Ego te absolvo, di annalisa mancini

Il 26 maggio, presso la libreria Cartacanta (via Edmondo Riva 21 Monterotondo) alle ore 15 prenderà il via il Live di Minuti Contati. Guest dell'evento sarà Francesco Nucera.
Mancini Annalisa
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Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#1 » sabato 26 maggio 2018, 17:54

Prese in mano il telefono e subito lo ripose come fosse la famigerata patata bollente.
Attesa.
Leggera contrazione al plesso solare.
Attesa.
Crampo leggermente indeciso.
Attesa.
Crampo, deciso, vigoroso, netto. Finalmente.

La giornata trascorreva, per la maggior parte del tempo, in modo tranquillo, raccolta e accolta nella scatola delle cose da fare, da dire, essere, pensare,gestire, la maggior parte del tempo, almeno; a volte, semplicemente la bocca dell' inferno si apriva e semplicemente tutto ardeva.
Quando succedeva ne rimaneva atterrita ed entusiasta,vittima di una se stessa così vorace da imporle una rivoluzione del sangue che la faceva sentire indiata ed insieme fagocitata dalla terra l'inferno dentro il paradiso.

Lo aveva conosciuto per caso: una necessità impellente, l'imposibilità di far altrimenti, l'usuale, candida gentilezza nel chiedere ad uno sconosciuto un aiuto per un problema improvviso su una strada qualunque di quella città né bella né brutta, in un giorno né bello né brutto, come spesso sono i giorni della catastrofe di una vita,
o di due.

Attesa. Malessere. Crampo. Sudorazione. Spasmi. Dolore. Angoscia. Tutti sintomi uguali nel tempo, precisi nel manifestarsi, affidabili come professionisti che mai tradiscono la scaletta d'apparizione; dopo un anno quando il suo spacciatore tardava la consegna del suo speciale pane quotidiano, lei iniziava il Calvario.

Lui la aiutò quel giorno con la naturalezza con cui si avvicinano due fronti temporaleschi, nulla pareva essere accaduto, nulla.
Poche parole lisce come l'acqua, l'imbarazzo appena percettibile dietro le frasi di rito, uno sguardo bizzarramente sospeso al comiato, la benedizione dei ringraziamenti fatti di cuore, la testa involontariamente un poco china di chi li riceveva e taceva, ora sopraffato.

Ormai la droga le scorreva a fiumi nelle vene, corpo e sangue fin'ora puri, infettati dal desiderio, dalla dipendenza che non le dave requie e le dava invece la certezza di non volere requie, mai più.
Nei giorni buoni, quando il cellulare squillava all'ora solita e lo spacciatore era puntuale, il mondo non subiva grossi scossoni: parlava, si muoveva, gestiva, pensava come fosse ancora tutto normale; poi c'erano i giorni migliori, quando la dose veniva recapitata a mano senza incertezze, senza intoppi, senza se e senza ma e quelli erano i giorni del giubilo, delle Osanna nell'alto dei cieli
il paradisso dentro l'inferno.

Come fu che si reincontrarono, se non per caso? Ma il caso è spesso troppo a caso per essere credibile. Qualche parola su quel solo e unico ricordo condiviso, un passamano veloce e impercettibile di una prima dose di una sostanza nuova e letale. Vittima e carnefice? No, mai, piuttosto vittima e vittima. O carnefice e carnefice.
La terza volta c'era già il dolo, il caso cercato, l'occassione creata, l'attesa specifica nel luogo valutato; l'imbarazzo scemava, un altro ricordo condiviso buono per parlare di nulla, la stonata vacuità degli abiti che li raccontavano celandoli.

I giorni peggiori in assoluto erano quelli in cui lo spacciatore si lasciava spaventare dal suo stato o dalla propria paura e velatamente, titubante le chiedeva di smetterla, le diceva che forse sarebbe stato meglio, per l'anima di entrambi, rallentare, valutare, cercare di affrontare il fatto che non sarebbe potuto essere il suo fornitore per sempre: era stanco, era triste, si vergognava anche a volte, di averle fatto quello che le aveva fatto, di essersi lasciato fare quello che lei gli aveva fatto; lei allora con le buone o con le cattive lo riconduceva a più miti consigli, lo faceva tornare a sé e lo festeggiava ogni volta come fosse il figliol prodigo ritornato.
Paradiso e inferno che scendevano a patti.

Lui le procurò un cellulare, lei imparò quando chiamarlo quando tacere e quando sopportare fino a sentirsi le ginocchia come spezzate da una mazza ed il costato deflorato da una punta di lancia.

Un giorno lui le disse stanco: “Non possiamo continuare così Beatrice, ci stiamo uccidendo, sono un uomo sposato, e tu...”
“ Io sono una suora...una sposa del Signore, ma tu sei la mia droga, la pace del mio spirito nella transustanziazione reale del mio corpo e del mio sangue nel tuo . L'anima mia che cammina fuori dal mio corpo.”



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antico
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Re: Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#2 » sabato 26 maggio 2018, 18:33

Ciao Annalisa e benvenuta su Minuti Contati! Tutto ok con caratteri e tempo, buona MONTEROTONDO EDITION!

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Sonia Lippi
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Re: Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#3 » martedì 29 maggio 2018, 22:51

Ciao Annalisa,
la storia è bella, e ha un bel potenziale.
il fatto che non si capisca quale è la droga della persona che parla crea una certa suspance.
Però c'è poca dinamica, è tutto raccontato in maniera impersonale, sarebbe stato più interessante secondo me se intervallavi il racconto a qualche dialogo dei due.
ho visto due refusi, se passi il turno prova a correggerli.
Comunque a parte questo il racconto mi è piaciuto.
a rileggerci presto
Sonia

Mancini Annalisa
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Re: Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#4 » mercoledì 30 maggio 2018, 0:01

Ciao, grazie per la critica costruttiva, spero di riuscire a fare altrettanto!
Il racconto volevo, in effetti, fosse sbilanciato a favore dell'io narrante, che raccontasse lo squilibrio "chimico" che lei vive, subisce e, in certa parte, ma chissà in quale percentuale?, infligge.
Più che farli parlare ho cercato di giocare sugli indizi e i rimandi linguistici al fatto che lei fosse una "donna
di Chiesa", una suora.
Ciao, a presto.

HarmonicLife
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Re: Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#5 » mercoledì 30 maggio 2018, 4:18

Un buon uso dello stile di punteggiatura che trasmette con efficacia la presenza di un io narrativo dietro al racconto.
Un finale a sorpresa che rivela l'identita della donna e che mette in discussione il tipo di droga cui si fa riferimento nel testo.
Nel complesso un buon racconto cui manca un po di sprint da ottenere forse ancge con frasi piu corte.

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jimjams
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Re: Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#6 » venerdì 1 giugno 2018, 0:15

Piccoli refusi qui e lì (indiata, imposibilità, comiato etc o erano trucchi per rubare caratteri? potevi recuperare la d di "ad uno sconosciuto"). Considerato il tema era subito chiaro di che droga si andasse parlando, ma non è un problema. Fino in fondo al racconto ho pensato fosse un'altra storia di uomini sposati che illudono amanti in attesa perenne (ma sono così tante? solo io sono monogamo a vita?). La staffilata finale mi ha risollevato la giornata, ci sta molto bene. Rivedendolo potresti inserire prima qualche indizio insignificante in modo che alla fine del racconto il lettore pensi: che figata, tutto torna. Sullo stile anche qui un po' arrotolato e ansiogeno, con questi ritmi veloci, dico solo che io qualche punto qui e lì lo aggiungerei. Ma io ho una guerra in corso con i puntevvirgola, quindi non mi dare troppo retta.

Mancini Annalisa
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Re: Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#7 » venerdì 1 giugno 2018, 0:59

Indiata da indiare passamelo...era uno degli indizi.

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Monica Patrizi
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Re: Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#8 » lunedì 4 giugno 2018, 1:04

Ciao Annalisa!
Il titolo del tuo racconto mi ha fatto pensare, da subito, a una tematica religiosa. Per il lettore la conferma, tuttavia, giunge soltanto alla fine. Anche il tipo di droga scambiata, seppur si intuisca, non è da subito chiarissima, lasci il lettore incerto nell'oscillare tra le luci e le ombre di questo bel racconto. E' scritto molto bene, tuttavia non arriva il pathos che ci si aspetta, da una storia tormentata, proibita, contro ogni morale, che dovrebbe lacerare l'io narrante, in quanto vissuta andando in forte contrasto con quella che è la sua Fede; invece il dissidio interiore arriva attenuato, l'angoscia mi è arrivata più rispetto all'attendere che il cellulare della protagonista squilli, che rispetto a un'anima in conflitto con se stessa.
Nel complesso ha un buon potenziale, forse inserendo qualche dialogo, lo potresti rendere meno raccontato e più incisivo.
A presto,
Monica

Angelica
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Re: Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#9 » martedì 5 giugno 2018, 19:44

Cara Annalisa,
ti confesso che non sono riuscita a farmi coinvolgere dal racconto, non mi ha suscitato emozioni particolari.
Mi ha sicuramente raggiunto la curiosità di voler conoscere i protagonisti. Mi sarebbe piaciuto vederli più da vicino, attraversare le loro vite. Appassionarmi per la loro storia.
Mi è piaciuta la tua ricerca attenta nella scelta delle parole, confesso però che dopo qualche riga ho trovato stancante il ripetuto riferimento al mondo ecclesiale. Ho chiaramente compreso arrivando alla fine del racconto il perchè della tua scelta.
In alcuni passaggi usi la punteggiatura come se fosse una partitura musicale. Ed è sempre così complesso incontrare chi riesca a farlo bene.
Sai usare la lingua italiana, conosci la grammatica e sai scrivere; è evidente attraverso la lettura di questo raccconto. Come accennavo inizialmente, il pathos, portare l'attenzione del letore nel tormento e nelle vite dei protagonisti avrebbe reso esplosivo un racconto già buono. Quindi; credo che "Ego te absolvo" sia un bel racconto e proprio per questo mi sono appassionata nella critica, spero sia stata costruttiva.
A presto.

Mancini Annalisa
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Re: Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#10 » mercoledì 6 giugno 2018, 0:51

Ciao Monica,
ho riflettuto su quello che hai scritto e credo che il tormento che non hai trovato nell'anima della suora "infedele", semplicemente non esista più per lei; ormai è una "tossica", ubriaca di un amore talmente violento da non lasciarle spazio per nient'altro. Lo ha semplicemente accettato come rivoluzione necessaria al mantenimento della propria esistenza in vita...una vita nuova.

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antico
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Re: Ego te absolvo, di annalisa mancini

Messaggio#11 » giovedì 21 giugno 2018, 14:48

Troppo raccontato, ci fai entrare poco nei protagonisti quando potevi sfruttare le loro interzioni per giocare ancora di più sul twist finale. E troppi refusi, ce ne sono davvero tanti e vanno sistemati perché di sicuro non aiutano nella lettura. Infine due parole sul finale: vero, a sorpresa, ma troppo teatrale, poco naturale. Insomma, il racconto narra di una continua tensione interna ed esterna, ma fa poco vibrare il lettore. Allo stato attuale, un pollice ni. Merita di sicuro una revisione.

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