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[A] Caligine

Inviato: martedì 14 aprile 2015, 0:36
da lailmil
Caligine - Sara Passannanti
 
La pelle che riveste il bracciolo del mio sedile è un po' scucita sotto, e il filo di spago che svolazza mi solletica la pelle. Poggio il braccio sopra, per tenerlo fermo. Il caldo è infernale. La donna a fianco a me si alza, e si solleva sulle punte per afferrare la valigia sul portapacchi. A ogni suo movimento si ravviva l'odore forte di sandalo e tabacco che aleggia nello scompartimento. Mi alzo per aiutarla, mentre il treno arriva in stazione. La frenata spinge la donna contro il mio petto. Arrossiamo entrambi per quel contatto imprevisto. «Grazie», mi dice abbassando lo sguardo. Torno a sedermi sulla poltrona mentre il rumore dei suoi tacchi si indebolisce. Dal finestrino la riconosco, stretta tra le braccia di un'altra donna. Chiudo gli occhi, ripensando all'ultimo abbraccio di Gloria, prima che partissi per questa maledetta guerra. Il nome di Gloria si impasta tra le gocce di sudore che ormai scivolano veloci sul collo. La camicia che ho trovato al mercato è troppo pesante, ho dovuto accontentarmi, non ci si può permettere di trattare quando la merce di scambio che si cede è una divisa dell'esercito astroandino. Non sono ancora riuscito ad abituarmi a questo caldo insopportabile, ma ora non importa più. Tra poche ore sarò in città, vedrò dove mi porterà il prossimo treno.
 
Il convoglio è ancora fermo, la banchina ora è vuota. Mi sporgo dal finestrino, l'orologio segna già l'una e un quarto, che diavolo stiamo aspettando? Il rumore di tacchi nel corridoio scandisce l'impazienza degli altri viaggiatori. Da chi stanno scappando, loro? Un controllore entra nello scompartimento per avvertirmi che a causa di un guasto il treno ripartirà con un ritardo non ancora definito. Per scusarsi del disagio, mi offre dell'acqua. Cerco di dissipare l'aria circospetta dal mio volto e gli sorrido, prendendo il bicchiere dalle sue mani. Mi osserva mentre bevo, forse si è accorto che sono straniero. Gli restituisco il bicchiere vuoto, cercando ancora una volta di sorridere e di nascondere la parola DISERTORE che mi lampeggia sulla fronte. Lui torna nel corridoio, con l'aria poco convinta. La caligine mi entra dentro, mi sento soffocare. Non posso aspettare qui che vengano a prendermi, a torturarmi. Devo scendere dal treno, continuerò a fingermi sordo. Andrò a piedi. O aspetterò fino al prossimo treno. Mi nasconderò. Troverò un granaio per ripararmi. O un fucile per cancellare dalla mia memoria i volti di quei civili innocenti. Gloria, non aspettarmi.

Inviato: martedì 14 aprile 2015, 12:24
da cristina.danini
Ciao Sara, complimenti per il racconto, l'ho trovato davvero toccante.

Nel tuo racconto si entra poco per volta, come aprendo una pesante porta scorrevole. All'inizio vediamo un viaggiatore stanco, poi un soldato che solo verso il finale scopriamo essere un disertore in fuga. Scopriamo anche che sta tornando dalla donna che ama e solo alla fine entriamo nella sua mente e scopriamo che il guasto non è solo nel treno fermo, ma anche dentro di lui, che ha ucciso troppa gente e non riesce a tornare alla sua vita. Infatti (se ho ben capito) la sua ultima decisione è suicidarsi, abbandonando Gloria e la vita verso cui sfuggiva. Complimenti ancora!

Inviato: martedì 14 aprile 2015, 18:40
da VIOLETT83
Bellissimo racconto, molto toccante.
Mi piace come viene dettagliato, partendo da un gesto semplice come l’aiutare una donna a riporre la valigia, per poi arrivare alla spiegazione di tutto, passando per il senso di vergogna di cui il protagonista non riesce a liberarsi, ben spiegato nella parola “disertore”.
Infine la resa, la stanchezza di dover fuggire, la paura di essere trovato, tutti sentimenti che arrivano a galla, pur già presenti nel cuore del protagonista, a a causa della rottura del treno.
Tema centrato in pieno, racconto triste ma commovente..

Inviato: giovedì 16 aprile 2015, 1:23
da tina.caramanico
E’ gradevole da leggere, ma la storia sembra essere più fuori (prima e dopo) che dentro (durante) il racconto. Il racconto in sé, tolta la premessa e il finale aperto, dice poco; in particolare il guasto al treno appare abbastanza irrilevante, cosa cambia nel destino del protagonista? Era comunque un disertore e un fuggitivo, e se anche il treno non si fosse guastato sarebbe lo stesso scomparso non si sa dove…

Inviato: giovedì 16 aprile 2015, 15:46
da Francesca Nozzolillo
Devo dire: Complimenti!

L'ho trovato delicato, una carezza, e allo stesso tempo tremendamente fulminante quando si capisce chi è questa persona e cosa sta facendo. Il suo passato apre un mondo di possibilità. Perchè un uomo così gentile ha deciso di fuggire? Forse la guerra non lo ha cambiato, e per questo ha capito di non esserne capace. Ho apprezzato molto il tentativo di rendere odori e suoni, oltre che immagini. Ho sentito l'odore di tabacco e il ticchettare dei tacchi dei passeggeri.   Belle descrizioni, bella immersione in questo personaggio. Credo che il fatto che non accada effettivamente quasi nulla sia il suo punto di forza. Non c'era bisogno di raccontare la guerra per immaginare quanto sia stata tremenda... anzi, forse quel treno rotto (un evento apparentemente insignificante) diventa essenziale per l'arco di trasformazione che immagino sia avvenuta nel soldato.

Brava. Davvero.

Inviato: venerdì 17 aprile 2015, 17:35
da Giulio_Marchese
Ciao Sara,

Il tuo racconto mi ha molto colpito. È ben costruito e ci racconta la storia di un passeggero, un soldato, un disertore con la naturalezza di piccoli gesti e riflessioni. Io generalmente preferisco i racconti in cui succede qualcosa, ma in questo caso riesci a fare affezionare al personaggio in un modo che non pensavo possibile in 3000 caratteri. L'unica vera pecca secondo me è che il tema non c'è. Il fatto che il treno si guasti mi sembra troppo poco. Comunque complimenti!

Inviato: venerdì 17 aprile 2015, 19:58
da lailmil
Grazie a tutti per aver letto e commentato!

Provo a rispondere al disappunto di Tina e Giulio: la mia intenzione era quella di sfruttare il guasto del treno per passare da una situazione in cui il mio viaggiatore è un fuggitivo ma tutto sommato fiducioso di raggiungere il confine entro poche ore a una situazione di trappola, invece, nella quale il personaggio oltre a scappare dall'esercito che ha abbandonato, si ritrova nel paese contro il quale dovrebbe essere in guerra, quindi comunque in terra nemica. Il sentimento è amplificato dal caldo insopportabile. Ho dato per scontato che la situazione del protagonista in terra straniera si capisse (il caldo, il fingersi sordo) quando invece non era chiara.

Speravo di riuscire a trasmettere questa cosa con i cambi di ritmo nella narrazione e con i pensieri più inquieti del protagonista dopo aver appurato del guasto, mi spiace non esserci riuscita a fondo.

Inviato: sabato 18 aprile 2015, 15:46
da Giulio_Marchese
Grazie delle precisazioni. Non è detto che tu non ci sia0riuscita ma a me francamente non è arrivato, detto così sembra molto ovvio ma leggendo mi era sfuggito XD

Inviato: domenica 19 aprile 2015, 2:04
da Gian de Steja
Iniziamo… Ciao, Sara. ;)

Allora, il tema c'è per il guasto, la situazione di panico forse è dovuta al fatto di rischiare di essere scoperto dal controllore. Un po' forzata ma ci sta. Come forma direi che è perfetto, hai giostrato abilmente fra descrizioni, sensazioni, ambientazioni e odori. Molto brava. Il finale mi è piaciuto e nel complesso è proprio un bel leggere.

Inviato: lunedì 20 aprile 2015, 22:58
da alberto.priora
Un saluto da Alberto
Il tentativo di creare un’atmosfera costruendola attorno al treno e poi al suo Guasto è abbastanza riuscita, anche se forse il racconto sarebbe stato più incisivo se il Guasto avesse fatto scaturire entrambe le scene; mentre così la faccenda del guasto sembra un poco un ripensamento e un’aggiunta e la prima parte una lunga introduzione, considerando poi che si perde la donna che magari avrebbe potuto avere un ruolo più importante. Mi ha creato difficoltà anche quel “astroandino” che non riesco a piazzare: siamo in sud america? Ma di che conflitto si tratta? Siamo nel futuro perché la parte astro indica qualcosa di spaziale? Mi è piaciuto nel complesso, la scrittura è buona, ma nel complesso ha un’aria che rende difficile inquadrarlo bene.

Inviato: martedì 21 aprile 2015, 15:54
da Francesca
Ciao Sara :) il tuo racconto mi ha molto colpita. E' assolutamente ben scritto, scorrevole, piacevole da leggere. Sei riuscita a farmi entrare nel mondo del protagonista con una facilità incredibile, me lo sono immaginata sudato con questa camicia seduto sul treno al tramonto, tutto intorno c'era una luce arancio che riscaldava il paesaggio e che cullava anche me man mano che leggevo. Tra l'altro è stato uno dei 2 racconti che mi è rimasto in mente perfettamente dopo una sola lettura e a distanza di una settimana. Mi sembra chiaro come il guasto, come in molti degli altri racconti, non sia solo nel mezzo quanto piuttosto nella vita del protagonista. Inoltre sei riuscita a mio avviso in ben meno di 3000 caratteri a raccontare una storia completa, ci introduci pian piano alla vita del disertore lasciandoci con una conclusione, cioè con il suo presunto suicidio.

Complimenti davvero, a rileggerci!

 

Inviato: mercoledì 22 aprile 2015, 13:42
da alessandra.corra
Ciao Sara,

ho trovato molto piacevole e ben costruito il tuo racconto; a mio giudizio, il più bello dell’edizione. Ho apprezzato molto la descrizione iniziale, resa così bene che le immagini ti sembrano passare davanti agli occhi. Anche lo stato d’animo del protagonista è descritto in modo preciso. L’unico appunto è che il tema risulta un pò forzato, ma a parte questo rimane davvero un bel testo. Brava!

Inviato: mercoledì 22 aprile 2015, 18:49
da antico
Benvenuta Sara nella mia Arena, spero saprai sollazzarmi, ora e nelle prossime edizioni, con adeguate pugne e mi sembra tu sia partita con il piede giusto.
 
Un racconto sospeso fra passato e futuro, il protagonista si trova a un bivio, il guasto lo costringe a scegliere. Sei brava a utilizzare i fumi del suggerito per delineare un intero contesto, molto abile anche se c'è un ma. L'unico problema evidente è infatti legato a una non precisa collocazione. L'informazione che fai passare è quella del nome dell'esercito, ma sollevo a riguardo le stesse perplessità di Priora. Ho cercato su google e mi sono fatto l'idea che sia sudamericano, considera però che il termine da te usato è talmente utilizzato che se googli "astroandino" compare in prima pagina il tuo racconto... Insomma, qualche particolare in più, in effetti, sarebbe servito. Pollice quasi totalmente su con giusto il peso di questo problema a renderlo un pelo incerto.

Inviato: venerdì 24 aprile 2015, 9:38
da lailmil
Ave!

Vado subito al punto. Ci sono due errori alla base di quell'astroandino, grazie all'Antico e ad Alberto per avermelo fatto notare!

Il primo è che quella parola, del tutto inventata, è stata dettata dal panico di scrivere tutto di fretta, l'ho piazzato lì con l'idea di correggerlo successivamente e poi ho avuto il vuoto totale. Questo è l'errore evidente, ma resta il fatto che volessi cercare una nuova parola invece che puntare a una situazione precisa, il che mi porta al secondo errore. Quello di cui mi sono resa conto grazie al commento di Alberto Priora.

Il conflitto che avevo in mente è quello di Algeri, a cavallo tra gli anni 50 e 60. All'inizio volevo mettere "francese" al posto di astroandino, ma mi sono accorta che avrei dovuto dare più indicazioni, perché non si sarebbe capito comunque il luogo dell'azione. Poi, ed è qui che emerge lo strafalcione, ho avuto la codardia di dare una collocazione precisa, forse per non compromettere troppo il racconto. Tutto sommato le guerre si assomigliano tutte. Così, ho cercato di mettere qualcosa che suonasse esotico (-"andino") e senza tempo ("astro"-). Il risultato è stato il pasticcio nel racconto e, a livello più profondo, una generalizzazione dei conflitti che, di per sé, è insensata.

Quindi mi scuso per l'essere stata fumosa ma, contemporaneamente, vi ringrazio per avere stimolato questa riflessione. Farò più attenzione in futuro :-)