[V] Un'incurabile mancanza di puntualità
Inviato: lunedì 18 maggio 2015, 23:25
Un'incurabile mancanza di puntualità
di Sharon Galano
Era a destra o a sinistra?
A quel bivio non c’erano né cartelli stradali né passanti. Eppure Pietro gliel’aveva ripetuto più e più volte che la strada da prendere, se voleva arrivare in tempo, era una e una sola. Gianni, però, era fermo davanti alla strada che si divideva in due.
Per qualche attimo la sua testa oscillò prima a destra e poi a sinistra.
Fece un passo avanti, indirizzando la punta dei piedi verso sinistra. Ma poi indietreggiò, tornando al punto di partenza.
“Mannaggia”.
A Gianni le gambe iniziarono a tremare. Batté un piede per terra, e poi gridò: “Oh mio Zio”, era il suo modo per non imprecare, “anche questa volta arriverò in ritardo”.
Ripensò a quanto gli aveva sempre detto sua madre, “Sei nato con una grave e incurabile mancanza di puntualità”. Glielo ripeteva da quando lei era stata costretta ad attendere la nascita del figlio per due settimane oltre la data prevista.
Gianni si voltò verso destra.
“Questa volta”, alzò la destra al cielo come per pronunciare un giuramento solenne, “Dio mi è testimone, questa volta”.
E fece una pausa: si guardò attorno per essere sicuro di essere solo.
“Questa volta ce la devo fare”.
Però il dilemma restava. Destra o sinistra?
Gianni abbassò il braccio, e con un gesto nervoso cercò di sistemare la camicia stropicciata nei pantaloni. Indossava uno smoking che gli andava stretto e odorava di naftalina. La cravatta penzola su un lato in attesa di essere annodata. Intrecciò i nastri per fare il nodo, ma…
“Cosa ti avevo detto? Va’ a destra”, lo sorprese una voce profonda.
Gianni si girò di scatto.
“Pietro, ma sei qui. Non ti avevo visto”.
Pietro rise: “Anche la vista ti fa difetto”.
“Sai per caso che ora è?”.
“Qui o nel tuo paesino?” Pietro si accarezzava la barba.
“Qui, là, lì, è uguale. Sono ancora in tempo?”.
Gianni poggiò il braccio sulla spalla di Pietro. Aveva il fiatone, come dopo una lunga corsa.
“Se vai adesso, puoi farcela”.
“Ma troverò qualcuno ad aspettarmi? E’ come se non li vedessi da tanto, eppure è passato solo un giorno. O due?”.
“Due” fu la risposta di Pietro, “ sono lì ad aspettarti”.
“Ci sono proprio tutti?” Gianni giocherellò con la cravatta, “ Ci saranno mia moglie, le mie figlie e anche quei presuntuosi dei loro mariti?”.
“Proprio tutti”.
Gianni fece per andare a destra. Ma poi tornò sui suoi passi e si avvicinò a Pietro.
“Ma c’avranno una faccia? Queste occasioni mettono sempre una tristezza”.
Pietro non disse nulla. Abbozzò un sorriso, solamente.
Gianni sbuffò, prese un gran respiro e fece il nodo alla cravatta.
“E se non ci volessi andare?”.
Pietro gli si avvicinò: diede una pulita alla giacca di Gianni e raddrizzò la cravatta, stringendo il nodo fino a serrare del tutto il colletto della camicia.
“Non puoi mancare. E’ la tua festa”.
“Ma se ci vado, posso almeno fare l’occhiolino a mia moglie?”.
“Vuoi che le venga un colpo? Per lei è ancora troppo presto”.
Gianni finalmente sorrise. E andò. Non poteva permettersi di far tardi al suo funerale.
di Sharon Galano
Era a destra o a sinistra?
A quel bivio non c’erano né cartelli stradali né passanti. Eppure Pietro gliel’aveva ripetuto più e più volte che la strada da prendere, se voleva arrivare in tempo, era una e una sola. Gianni, però, era fermo davanti alla strada che si divideva in due.
Per qualche attimo la sua testa oscillò prima a destra e poi a sinistra.
Fece un passo avanti, indirizzando la punta dei piedi verso sinistra. Ma poi indietreggiò, tornando al punto di partenza.
“Mannaggia”.
A Gianni le gambe iniziarono a tremare. Batté un piede per terra, e poi gridò: “Oh mio Zio”, era il suo modo per non imprecare, “anche questa volta arriverò in ritardo”.
Ripensò a quanto gli aveva sempre detto sua madre, “Sei nato con una grave e incurabile mancanza di puntualità”. Glielo ripeteva da quando lei era stata costretta ad attendere la nascita del figlio per due settimane oltre la data prevista.
Gianni si voltò verso destra.
“Questa volta”, alzò la destra al cielo come per pronunciare un giuramento solenne, “Dio mi è testimone, questa volta”.
E fece una pausa: si guardò attorno per essere sicuro di essere solo.
“Questa volta ce la devo fare”.
Però il dilemma restava. Destra o sinistra?
Gianni abbassò il braccio, e con un gesto nervoso cercò di sistemare la camicia stropicciata nei pantaloni. Indossava uno smoking che gli andava stretto e odorava di naftalina. La cravatta penzola su un lato in attesa di essere annodata. Intrecciò i nastri per fare il nodo, ma…
“Cosa ti avevo detto? Va’ a destra”, lo sorprese una voce profonda.
Gianni si girò di scatto.
“Pietro, ma sei qui. Non ti avevo visto”.
Pietro rise: “Anche la vista ti fa difetto”.
“Sai per caso che ora è?”.
“Qui o nel tuo paesino?” Pietro si accarezzava la barba.
“Qui, là, lì, è uguale. Sono ancora in tempo?”.
Gianni poggiò il braccio sulla spalla di Pietro. Aveva il fiatone, come dopo una lunga corsa.
“Se vai adesso, puoi farcela”.
“Ma troverò qualcuno ad aspettarmi? E’ come se non li vedessi da tanto, eppure è passato solo un giorno. O due?”.
“Due” fu la risposta di Pietro, “ sono lì ad aspettarti”.
“Ci sono proprio tutti?” Gianni giocherellò con la cravatta, “ Ci saranno mia moglie, le mie figlie e anche quei presuntuosi dei loro mariti?”.
“Proprio tutti”.
Gianni fece per andare a destra. Ma poi tornò sui suoi passi e si avvicinò a Pietro.
“Ma c’avranno una faccia? Queste occasioni mettono sempre una tristezza”.
Pietro non disse nulla. Abbozzò un sorriso, solamente.
Gianni sbuffò, prese un gran respiro e fece il nodo alla cravatta.
“E se non ci volessi andare?”.
Pietro gli si avvicinò: diede una pulita alla giacca di Gianni e raddrizzò la cravatta, stringendo il nodo fino a serrare del tutto il colletto della camicia.
“Non puoi mancare. E’ la tua festa”.
“Ma se ci vado, posso almeno fare l’occhiolino a mia moglie?”.
“Vuoi che le venga un colpo? Per lei è ancora troppo presto”.
Gianni finalmente sorrise. E andò. Non poteva permettersi di far tardi al suo funerale.