inconscio

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Alberto Buchi. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Alberto Buchi assegnerà la vittoria.
Avatar utente
Sonia Lippi
Messaggi: 137

inconscio

Messaggio#1 » domenica 28 gennaio 2018, 21:41

L’udienza si era conclusa con l’assoluzione.
Uscì dal tribunale più velocemente possibile, stringendo mani e sorridendo a chi, incontrandolo, gli faceva i complimenti.
Il suo studio distava pochi metri e lo raggiunse a grandi falcate, aveva bisogno di godersi la vittoria a modo suo e di rilassarsi.
Appena giunto, la segretaria gli corse incontro sorridente: “congratulazioni avvocato! Ancora una bellissima vittoria!”
”Grazie Claudia. Ho bisogno di prendermi il resto della giornata libera! Inserisca la segreteria telefonica e se ne vada a casa. Ci vediamo domani e se non le è di troppo disturbo mi porti la colazione, va bene? ” Claudia sorrise “ Si certo avvocato, non si preoccupi. Si rilassi e ancora complimenti.”
Domenico entrò nell’ampio e confortevole ufficio che spesso usava come pied a terre; del resto nessuno lo aspettava nella sua villetta fuori Milano.
Si tolse la giacca e le scarpe, si allentò la cravatta e si versò un bicchiere di grappa bariccata che teneva su una mensola della libreria.
Guardando fuori della finestra fece un brindisi: “alla mia vittoria! E alla faccia di quel pezzente haitiano che ancora crede nella giustizia. Che illuso!”
Si sedette sul divano, e assaporando quel corposo distillato, pensò che qualche mese fa avrebbe festeggiato da Chantal, la migliore mistress di Milano.
Ma ora aveva lei, l’argentea Maya che lo aspettava.
L’aveva conosciuta grazie a un suo collega, che spesso incontrava nella villa della escort.
“Sai Domenico, questa è l’ultima volta che vengo qui. Adesso ho un nuovo intrattenimento. E’ fantastica e puoi farci tutto ciò che vuoi! Costa molto, ma un avvocato famoso come te può permettersela sicuramente.”
Sorrise a quel ricordo; in preda all’eccitazione si avvicinò alla scrivania e dall’ultimo cassetto ne estrasse una scatola di legno scuro, sopra al coperchio vi erano incise le parole desiderio, volontà e realizzazione, e sotto il simbolo del caduceo.
La aprì e contemplò la piccola ampolla adagiata nella fodera di velluto blu:
“oggi ho proprio bisogno dei tuoi servigi mia dolce musa”.
Stringendo la boccetta fra le mani, pensò a quanto fosse magico quel liquido argenteo: “questa droga è pazzesca! Riesce a dar vita ai sogni più perversi senza il pericolo di incorrere in denunce o in malattie veneree. E pensare che, attraverso le onde cerebrali theta, era stata concepita per aiutare la guarigione”.
Aprì l’ampolla e si fece cadere tre gocce di quel denso elisir sotto la lingua.
Dopo aver riposto la scatola con il prezioso contenuto nel cassetto, si tolse i pantaloni, prese una coperta da uno stipetto sotto la libreria e si sdraiò nell’ampio e comodo divano.
Sentì un brivido salirgli dall’osso sacro verso la testa, sorridendo chiuse gli occhi, una miriade di luci colorate presero corpo e ogni centimetro di pelle fu percorsa da piccole scosse, poi tutto un tratto si sentì leggero e si trovò seduto su una panchina, in un bellissimo parco al calar del sole.
Sapeva di essere approdato dentro la sua mente che era sveglia e attiva, mentre il corpo era immerso in un sonno profondo.
Contemplando quell’infinito tramonto la vide arrivare.
Maya era l’essere più bello e seducente che avesse conosciuto; i lunghissimi capelli argentei risplendevano alla luce degli ultimi raggi infuocati, così come luccicava la sua pelle diafana.
Una sottoveste di seta verde smeraldo metteva in risalto i fianchi rotondi e i seni sodi e prosperosi.
Alla sua vista Domenico ebbe un sussulto.
“Tesoro! Sono felice che sei tornato! ”Maya si sedette accanto a lui accavallando le lunghe gambe affusolate.
“Visto che sei qui, significa che hai vinto un’altra causa usando i tuoi metodi poco ortodossi!”
Comparve in mano a Maya un frustino di pelle, mentre la sua sottoveste mutò in una tuta di Latex nera.
Domenico rifletté un attimo, accarezzando con lo sguardo quel corpo perfetto.
“Hai ragione, il mio cliente è colpevole! Ha massacrato di botte quella povera ragazza haitiana mandandola in coma. Ma lui è il figlio di un ricco banchiere e io non potevo rifiutare un incarico così remunerativo. A lei penserà la sanità pubblica e il padre si rassegnerà prima o poi. Sono un bambino cattivo lo sai!” Così dicendo si sporse in avanti e pizzicò forte il capezzolo destro della donna.
Maya lo guardò negli occhi, poi prendendolo per i capelli lo costrinse a girarsi: ” sapevi che il tuo cliente era colpevole, ma tu hai fatto in modo che la giustizia pendesse dalla sua parte. Sei un bastardo schifoso!”
Maya assestò una scudisciata ben calibrata sulle cosce dell’uomo.
“Ahhh mia padrona!” disse Domenico buttando la testa indietro e iniziando a sentirsi eccitato.“ Lo sai che adoro essere punito! Ma questo gioco lo abbiamo sperimentato decine di volte! Vorrei qualcosa di diverso, di più adrenalinico, qualcosa di estremo!”
Maya socchiuse gli occhi, poi gli si avvicinò sussurrando: ” tesoro, io ti capisco! Del resto quello che ti faccio vivere qui lo attingo dalla tua mente conscia, da ciò che hai già vissuto o che hai già desiderato; è normale che non ti soddisfi appieno! Ma se vuoi, hai la possibilità di esplorare il tuo inconscio, dove sono nascosti i tuoi desideri più reconditi.”
Fece una pausa per mordicchiargli il lobo dell’orecchio sinistro.
”Cosa c’è di più eccitante di dare vita a ciò che non hai mai osato sognare? La soddisfazione sarà massima, credimi!”
Domenico sorrise: “oh Maya, sei fantastica! Voglio osare, fammi osare!”
“ Ti ricordo che ciò che sperimenterai si ripercuoterà sul tuo corpo fisico! Quindi se il dolore supera la soglia, o semplicemente ciò che stai vivendo non ti piace, chiamami! Sono a tua completa disposizione.”
Maya svanì e tutto divenne buio.
Domenico non sapeva cosa aspettarsi e ciò lo eccitava all’inverosimile.
All’improvviso si trovò in una stanza bianca lunga e stretta, senza finestre e illuminata da luci al neon; intorno a lui una fila di corpi adagiati su tavoli di metallo.
“ Che scherzo è questo?” Pensò mentre cercava di capire dove l’inconscio lo avesse portato.
Per un attimo sentì il desiderio di fuggire, poi osservò meglio la salma posta alla sua sinistra.
Era una donna nuda e perfetta, la bocca violacea abbozzava un enigmatico sorriso, i seni pallidi, con i grandi capezzoli lividi, sembravano invitarlo a giocare con loro.
Passato lo shock iniziale si rese conto di esserne incuriosito.
Prese coraggio e cominciò a camminare lentamente fra i tavoli di metallo, finché non si accorse di essere in compagnia di donne tanto belle quanto morte.
Non riusciva a spiegarselo, ma appena posava gli occhi su uno qualsiasi tra quei corpi freddi e immobili se ne sentiva attratto.
“Oh cazzo! Non avrei mai pensato che nel mio inconscio ci fosse la necrofilia.”
Si fermò davanti a una ragazza con i capelli color carota, il viso ovale e perfetto, delle splendide labbra carnose.
Desiderava ardentemente accarezzarla per capire che effetto gli avrebbe fatto, ma esitava.
“ Volevi qualcosa di forte e ora te la fai nelle mutande? È solo una donna morta! Puoi farci quello che vuoi.”
Così dicendo prese coraggio e toccò quel viso gelido e sodo, scendendo piano fino ai seni per poi spingersi ad accarezzare il fuoco freddo che erano i peli del pube.
Si accorse con sorpresa che la sua immobilità lo eccitava enormemente, cercò di immaginarsi sopra di lei, un brivido di onnipotenza lo percorse.
” Sei mia bambina. Tutta mia! Ora zio Mimmo ti riscalda un po’!” Disse strizzando i piccoli e rosei seni.
Mentre cercava il coraggio di dare sollievo alla grande erezione che gli esplodeva nelle mutande, la ragazza aprì gli occhi e lentamente si mise a sedere.
Domenico tentò di gridare, ma dalla gola uscì un sibilo sgraziato e acuto, e mentre indietreggiava guardandosi attorno in preda al panico, vide che anche gli altri cadaveri avevano preso vita.
Si accorse di provare paura ed eccitazione nello stesso momento, voleva fuggire ma era ipnotizzato da quelle donne nude che si muovevano a scatti, lentamente, come dei burattini con il filo non troppo teso.
“ Mimmooo Vieeeniiii sono tuaaaa“ disse la ragazza pel di carota con voce tremolante, aprendo in maniera innaturale le cosce così da mettere bene in mostra il suo sesso.
La paura gli bloccava le gambe, iniziò a sudare copiosamente, poi qualcosa di freddo gli accarezzò la schiena, si girò di scatto e vide pel di carota che con la testa reclinata di lato barcollava verso di lui facendo gesti osceni con la lingua.
Cercò una via di uscita, “devo raggiungere quella porta a vetri, cazzo!” Si mise a correre, ma prima di poterla raggiungere fu strattonato e cadde in avanti.
Istintivamente si aggrappò a un tavolo mortuario dove due donne che si muovevano a scatti sbavavano copiosamente baciandosi, roteando le loro lingue bluastre e gonfie fuori dalla bocca spalancata.
La donna che stava sopra scese fino ad arrivare al sesso della compagna, aprì la bocca all’inverosimile e le morse le grandi labbra strappandole, poi, mentre l’altra inarcava la schiena dal piacere, si girò verso Domenico con la bocca piena di carne sanguinolenta e brandelli di pelle ciondolanti fino al mento: “uniiiiiiscitiiiii a noiiii ,ti faremooo godereeeeee” e scoppiò in una risata agghiacciante.
Domenico iniziò ad avere conati di vomito, la testa gli girava, le gambe gli tremavano.
Con la bocca sporca e le lacrime agli occhi riuscì finalmente a chiamare Maya.
In un attimo si trovò in una stanza completamente bianca.
“Maya dove sei?” disse piagnucolando.
“Perché non ti vedo? La voce gli tremava.
“Portami via da qui Maya, ho bisogno di riprendermi, vieni da me! Hai capito ciò che ho detto?”
Lo scenario cambiò repentinamente, vide se stesso bambino, piangente, mentre sua madre lo sculacciava, “ sei un bambino cattivo Mimmo, tanto cattivo, e mamma ti vuole bene e desidera che diventi buono!”
Finita la punizione sua madre lo cinse in un abbraccio: ”ecco! ora sei tornato buono vero tesoro?” Poi prendendogli la testa fra le mani lo baciò in bocca, profondamente.
L’uomo si accorse che la piccola testa del suo alter ego bambino spariva dentro le grandi fauci di quell’essere che aveva le sembianze di sua madre, fino ad esserne completamente fagocitato.
Domenico urlò di terrore e si trovò al buio, quella visione lo aveva letteralmente sconvolto.
Il sudore gli imperlava la fronte, non vedeva nulla, aveva le mani strette a pugno e girava su se stesso.
Iniziò a urlare nel buio: “Maya! Torna da me!” La sua voce produceva un eco che gli faceva accapponare la pelle.
“Portami via da qui! Avevi detto che eri a mia disposizione! Cazzo Maya vieni qui!” la voce gli si strozzò in gola e cadde in ginocchio.
In un lampo il buio scomparve e si trovò dentro una camera addobbata con frustini sadomaso, clisteri e tute in latex.
“Maya cosa ci faccio qui? Non ho più voglia di giocare!” disse alzandosi in piedi.
Nessuna risposta.
Respirò a fondo cercando di ritrovare un briciolo di lucidità: “calmati Domenico, calmati e ragiona! A breve l’effetto della droga svanirà e mi sveglierò nel mio studio. non devo aver paura.”
Si sedette sul letto a baldacchino e cercò di concentrarsi.
In fondo era la sua mente, che con l’aiuto della droga creava quella realtà. Chiuse gli occhi e tentò in ogni modo di immaginarsi fuori da quell’incubo.
“Ciao Avvocato!” una voce da uomo gli fece balzare il cuore in gola, si guardò attorno ma non vide nessuno.
Si sentì pervadere nuovamente dalla paura.
“Chi sei? Cosa vuoi da me?”
“Mi chiamano Mana, l’uomo che cammina nei sogni!”
Si alzò dal letto di scatto iniziando a girare su se stesso, gli si erano rizzati i capelli sulla nuca.
“Hai paura avvocato? Pensa a quanta ne ha avuta la ragazza che è stata massacrata di botte dal tuo assistito, riesci a immaginarlo?”
“Ma chi cazzo sei? Ho fatto solo il mio fottutissimo lavoro! Mi hai sentito?”
Domenico era sconvolto, dentro di lui si alternavano rabbia e terrore.
“Pagare dei testimoni per far assolvere un bastardo rientra nel tuo fottutissimo lavoro?” Tuonò la voce.
Prima di poter pensare a una qualsiasi risposta, una forza sconosciuta lo paralizzò, poi fu legato mani e piedi ad una grande croce di sant’andrea di legno.
Si sentiva inerme e indifeso, lo pervase un tremito incontrollato, si accorse di battere i denti dalla paura.
Poi la testa fu proiettata a sinistra da uno schiaffo venuto dal nulla e due mani invisibili lo afferrarono per il collo fino a quasi soffocarlo.
Gli fischiavano le orecchie e temette che gli occhi gli esplodessero nelle orbite.
Aveva la bocca aperta, la lingua estroflessa e gonfia, i polmoni in fiamme e il cuore che pulsava affannosamente.
Si pisciò addosso.
Stava quasi per perdere conoscenza quando la morsa al collo si allentò, prese aria così velocemente e rumorosamente, che la gola e i polmoni gli lanciarono forti fitte di dolore mentre tossiva ininterrottamente.
“Allora avvocato! Ti piacciono questi giochetti o mi sbaglio? Non mi sembri però molto eccitato! Ti ho sentito mentre parlavi con la tua fata argentata, volevi nuovi brividi! Ma sfortunatamente per te, oggi non è lei a condurre il gioco! “
Davanti a lui apparve un uomo di colore, vestito con una lunga tonaca bianca e dei pantaloni di lino verdi chiaro.
Aveva i capelli talmente ricci e bianchi da sembrare che intorno alla testa avesse una nuvola d’ovatta.
Al collo portava una collana fatta di ossi e di conchiglie, e tra le mani una bambola di pezza bianca.
“Avvocato, mi riconosci ora?”
Domenico non riusciva a parlare, aveva la bocca secca, il cuore gli scoppiava in petto, iniziò a piangere.
L’uomo allargò le braccia e sorrise. “Oh povero il mio difensore della legge! Un uomo di successo come te che piange e si piscia sotto come un bambino! Hai paura di me?”
“Come fai ad essere nella mia testa?” Riuscì a dire Domenico balbettando tra le lacrime.
L’uomo si avvicinò, guardandolo negli occhi, “ Non bisogna mai sottovalutare chi si ha di fronte! Avresti mai pensato che quel povero pezzente di un Haitiano fosse invece un sacerdote woodoo?!”
Oramai Domenico era in preda al terrore, non riusciva più a ragionare, sperava solo di sentire a breve il brivido che dalla testa scendeva verso il bacino, segno che l’effetto della droga stava finendo.
“Cosa vuoi farmi? Se mi lasci andare ti darò un sacco di soldi, ti prego non uccidermi, per favore non farlo!” disse fra i singhiozzi.
Lo stregone scoppiò a ridere: “cosa significa vivere per te? Riempirsi le tasche di soldi cercando di fregare i più deboli? Sperperarli comprando droghe costosissime per mettere in atto le tue fantasie perverse? Non ti sei costruito una famiglia, non hai amici ma solo dei leccaculo che sfruttano il tuo successo, mentre tua sorella, l’unica persona che veramente ti ha voluto bene, l’hai trattata a pesci in faccia e non la senti da anni. Mi preghi di non ucciderti! non capisci che sei già morto?”
Domenico cercò di riconquistare un briciolo di lucidità, smise di singhiozzare e deglutì varie volte:“ Mana ascoltami, se mi lasci andare cambierò vita te lo giuro! Mi farò una famiglia e ricucirò i rapporti con mia sorella. E comunque non sono io che ho mandato in coma tua figlia, io non c’entro niente!”
Lo stregone prese una sedia di legno da un angolo, la posizionò davanti al suo prigioniero e ci si sedette a cavalcioni, appoggiando le mani sulla spalliera.
“E’ vero! Non sei stato tu a ridurla un vegetale, ma se ti fa stare meglio sappi che il tuo cliente l’ho già sistemato”.
Così dicendo gli tirò la bambolina di pezza in faccia che atterrò ai suoi piedi.
Domenico vide che era piena di spilli in testa e sul cuore, le gambe gli cedettero.
Mana infilò una mano sotto la tonaca ed estrasse una nuova bambolina, poi guardando Domenico negli occhi si alzò dalla sedia andando verso di lui.
“Credevo nella giustizia Italiana! credevo che questo fosse un paese civile dove chi sbaglia paga, ma tu mi hai fatto cambiare idea, facendo assolvere un criminale sei diventato suo complice mio caro Mimmo.”
A Domenico iniziavano a dolere le braccia e le spalle in quella posizione.
Non riusciva ne a pensare ne a parlare, socchiuse gli occhi.
Prese una grande boccata di ossigeno e poi con tutto il fiato che aveva nei polmoni urlò: “Mayaaa aiutami! Mayaaa voglio uscire da questo incubo, Mayaaa!”
Lo stregone scosse la testa: ”Urla quanto vuoi ma Maya non verrà ad aiutarti perché l’ho imprigionata! Si mio caro ho imprigionato la tua coscienza in una stanza buia del tuo inconscio.”
Domenico era spiazzato.“ Ma come è possibile? Come puoi imprigionare qualcosa che è una proiezione della mia mente? Non capisco!”
“ Ricordi le tre parole scritte sulla scatola del tuo prezioso liquido? Desiderio, volontà e realizzazione? Queste sono le basi della magia! il mio desiderio e la mia volontà sono più forti dei tuoi. Semplice!”
Lo stregone gli piazzò la bambolina davanti agli occhi:” Ecco Maya! Ecco la tua coscienza, la tua anima, la tua essenza vitale, chiamala come vuoi!”.
Domenico vide che aveva uno spillo sulla testa e occhi e bocca erano cuciti.
“Che significa? Che cazzo significa quello spillo in testa? Ti prego! Non ho fatto nulla lasciami andare! Ti prego, ti scongiuro.”
Riprese a singhiozzare.
“Ho imprigionato la tua mente conscia e l’ho relegata nel lato buio del tuo cervello”. Ringhiò Mana.
“Ti prego lasciami andare, ti darò tutto quello che vuoi! La casa, i soldi, i migliori medici per tua figlia! Tutto, ma liberami!”
“Non me ne fotte un cazzo dei tuoi soldi, piccolo pidocchio bianco senza cuore!
Vuoi sapere come andranno le cose?La droga finirà il suo effetto ma tu non ti sveglierai! Non potrai riprendere coscienza finchè io non lo deciderò! Se mia figlia si risveglierà dal coma, allora anche tu sarai risvegliato, altrimenti...”
“Altrimenti cosa?” piagnucolò Domenico.
“Altrimenti sarai condannato ad essere un vegetale, con la differenza che potrai sentire tutto ciò che ti accade attorno ma non potrai interagire”.
Domenico abbassò la testa, non riusciva nemmeno più a piangere.
Si sentiva sconfitto.
Lo stregone gli tirò su la testa prendendolo per i capelli.
“Sei un lurido verme! Comunque vada non sarai più lo stesso! Se muori beh, avrò contribuito a eliminare dalla faccia della terra un corrotto succhia sangue bastardo di avvocato.”
In quel momento sentì un forte brivido che dalla testa scendeva lungo lo colonna vertebrale fino ad arrivargli all’osso sacro!
Con un filo di voce e attaccato a una flebile speranza, cercò ancora di convincere il suo carceriere: “ti chiedo perdono! Farò ciò che vuoi ma fammi risvegliare!”
L’ultima cosa che vide, fù il ghigno sprezzante dell’uomo.

**********
L’infermiera con l’alito puzzolente lo staccò dalle macchine di monitoraggio.
“è pronto, carichiamolo sulla barella”
L’ennesima tac!” pensò Mimmo.
Le ruote della barella cigolavano.
“Ei Gina! ma che gli è successo a questo paziente?” chiese una giovane voce maschile.
“Si è fritto il cervello con una nuova droga, o almeno è quello che pensano i medici. E’ stato soccorso dalla sua segretaria che lo ha trovato in un lago di piscio e sporco di vomito. Sono mesi che il suo elettroencefalogramma risulta piatto.”
Ma quale droga! Chiedete a quel bastardo di Haitiano, è stato lui a ridurmi così!” Avrebbe voluto gridare Domenico.
“Premi il pulsante si va al quinto”.
Al quinto? Allora non mi fanno la tac, quella sta al terzo.”
“E perché hanno aspettato così tanto?” chiese ancora la voce del ragazzo.
“Perché non riuscivamo a rintracciare la sorella. Ecco siamo arrivati, lo dobbiamo portare alla sala due.”
Mia sorella? E cosa c’entra mia sorella?”
“Buongiorno Professore ecco il paziente”. Disse Gina stancamente.
“Si grazie! Lo lasci qui. La sorella ha firmato?”
“Si professore, l’originale è in amministrazione.”
“Perfetto può andare!”
Domenico avvertiva un odore forte di alcool e disinfettante.
Ma dove sono, che mi vogliono fare” pensava. Iniziò ad avere paura.
” Il primo ricevente è pronto?”
“Si professore è già anestetizzato!” rispose una voce squillante
“Bene allora, procediamo con i trapianti! inizieremo dai globi oculari e finiremo con il cuore, la solita procedura!”
[i][i]NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO”.

[/i][/i]



Avatar utente
Wladimiro Borchi
Messaggi: 258

Re: inconscio

Messaggio#2 » lunedì 29 gennaio 2018, 14:32

Ormai quando si parla di zombie sono i film di Romero a occupare immediatamente l'immaginario, accompagnati, più di recente, dal particolarissimo clima, reinventato nella fortunatissima serie "th walking dead". Sonia ha voluto ricordarci la tradizione voodoo che ne sta alla base, creando un racconto originalissimo e davvero intrigante, carico di immagini suggestive e potenti.
Forse l'unico limite del racconto sta nei personaggi, davvero costruiti ad accettate. L'avvocato è stronzo oltre ogni umana possibilità, tant'è che non è possibile immedesimarsi in lui e soffrire per la sua sorte. Questo, accompagnato da alcuni dialoghi davvero troppo improbabili (almeno per i miei gusti) fa sì che un racconto che avrei potuto valutare 100, arrivi solo a 80.
Nulla che non si possa sistemare per dare allo sponsor il tuo bellissimo racconto a punteggio pieno.
IMBUTO!!!

Avatar utente
Sonia Lippi
Messaggi: 137

Re: inconscio

Messaggio#3 » martedì 30 gennaio 2018, 17:17

Ciao Wladimiro e grazie per il commento.
Sono felice che il mio racconto ti sia piaciuto e cercherò di rispondere ai tuoi dubbi.
Sappi che il racconto si doveva chiamare "la legge è uguale per tutti", ma poi ho pensato che se davo un titolo così, avrei svelato ciò che sarebbe successo, quindi ho ovviato per "inconscio", ma l'intenzione era dare un taglio al racconto che in qualche modo si avvertisse una giustizia.
il mio avvocato è volutamente stronzo, perchè per una volta volevo che il lettore fosse contento di quello che succedeva al protagonista. Volevo appunto far avvertire quel senso di giustizia, che non è sempre scontata quando vai in tribunale, ma che però può avvenire in altra maniera.
insomma spero di essermi spiegata, ma a parte questo, grazie per il tuo contributo perchè mi ha fatto riflettere che effettivamente potevo sviluppare il racconto anche in un altra ottica.
Grazie

Avatar utente
Eugene Fitzherbert
Messaggi: 486

Re: inconscio

Messaggio#4 » martedì 30 gennaio 2018, 17:51

Ciao, Sonia, eccomi qui!

Un'idea alquanto bizzarra, arricchita da immagini oniriche e da incubo. L'idea dell'Uomo che cammina nei sogni mi ha fatto pensare a Freddy Krueger e alla serie Nightmare del buon Wes Craven. Il confronto tra l'avvocato e l'haitiano si porta appresso tutto il valore catartico del ribaltamento di fronti tra vittima e carnefice.
Anche lo zombie come figura della mitologia woodoo è una bella trovata, che ricorda molto il Serpente e l'Arcobaleno (altro meraviglioso film di Wes Craven! Vedilo non l'hai già fatto.) ed è una declinazione inusuale della materia zombesca.

Sparsi qua e là ci sono alcuni refusi; piccolo consiglio, se non lo sai già: per fare la È (al posto della E') basta pigiare ALT+0200 e risparmi un carattere che qua dentro ha lo stesso valore dell'aria che respiriamo.

Un piccolo appunto sulla parte finale, quella medica. Esiste la sindrome Locked In che rispecchia esattamente quello che succede al tuo protagonista (non reagisce ma ha consapevolezza di quello che accade intorno a lui). Le cornee sono le ultime a essere prelevate, il cuore, il fegato, i polmoni e i reni i primi. Non entro nel dettaglio della diagnosi di morte cerebrale, sul prelievo di organi e sulla loro distribuzione e sui pazienti riceventi, perché è un racconto, non un manuale, perdio! (e quest'ultima frase era rivolta a me! Dannazione!)

Bel lavoro, comunque! Complimenti!

Avatar utente
Sonia Lippi
Messaggi: 137

Re: inconscio

Messaggio#5 » martedì 30 gennaio 2018, 21:34

Ciao Eugene.... grazie per i consigli.... soprattutto perché non sapevo come si fa la è! Grazie...
Da ignorante quale sono ... pensavo che il cuore fosse l ultimo organo in quanto quello che assicura la vita del corpo.... ma ovviamente non ho pensato che ci sono le macchine che possono fare la funzione del cuore.... quindi grazie.... però se metto per prima il cuore potrei portare il lettore a pensare che Domenico muore subito e non sente più nulla.... invece io volevo dare l impressione che soffre fino alla fine.... cmq posso cambiare la frase dicendo che invece di seguire la procedura questa volta si inizia dagli occhi o una cosa del genere.... cmq Grazie e sono felice che il mio racconto ti sia piaciuto :)

Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Re: inconscio

Messaggio#6 » sabato 3 febbraio 2018, 13:14

Ottimo e originale racconto dove il sogno ma soprattutto l'inconscio consente intriganti variazioni sul tema proposto dalla sfida. Non concordo su chi afferma che il protagonista è troppo stronzo perché invece è VOLUTAMENTE stronzo. Solo così si giustifica la punizione finale che ci fa dire:"Giustizia è fatta!"
Non so se la priorità nella procedura degli espianti mette gli occhi alla fine ma direi che, in qualche modo, gli occhi devono essere la giusta conclusione dell'avvocato ancora cosciente.
Confermo che mi è piaciuto molto.

Torna a “La Sfida a Fuoco Fatuo”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti