[B] Il disastro - di Pietro Chiappelloni

UNEDì 13 APRILE ALLE ORE 21:00 TORNA MINUTI CONTATI!!! Siamo orgogliosi di comunicarvi il nome della guest star: DARIO TONANI. Cancellate appuntamenti, mandate i bambini a letto presto, datevi malati, ma non perdete l'edizione di lunedì 13 aprile. Dario Tonani leggerà e commenterà i 10 racconti migliori. Questa è la 66ª Edizione di tutti i tempi di Minuti Contati, e la 1ª della 4ª Era.
Pietro Ch.
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[B] Il disastro - di Pietro Chiappelloni

Messaggio#1 » lunedì 13 aprile 2015, 23:28

Dannazione.
Ancora quel rumore. Stavolta non riparte. Mi sa proprio di no.
Me l’aspettavo. Doveva succedere. Era inevitabile.
Ormai sono un esperto. E sì, quel rumore è inequivocabile, i-ne-qui-vo-ca-bi-le. Si è proprio rotto, stavolta.
E già, doveva succedere, ed è successo. Hai un bel dire: “ma no, vedrai, è sempre andato, continuerà anche stavolta”. No, stavolta no. Stavolta si è proprio rotto, te lo garantisco io.
Dico, l’hai sentito quel rumore, o no?
Qui si è rotto tutto, altroché. Del resto, lo dicevo da tempo. “Non dura, non può durare così.” E tutti a dire: “Ma no, non è importante, sono rumorini normali, di assestamento, il rodaggio, la rotazione, i pistoni eccetera eccetera”. Sì, e bla e bla! E adesso che si fa?
Lo dicevo, lo dicevo, io. “Non si può andare avanti così.” Dunque? Chi aveva ragione? Su, ditelo. Io, avevo ragione, altroché.
Quel rumore, l’ho detto, è inequivocabile. No equivocos, amigos. Nada de nada. Niet. Null. Equivocs ziro, altroché.
Ed ora, bye bye baby, baby bau bau. Già, questa è una citazione colta, lo so, come si chiamavano quei cantanti? Schi… Ski… Vabbè, comunque: dov’ero rimasto? Ah, sì, mettetevi tranquilli: non c’è più speranza. Qui si è rotto tutto.
E dunque, la fine è segnata. Del resto, era destino che prima o poi succedesse. Questi pianeti artificiali non mi hanno mai convinto. L’unica cosa che mi dispiace, è che la prima volta capiti proprio al mio.
Ah, sì, proprio bellissimi: titanio, berillio, tungsteno, e qui e là. Ma dai, se erano di latta e di ghisa era tanto uguale, anzi, magari duravano di più! Beh, comunque, era solo per dire che queste sfere di metallo luccicanti – o brunite, a seconda –, enormi, lanciate in orbita, la soluzione ideale al sovrappopolamento terrestre, perpetue, perfette nei millenni, con stabilizzatori propulsori eccetera, a me non mi hanno mai convinto! Ah, no. Ed ora, l’aggiustate voi? No, vero? E allora chi? Io? Ma non ci penso neppure.
Adesso, lo sai cosa succede? Dipende. Se si è rotto uno stabilizzatore, tra un po’ comincia a muoversi tutto. Passami un bicchiere di latte, che dopo un paio di scrolloni ti restituisco un bel panetto di burro! Ahahah! Beh, a parte queste battute, bella vero?: se invece si è rotto un propulsore, tra un po’ iniziamo a rallentare, rallentare, e poi a seconda della nostra fortuna, tre casi: o ci blocchiamo nell’orbita senza ruotare più, quindi metà pianeta ci si congela e l’altra metà fonde, o sennò ci allontaniamo nello spazio, e qua si ghiaccia tutto, oppure pian pianino ci avviciniamo al nostro sole che ci arrostisce ben bene, come uno spiedino. Ahahah! Che buffo. Sono molto gastronomico, oggi, sarà la fine vicina, o non so cosa, ma sono gastronomico.
Beh, nell’attesa della fine, con tutto questo parlar di latte burro e spiedini mi è venuta fame. Vediamo cosa c’è da mangiare. Ma che… ma… nooooooooo! Che sciagura incredibile! Che catastrofe immane! Che disastro tremendo! Dannato frigo, si è bloccata la maniglia!



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ceranu
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Messaggio#2 » giovedì 16 aprile 2015, 14:53

Ciao Pietro e benvenuto.
Se ho ben capito il piano B dovrebbe essere il mangiare qualcosa, può starci, forse un po' stiracchiato ma può starci.
Non so, la trama manca un di spessore. Il protagonista passa tutto il tempo a lamentarsi. Troppo poco per uno che sta per morire. Poi passi lo sproloquio, ma manca veramente qualcosa che dia brio alla storia. Nella parte centrale c'è una leggera impennata, ma poco rispetto all'intero racconto.
Le battute sono simpatiche e anche la trovata finale lo è, ma nel complesso credo che manchi qualcosa.
Ciao e alla prossima

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eleonora.rossetti
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Messaggio#3 » giovedì 16 aprile 2015, 15:00

Heilà Pietro!

Il tema è centrato (il piano B è il frigo? ho inteso bene?) ma in questo lungo monologo interiore mi manca un particolare: il panico. Sembra quasi che sia così rassegnato al punto che quanto gli stia accadendo gli vada bene, una sorta di dimostrazione, un “ve l’avevo detto io, visto?” e l’intero tono quasi spassoso, anziché dare spessore alla storia, mi toglie di credibilità. Alla fine stai per morire, non credo che stai a fare le scommesse sul come succederà XD Altra cosa che mi fa strambo, questi affari non hanno alcuna manutenzione? Nessun segnale d’emergenza a una stazione orbitante che possa intervenire? Un modulo d'emergenza per l'evacuazione? Se fosse stato quello il piano B (e magari più fallace dell’origine del male) forse la storia avrebbe avuto un altro gusto.
Uccidi scrivendo.

Pietro Ch.
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Messaggio#4 » giovedì 16 aprile 2015, 22:19

Ciao Eleonora, ciao Ceranu! Grazie dei commenti! Veramente, io pensavo che "allarme, panico, piano B..." fossero solo dei suggerimenti, non dei passaggi da seguire necessariamente nel racconto, soprattutto per i puntini finali che mi facevano pensare a possibilità, non a obblighi di trama. Per questo non ho sviluppato né panico né, tantomeno, piano B (il frigo, onestamente, non era un piano B, era solo un modo di suggerire la relatività dei punti di vista: il protagonista è più allarmato per il frigo rotto che per il pianeta...). Quindi, se uno cerca panico e piano B nel mio racconto, non li trova perché, per come ho interpretato la consegna (forse erroneamente), non ci sono!

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Filippo Santaniello
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Messaggio#5 » venerdì 17 aprile 2015, 14:48

Ciao Pietro,
tentativo coraggioso il tuo, eppure non mi hanno convinto due cose: il tono e la storia.
Il tono dovrebbe muovere quanto meno un sorriso nel lettore e invece mi ha un po' infastidito il fatto che un personaggio nel bel mezzo di una tragedia di queste proporzioni parli come Woody Allen che cerca di rimorchiare una donna.
In poche parole mi ha irritato, quindi il tono sdrammatizza troppo una storia che di per sé non ho capito. Ci sono questi pianeti alternativi lanciati intorno all'orbita terrestre che dovrebbero fungere da residenza per chi non ha più posto sulla Terra... Per quanto mi sforzi sempre di avere fiducia nelle parole di chi leggo, in questo caso mi sembra che tu pretenda un po' troppo. Ok la fantascienza, ok i voli pindarici, ma qui si va oltre... Forse, se avessi avuto più battute a disposizione, avresti spiegato con più cura il mondo che hai immaginato convincendomi della sua plausibilità, ma purtroppo, in questo caso, ho faticato a sospendere la mia incredulità.

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antico
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Messaggio#6 » lunedì 20 aprile 2015, 11:46

Benvenuto Pietro nella mia Arena? Come, cosa? Ti stai lamentando? Fa troppo caldo? La sabbia t'entra nei sandali infastidendoti i piedi? L'avevi predetto? Il frigo non funziona? Ahahaha, pensavi fosse una passeggiata?
 
L'idea alla base del racconto è interessante, ma si rimane sempre in attesa di una svolta che mai arriva. Il protagonista inizia lamentandosi e finisce lamentandosi senza troppi passaggi intermedi. Direi che è il tipico caso di una buona idea che muore un po' in se stessa. Un racconto, anche se breve, deve partire da un'idea che l'autore, ovviamente, considera geniale e rilanciarsi continuamente attraverso altre idee di egual portata, soprattutto quando il tutto è spiattellato troppo presto. Qui rimani un pelo passivo, parti bene, ti salvi dal ricadere nel solito filone del Dio che crea e il giocattolo Terra che si rompe, ma non rilanci mai e, di conseguenza, perdi in brio riga dopo riga. Detto questo, mi sembra evidente che l'arte non ti manca, devi solo aumentare il controllo. Ti rivoglio nell'Arena il mese prossimo e magari anche nel LAB alla fine di questa edizione (cos'è il LAB? Lo svelerò presto...)

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patty.barale
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Messaggio#7 » martedì 21 aprile 2015, 14:54

Ciao! Certo che il tuo protagonista è un bella pentola di fagioli! Eh si, passa tutta la prima parte del racconto a lamentarsi, a ripetere che qualcosa è rotto, e, per chi non l'avesse ancora capito... Si è scassato, finito, deceduto!

Ma cosa? Ammetto che la lettura della parte iniziale di questo sfogo non ha suscitato tanto la mia   curiosità circa l'oggetto passato a miglior vita, quanto infastidita per non avere alcun indizio circa la sua natura!

Ci sono alcune battute divertenti, ma ho trovato il tutto eccessivamente didascalico e privo di emozione: se non ho capito male, il tizio vive su un pianeta artificiale che sta per finire arrosto o in ghiacciaia e lui si limita a lamentarsi del guasto senza cercare una via di scampo?

E alla fine la sola imprecazione è per la rottura della maniglia del frigo? Si, la battuta è carina, l'idea che quando tutto è perduto non resta che rassegnarsi a godere delle piccole cose (e se queste si rompono...@@@@@@##) è interessante, ma non mi convince.

 

Alla prossima!

 

alphaorg
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Messaggio#8 » martedì 21 aprile 2015, 17:57

Ciao Pietro, il tuo racconto mi ha sorpreso due volte, perché all'inizio pensavo si fosse rotto proprio un frigo, invece ho avuto modo di apprezzare la trovata del guasto al satellite artificiale. Poi, quando mi sarei aspettato che il protagonista tirasse fuori la scialuppa di salvataggio o lanciasse il più classico dei mayday, ecco che compare proprio il frigo! Alla fine, mi rimane la caratterizzazione riuscita del protagonista sull'orlo di una crisi di nervi, che però si accaparra la scena del racconto "dimenticandosi" del suo compito, e anzi utilizza gli ultimi caratteri a disposizione per fare uno "spuntino"!

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alberto.dellarossa
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Messaggio#9 » mercoledì 22 aprile 2015, 13:47

Ciao Pietro, il tuo racconto è...strano. Tutto il monologo è semplicemente molto - troppo! - stiracchiato, quando poi di materiale su cui lavorare ne hai in abbondanza. Diciamo che ho trovato poco equilibrio nelle parti, aggravato dal fatto che una vera e propria storia non c'è. Il guasto? Quello è evidente, e del piano B e del panico (che non c'è) non me ne frega niente (non le ho considerate indicazioni vincolanti), tuttavia manca qualcosa a fare da collante. Lo stile non mi dispiace, vagamente delirante e dai tratti Adams-iani (il frigo me lo immagino stile anni '50, e il tecnico con un asciugamano sulla spalla). Ti invito a coltivare il genere, magari supportato da una buona storia!

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erika.adale
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Messaggio#10 » mercoledì 22 aprile 2015, 17:27

Ciao Pietro, nel tuo racconto il guasto c'è, non ci sono dubbi. Manca la possibilità di immedesimarsi con la voce narrante. Per buona parte della storia non si riesce a capire di cosa si stia lamentando, fino quasi a perdere interesse. Poi c'è una situazione fantascientifica che potrebbe stuzzicare la curiosità, ma viene risolta in fretta e furia perché il protagonista si sta interessando al frigorifero. Capisco che volevi sottolineare la relatività delle ragioni di panico, ma se non favorisci un po' di identificazione con un personaggio, alla fine il suo comportamento sembra solo bislacco.

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