La Combinazione

Fase scrittura: dal 10 al 30 giugno
Fase confronto tra autori: dal 1 al 15 luglio
Commenti dei giudici entro il 31 luglio

Un nuovo Capitolo del Camaleonte dedicato ad Antoine de Saint-Exupéry e in particolare al suo immortale IL PICCOLO PRINCIPE

Moderatore: Camaleonte

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Eugene Fitzherbert
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La Combinazione

Messaggio#1 » domenica 12 agosto 2018, 18:58

La combinazione
di Eugene Fitzherbert


Era una prassi: ogni 25 giugno Ele si svegliava e si rintanava nel suo studio per sfogliare il vecchio taccuino di suo padre Matteo, l’unico oggetto che la legasse a lui dopo la sua morte cinque anni prima. Era un po’ un diario, un po’ una raccolta di idee, un po’ un ricettacolo di emozioni, ma in realtà era l’unico punto di legame che c’era tra Ele e Matteo, da quando lui se ne era andato di casa per vivere la sua vita lontano dal resto della sua famiglia.

Oggi è il mio primo giorno qui a Meno Due. È un po’ buio e fa freddo, ma nel complesso non si sta male.
Stefania mi ha portato Victor Provasky, il mio primo Victor Provasky. Era steso sulla barella, fermo e rigido. Aveva i capelli chiari, quasi color cenere, un’età imprecisata come solo i rumeni riescono a mascherare. Posso solo immaginare la sia storia in giro per l’Europa, per finire qui, lontano da tutti, nel buio che non finisce mai.
A MenoDue sono tutti morti. Tranne me, credo.
Victor Provasky probabilmente aveva una famiglia: tutti ne hanno una, ma alcuni si dimenticano di come è fatta, scordano la felicità e la tristezza che rende le famiglie colorate e cangianti. A volte però è la famiglia a dimenticarsene, ad andare alla deriva, senza nessuna direzione. £ allora ci si sente soli, o forse ci si sente meglio, come se stare da soli desse valore alla famiglia.


Quello era il tenore delle annotazioni: un misto di verità, fantasia e lunghi voli pindarici, misti a riflessioni di una tristezza sconvolgente, talvolta sgrammaticate, più spesso inaspettate.
Ele aveva letto quel diario decine di volte, immaginando di trovarsi con Matteo, durante i lunghi turni di notte alla Morgue dell’Ospedale dove lavorava, il MenoDue, come continuava a chiamarla. Aveva scambiato alcune chiacchiere con i colleghi di Matteo: tutti gli volevano bene, anche se nessuno in realtà ci aveva mai scambiato più di due parole. E non era mai esistito nessun Victor Provasky: lui chiamava così tutte le salme che venivano portate a MenoDue.
I pensieri del diario erano il frutto della mente malata di suo padre, preda della schizofrenia e della psicosi e quello di scriverli su un taccuino era un esercizio fortemente promosso dal suo psichiatra.
«A cosa pensavi, Matteo? Che fine avevi fatto, con la tua testa diversa?»
Spesso Ele si ritrovava a cercare un bandolo nella matassa confusa della mente di suo padre, riscoprendosi a parlare con lo stesso diario, come se da lì potesse arrivare una risposta. E magari era davvero così.

L’animo tormentato e fuori prospettiva di Matteo raggiungeva il culmine nelle ultime pagine, circa nove mesi di annotazioni, le ultime, in cui continuava a riferirsi a una donna, una ragazza di nome Anja, di cui sembrava provasse un amore senza precedenti e che per un destino beffardo non riusciva a incontrare mai, se non nei suoi sogni e nei suoi pensieri.

Anja, ti ho aspettato stanotte, sono stato a fissare il soffitto per ore, seduto dietro la scrivania. A MenoDue non c’è stato molto movimento, la porta non si è aperta affatto, e così ho potuto pensare a te, ai tuoi capelli che non ho mai accarezzato, ai tuoi occhi che non mai ammirato e alla tua voce che non ho mai sentito. Era come se tu fossi con me, in quella stanza: potevo avvertirti, ma non potevo raggiungerti.
Poi, a casa, quando finalmente ho spento la luce e tirato su le coperte, sei comparsa, in un sogno bellissimo, in cui ballavi, ti muovevi sinuosa fuori fuoco, leggermente al di là del mio campo visivo. Ti volevo più vicina, ma continuavi a volteggiare, fin quando con un ultimo svolazzo del tuo vestito, non sei sparita in uno sbuffo di aria.
Ti prego, Anja, dimmi qualcosa, fammi sapere cosa devo fare per farti arrivare qui dove sono io.
Parlami.


Da quel momento, le cose cominciavano a diventare parecchio strane e suo padre cominciava a dare i numeri, sul serio. I paragrafi erano sempre scritti con la grafia stretta e maniacalmente ordinata di Matteo, i concetti erano sempre quelli della ricerca di un contatto con Anja, che non faceva altro che presentarsi nei suoi sogni, bella e impossibile. Ma c’era dell’altro.

Anja, cosa sei per me? Perché ti penso, perché ti desidero qui con me? Non so se è una questione come quelle tra uomo e donna. Non so se è perché sono solo da tanto tempo, non riesco a immaginare niente che giustifichi questo mia pressante brama.
Non mi sbilancerei a dire che farei tutto per saperti qui sulla Terra, per farti solidificare accanto a me, nella realtà che posso toccare. Ma devo accontentarmi di cercarti con gli occhi chiusi della mia mente addormentata, più concetto che realtà, più idea che sangue.
Ti chiamo, con la mia bocca chiusa, con la stessa cupidigia trasparente con cui volevo vedere mia figlia appena nata, con cui la stringevo forte e volevo che fosse sempre con me. E tu, come lei, te ne stai a debita distanza, come se non ci fosse spazio per me o come se ci fosse qualcosa o qualcuno a tenerti lontano.
Dimmi cosa posso fare per raggiungerti, o per aiutarti a raggiungermi.
Parlami!

30 5

Quei numeri! Quelle cifre avevano letteralmente fatto impazzire Ele dall’esatto istante in cui le aveva viste, molto più del riferimento a lei stessa, prova che Matteo la ricordava anche se mai avevano avuto un contatto oltre la sua infanzia. Non riusciva neanche a chiamarlo padre, tanto si erano tenuti lontani e schermati l’uno dall’altro.
«Cosa stavi cercando di fare, Matteo? Volevi avvisare tutti di quello che stava per succedere?»
La cosa che non riusciva a spiegare era che quel 30 e quel 5 erano scritti con una grafia che non aveva nulla a che fare con il resto del testo, come se fosse stata un’altra persona ad averle vergate, con foga, calcando sul foglio tanto da incidere anche le pagine sottostanti.

Ancora tu, Anja. Ormai ti vedo anche nello specchio; quando spengo la luce, sento la tua presenza a MenoDue, che aleggia, serpentina e impalpabile. Ma sei diversa, diversa da tutti i Victor Provasky che mi portano di notte, differente, fatta di un’altra materia, di quella pasta speciale con cui si modella la felicità, un giorno alla volta, una creta densa e speciale che lascia trasparire le impronte di chi l’ha lavorata.
Sento questo, intorno a me, ogni volta che mi fermo un attimo a pensare. So che vuoi qualcosa da me: ti prego lasciami un indizio, uno qualsiasi.

60 12

Considerando come sarebbero andate a finire le cose, Ele aveva avuto il sospetto che qualcuno di tangibile e fisico avesse davvero scritto quei numeri, e che in qualche modo stesse approfittando della natura fragile e condizionabile di Matteo. Aveva espresso questi dubbi allo psichiatra che lo seguiva, ma la risposta era stata laconica:
«Signora, è finita così, come succede con il novanta percento di questi soggetti. È difficile, ma se ne deve fare una ragione.»
«E la grafia? È diversa, non vede? Come può una persona…»
«Uno schizofrenico è capace di cose che lei non può neanche immaginare. Vedono il mondo attraverso lenti deformanti. Spesso quello che vedono non piace loro, e per proteggersi creano altri stratagemmi. Quello che vede è probabilmente l’espressione di una personalità multipla.» E scrollò le spalle.
‘Personalità multipla un paio di palle.’ Pensò Ele, ripassando i numeri, incluso il quinto, aggiunto in calce a un messaggio che diceva semplicemente:
Qual è la COMBINAZIONE completa, Anja? E cosa apre?
30 5 60 12 80
Cosa volevano dire quei numeri?
La risposta era facilissima ed era racchiusa nell’ultima annotazione del diario, quella più struggente e sanguinante.

Ho capito! EUREKA, direbbe un greco più bravo di me. Io invece dico: GRAZIE, ANJA, per avermi finalmente spiegato cosa fare.
Non è stato difficile: ho aperto il cassetto del comodino, come faccio sempre alle 15 in punto, per il mio spuntino di benessere. E lì, accostati gli uni agli altri, senza bisogno di metterli in ordine c’erano tutti i numeri della combinazione: 30 5 60 12 80. Impossibile sbagliarsi.
So cosa fare e anche perché, ma questa è una cosa che non posso affidare a queste pagine. Sarà la stessa Anja a spiegarlo quando sarà il momento. Oggi è il 25 giugno del 2012, sono le 15 e 25 e sta per accadere qualcosa di meraviglioso: la COMBINAZIONE è finalmente completa.


Seguivano, attaccati con le graffette metalliche, tre etichette dai colori rasserenanti:
SEROQUINA 30 cpr 5 mg
DREAMONIL 60 cpr da 12 mg
PRAUNIDE gocce 80 ml
I numeri della combinazione, la ricetta del cocktail con cui Matteo aveva raggiunto forse Anja, oppure le si era allontanato per sempre erano lì attaccati al taccuino.
Ele stava fissando il foglio, leggendo la data, quando la porta del suo studio si aprì piano piano. Sua figlia Angela entrò, a piedi scalzi, stropicciandosi gli occhi assonnati, con i capelli che sparavano da tutte le parti. «Mamma…?»
«Tesoro, che ci fai già sveglia?»
«Ho fatto un sogno.» E la piccola si accoccolò abbracciandola.
«Tesoro, lo sai che oggi è il giorno in cui sei nata?»
«Sì, mamma. E so anche che hai avuto paura.»
Lei la guardò sorpresa.
«Me lo ha detto il signore nel sogno. Diceva che stavi per perdermi, che era tutto un’emergenza.»
«Che sogno era? Lo conoscevi questo signore?»
«Non lo so. Mi pare di sì. Si chiamava Matteo. Ha detto che lui se ne è andato appena in tempo, perché era la cosa giusta da fare per farti felice. Come aveva fatto la prima volta.»
Ele rimase sconvolta. «Hai avuto paura, tesoro? È stato un brutto sogno?» Le chiese stringendola, mentre sentiva le lacrime che le arrossavano gli occhi.
Lei scosse la testa contro il suo petto. «Diceva che l’aveva fatto per me. Però non capisco una cosa. Perché continuava a chiamarmi Anja? Io mi chiamo Angela. Gliel’ho pure detto, ma non gliene importava niente!»
In quel momento, Ele sentì come una carezza sui capelli, un brevissimo contatto lontano mille miglia, un alito di vento soffice che le scuoteva le ciocche. Fu un attimo, ma capì: suo padre per qualche ragione era lì con lei, trasfuso nello sguardo assonnato di una bambina di cinque anni.
Non sapeva quanto fosse una cosa buona: avrebbe solo aspettato, come aveva sempre fatto.



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jimjams
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Re: La Combinazione

Messaggio#2 » giovedì 30 agosto 2018, 22:34

Commenterò questo racconto, e anche l'altro, dopo che lo avrò letto, separando la valutazione del racconto in sé da quella che riguarda la vicinanza allo stile e alle atmosfere del tema.

L'impianto narrativo è affascinante, anche se in alcuni passaggi si rischia un po' di perdere l'incredulità. Per farmi capire, quando la protagonista si rivolge alla sua psicologa (psichiatra???), mi risulta difficile credere che di fronte a un testo del genere e a dubbi di questo tipo non avesse divorato in una singola sessione tutto il diario, trovando di fatto le risposte alla domanda. Ma escludendo questa piccola crepa, mi piace l'idea del racconto.

Sono un po' meno convinto sul mistero della formula (ma giocarli al lotto?) che si risolve di fatto con un suicidio che poi si rivela avere dei risvolti positivi, una sorta di ponte verso il futuro. La cosa funziona pure, ma mi pare stridere con stile e tema della sessione.

Del piccolo principe ritrovo in parte la delicatezza del passaggio narrativa. un po' meno, come ho già detto, l'inserimento del suicidio, seppure visto come simbolico passaggio spirituale.
Un bel racconto, e anche un buon tentativo di creare l'atmosfera un po' magica del nostro amato Antoine.

Domani mi leggerò il racconto di DandElion e poi, a malincuore, li metterò in fila.

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DandElion
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Re: La Combinazione

Messaggio#3 » domenica 2 settembre 2018, 16:36

LordMax ha scritto:Quali sono le caratteristiche principali del nostro mentore e in particolare del libro da cui saremo ispirati?
Fantasia, immaginifica fantasia e totale sospensione dell’incredulità. Meraviglia e stupore in ogni evento. E, soprattutto, grande e perfetta coerenza. Nel Piccolo Principe, per quanto surreale sia ciò che viene descritto non vi è mai il minimo dubbio che sia logico e sensato.


Dunque mi permetto di usare questi come parametri di giudizio.
Fantasia, immaginifica fantasia. -> 7. Victor Provasky, secondo me, era l'idea geniale da sviluppare di più. "il mio primo Victor Provasky" mi fa capire che c'erano anche altri Victor Provasky, che forse è un modo come un altro per esorcizzare la morte o per classificare cose tutte simili.. insomma la fantasia c'è eccome ma l'hai sfiorata, ammiccandola, senza colpirla in pieno (ammaccandola?!!?).
Totale sospensione dell’incredulità. -> 10 Perfettamente credibile ogni cosa, la malattia mentale lascia ampio spazio. Bellissima l'attesa che poi si svela.
Meraviglia e stupore in ogni evento. ->10. Bene bene bene. La combinazione non apre un tubo e uccide il protagonista. Ottimo. E adesso sappiamo il modus attuandi del suicidio.
Grande e perfetta coerenza logica. -> 9. Matteo Muore per liberare Ele dal dolore e lasciarla vivere a pieno la sua maternità, salvando in qualche modo Anja da.. Beh cazzo sei un fottuto genio.

Totale 36/40

Il racconto è molto bello, c'è molto Eugene qui dentro <3
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!

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Eugene Fitzherbert
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Re: La Combinazione

Messaggio#4 » domenica 2 settembre 2018, 22:44

jimjams ha scritto:Commenterò questo racconto, e anche l'altro, dopo che lo avrò letto, separando la valutazione del racconto in sé da quella che riguarda la vicinanza allo stile e alle atmosfere del tema.

L'impianto narrativo è affascinante, anche se in alcuni passaggi si rischia un po' di perdere l'incredulità. Per farmi capire, quando la protagonista si rivolge alla sua psicologa (psichiatra???), mi risulta difficile credere che di fronte a un testo del genere e a dubbi di questo tipo non avesse divorato in una singola sessione tutto il diario, trovando di fatto le risposte alla domanda. Ma escludendo questa piccola crepa, mi piace l'idea del racconto.

Sono un po' meno convinto sul mistero della formula (ma giocarli al lotto?) che si risolve di fatto con un suicidio che poi si rivela avere dei risvolti positivi, una sorta di ponte verso il futuro. La cosa funziona pure, ma mi pare stridere con stile e tema della sessione.

Del piccolo principe ritrovo in parte la delicatezza del passaggio narrativa. un po' meno, come ho già detto, l'inserimento del suicidio, seppure visto come simbolico passaggio spirituale.
Un bel racconto, e anche un buon tentativo di creare l'atmosfera un po' magica del nostro amato Antoine.

Domani mi leggerò il racconto di DandElion e poi, a malincuore, li metterò in fila.


Mario, che dirti, tante idee e pochissimi caratteri per mettercele tutte dentro. Ho dovuto ridurre all'osso il personaggio principale, tralasciando tanti piccoli particolari che l'avrebbero reso più appetibile, tante piccole manie per farlo sembrare un schizofrenico sull'orlo del delirio.
D'altronde, il Piccolo Principe è un tizio che ha paura dei Baobab, coltiva una rosa sotto una teca di vetro e parla con una volpe: è il prototipo dello psicotico che si fa di Peyote... Mi sembrava quasi logico prendere uno psichiatrico come protagonista.

A parte questa piccola digressione, forse ho scritto male, ma la protagonista ha il diario di Matteo, suo padre che legge in continuazione in ricordo della sua morte, avvenuta il giorno del compleanno di sua figlia, per ricordare il padre che non ha mai conosciuto. Lo psichiatra è un personaggio collaterale che riguarda solo Matteo.
La Combinazione è stata decifrata alla fine, dopo innumerevoli e sottintesi tentativi, e sicuramente tra questi c'è stato anche il lotto. Ovviamente la scadenza della gravidanza di Ele mette un po' in agitazione Anja, che altro non sarà se non la reincarnazione di Matteo nella nipote che non conoscerà mai. Anja lo chiama, perché poi diventerà Angela e porterà con sè una parte del nonno, la più importante, l'anima, che come tutte le cose essenziali, è invisibile agli occhi.
Ora, capisco perfettamente che gran parte di questo ragionamento è oscuro e un po' troppo nascosto, ma la base è questa. Spero che con questa piccola postilla, il racconto assuma un sapore diverso.
Grazie per tutti consigli che mi hai dato, BTW!

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Eugene Fitzherbert
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Re: La Combinazione

Messaggio#5 » domenica 2 settembre 2018, 22:48

DandElion ha scritto:
LordMax ha scritto:Quali sono le caratteristiche principali del nostro mentore e in particolare del libro da cui saremo ispirati?
Fantasia, immaginifica fantasia e totale sospensione dell’incredulità. Meraviglia e stupore in ogni evento. E, soprattutto, grande e perfetta coerenza. Nel Piccolo Principe, per quanto surreale sia ciò che viene descritto non vi è mai il minimo dubbio che sia logico e sensato.


Dunque mi permetto di usare questi come parametri di giudizio.
Fantasia, immaginifica fantasia. -> 7. Victor Provasky, secondo me, era l'idea geniale da sviluppare di più. "il mio primo Victor Provasky" mi fa capire che c'erano anche altri Victor Provasky, che forse è un modo come un altro per esorcizzare la morte o per classificare cose tutte simili.. insomma la fantasia c'è eccome ma l'hai sfiorata, ammiccandola, senza colpirla in pieno (ammaccandola?!!?).
Totale sospensione dell’incredulità. -> 10 Perfettamente credibile ogni cosa, la malattia mentale lascia ampio spazio. Bellissima l'attesa che poi si svela.
Meraviglia e stupore in ogni evento. ->10. Bene bene bene. La combinazione non apre un tubo e uccide il protagonista. Ottimo. E adesso sappiamo il modus attuandi del suicidio.
Grande e perfetta coerenza logica. -> 9. Matteo Muore per liberare Ele dal dolore e lasciarla vivere a pieno la sua maternità, salvando in qualche modo Anja da.. Beh cazzo sei un fottuto genio.

Totale 36/40

Il racconto è molto bello, c'è molto Eugene qui dentro <3


Dand, grazie grazie per la parole che hai usato!
La questione Victor Provasky: hai dannatamente ragione. Nella mia testa, Matteo chiamava Victor Provasky tutti cadaveri che gli portavano nella Morgue, a prescindere che fossero maschi o femmine, e su ciascuno di loro inventava una storia, che fosse bella o brutta dipendeva da quello che aveva di fronte. Era il suo modo di dare umanità a delle salme che altrimenti sarebbero diventate degli oggetti da mettere in frigo. Purtroppo, questa parte è stata malamente tranciata perché non finalizzava la trama, ma era più un contorno saporito. Sei stata brava a rilevarlo, e mi spinge ancora di più a rielaborare il tutto per rendere la storia più completa.

Il sistema di voti per sezione che hai elaborato è perfetto, dovrebbe essere adottato in pianta stabile da tutto questo contest.

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DandElion
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Re: La Combinazione

Messaggio#6 » domenica 2 settembre 2018, 23:06

Secondo me con un adeguato incicciamento del numero di caratteri emergerà un racconto da paura!!
Grazie! È il sistema che uso con i miei alunni XD qualsiasi parametro in decimali e poi proporzione matematica base.. Giusto per non uscire matta (non più del solito..)..
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Re: La Combinazione

Messaggio#7 » lunedì 3 settembre 2018, 20:49

Racconto molto buono, ma credo non sia ancora nella sua forma ottimale. Mi sembra venga fuori che anche Ele ha dei problemi, ma forse concentrandoti di più su di lei potresti giocarci meglio. Inoltre trovo forzato che, proprio uno di questi 25 giugno, il nonno si manifesti in sogno e l'unica spiegazione razionale potrebbe essere che anche in Angela si nasconda un male oscuro, eredità famigliare. Insomma, a mio parere c'è da focalizzarlo meglio. In ogni caso, il mio parere rimane più che positivo.

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Re: La Combinazione

Messaggio#8 » mercoledì 19 settembre 2018, 15:27

Partiamo dal commento al racconto. Come prima cosa direi che c'è veramente molto di Eugene qui dentro, come fai spesso, riesci a inserire molto più di quello che scrivi, ad aprire molte porte e lasciarle in sospeso senza per questo danneggiare la storia principale. Di certo mi piacerebbe sapere di più di tutti i vari Victor Provasky e del perché la focalizzazione psicotica di Matteo si sia stabilizzata sulla morguè, cosa lo ha indotto a scegliere questa fantasia per creare il suo mondo alternativo. Mi piacerebbe sentire altri racconti su MenoDue e sul perché del nome, da cosa è scaturito e come. La scelta di storpiare Angela in Anja è ottima, non si capisce fino alla fine quando il dettaglio dei nove mesi diventa evidente e al tempo stesso palese.
La scelta di chiudere il cerchio con una doppia rivelazione, non c'è nulla di misterioso, o almeno così sembra lasciare intendere il racconto, la combinazione è il cocktail di farmaci con cui si è suicidato ma il momento del suicidio corrisponde con la nascita della nipote, quanto di lui è in lei? Quanto del suo amore e quanta della sua malattia? Da una parte Ele si libera dal 'problema' di un padre ingestibile che pesa sulla sua anima e dall'altra un altro peso ne prende il posto. In sostanza il racconto ha il solo difetto di non essere un intero romanzo... cosa che potresti anche fare in effetti. ^__^
Passiamo invece all'analisi del racconto per quanto riguarda il Camaleonte.
Come potete immaginare decidere cosa sia in stile Exupery e cosa no è praticamente impossibile, mi rifaccio al mio commento iniziale alla sfida e 'valuto' sulla base di coerenza logica, meraviglia, fantasia, stupore e sospensione dell'incredulità
Come avrai intuito coerenza logica e creazione immaginifica sono perfette, molto centrate e anche la tensione che percorre il racconto portando da una idea di grande complotto ad una più 'banale' realtà è mantenuta in modo eccellente.
Benché lo stesso Piccolo Principe sia un po' "tocco" come personaggio trovo però la situazione troppo pesante per essere in linea con lo stile leggero del libro. Il peso della situazione che grava su tutti i protagonisti (Ele si trova un padre che le lascia una eredità moldo complessa, Matteo deve vivere fra due mondi e fare una scelta troppo grande per un uomo solo. Angela rischia di trovarsi addosso una eredità che non auguriamo a nessuno) rende il racconto molto bello da leggere ma che lascia l'amaro in bocca, non c'è certo nulla da ridere nella situazione.

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Jacopo Berti
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Re: La Combinazione

Messaggio#9 » sabato 22 settembre 2018, 8:41

Il tuo racconto, Eugene si basa, secondo me, su alcune ottime idee, su alcune buone idee e su un'idea un po' povera. Quelle che sono ottime idee (“Viktor Provasky”, il legame spirituale tra Matteo e Angela/Anja) le hai un po' trascurate, dando invece risalto maggiore alle buone idee (la scrittura del diario, l'enigma delle cifre...) e spiegando una parte del racconto con l'idea che mi è sembrata più “povera”, quella della combinazione che corrisponde all'assunzione di farmaci da parte di Matteo.
Secondo me il punto di forza del piccolo principe e che la riflessione, anche introspettiva, è portata avanti in modo dialogico. Non è necessario che sia letteralmente dialogico, ovvero che sia un discorso diretto, ma che la trama si sviluppi sostenuta da due o più interlocutori che si interrogano, si commentano e si rispondono (quand'anche fossero, come si potrebbe dire del PP, manifestazioni schizofreniche dello stesso interlocutore). Quando ho visto che il racconto partiva con un diario, ho subito pensato e sperato che vi fosse un'interazione biunivoca. Se vi fosse stata avrei apprezzato di più il racconto sia a prescindere sia dal punto di vista imitativo. Invece è mancato un ritorno, una chiusura del cerchio. La dinamica che mi sarebbe piaciuto leggere è questa: Matteo scrive il diario, Ele legge il diario, Ele parla con Angela, Angela appare a Matteo, Matteo scrive il diario. So che lo spazio era poco ma se mi avessi fatto capire anche solo in un frangente, sarebbe bastato.
Quanto ad altri elementi stilistici di Saint-Exupéry, non ne ho visti molti. Lo stile è poco o per niente imitato, l'atmosfera abbastanza.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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