L’importanza di chiamarsi Ernesto

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due maggio sveleremo il tema deciso da Lorenzo Crescentini. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Lorenzo Crescentini assegnerà la vittoria.
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DavidG
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L’importanza di chiamarsi Ernesto

Messaggio#1 » domenica 20 maggio 2018, 23:59

Questo racconto è dedicato a Francesco Nucera, che aveva esplicitamente richiesto di essere parte di un racconto dei due sardi.
E beh, come si dice... non c'è peggior cosa che vedere esauditi i propri desideri ! :D
Ben ti sta!

( faccio presente che purtroppo il traduttore ufficiale toscano sardo, adducendo puerili scuse non ha voluto riguardare gratuitamente i dialoghi una domenica a mezzanotte. Dimostrando chiaramente di non essere per niente all'altezza del mercato lavorativo italiano. Vi porgo le mie piu sentite scuse con la promessa di provvere al piú presto)



L’importanza di chiamarsi Ernesto

«E quale sarebbe?» chiese Marcello aggiustandosi il ciuffo.
«Quale sarebbe cosa?» ribattè Barnaba.
«Quale sarebbe l’importanza di chiamarsi Ernesto.»
«É il titolo sul giornale...»
«A scuola da me c’era uno che si chiamava Ernesto» interruppe Rosario da dietro il bancone del bar « e tutte le volte lo chiamavamo “Ernestoo” , e poi giú pacche sul capo»
«Insomma c’è questo milanese che...»
«Era un po’ uno sfigato Ernesto, diciamocelo» continuó Rosario mentre puliva i bicchieri.
«Alla libreria di Cagliari...» tentó ancora Barnaba.
«Oh, peró era un bravo ragazzo eh. Ora si fa chiamare Luana e fa pompini giú alla stazio...»
«MI FAI FINIRE CAZZO!» esplose Barnaba.
«O ma che modi, certo eh! Vieni a scroccare bitterini e guarda che maniere...» rispose Rosario «Ajò, sentiamo, finisci!»
«É il titolo di un articolo sul giornale:”
L’importanza di chiamarsi Ernesto

L’autore Francesco Nucera presenterá il suo romanzo “Ernesto: Genesi di un eroe” alla libreria “Minuti Sprecati” di Cagliari.
Ma chi è Francesco Nucera? Cosí parla di sé lo scrittore milanese:
“Nel 2014 ho iniziato a frequentare i contest letterari on-line. Ero grezzo e sgrammaticato ma con la consapevolezza che dagli altri avrei potuto imparare molto.
Fu Beppe a farmi conoscere Minuti Contati,lì, grazie ad Angelo, Beppe, Diego, Filippo, Alberto e gli altri, ho imparato tanto, eppure sentivo che mi mancava qualcosa.
Competere sulla breve distanza non mi permetteva di migliorare la tecnica.
Fu Maurizio a venire in mio soccorso e a farmi conoscere La Tela Nera.
Sulla Tela ho partecipato allo Skannatoio, a quei tempi gestito da Marco Lomonaco, e di "botte" ne ho prese tante.
Soffrivo ogni volta che aprivo un commento di CMT e leggevo pagine e pagine di note e correzioni. Mi sentivo piccolo al cospetto di Willow78, Polly Russell, LeggEri e DavidG...”

«Ma chi è tutta questa gente? Nemmeno il coraggio di firmarsi con nome e cognome hanno, Willow, Leggeri, David G?» interruppe Marcello.
«Eja, è vero, questo Nucera ha un cognome ridicolo, ma almeno ci mette la faccia. Come fai a fidarti di David G che non ha il coraggio di rivelare nemmeno la sua identitá?» disse Rosario.
«O ma insomma, c’è questo milanese che presenta il libro e io ci volevo andare.» disse Barnaba.
«E perché? Da quand’è che fai l’acculturato?» gli chiese Rosario.
«É che s’è tutto preso della libraia» disse Marcello «pensa che l’altro giorno era andato a comprare la riedizione dei librogame di Lupo Solitario, e invece è tornato a casa con “Delitto e Castigo” di Dostoyevski.»
«Ma ti vuoi stare zitto, è bravo Nucera, scrive anche dei racconti su dei ragazzini che cacciano vampiri e una tipa sexy con la balestra...Ma poi, saranno fatti miei? Saró libero di svolgere delle attività culturali?» disse Barnaba «E magari ci sono pure i salatini.»
***
Il vecchio albero di ginepro si spezzó con un rumore secco, sprigionando il caratteristico e forte odore.
Il suolo tremó, piccoli mammiferi scapparono in ogni direzione cercando riparo negli anfratti e sottoterra.
Dopo settanta milioni di anni, uno della sua razza era tornato a vedere la luce del sole.
Dopo settanta milioni di anni enormi zampe con tre dita tornarono a lasciare orme sulle aspre colline sarde.
Il Carnotaurus era finalmente uscito dal sotterraneo dove aveva vissuto la prima parte della vita,
e dopo settanta milioni di anni, un ruggito dimenticato risuonó sulla terra.

***
Sul finire della sera il pandino 4x4 di Barnaba era sotto casa di Marcello. O meglio, della nonna con cui Marcello viveva.
Barnaba, al posto di guida, si grattava l’ispida barba nera, indeciso se segnalare o meno col clacson la sua impazienza all’amico che ancora non si faceva vedere.
Fuori, il caldo di una serata sarda di inizio estate e il frinire delle cicale.
Dentro, il caldo di una serata sarda di inizio estate in un’auto senza aria condizionata e “Ride the Lightning” di sottofondo.
Finalmente la porta della piccola casa si aprí e l’esile figura dell’amico fece capolino:«Ciao nonna, no no tranquilla non faccio tardi. Ejaaa giá sto attento» disse Marcello uscendo.
«Barnaba ma ti sei messo una giacca?» chiese entrando nell’utilitaria e vedendo il suo amico tutto agghindato.
«Si, e che c’è di strano?» rispose Barnaba.
«Ma come che c’è di strano? Non ti sei mai messo una giacca in vita tua! Certo che la maglietta dei Motorhead sotto peró non c’entra molto...»
«Come non c’entra? Fa moderno chic.» rispose Barnaba mentre tentava di mettere in moto la Panda, senza ottenere grandi risultati. «Quella degli Iron dici era meglio?»
***

La libreria era piccola e stipata di libri. Nella prima sala, data l’evidente mancanza di spazio, oltre ai libri nelle scaffali, vi erano colonne di volumi un po’ovunque, organizzati in un modo che probabilmente era noto solo ai dipendenti. Nel secondo ambiente un uomo sulla trentina, piccoletto e con barba e capelli arruffati era indaffarato a firmare libri e a stringere le mani delle persone intervenute alla serata.
«Mi sa che siamo arrivati tardi!» disse Marcello entrando nella piccola libreria «Guarda sta già firmando le copie del libro.»
«No ma dai, quello non puó essere lui» disse Barnaba.
«E perché?»
«Non è di Milano? Io me l’aspettavo alto, biondo e ben vestito. E invece...»
«E invece?»
«E invece sembra, boh, calabrese?» rispose Barnaba.
***
«Madre dei Draghi, Nata dalla Tempesta, Signora dei Sette Regni, Distruttrice di Catene e Prima del Suo Nome!» disse la ragazza a cavallo del dinosauro «cosí mi chiameranno dopo che avró conquistato la Terra con l’esercito dei mie Draghi.»
Il rettile giró la testa verso la sua padrona.
«Io sono la Kalisse e tutti mi dovranno obbedienza!»
«E poi, con la violenza, insegneremo a tutti che LA TERRA É PIATTA! Finalmente la smetteremo con queste teorie assurde e illogiche di palloni nel vuoto! Vero mio piccolo Viserion?» disse accarezzando il Carnotaurus «e smetteranno di controllarci con le scie chimiche e i vaccini!»

***
«No mi dispiace Maria oggi non c’è» disse l’impiegato a Barnaba «Oggi ci sono io, lei ha preso due settimane di permesso.»
«Oh due settimane?» disse Barnaba che sembrava invecchiato di dieci anni di colpo.
«Sí, sa… é andata in vacanza nel Continente. Col suo fidanzato.»
«Oh col fidanzato?»
Adesso gli anni erano venti.
«Sí, le devo lasciar detto qualcosa?»
«No, no, non si disturbi...» rispose Barnaba con l’entusiasmo di un condannato a morte.
«Ajo, su, non te la prendere» disse Marcello dandogli una pacca sulla spalla.
«Non ci sono nemmeno i salatini...» rispose Barnaba sottovoce guardandosi i piedi.
«Non ci saranno i salatini, ma guarda un po’» disse Marcello porgendo un libro all’amico « ecco una copia autografata di Francesco Nucera!» e poi, bisbigliando, «É una prima edizione eh, magari se diventa famoso e muore ci sta che valga anche qualcosa!»
Barnaba prese il libro, lo soppesó, e lo ripose nella tasca.
«Il signor Nucera ha l’albergo dalle nostri parti, gli ho detto che lo possiamo accompagnare noi, se no con il bus non arriva mai. Va bene?»
«Eja» rispose l’amico alzando le spalle, «tanto ormai oggi mica si tromba.»
***
Le ruote del pandino stridevano sull’asfalto per le curve prese a tutto gas.
«Ha pubblicato altri libri oltre a questo?» chiese Marcello.
«Si questo è il secondo» rispose Nucera, cercando qualche appiglio sul sedile posteriore.
Alla fine si decise per afferrare con forza il poggiatesta.
«E scrive a tempo pieno quindi?»
«No, scrivo molto, ma per il momento in Italia è difficile vivere di sola scrittura e quindi devo fare altro. E voi, a cosa vi dedicate?» chiese lo scrittore.
«Mah, piccoli lavori, un po’ di spacci...» cominció Barnaba.
«Un po’ di vendita al dettaglio,» lo interruppe Marcello, «siamo liberi professionisti.»
« Ah capisco, senta Barnaba,» continuó Nucera « ma non è che puó andare un po’ piú piaAAAAAAH!»
Non finí la frase, un rettile di tre metri di altezza e nove di lunghezza (circa) , con tanto di corna e cresta, si paró in mezzo alla strada.
«Cazzo, cazzo, cazzo! un drago!» esclamó Marcello.
Barnaba sterzó.
Le ruote stridettero.
Il pandino sussultó, poi si spense e si fermó.
I tre guardarono esterrefatti una tipa seminuda scendere con fare maestoso dal dorso del rettile e farsi loro incontro.
«Un’arma. Avete un’arma? Una pistola, avete una pistola?» chiese Nucera.
«No, ma cosa pistola, mica siamo in un college americano!» disse Marcello.
«Ma cazzo siete dei deliquenti, non avete un’arma?» esclamó lo scrittore.
«Intanto moderi i termini» disse serio Barnaba voltandosi verso il passeggero e puntandogli contro il grosso indice «qui siamo in Sardegna e al massimo massimo abbiamo il coltello. E poi delinquente è una parola grossa...»
La ragazza si faceva piú vicina. In mano aveva una scimitarra.
«Cazzo Barnaba, Nucera ha ragione, dov’è il cric?»
«É dietro cazzo. Peró dovrei avere...» rispose, cominciando ad armeggiare violentemente col cruscotto che non si voleva aprire.
La ragazza era a pochi metri.
«Parti, parti, parti» cominció a balbettare Marcello.
Barnaba continuava ad armeggiare col cruscotto. La ragazza era quasi al finestrino.
«Partipartiparti» cominció Nucera che era passato dal lei al tu per via dell’adrenalina.
Il cruscotto si aprí con violenza.
«Io , Kalisse, prima del suo nome…» comincío la ragazza.
Barnaba stava armeggiando col contenuto del cruscotto. Buste di polvere bianca caddero al suolo, diverse si strapparono riempiendo l’abitacolo di una candida nuvola.
«… vi intimo di inginocchiarvi davanti a me, e giurare fedeltà alla vostra nuova regina...»
Barnaba tiró fuori una bomboletta.
«… e finalmente mettere fine al controllo di Big Pharma e alla Teoria della Terra Rotonda! Altrimenti morirete!»
Barnaba tentó di spruzzare il contenuto dello spray verso la donna, ma il tappino era storto e il getto prese in faccia Nucera e Marcello, e quest’ultimo cominció a gridare e a piegarsi in due.
Lo scrittore invece balzó sul sedile anteriore e aprí di colpo la portiera, che prese in pieno in faccia la ragazza, facendole perdere l’equilibrio.
«Ma parti cazzo!» disse a Barnaba.
Barnaba riuscí a riaccendere il pandino e partirono, prendendo la prima strada che permettesse loro non passare davanti al dinosauro.
Dopo qualche minuto si fermarono a tirare il fiato al lato della strada, davanti a un bivio
«Cazzo era quel drago?» disse Marcello ancora lacrimando per l’effetto dello spray.
«Non era un drago, ma un Carnotaurus. Un dinosauro teropode del periodo Cretaceo dell’era Mesozoica» disse Barnaba serissimo.
«Era un che?» chiese stupito Nucera.
«Un dinosauro.»
«Ma che ne sai te?» chiese Marcello.
«Da bambino invece dei calciatori facevo l’album delle “Meraviglie delle Scienze”» rispose Barnaba «piuttosto com’è che lo spray al peperoncino non le ha fatto effetto Nucera?»
«Ah niente, è che i miei vengono dalla Calabria e noi calabresi abbiamo una mutazione genetica che ci rende immuni agli effetti del peperoncino.» rispose lo scrittore.
«Ah vedi? Lo dicevo ioooo…» disse Barnaba a Marcello.
«Va beh, ma ora che si fa? Dove si va per qui?» chiese Nucera.
«Mah a destra si dovrebbe andare verso il raccordo della superstrada» disse Marcello «peró non l’hanno finito da vent’anni»
«E a sinistra?»
«E a sinistra si andrebbe verso un ponte , peró...»
«Peró non l’hanno finito» concluse Nucera.
«Ecco» disse Marcello.
«E quindi?» chiese lo scrittore.
«Ho un idea» disse Barnaba. Mise la prima e partí col Pandino a tutta birra e travolgendo un cartello di “Pericolo Frane”.
«Ma che fai? Ti sei rincoglionito?» disse Marcello.
Barnaba scese e prese il palo con il cartello triangolare.
«Come si affronta un drago?» chiese «Si carica a cavallo lancia in resta. Noi non abbiamo un cavallo, ma abbiamo una Panda. E questa sarà la nostra lancia! Nucera venga alla guida.»
«Una Panda contro un dinosauro?» chiese Nucera.
«I dinosauri sono estinti, le Panda no» rispose Barnaba.
Gli altri due si guardarono. Sará stata la cocaina, sarà stata la disperazione, ma a tutti sembró un ottimo piano.
L’utilitaria fece dietrofront e dopo poco si poterono udire i pesanti passi del rettile che facevano tremare la terra.
E poi lo incontrarono.
La pelle con le scaglie rossastre luccicava sotto gli ultimi raggi sole.
Le corna sulla testa e la mole immensa erano qualcosa di terrificante per chiunque.
Meno che per due sardi e un calabrese strafatti di coca, evidentemente.

Dinosauro e pandino si fronteggiarono.
La ragazza li fissó, gli uomini la fissarono.

Poi, il drago ruggí e il pandino sgommó.
Il Nucera si sporse tutto in avanti sul volante e puntó deciso verso il rettile mentre Barnaba e Marcello puntellavano contro il telaio il cartello “Attenzione Frane”.
La ragazza urló “DRAKARIS!”
Barnaba gridó «BONSAAAI!»
E poi l’impatto. Terribile. Tremendo.
Il palo trapassó il rettile, la ragazzo voló per una decina di metri e atterró con un tonfo sordo.
Sangue sprizzó ovunque. A litri.
Il pandino s’impennó, si capovolse e atterró di nuovo sulle quattro ruote. Il motore al minimo.
«Mi sa che era banzai.» disse Marcello.
«Mi sa anche a me» disse Nucera. Poi spruzzó il liquido per i vetri e azionó il tergicristalli.

«Forse è meglio se ce ne andiamo» disse.
E nulla, se ne andarono.

***
Poche ore dopo un uomo vestito in modo stravagante piangeva disperato sul corpo della giovane donna.
«Maledetti! Maledetti» gridava al cielo, accarezzando i biondi e lunghi capelli della donna.
«Chi è stato? Chi ha ucciso questa donna cosí bella e il suo piccolo dinosauro? Si deve avere una pattumiera al posto del cuore!»
«O figlia,mia ho speso anni di ricerca e miliardi delle mie aziende per farti avere tutto quello che volevi. I tuoi Draghi erano pronti, avresti potuto esaudire i tuoi desideri: partecipare al Grande Fratello, diventare famosa e importante, dominare il mondo… e tutto senza il bisogno di una stupida e volgare istruzione!»
L’uomo si alzó in piedi e serró con forza i pugni.
«Io scopriro i vostri nomi, assassini. Vi troveró, e conoscerete paura e dolore, perché io sono Calisse! Lapo Calisse! Mbuahahaha!»
Ultima modifica di DavidG il mercoledì 6 giugno 2018, 23:59, modificato 2 volte in totale.



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Sonia Lippi
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Re: L’importanza di chiamarsi Ernesto

Messaggio#2 » mercoledì 23 maggio 2018, 5:23

Ciao David
Il tuo racconto mi ha fatto troppo ridere... immaginarsi il Nucera alla guida di un pandino strafatto che attacca un drago mi fa davvero troppo ridere
Che dirti?il racconto è simpaticissimo, arrivi alla fine e vorresti poter continuare nella lettura.
Forse l unico limite è che non tutti conoscono i personaggi e magari alcune sfumature potrebbero non coglierle ma non è stato davvero un impedimento per me.... anzi.
Quindi bel lavoro Complimenti

Ps: bonus dell' animale estinto presente.... Non trovo quello della mutazione genetica.

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Pretorian
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Re: L’importanza di chiamarsi Ernesto

Messaggio#3 » giovedì 24 maggio 2018, 14:35

Ciao, David!
È da un bel po'che non ci si legge, eh?
Comunque, per questo racconto, solo applausi. È divertente, frizzante e, nonostante tutto, riesce a seguire una trama che non scade in una sequenza di gag e battute. I personaggi sono abbastanza piatti, ma lo spazio è poco e quel poco di dettagli che riveli qui e là è più che sufficiente per renderli memorabili, quindi anche su questo siamo a posto.
Effettivamente, ho giusto un paio di elementi da suggerirti, anche se rappresentano giusto due puntini sulle i che dei veri e propri vulnus:
1) l'articolo di giornale: sei riuscito a nascondere bene il costante product placement verso il libro del Nucera (salutamelo!) però forse l'articolo di giornale sarebbe stato meglio così evitarlo o, almeno, citarne solo un paio di frasi;
2) il finale: la comparsa di Lapo e la scena finale in genere è abbastanza fine a sé stessa. Nel complesso, la cosa non infastidisce, perché il racconto prepara a una situazione simile, però penso che potresti sicuramente tirarne fuori qualcosa di meglio.

I bonus ci sono entrambi.

Stammi bene!

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DavidG
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Re: L’importanza di chiamarsi Ernesto

Messaggio#4 » giovedì 24 maggio 2018, 22:56

Ciao Sonia,
sono contento ti abbia fatto ridere :)

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DavidG
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Re: L’importanza di chiamarsi Ernesto

Messaggio#5 » giovedì 24 maggio 2018, 23:05

Caro Pretoriano ( non piú bianco?? )
si era da un pezzo che non ci si incrociava. Ancora non ti ho letto, ma mi accingo a farlo.
Ti ringrazio per le tue parole, fanno molto piacere, ma ahimé, sei fin troppo buono... Da bravo cialtrone quale sono non ho nemmeno fatto in tempo a rileggere (noti l'ora in cui l'ho postato? :P)

Per cui errori ce ne sono tanti: punteggiatura e refusi, la prima apparizione del dinosauro e la chiusura , l'entrata a gambe tese del narratore in un paio di punti... Potrei continuare per molto ho paura. Ma l'importante è che abbia strappato un paio di risate :D

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DavidG
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Re: L’importanza di chiamarsi Ernesto

Messaggio#6 » domenica 3 giugno 2018, 0:21

Ciao Sonia, per quanto riguarda la mutazione genetica faccio esplicitamente riferimento al fatto che i calabresi sono immuni agli effetti del peperoncino.

Mario Mardirossian
Messaggi: 24

Re: L’importanza di chiamarsi Ernesto

Messaggio#7 » domenica 3 giugno 2018, 18:17

Buonasera David,
divertente il tuo racconto, sebbene di solito non mi facciano impazzire i racconti di fantascienza con un tono comico.
Ho trovato lo stile abbastanza veloce e scorrevole. A mio avviso tuttavia la part iniziale del racconto non aggiunge molto, quindi l'avrei ridimensionata parecchio.
La parte finale del racconto spiega e rabilita un po'di cose che ammetto all'inizio mi avevano lasciato perplesso. Forse solo l'ultima frase non ci sta tanto in quanto nuovamente non aggiunge molto ed è un po'forzata.
A risentirci

Mario

Fabio84
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Re: L’importanza di chiamarsi Ernesto

Messaggio#8 » domenica 3 giugno 2018, 18:22

Ciao David,
Il racconto mi ha divertito.
Tra le varie cose che ho apprezzato è il finale che , anche se fuori contesto, mi ha fatto ridere, forse proprio per il fatto che non me l’aspettavo!
Finale che spiega anche la presenza della Kalisse.
In questa frase :
“Il palo trapassó il rettile, la ragazzo voló per una decina di metri e atterró con un tonfo sordo.” non so perché ma mi sarei aspettato un “tonfo sardo”.
Purtroppo forse per il fatto di non conoscere bene Francesco, magari mi sono perso qualche passaggio.
Ci sono entrambi i bonus!
Ciao

Fabio

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