La sporca puttana

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo luglio sveleremo il tema deciso da Giovanni Lucchese. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Giovanni Lucchese assegnerà la vittoria.
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Wladimiro Borchi
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La sporca puttana

Messaggio#1 » martedì 17 luglio 2018, 8:40

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La sporca puttana

La maledetta prostata aveva deciso di svegliarlo. Il letto era una piscina appiccicosa e la maglietta umida intorno al collo lasciava presagire una giornata di dolori. Il display fluorescente della sveglia rimbalzava impietoso ai suoi occhi l'inconfondibile scritta: «2:00».
Occorreva alzarsi dal letto, muovendosi come un ninja fino alla porta della camera, per guadagnarsi la meritata pisciata, senza svegliare la pericolosissima moglie che russava al suo fianco. Una veloce rotazione sul fianco e i suoi piedi scalzi erano sul pavimento tiepido, una breve caccia a tentoni per guadagnarsi le infradito e in men che non si dica, Sergio era in corridoio. Una veloce sbirciata alla porta socchiusa della camera delle piccole, che dormivano appallottolate nei loro letti, e via, verso l'esterno della porzione di colonica diroccata, affittata per troppi denari, all'ultimo momento, prima della fine di agosto. Il cesso era in comune, come in un campeggio, al centro dell'ampio cortile antistante. Sì, quel maledetto pertugio dimenticato da dio era stato pagato davvero troppo.
Il cinquantenne stempiato si strinse nelle spalle, mentre apriva l'anta cigolante dell'ingresso e veniva investito dal vento freddo della notte.
Subito il sudore che inumidiva la t-shirt bianca si gelò sulla pelle. Un paio di giorni di torcicollo, con vertigini e nausee, non glieli avrebbe tolti nessuno. In pantaloncini si diresse verso i bagni e si infilò in una delle cabine, tutte libere a quell'ora della notte.
Mentre direzionava il flusso contro una virgola di merda lasciata in omaggio dal precedente utilizzatore, con la volontà ferrea di ripulire il tutto con il suo getto purificatore, udì una voce fastidiosa alle spalle.
«Con questo anello io ti sposo.»
Porco cazzo! Una cerimonia nuziale alle due di notte? O solo qualche pischello in gita con gli amici che disturba la quiete della gente perbene, che ha pagato fior di quattrini per passare quindici giorni nell'agriturismo «bucodiculodelnulla».
Una robusta sgrullata e Sergio era di nuovo all'aperto a guardarsi attorno con la voglia matta di fare una sonora parte a culo a chi aveva disturbato il suo non sonno.
«Andrea, accolgo te come mio sposo e prometto di amarti e rispettarti ogni giorno della mia vita.»
Ancora parole che uscivano dal nulla, mentre gli occhi dell'uomo, da poco abituati alla penombra, ne cercavano la fonte, muovendosi lungo un orizzonte interrotto solo da ombre scure.
Una lama di luce proveniente dalle vecchie cucine, a circa venti metri da lui, lo persuase di aver individuato i giovincelli da prendere a male parole, prima di rimettersi a letto.
Si incamminò a passo svelto, pensando che a cinquantanni suonati non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da qualche teppistello insonne e che, se ci fosse stato da menare le mani, non si sarebbe tirato indietro, anzi, forse dopo avrebbe pure dormito meglio.
Solo quando arrivò a un passo dall'apertura grezza, che un tempo ospitava una finestra, e gettò uno sguardo dentro, si sentì vecchio e stupido.
Un ragazzo appena ventenne, abbracciava una bellissima coetanea, che indossava per lui un vecchio abito da sposa, lungo e fuori moda; probabilmente sottratto di nascosto dall'armadio della madre.
I due se ne stavano inginocchiati nella polvere, proprio dinanzi alla buca del forno in cui un tempo veniva cotto il pane ogni mattina. La scena, illuminata dalla timida luce della luna, era quanto di più romantico.
Nemmeno nei film pacco che la moglie ogni tanto gli propinava, Sergio aveva mai assistito a niente di simile. E mancò davvero poco che al pover'uomo non scendesse una lacrima di commozione sulla guancia.
Tornò sui propri passi, godendosi il fresco della notte, ma maledicendo il sudore che si gelava attorno al collo, quando udì un grido soffocato e un lamento provenire, ancora una volta, dalla vecchie cucine.
Quando raggiunse di nuovo la finestra, la scena al suo interno era del tutto cambiata.
Il ragazzo giaceva a pancia in su, agonizzante, con un grosso coltello da cucina piantato al centro di una enorme macchia di sangue sulla camicia.
Due uomini, invece, avevano la ragazza.
Uno la cingeva da dietro, tenendole una mano sulla bocca, mentre l'altro, con un pezzo di vetro, le sfregiava lentamente la carne della volto.
«Vedi che ci costringi a fare, sporca puttana? Lo vedi? Quel disgraziato è morto per colpa tua. Ma stavolta ti diamo una lezione tale, che ti passerà la voglia di farci vergognare!»
Sergio non perse tempo, agguantò un lungo rastrello arrugginito appoggiato alla parete e si buttò oltre la soglia, gridando: «Lasciatelaaaaa rottinculoooooo!».
Niente e nessuno.
Le vecchie cucine erano deserte.
L'uomo si ritrovò in pantaloncini e maglietta sudata, arma improvvisata alzata sopra la testa, a gridare da solo, come un deficiente, in mezzo alla polvere di un vecchio locale abbandonato.
Porco cazzo! Starò impazzendo? Eppure sono sicuro di aver visto tutto.
Incredulo, si avvicinò al punto del pavimento su cui era adagiato il corpo del giovane ferito a morte, piegandosi sulle gambe e ispezionando il suolo, con i nervi ancora tesi per lo spavento.
«Che stai facendo qui a quest'ora, vieni a letto che sono le due!»
L'inattesa voce alle spalle lo fece saltare e sbraitare ancora come un idiota.
«Shhh! Che urli? Sono le due di notte!»
Il baccano che aveva fatto aveva svegliato la moglie, che ora se ne stava alle sue spalle con aria assonnata a osservarlo da dentro la lunga camicia da notte bianca.
Sergio non disse niente, abbassò la testa e seguì la consorte fino al letto sfatto, umido e bollente.


* ** *** ** *

All'agriturismo «bucodiculodelnulla» erano assai poche le cose da fare, durante la giornata.
Il mare era a oltre un'ora di automobile e, se la famigliola non si svegliava all'alba e non si preparava per tempo, tutta la mattinata finiva per essere trascorsa in fila sotto il sole a picco, sulle strade che conducevano alle spiagge più vicine.
Ci erano già cascati una volta.
L'unica alternativa, a quel punto, era quella di partire a piedi per uno dei molti sentieri che attraversavano le brulle colline circostanti, nella speranza di trovare qualche scorcio suggestivo, dinanzi al quale consumare un pranzetto a sacco.
Sì, quella vacanza era costata davvero troppo!
Dopo la caccia ai fantasmi della notte precedente, Sergio ci aveva impiegato un bel po' a riprendere sonno e si era svegliato in ritardo mostruoso.
Indossati quindi i completini da trekking, che la moglie aveva trovato con lo sconto di fine stagione del 70%, adulti e bambine intrapresero la prima camminata.
Dopo una salita, che per quasi due ore si era divertita a spappolare le gambe della banda di escursionisti della domenica, e momenti di pausa per recuperare il poco fiato a disposizione, i quattro giunsero al limitare di un enorme prato fiorito, circondato da un anello di betulle, sotto le cui fronde fu imbandito un picnic improvvisato.
Una breve pennichella nel sottobosco, su alcuni teli da mare portati a tal scopo dalla previdente moglie, e Sergio si mise a giocare ad acchiappino con le figlie in mezzo al prato. L'urto dello stinco su una grossa pietra, nascosta dalla vegetazione, lo fece capitolare a terra, con un urlo selvaggio.
Dopo aver salmodiato ogni possibile litania, tenendosi la gamba in pugno ed essersi rotolato nell'erba per quasi un minuto, sotto gli occhi divertiti della famiglia, l'uomo si alzò a fatica, con tutta l'intenzione di prendere a pugni quel maledetto sasso traditore.
Non riuscì nemmeno ad alzare una mano.
Sopra la roccia era stato inciso:«Qui Andrea ha donato tutto il suo amore a ▓▓▓▓▓▓▓▓».
Il secondo nome era stato fatto sparire a martellate.
Sotto era incisa una data:«8 maggio 1939».
Di sicuro era una coincidenza, ma Andrea era proprio il nome dello sposo fantasma che lo aveva svegliato in nottata.
Sergio si fece scuro in volto e, non appena fu di nuovo in grado di camminare, comunicò alla famiglia che era arrivato il momento di scendere a valle.


* ** *** ** *

«Vedi che ci costringi a fare, sporca puttana? Lo vedi? Quel disgraziato è morto per colpa tua. Ma stavolta ti diamo una lezione tale, che ti passerà la voglia di farci vergognare!»
La ragazza in abito da sposa piange e urla, mentre il sangue le cola sul viso dallo squarcio aperto.
Poi i due energumeni l'afferrano e la infilano a forza nel forno, mentre singhiozza e si dimena, mollando graffi e calci in ogni direzione.
Sul pezzo di vetro macchiato di sangue abbandonato a terra si forma una patina scura, quando le fascine vengono accese e gettate nel buco, prima che il portello in ghisa venga chiuso dietro di loro.
Da dentro giungono grida disperate.
«Apri, può bastare!»
Il più mingherlino dei due delinquenti tenta di raggiungere la maniglia, ma viene spinto via da quello più grosso, sulla cui faccia è comparso un sorriso sadico.
«Apri, figlio di puttana! Così l'ammazzi»
«Apriiii!»

«APRIIIII!»
Quella è la parola che urlò Sergio svegliandosi dall'incubo, alle due in punto.
La moglie si rigirò appena nel letto, evidentemente la passeggiata in salita l'aveva fiaccata più del solito. L'uomo si alzò, indossò le infradito e si incamminò verso l'esterno.
Mentre procedeva verso i bagni, zoppicando per il colpo allo stinco, il cui dolore era stato acuito dall'immobilità notturna, gettò un'occhiata alle vecchie cucine, ancora scosso dall'incubo e dalle visioni della notte precedente.
Una parte di sé aveva una gran voglia di tornare a esaminare quel piccolo immobile diroccato e polveroso, un'altra, molto più convincente, gli urlava di farsi un enorme pentolone di cazzi propri, andare a pisciare e tornare a dormire.
Una volta fuori dai bagni, lo sguardo si fermò di nuovo sulle cucine, dinanzi alle quali la luce della luna evidenziava l'ombra di un ometto curvo e raggrinzito che si teneva in piedi poggiandosi su un bastone.
Vaffanculo! Vaffanculo! Vaffanculo!
Stavolta l'istinto di sopravvivenza non ebbe il sopravvento: Sergio si avvicinò al vecchio che fissava la stessa finestra dalla quale aveva assistito, la notte prima, all'apparizione spettrale.
«Non è un po' tardi per andare in cerca di cantieri, nonno? E poi ti posso garantire che, anche se il posto è ridotto una merda, non lo stanno ristrutturando.»
Sergio ridacchiò e cercò invano le sigarette nella tasca dei pantaloncini.
L'uomo si voltò a fissarlo:«Lo so, qui è tutto mio, mio figlio lo gestisce. E qua non lo sistemiamo mai. Così ho detto e così quel fituso deve fare, almeno finché sono vivo io. Queste erano da buttare giù tanti anni fa, ma ci ha scassato la minchia la sovrintendenza. Dice che sono opere di importanza storica. Storica di questa minchia!».
Seguirono lunghi colpi di tosse di due polmoni pieni d'acqua.
«Fino a quando sono vivo io, questa rimane la merda che merita di restare.»
Dinanzi agli occhi del cinquantenne si dipanò la possibilità di sapere di più sui propri incubi e sulle proprie visioni.
«Fate male, con una bella risistemata ci potreste fare il pane.»
«NO!»
La voce del vecchio era diventata più alta e greve di rabbia.
«Questa è la tomba di mio fratello, o la buttiamo giù o resta così!»
«La tomba di tuo fratello? Che diavolo dici, nonno?»
«Innanzi tutto, se mi chiami ancora nonno, pigghiu 'stu bastuni e ti lo do sui denti! Non sono così rincoglionito, sai? Detto questo, purtroppo, a noi altri ci era nato un fratello finocchio. Veniva qua a fare le zozzerie con il figlio di un contadino. In tutti i modi abbiamo tentato di fargli passare la malattia. U' signoruzzu mi è testimone! Ma quando io e papà l'abbiamo trovato qua a fare le sue schifezze con addosso l'abito da sposa di mia madre, abbiamo perso ogni speranza.»
Una voce, dalle nostre spalle, interruppe il racconto.
«Papà, quante volte te l'ho detto. Il dottore non vuole che esci in cortile. Vieni, ti riporto in camera.»
Il direttore dell'agriturismo di «bucodiculodelnulla» prese il padre sotto braccio e l'accompagnò verso il grosso stabile alle sue spalle: «Lo scusi sa, da un po' di tempo sragiona con questa storia del fratello gay. Per quanto ne so' io, lo zio Andrea è morto di dissenteria in Abissinia. Deve essere l'Alzheimer!».
Sergio rimase a fissare il vuoto, mentre i due si allontanavano.
Il vecchio si voltò a parlargli per un'ultima volta.
«Lei se lo sarebbe tenuto un fratello finocchio?»


IMBUTO!!!

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White Duke
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Re: La sporca puttana

Messaggio#2 » giovedì 9 agosto 2018, 7:20

Racconto affascinante e avvincente, con una bella trama. Dal punto di vista della prosa e della narrazione non ho nulla da dire, ci sono trovate comiche davvero interessanti e anche l’uso del linguaggio volgare è ben studiato e non sembra messo li a caso. Anche il finale è inaspettato e fornisce un ottimo colpo di scena. Quindi dal punto di vista “tecnico” non ho davvero niente da dire.
Questo racconto per me ha un solo (purtroppo enorme) difetto. Mi sembra veramente poco attinente al tema proposto, questa è una bella storia di fantasmi ben scritta e interessante ma non ci sono “voci nella testa” perché le voci che il protagonista sente sono le voci delle entità sovrannaturali che infestano il luogo. Ti faccio i miei complimenti per il tuo lavoro.

I bonus ci sono entrambi.
Portate dei fiori sulla tomba di Algernon

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wladimiro.borchi
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Re: La sporca puttana

Messaggio#3 » giovedì 9 agosto 2018, 8:58

Grazie del tuo commento.
Devo dire che mentre lo scrivevo sentivo che il racconto si sarebbe prestato alla critica che hai fatto.
Ho inteso "voce nella testa" in accezione ampia.
Alla fine il protagonista riceve informazioni su quanto accaduto da spettri, che per quanto ne sappiamo non hanno un organo di fonazione e dunque parlano nella testa, e dai propri incubi, che ancora parlano nella testa.
L'idea mi piaceva troppo per abbandonarla...

Giuseppe Patti
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Re: La sporca puttana

Messaggio#4 » domenica 12 agosto 2018, 12:06

Racconto interessante e ben strutturato. A me è piaciuta l'idea dei fantasmi per rispettare il tema "voci nella testa", i fantasmi poi non sono altro che questo, voci e immagini nella testa di chi vede e sente. Bello anche il finale, è un tocco di sorpresa in più che il lettore, o io almeno, non si aspetta. Unica pecca, è la narrazione nella seconda parte del racconto che l'ho trovata più lenta rispetto al resto, ma dovrei rileggerlo un'altra volta per esserne sicuro.

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