Timbuctù sta lassù
Inviato: lunedì 19 marzo 2018, 23:22
Timbuctù sta lassù
Timbuctù era un bambino che viveva da solo e da sempre su una mongolfiera. Questa grande mongolfiera era in realtà microscopica e, quindi, si poteva notare ovunque essa capitasse. Ogni qual volta Timbuctù decideva di sostare in qualche stella inventata sul momento, recuperava da una scatolina inesistente e che mai percepiva realmente, un nastro rosso da utilizzare come esca per attrarre sogni. Timbuctù aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle, del suo piccolo pezzo di cielo, quel nastro rosso che da sempre lo affascinava perché non capiva cosa contenesse: se i sogni o qualcos’altro. Era convinto che un giorno gli avrebbe permesso di ancorare la sua mongolfiera su di una stella turchese che egli amava immaginare, senza convinzione. Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossi come il vento che là su, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica. La principale caratteristica del nastro rosso era quella di essere costituito da piccoli orologi che avevano un ruolo molto sorprendente: quello di fermare ogni tipo di sogno. Un giorno una grande e impetuosa tormenta, surreale, aveva reso il viaggio di Timbuctù molto impervio e la povera mongolfiera, spazzata di qua e di là, fu scaraventata proprio su quella stella turchese che da sempre, il bambino, aveva immaginato ma mai ritenuto che potesse esistere davvero. Meravigliati da quella visita da sempre inattesa con impazienza e convinzione, tutti i bambini che popolavano quel luogo accolsero Timbuctù chiedendogli di raccontare loro molti sogni perché un’energia misteriosa aveva privato loro di quel piacere. Timbuctù si fece triste perché mai avrebbe pensato che quei piccoli abitanti non avessero storie da narrare e allora disse loro di raggiungerlo sulla sua mongolfiera che oramai in mille pezzi, si era accasciata su di un lato della stella turchese. I bambini, eccitati dalla novità, tosto si precipitarono a seguire Timbuctù. Ad un tratto Timbuctù si accorse, per la prima volta, di non vedere la scatolina inesistente che non solo era da sempre la sua compagnia di viaggio ma conteneva anche il nastro rosso e provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di non credere a un qualcosa di immaginabile affinché potessero ridare vita alla loro fantasia. Non appena tutti i bambini iniziarono a dare sfogo alla loro immaginazione, così dal nulla apparve il nastro rosso in tutto il suo splendore e apparve pure la scatolina inesistente. Il nastro rosso si fece grande come mai era stato e gli orologi, che incatenavano i sogni che un tempo appartenevano a tutti quei bambini, si spezzarono, liberandoli. Grandi festeggiamenti ci furono quella sera sulla stella turchese e tante storie furono raccontate, ma di Timbuctù e della mongolfiera non vi fu traccia alcuna. Il nastro rosso aveva assunto le sembianze di un fiume che produceva sogni di ogni tipo e ai tanti bambini piaceva pensare che prima o poi, da quel nastro magico, sarebbe spuntato quel bambino che viaggiava da solo alla ricerca di sogni che, però, non riusciva ad ascoltare.
Lorenzo Diddi (Guerri Edition, 19/03/2018).
Timbuctù era un bambino che viveva da solo e da sempre su una mongolfiera. Questa grande mongolfiera era in realtà microscopica e, quindi, si poteva notare ovunque essa capitasse. Ogni qual volta Timbuctù decideva di sostare in qualche stella inventata sul momento, recuperava da una scatolina inesistente e che mai percepiva realmente, un nastro rosso da utilizzare come esca per attrarre sogni. Timbuctù aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle, del suo piccolo pezzo di cielo, quel nastro rosso che da sempre lo affascinava perché non capiva cosa contenesse: se i sogni o qualcos’altro. Era convinto che un giorno gli avrebbe permesso di ancorare la sua mongolfiera su di una stella turchese che egli amava immaginare, senza convinzione. Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossi come il vento che là su, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica. La principale caratteristica del nastro rosso era quella di essere costituito da piccoli orologi che avevano un ruolo molto sorprendente: quello di fermare ogni tipo di sogno. Un giorno una grande e impetuosa tormenta, surreale, aveva reso il viaggio di Timbuctù molto impervio e la povera mongolfiera, spazzata di qua e di là, fu scaraventata proprio su quella stella turchese che da sempre, il bambino, aveva immaginato ma mai ritenuto che potesse esistere davvero. Meravigliati da quella visita da sempre inattesa con impazienza e convinzione, tutti i bambini che popolavano quel luogo accolsero Timbuctù chiedendogli di raccontare loro molti sogni perché un’energia misteriosa aveva privato loro di quel piacere. Timbuctù si fece triste perché mai avrebbe pensato che quei piccoli abitanti non avessero storie da narrare e allora disse loro di raggiungerlo sulla sua mongolfiera che oramai in mille pezzi, si era accasciata su di un lato della stella turchese. I bambini, eccitati dalla novità, tosto si precipitarono a seguire Timbuctù. Ad un tratto Timbuctù si accorse, per la prima volta, di non vedere la scatolina inesistente che non solo era da sempre la sua compagnia di viaggio ma conteneva anche il nastro rosso e provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di non credere a un qualcosa di immaginabile affinché potessero ridare vita alla loro fantasia. Non appena tutti i bambini iniziarono a dare sfogo alla loro immaginazione, così dal nulla apparve il nastro rosso in tutto il suo splendore e apparve pure la scatolina inesistente. Il nastro rosso si fece grande come mai era stato e gli orologi, che incatenavano i sogni che un tempo appartenevano a tutti quei bambini, si spezzarono, liberandoli. Grandi festeggiamenti ci furono quella sera sulla stella turchese e tante storie furono raccontate, ma di Timbuctù e della mongolfiera non vi fu traccia alcuna. Il nastro rosso aveva assunto le sembianze di un fiume che produceva sogni di ogni tipo e ai tanti bambini piaceva pensare che prima o poi, da quel nastro magico, sarebbe spuntato quel bambino che viaggiava da solo alla ricerca di sogni che, però, non riusciva ad ascoltare.
Lorenzo Diddi (Guerri Edition, 19/03/2018).