[B] Il caricabatteria - Alex Montrasio

UNEDì 13 APRILE ALLE ORE 21:00 TORNA MINUTI CONTATI!!! Siamo orgogliosi di comunicarvi il nome della guest star: DARIO TONANI. Cancellate appuntamenti, mandate i bambini a letto presto, datevi malati, ma non perdete l'edizione di lunedì 13 aprile. Dario Tonani leggerà e commenterà i 10 racconti migliori. Questa è la 66ª Edizione di tutti i tempi di Minuti Contati, e la 1ª della 4ª Era.
alphaorg
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[B] Il caricabatteria - Alex Montrasio

Messaggio#1 » martedì 14 aprile 2015, 0:10

Quando mi informarono che Owen era morto, non provai la minima emozione. Nessun rimpianto per l'amico scomparso, né rabbia per la sorte riservata alla moglie e ai figli piccoli. Nel mio cuore non c'era spazio per il dolore, e la commiserazione non poteva esistere nei miei pensieri. - Sono pronto - dissi, e nient'altro. Perché questo era lo scopo dell'educazione che ognuno di noi esseri umani, epigoni di una razza ormai condannata, riceveva fin dalla più tenera età.
Uscii dalla mia stanza. Un esercito di robot era indaffarato nelle pulizie o in piccole riparazioni. Il più vicino a me stava lavando il pavimento. Mi fermò e mi chiese di parlare.
– Sopravvivo al rumore della realtà – dissi. Il robot parve felice della risposta e mi gratificò con un 90/100. Per quegli esseri di latta, che comunicavano con i numeri, un giudizio sopra l'80 equivaleva a un commento più che lusinghiero. Un altro robot mi offrì una ciotola di riso. Accettai il dono, e lo ringraziai. Non erano altro che schiavi, come me. Io servivo a loro, e loro servivano me.
Il corridoio terminava di fronte a un ovale metallico. Aprii la porta ed entrai in una sala circolare. Era semibuia, illuminata da luci colorate. Musiche stereofoniche e getti di fumo mi assalivano dalle pareti. Mi guardai attorno, ma non c'era via di uscita, lo sapevo. Mi trovavo sopra un palco, di fronte a una platea di esseri obbedienti, infallibili, eterni nei loro corpi sintetici. Sintoidi, li chiamavano, ma per me non erano altro che un ammasso di ferraglia travestiti da esseri umani. Menti di silicio, corpi di silicone, morbidi polimeri come pelle, e un unico desiderio: essere come me. Li osservai nei loro abiti eleganti e sfarzosi. E loro osservavano me. Piccoli occhi rossi privi di pupilla mi fissavano severi. Non tolleravano ritardi, non capivano cosa fosse successo a Owen, oppure non volevano farlo. Forse, preferivano ignorare il concetto di morte e continuare a sognare di essere vivi.
Con enfasi, pronunciai il mio nome e mi esibii in un inchino. Flettei le gambe, agitai le braccia accentuando il più possibile i movimenti del corpo. Era questo che il pubblico voleva da me. Quelli più carichi fischiarono e sghignazzarono, gli altri si limitarono ad applaudire. Tra un po' avrebbero finto di ubriacarsi, e poi se ne sarebbero tornati alle loro occupazioni lasciando il posto a quelli del turno successivo.
La musica calò di volume, il sipario meccanico si sollevò rivelando una donna e due bambini, seduti attorno a una tavola apparecchiata. La donna mi corse incontro danzando. La abbracciai.
– Mi dispiace per Owen – le bisbigliai all'orecchio.
– Era diventato apatico. Quando se ne sono accorti, non ha avuto scampo.
– Non ti preoccupare - sussurrai con dolcezza – ci sono io adesso.
Le mie mani accarezzarono il suo corpo, le nostre labbra si chiusero in un bacio appassionato. Dietro di me, sentivo i sospiri dei sintoidi. Assistevano divertiti, felici di ricaricare con energia emozionale le loro batterie.



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eleonora.rossetti
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Messaggio#2 » giovedì 16 aprile 2015, 16:42

Ciao Alex!

L’ho trovato il più originale del girone come idea di base, i sintoidi che si ricaricano con l’energia emozionale degli umani. Ti sei più focalizzato, secondo il mio giudizio, sul “piano B” ovvero il sostituto di Owen, il rimpiazzo dell’umano divenuto apatico e quindi “fallato”, guasto. Buono lo stile, le descrizioni filano anche se noto una piccola discrepanza:
“Era semibuia, illuminata da luci colorate”

E’ semibuia o illuminata? ^_^

Mi sono però un po’ confusa su questa parte:
Uscii dalla mia stanza. Un esercito di robot era indaffarato nelle pulizie o in piccole riparazioni. Il più vicino a me stava lavando il pavimento. Mi fermò e mi chiese di parlare.

– Sopravvivo al rumore della realtà – dissi. Il robot parve felice della risposta e mi gratificò con un 90/100. Per quegli esseri di latta, che comunicavano con i numeri, un giudizio sopra l’80 equivaleva a un commento più che lusinghiero. Un altro robot mi offrì una ciotola di riso. Accettai il dono, e lo ringraziai. Non erano altro che schiavi, come me. Io servivo a loro, e loro servivano me.

Non l’ho molto capita, perché il robot dovrebbe essere felice di questa risposta (tra l’altro molto apatica)? A voler ben guardare, questa intera parte, fra l’altro, poteva essere omessa, secondo me, senza che la storia perdesse di senso, anzi in realtà mi confonde perché mi ritrovo tra robot e sintoidi, non capisco bene cosa li renda così differenti (sono entrambi intelligenze artificiali no? Perché uno è schiavo e l’altro no? Chi ha creato uno e chi l’altro? Perché uno si soddisfa con una risposta apatica e gli altri uccidono chi dimostra di esserlo?) Insomma mi lasci con più dubbi di quelli che mi scioglie il finale. Ho come l’impressione che tu ti sia costruito in mente un mondo effettivamente molto articolato, e forse 3000 caratteri erano troppo pochi per esprimerlo appieno. In tal caso, sarei davvero curiosa di rileggere questa storia e questa ambientazione in versione "long".

Alla prossima! (e scusa il wall of text ^^")
Uccidi scrivendo.

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Filippo Santaniello
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Messaggio#3 » giovedì 16 aprile 2015, 21:46

Ciao Alex, mi levi una curiosità? Cos'è un sintoide? Io di fantascienza ci capisco proprio poco, comunque il tuo racconto mi è piaciuto e anche se un po' troppo freddo, l'ho trovato ammantato da un morboso fascino verso l'inumano che sfocia in una visione aberrante della realtà. Alcuni punti però mi sono poco chiari e probabilmente, come dice Eleonora, avendo a disposizione più caratteri, avresti lavorato meglio sull'ambientazione della storia fugando qualsiasi perplessità.

alphaorg
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Messaggio#4 » venerdì 17 aprile 2015, 8:27

Ciao Eleonora, ciao Filippo. Vi ringrazio, e procedo con le risposte. La stanza è poco illuminata, quindi semibuia, come una discoteca. È la prima volta che partecipo al concorso e ho deciso di seguire pedissequamente la traccia iniziando proprio dove finiva (piano b...), avrei potuto rendere il racconto più essenziale (e robotico) evitandol'intermezzo del corridoio, ma per me era importante distinguere bene le definizioni di robot, umani e sintoidi (che in questo caso sono un'evoluzione dei robot, e si comportano come i veri potenti di quella società). Sintoide è un termine spesso usato per identificare i cyborg/androidi. I robot (servitori) accompagnano il protagonista dandogli del cibo in cambio delle sue parole (che li fanno pensare). La situazione è un'allegoria di una tipica giornata di lavoro in quel futuro. Alla fine, la cosa veramente triste è che con quella ciotola di riso dovranno mangiare in quattro...

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ceranu
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Messaggio#5 » sabato 18 aprile 2015, 18:27

Ciao Alex, piacere di conoscerti.
Racconto veramente ben scritto, equilibrato e chiaro. La trama è ottima, l'idea del caricabatteria carino, quella dei robot che usano gli umani per provare emozioni che loro non conoscono non è originalissima, ma poco conta. Ho dei dubbi sulla coerenza interna del mondo che hai descritto.



non provai la minima emozione. Nessun rimpianto per l’amico scomparso, né rabbia per la sorte riservata alla moglie e ai figli piccoli. Nel mio cuore non c’era spazio per il dolore, e la commiserazione non poteva esistere nei miei pensieri. – Sono pronto – dissi, e nient’altro. Perché questo era lo scopo dell’educazione che ognuno di noi esseri umani, epigoni di una razza ormai condannata, riceveva fin dalla più tenera età.




– Mi dispiace per Owen – le bisbigliai all’orecchio.
– Era diventato apatico. Quando se ne sono accorti, non ha avuto scampo.



Trovo queste due parti in contrasto. Perché insegnare ad essere apatici se è l'unico modo per sopravvivere?
Sicuramente uno dei racconti più belli del girone, complimenti.

alphaorg
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Messaggio#6 » sabato 18 aprile 2015, 20:05

Grazie Francesco, in effetti nn sei il primo che me lo chiede. La mia idea era che la società dominante impone la propria cultura (logica robotica), salvo usufruire degli uomini (protagonisti di una sorta di reality) e delle loro "emozioni" intrinseche. È un po' il concetto di ipocrisia che ci porta a disprezzare/comprare le prostitute. Cmq, ammetto che la questione si poteva esporre piu chiaramente... :)

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antico
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Messaggio#7 » lunedì 20 aprile 2015, 11:20

Benvenuto nell'Arena di Minuti Contati. Mi sembri già bello collaudato, sarai un gladiatore capace di fare le fortune del mio sollazzo, ne sono certo.
 
Non vedo punti deboli nel racconto se non che avresti potuto usare nomi italiani e non sarebbe cambiato nulla. Ottima la caratterizzazione di questo mondo futuro, ben resa attraverso lo scorrere dell'azione. Rimani freddo il giusto nel descrivere il personaggio, del resto lui stesso è chiaro nel sottolineare di non provare emozioni nel sapere della morte dell'amico. Geniale il sistema dominato dai sintoidi con i robot normali e gli umani al loro servizio. Un racconto che oserei definire quasi perfetto. Un pollice su senza alcuna ombra di dubbio. Però la prossima volta usa nomi italiani... Davvero, non cambia nulla e ci guadagni. Al riguardo leggiti l'intervista a Tonani che pubblicheremo domani.

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erika.adale
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Messaggio#8 » mercoledì 22 aprile 2015, 8:02

Ciao Alex, piacere di conoscerti. Il tuo racconto descrive una società assai interessante, il tono "freddo" è perfettamente funzionale all'apatia del protagonista e fa da perfetto pendant alle emozioni che deve suscitare nei sintoidi. Ho trovato poco chiara la parte centrale, in cui interagisce con i robot/servi; poi la tua spiegazione nelle risposte ha chiarito tutto, ma il racconto, avulso dal contest ne sarebbe stato privo, dunque mi avrebbe lasciato con qualche dubbio. La sensazione è che la tua narrazione faccia parte di un pregevole insieme più ampio, da cui hai estrapolato un brano, certo funzionale al tema. E, se così non fosse, sarebbe un peccato, perché il tema ha straordinarie potenzialità.

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patty.barale
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Messaggio#9 » mercoledì 22 aprile 2015, 10:20

È doverosa una premessa: purtroppo non frequento il genere, per cui mi è molto difficile leggere e farmi coinvolgere da un racconto di SF.

Detto questo, cercherò di non farmi influenzare dall'ignoranza.

Se non ho capito male, nel tuo racconto il genere umano è arrivato alla frutta: prossimo all'estinzione vive una vita "pubblica", su un palco, i cui spettatori sono robot che attingono energia dal flusso emozionale generato dagli umani.

Il protagonista, quindi, semplice pezzo di ricambio, va a prendere il posto dell'amico morto, in modo da permettere al "CARICABATTERIA di continuare a funzionare.

In tutto questo, c'è una cosa che non mi torna: il protagonista, in maniera molto meccanica e apatica (coerentemente col suo ruolo) va a sostituire Owen nel suo ménage familiare. E io mi chiedo, come può questo atto meccanico generare emozioni tali da ricaricare le pile ai robot? Ci sarebbe molta più emozione nel dolore per la morte dell'amico e del marito/padre che in un bacio dato perché quello, ora, è il ruolo da sostenere.

Ripeto, forse è solo un mio limite, ma questo, secondo me, è il grande difetto del tuo racconto.

Inoltre, mi sembrerebbe più corretto "ammasso di ferraglia travestito da esseri umani", invece di "ammasso di ferraglia travestiti da esseri umani"

Alla prossima!

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alberto.dellarossa
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Messaggio#10 » mercoledì 22 aprile 2015, 14:13

Ottima, ottima prova. Bello lo stile, asciutto e funzionale al racconto, bella la storia, con un vero e proprio mondo appena tratteggiato e tuttavia così chiaro. Amo moltissimo le distopie, specialmente quando intrecciano sentimenti assolutamente umani. Ho colto anche il dramma di un uomo che esso stesso sta diventando apatico e che è in vita solo grazie all'amore. Un racconto davvero ben scritto e di livello, mi auguro di leggere ancora altri tuoi lavori ambientati nel medesimo setting.

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