva deciso di cambiare vita radicalmente' mi hanno mandato in confusione... l'ho riletto un paio di volte e forse ho capito. quindi questo è un tizio che ha comprato una lavastoviglie e il suo unico compito è quello di metterci i piatti dentro, giusto? Quindi quando si rompe ovviamente va nel panico. L'idea mi piace, punti sul colpo di scena finale aumentando la tensione passo passo... il problema è che arrivata alla fine, quando ho capito cosa stava veramente succedendo, forse un po' sono rimasta delusa anche io. Forse la posta in gioco non è abbastanza alta... insomma, cosa gli potrà mai fare la moglie? lo sgrida? litigano? forse le reazioni di prima sono un po esagerate... però magari no! :)

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Gian de Steja
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Messaggio#8 » domenica 19 aprile 2015, 2:14

Tema centrato in pieno! Sulla forma direi tutto bene a parte qualche piccolo refuso di poco conto (stringendolo con tutte le dite). Il filo della tensione per me non è stato così accattivante, forse perchè nella mia immaginazione malata, io sono subito partito con l'idea che fosse un racconto horror e che "l'aggeggio" fosse una roba alla "saw", poi la telefonata con l'amico ingegnere ha stemperato di molto le mie aspettative. Però il finale ironico mi ha sorpreso e devo dire che mi è piaciuto. Bravo.
"L'aria sarà sempre troppo carica di qualcosa. Il vostro corpo sempre indolenzito o stanco. Vostro padre, sempre troppo ubriaco. Vostra moglie sempre troppo fredda. Avrete sempre una qualche scusa per non vivere la vostra vita." C. Palahniuk

lailmil
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Messaggio#9 » lunedì 20 aprile 2015, 11:56

Incipit ottimo, mi ha gasata un sacco, avevo i nervi tesi per sapere ce la farà o non ce la farà? Grandissimo fino a "tutto dipendeva da questo". Poi ha cominciato a puzzare qualcosa. Troppo non detto e troppe allusioni, non mi interessava più se Andrea ce l'avrebbe fatta, l'unica cosa che mi chiedevo era "cosa nascondi? Perché diavolo non mi dici che problema hai? Mi stai prendendo in giro". Sensazione fastidiosissima che mi ha accompagnato per tutto il resto della lettura :-( . A un certo punto, avrei preferito vedere la moglie che si avvicinava con la mannaia per dare un senso alla situazione, invece mi pare che tu abbia tirato troppo per le lunghe, con il risultato che anche il finale a sorpresa non mi ha sorpreso granché. Sei stato molto bravo a creare aspettative e a catturare il lettore, però potevi giocartela meglio, secondo me.

Giulio_Marchese
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Messaggio#10 » lunedì 20 aprile 2015, 12:21

Grazie a tutti sei i commenti. In genere non mi piace fare gli spiegoni ma mi sento in obbligo in questo caso. Questo racconto parla di come la nostra mente spesso ci porta a concentrarci su di un problema anche piccolo e a dargli un valore esagerato, come se da questo dipendesse la nostra stessa vita. Pensiamo ad esempio ad un esame all'uni. Alla tensione che proviamo prima di sederci o a quando dobbiamo dire qualcosa di poco gradevole alla nostra ragazza/o. Non c'è la nostra vita in gioco eppure la tensione è sproporzionata. In questo racconto ho enfatizzato al massimo questo. Il mio obiettivo era quello di tenere incollato il lettore fino alla fine per distruggere le sue aspettative con una singola frase magari strappando un sorriso. La cosa triste, dal mio punto di vista, è che a giudicare dai commenti ci sono riuscito perfettamente ma la cosa non è piaciuta. Ora sui gusti non si discute, ma se il finale sarebbe stato un altro sarebbe stato un altro racconto, con altri fini ed altre peculiarità. Il messaggio che volevo mandare, piaccia o no, è arrivato.

alberto.priora
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Messaggio#11 » lunedì 20 aprile 2015, 22:54

Un saluto da Alberto
Un racconto che rimane ambiguo fino all’ultima riga per dargli un senso è sempre un po’ un azzardo. Qui alla fine non è che ne sia rimasto completamente soddisfatto, ma la rilettura, sapendo dove si andava a parare, mi ha strappato un sorriso. Il dramma del protagonista è ben vissuto e trasferisce del pathos al lettore, anche se uno si immaginava il disinnesco di una bomba o chissà quale meccanismo alieno definitivo per l’umanità. In effetti qualche passaggio è un poco esagerato (tasti con ideogrammi? perché non simboli) considerato il finale. Forse il suo limite è proprio il fatto che oltre l’ambiguità da contrappore al finale, c’è poco altro. Comunque il Guasto c’è e il piano B da “effettuarsi manualmente” è carino.

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alessandra.corra
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Messaggio#12 » mercoledì 22 aprile 2015, 13:46

Ciao Giulio,

il tuo racconto spiazza e diverte per il finale a sorpresa. Anche io, come gli altri partecipanti, ci sono cascata e ho pensato che il protagonista fosse alle prese con qualche macchinario terribile e che, se non fosse riuscito a farlo funzionare, a breve gli sarebbe sopraggiunta la morte. E invece…
Oibò, che moglie terribile hai inventato per questo personaggio, tanto da farlo andare nel puro panico solo perché non riusciva a far funzionare una lavastoviglie : )


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antico
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Messaggio#13 » mercoledì 22 aprile 2015, 20:11

Ecco qui un reduce dalla DEMO Edition. Giulio, ste sabbie dell'Arena t'aggradano? Scommetto che a volte o anche spesso le preferisci alle randellate di una compagna incafunata, vero? Mi pare di sì. Continua così.
 
Un racconto capace di tenere la tensione e di creare curiosità, il lettore si chiede davvero quale sia il compito per il protagonista e la memoria e lo spettro delle possibilità valutate scorre anche indietro fino all'uomo che doveva pigiare un bottone per non far scoppiare l'isola di Lost. Però c'è un tremendo neo che non riesco a byepassare, quella domanda dell'amico cui, pur di non svelare l'arcano, hai fatto appellare la lavastoviglie come "cosa". Ecco, qui mi sembra che un po' esageri, soprattutto per come l'hai posta e l'impressione è che il narratore stia volutamente celando, anche perché non ho mai sentito nessuno chiamare così una lavastoviglie, appare tutto forzato. Il finale stesso non rende come dovrebbe, lei che arriva con "Amore, hai lavato i piatti" è forzato. 1) si suppone che la compagna sapesse dell'esistenza della lavastoviglie e 2) il ciclo di una lavastoviglie, a meno che non siano i 30' del rapido, arriva a un'ora e più, quindi in pratica il protagonista è già fregato in partenza, non può farcela a lavare i piatti in tempo, è matematico.
Mi sono soffermato su questi due particolari perché in un racconto così teso all'effetto sorpresa essi sono fondamentali, soprattutto la chiusa. Pollice su, ma con le sottolineate riserve.


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