Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Appuntamento per lunedì 18 dicembre dalle 21.00 all'una con gli autori de LA CORTE EDITORI capitanati direttamente da Gianni La Corte!
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raffaele.marra
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Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#1 » martedì 19 dicembre 2017, 0:30

Un padre e un figlio


Né il freddo, né la fame, né le mitragliatrici sovietiche. Il vero nemico di Mimì, in quel triste inverno lontano da casa, fu la solitudine.
Con i piedi nudi a bruciare nella neve e un corpo smunto e tremante avvolto nella coperta, se ne stava giorno e notte da solo a guardare nel nulla e ad attendere la fine. Intorno a sé non c’erano più i compagni di prigionia, portati via uno dopo l’altro da un destino che ora pareva più misericordioso del suo. Non gli avevano mai parlato, quei compagni di sventura che gli italiani come lui chiamavano Fritz, né durante né dopo la battaglia.
Qualunque fosse stato il loro vero nome, se n’erano andati via tra gli stenti, maledicendo o benedicendo Dio nella loro lingua incomprensibile. Così Mimì era rimasto solo, un po’ come quando, nella sua vera vita, passava intere giornate nei campi sotto il sole generoso della Lucania.
Sapeva che era la notte di Natale.
Ninuccio doveva essere lì, nella casa bianca sui calanchi, ad aggiungere legna nel camino e a consolare la mamma.
Tirò fuori le mani aggrinzite dalla coperta, e le affondò nella neve. Cominciò a modellare, come faceva con l’argilla per far giocare Ninuccio. Resistette qualche minuto, poi il dolore lo costrinse a lasciare la neve. Tossì, udendo quello strano sibilo nella gola, lo stesso che aveva udito dagli altri prigionieri: italiani o tedeschi, il suono dell’agonia era lo stesso. Riuscì a controllare gli spasmi, quindi tornò a osservare la neve davanti ai suoi piedi. Erano solo due cumuli, uno più grande dell’altro. Ma per lui, per quella notte, sarebbero stati un padre e un figlio.

Rocco e Peppino insistono, c’è uno, con tanti soldi, viene dalla città.
Dice che vuole parlarci, che gli servono uomini, che c’è da farsi ricchi; ci aspetta alla cantina per mangiare qualcosa insieme.
Mimì è stanco, vorrebbe starsene a casa, raccontare qualcosa a Ninuccio e poi dormire.
Ma Rocco e Peppino sono convinti che sia un’occasione da non perdere, per il bene loro e delle loro famiglie.
Va bene, magari solo mezz’ora.
Ma la cena è buona, il vino scorre a fiumi. Lo sconosciuto sorride sempre, dice cose che è difficile capire. Parla di progetti, di piccoli sacrifici che porteranno a grandi risultati, di giovani vigorosi di cui l’Italia è fiera. Ma cos’è poi l’Italia? Mimì conosce il suo campo, la sua casa, il suo paese; l’Italia in fondo non l’ha mai vista.
Però questa sera il vino è buono, e il signore dice che offre lui. È una bella serata, una buona compagnia e alla fine, per Mimì, Rocco e Peppino, non c’è nessun problema a mettere la firma su un foglio.


Si svegliò, sbatté le palpebre gelate, ebbe un altro attacco di tosse. Guardò i piedi bluastri chiedendosi quanti passi fossero occorsi per arrivare fino alla linea italiana del Don, là dove la divisione Pasubio era stata falcidiata dalle difese dell’Armata Rossa.
Poi lo sguardo tornò un po’ più in là, dove le sagome di neve continuavano a osservarlo mute e immobili.

Ninuccio diede un bacio alla mamma, le rimboccò le coperte lentamente, per non svegliarla, quindi tornò vicino al camino. Un ceppo ricurvo continuava silenziosamente a fumare. Il bambino lo fissò e, come aveva fatto per tutta la notte, tornò a pensare a suo padre. Poi lo sguardo si spostò sulle figure di argilla modellate il giorno prima: erano solo due cumuli, uno più grande dell’altro. Ma per quel giorno sarebbero stati un figlio e un padre.

Il soldato entrò accompagnato dal fruscio del pesante cappotto e dal tonfo sordo degli stivali nella neve. Si fermò a due metri da Mimì osservandolo severo dall’alto. Poi il suo sguardo raggiunse le figure di neve e l’uomo rimase a lungo a contemplarle. Mimì restò immobile, chiedendosi cosa passasse per la testa del suo carceriere. Infine il soldato scosse la testa, sospirò, quindi fissò gli occhi del prigioniero.
Syn i otets”, disse. Poi annuì, attese qualche altro istante, quindi uscì in fretta.
Tornò un paio di minuti più tardi, con una sacca che buttò ai piedi di Mimì sfracellando le due sagome di neve.
Syn i otets” ripeté sorridendo, poi sparì.
Mimì, confuso, aprì la sacca mentre già albeggiava: c’erano dei viveri, degli stivali e un cappotto pesante.

Riabbracciò sua moglie e suo figlio che era di nuovo dicembre. Per tornare ci aveva messo un anno, ma i suoi piedi e la sua voglia di casa lo avevano sostenuto fino in fondo. Visse così il Natale più intenso della sua vita, nell’affetto della famiglia e nel ricordo dei suoi compagni, dei tanti Fritz mai realmente conosciuti e di quel soldato russo che, ne era certo, era fuggito come lui per tornare dai suoi.
“Papà, ho scoperto una cosa”, gli disse poi Ninuccio, mentre alimentava il focolare. “Sai come si dice padre e figlio in russo?”. Mimì lo sapeva, lo aveva capito, ma lasciò al figlio la gioia di dirglielo.



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antico
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#2 » martedì 19 dicembre 2017, 0:38

Ciao Raffaele! Tutto ok con i parametri, buona ultima edizione d'Era!

Ps: puoi modificare il racconto fino all'una, ma non oltre. Occhio che in tal caso andrò a modificare sia il tuo orario di consegna che a ricontrollare i caratteri! Se invece lo modificherai oltre l'una (fino all'orario massimo dell'1.33) sarò costretto ad assegnarti un malus tempo!

Federico Martello
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#3 » martedì 19 dicembre 2017, 13:29

Ciao Raffaele, uno splendido racconto, di cui ho apprezzato molto la storia ma soprattutto il linguaggio e lo stile con cui lo hai costruito. L'ho letto e riletto sia per piacere, sia alla ricerca di eventuali imperfezioni potessero servirti per migliorare, ma devo dire di non aver trovato nulla, è davvero uno splendido testo di cui non cambierei una virgola, quindi posso solo sottolineare cosa ho apprezzato maggiormente: le immagini mostrate riescono ad essere particolarmente vivide, si riesce facilmente a percepire ciò che stai raccontando, che si tratti della solitudine della segregazione, che, soprattutto, il freddo. Freddo che poi racconti al meglio, scegliendo termini altrettanto impattanti (i piedi nudi a "bruciare" nella neve, le palpebre gelate, il dolore alle mani che costringe a lasciare la neve...), così come altrettanto impeccabile è la costruzione di quasi ogni altra frase (il vino buono che scorre a fiumi, la cena buona, l'uomo che ride, offre lui, ho avvertito molto bene la carrellata di emozioni e sensazioni che ha provato quella notte, tutte insieme senza sosta). Insomma, ottimo lavoro, ho trovato la storia altrettanto interessante e ben costruita, ma la bellezza del testo in se me la fa quasi passare in secondo piano, pur senza nulla toglierle. Davvero complimenti

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SalvatoreStefanelli
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#4 » martedì 19 dicembre 2017, 14:43

Ciao Raffaele. Come chi mi ha preceduto, ho colto anch'io il piacere di leggere questa storia, bella nelle scene vivide e nelle emozioni. Ottimo lavoro.

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Sonia Lippi
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#5 » martedì 19 dicembre 2017, 16:45

Bel racconto, pieno di emozione...
Mi è piaciuto molto come hai reso la psicologia di un prigioniero tramite i gesti...
Nulla da eccepire... ottimo racconto

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Andrea Partiti
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#6 » giovedì 21 dicembre 2017, 12:24

Il racconto è ben scritto e il tema c'è in maniera molto diretta.
L'unica difficoltà la vedo nell'esistenza di tre piani diversi che si intersecano, il flashback, la storia del padre e quella del figlio. Purtroppo essendo divise solo da "corsivo" "non corsivo", mi viene spontaneo leggere tutte quelle omogenee come se fossero la stessa scena, e a una prima lettura mi ha disturbato molto nel seguire la storia. Una volta arrivato al finale e all'incontro e rileggendo sapendo che sono in luoghi diversi, tutti acquista senso, ma sono dovuto tornare a rileggere. Penso che trovare un modo netto per distinguere le scene del padre da quelle del figlio possa rendere tutto molto più diretto.

Kuranes
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#7 » giovedì 21 dicembre 2017, 12:27

Ciao Raffaele, bello e commovente! A voler essere pignoli non si capisce bene perché il bambino dovrebbe aver imparato a dire "padre e figlio" in Russo, se non a beneficio della chiusura del racconto :P però è un piccolo deus ex machina perdonabile. Per il resto a gusto mio avrei lasciato in dubbio la sorte del soldato russo, capisco che il pensiero di Mimì non sia per forza verità assoluta, ma nello spazio del racconto suona proprio come un messaggio dal narratore al lettore.

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jimjams
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#8 » mercoledì 27 dicembre 2017, 9:56

Non riesco mai a essere immune dalla commozione e questo tuo racconto, come molti dei tuoi lavori, punta al cuore. La storia è chiara e senza sorprese, ma questo per me, ormai lo sapete di certo, non è un difetto, io gioco spesso con il finale ma al tempo stesso non ritengo necessario che ci sia un vero colpo di scena. La parte centrale forse non era necessaria, ma capisco che rappresenta la parte "messaggio" del tuo racconto, mentre il resto lavora sul piano più neutrale dei sentimenti comuni a tutti gli esseri umani. Scritto come sempre bene, anche se qualcosa nel linguaggio non mi convince fino in fondo, come se ci fosse un certo distacco, una narrazione forse un filo troppo formale. Ma sono sensazioni. Il tema c'è, anche se non l'hai preso di petto.

Mirtide
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#9 » mercoledì 27 dicembre 2017, 11:02

Ho molto apprezzato l’ambientazione, i personaggi e le tematiche che hai scelto di sviluppare. La narrazione è molto scorrevole e permette al lettore di seguire tranquillamente il testo. Anche un soldato sovietico può avere un’anima in questo caso, e avendolo letto proprio il giorno di Natale sicuramente la lettura ha aggiunto un’ulteriore ondata di calore alla giornata. Non ho molto da scrivere se non i miei complimenti. Ottimo lavoro!

mezzomatto
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#10 » mercoledì 27 dicembre 2017, 16:52

Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)
Un racconto fatto tutto di atmosfere, quindi un bozzetto. Assoluta padronanza della lingua e dei mezzi espressivi. Resa molto bene l'atmosfera della prigionia e della firma (ma per cosa?). Un po' debole sul piano della trama, manca l'indicazione precisa dei rapporti causa/effetto. Perché il russo lo lascia andare? Come fa ad attraversare le linee di combattimento e a tornare a casa? E soprattutto cosa è quella firma? In Italia c'era la leva, e l'arruolamento volontario non era molto incoraggiato.

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raffaele.marra
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#11 » mercoledì 27 dicembre 2017, 21:18

Ciao a tutti e grazie per i commenti.
Per chi ha manifestato dubbi su alcuni punti del racconto preciso che la storia si ispira parzialmente a un fatto realmente accaduto. Mimì è esistito davvero, anche se il finale della sua storia, purtroppo, è completamente diverso da quello narrato da me. Si chiamava Domenico, era il fratello di mio padre, e non tornò più da quella inutile disavventura italica che alla storia è passata con l'acronimo "ARMIR". Il suo arruolamento da volontario fu ottenuto più o meno con l'inganno: lui e qualche suo compaesano furono ubriacati (di chiacchiere e vino) e furono invogliati a partire. I pochi (pochissimi) che riuscirono a tornare erano per lo più invalidi, ormai incapaci di usare i piedi dopo la lunga detenzione al freddo di Russia.
Per quanto riguarda le motivazioni del gesto da parte del sovietico (ripeto, questa parte, ahimè, è totalmente inventata), ho voluto immaginare che l'istinto di paternità sia stato più forte di qualunque odio di guerra: la soluzione non è esplicita, ma il concetto è che l'uomo si sia reso conto di essere anche lui un padre, proprio come il suo prigioniero, e alla fine abbia scelto di assecondare tale ruolo.

Per informazioni sull'ARMIR vi posto il link di wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/8%C2%AA_A ... o_Esercito)

A presto!

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marco.roncaccia
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#12 » giovedì 28 dicembre 2017, 12:24

Ciao Raffaele,
del tuo racconto mi è piaciuto il modo in cui hai trattato l’ambientazione, la costruzione della storia e la gestione delle emozioni dei personaggi che si trasmettono in maniera naturale al lettore.
Non ho invece apprezzato il montaggio, il cambio continuo di punto di vista, la scena del reclutamento che è completamente fuori contesto. Ho dovuto leggere più volte il racconto per entrarci e questo non è mai un bene. Comunque mi sembra una buona prova.

Eccoci alla fine del gioco a contenderci fino all’ultimo punto dell’ultimo MC di questa Era. Cosa dire? È stato divertente e, vada come vada, giocarsela con qualcuno di cui si apprezza la scrittura è sempre bello! In bocca al lupo.

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Vastatio
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#13 » giovedì 28 dicembre 2017, 13:24

Ciao,

saltiamo a pié pari la parte stilistica, su cui non trovo nulla da dire.
Non riesco a digerire tutta la melassa del racconto, e dire che le meringhe me le mangio a vassoiate.
Diamo per scontato che sia facile capire, in un campo di prigionia in cui non si capisce una parola tra "alleati" e "nemici", che sia la notte di Natale (ci sarà l'equivalente dei Wham o di una Poltrona per Due) ma lo trovo inutile ai fini del racconto. Che sia Natale, la vigilia, o il 7 dicembre che cambia?
Per carità, ti serve o il "miracolo" della guardia che ha visto/lasciato morire di stenti tutti gli altri non può commuoversi/redimersi davanti a due pupazzetti di neve (con tanto di caramellato gemellaggio in patria).
Non era, a mio avviso, la storia di come Mimì fosse arrivato lì a dover essere mostrata nei flashback, quanto piuttosto uno spaccato della vita del carceriere/salvatore.
Se invece vuoi stare su Mimì, come stai per il 90% del testo, stai su Mimì: la smielata sul figlio è fuori luogo.
Mi sembra tu abbia voluto trasformare una storia con un background potente in una "favola" natalizia. Peccato che io sia più affine al Grinch che a Babbo Natale.

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giancarmine trotta
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#14 » giovedì 28 dicembre 2017, 17:44

Ciao Raffaele,
a parte il commento sul racconto, che farò comunque volentieri, volevo fare i complimenti anche a te per questa edizione di MC. Tu e Marco vi giocate la vittoria e per me, pur nella vostra assoluta diversità stilistica, siete entrambi scrittori bravissimi. Lo sono anche molti altri, che non elenco per non rischiare di lasciarne fuori qualcuno, ma i commenti e le classifiche di questi mesi parlano chiaro.
In bocca al lupo quindi!
Sul racconto:
Ottimo stile, bella storia a lieto fine e ambienti al solito che mi appartengono. Sui dubbi hai risposto. Considerato il periodo natalizio, credo che la forzatura di un graduato avversario che lascia scappare un prigioniero possa essere accettata. Altrimenti, che Natale sarebbe?
Alla prossima,
G.

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antico
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Re: Un padre e un figlio (di Raffaele Marra)

Messaggio#15 » domenica 7 gennaio 2018, 17:28

Mi è piaciuto. Ci sono buoni sentimenti e non è un male in un mare di cinismo (di cui, lo sai, anch'io sono esponente). Ci sono alcune furbate ben disposte (notte di Natale, due piani paralleli, guardia che si ravvede) e anche questo non è un male quando il risultato finale lo richiede. Non vedo punti deboli, per me è un pollice su.

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