[I] Un'estate di borgata

Lunedì 18 maggio alle ore 21.00! Avrete QUATTRO ore di tempo, non avete scusanti per mancare! Matteo Di Giulio, autore della Sperling & Kupfer sarà la guest star, trovate un suo racconto nella sezione SPECIAL del sito. Leggetelo con attenzione perché potrebbe venirvi un'idea riguardo al tema che ha scelto per voi!
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alberto.dellarossa
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[I] Un'estate di borgata

Messaggio#1 » martedì 19 maggio 2015, 0:44

Sento il sapore metallico del sangue. Prendo spazio e mi passo la lingua sul labbro spaccato, sorridendo. Fatti i cazzi tuoi, mi dicono sempre gli amici. Smettila di metterti nei guai, mi ricorda mia madre. Ricorda di indignarti sempre, mi diceva mio nonno. Credo sia superfluo dirvi che mio nonno, per me, era un mito.

Le borgate di Roma non sono un gran posto dove crescere. Una rapina qua e là, la droga, la crisi. Tutte stronzate, il problema più grande della periferia di Roma sono i borgatari, me compreso. Una massa di personaggi pasoliniani, incazzerecci, pronti a litigare per un piatto di spaghetti o per una precedenza non rispettata. A sentire noi è sempre colpa di qualcun altro, salvo il fatto che quel qualcun altro è il vicino di casa o i ragazzi del parchetto in fondo alla strada, il tassinaro o il capofficina. Il borgataro combatte contro sé stesso.

In mezzo a questa pletora d’umanità dolente stanno personaggi come mio nonno, operaio metalmeccanico con la passione per il pugilato e un pessimo carattere. Mi ha messo un paio di guantoni in mano verso i dodici anni, e non mi ha più permesso di toglierli, tra il disinteresse di mia madre, sempre più affaticata dalla vita, e il disappunto dei miei insegnanti alle medie, che mi vedevano arrivare di tanto in tanto con la faccia pesta e una luce spavalda negli occhi. Dicevano che un'educazione simile potesse portare solo ad un'inclinazione alla violenza. Balle. Non sono violento, solo che, pur lamentandomi delle sfuriate del nonno, ho ereditato il suo caratteraccio e la sua rabbia.

Il mio momento di sfiga si presenta verso fine agosto, puntuale come un esattore delle tasse. Sto tornando dal lavoro, quando sento i guaiti. Allungo il passo, temendo che qualche cane possa essere rimasto ferito da qualche parte sulla strada. In lontananza invece vedo diverse figure riunite in cerchio, al centro del quale sta un cane randagio. Assomiglia a un pitbull, forse leggermente più piccolo, col mantello panna e nocciola. Guaisce a ogni calcio, cosa che accade ogni volta che cerca di uscire dal cerchio. Intorno a loro ci sono anche le ragazze del gruppo, ad osservare la scena. Un paio ridacchiano pure divertite, ‘ste troie.

In pochi istanti sento la rabbia montare, e mi ritrovo in mezzo a loro.

-Il cane è tuo?- mi chiede il capo del gruppo. È il più belloccio tra tutti, con una specie di  crestina da calciatore. Carnagione scura per l'abbronzatura e l'aria spavalda di chi raramente si sente dire di no. Digrigno, detesto i fighetti.

-Vi state divertendo?- chiedo a denti stretti.

-Il cane è tuo?- incalza.

-No.

-E allora fatti i cazzi tuoi.

Gira la testa di lato, sorridendo, per cercare l'approvazione delle ragazze. Poi allunga la mano verso di me, per spintonarmi.

Il nonno lo diceva sempre: corretti sul quadrato, animali per strada. Gli do un pugno a martello sul polso, mentre col destro alzo un montante che colpisce sotto il bicipite. Ondeggio e riemergo sul lato destro, sferrando un gancio basso sul costato. Nel tragitto la mia bocca incontra il suo pugno, ma poco importa: è in ginocchio e non ride più.

I compari si sono dileguati, lasciando il compare a terra. Il cane corre via, a sopravvivere un altro giorno nella calura dell’estate romana.

Il sole sta tramontando dietro ai colli: è quasi ora di cena.



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alberto.dellarossa
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Messaggio#2 » martedì 19 maggio 2015, 7:07

Dio mio, uccidetemi. Ripetizione orribile in chiusura :'(

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Callagan
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Messaggio#3 » martedì 19 maggio 2015, 22:09

Ciao, Alberto.
Hai rispettato il tema della sfida, non ci sono dubbi su questo.
Hai dimostrato di saper gestire bene la narrazione in prima persona e il racconto si legge senza difficoltà. Quel che gli manca, invece, è il pathos. Credo che sia troppo piatto per tutta la prima parte, con troppi ricordi e pensieri che si accavallano nella testa del protagonista; la parte finale d'azione risulta troppo veloce in confronto a quanto precede e non scatena emozioni. Al contrario di quanto mi è successo leggendo il racconto di Filippo Santaniello, che è simile al tuo come scelta narrativa, nel tuo caso non sono riuscito a entrare in empatia col protagonista (cosa che dovrebbe essere essenziale sopratutto in un racconto del genere).
Ovviamente, le mie impressioni sono del tutto soggettive. A livello di scrittura il racconto non è affatto male, ma gli manca qualcosa...
Spero di essermi spiegato ed esserti stato d'aiuto.

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angelo.frascella
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Messaggio#4 » mercoledì 20 maggio 2015, 23:31

Ciao Alberto

Racconto piacevole il tuo che riesce a far passare l’anima di un luogo e il legame profondo dei personaggi con il posto in cui sono nati. La rabbia del protagonista nei confronti dei bulletti è diventata la mia e la soddisfazione per la sconfitta del capobanda mi ha contagiato. Lavorerei un po’ giusto sulla prima parte per accorciarla, senza eliminarla, creando più equilibrio fra ambientazione e azione.

A rileggerci
Angelo

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Filippo Santaniello
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Messaggio#5 » mercoledì 20 maggio 2015, 23:51

Ciao Alberto,
lo stile del racconto è abbastanza buono anche se avendolo scritto in prima persona avresti potuto lasciarti andare a un linguaggio più gergale. Ciò che non mi convince è la storia: un po' piatta... Trattandosi di borgata mi aspettavo qualcosa di più truce, in sintonia coi burini che movimentano certe zone di Roma. In sostanza avresti dovuto spingere più sull'acceleratore, e poi il protagonista vincente secondo me toglie forza al racconto. Secondo me era meglio se prendeva un fracasso di botte e alla fine l'unico che gli restava vicino era il cane.

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ceranu
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Messaggio#6 » venerdì 22 maggio 2015, 23:32

Ciao Alberto :)
Rispetto al solito nel racconto di questa volta ci sono delle sbavature. Come hai evidenziato tu, verso la fine, ci sono alcune ripetizioni. Concordo con Santaniello, il tono del racconto non si sposa alla perfezione con il protagonista, dovevi osare di più per renderlo credibile. La trama stessa è un po' sbilanciata. L'introduzione è troppo lunga, c'è un racconto che occupa tre quarti dello spazio e culmina in una breve azione che resta un po' anonima. Probabilmente sarebbe stato tutto più efficace se avessimo “vissuto” dei momenti di frustrazione del ragazzo, che trovava la sua riscossa in quella battaglia.
Ciao e alla prossima.

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Linda De Santi
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Messaggio#7 » lunedì 25 maggio 2015, 10:36

Ciao Alberto! Il tuo racconto mi ha emozionato, mi sono sempre piaciute le storie in cui i "duri" si schierano dalla parte dei deboli, e in questo caso emerge anche un bello spaccato della vita nelle borgate di Roma.
Il protagonista si ribella non perché è mosso dalla voglia di fare a botte, ma perché s'indigna, s'indigna nei confronti dell'ingiustizia del mondo: secondo me è molto bello questo elemento narrativo.
Avrei tanto voluto che il tuo racconto durasse di più, è un vero peccato che il limite dei caratteri ti abbia obbligato a una chiusura che sembra un po' frettolosa. Secondo me sono da riequilibrare la prima e la seconda parte: cercherei di rendere la prima parte leggermente più breve in modo da dare il giusto spazio alla seconda parte e al finale.

In ogni caso ti faccio i miei complimenti!

Serena
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Messaggio#8 » lunedì 25 maggio 2015, 11:19

Ciao Alberto! Pur avendo stili nettamente differenti, sei comunque riuscito ad agganciare la mia attenzione con la tua storia. Mi è piaciuta l'aria polverosa e desolata che rotola nella borgata. Il protagonista è abbastanza interessante. Amando i viaggi interiori, la prima parte ricca di ricordi a me è piaciuta molto, ho trovato invece un pochino fiacca la seconda parte. Concordo con Filippo sul finale! E' comunque un buon racconto.

A presto!

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alberto.dellarossa
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Messaggio#9 » lunedì 25 maggio 2015, 13:38

Rispondo un po' a tutti, così faccio prima, il lavoro è tiranno :)

È vero, il racconto è squilibrato, e la colpa è tutta mia (e di chi altrimenti?). Faccio un autodafé: lunedì, dopo tre ore che giravo attorno a una storia di hard sci-fi che richiede decine di migliaia di caratteri, mi sono lasciato prendere dallo sconforto e ho rimaneggiato una vecchia bozza. Naturalmente la bozza in questione era di oltre 15k caratteri (senza essere nemmeno a un quarto della storia) e mi sono trovato quindi a riscrivere completamente il racconto, stravolgendo luoghi e dinamiche. Gli elementi sono i medesimi, ma non funzionano così compressi. Quindi, per rispondere a Callagan, Santaniello e Ceranu, è vero, così non va. Funziona nella versione lunga (sulla quale sto lavorando e che avrei piacere leggeste, una volta pronta) ma non in quella breve.

@Ceranu: una sola precisazione, l'unica ripetizione è l'ultima (compare-compari), mentre la l'espressione (il cane è tuo) è raddoppiata volutamente. Quindi Linda, si tratta solo di aspettare che finisca di mettere mano al racconto che, per come sta crescendo, temo supererà i 60k caratteri.

Grazie a tutti per le osservazioni preziose :)

 

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invernomuto
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Messaggio#10 » mercoledì 27 maggio 2015, 4:33

Ciao Alberto,
naturalmente condivido parte delle critiche mosse dagli altri e non starò a ripeterle, sia perché hai già spiegato, sia perché già le conosci.
Lo stile mi è piaciuto molto e penso possa funzionare bene soprattutto in un racconto più sostanzioso che possa presentarci in modo più soddisfacente la vita del protagonista e la sua personale descrizione della borgata, veri punti forti del racconto.
Il finale giunge molto rapido, come qualcosa in più, e mentre altri ti consigliano un protagonista che le prende o ne lodano l'umanità io avrei preferito un po' di sano "esercizio dell'amata ultraviolenza", con una descrizione più grafica che cozzasse contro la dichiarazione del protagonista di essere un nonviolento, ma naturalmente è una preferenza personale e non una pecca obiettiva.

Un bel racconto che ha grandi potenzialità di miglioramento raggiungibili con accorgimenti minimi.
A rileggerci.

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Adry666
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Messaggio#11 » giovedì 28 maggio 2015, 17:12

Ciao Alberto,

tema centrato, con un bel montante! :-)

Scritto bene, molto fluido. La prima parte sembra un lungo preludio a qualcosa che succederà dopo, che nella seconda parte è troppo corta per giustificarlo. Io stringerei la prima parte e allungherei l'azione e il finale.

Io avevo il nonno che abitava a Monte Sacro, e le tue descrizioni mi hanno ricordato tanti episodi che ho vissuto direttamente e indirettamente da bambino. In effetti potresti scriverci un bel romanzo, c'è "tanta roba" da mettere dentro...

Ciao

Adriano

sharon.galano
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Messaggio#12 » giovedì 28 maggio 2015, 19:50

Ciao Alberto,
da come l'hai scritta questa pagina sembra più l'inizio di un romanzo. Un incipit vero e proprio. C'è la riflessione iniziale del protagonista, il suo sentirsi diverso in quel mondo ai margini, uguale solo a un altro diverso, suo nonno. Per questo contest forse avresti dovuto puntare più sull'azione. Infatti ti consiglio di far partire la storia proprio dal momento in cui il ragazzo sente i guaiti del cane. Lì inizia l'azione. Per me è il punto caldo della storia. Sta tornando da lavoro, vorrebbe andare a casa, ma appunto non si fa i cazzi suoi. E mena. Mena di brutto. Lui è un pugile mancato. E a quel punto parlerei del nonno, ma non direi tanto. Forse questo legame così stretto e profondo lo mostrerei attraverso un oggetto, un portafortuna di cui il nonno gli ha fatto dono in passato.
La storia può funzionare. Ma se non ti va bene qui a Minuti Contati, io ti direi di tenerla a portata di mano per un futuro romanzo. Merita.
A rileggerci e
a presto
:)

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Filippo Santaniello
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Messaggio#13 » sabato 30 maggio 2015, 11:28

Ciao Alberto,
rispondo qui al tuo commento su Karki, grazie prima di tutto per averlo messo in prima posizione!
Riguardo Palahniuk ti posso dire che è un autore che conosco molto poco avendo letto solo Fight Club. In questo periodo sto rileggendo molto Welsh, probabilmente il suo stile di scrittura senza fronzoli mi ha condizionato, anche se non credo, perché è da molto che adotto questo tipo di scrittura, diciamo che viene naturale.
Cazzo se tua madre assomiglia a Karki non dev'essere facile andarci d'accordo, o forse sì, dato che Karki sembra un mostro ma alla fine ha un cuore d'oro :P

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antico
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Messaggio#14 » lunedì 1 giugno 2015, 17:45

Forse qui il problema è proprio quello di averlo rimaneggiato da una storia più lunga. Idem con patate come detto ad altri: per un racconto breve devi andare subito al punto evitando una lunga intro. In fase di narrazione il tempo e il luogo lo si trova per inserire le informazioni necessarie. In questo caso avrei forse addirittura attaccato dal finale: via il cane, via i compari e le ragazze, rimangono soli il protagonista e il bulletto e allora sì che c'è una storia da raccontare e anche un finale, tra l'altro senza disdegnare gli inserti che raccontano quanto successo. Da quanto ho scritto mi sembra sia anche evidente che non ho apprezzato il finale, l'ho trovato un po' monco. In ogni caso ti si legge sempre con gran piacere. Pollice ni tendente sicuramente verso l'alto.

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