[I] Black Rain - Adriano Muzzi

Lunedì 18 maggio alle ore 21.00! Avrete QUATTRO ore di tempo, non avete scusanti per mancare! Matteo Di Giulio, autore della Sperling & Kupfer sarà la guest star, trovate un suo racconto nella sezione SPECIAL del sito. Leggetelo con attenzione perché potrebbe venirvi un'idea riguardo al tema che ha scelto per voi!
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Adry666
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[I] Black Rain - Adriano Muzzi

Messaggio#1 » lunedì 18 maggio 2015, 23:22

Pioveva tutto il giorno, tutti i giorni, oramai da anni.
Tom non si ricordava da quando fosse iniziato, ma sapeva che un fenonemo incessante e ripetuto dilatava le sensazioni temporali; come dita che si muovevano in un blocco di gomma liquida il tempo si allungava, si assottigliava, si bucava e rimaneva appiccicato alla mente umida e scura.  A Tom sembrava che non potesse esistere niente che non fosse in qualche modo bagnato.
Attraversava le strade fradice facendo lo slalom tra carcasse di automobili abbandonate e masse ondeggianti di “bio” muniti di ombrelli fosforescenti. Lui non usava mai l’ombrello, anche se sapeva che la pioggia era sporca, del tutto non potabile. Molte persone la raccoglievano e la bevevano perchè non avevano la possibilità di acquistare acqua da bere, ma proprio per questo si ammalavano. Oltre all’acqua c’era stato anche l’esaurimento delle coltivazioni tradizionali, quasi tutti gli alimenti erano sintetici. Solo pochi ricchi si potevano concedere acqua limpida e cibo "vero".
Tom doveva, come ogni giorno, combattere per la propria sopravvivenza. Questa volta però voleva mangiare del cibo con un minimo di sapore, e bere acqua che non sapesse di piscio di cane.  Sapeva cosa fare.
Il quartiere dei ricchi era un’area della città che era stata completamente chiusa al pubblico e c’erano poliziotti privati e "droni guardia" ovunque lungo il perimetro di recinzione. Tom scese lungo uno dei tanti tombini scoperchiati e iniziò un lungo e tortuoso percorso nelle fogne. Avanzò nei cunicoli servendosi di passerelle e griglie laterali. Quando gli sembrò di aver percorso abbastanza strada, uscì alla prima scaletta non corrosa completamente dalla ruggine. Mise lentamente la testa fuori per vedere se c’erano guardie nei dintorni. Nulla, sembrava tutto tranquillo, solo pioggia.
La villa che incontrò per prima era illuminata e da fuori si vedevano ombre che si proiettavano sulle tende bianche, sembravano entità senza volto che vagavano nella nebbia. Il primo piano aveva delle sbarre alle finestre, ma il secondo no; si arrampicò lungo un graticcio. Un drone gli passò vicino, ma, grazie al buio, e al fatto che era completamente zuppo di acqua e fango, il robot non lo percepì agli infrarossi. Tom scavalcò il balcone e diede una sbirciata dalla finestra socchiusa: cibo in ogni sorta di vassoio, tanto, e bevande colorate a volontà. All'interno, seduta di spalle, c'era anche una donna, bionda e con un vestito lungo bianco. La cosa che lo colpì di più era il vestito completamente asciutto, una rarità in quel mondo fradicio e arrugginito. Non fece in tempo a terminare il pensiero che vide un lampo di luce e sentì un dolore lancinante ai lombi; cadde riverso a terra con gli occhi sbarrati, lacrimando per il dolore.
Il buio lo avvolse subito.
Il maggiordomo, con ancora in mano la pistola, entrò nella stanza e chiese alla signora: "Lo porto alle vasche di riciclo?"
La donna bionda si girò con aria distratta e, mentre assaggiava una pietanza rosa su un piatto di argento, rispose con un cenno della testa. Lui uscì, si chinò sul cadavere e per un attimo incrociò lo sguardo vitreo del ragazzo; gli abbassò le palpebre con un rapido gesto della mano.
L'acqua aveva diluito le lacrime di Tom, si erano perdute per sempre nella pioggia.
Pioggia sporca.



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Callagan
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Messaggio#2 » martedì 19 maggio 2015, 13:41

Ciao, Adriano.
Combattere per la sopravvivenza è il filo rosso che attraversa tutto il racconto, ragione per cui il tema è rispettato. Mi piace il tuo modo di scrivere, molto scorrevole, e le immagini che riesci ad evocare. Probabilmente, una storia del genere necessitava di un numero maggiore di caratteri dal momento che non sono riuscito a entrare in piena empatia con il protagonista: la sua morte non mi ha suscitato le emozioni che avrebbe dovuto.
Mi rimane inoltre un dubbio: leggendo, ho inteso che Tom conosceva bene il modo di entrare nel quartiere dei ricchi e che, quindi, non era un novizio in azioni simili. Riflettendo successivamente sulla sua morte, invece, mi sono convinto che era al suo primo tentativo e che nessun povero, mai nella storia, sia riuscito ad entrar là dentro e uscirne vivo... Mi puoi chiarire le tue intenzioni?
Comunque, in definitiva la tua è stata una buona prova. Di seguito qualche ulteriore appunto.

come dita che si muovevano in un blocco di gomma liquida il tempo si allungava, si assottigliava, si bucava e rimaneva appiccicato alla mente umida e scura.


Forse è più corretto impostare la similitudine al presente "come dita che si muovono". In ogni caso questo periodo mi piace sia per l'originalità che per le immagini che riflette, coerenti con l'ambientazione.


L’acqua aveva diluito le lacrime di Tom, si erano perdute per sempre nella pioggia.


Qui c'è un cambio di soggetto tra una frase e l'altra. Credo, quindi, che il "che" prima di "si erano perdute" non possa essere sottinteso.

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Adry666
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Messaggio#3 » martedì 19 maggio 2015, 16:02

Ciao Callagan,

grazie per la recensione.

Ho pensato a un passaggio di conoscenze generazionale, ma non come esperienza vissuta dal protagonista; un mondo post apocalittico mi fa pensare alle narrazioni orali, una sorta di regressione culturale.

Sul tempo del verbo muovere ci ho riflettuto e l'ho cambiato varie volte poi la "palpebra calante" ha preso il sopravvento  :-)))

Sul "che" hai ragione, un refuso.

A presto

Adriano

 

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Filippo Santaniello
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Messaggio#4 » martedì 19 maggio 2015, 21:11

Ciao Adriano,
del tuo racconto la parte che ho più apprezzato è quella centrale. Hai creato aspettativa, il personaggio agisce, c'è qualcosa per cui vale la pena continuare a leggere. L'inizio non mi ha entusiasmato perché non mi è piaciuta la metafora del tempo che è come dita che si muovono in gomma liquida. Bo... non mi dice nulla. E poi se devo esser sincero non mi è piaciuto il finale. La morte del protagonista arriva troppo di colpo e il maggiordomo è un personaggio senza spessore. Alla prossima!

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angelo.frascella
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Messaggio#5 » martedì 19 maggio 2015, 23:04

Ciao Adriano.

Racconto che riecheggia e cita volutamente Blade Runner (dalla pioggia, agli ombrelli fosforescenti alle lacrime perdute per sempre nella pioggia) senza però clonarlo. L’idea di fondo, però, è diversa da quella del film e mi è piaciuta.
Taglierei la parte iniziale sulle sensazioni temporali dilungate che creano un’aspettativa diversa e all’inizio confondono un po’ (dopo quelle mi aspettavo un racconto in cui il rapporto col tempo sia in qualche modo alterato e la pioggia, apparentemente infinita, sia dovuta solo a una contrazione della percezione di ore minuti e secondi…)
Per il resto, come ti dicevo, il racconto mi è piaciuto e il finale mi ha sorpreso.

A rileggerci
Angelo

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Adry666
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Messaggio#6 » mercoledì 20 maggio 2015, 11:14

Ciao Filippo,

grazie per la recensione.

Il maggiordomo è volutamente "neutro" perché volevo dare un senso di totale indifferenza verso la vittima.

Alla prossima

Ciao

Adriano

 

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Adry666
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Messaggio#7 » mercoledì 20 maggio 2015, 11:24

Ciao Angelo,

innanzitutto grazie per la recensione.

Sì vero, "Blade Runner" perseguita il mio immaginario :-))), anche se il mondo con la pioggia infinita mi è rimasto in testa da un romanzo che avevo letto anni fa (e di cui non ricordo né il titolo, né l'autore...)

Sul periodo iniziale: ogni tanto tendo a perdermi nelle mie riflessioni, rischiando di tenere scollegati dei pezzi di racconto

A presto

Ciao
Adriano

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angelo.frascella
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Messaggio#8 » mercoledì 20 maggio 2015, 12:12

Capisco. Secondo me, le riflessioni stanno bene nei testi lunghi, ma su spazio così brevi dobbiamo allenarci all'essenzialità :)

Serena
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Messaggio#9 » mercoledì 20 maggio 2015, 12:28

Ciao Adriano! Adoro la pioggia... quindi la tua storia da subito mi ha catapultata in un mondo plumbeo ed umido a me tanto congeniale. Anche io tendo spesso a perdermi in pensieri vaporosi, e spesso in testi così brevi possono rallentare il ritmo narrativo. Mi piace il tuo modo quasi liquido di descrivere le immagini e la tua bravura nel creare un filo da seguire. Sono anche io del parere che questa storia abbia bisogno di molto più spazio per raccontarsi... forse con un Tom che rimane solo tramortito... comunque bravo!

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Adry666
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Messaggio#10 » mercoledì 20 maggio 2015, 17:03

Grazie Serena!

Qui adesso (Roma) sta piovendo  :-)))

OK, se lo riscrivo più lungo "resuscito" il povero Tom

A presto

Ciao, Adriano

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invernomuto
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Messaggio#11 » venerdì 22 maggio 2015, 2:00

Ciao Adriano, il tuo racconto contiene tematiche care alla fazione "punk" del cyberpunk, lo scontro di classe, miseria e l'arte di arrangiarsi uniti a una buonissima capacità di world building hanno fatto in modo che il setting mi rimanesse più impresso rispetto alla storia vera e propria.
Non fraintendiamo, Tom mi è piaciuto abbastanza e mi alletterebbe persino l'idea di un intero romanzo con setting cyberpunk e protagonista deciso a padroneggiare l'arte di arrangiarsi (a la Marid Audran), però nel piccolo spazio che ci viene concesso la storia non ha avuto il tempo necessario per sbocciare e pare venire recisa troppo presto.
Rimane una buona prova, soprattutto nel comparto stilistico.
A presto!

alexandra.fischer
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Messaggio#12 » venerdì 22 maggio 2015, 6:47

BLACK RAIN di Adriano Muzzi Ben trovato. Il racconto deve indubbiamente molto alla SF (qui c’è anche un monito del mondo come potrebbe diventare in seguito al collasso dell’ambiente: acqua piovana che fa ammalare e cibo sintetico) e anche alle atmosfere del Corvo (vedi la pioggia incessante, mi fa immaginare una città buia). Bellissima l’immagine dita-gomma liquida. Inquietano i droni guardia e i poliziotti. La vicenda del ragazzo Tom, affamato e costretto a tentare un furto nella villa della ricca signora vestita di bianco è toccante. Alla fine, in un mondo sfatto dalla pioggia incessante come quello, anche la vita umana è diventata un esubero, da vasche di riciclo. Trovo anche ben resa la descrizione dell’attraversamento del tunnel da parte di Tom.





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ceranu
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Messaggio#13 » domenica 24 maggio 2015, 21:44

Ciao Adriano, piacere di incontrarti.
Partiamo dalle note positive. Bella l'ambientazione, Evocativa. Personalmente mi ha ricordato molto “Il Corvo” e la cosa mi è piaciuta molto. La pioggia incessante, tutto il mondo bagnato.
Veniamo alla narrazione. Trovo troppo raccontata la prima parte, ci dai molte informazioni sfiorando, e secondo me inciampando, nell'infodump. Se ad alcune descrizioni avessi associato un dialogo con un amico forse avresti avuto lo stesso risultato, con la possibilità di farci affezionare al protagonista.

Ci sono alcune imperfezioni, ma nulla di sconvolgente. Alcune ti sono già state fatte notare.



Non avevano la possibilità di acquistare acqua da bere



Toglierei il “da bere”

Nella trama ci sono due punti che non mi convincono:
Il drone che non lo vede solo perché bagnato e pieno di fango mi sembra come un cane da guardia cieco e muto. Siamo in un mondo in cui piove da sempre e i poveri non hanno acqua per lavarsi via lo sporco, insomma, forse era meglio non mettercelo e basta.

La scelta della villa mi sembra affrettata e senza un vero motivo. O lo fai arrivare lì con i morsi della fame, o gliela fai scegliere comunque abitata dopo una ricerca sfiancante. Insomma, non capisco perché scegliere la prima che incrocia.

Nonostante qualche imperfezione mi sembra un racconto valido. :)
Ciao e alla prossima.

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Linda De Santi
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Messaggio#14 » martedì 26 maggio 2015, 17:44

Ciao Adriano! Mi è piaciuta molto l'ambientazione del racconto, un mondo umido e arrugginito in cui la pioggia cade incessante e i droni mantengono il controllo (conosci la mia passione per i droni, no? ;D).

Secondo me è da sfoltire un po' la prima parte, magari dicendo meno cose (ad esempio toglierei una frase come "Tom doveva, come ogni giorno, combattere per la propria sopravvivenza" e farei ermergere questa cosa in maniera implicita), ma per il resto mi sembra che il racconto sia molto valido.

Anch'io credo che la scena finale guadagnerebbe se il protagonista, anziché cadere morto, fosse solo paralizzato e assistesse inerme alla scena in cui il maggiordomo e la donna decidono la sua morte. In questo caso la cattiveria ci sta bene! ;)

Alla prossima!

 

 

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Adry666
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Messaggio#15 » mercoledì 27 maggio 2015, 12:15

Ciao Invernomuro, grazie per la recensione.

Uhm, un romanzo? Non male la tua idea, quasi quasi... :-)))

A presto

Adriano

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Adry666
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Messaggio#16 » mercoledì 27 maggio 2015, 12:17

Ciao Alexandra,

grazie. Non avevo pensato al Corvo, è un film che non è rimasto nel mio immaginario, ma magari ne sono stato influenzato inconsciemente.

A presto

Adriano

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Adry666
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Messaggio#17 » mercoledì 27 maggio 2015, 12:23

Ciao Ceranu,

grazie per la recensione, molto precisa, direi da "editor" :-))

In effetti ho usato parecchie "ellissi" causa la pochezza dei caratteri a disposizione; uno dei miei problemi principali è quello di voler raccontare storie sempre troppo lunghe per il tipo di concorso.

Grazie

A presto

Adriano

 

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Adry666
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Messaggio#18 » mercoledì 27 maggio 2015, 12:25

Ciao LInda,

grazie. Passione per i droni? Ma sei pilota di droni? O ti interessanso solo nella SF?

Beh, in effetti è una bella cattiveria lasciare il povero Tom cosciente ma inerme e fargli assistere alla sua esecuzione... mumble mumble  :-))

Ciao

Adriano

sharon.galano
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Messaggio#19 » giovedì 28 maggio 2015, 21:35

Ciao Adriano,
del tuo racconto ho davvero apprezzato l'atmosfera che riesci a creare in poche battute, grazie a uno stile chiaro e immediato. L'immagine dell'acqua che non dà vita è il centro della storia. La lotta per la sopravvivenza nasce da questa mancanza. Bella anche la divisione tra il mondo dei poveri e quello dei ricchi, che se ne stanno a mangiare pietanze rose, vere, servite su vassoi d'argento. Questo uso dei colori è un tocco da maestro: in giornate grigie di piogge paradossalmente solo i "cattivi" posseggono il colore. Una grande ricchezza.
Sono d'accordo con gli altri partecipanti: l'azione vera e propria si ha nella parte centrale del racconto.
Spero di rileggerti presto
auguri
:)

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Adry666
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Messaggio#20 » venerdì 29 maggio 2015, 10:56

Ciao Sharon,

grazie per la recensione. Sì, il colore ne mio racconto è fondamentale: scuro, in bianco e nero per il mondo dei poveri, umido e sporco, colorato, ma con tinte improbabili e kitsch.

Se ne avrò possibilità cambierò il finale.

Ciao & a presto

Adriano

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antico
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Messaggio#21 » lunedì 1 giugno 2015, 17:09

Anche qui, come in molti altri casi, trovo uno spiegone iniziale per delineare il contesto e poi via all'azione che, giunta al suo momento culminante, non ha il tempo per esprimersi al meglio. E anche in questo caso il mio consiglio è di partire dalla scena madre e da lì sviluppare gradatamente verso il finale inserendo tutte le informazioni necessarie a delineare la situazione. In questo caso la scena madre vede protagonisti il malcapitato e la donna di schiena, è la scena che rimane in testa e che caratterizza il racconto. Bene, arrivato fino a lì, come un predatore in territorio inesplorato, il protagonista sta vagliando il da farsi e allora ecco che hai tempo per parlare della pioggia. Vedendo lei che si delizia nel suo vestito asciutto e nei cibi e acqua limpida puoi sbizzarrirti nell'introdurre la questione della disparità di accesso alle risorse. E quando finalmente ha preso una decisione: entrare e assalirla dalla spalle, ma valuterei anche un ritirarsi nell'ombra chissà, magari perché si ritiene inadeguato a tutto quello, ecco la mazzata con il maggiordomo che lo colpisce alle spalle. Pollice ni tendente verso l'alto.

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