"Sinistri" di Adriano Muzzi
Inviato: lunedì 20 agosto 2018, 23:46
“Hai capito quanto ci guadagniamo con questa cosa?”
“Una cifra.”
“Ciccio mio, non dovrai più lavorare per il resto della tua vita!”
“Amico mio, io non ho mai lavorato e mai lo farò. E così faranno i miei figli e i mie nipoti.”
“Io invece voglio passare qualche anno su uno yacht enorme come una portaerei. Mi sembra ancora un sogno.”
Lo farà qualcun altro. Come l’ho visto io, del resto… E dai! Non sono pagato abbastanza per rischiare e mettermi contro certi poteri; si è sempre fatto così, è normale in questo paese di ladri. Oh ragazzi, siamo in Italia, mica in Svizzera. Se è andata bene fino ad adesso continuerà a farlo. Ok, firmo e me ne vado a casa a riposare; e che mi pagano gli straordinari? E quando mai! Cascasse il cielo.
È come quando si sogna di cadere: un brivido ti percorre l’inguine mentre ti manca il terreno sotto il corpo. Ma questo è un incubo? Io mi ricordo che stavo con le mani strette sul volante; quel tratto mi ha fatto sempre paura. Ricordo i tergicristalli che sfrigolavano sul vetro appannato. Lisa che mi parlava della collega isterica e io ridevo come uno scemo…
Adesso è tutto buio. Sento un peso enorme sul petto. Mi manca l’aria, cavolo. Aiuto! Lisa! Lisa mi senti almeno tu? Ma cosa è successo, dove siamo? Oddio, mi sto riaddormentando; no, non devo farlo, lo so.
Rifaccio il punto della situazione: stavo percorrendo quel ponte, sotto la pioggia e i fulmini, poi… poi tutto è svanito, così, senza nessun preavviso. E adesso c’è solo il buio. E ho di nuovo sonno.
“Una cifra.”
“Ciccio mio, non dovrai più lavorare per il resto della tua vita!”
“Amico mio, io non ho mai lavorato e mai lo farò. E così faranno i miei figli e i mie nipoti.”
“Io invece voglio passare qualche anno su uno yacht enorme come una portaerei. Mi sembra ancora un sogno.”
Lo farà qualcun altro. Come l’ho visto io, del resto… E dai! Non sono pagato abbastanza per rischiare e mettermi contro certi poteri; si è sempre fatto così, è normale in questo paese di ladri. Oh ragazzi, siamo in Italia, mica in Svizzera. Se è andata bene fino ad adesso continuerà a farlo. Ok, firmo e me ne vado a casa a riposare; e che mi pagano gli straordinari? E quando mai! Cascasse il cielo.
È come quando si sogna di cadere: un brivido ti percorre l’inguine mentre ti manca il terreno sotto il corpo. Ma questo è un incubo? Io mi ricordo che stavo con le mani strette sul volante; quel tratto mi ha fatto sempre paura. Ricordo i tergicristalli che sfrigolavano sul vetro appannato. Lisa che mi parlava della collega isterica e io ridevo come uno scemo…
Adesso è tutto buio. Sento un peso enorme sul petto. Mi manca l’aria, cavolo. Aiuto! Lisa! Lisa mi senti almeno tu? Ma cosa è successo, dove siamo? Oddio, mi sto riaddormentando; no, non devo farlo, lo so.
Rifaccio il punto della situazione: stavo percorrendo quel ponte, sotto la pioggia e i fulmini, poi… poi tutto è svanito, così, senza nessun preavviso. E adesso c’è solo il buio. E ho di nuovo sonno.