San Ventuno a Monte

Il Live si terrà sabato 9 dicembre presso il Cinema Lanteri di Pisa
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Zebratigrata
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San Ventuno a Monte

Messaggio#1 » sabato 9 dicembre 2017, 17:53

I primi ad accorgersene furono i bambini, giocando. I più furbi ne approfittavano per vincere alle biglie, e in generale la cosa non li turbava più di tanto. Non ne sapevano ancora abbastanza del mondo da distinguere il possibile dell’impossibile. Manuzio Gettoni, 14 anni, riuscì persino, con magistrale faccia tosta, a convincere la ragazzina più bella della scuola, Benedetta Pignattelli (i bigliettini spiegazzati raccolti dalle maestre nel corso dell’anno testimoniavano l'unanime plebiscito), di essere in lizza per i mondiali di pattini a rotelle: era, in effetti, indubbia la naturalezza con cui pattinava in salita.

Gli adulti, invece, erano restii ad accettare la verità. Non è mai facile dover ammettere che la tua maestra delle elementari, dea della grammatica e icona di sapienza infinita, si è sbagliata. È dura accorgersi che la virgola tra soggetto e verbo, qualche volta si può quasi mettere, o che la forza di gravità può decidere di scioperare. L’elasticità mentale, tuttavia, sembra essere legata a doppio filo alle potenzialità economiche del fenomeno in questione. I primi a dar corda alle rivelazioni dei ragazzi furono Gene e Irene, gli anziani proprietari della locanda Al Tasso Impagliato. Alla veneranda età di 98 e 103 anni non si stupivano più di nulla. E in fondo se ad Ariccia riempivano interi bed & breakfast di turisti accorsi a vedere l'illusione dell’acqua che va in salita, potevano ben riempire le cinque stanze del Tasso Impagliato e vendere qualche scodella di brodo con l’uovo in più, no?

Solo che a San Ventuno a Monte non era un’illusione ottica, come ad Ariccia, non era una bizzarra combinazione di paesaggio e salite in prospettiva a incantare i viaggiatori che si spingevano fin là per buttare a terra una pallina rossa e vederla salire. A San Ventuno a Monte l’acqua in salita ci andava davvero. E anche le biglie, i pattini a rotelle, le arance sfuggite alle borse della spesa, le lattine di birra vuote a lato della strada, le M&Ms blu cadute a terra in quell’attimo di titubanza in cui la mano di Manuzio toccava la mano di Benedetta che per la prima volta gli aveva parlato, per chiedergliene una. Tutto rotolava, inesorabilmente, verso la cima del monte Verto.

A Gianni Piantoni, detto il Gianni, editore, fondatore, redattore capo nonché unico giornalista dell’Eco del Verto, non pareva vero. O per lo meno gli pareva ancor meno vero di quanto non paresse agli altri. Era una gioia andare al bar della Civetta e vedere finalmente la copia dell’Eco con le pagine ispessite dall’umidità e dall’uso, un po’ stropicciate, con gli angoli che iniziavano ad arrotolarsi e l'inserto centrale pieno di briciole e appiccicaticcio per i residui di marmellata. La verità è che, prima che a San Ventuno le cose iniziassero a salire, il Gianni non era mai stato sicuro di aver mai avuto nemmeno un lettore.

Sentendosi investito dai suoi primi venticinque lettori della solenne responsabilità di scoprire le ragioni profonde del fenomeno, fu proprio il Gianni che decise di andare a vedere dove finisse tutta quella roba che scivolava su per la montagna. Gambe in spalla, raggiunse il picco in meno di mezza giornata (d’altra parte, si sa, a salire ci vuole poco, è il ritorno in discesa quello che sfianca). Il Gianni si ritrovò così a contemplare un enorme cumulo di rifiuti che rivestiva la cima del monte. O forse quel cumulo di rifiuti era la cima del monte vera e propria. Non si capiva più bene. Nel punto più alto, sacchi della spazzatura, cartacce e bottigliette di plastica formavano una pila dall’apparenza precaria, che rischiava di volare da un momento all’altro.

L’articolo del Gianni venne pubblicato e ripubblicato sul fior fiore della stampa nazionale e fu letto e riletto sul peggio del peggio della TV spazzatura. Chi ci vedeva lo zampino zoccoluto del demonio, chi le conseguenze disastrose del riscaldamento globale, chi pensava che fosse un rapimento alieno (solo che s’era guastato il raggio traente). La signora Cesira Enrico, perpetua di Don Vasinto, era convinta che fosse l’inizio della fine, ed era in buona compagnia. Al bar della Civetta ci avevano pure fatto un aperitivo a tema, l’Apecalisse. Fatto sta che col trascorrere del tempo il Risucchio si faceva più intenso, e a San Ventuno accorsero scienziati di ogni genere, dai geologi intenti a cercare anomalie nella densità terrestre ai cartografi, entusiasti all’idea di poter mappare un picco nuovo, e in crescita per giunta.

Quando il Risucchio diventò tale da attirare perfino qualche aspirante suicida che voleva farla finita in modo più originale dei colleghi, Don Vasinto, sindaco e parroco della città, tenne una riunione durante la quale la cittadinanza deliberò compatta in favore dell’isolamento. Al massimo si poteva far entrare qualche turista di tanto in tanto, con biglietto bello salato. Se i sanventini vivevano in cima a una montagna, era anche perché in fondo in fondo volevano esser lasciati in pace.

Con i turisti, i giornali, la tivù e tutto il putiferio che ne era derivato, soldi ne avevan fatti un bel po’ ormai, sicché chiusero la città intera dentro a un alto muro completamente privo di porte, portoni, feritoie, bovindi e pertugi di qualunque genere, per godersi finalmente il Risucchio in santa pace. Potevano permettersi impianti di sicurezza satellitari, droni, e quanto di meglio la tecnologia militare avesse da offrire. Ben presto anche i più tenaci smisero di provare a entrare in città; la moda passò com’era venuta e il mondo si dimenticò completamente dell’esistenza di San Ventuno, così come si era ormai dimenticato dell’esistenza del punto e virgola.

Adesso i sanventini escono ogni mattina dalle finestre per fare colazione al bar della Civetta. La cosa bella è che agli anziani non servono nemmeno le stampelle, gli basta spingersi con le mani contro i muri delle case e fluttuare fino alla piazza. I mobili hanno rinunciato a legarli a terra, troppo faticoso: li tengono sul soffitto. I giovani hanno le spalle larghe e sembrano più scimmie che persone, d’altra parte i sanventini sono sempre stati famosi per le coltivazioni di finocchietto selvatico e lavorando i campi c’è da tenersi attaccati all’aratro tutto il giorno per non volar via. Inseguendo l’obiettivo dell’autosufficienza energetica hanno provato a sfruttare il Risucchio per produrre energia con delle turbine a spazzatura, montate sulla cima della montagna e alimentate dal fiume costante di roba che ogni giorno lascia la città per essere risucchiata in alto nel cielo a velocità sempre più vertiginosa. Quando la spazzatura è finita i sanventini hanno iniziato a scavare ai piedi del muro, dal lato interno, per portare mucchi di terra al Risucchio e continuare ad alimentare le turbine. Senonché a un certo punto, a forza di scavare e scavare, da destra, da sinistra e da tutti i lati, San Ventuno è rimasta attaccata al mondo soltanto per una radice.

Stamattina presto sono sceso sotto alla città con il coltellaccio che mi ha dato Don Vasinto. Dice che andranno in paradiso, e sennò comunque staranno bene, per conto loro. Così ho tagliato la radice e ho guardato San Ventuno affondare nel blu, come un’Atlantide al contrario. Quando nonna Benedetta e nonno Manuzio mi dicevano che prima o poi sarebbero volati in cielo, non me lo immaginavo così.



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antico
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#2 » sabato 9 dicembre 2017, 18:02

Ciao Sara! Tutto ok con il tempo, un po' meno con i caratteri, malus minimo per te! Buona Pisa Live Edition!

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giancarmine trotta
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#3 » domenica 10 dicembre 2017, 18:35

Ciao Sara,
bella idea e ben gestita.
Il racconto è riuscito, è in tema e ha una bella struttura a paragrafi che mi piace molto. All'inizio non avevo idea di dove andasse il racconto, anche perché il titolo non dava molti suggerimenti; piano piano, virgole comprese, si capisce il ribaltamento della gravità che modifica i comportamenti degli abitanti, fino al bel finale. In questi racconti è sempre difficile trovare il giusto compromesso tra "l'incantesimo" (lo chiamo così per brevità!) e le conseguenze pratiche dello stesso: non so se altri dopo di me troveranno incongruenze in questo senso, ma io non ne vedo.
Per me quindi è ok.
Ciao e alla prossima,
G.

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raffaele.palumbo
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#4 » lunedì 11 dicembre 2017, 16:12

Ciao Sara.
Holetto tutti i racconti del tuo gruppo - e per sbaglio anche quelli di un altro gruppo.
Il tuo è uno dei pochi racconti non strettamente fantasy, e questo è un pregio non da poco. Lo definirei un racconto alla Dino Buzzati, e se hai letto il suo La goccia capirai quello che intendo.
Mi sembra decisamente il migliore del tuo gruppo, e non solo del tuo; ha una sua logica interiore ben strutturata, una buona scrittura, un finale inatteso e divertente. Difficile trovare dei grossi difetti, anche in considerazione del breve tempo in cui è stato scritto.
Brava, complimenti.

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Piscu
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#5 » venerdì 15 dicembre 2017, 9:48

racconto davvero carino, a mio avviso tra quelli che ho letto è quello che concilia meglio il tema "cronacha di una città" con una storia vera e propria, che in questo caso riguada la città stessa. molto efficace anche lo stile leggero e con qualche rottura della quarta parete ben dosata. un consiglio: io chiuderei con una frase con una virgola tra soggetto e verbo e un punto e virgola, come sventagliata finale!

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Andrea Partiti
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#6 » venerdì 15 dicembre 2017, 15:46

Sei tra i pochi che ho letto ad aver scelto la via dura del raccontare proprio della città e non passare da un protagonista esplicito a cui succedono cose, e il gioco ti è riuscito bene!
Il tono è costante e ammiccante, e i riferimenti meta alla punteggiatura che costringono a tornare indietro a controllare se lo dici per caso o a ragione sono ben piazzati. (Colgo anche una "critica alle critiche" sulla punteggiatura usata in maniera non ortodossa, che non ti si possono muove visto i riferimenti espliciti!)
Non ho critiche o suggerimenti, questa volta, mi piace così.

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Linda De Santi
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#7 » venerdì 15 dicembre 2017, 22:43

Ciao Sara,
per ora la tua è l’unica storia, tra quelle che ho letto di quest’edizione, che rispetta in pieno la definizione di “cronache”.
Per il resto, questo racconto è diventato subito il mio preferito tra quelli scritti da te che ho letto.
Bella idea, bella scrittura e bel ritmo narrativo. La storia mi è piaciuta molto, ma ancora di più mi sono piaciute le frasi che mettono insieme, in maniera fantastica, elementi diversissimi tra loto (tipo questa: “il mondo si dimenticò completamente dell’esistenza di San Ventuno, così come si era ormai dimenticato dell’esistenza del punto e virgola.”)
Il finale è stupendo.
Brava!

Raffaella
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#8 » domenica 17 dicembre 2017, 10:55

Sarà che hai parlato di Ariccia (io sono di Albano Laziale), sarà che anche tu hai sforato i numero di caratteri concessi o che anche il tuo racconto non è fantasy (ma resta magico), devo dire che mi è piaciuto molto. Soffre però la trama della ristrettezza di caratteri e questo si avverte. Complimenti comunque!

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iago.menichetti
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#9 » domenica 17 dicembre 2017, 23:58

Ciao Sara, un racconto veramente potente sia per potenza immaginifica che per semplicità/sintesi stilistica.
Ho amato lo spunto iniziale e anche gli sviluppi - diciamo, ineluttabili - della narrazione.
In effetti non sfigurerebbe per niente in una raccolta come La boutique del mistero di Buzzati.
Brava, brava, brava.

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antico
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#10 » giovedì 21 dicembre 2017, 21:27

Poco da dire: il racconto funziona ed è controllato alla grande. Forse è un poco monotono, con quel tono tenuto sempre costante e allo stesso livello, senza picchi, ma così l'hai pensato e così l'hai realizzato. Detto questo, non vedo difetti e la mia valutazione, coerentemente, è un pollice su. Brava e complimenti.

Zebratigrata
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#11 » venerdì 22 dicembre 2017, 22:41

Ciao a tutti,

in genere per rispondere aspetto sempre di ricevere tutti i commenti per non rischiare di influenzare le opinioni. Sono contentissima che abbiate apprezzato tutti il racconto e che sia riuscito a farvi passare cinque minuti piacevoli :) Non so veramente che dire, non me lo aspettavo!

A proposito di Ariccia: mi è venuta in mente subito al sentire "città inesistente" perché da piccola lessi su qualche giornale della singolare illusione che si può osservare laggiù e la cosa mi sembrava davvero un po' magica ai tempi. Purtroppo non ci sono ancora stata ma prima o poi vedrò di capitarci!

Grazie ancora e speriamo di rileggerci presto qui su Minuti Contati!

marcocioni
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Re: San Ventuno a Monte

Messaggio#12 » mercoledì 27 dicembre 2017, 15:54

Ciao,
a "bocce ferme" ti voglio dire che il tuo racconto è molto ben scritto, sicuramente uno dei migliori che abbia letto in questo contest. L'idea della "levità" (se mi consenti di battezzare così la tua gravità al contrario) è sfruttata in modo piacevole, originale e non privo di ironia. Una prosa fra Rodari e Calvino ma senza quegli eccessi di infantilismo né quella pedanteria che di solito accompagnano i tentativi di imitazione più andanti.
Siamo entrambi tra i finalisti, non so come andrà a finire, obiettivamente ho visto almeno un paio di racconti che meritano di piazzarsi davanti al mio, senza alcuna sorpresa né recriminazione da parte del sottoscritto, ed il tuo è di sicuro fra questi.
Chiudo con un ringraziamento: se non ci fosse stato il tuo lusinghiero giudizio nei miei confronti, probabilmente il mio racconto non sarebbe rientrato tra i primi tre elaborati del gruppo e non avrei continuato questa piacevole tenzone.

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