Una storia

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo novembre sveleremo il tema deciso da Franco Forte. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Franco Forte assegnerà la vittoria.
diego.ducoli
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Una storia

Messaggio#1 » sabato 18 novembre 2017, 23:39

La strada in terra battuta seguiva il corso delle acque turbolente che gli scorrevano accanto.
I due viaggiatori avanzavano lentamente, le piogge dei giorni precedenti avevano trasformato la strada in un pantano. I monti, che si ergevano ai lati della vallata, sembravano quasi minacciosi alla luce del crepuscolo. Gli abeti erano già una macchia nera che si contrapponeva alle cime innevate che rispendevano grazie agli ultimi raggi di sole.
Superano una collinetta e una vecchia costruzione spiccava come un dente marcio nella bocca di una vecchia.
Della casa rimanevano solo i muri, le pietre con cui era costruita erano striate di nero, le travi del tetto, o almeno quelle che rimanevano, erano semicarbonizzate, il camino era ancora al suo posto e inchiodato su di esso uno scheletro.
“Ma cos'è questo?” sbottò Arturo “è disgustoso.”
“Dipende dai punti di vista” ribatté una voce più sottile “lo definirei affascinate.”
“In che senso?”
“È sempre interessante vedere di cosa siete capaci voi uomini, non finirete mai di stupirmi”
L'uomo si voltò irato.
“Non sono uomini. Sono demoni.”
“Ti assicuro che noi non c'entriamo niente. Siete in grado di compiere le peggiori nefandezze anche da soli. Dovresti saperlo.”
La ragazza si tolse il cappuccio, ravvivò i capelli con una mano e sorrise.
“Se cosi non fosse” prosegui continuando a sorridere “io non sarei qui.”
Arturo rabbrividì fissando le orbite vuote, una raffica di vento sembrò animare gli arti.
“Andiamocene Maria, il villaggio non dev'essere lontano, dobbiamo trovare un posto sicuro dove passare la notte.” disse Arturo voltando le spalle alla costruzione.
La ragazza sorrise al cadavere e s'incamminò.

La luna splendeva alta nel cielo, il fogliame dei sempreverdi lasciava passare solo qualche strale di luce.
“Ci siamo persi.” sentenziò Armando.
“Dovevamo svoltare al bivio di prima”
“Non dire sciocchezze” replicò “quella strada portava nel bosco.”
“Forse” nonostante l'oscurità Armando vide scintillare il sorriso iroso della fanciulla.
“Tu sapevi che era la strada sbagliata! Non potevi avvisarmi?”
“Non hai chiesto.”
Armando si sedette a terra esausto.
“Dobbiamo accamparci. Non possiamo andare avanti cosi!”
“Come vuoi. Ma forse chiedere ospitalità in quella casa è un idea migliore.”rispose Maria indicando
una costruzione poco distante.
“Come ho fatto a non vederla?! Andiamo, ricorda siamo moglie e marito in pellegrinaggio.”
“Preferivo la storia dei fratelli, ma può andare anche questa.”
Anche Armando avrebbe preferito l'altra menzogna, ma la rissa scatenata da un pretendente ubriaco alla mano dell'avvenente sorellina gli era bastato.
Maria lo prese sotto braccio e lo fisso con sguardo adorante.
“Andiamo amore mio, ho tanto freddo e ho bisogno di scaldarmi.” disse maliziosa.
Arturo si divincolò “Non chiamarmi cosi. Non ne hai il diritto. Tu non sei Lei”
“Puoi negarlo quanto vuoi, ma il tuo desiderio ti tradisce.”
Arturo si allontanò turbato da quelle parole.
“Stupido uomo.”

Gli ultimi barlumi del fuoco morente ardevano nel camino.
I due viandanti consumarono in silenzio il pasto offertigli dal padrone di casa.
Arturo posò il cucchiaio” Grazie per la sua ospitalità Sig.Osvaldo, non è da tutti accogliere due sconosciuti nel cuore della notte.”
L'uomo alzò le spalle, le ombre danzavano sul viso facendolo sembrare un vecchio.
“Un buon cristiano deve accogliere dei pellegrini. Posso chiedervi la vostra meta?”
“Siamo diretti ad Augusta”
“Un lungo viaggio per dei ragazzi cosi giovani, soprattutto per la sua signora”disse Osvaldo, indicando Maria che preparava due giacigli in paglia per la notte.
“Anche l'inferno è duro. Questo viaggio ci farà avere l'indulgenza”
“Non tutti i peccati possono essere perdonati” replicò incupendosi “ma voi siete giovani.
Cosa avrete mai da farvi perdonare?”
Arturo abbassò lo sguardo e non rispose.
“Scusami non ho il diritto di farti questa domanda, andate a dormire l'alba arriverà presto. Domani vi presenterò il resto della famiglia” con un cenno del capo si accomiatò.
Arturo portò le tazze nel lavello e le lavò. Non gli sembrava corretto abusare dell'ospitalità che gli era stata offerta.
“Quello non dovrebbe essere un compito della tua dolce mogliettina?” disse Maria.
“Puoi smetterla di fingere, siamo soli.”
“Come desideri mio signore” replicò con scherno “non vuole richiamare la sua amata ai doveri coniugali?”
Arturo avrebbe voluto rispondere, ma la vista di Maria in vestaglia lo lasciò senza fiato.
Era bella, bella come la donna che aveva amato. La vergogna lo assalì, non era Lei, lo sapeva.
Lei non c'era più, era solo un contenitore, un mostro. Ma nonostante questo i vecchi sentimenti tendevano a riemergere.
“Dormi!” disse sdraiandosi.
“Che uomo noioso. E comunque ti sbagli.”
“In che senso?”
“L'inferno. Non è poi cosi male.”


Il sole era già alto quando Arturo si svegliò. Il casolare era deserto ma dall'esterno udiva delle voci.
Si stiracchio, aveva dormito più del dovuto ma si sentiva ristorato, troppe notti trascorse all'adiaccio
avevano fiaccato la sua resistenza. Si sedette al tavolo e inzuppò un pezzo di pane secco nel latte.
Consumato il pasto uscì all'esterno. Maria stava mostrando delle erbe ad una ragazzina, decise di non interromperle e andò alla fontana per rinfrescarsi. L'acqua gelida rimosse gli ultimi rimasugli di sonno.
“Non è come i cavalieri delle storie” trillò una voce.
“Già, ma ti assicuro che è un nobile” rispose Maria.
“L'hai sposato per quel motivo?”
“Certo che no. Il nostro è amore vero.” rispose lanciando un bacio con una mano.
Arturo rispose con un sorriso tirato.
“Piccola non c'è tuo padre?” chiese, cercando di cambiare argomento.
“È al pascolo con mio fratello. Torneranno al tramonto.”
“Andrò in città a comprare delle provviste per il nostro viaggio. Maria vieni con me?”
“No, marito mio adorato ti aspetterò qui.”replicò la ragazza “ Abbiamo molte cose di cui parlare io e questa giovane. È in eta da maritarsi e una fanciulla deve essere degnamente istruita.”
“Quello è un compito che spetta alla madre.”
La ragazzina si rabbuiò.
“La mamma non c'è più”
“Scusami.” riuscì a replicare Arturo.
Maria lo trasse d'impaccio allontanandosi con la ragazzina al seguito.
“Ti aspetto, e non fare tardi.”
Arturo si rimise la casacca e radunò i suoi pochi averi. Sospirò nel contare le monete che gli rimanevano nel borsello e pensare che fino a qualche mese fa aveva servitori pronti ad obbedire ad ogni suo ordine e sopratutto aveva Lei.
Arturo scacciò i cattivi pensieri e si diresse verso il villaggio. Il viaggio in discesa era molto più agevole, l'aria di montagna gli riempiva i polmoni, in breve tempo raggiunse il bivio. Lo sguardo di Arturo venne attirato in direzione del casolare bruciato, un brivido gli corse lungo la schiena, si sentiva osservato con malevolenza. Il cinguettare degli uccelli cessò bruscamente, un vento freddo prese spirare da nord.
Arturo abbassò il cappuccio per proteggersi dal freddo e riprese la strada, nuvole di polvere gli offuscarono la vista, ma la strada era dritta ed era difficile sbagliarsi.
Il paese era vicino, lo sentiva. Arrancava con difficoltà, alzò gli occhi da terra e accanto a se vide il casolare bruciato.
Lo scheletro si agitava in maniera convulsa sballottato dalle raffiche di vento, ma quelle orbite sembravano fisse su di lui. Indietreggio intimorito, un piede scivolò sul selciato facendolo rovinare a terra. La testa impattò violentemente sul terreno e i polmoni gli si svuotarono d'aria, una fitta lancinante gli percorse il torace unita ad uno schiocco sonoro.
Si rialzò di scatto e strali di dolore partirono dal petto. La testa vorticava passò una mano tra i capelli e la ritrovò tinta di carminio. Piccole gocce si staccarono dalle dita.
Sangue di peccatore su terra di peccatori
Morte chiama morte
Il torto si estingue se un torto verrà fatto
Parole sussurrate dal vento, una pioggia sottile iniziò a picchiettare il terreno e in breve crebbe d'intensità fino a diventare un imponente acquazzone.
I canali di scolo sui fianchi della vallata si riempirono creando molteplici cascatelle, i lampi squarciavano il cielo.
In pochi istanti si ritrovò fradicio e infreddolito, alzò gli occhi verso il camino bruciato e lo scheletro non era più al suo posto.
Peccatore il tuo compito è finito
Nessun male ti verrà fatto
Lascia ai morti le questioni di morte
“Chi sei?” urlò.
Nulla per te e nulla per molti
Mai dolore arrecai in vita ma molto ne subii
Morte chiama morte dovresti saperlo
Tu sei il mezzo, lei ci chiama
Le parole si fanno largo nella sua mente offuscata dal dolore.
“Parli di Maria? Cosa vuoi da lei?”
La madre chiama, i figli rispondono
La strada è già tracciata
il prezzo va pagato
“Che prezzo? Cosa vuoi?”
La voce non rispose, la meta della creatura era palese. Arturo non temeva per Maria, lei aveva le sue risorse ma la famiglia dell' Sig. Osvaldo era un altra storia.
Il giovane si inerpicò sulla strada del ritorno, il sentiero era scivoloso per il fango e la pioggia continuava a cadere. Riusci ad entrare nel bosco, ma neanche i rami riuscivano a placare la furia della natura. Ben presto Arturo si trovò ad arrancare con l'acqua scura che gli vorticava fin sopra il ginocchio.
“Com'è possibile tutto ciò?” sussurrò senza fiato.
Tra gli alberi qualcosa si muoveva tra i flutti, era veloce. Svani lesta dietro un pino per poi riemergere in un'esplosione d'acqua.
La creatura aveva la pelle verdastra e squamosa, il viso sottile della persona che aveva amato. I capelli erano uniti in una cresta che partiva dal cranio per poi continuare lungo tutta la coda di pesce.
“Non è meraviglioso? Lo senti? È inebriante.”
“Maria cosa stai facendo? Smettila subito.”
“Mi spiace mio signore, non sono responsabile di ciò.” rispose, scoprendo una fila di denti appuntiti.
“Ma tutto questo rancore” continuò stringendosi i seni tra le mani “questo rammarico si può assaporare.”
“Tutto questo è impossibile, non può essere reale.”
“E cosa lo è? Chi lo decide? Senti le gambe pesanti, i vestiti bagnati, le gocce sul viso. Forse chi si sbaglia sei tu?” replicò tuffandosi tra i flutti.
“Sei in balia dei poteri di un altro demone? Sei debole!”
“Pochi mi sono superiori e di certo non questo” sibilò furiosa alle sue spalle “Ho capito il tuo giochetto, farò finta di cascarci.”
Afferrò tra le braccia il giovane e con robusti colpi di coda lo portò al casolare.
“Non chiedere più nulla, non puoi fermare quello che è iniziato.”
“Devo provarci, ne siamo responsabili.”
“Stupido” replicò, sparendo nelle acque torbide.
Arturo varcò la porta. Osvaldo si ergeva innanzi alla creatura, un mucchio d'ossa ammantato da tenebre.
“Vattene mostro!” disse l'uomo con voce tremante mettendosi tra la creatura e i figli.
“Mostro? Una volta non mi chiamavi cosi”
Le tenebre vorticarono intorno allo scheletro dandogli forma umana.
“Mi riconosci ora?”
“Ada! Ma sei morta.”
“Mi hai ucciso, mi hai venduto.” la forma di tenebra perse consistenza e piccoli tentacoli d'ombra si strinsero intorno al collo dell'uomo.
“Madre smettila” strillò la ragazzina mentre stringeva il fratello più piccolo.
“Ha ragione” si intromise Arturo “se lo uccidi chi penserà a loro?”
“Loro sono come me, sono figli della natura. Presto si risveglieranno e faranno la mia stessa fine.”
Piccoli tentacoli si avvicinarono ai volti dei figli asciugandone le lacrime.
“Lo faccio per loro” sibilò con voce rotta.
“Non se io...”
Una raffica di vento lo spinse fuori dall'abitazione gettandolo nei flutti. Il cielo rombò una cascata d'acqua gli si riverso sul capo lasciandolo senza fiato, poi veloci come erano giunte le nubi si diradarono e le acque svanirono.
Arturo fece uscire i bambini dalla casa e li abbracciò.
“Ora che la famiglia si è allargata devi ufficializzare il nostro rapporto.” disse Maria alle sue spalle.
Il giovane la ignorò, prese per mano i piccoli e riprese la sua strada.



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roberto.masini
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Re: Una storia

Messaggio#2 » giovedì 23 novembre 2017, 22:04

Uno strano horror dove c'è il mostro ma non c'è vero terrore, almeno secondo me. Ci sono alcuni errori di punteggiatura e il verbo SUPERANO all'inizio della storia forse deve essere cambiato nel tempo.
Forse non ho capito io ma chi è Armando? Il refuso di Arturo o ci sono due Marie? Illuminami. Grazie.

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maria rosaria
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Re: Una storia

Messaggio#3 » venerdì 24 novembre 2017, 14:48

Ciao Diego.
Dividerei la tua storia in due parti:
La prima affascinante, grazie soprattutto al tuo sapiente modo di descrivere l’ambientazione e i personaggi.
La seconda un po’ debole, soprattutto quando il fantastico, almeno per i miei gusti, diventa così esasperato da farmi perdere sia il senso della vicenda sia il ruolo dei personaggi.
I refusi non sono un problema, Armando credo stia per Arturo e io non me ne sono neanche accorta alla prima lettura.
Quello che però, ripeto, è poco chiaro è la seconda parte e anche il finale: come fa Arturo a salvare Osvaldo dal demone? Decide di sposare il demone Maria? Perché Maria è un demone? Sembrerebbero esserci delle colpe che Arturo deve espiare ma non ho capito bene quali.
Ad ogni modo, sapendo che hai scritto la storia in condizioni non proprio favorevoli, devo farti i miei complimenti per l’ottima capacità descrittiva e lo stile che hai utilizzato.
Alla prossima
Maria Rosaria

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Eugene Fitzherbert
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Re: Una storia

Messaggio#4 » venerdì 24 novembre 2017, 15:50

Ciao, Diego,
Il tuo racconto è molto articolato.
La prima parte, quella calma, ha un ritmo normale, dove i personaggi emergono uno alla volta e la vicenda si riesce a seguire. Correggimi se sbaglio: Arturo (o Armando, ormai siamo passati oltre quel refuso) è in viaggio con Maria verso Augusta. Arturo è un nobile caduto in disgrazia e Maria è ciò che resta della moglie dopo che un demone l'ha posseduta. Immagino allora che i viaggio a Augusta serva a risolvere questa situazione.
Tutto giusto fin qui?

Poi, i due passano la notte da Osvaldo e il racconto prende una piega inaspettata a aggiunge elementi altrettanto inaspettati a ritmo incessante. Lo scheletro inchiodato al caminetto parla (o almeno credo che sia lui) come un profeta dei tempi andati; le forze della Natura si scaraventano contro Arturo; Maria prende la forma della Sirena di Fortified School (l'hai letto quel fumetto giappo? È una figata!); Osvaldo fronteggia uno scheletro parlante (presumo che sia lo stesso della casa bruciata) che altri non è che sua moglie da lui uccisa che si vendica dall'oltretomba; Maria accoglie i figli di Osvaldo nel loro party.
E... Wooow! Tanta tanta roba! Forse avresti dovuto dilazionare le informazioni, magari sfruttando tutti i caratteri a disposizione. La storia è un intrigante mix di fantasy medievale e horror vecchia maniera ed molto interessante, tanto da meritare un approfondimento.

I refusi sono un'altra cosa da segnalare, ma, da quel che ho capito, hai scritto tutto in condizioni disagiate e quindi who cares!
Ti rinnovo i complimenti per la storia e non la lasciare a se stessa, merita decisamente di essere coccolata e sistemata. È Bella!

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lordmax
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Re: Una storia

Messaggio#5 » lunedì 27 novembre 2017, 3:03

Storia complicata di amore, odio, horror e fantastico.
Ci sono parecchi refusi ma sapendo che hai scritto in corsa sono comprensibili, ci vorrebbe una bella operazione di repulisti magari nel laboratorio.
Noto una forte separazione fra la parte iniziale, lineare, descrittiva, quasi una sorta di costruzione del mondo e dei personaggi e un precipitarsi alquanto caotico di eventi nella seconda parte.
Proprio questo precipitarsi e accumularsi di eventi rende il tutto un po' caotico e difficile da seguire, forse anche qui una limata per calmare la ridondanza di elementi potrebbe rendere il racconto più interessante e comprensibile.
Naturalmente si coglie perfettamente il tema.

perseverance
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Re: Una storia

Messaggio#6 » martedì 28 novembre 2017, 0:03

Ciao Diego,
il tuo racconto sembra voler rimanere indeterminato come il proprio titolo. Molti riferimenti che si fermano all’abbozzo; pennellate veloci che non arrivano a comporre un quadro, neppure impressionista, tra echi a corrente alterna di horror, fantasy e fantascienza.
Andrea Montalbo'

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Francesco Capozzi
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Re: Una storia

Messaggio#7 » martedì 28 novembre 2017, 22:06

Ciao Diego,
che dire... da quando ti conosco, se non ci sono seni nel tuo racconto non sei contento!!! :')
comunque... mi è piaciuto come hai descritto nella prima parte l'ambientazione e la piega che prende il racconto successivamente.. mi rivedo nella tua situazione, troppe cose da fare e poco tempo per farle, che hanno trasformato una bella idea in una "bozza" messa fuori così com'era, per mancanza di tempo...

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