[M] E' tutta una questione di zucchero - Jacqueline Nieder
Inviato: lunedì 13 aprile 2015, 23:32
Il fatto è che mi ero preparato per sette ore, che, per un uomo, sono un’esagerazione. Sette ore e cinquantun minuti a ronzare nei centri commerciali cercando di pensare a tutte le futili diavolerie indispensabili per le grandi occasioni. Duemilasettecentoventi scale mobili e mi ritengo ancora insoddisfatto dell’equipaggiamento nella sua totalità. Tipo del sapone Dove per pelli delicate, del deodorante killer contro il sudore acido, o del dopobarba da sessanta euro. Me la sono svignata mentre la virilità dormiva davanti alla tv e sono andato dall’estetista a farmi sistemare le mani da cavernicolo, non vorrei mai sfregiarti il viso con una sciabolata alla Wolverine.
Insomma, mi sono vestito e lavato, no accidenti, mi sono lavato e vestito, infarcito di caramelle gommose, patatine, M&M, Girelle Mulino Bianco, rigettato nella doccia per vaporizzarmi e sperare di perdere un chilo o due ed entrare nel completo nuovo. Niente di sensazionale, ma la camicia è un bijoux, se posso dirlo.
Quando sono uscito di casa, il mio ego era cresciuto almeno una spanna. Lo sentivo a fianco come un destriero panzuto e impavido. Poi ho preso la bici, mi sono legato i nastrini fosforescenti alle caviglie, ho messo il casco e la sciarpa a fiocco per non prender del freddo e farti ammalare. Ho percorso la ciclabile ma c'era una buca e sono caduto. Ho anche investito il carlino di una donna dell’era antidiluviana, che per lo spavento ha azzannato una ragazzina che passava baciando un tipo brutto. Ora ho un buco sul gomito e il baffo sporco di fango.
Amore mio, ho percorso mezza città, sono piombato sulla tangenziale in preda al panico del ritardo, mi sono fatto suonare da sessantamila autisti incazzatissimi che speravano solo di vedermi rotolare come i birilli del bowling. Ho cercato di ricordare qualche canzone, di quelle che avevo imparato comprando le cassette in edicola. Per cantartene una. Ma un tir ha suonato mentre gorgheggiavo e per lo spavento ora non ricordo più mezza nota.
Comunque, tesoro mio, qualche buon diavolo deve avermi protetto da laggiù, perché sono riuscito a schizzare fuori dalla tangenziale e finalmente eccomi sotto casa tua, che puzzo da far schifo.
Suono. Il campanello non funziona. Ritento. Niente. Busso. Non c’è cristo. Sbraito. Non mi senti. Finisco per sbattere i pugni al portone, in ginocchio, in preda all’ansia che ora non mi vedrai, e che sto perdendo la mia grande occasione.
Ma mentre sono lì che sembro un Saccottino sciolto al sole, apri tu. Tu, in un vestitino azzurro. Hai i codini e stai succhiando l’orecchio di un povero coniglio di pezza. Amore della vita mia che oggi, dopo due anni di litigi con la mamma, rivedo.
Ti stringo forte, mi guardi stranita e mi chiedi se ho delle caramelle gommose. Ne tiro fuori un pacchetto dalla tasca della bici. Mi fai un sorriso sdentato. Ti guardo la pancetta e sorrido, sei proprio mia figlia.
Insomma, mi sono vestito e lavato, no accidenti, mi sono lavato e vestito, infarcito di caramelle gommose, patatine, M&M, Girelle Mulino Bianco, rigettato nella doccia per vaporizzarmi e sperare di perdere un chilo o due ed entrare nel completo nuovo. Niente di sensazionale, ma la camicia è un bijoux, se posso dirlo.
Quando sono uscito di casa, il mio ego era cresciuto almeno una spanna. Lo sentivo a fianco come un destriero panzuto e impavido. Poi ho preso la bici, mi sono legato i nastrini fosforescenti alle caviglie, ho messo il casco e la sciarpa a fiocco per non prender del freddo e farti ammalare. Ho percorso la ciclabile ma c'era una buca e sono caduto. Ho anche investito il carlino di una donna dell’era antidiluviana, che per lo spavento ha azzannato una ragazzina che passava baciando un tipo brutto. Ora ho un buco sul gomito e il baffo sporco di fango.
Amore mio, ho percorso mezza città, sono piombato sulla tangenziale in preda al panico del ritardo, mi sono fatto suonare da sessantamila autisti incazzatissimi che speravano solo di vedermi rotolare come i birilli del bowling. Ho cercato di ricordare qualche canzone, di quelle che avevo imparato comprando le cassette in edicola. Per cantartene una. Ma un tir ha suonato mentre gorgheggiavo e per lo spavento ora non ricordo più mezza nota.
Comunque, tesoro mio, qualche buon diavolo deve avermi protetto da laggiù, perché sono riuscito a schizzare fuori dalla tangenziale e finalmente eccomi sotto casa tua, che puzzo da far schifo.
Suono. Il campanello non funziona. Ritento. Niente. Busso. Non c’è cristo. Sbraito. Non mi senti. Finisco per sbattere i pugni al portone, in ginocchio, in preda all’ansia che ora non mi vedrai, e che sto perdendo la mia grande occasione.
Ma mentre sono lì che sembro un Saccottino sciolto al sole, apri tu. Tu, in un vestitino azzurro. Hai i codini e stai succhiando l’orecchio di un povero coniglio di pezza. Amore della vita mia che oggi, dopo due anni di litigi con la mamma, rivedo.
Ti stringo forte, mi guardi stranita e mi chiedi se ho delle caramelle gommose. Ne tiro fuori un pacchetto dalla tasca della bici. Mi fai un sorriso sdentato. Ti guardo la pancetta e sorrido, sei proprio mia figlia.