Ladri di galline

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due maggio sveleremo il tema deciso da Lorenzo Crescentini. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Lorenzo Crescentini assegnerà la vittoria.
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Pretorian
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Ladri di galline

Messaggio#1 » venerdì 18 maggio 2018, 15:08

Ladri di Galline

Manji sbuffò: la frustrazione lo tormentava e gli ribolliva dentro come una teiera sui fornelli. Non riuscendo a trovare un motivo serio per cui sfogarsi, decise di tornare al nocciolo della questione.
- Ancora non riesco a credere a quanto siamo caduti in basso – sbottò, addentando una striscia di carne secca. – Ancora sei mesi fa ci intrufolavamo nelle più grandi gioiellerie dell’Unione, facevamo saltare i caveaux delle banche più protette e beffavamo la polizia in metà dell’Espansione. Adesso ci siamo ridotti a rubare galline.
- Dodo.
- Cosa?
- Quello che abbiamo rubato è un dodo, non una gallina – disse Rinkle, senza distogliere lo sguardo dalla consolle di comando.
- Oh, ma certo, un dodo: questo sì che cambia tutto! – sbottò l’altro allargando le braccia. – Insomma, è assolutamente normale passare dalle rapine milionarie al rubare dei dannatissimi pennuti!
- Se ti fa star meglio, si tratta del clone di una specie estinta da millenni. Non ne esistono altri in tutta l’Espansione. E poi, lo sai meglio di me che non avevamo altra scelta.
Manji non sapeva se essere disturbato maggiormente dal tono distaccato con cui il complice si era rivolto a lui o dalla punta di rimprovero che aveva percepito nelle sue parole.
- Un’altra scelta? Certo che avevamo un’altra scelta: potevamo mandare al diavolo il committente e dirgli che noi ci occupiamo di dati e di gioielli, non di pollame!
- È difficile rifiutare un incarico così semplice e così ben pagato quando gli strozzini vogliono scuoiarti vivo e i fondi dei vecchi colpi si sono praticamente esauriti – Rinkle si voltò leggermente. – Se tu la smettessi di sperperare i nostri soldi al tavolo del Pasak, forse potremmo permetterci di selezionare meglio i lavori che ci vengono proposti.
Preso in contropiede dal modo in cui il complice gli aveva sottolineato la realtà, Manji si ritirò in un cupo silenzio ancor più carico di frustrazione.
Durò giusto il tempo che l’uomo si ricordasse che c’erano altri due esseri viventi con cui sfogarsi su quella nave.
- E tu cosa ne pensi, Otys? Insomma, non trovi anche tu che questa situazione sia a dir poco grottesca? – Non ricevendo risposta, si girò verso il fondo della cabina. – Otys, ma mi stai sentendo? Otys… oh, dannazione!
- Che succede? – fece Rikle, con tono più spazientito che preoccupato.
- Cosa vuoi che succeda? Guarda tu stesso e dimmelo.
Rikle si voltò a sua volta: dall’altro lato della cabina, un uomo dalla muscolatura erculea e i lineamenti del volto sfigurati era inginocchiato davanti a una piccola gabbia per animali, in cui era rinchiuso un bizzarro volatile alto più o meno mezzo metro e con il becco tondeggiante. L’uccello e il bestione si guardavano in silenzio senza muovere un muscolo, come se si fossero sfidati a una gara a chi distoglieva prima lo sguardo.
- Qual è il problema, Manji? Mi sembra che Otys se ne stia tranquillo.
- Il problema è che è da quando siamo partiti che se ne sta lì a guardare quel dannato tacchino…
- Dodo.
- …quel dannato dodo – corresse subito Manji. – Insomma, saremo partiti, quando? tre ore fa? Bene: allora sono tre ore che lui e quel pennuto non fanno altro che guardarsi in silenzio.
- Si vede che avrà attratto la sua curiosità in qualche modo, sai com’è fatto – rispose Rikle, con un sospiro. – Insomma, una volta tanto che durante il viaggio in navetta Otys sta tranquillo, almeno tu potresti evitare di far polemiche sul nulla?
- Non sono rimasto sempre qui a guardarlo - intervenne Otys, facendo trasalire i suoi compagni. – Gli ho preso della frutta.
Come a voler sottolineare le sue parole, il colosso aprì la mano e avvicinò alla gabbia una mela mezzo sbocconcellata. Il dodo allungò il becco fuori dalla gabbia, tastò il frutto con aria cauta, poi gli diede un paio di morsi.
Vistosi sconfitto anche in questo punto, Manji preferì lasciare la postazione, con la scusa di prendere da bere. Avrebbe volentieri fatto una passeggiata nel vuoto senza alcuna protezione, pur di evitare di dar ancora ragione a Rickle.
La modesta scorta di alcolici della navetta si trovava dall’altro lato del modulo: il ladro prese dal piccolo congelatore una lattina di birra gelata e cominciò a sorseggiarla. Non gli restituì il buon umore (per quello, forse, non sarebbe bastata un’intera cassa della migliore rossa di Bolk), ma riuscì comunque a raffreddare il borbottio isterico che percepiva nel cranio. Alla fine, decise di aprirne un’altra.
Mentre Manji beveva, il dodo in gabbia aveva fatto fuori altre due mele. Dopo che l’ultimo pezzo di frutto fu scomparso, il ladro vide Otys allungare una delle sue mani sulla testa del pennuto, accarezzandola con insolita delicatezza.
- La malora, Otys, non ti ci affezionare. Tempo tre ore e quel volatile andrà al suo nuovo padrone.
- Arriveremo a Sinker 16 tra due ore e mezza – lo corresse Rickle, mentre si alzava in piedi e si massaggiava le ginocchia. – il computer di bordo ha appena aggiornato il programma di viaggio.
L’uomo attraversò a sua volta il modulo e aprì il congelatore. Dopo aver esitato qualche istante, aprì una bottiglia piccola di analcolico.
- Parlando di nuovi proprietari: pensi che faremo finalmente conoscenza con il nostro misterioso compratore?
Rikle alzò le spalle.
- Difficile: se ha voluto mantenere l’anonimato fino ad ora, dubito che si farà vedere adesso. Più probabile che mandi un intermediario.
- Si vergognerà anche lui di far saper in giro di aver assoldato dei ladri per rubare un pennuto clonato – Manji buttò giù un altro sorso di birra, poi si fermò a riflettere. – Che poi, perché diavolo qualcuno dovrebbe clonare un uccello estinto?
- Magari sarà una di quelle cose che gli scienziati fanno giusto per far vedere che sono in grado di farlo. O forse hanno ricevuto una commissione da qualche miliardario eccentrico. L’Espansione è piena di gente con troppi soldi e troppo poco buon senso.
Manji fece un segno di condividere il suo pensiero e si avvicinò alla gabbia.
- Già, è una vera ingiustizia che sia la gente sensata come noi ad essere senza soldi. Non è vero, Otys?
Il colosso emise un mugolio che forse era un segno d’assenso, senza mai smettere di accarezzare il dodo. Nonostante questo, Manji gli diede una pacca sulla spalla ed insistette.
- Almeno, dopo stasera ci sarà un po' di ingiustizia in meno. E se il compratore prova a fare il furbo, gli facciamo fare la fine di quel ricettatore di Konya. Ti ricordi cosa gli hai fatto, Otys?
Finalmente, il gigante smise di accarezzare il dodo ed abbozzò il sorriso.
- Gli ho sfasciato il locale e gli ho aperto la cassetta blindata con i gioielli.
- E quando il tipo ha provato ad aizzarti contro quei due Classe Hero – Rashid, tu cosa hai fatto?
- Li ho presi a pugni finché non hanno smesso di funzionare…
Manji gli diede altre pacche sulle spalle.

Sinker 16 era una vecchia stazione spaziale che orbitava attorno a gigante gassoso di nome Khamsin. Ai suoi tempi, era stata un centro di estrazione, raffinazione e distribuzione di idrogeno di grande importanza, ma la scoperta di fonti più semplici da raggiungere in altri punti della Cella d’Accrescimento avevano mandato in crisi la colonia, svuotandola in pochi anni. Adesso, gli unici che ancora frequentavano le sue strutture abbandonate erano i colleghi di Manji e della sua banda.
- Abbiamo cominciato le procedure d’attracco al modo tredici: sbarcheremo in una manciata di minuti – fece Rikle, nascondendo la fondina della pistola sotto un giaccone di pelle sintetica. – Il computer ha rilevato la presenza di un’altra navetta. Dalla forma dovrebbe essere un clipper, anche se ha una protuberanza insolita che potrebbe essere l’alloggiamento per un piccolo cannone a massa.
- Proprio quello che volevo sentirmi dire – rispose Manji, preparandosi a sua volta. – Sentito, Otys? Questa è gente pronta a picchiare duro. Se è necessario, tieniti pronto a menare le mani.
Il colosso annuì mentre sollevava la gabbia e la portava fuori dal modulo.
Raggiunto il punto di estrazione, Rikle ordinò il portellone della navetta di aprirsi e i tre furono accolti dal familiare odore di sostanze chimiche, alcol scadente e caffeina sintetica, gentile omaggio dei contrabbandieri che frequentavano Sinker e che provvedevano a mantenere in funzione il sistema di riciclo dell’aria e di gravità artificiale.
Un paio di punti d’attracco più in là, c’erano sei o sette persone, che Manji non faticò a riconoscere come i loro contatti.
- Almeno siamo solo noi e loro – mormorò Manji, mentre i due gruppi si venivano in contro. – Pensa l’imbarazzo se fossimo stati costretti a spiegare ai colleghi perché portiamo con noi questo pennuto: saremmo diventati gli zimbelli di tutta l’Espansione.
Rikle non rispose. Dai movimenti del cappotto, Manji intuì che teneva la mano vicina all’impugnatura della pistola.
Arrivati a più o meno a quindici passi di distanza gli uni dagli altri, i due gruppi si fermarono. Osservandoli bene Manji fu rinfrancato dal vedere che non indossavano esoscheletri e che non portavano armi pesanti, almeno in vista. A parte i fucili a massa impugnati da un paio di loro, gli altri sembravano disarmati e le tute aderenti che indossavano erano prive dei simboli araldici di cui solitamente andavano pazzi i mercenari. Nonostante tutto, però, il ladro ebbe la netta sensazione che non avessero a che fare con dei teppisti da strada e arrivò a chiedersi se tra di loro non ci fosse qualche E-1 o E-2 nascosto. Il pensiero della mole di Otys alle sue spalle contribuì ancora una volta a riportare il suo malumore a livelli sopportabili.
- Voi dovete essere la Banda degli Ignoti – fece uno dell’altro gruppo, un tipo con i capelli lunghi fino alle spalle e l’aria nervosa. – I notiziari hanno trasmesso la notizia del furto ai laboratori della Garuda inc. due ore fa. Ci sono stati problemi?
- Scherza? Noi siamo professionisti: siamo abituati a ben altro genere di difficoltà! – esclamò Manji, prima che Rikle potesse intervenire. – Siamo entrati ed usciti senza che la sicurezza del laboratorio si rendesse nemmeno conto che eravamo passati di là.
- Molto bene – fece l’altro, gettando uno sguardo oltre il ladro. – La refurtiva è… lì dentro?
Otys fece per appoggiare a terra la gabbia, ma Rikle gli fece segno di aspettare.
- Prima di concludere, dobbiamo valutare anche noi la nostra parte – disse, facendo strisciare la punta dell’indice su quella del pollice. – Dove sono i nostri soldi?
Il tizio dall’aria nervosa fece un segno con la mano a uno dei suoi compagni e quello cominciò a digitare sul pannello di un mainframe da polso. Pochi istanti dopo, Il mainframe di Rikle segnalò la disposizione di un bonifico in arrivo differito sul loro conto principale.
- Potete verificare: è esattamente la cifra che avevamo pattuito – fece il tizio. – Adesso fateci vedere il dodo.
Rikle fece segno a Otys di agire e l’uomo si fece avanti, appoggiando a terra la gabbia nello spazio tra i due gruppi.
L’attenzione dei committenti fu subito polarizzata dal volatile chiuso in gabbia. Il tizio con il mainframe mostrò agli altri una foto sullo schermo e annuì.
- È lui: i dati parametrici e quelli del piumaggio corrispondono.
- Perfetto – esclamò Rikle. – Dato che ognuno di noi ha avuto quanto pattuito, immagino che non ci saranno problemi se noi lasciamo una stazione. Vorremmo raggiungere l’Area d’Anomalia di questa Cella prima della prossima settimana, quindi…
- Aspettate – sclamò l’uomo nervoso, – prima dobbiamo essere sicuri al 100% che questo sia il dodo che vi avevamo chiesto di rubare.
- Ehi, amico, ma chi ti credi di essere? – sbottò Manji. – La Banda degli Ignoti non fa errori. Se vi diciamo che questo è il vostro pennuto, potete stare sicuri che è lui!
Rikle gli fece segno di calmarsi.
- Posso assicurarvi che quello è il dodo che state cercando. Se volete verificare ancora, fate pure, ma non impiegate troppo tempo.
Nel frattempo, uno dei compratori aveva aperto una valigetta e ne aveva tirato fuori una sorta di cuffia con elettrodi ed inserti meccanici.
Sotto lo sguardo incuriosito dei tre ladri, gli uomini aprirono la gabbia ed appoggiarono la cuffia sulla testa dell’animale, fissando, poi, una sorta di blocco-dati al piumaggio sulla sua schiena.
- Dato degli impulsi, Shawn? – disse l’uomo nervoso
- Stabili. Non vedo alterazioni di sorta – rispose quello con il mainframe.
- Perfetto, allora diamo inizio alla procedura.
I sette uomini si disposero in cerchio attorno al dodo, si presero per mano e cominciarono a salmodiare una nenia incomprensibile.
Per Manji fu troppo.
- Al diavolo, Rikle, non ho intenzione di seguire questa buffonata – disse, facendosi indietro. - Abbiamo i soldi: leviamo le tende finché possiamo.
Prima che il compagno avesse tempo di rispondergli, però, Otys si avvicinò a loro e li afferrò per le spalle, sollevandoli a un palmo da terra.
- Dannato bestione, cosa fai? – strillò Manji. D’istinto, provò ad afferrare la pistola con la mano libera, ma l’altro se ne accorse e lo scosse violentemente, disarmandolo.
- Voi due non vi muovete di qui fino a quando non abbiamo finito – disse, con tono assolutamente tranquillo. – Provate a fare qualche scherzo e sarò costretto a farvi molto male.
Il ladro percepì chiaramente la clavicola incrinarsi e si rese conto che il gigante non aveva dovuto nemmeno impegnarsi per ottenere quel risultato. Se avesse davvero impiegato tutta la sua forza di Evoluto di tipo 1, sarebbe stato in grado di schiacciargli il busto come se fosse stato una lattina stretta in una pressa industriale.
Pochi minuti dopo, la nenia dei compratori ebbe fine e i sette uomini sciolsero il circolo. Sei di loro si inginocchiarono, mentre il settimo si avvicinò al dodo.
- Capo… capo, è tornato tra noi?
Il volatile alzò lentamente la testa e spalancò il becco. La sua voce ghiacciò il sangue nelle vene di Manji.
- Le memorie genetiche depositate in questo corpo si sono risvegliate. Avete fatto un buon lavoro.
- Grazie, capo. È tutto merito dei suoi insegnamenti.
Traballando sulle zampette, l’uccello parlante si guardò attorno.
- Se siete dovuti ricorrere a questo corpo, immagino che quello originario sia morto. Com’è successo?
- Durante una missione sull’Oasi Vittoriana lei e l’intera squadra di Zawria siete stati uccisi. È stato circa sei mesi fa.
- Mi è difficile pensare che in quella colonia ci fosse qualcosa in grado di uccidermi, ma mi farete un rapporto completo più tardi – disse il dodo, fermando il suo sguardo sui tre ladri. – Adesso ho altro di cui preoccuparmi.
Il volatile uscì dal cerchio dei suoi servitori e si avvicinò a loro. In condizioni normali, Manji sarebbe scoppiato a ridere nel vedere il modo goffo con cui si muoveva, ma le mani che gli stavano smontando la spalla erano un incentivo più che efficace nel farlo restare serio.
- Grazie dell’aiuto, Otys, ma adesso puoi metterli giù – fece il volatile, quando gli ebbe raggiunti. – sono sicuro che i tuoi amici non hanno nessuna intenzione di farmi del male… o sbaglio?
Il gigante fece quando gli era stato richiesto e i due ladri finirono a terra. Istintivamente, Manji si allontanò di qualche passo dal volatile.
- Rikle… Rikle, cosa diavolo sta succedendo? – esclamò – È… è normale che questo pollo parli?
- Dodo, mio buon amico, questo è il corpo di un dodo. Raphus cucullatus: una specie di uccello estinto prima ancora che la nostra specie lasciasse il suo mondo natale – rispose il volatile. – E, no: non è normale che questo corpo parli. Ma temo che dobbiate abituarvi all’anormalità.
- Bastardo, cos’hai fatto al nostro amico? – esclamò il ladro, pur senza smettere di sentirsi a disagio per il fatto di parlare con un uccello.
- Otys è adesso sotto il mio controllo mentale – rispose quello, con tono indifferente. – Anche se gran parte dei miei poteri e delle mie memorie genetiche sono rimasti sepolti fino a poco fa, l’istinto che avevo impiantato in questo corpo era sufficiente sviluppato da permettergli di seguire alcune direttive basilari. La prima di queste direttive, prevedeva di individuare il soggetto con la mente più debole dell’ambiente circostante e di controllarlo, in modo da avere una difesa in caso di pericolo.
Mentre il volatile parlava di cose per lui incomprensibili, Manji si accorse che la pistola era giusto a una ventina di centimetri da lui. Sarebbe bastato uno scatto fulmineo per afferrarla… ancor meno per puntarla contro quell’orrore contro natura e…
- Provare ad uccidermi sarebbe un grave errore, amico mio – fece il dodo, facendo un altro passettino avanti. – E, con ogni probabilità sarebbe anche l’ultimo.
L’espressione di paura e di sconcerto di Manji per quelle parole dovette risultare incredibilmente divertente per il volatile, che emise un lungo gorgoglio che assomigliava incredibilmente a una risata.
- Zeo, dimmi: qual era il vostro piano nei confronti di questi gentiluomini?
L’uomo nervoso si fece avanti.
- Una volta verificato che l’incarico fosse andato a buon fine, avevamo stabilito di farli fuori e di bloccare il bonifico già trasmesso.
- E perché mai? Mi sembra che si siano meritati fino all’ultimo u.c.v.! – rispose il pennuto. – Fate avere loro il denaro che gli spetta, con un incentivo del trenta per cento.
Manji scambiò con Rikle uno sguardo incredulo: passare in pochi minuti dal rischio di morte a un guadagno netto di sessantamila unità gli sembrava fin troppo bello. Eppure, pochi istanti dopo il mainframe del suo amico segnalò che il passaggio di denaro era andato a buon fine.
- Quindi… quindi è finita? Siamo liberi di andare? – disse, ancora incredulo.
- Certo, potete prendere la vostra navetta ed andare a godervi il vostro denaro. Oppure… - disse, lasciando la frase in sospeso per il tempo sufficiente a far perdere al cuore di Manji almeno una ventina di battiti – oppure potete mettere al nostro servizio le vostre capacità e guadagnarne dieci volte tanto.
Dieci volte tanto… il ladro fece mentalmente il conto della cifra di cui stavano parlando e si sentì quasi mancare il fiato. E allora lo sentì, al di sopra della paura, della vergogna e di ogni possibile malumore. Il formicolio irresistibile dell’avidità, il combustibile che aveva guidato ogni singola decisione degli ultimi quindici anni della sua vita.
- Certo – riprese il dodo, - se vi vergognate di prendere ordini da un uccello…
- Per quelle cifre prenderemmo ordini anche da un sasso – esclamò Manji, alzandosi in piedi. – Non è vero, Rikle?
Il suo compagno annuì, alzandosi in piedi a sua volta.
- Però vogliamo Otys libero. Non siamo disposti a lavorare se c’è il rischio che qualcuno ci controlli il cervello.
- Questo non è un problema: se avessi voluto essere servito da degli zombie, avrei trovato altri modi per procurarmene…
Cercando di ignorare la battuta (sempre che lo fosse), Manji distese la mano. Rendendosi conto solo in un secondo momento che il suo interlocutore non poteva stringergliela.
- Quindi… ehm… direi che abbiamo un accordo, capo.
- Oh, non siate formali, ragazzi. Per voi, sarò semplicemente il Signor Hegel.


Agostino Langellotti



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Wladimiro Borchi
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Re: Ladri di galline

Messaggio#2 » giovedì 24 maggio 2018, 12:44

Ciao Agostino,
piacere di conoscerti.
Il racconto è davvero molto carino e scritto davvero bene.
Sinceramente dopo le tue critiche al mio, azzeccate al 99%, mi aspettavo di leggere una bella penna ed è stato così.
Nulla da dire sullo stile fresco e brillante.
I personaggi ci sono e tengono assolutamente bene la storia, emergendo senza alcuna necessità di didascalie.
Ho trovato un paio di frasi fatte all'inizio, di quelle che gli editor odiano perchè "il lettore deve avere la percezione che hai creato qualcosa di nuovo per lui!". Te le segnalo: "ribolliva come una teiera sui fornelli" e al "nocciolo della questione". Mi permetto di suggerirti di trovare due locuzioni nuove e totalmente tue.
L'unica pecca è che la storia sul finale lascia spiazzati.
Mi spiego meglio. E' un bel racconto, punto. Ma il finale non svela niente a parte il fatto che i due ladri di polli sono pronti a lavorare per il Dodo.
Ma è davvero l'unica critica che mi sento di muoverti e legata unicamente al mio gusto personale.
A questo punto siete in tre a meritare il mio podio personale.
Come sempre sarà un inferno capire chi sono i primi due.
I bonus ci sono entrambi.
A rileggerci.
Wladimiro
IMBUTO!!!

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Eugene Fitzherbert
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Re: Ladri di galline

Messaggio#3 » venerdì 25 maggio 2018, 18:51

Ciao, Pretorian/Ash,

il tuo racconto è davvero divertente e di puro intrattenimento. Molto gradito: dentro la plancia della navetta si sentono gli echi di film come i Guardiani della Galassia, e tutto l'impianto narrativo ricorda molto Cowboy Bepop (non so se hai presente...). La crew è la classica banda di badass intergalattici e si comporta esattamente come uno si aspetta che facciano: un po' in attrito tra di loro, ma sempre pronti a salvare la pelle l'uno all'altro.
Effettivamente (e devo condividere la perplessità con Wladimiro), la parte che mi è sembrata più debole è stato il finale, che non aggiunge niente a quello che era stato preparato prima, manca l'effetto 'Luke io sono tuo padre!' che mi stavo aspettando fin da quando il Dodo si è messo a parlare (non intendo dire che il Dodo deve essere il padre di qualcuno, insomma... hai capito cosa intendo! :D ).
Purtroppo tutto si risolve in un contratto a tempo indeterminato di ladrocinio e scorrerie a pagamento.
Poi ti faccio una domanda: probabilmente è tutto frutto della mia totale ignoranza, ma il fatto che il Dodo si chiami Hegel ha a che fare con il filosofo? Te lo chiedo perché se tutto il racconto è un'allegoria con riferimenti al pensiero hegeliano, allora, prima me lo devi spiegare bene, e poi devo venire a stringerti la mano. (se invece è un'invenzione della mia mente, è solo perché mi drogo.)

I bonus ci sono, e sono evidenti.
Complimenti e alla prossima.

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Pretorian
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Re: Ladri di galline

Messaggio#4 » venerdì 25 maggio 2018, 22:42

Wladimiro ed Eugene, grazie dei suggerimenti.

Per quanto riguarda il finale, il racconto è pensato come un tassello nell'ambientazione generale delle mie storie, quindi prima o poi dovrebbe avere un seguito. Quindi, preparatevi ad avere presto di nuovo a che fare con la Banda degli Ignoti ;-)

Eugene, per quanto riguarda Hegel, non è QUELL'Hegel, ma un personaggio a cui ho dato il suo nome (al massimo, il nome deriva dal fatto che, al liceo, Hegel lo detestavo in modo assurdo). In un precedente racconto (che non ho mai completato... dovrei proprio decidermi a farlo!) il personaggio di Hegel moriva e questo, in parte, è il seguito.

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fabiogimignani
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Re: Ladri di galline

Messaggio#5 » martedì 29 maggio 2018, 8:22

Bello!
Letto tutto d'un fiato apprezzando ritmo, ambientazione e delirio.
Giusto spunto caricaturale di alcuni personaggi e resa tridimensionale degli stessi, mentre i comprimari patiscono la corretta sfocatura senza risultarne penalizzati.
I trattini per incasellare i dialoghi non sono la mia passione, ma questo è un commento di carattere puramente soggettivo.
Circa i bonus direi che ci sono, anche se non so quanto un animale clonato possa essere considerato realmente un "animale estinto"... ma anche questa è accademia.
Pollice decisamente all'insù!

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White Duke
Messaggi: 84

Re: Ladri di galline

Messaggio#6 » giovedì 31 maggio 2018, 11:03

Racconto veramente bello ed appassionante. Ho apprezzato molto l’idea di base e anche lo svolgimento, credo di non avere nessun appunto da fare.
Mi sono piaciuti i personaggi, i classici “ragazzi cattivi” ma di buon cuore alla Ian Solo e anche l’ambientazione è molto ben definita. I tanti dettagli inseriti proprio nell’ambientazione mi hanno fatto pensare fin da subito che tu abbia grandi progetti per questi personaggi, e leggendo la tua risposta ai commenti mi sembra di capire che è proprio così.
I bonus ci sono entrambi.
Portate dei fiori sulla tomba di Algernon

Mario Mardirossian
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Re: Ladri di galline

Messaggio#7 » domenica 3 giugno 2018, 18:11

Caro Pretorian,
davvero un bel racconto, scorrevole e leggero. Forse il trasferimento di coscienza ricorda un po'altered carbon...tuttavia sicuro non sono stati quelli di altered carbon ad inventarselo, ed è praticamente impossibile a mio avviso trovare della fntascienza che non richiami almeno un pochino dell'altra fantascienza. Una sciocchezza... non mi è risultata ben chiara la dimensione di Oty, se di taglia massiccia ma umana o ben più grande.
Spero di leggere di nuovo qualcosa in questa ambientazione!
Mario

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DavidG
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Re: Ladri di galline

Messaggio#8 » domenica 3 giugno 2018, 23:42

Ciao Pretoriano, un piacere rileggerti dopo tanto tempo, vedo che non hai perso la penna :) Il tuo racconto mi è piaciuto davvero molto. Bravo davvero. Non ho niente da eccepire se non il finale un po' moscio, pero dato che hai spiegato che è stato scritto in un'ottica di qualcosa di piu vasto tutto torna. Questa è l'unica ragione per la quale ti metto al secondo posto. Vorrá dire che aspetto il seguito. Ti aspetto alla prossima edizione.

Bonus Ok

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