L'arrotino

Il Live si terrà sabato 9 dicembre presso il Cinema Lanteri di Pisa
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Linda De Santi
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L'arrotino

Messaggio#1 » sabato 9 dicembre 2017, 16:22

“Donne, è arrivato l’arrotino!”
Quelle parole, appena sussurrate nell’altoparlante, risuonarono strozzate e insicure nel vialetto alberato.
Roberto si diede dell’idiota. Quand’è che sarebbe riuscito a dirlo nel modo giusto?
Non c’era verso: due settimane che era arrivato in quella città, e aveva l’impressione che la sua professionalità facesse un passo indietro ogni giorno che passava.
Si rodeva il fegato all’idea che, nella città accanto, a Casalinghe Bisognose, suo cugino Aldo faceva faville: riparava attrezzi da cucina, affilava coltelli che avevano perso il filo, aggiustava ombrelli rotti. Tutti, in famiglia, erano fieri di lui: dicevano che nessuno, in sei generazioni di onorato lavoro come arrotini, aveva mai raggiunto risultati così stupefacenti. Aldo ci sapeva così tanto fare che la gente gli chiedeva di riparare di tutto, perfino i portasaponette scheggiati.
“Donne, è arrivato l’arrotino…”
Ripeté Roberto, con ancora meno convinzione di prima.
Non poteva farci nulla, le casalinghe di quel posto lo mettevano a disagio. Nelle ultime due settimane aveva fatto solo due riparazioni e i suoi genitori gli aveva quasi tolto il saluto per questo.
“Due riparazioni in due settimane? Spero che tu stia scherzando, figliolo. Oppure che ti sia rotto tutt’e due le mani” gli aveva detto suo padre.
“Nessuno di noi, in sei generazioni, ha mai fatto solo due riparazioni in due settimane” aveva rincarato sua madre.
Roberto sospirò, pensando ad Aldo e al furgoncino da arrotino di ultima generazione che si era appena comprato.
Pensare che, quand’erano piccoli, Aldo era niente più che uno sgorbio sottopeso capace solo di correre a lamentarsi dalla mamma. Bastava niente perché si facesse male e si mettesse a piangere: un piede calpestato, una spintarella, una crosticina che si staccava e faceva un po’ di sangue.
Sembrava una di quelle personalità deboli che nella vita avrebbero ottenuto solo ruoli secondari, invece, crescendo, era diventato un arrotino con i fiocchi.
Era per questo motivo che Roberto si era fidato dei suoi consigli. Era stato Aldo che lo aveva indirizzato verso Spose Imbranate, in provincia di Casalinghe Bisognose. Lui ci aveva lavorato l’anno prima ed era stato lì che aveva costruito la sua fama: così grande che i membri della comunità di arrotini di Casalinghe Bisognose l’aveva invitato a unirsi a loro. La sua carriera aveva preso il volo.
“Un periodo a Spose Imbranate e vedrai che entro qualche mese la comunità di Casalinghe Bisognose chiamerà anche te” gli aveva assicurato Aldo. “Diventerai una leggenda.”
Vide una donna agitare una mano dal fondo del vialetto.
Ci siamo! Pensò Roberto. Accostò il furgoncino e si sporse dal finestrino.
La donna gli andò incontro.
“Di cosa ha bisogno, signora?”
“La mia affettatrice si è inceppata. Potrebbe venire a dare un’occhiata?”
Roberto annuì, prese la cassetta degli attrezzi e scese dal furgoncino.
“Meno male che è arrivato” disse la donna. “L’arrotino che c’era il mese scorso non c’è più, non sapevamo proprio come fare. Sa che fine ha fatto?”
“Si è trasferito a Casalinghe Bisognose” rispose Roberto. “È mio cugino.”
“Davvero?” Esclamò la donna. “Quindi anche lei sarà in gamba come lui. Buon sangue non mente, no?”
Roberto si limitò a grugnire. Ne aveva fin sopra ai capelli di sentir parlare bene di Aldo.
Era tentato di raccontare alla donna di quanto fosse frignone Aldo da piccolo, e di tutte le volte che lui, più grosso di corporatura e più forte, l’aveva pestato per gioco, ma preferì tacere e concentrarsi sul lavoro.
“Venga, venga” lo invitò lei, oltrepassando la soglia di casa. “Eccola lì, la birbante.”
La donna indicò l’affettatrice e Roberto si avvicinò. Era un modello vecchissimo, costellato di macchie di ruggine. Praticamente un dispensatore di tetano.
“Posso offrirle un caffè?” Gli chiese lei.
A Roberto sembrò brutto rifiutare. Si chinò sull’affettatrice e provò ad accenderla, senza successo. Si mise a studiare il meccanismo, per capire cosa non funzionasse.
“Quand’è che ha deciso di diventare un arrotino?”
“In famiglia siamo tutti arrotini” rispose Roberto, distrattamente.
“E come vanno gli affari? Quelli di suo cugino Aldo andavano alla grande, lo saprà. Lo chiamavamo spesso, era bravissimo a riparare le cose.”
Roberto si trattenne dal bestemmiare. Non capiva cosa non andasse nell’affettatrice e le chiacchiere della donna lo distraevano.
“Sto ancora cercando di farmi conoscere” rispose. “Del resto sono solo due settimane che sono arrivato a Spose Imbranate…”
“Spose Imbranate?” Chiese la casalinga. “Ah, già. Una volta la città si chiamava così.”
“Che vuol dire che una volta si chiamava…”
Mentre lo diceva, Roberto avvertì un brivido corrergli lungo la schiena. Allo stesso tempo, la sensazione, più simile a una certezza, di essere finito in una specie di trappola per topi, gli gelò il sangue nelle vene. Si voltò verso la donna.
“Aldo aveva imparato. Non accettava mai niente da bere. E portava sempre la pistola con sé...” disse la donna, con un’espressione dolce. “Ma tu, mio tenero bocconcino, sei indifeso. Possibile che Aldo non ti abbia detto nulla?”
Roberto avrebbe voluto allontanarsi, ma scoprì di non riuscire a muoversi. La tazza di caffè gli scivolò dalle dita.
“Forse sei stato cattivo con lui” sorrise lei, mentre gli si avvicinava.
Allungò le braccia come per stringerlo, invece tirò semplicemente qualcosa che stava nell’affettatrice. Roberto sentì un clic sommesso, seguito dal rumore della lama che si metteva in moto.
Mentre il rumore dell’affettatrice si faceva sempre più vicino, Roberto ripensò a suo cugino Aldo. C’era stato un tempo in cui lo aveva pestato e fatto piangere. Un tempo era lui quello più bravo. Un tempo era stato lui il più forte…
“Non sai che noia, abitare in questa città. Meno male che non sei come Aldo” disse la donna, sorridendo. “Ci serviva proprio un nuovo arrotino. Benvenuto a Vedove Sanguinarie.”
Ultima modifica di Linda De Santi il sabato 9 dicembre 2017, 17:09, modificato 2 volte in totale.



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antico
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Re: L'arrotino

Messaggio#2 » sabato 9 dicembre 2017, 16:59

Ola Linda! Tutto ok con i parametri, buona Pisa Live Edition!

PS: puoi modificare il racconto fino alla chiusura (ore 18.00). Ovviamente, in quel caso, procederò a ricontrollare orario di consegna e caratteri!

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Piscu
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Re: L'arrotino

Messaggio#3 » giovedì 14 dicembre 2017, 18:03

Lo spunto di base è quello di una città "persa" che viene ritrovata dal figlio di emigrati, e mi pare un'interpetazione semplice ma efficace del tema. Il racconto arranca un po' nella parte centrale in cui in sostanza non succede niente e sembra che tutto sia immobile durante una serie di riflessioni che avrebbero potuto occupare molto meno spazio (e visto che hai sforato il limite di caratteri è un peccato, visto che di testo non essenziale da tagliere ce n'è in quantità). Quando l'azione riprende il protagonista/narratore si confronta con questa nuova realtà a lui sconosciuta e inizia a scoprirla. Ho avvertito un po' troppo lo stereotipo della città del nord nebbiosa vs città del sud soleggiata. In definitiva comunque un racconto ordinato, funzionale, e abbastanza scorrevole nonostante l'assenza di azione.

Pantaleo Cassatella
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Re: L'arrotino

Messaggio#4 » giovedì 14 dicembre 2017, 19:26

Ciao Linda!
Credo che in generale l'idea della cronaca della città ci sia, tuttavia credo che molto - in mia opinione - vada a perdersi nel dialogo centrale e magari nelle divagazioni dell'arrotino, che alcune volte possono risultare un pochetto ripetitive. Il finale sicuramente riprende ciò che è successo alla città, apprezzabile, tuttavia devo sottolineare come la parte centrale sia scesa un po' nel piatto, per quanto il racconto sia effettivamente scritto bene e comunque abbia quasi tutte le cose al punto giusto. La trama in generale mi è piaciuta, però forse è stata davvero resa un po' "insapore" - sempre secondo me, potrei sbagliarmi - per come è stata stesa.
Brava!

Filippo
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Re: L'arrotino

Messaggio#5 » venerdì 15 dicembre 2017, 23:47

Bellissimo! L'ho letto tra un momento di studio e l'altro e mi ha risollevato! Mi piace l'idea di rendere la città nient'altro che una categoria di persone. La città come i suoi abitanti. Trovo poi proprio originale la trama, nonchè il fatto stesso che il protagonista sia un arrotino. Finale al brivido degno del miglior Benni. Grande!

marcocioni
Messaggi: 28

Re: L'arrotino

Messaggio#6 » sabato 16 dicembre 2017, 11:14

Originale l’idea dei nomi delle città: sembrano usciti da un libro di storie per bambini, naif e lindi, ma allo stesso tempo presentano un risvolto un po’ inquietante come i volti delle bambole. Delle città, tuttavia, sembra che serva solo il nome per fare da scheletro alla storia ed al suo finale thriller. Voglio dire che il tema, cronache da città inventate, è stato rispettato solo inventando alcuni nomi di città, per il resto non conosciamo nulla di questi posti (a parte qualche opinabile abitudine degli abitanti!), e questa è una pecca abbastanza importante secondo me. Con uno stile un po’ più curato e qualche notizia in più sulla città, sarebbe stato un racconto davvero avvincente.

Zince Zotti
Messaggi: 11

Re: L'arrotino

Messaggio#7 » sabato 16 dicembre 2017, 16:43

Bellissimo, scritto molto bene, si legge in un sorso e lascia anche il brividino sul finale. Nelle due righe iniziali riesci a descrivere un personaggio, complimenti. Mi sarebbe piaciuto avere qualche informazione in più sulla città, ma in fondo penso che tu non abbia tutti i torti a raccontare questo luogo solo tramite i suoi (meglio dire le sue) abitanti. Avrebbe perso il sapore misterioso se avesse avuto una connotazione dettagliata.

andrea.carbone
Messaggi: 36

Re: L'arrotino

Messaggio#8 » sabato 16 dicembre 2017, 18:56

Uno dei migliori in quanto a scrittura, perchè l'ho letto tutto d'un fiato ed è stata una lettura davvero piacevole. L'incipit in particolare mi ha conquistato, perchè questa figura di arrotino fallito in una nuova città è affascinante. Eppure sono arrivato alla fine della lettura con un po' di amaro in bocca, ponendomi la fatidica domanda: "e quindi?". Non ho capito perchè concentrare tutta la prima parte sulla storia degli arrotini, per poi capovolgere tutto il racconto alla fine, inserendo l'elemento macabro, che per quanto divertente, per me stona un po' con tutto il resto. Inoltre della città si sa pochissimo, l'unica informazione ci viene data dai nomi, il che mi sembra un po' risicato considerando che il tema erano proprio le città. Insomma, mi piacerebbe leggerne una versione più approfondita, perchè lo stile è ottimo.

TizianaDF
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Re: L'arrotino

Messaggio#9 » domenica 17 dicembre 2017, 11:53

Mi è, piaciuto, ben scritto, anche se la città in realtà esiste solo come entità "formale". Direi che la sorpresa è relativa perchè il rapporto fra lui e Aldo è quel che guida tutta la narrazione e quindi il conflitto un pò si intuisce, ma alla fine la risoluzione per quanto prevedibile è ben strutturata.

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catalina.pintilie
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Re: L'arrotino

Messaggio#10 » domenica 17 dicembre 2017, 17:19

Ahahaah ...secondo me questa storia te la devi ricordare per tirarla fuori dal cassetto in un concorso dal tema horror, potrebbe essere proprio un bel racconto. Un inizio lento ma vince nel finale. La genuina figura dell'arrotino, ingenuo pure, invidioso e insicuro, è una bella risorsa. la parte che mi è piaciuta meno è quella in cui lui si sente infastidito dall' elogio che la donna fa a suo cugino, e subito dopo sollevato perché considerato meglio di lui perché autentico. Credo che in uno spazio tempo così breve risulti troppo sbrigativo e quindi non sta in piedi. Interessante l'idea di una città che prende (e cambia nome) in base alle caratteristiche dei suoi abitanti.

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Kei
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Re: L'arrotino

Messaggio#11 » domenica 17 dicembre 2017, 23:13

Parto subito dalla fine (sì, sono simpatica, lo so) per un piccolo applauso per la scelta di stile con l’omicidio. So che c’è chi lo chiamerà un cliché quello della storia dal tempo narrativo lento, calmo e con un plot-twist inaspettato e sanguinoso, però secondo me i cliché nascono con un fondo di verità: possono piacere! Quindi sì, è una scelta di stile che ho apprezzato molto, ha spezzato con coerenza l’apparente placidità del racconto. L’unica nota amara che mi sento di voler sottolineare in questo commento è che l’arrotino protagonista e la sua diatriba familiare siano state più protagoniste e importanti della città di cui, alla fine, non abbiamo saputo molto. Sono cronache di una città che non esiste, certo e deduco che le cronache di Vedove Sanguinarie siano sempre nere (eheh sì, simpatica, lo so), ma avrei preferito meno excursus su Aldo e Roberto, quanto più sulla resa della città, qualche indizio che potesse aiutarci a immaginarla come una cittadina da sogno e piena di gentilezza, o appunto mettere dettagli discordanti che potessero aiutarci a pensare a “qualcosa che non andava”.


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iago.menichetti
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Re: L'arrotino

Messaggio#12 » lunedì 18 dicembre 2017, 1:43

Ciao Linda, ho amato il finale beffardo, un po' grottesco e anche un po' creepy. Sarebbe un perfetto racconto di Halloween: scritto in maniera molto asciutta, scorre via che è una bellezza.
Inizialmente ho pensato che avresti potuto aggiungere qualche altra descrizione destabilizzante della "ridenti" abitanti della città ma, in effetti, forse questo avrebbe depotenziato il colpo di scena finale. Mi sarebbe piaciuto, però, qualche particolare inquietante disseminato qua e là.
Resta comunque una lettura decisamente piacevole, brava.

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antico
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Re: L'arrotino

Messaggio#13 » mercoledì 20 dicembre 2017, 14:48

Mi sono divertito. Scritto bene, una racconto che conosce la sua direzione e la percorre fino in fondo. Però... Ancora da ottimizzare. Evidentemente il senso di inquietudine che non permetteva al protagonista di urlare con piena mascolinità il suo essere l'arrotino aveva delle fondamenta in quello che percepiva dalla città, ma considerato lo spazio da te dedicato alla cosa nella prima parte mi sarei aspettato, tanto per dire, una chiusa, qualcosa che concludesse il discorso aperto. Un pollice tendente all'alto, un quasi su. T'invito a revisionarlo nel Laboratorio perché in Vetrina ci starebbe bene.

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