"L'amore che resta" - Monica Patrizi

Il 26 maggio, presso la libreria Cartacanta (via Edmondo Riva 21 Monterotondo) alle ore 15 prenderà il via il Live di Minuti Contati. Guest dell'evento sarà Francesco Nucera.
Avatar utente
Monica Patrizi
Messaggi: 127

"L'amore che resta" - Monica Patrizi

Messaggio#1 » sabato 26 maggio 2018, 18:54

Ho letto da qualche parte che l’amore è quella parte di corda a cui appendiamo i panni lavati ad asciugare. Non importa quanti panni hai steso, quante mollette cadranno nel cortile, quante volte cambierai marca di detersivo nella tua vita. Ciò che conta è la cura che metti affinché le corde dello stendino che hai a disposizione, siano sempre sufficientemente tese e salde per reggere il peso del tuo bucato.
Simone quella mattina mi venne incontro lungo il corridoio della piccola camera mortuaria, appoggiato con entrambe le mani al deambulatore grigio metallizzato, fissandomi con l’unico occhio, dall’iride azzurro, con il quale riusciva a vedere e a mettere a fuoco bene. L’altro occhio, che rimbalzava come una palla senza il controllo dei suoi muscoli volontari, era umido di lacrime, a stento trattenute.
Aveva la barba lunga; i capelli, corti e sottili, spiaccicati dalla parte dove era solito dormire. I piedi, nascosti dalle scarpe ortopediche con lo strappo, sembravano ad ogni passo sempre sul punto di staccarsi dalle caviglie, tanto erano curvati verso l’interno, per via della paraplegia agli arti inferiori, esito di una sofferenza neonatale.
“Volevo chiamarti stanotte. Sei stata la prima persona a cui ho pensato di chiamare, non appena ho saputo che mia madre era morta.”
Valentina, la mamma di Pierluigi, la ricordavo bene. Aveva partecipato a diversi gruppi di sostegno, organizzati per le famiglie degli utenti del Centro Diurno per persone con disabilità, dove Simone si recava tutti i giorni e dove io lavoravo come assistente sociale. Era una donna ancora molto bella, nonostante fosse già sopra gli ottanta anni. Sul volto, scavato da profonde rughe, splendevano gli stessi occhi azzurri del figlio. Il marito era morto da diversi anni, lasciandole in eredità una casa con le scale, un pezzo di terra, una vecchia fiat Panda, un figlio disabile a cui provvedere.
Ero andata alla camera mortuaria con un peso sullo stomaco. Non intendevo porgere l’ultimo saluto a Valentina stesa dentro a una bara; volevo ricordarla così come l’avevo conosciuta in vita. Non l’avevo mai vista indossare, sebbene fosse vedova, un solo accenno di nero.
“Faccio solo lavatrici di abiti colorati, la vita è così difficile che non serve aggiungere altro nero addosso.”, mi diceva mostrandomi la sua camicia rosso corallo, su cui era appoggiata una collana variopinta.
“Dopo la nascita di Simone, dopo tre mesi di terapia intensiva tra la vita e la morte, i dottori mi dissero che potevo lasciarlo in ospedale. Avrebbero pensato loro a metterlo in un Istituto. Non avrei dovuto pensare a nulla.” mi raccontò una volta, alla fine di una riunione con le famiglie. “Non sapevano dirmi se mio figlio avrebbe mai camminato, parlato, se sarebbe stato in grado di mangiare da solo. Le conseguenze dei danni cerebrali sarebbero stati visibili solo più avanti negli anni. Di certo non sarebbe mai stato normale. Dissero proprio “Suo figlio non sarà normale. Farà una vita impossibile, ci pensi”.
“E lei?” chiesi.
“Io risposi soltanto: si capisce che lei non è madre, non c’è niente di normale nell’essere una madre.”
“Niente di straordinario. Ho solo scelto di essere madre. Lo ricordo ogni volta che faccio le scale con lui. Simone si appoggia alla mia schiena per salire a casa, gradino per gradino. In fondo credo che ogni madre faccia questo: fornisce l’appoggio utile per salire qualche tipo di scale”.
“E adesso che anche mamma non c’è più, che cosa mi resta?” mi disse Simone scosso dai singhiozzi.
Nel frattempo un pulmino, con dentro i compagni di Simone del Centro Diurno e qualche mio collega vestito di scuro, aveva parcheggiato nel posto dell’Ospedale riservato ai disabili.
Si avvicinarono a Simone cauti, appoggiandosi al muro, come se dall’altra parte ci fosse uno strapiombo. Lui li vide arrivare con l’occhio buono. Sorrise, disse solo: “Va’ chi c’è!” e poi pianse. Valerio, il ragazzo con la Sindrome di Down che lavorava alla Caffetteria del Centro, gli cinse forte la vita da dietro la schiena e, così avvinghiato, pianse con lui. Flavia, dai ricci scomposti sopra le spalle, con una diagnosi di disturbo di personalità Borderline, gli prese le mani e, forse per la prima volta nella sua vita, non disse nulla. Roberto, ipovedente, cercò a tentoni il viso di Simone. Mirella, con un grave deficit dell’orientamento e dell’organizzazione del pensiero, iniziò a dire cose a vanvera, tipo che le dispiaceva molto perché sua madre si era persa per il lungomare di Torino, voleva portarle un gatto ma non lo trovava più. Federica, dal quoziente intellettivo di una bambina di cinque anni e un disturbo di iperattività, saltellava per il corridoio stanza, chiedendo al suo educatore: “Perché si piange se poi ci si rivede in Cielo?”.
Io semplicemente di fronte a tutto questo non ce la feci.
Arretrai di qualche passo, fino a raggiungere il cortile assolato del piazzale.
Stravolta e commossa pensai all’amore che resta.



Avatar utente
antico
Messaggi: 7167

Re: "L'amore che resta" - Monica Patrizi

Messaggio#2 » sabato 26 maggio 2018, 19:00

Ciao Monica! Tutto ok con i parametri, buona MONTEROTONDO LIVE EDITION!

Avatar utente
Sonia Lippi
Messaggi: 137

Re: "L'amore che resta" - Monica Patrizi

Messaggio#3 » martedì 29 maggio 2018, 22:59

ciao Monica,

bellissimo, commovente, emozionante racconto.
Mi è davvero piaciuto tanto.
caratterizzi i personaggi in modo delicato e preciso, la lettura scorre e anche qualche lacrima.non saprei che altro dirti se non farti i miei più sinceri complimenti.

non mi sembra di aver visto refusi o problemi di punteggiatura.
Complimenti davvero.

Sonia

Mancini Annalisa
Messaggi: 16

Re: "L'amore che resta" - Monica Patrizi

Messaggio#4 » giovedì 31 maggio 2018, 1:03

Ciao,
hai caratterizzato e dato vita ad un ambiente ben preciso (il centro diurno, l'handicap, la casa con le scale, la panda rossa), i personaggi dei ragazzi disabili, tratteggiati con poche parole risultano variopinti e vivaci in contrasto con il luogo in cui avviene l'incontro e con la vigliaccheria cupa dei personaggi "normali" e questo è un valore aggiunto.
La madre è la portatrice dell'amore rivoluzionario e a lei tocca quindi essere il personaggio più programmatico e meno "libero".
Il racconto si fa leggere bene e non cerca l'accellerazione del pathos già forte vista la delicatezza del tema.
Linguaggio adeguato e cura della punteggiatura.

Avatar utente
jimjams
Messaggi: 677

Re: "L'amore che resta" - Monica Patrizi

Messaggio#5 » venerdì 1 giugno 2018, 0:16

"Piccole cosine che ho notato, potrebbero essercene altre, ma io queste ho visto :-)
Volevo chiamarti stanotte. Sei stata la prima persona a cui ho pensato di chiamare - qui toglierei ""di chiamare"". Fermati a ""ho pensato"" che funziona benissimo e salvi caratteri da usare altrove. Spezza con un segno grafico, un salto di riga, un paragrafo vuoto, il passaggio tra ora e il flashback sulla madre. Infine una cosa, nel finale elenchi gli amici di Simone declinandone le disabilità in modo molto preciso e tecnico. Sarebbe più bello se riuscissi a evitarlo. Sei in una parte del racconto che dovrebbe strappare, se non una lacrima, almeno un'emozione a chi legge. Certi termini, precisi, tecnici, sono un po' freddi, asettici. Non serve a chi legge sapere bene cos'hanno, lo possono intuire dai comportamenti e dalle azioni, ma in ogni caso sanno che sono dei disabili e anche se non ci azzeccassero non cambierebbe niente. Lo fai anche sopra con Simone, di essere troppo dettagliata e precisa, tecnica. Ma lì non è grave, ci può anche stare. Nel finale, credimi, se fai come ti ho suggerito viene meglio. Infine, una tiratina d'orecchi per quel ""si capisce che lei non è madre"", perché avendo adottato una bambina mi fa un po' male, e un forte abbraccio, perché essendo quella bambina disabile, per questo racconto, te lo devo. <3"

Angelica
Messaggi: 9

Re: "L'amore che resta" - Monica Patrizi

Messaggio#6 » martedì 5 giugno 2018, 17:58

Cara Monica,
ho pianto singhiozzando, alla fine del tuo racconto. La storia ha raggiunto il lettore, me.
L'unico momento di incertezza l'ho avuto leggendo la prima frase con la ripetizione "da qualche parte che l’amore è quella parte di corda a cui..." ma non ho notato altro di troppo importante.
Una storia che parla di verità, una verità di vite che quotidianamente ci camminano accanto. E' evidente il tuo conoscerle queste esistenze, per la precisione nel descriverle e nel delicato rispetto con cui le hai mostrate al lettore.
Grazie.

Avatar utente
antico
Messaggi: 7167

Re: "L'amore che resta" - Monica Patrizi

Messaggio#7 » domenica 24 giugno 2018, 18:02

Bello, molto. Un solo problema: quel "Valentina, la mamma di Pierluigi" mentre si sta parlando di Simone. Non ho capito a chi ti riferissi. Detto questo, poco altro da aggiungere perché la riflessione è importante e le immagini che evochi forti e vive. Un pollice quasi su per me, anche perché necessiterebbe probabilmente di un minimo di revisione per sistemarlo qua e là, roba non grave.

Torna a “MONTEROTONDO (RM) LIVE EDITION - 116ª All Time”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite