Sogni
Inviato: lunedì 16 aprile 2018, 22:20
SOGNI
di Salvatore Stefanelli
L'ingresso in quella casa sembrò sin troppo normale per una dimora in cui si diceva abitasse un fantasma. Mi guardavo intorno con la speranza che il mio istinto potesse proteggermi da una improvvisa apparizione.
Non accadde nulla.
Ho sempre avuto paura dei fantasmi, ma avevo urgente bisogno di una casa e quella era l'unica adatta alle mie possibilità. O quella o dormire sotto i ponti.
La padrona di casa era una vecchietta simpatica, con nessuna intenzione di vendere quella che era stata la dimora della sua antenata, e che ancora lo era, secondo quanto raccontava. Quella sera, dopo che mi offrì la cena, in casa mia, chiacchierammo un po'.
«Allora, Gianni, che te ne pare?»
«Molto bella, davvero. Non avrei mai immaginato che una casa così potesse restare libera, a questo prezzo poi». Sorrisi. «Mi aveva quasi convinto con la storia del fantasma".
«Oh! Ma Guendalina non mancherà di venirti a trovare, stanotte» disse alzandosi e dirigendosi verso il suo appartamento. «Oh, sì! Eccome se verrà!»
La sua risata risuonò, sinistra, per le scale. "Ecco" pensai, "mi ci voleva solo una padrona di casa visionaria".
«Non è mica matta».
Trasalii. Mi era sembrato di aver sentito una voce, ma intorno a me non vidi nessuno.
«La mia Berta mi vuole un gran bene e non ti permetterò di pensar male di lei».
«Chi sei? Dove sei? Fatti vedere!» urlai, nel cadere sul divano.
«Non c'è mica bisogno di gridare, ci sento benissimo» disse la donna che, all'improvviso, era apparsa davanti ai miei occhi. Il cuore mi batteva all'impazzata, stavo sudando freddo, eppure, non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Cavoli! Se era bellissima. Avevo immaginato così la donna dei miei sogni. Inoltre, indossava una veste trasparente che lasciava intravedere le sue grazie così come la mamma l'aveva fatta. O, quasi.
«La smetti di fissarmi?»
«Sì, sì, certo!» balbettai.
«E allora perché continui? Non è bello guardare così una donna».
«Non è neanche bello apparire in questo modo… senza neanche essere invitata»
«Invitata? In casa mia?». Squillò in una risata limpida e travolgente. Avevo paura di lei, eppure, me ne stavo innamorando.
Scomparve come era apparsa: all'improvviso.
«Devo andarmene da qua! E dove? Come?» «No! devo andar via, ora!». «Ma dove?». Frugai tra le tasche; mi restavano solo dieci euro e non avrei avuto altri soldi prima dell'indomani. Pensai ai ponti, ma no, dormire per strada non era una opzione possibile. Me ne sarei andato il girono dopo. Sì, dovevo fare così.
La notte passò in un silenzioso osservare di tutte le ombre, almeno sino a quando, verso l'albeggiare, non crollai dalla stanchezza e dal sonno.
Al mio risveglio sembrò fosse stato solo un sogno. «Sì, devo essermi immaginato tutto. Mi sarò fatto influenzare dal racconto della vecchia».
Bussarono alla porta. Era lei.
«Allora, l'hai vista?»
«Chi?»
«Guendalina. L'hai vista?»
«No! e la finisca, per favore: non c'è nessun fantasma qui. Forse, lei non vuole affittarla davvero questa casa».
«Mica sono io che la voglio affittare, è lei» disse, indicando Guendalina.
Ora la casa non è più in affitto: Berta me l'ha lasciata in dono, nel testamento e, dopo la sua morte, non è mai tornata a trovarmi. Mi manca. Guendalina, invece, viene tutte le notti. Ora so perché non sono scappato via e perché lei non mi è apparsa come quel mostro con cui era solita spaventare tutti gli affittuari: sono la reincarnazione del suo amante, Rigoberto. Mi spiace solo che non potremmo avere un erede e che dovrò morire prima di far l'amore con lei.
E questa casa? Be', non ci importa. Ho scoperto che a Guendi piace viaggiare, abbiamo tutto il mondo come casa e un cielo di stelle come tetto.
di Salvatore Stefanelli
L'ingresso in quella casa sembrò sin troppo normale per una dimora in cui si diceva abitasse un fantasma. Mi guardavo intorno con la speranza che il mio istinto potesse proteggermi da una improvvisa apparizione.
Non accadde nulla.
Ho sempre avuto paura dei fantasmi, ma avevo urgente bisogno di una casa e quella era l'unica adatta alle mie possibilità. O quella o dormire sotto i ponti.
La padrona di casa era una vecchietta simpatica, con nessuna intenzione di vendere quella che era stata la dimora della sua antenata, e che ancora lo era, secondo quanto raccontava. Quella sera, dopo che mi offrì la cena, in casa mia, chiacchierammo un po'.
«Allora, Gianni, che te ne pare?»
«Molto bella, davvero. Non avrei mai immaginato che una casa così potesse restare libera, a questo prezzo poi». Sorrisi. «Mi aveva quasi convinto con la storia del fantasma".
«Oh! Ma Guendalina non mancherà di venirti a trovare, stanotte» disse alzandosi e dirigendosi verso il suo appartamento. «Oh, sì! Eccome se verrà!»
La sua risata risuonò, sinistra, per le scale. "Ecco" pensai, "mi ci voleva solo una padrona di casa visionaria".
«Non è mica matta».
Trasalii. Mi era sembrato di aver sentito una voce, ma intorno a me non vidi nessuno.
«La mia Berta mi vuole un gran bene e non ti permetterò di pensar male di lei».
«Chi sei? Dove sei? Fatti vedere!» urlai, nel cadere sul divano.
«Non c'è mica bisogno di gridare, ci sento benissimo» disse la donna che, all'improvviso, era apparsa davanti ai miei occhi. Il cuore mi batteva all'impazzata, stavo sudando freddo, eppure, non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Cavoli! Se era bellissima. Avevo immaginato così la donna dei miei sogni. Inoltre, indossava una veste trasparente che lasciava intravedere le sue grazie così come la mamma l'aveva fatta. O, quasi.
«La smetti di fissarmi?»
«Sì, sì, certo!» balbettai.
«E allora perché continui? Non è bello guardare così una donna».
«Non è neanche bello apparire in questo modo… senza neanche essere invitata»
«Invitata? In casa mia?». Squillò in una risata limpida e travolgente. Avevo paura di lei, eppure, me ne stavo innamorando.
Scomparve come era apparsa: all'improvviso.
«Devo andarmene da qua! E dove? Come?» «No! devo andar via, ora!». «Ma dove?». Frugai tra le tasche; mi restavano solo dieci euro e non avrei avuto altri soldi prima dell'indomani. Pensai ai ponti, ma no, dormire per strada non era una opzione possibile. Me ne sarei andato il girono dopo. Sì, dovevo fare così.
La notte passò in un silenzioso osservare di tutte le ombre, almeno sino a quando, verso l'albeggiare, non crollai dalla stanchezza e dal sonno.
Al mio risveglio sembrò fosse stato solo un sogno. «Sì, devo essermi immaginato tutto. Mi sarò fatto influenzare dal racconto della vecchia».
Bussarono alla porta. Era lei.
«Allora, l'hai vista?»
«Chi?»
«Guendalina. L'hai vista?»
«No! e la finisca, per favore: non c'è nessun fantasma qui. Forse, lei non vuole affittarla davvero questa casa».
«Mica sono io che la voglio affittare, è lei» disse, indicando Guendalina.
Ora la casa non è più in affitto: Berta me l'ha lasciata in dono, nel testamento e, dopo la sua morte, non è mai tornata a trovarmi. Mi manca. Guendalina, invece, viene tutte le notti. Ora so perché non sono scappato via e perché lei non mi è apparsa come quel mostro con cui era solita spaventare tutti gli affittuari: sono la reincarnazione del suo amante, Rigoberto. Mi spiace solo che non potremmo avere un erede e che dovrò morire prima di far l'amore con lei.
E questa casa? Be', non ci importa. Ho scoperto che a Guendi piace viaggiare, abbiamo tutto il mondo come casa e un cielo di stelle come tetto.