[I] Hasta siempre

Lunedì 18 maggio alle ore 21.00! Avrete QUATTRO ore di tempo, non avete scusanti per mancare! Matteo Di Giulio, autore della Sperling & Kupfer sarà la guest star, trovate un suo racconto nella sezione SPECIAL del sito. Leggetelo con attenzione perché potrebbe venirvi un'idea riguardo al tema che ha scelto per voi!
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ceranu
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[I] Hasta siempre

Messaggio#1 » martedì 19 maggio 2015, 0:19

Hasta siempre

di
Francesco Nucera

I piedi di Orlando strisciano sulle piastrelle di marmo lucido. Tutto il corpo pesa più del dovuto, ha la testa confusa, ma non è colpa del Lambrusco; quello non lo servono più da anni.
Alza lo sguardo verso il bancone, solleva la mano e saluta “M”.
“Ormai non c'è più nemmeno il tempo per pronunciare tutto il nome, altro che comizi” pensa.
«Ciao “Che”» risponde M aggiustandosi il colletto della camicia.
“Già, la camicia” Orlando guarda la sua maglietta rossa piena di patacche e si vergogna. Si volta attento a schivare il flipper, ma al suo posto c'è un Videopoker.
“Occupa meno spazio e produce di più” ricorda di aver sentito qualcuno mentre lo diceva.
Apre la porta, anzi no, si apre da sola perché la fotocellula l'ha anticipato. Sorride, sta diventando troppo vecchio. Si appoggia alla balaustra della scalinata esterna e guarda in basso, la musica è assordante. Trattiene le lacrime pensando ai tavoli e alle panchine che c'erano lì un tempo. Lui e Fidel, era così che chiamavano il suo amico Giulio, stavano fino all'alba a parlare di marxismo.
“Bei tempi andati”.
Ora lo spazio all'aperto è occupato da un piccolo mixer, che fa scatenare i ragazzi.
“Al giorno d'oggi è così che si procacciano i voti.” Si guarda le mani e pensa a tutta la colla che ha dovuto lavare via con la trielina. Se si impegna può ancora sentirne l'odore, ma ormai le affissioni si fanno su Facebook e Twitter.
“Prima o poi mi iscrivo” pensa scendendo il primo gradino. Il ginocchio destro gli cede, ma ci pensa la balaustra a sorreggerlo.
«Salutate “Il Che”, che anche stasera ha fatto il pieno» dice DJ S. da dietro il mixer. I ragazzi si voltano e sghignazzano, è la loro mascotte e gli vogliono bene come se ne vuole a un nonno rintronato.
Dall'alto solleva il pugno sinistro: «Hasta siempre» dice ad alta voce, ma la musica è troppo forte perché possano sentirlo. La folla non lo guarda più, ha ricominciato a ballare.
Arriva in fondo ai gradini affaticato, è molto stanco, lo è da giorni ormai. Il medico gli ha prescritto delle visite e molto riposo, ma la guerra contro l'ignoranza non dà soste e lui torna tutte le sere al circolo e cerca di tramandare alle nuove leve i principi partigiani di suo padre. I colori stanno cambiando, adesso è il verde quello dell'odio, ma per lui conta solo il rosso, quello del cuore, che inizia a fargli male. Gli manca il fiato, porta la mano al petto e sbianca. Arranca, perde l'equilibrio e cade all'indietro.
«Ehi Che, hai fatto baldoria come sempre.» Un ragazzo passa, gli tira un buffetto sul mento e va oltre.
“Sono sei anni che non bevo più, da quando il Vodka Lemon ha preso il posto del Lambrusco” vorrebbe dire, ma il dolore gli impedisce di parlare.
Una lacrima gli riga la guancia, è triste; non perché sente che sta lasciando il mondo, ma perché sa che da domani nessuno parlerà più delle lotte proletarie. L'unico che starà bene sarà lui, che potrà finalmente sedersi a un tavolino con in mano un bicchiere di quel vino troppo frizzante e fruttato, ma che sa di “compagno”, e potrà ancora parlare di Marx con il Suo amico Fidel.




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Callagan
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Messaggio#2 » martedì 19 maggio 2015, 15:42

Ciao, Francesco.
Il racconto tratta della battaglia quotidiana e personale del protagonista: il tema della sfida è rispettato.
Per quel che hai scritto, per come lo narri, credo avresti fatto meglio a usare la narrazione in prima persona. In terza persona si danno informazioni che il lettore percepisce come veritiere (anche se non lo sono), cosa che non accade nella narrazione in prima persona dove si ha sempre ben chiaro che quel che si legge esce dalla "mente" del protagonista.
Ad esempio:


Una lacrima gli riga la guancia, è triste; non perché sente che sta lasciando il mondo, ma perché sa che da domani nessuno parlerà più delle lotte proletarie.


Non è credibile che nessuno, dopo di lui, affronterà più quel discorso. Ma è credibile che questa sia una sua convinzione.
La narrazione in terza persona si scontra con i tuoi intenti anche in un altro caso:


Apre la porta, anzi no, si apre da sola perché la fotocellula l’ha anticipato.


Una frase del genere ha senso solo se frutto dei pensieri del protagonista. Scritta in terza persona, invece, è un'espressione goffa che rema contro una buona lettura.
Il racconto è molto malinconico ed è apprezzabile dal momento in cui, non ho dubbi, questa era la tua intenzione. L'apice della malinconia si raggiunge nella conclusione, e questo va a tuo favore. Eppure, ripeto, tutto è affievolito dal tipo di narrazione. Il consiglio è di provare a riscriverlo in prima persona e vedere se, in questo modo, cresce anche l'impatto emotivo.

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ceranu
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Messaggio#3 » martedì 19 maggio 2015, 16:47

Ciao Filippo, ben ritrovato. :)
La prima idea era quella di scrivere il racconto in prima persona, ma sarebbe stato troppo malinconico e patetico. La terza persona soggettiva mi dava la possibilità di trasmettere le stesse cose omettendo alcuni particolari che dovevano venire fuori poco alla volta. Es il fatto che non fosse ubriaco.



Una lacrima gli riga la guancia, è triste; non perché sente che sta lasciando il mondo, ma perché sa che da domani nessuno parlerà più delle lotte proletarie.

Non è credibile che nessuno, dopo di lui, affronterà più quel discorso. Ma è credibile che questa sia una sua convinzione.


Perché non è credibile? Lui era l'ultimo di una generazione estinta.

Magari proverò a riscrivere in prima persona, ma personalmente credo che così il racconto sia più equilibrato.

Grazie per la lettura e il commento.
A presto

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Callagan
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Messaggio#4 » martedì 19 maggio 2015, 21:37

@Ceranu


Ti spiego perché l'ho trovato irrealistico.
Tu scrivi

ma la guerra contro l’ignoranza non dà soste e lui torna tutte le sere al circolo e cerca di tramandare alle nuove leve i principi partigiani di suo padre. I colori stanno cambiando, adesso è il verde quello dell’odio


dove mi lasci intendere che la storia è ambientata ai giorni nostri. E ai giorni nostri la morte di un vecchio comunista non significa la fine dei discorsi sulle lotte proletarie.
Poi, probabilmente a questo punto, sono io che ho interpretato in questo modo mentre tu volevi ambientare il tutto in un futuro non meglio identificato. ;)

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ceranu
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Messaggio#5 » martedì 19 maggio 2015, 22:06

L'ambientazione è ben interpretata, siamo ai giorni nostri. Il fatto è proprio quello, già oggi non si parla più di temi simili, almeno dalle mie parti. Il fatto che tu dica altro mi fa sperare che in altri posti ci si confronti ancora :)

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Filippo Santaniello
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Messaggio#6 » mercoledì 20 maggio 2015, 14:56

Ola Francesco,
bella prova secondo me, il racconto funziona e rispetta il tema.
Lo stile è quello che conosciamo: sicuro, rigoroso, poche sbavature. La mentalità del personaggio è ben descritta così come l'ambientazione in cui è calato. In sostanza non ho particolari appunti da fare, solo che l'argomento della storia non mi ha del tutto appassionato, sarà che per me la parola "compagno" non ha lo stesso valore che ha per tanti altri. Stammi bene, ciao!

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angelo.frascella
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Messaggio#7 » mercoledì 20 maggio 2015, 23:10

Ciao Francesco.

Un racconto attuale e malinconico dall’occhio di chi ha visto un’altra epoca e fatica riconoscersi in questa, di chi ha lottato per degli ideali e si ritrova in un mondo decadente e superficiale. Interpreta bene la dicotomia fra la politica di un tempo e quella di oggi. L’unica cosa che manca è un guizzo, qualcosa che faccia trepidare il lettore, ma lo scopo del racconto è raggiunto. Buona prova.

A rileggerci
Angelo

alexandra.fischer
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Messaggio#8 » venerdì 22 maggio 2015, 19:24

HASTA SIEMPRE di Francesco Nucera Piacere di rileggerti. La tua storia è molto malinconica, narrata dal punto di vista di Orlando, un uomo che vede il mondo cambiare, mentre la sua vita si sta avvicinando alla conclusione. Hai reso il personaggio con maestria, dosando molto bene i dettagli. Che sia comunista lo si capisce dal soprannome “Che”, dalla maglietta rossa e dall’amico Giulio, soprannominato a sua volta “Fidel”. È un uomo semplice, amante del Lambrusco e legato al passato ( nel circolo, rivede il flipper, la colla usata per incollare i manifesti). Altri tocchi da maestro sono: l’immagine del ginocchio che cede a Orlando mentre scende le case, le parole “Hasta Siempre” soffocate dal mixer. Orlando è comunque un uomo determinato a combattere l’ignoranza: al circolo parla ai giovani dei principi partigiani del padre. C’è un barlume di speranza quando Orlando si accascia e muore. Rivedrà Fidel e berranno Lambrusco parlando di Marx.

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ceranu
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Messaggio#9 » domenica 24 maggio 2015, 23:41

Grazie per i commenti.
@Filippo, immaginavo che non tutti si sarebbero appassionati alla vita di Orlando :)
@Angelo, per dare un colpo di scena al racconto avrei potuto trasformare Orlando, fargli indossare la camicia mentre raccontava una barzelletta, ma ho preferito farlo morire coerente con se stesso.


Serena
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Messaggio#10 » lunedì 25 maggio 2015, 11:54

Ciao Francesco! Ho trovato la tua storia davvero molto bella. Ho da subito amato Orlando, così attaccato alla sua vogllia di tramandare un idea, un pensiero. Malinconico e aspro, il tuo racconto ha il potere di fare avvertire la morte di un'epoca. Probabilmente io bado più alla sostanza che alla forma, forse sbaglio ma, quando una storia è bella, lo è sia se raccontata in prima che in terza persona! Lo ammetto, sono una che sbaglia gli accenti e talvolta si perde un verbo ma... una storia che emoziona varrà di più!? Per quanto mi riguarda... io mi sono emozionata! Grazie.

A presto!

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Linda De Santi
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Messaggio#11 » martedì 26 maggio 2015, 12:53

Ciao Francesco! Bel racconto, nostalgico e malinconico, raccontato con uno stile semplice e scorrevole.

Mi è piaciuto il fatto che l'identità del protagonista, prima ancora che si dica che "sta diventando troppo vecchio", emerga attraverso le cose esterne: la maglietta rossa piena di macchie, il videopoker dove prima c'era un flipper, la porta che si apre da sola. Da questo punto di vista, un magnifico esempio di show, don't tell.

Sei stato anche molto bravo a non cadere nel facile errore che in molti commettono quando raccontano il mondo visto da qualcuno che appartiene a un altro tempo: quello di includere una condanna esplicita ai giovani (che non hanno valori, che non combinano niente. che non hanno più le quattro stagioni, blabla :)). Il lettore è lasciato libero di trarre le conclusioni che vuole, e questa cosa l'ho apprezzata molto.

Un ottimo lavoro, bravo! :)

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ceranu
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Messaggio#12 » mercoledì 27 maggio 2015, 0:54

@Serena
Sono felice di averti emozionato. :)

@Linda
Grazie per i complimenti. Lo "show, don’t tell" è un mostro contro cui combatto da sempre, sapere di esserci riuscito mi riempie di gioia.

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invernomuto
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Messaggio#13 » mercoledì 27 maggio 2015, 3:31

Ciao Francesco.
Sei stato capace di rievocare ricordi sopiti da circoletto di gioventù, per quanto dal "basso" dei miei trent'anni io abbia vissuto solo il colpo di coda di ciò che descrivi.
Lo stile è pulito e incisivo, senza fronzoli e lo svolgimento ha una doppia visione a seconda dell'opinione del lettore: Un uomo di altri tempi che a ragione combatte la decadenza o un vecchio  relitto che combatte contro i mulini a vento di un mondo che cambia senza di lui, ambivalenza che viene meno soltanto in alcuni punti, come il paragrafo sui valori partigiani e la lotta all'ignoranza, dove il racconto mostra lievemente la corda dimostrando le simpatie dell'autore.
Sia ben chiaro, assolutamente niente in contrario al manifestare la propria preferenza in uno o nell'altro senso, ma trovo che qualcosa del genere funzioni meglio lasciando al lettore la vera conclusione (un vecchio nostalgico di Almirante che tira giù grappini, pur lontano dalle mie corde politiche, avrebbe funzionato allo stesso modo nell'evocarmi quell'atmosfera nostalgica da vecchio idealista).
Un buon racconto, soprattutto merito della rievocazione frutto del succitato "show, don't tell".
A rileggerci.

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ceranu
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Messaggio#14 » mercoledì 27 maggio 2015, 7:40

Ciao Manuel, grazie per il commento.
Non sono d'accordo. Avrei potuto interpretare un nostalgico missino, ma non sarei mai potuto rimanere neutro. Se l'avessi fatto avrei rischiato di lasciare un senso di insoddisfazione nel lettore (problema che puoi riscontrare nei racconti di Callagan e DavidG). Ho preferito prendermi qualche responsabilità in piú (sapendo di poter infastidire qualcuno), ma arrivare diretto al punto.

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Adry666
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Messaggio#15 » giovedì 28 maggio 2015, 17:08

Ciao Francesco,

tema rispettato.

Stile e ritmo impeccabile, racconto piuttosto triste che però non mi ha appassionato. Probabilmente è un mio problema: gli argomenti e i personaggi trattati non mi entusiasmano.  Anche la mancanza di azione in un racconto così corto, secondo me, penalizza il “pathos” generale e lascia poco a livello di emozioni.

Comunque racconto ben scritto, bravo.

Alla prossima

Ciao

Adriano

 

sharon.galano
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Messaggio#16 » giovedì 28 maggio 2015, 20:13

Ciao Ceranu,
il tema della lotta c'è, ma si intravede soltanto. C'è la lotta contro la vecchiaia, contro il suo essere considerato un nonno rintronato, c'è la lotta contro la morte, contro i tempi che hanno l'ardire di sostituire un Lambrusco con un Vodka lemon. C'è, ma appunto, si intravede soltanto. Per quanto riguarda la storia mi sembra appropriato che ci venga descritta da un narratore molto vicino al protagonista, così vicino da conoscerne pensieri e passato. Il punto caldo del racconto è nel momento in cui questo vecchio comunista si sente male. Lì crolla: non crollano solo tutte le sue speranze, le sue illusioni, lì crolla proprio fisicamente. Ti consiglierei di utilizzare la tua grande abilità (lo stile asciutto e sicuro) per dare maggior rilievo a questa parte centrale. Le considerazioni fatte nei primi paragrafi rallentano lo svilupparsi della storia.
E come ti dicevo questa storia merita di essere raccontata.
A rileggerci e
a presto
:)

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ceranu
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Messaggio#17 » sabato 30 maggio 2015, 0:20

@Alberto.
Ciao, grazie per il commento. Solo un appunto, un uomo che si fa chiamare Che, che legge Marx, e che porta avanti il discorso partigiano non può essere definito pacifico.

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antico
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Messaggio#18 » lunedì 1 giugno 2015, 17:32

A parte il rimando al rosso colore del cuore e verde colore di distruzione che non condivido minimamente pur non essendo affatto leghista e che anzi mi fa abbastanza innervosire specie se lo fai dire da un narratore esterno... Il racconto funziona. Il saluto di un vecchio combattente a un mondo in cui più non si riconosce, un'analisi di parte di una realtà ormai ben più sfaccettata e confusa di quanto non fosse nel passato. Bellissimo il suo proponimento di iscriversi, un giorno, a facebook. Triste il finale, amaro e delicato. Un racconto da pollice su con tiratina d'orecchi per quanto ti ho sottolineato.

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alberto.dellarossa
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Messaggio#19 » martedì 2 giugno 2015, 9:55

E mi fa molto piacere sentire una precisazione simile, hai perfettamente ragione - il punto problematico è proprio il POV che oscilla da esterno a interno. Ma l'immaginario collettivo, e ancor più i ragazzini d'oggi come vedono la cosa? Che bias riceve dalla cultura odierna? Peraltro l'idea di partigiano come esclusivamente promotore di una cultura di sinistra è anche parzialmente scorretta, la storia ci parla di partigiani di ogni pensiero politico. Il partigiano di sinistra ha sicuramente vinto nella memoria storica collettiva, ma è, per l'appunto, un bias culturale rispetto a una realtà storica.

Ma queste sono considerazioni molto relative: il racconto è scritto bene, semplicemente non amo sbrodolamenti politici, da qualsiasi parte essi provengano :)

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