Il consiglio
Inviato: martedì 17 aprile 2018, 0:59
Il consiglio
Claudio si tolse i vestiti e li tirò per terra.
Il caldo era asfissiante quella sera.
Si diresse verso il frigo in mutande e prese una Moretti, poi accese la televisione e si lasciò cadere sul divano.
Allungò i piedi sul tavolino, schivando una pila di giornali e un paio di posacenere pieni e si guardò intorno.
Dio quanto gli faceva schifo quell’appartamento.
Tutto era vecchio e logoro, ma dopo il divorzio quella stronza gli aveva portato via tutto e quello era il massimo che era riuscito a trovare.
Doveva anzi ritenersi fortunato.
Si accese una sigaretta e dette un sorso alla birra.
Sullo schermo lampeggiava un numero erotico a pagamento e una ragazza si agitava seminuda ammiccando forzatamente.
Claudio rimase a fissarla qualche secondo, poi prese il telefono e istintivamente compose il numero.
Nessuno squillo.
“Che idiota”, pensò, glielo avevano staccato la settimana prima.
Bolletta non pagata e così anche questo piccolo piacere malato sarebbe saltato.
Inspirò profondamente e chiuse gli occhi.
Li chiuse per un tempo indefinito, almeno fino a quando una mano gelida gli si posò sulla sua spalla, allora li riaprì.
La birra si era tutta rovesciata sul tappeto e alla televisione adesso si muoveva frenetica lo Chef Tony, promettendo miracolosi coltelli indistruttibili a prezzi stracciati.
Claudio si toccò la spalla stordito. Era ancora fredda.
Girò lentamente la testa e allora si rese conto che accanto a lui, seduto sul divano, con una birra gelata in mano c’era uno scheletro umano.
Claudio provò a darsi un pizzicotto e sentì solo dolore. Era perfettamente sveglio e lucido.
Lo scheletro continuava a fissare la televisione con le sue orbite vuote, poi fece schioccare la mascella con uno scatto secco.
“ Ti ho svegliato? Mi dispiace”, disse lo scheletro.
“ Avevo appena chiuso gli occhi”, rispose Claudio.
Lo scheletro si girò verso di lui e dette un sorso alla birra, che si spanse tutta sul divano e sul pavimento.
“ Scusami ho sporcato un po’, ma tanto non credo che in questo letamaio faccia molta differenza giusto?”
“ G – giusto”, rispose Claudio con un velo di imbarazzo.
“ Vedi”, disse lo scheletro, “ tu mi ricordi molto me qualche anno fa. Anche io mi ero ridotto a sbronzarmi sul divano o a piangere per ore sul cesso, pensando a quanto facesse schifo la mia vita anche se forse non ero arrivato al punto di chiamare un numero erotico”.
“ Ma tu come le sai queste cose?”, chiese Claudio.
“ Ho abitato qui per cinque anni,. Sai all’inizio questo appartamento era tenuto meglio”, disse mentre si alzava, avvicinandosi alla parete della tv.
“ I muri non erano scrostati come ora e c’era odore di pulito.”
Claudio sgranò gli occhi.
“Già, che tu ci creda o no, un tempo questa era una casa proprio come si deve, certo, non era una reggia ma era felice, almeno finchè c’è stata Laura.”
“ La tua ragazza?”, chiese Claudio.
“ Mia moglie”, rispose lo scheletro. “Ci eravamo appena sposati e questo appartamento era tutto il nostro mondo, finchè la malattia non ha distrutto tutto. Me l’ha portata via mese dopo mese, giorno dopo giorno e alla fine ha consumato anche me.”
Lo scheletro allungò il collo verso la finestra socchiusa.
“ Ressi sei mesi senza di lei, poi la feci finita.”
“ Cazzo”, sussurrò Claudio. “Mi dispiace”.
Lo scheletro poggiò la birra sul pavimento e lo guardò ancora una volta.
“ Ti tengo d’occhio amico, non fare cazzate!”, disse ghignando.
Andrea Gemignani
Claudio si tolse i vestiti e li tirò per terra.
Il caldo era asfissiante quella sera.
Si diresse verso il frigo in mutande e prese una Moretti, poi accese la televisione e si lasciò cadere sul divano.
Allungò i piedi sul tavolino, schivando una pila di giornali e un paio di posacenere pieni e si guardò intorno.
Dio quanto gli faceva schifo quell’appartamento.
Tutto era vecchio e logoro, ma dopo il divorzio quella stronza gli aveva portato via tutto e quello era il massimo che era riuscito a trovare.
Doveva anzi ritenersi fortunato.
Si accese una sigaretta e dette un sorso alla birra.
Sullo schermo lampeggiava un numero erotico a pagamento e una ragazza si agitava seminuda ammiccando forzatamente.
Claudio rimase a fissarla qualche secondo, poi prese il telefono e istintivamente compose il numero.
Nessuno squillo.
“Che idiota”, pensò, glielo avevano staccato la settimana prima.
Bolletta non pagata e così anche questo piccolo piacere malato sarebbe saltato.
Inspirò profondamente e chiuse gli occhi.
Li chiuse per un tempo indefinito, almeno fino a quando una mano gelida gli si posò sulla sua spalla, allora li riaprì.
La birra si era tutta rovesciata sul tappeto e alla televisione adesso si muoveva frenetica lo Chef Tony, promettendo miracolosi coltelli indistruttibili a prezzi stracciati.
Claudio si toccò la spalla stordito. Era ancora fredda.
Girò lentamente la testa e allora si rese conto che accanto a lui, seduto sul divano, con una birra gelata in mano c’era uno scheletro umano.
Claudio provò a darsi un pizzicotto e sentì solo dolore. Era perfettamente sveglio e lucido.
Lo scheletro continuava a fissare la televisione con le sue orbite vuote, poi fece schioccare la mascella con uno scatto secco.
“ Ti ho svegliato? Mi dispiace”, disse lo scheletro.
“ Avevo appena chiuso gli occhi”, rispose Claudio.
Lo scheletro si girò verso di lui e dette un sorso alla birra, che si spanse tutta sul divano e sul pavimento.
“ Scusami ho sporcato un po’, ma tanto non credo che in questo letamaio faccia molta differenza giusto?”
“ G – giusto”, rispose Claudio con un velo di imbarazzo.
“ Vedi”, disse lo scheletro, “ tu mi ricordi molto me qualche anno fa. Anche io mi ero ridotto a sbronzarmi sul divano o a piangere per ore sul cesso, pensando a quanto facesse schifo la mia vita anche se forse non ero arrivato al punto di chiamare un numero erotico”.
“ Ma tu come le sai queste cose?”, chiese Claudio.
“ Ho abitato qui per cinque anni,. Sai all’inizio questo appartamento era tenuto meglio”, disse mentre si alzava, avvicinandosi alla parete della tv.
“ I muri non erano scrostati come ora e c’era odore di pulito.”
Claudio sgranò gli occhi.
“Già, che tu ci creda o no, un tempo questa era una casa proprio come si deve, certo, non era una reggia ma era felice, almeno finchè c’è stata Laura.”
“ La tua ragazza?”, chiese Claudio.
“ Mia moglie”, rispose lo scheletro. “Ci eravamo appena sposati e questo appartamento era tutto il nostro mondo, finchè la malattia non ha distrutto tutto. Me l’ha portata via mese dopo mese, giorno dopo giorno e alla fine ha consumato anche me.”
Lo scheletro allungò il collo verso la finestra socchiusa.
“ Ressi sei mesi senza di lei, poi la feci finita.”
“ Cazzo”, sussurrò Claudio. “Mi dispiace”.
Lo scheletro poggiò la birra sul pavimento e lo guardò ancora una volta.
“ Ti tengo d’occhio amico, non fare cazzate!”, disse ghignando.
Andrea Gemignani