L'antro di Cibele

Appuntamento per lunedì 17 settembre 2018 dalle 21.00 all'una con un tema della guest star del mese ENRICO PANDIANI!
mezzomatto
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L'antro di Cibele

Messaggio#1 » martedì 18 settembre 2018, 0:11

L'ANTRO DI CIBELE

Dio mio, ma come fanno ad avere i denti così bianchi? Probabilmente è per via della loro faccia nera, Su quello sfondo anche dei denti gialli potrebbero sembrare abbaglianti.
No, io non sono razzista, però.. però loro sono diversi. Diversi come si muovono, come parlano, come pensano. E diversi anche dai musi gial..., pardon, dai cinesi, e dagli andini. Quelli dell'Africa nera sono diversi come misure, troppo alti e ingombranti, gli asiatici invece sono minuti che sembra vogliano rendersi invisibili, e i sudamericani sono tanto larghi quanto alti, palle rotolanti.. Diversi, ecco, solo diversi. Vuoi mettere noi, con le nostre aggraziate misure, mediane e armoniose?
Però loro mi sorridono e io devo sorridere di rimando. Viviamo in una città multietnica, no? Dobbiamo volerci tutti bene.
Anche qui, nelle grotte di Toirano, ci vogliamo bene, adesso, tutti in comitiva, tutti turisti. Ma una volta non vendevate tappeti sulle spiagge?
Sono senz'altro più di noi, il sessanta per cento almeno dei visitatori. Li conto: loro sono diciassette, contro... uno, due, tre... quarantacinque europei. Toh!? Avrei detto che c'erano più stranieri, in questa coda. Sì, però, qui sono ancora pochi, è dove abito io che saranno almeno il sessanta per cento. Fra poco non ci sarà più posto per noi.
Comincia la visita. Ci inoltriamo nei meandri, la guida ci illustra le bellezze delle grotte, ci dà informazioni scientifiche sul processo di carsificazione, su come si formano le stalattiti e le stalagmiti, sui tempi che la Natura ha impiegato a formarle. “Qui siamo nell'antro di Cibele” ci informa. Le passerelle sprofondano con un percorso a spirale e ci immergono, letteralmente, fra le molte mammelle della Dea. Le abbiamo sopra, sotto e accanto, maestose rotondità sapientemente illuminate da luci diffuse che rendono i colori soffici e teneri; morbidi cuscini di calcare, rosati o azzurrini, caldi e palpitanti. Anche le ombre sembrano colorate.
All'improvviso manca la luce, per qualche secondo le mammelle della dea rimangono vagamente luminescenti, poi anche quel luccichio si estingue e piombo nel buio più assoluto. Il buio in una cavità è quanto di più tenebroso possa esistere. Non c'è notte scura che sia altrettanto nera di una grotta senza luce. Mi sento nella solitudine più completa, tutte le dimensioni dell’universo si riducono a quelle del mio corpo. Non c'è nulla all’infuori di me stesso. La mano sente solo i pochi centimetri quadrati del contatto fisico colla ringhiera. L’udito accentua il mio isolamento perchè le voci di sorpresa e di spavento degli altri gitanti mi arrivavano da una distanza siderale. Mi sforzo a cercare spasmodicamente la luce e roteo gli occhi in tutte le direzioni
Non provo panico, ma sento comunque un enorme sollievo quando la mia mano incontra quella di un altro. La stringo e lei mi stringe convulsamente. Anche lui ha paura! Non sarà il senegalese? Allora lui è come me. Le strette si calmano e diventano un caldo contatto fraterno.
Poi torna la luce. Non quella calda, soffusa e dolce di prima, ma quella cruda e sciabolante delle lampade di emergenza delle guide, che gettano ombre nette e brutali, inquietanti, minacciose.
Mi accorgo di essere ancora mano nella mano col mio... col mio cosa? Mi stacco con ribrezzo, Però, per un attimo, non mi era importato se fosse bianco, nero, giallo o marrone.



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antico
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Re: L'antro di Cibele

Messaggio#2 » martedì 18 settembre 2018, 0:17

Ciao Giuseppe! Sbaglio o era da qualche edizione che mancavi? Tutto ok con i parametri, buona Pandiani Edition!

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Marco Travaglini
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Re: L'antro di Cibele

Messaggio#3 » mercoledì 19 settembre 2018, 23:11

Ciao Giuseppe, di seguito le mie impressioni.

Di sicuro in questo racconto si va dritti al tema, forse anche in maniera troppo diretta. Sono un po’ in difficoltà nel farmi un’opinione sulla prima parte: sembra un flusso di coscienza ma quel “pardon” mi fa pensare invece a un discorso diretto col lettore, e mi spiazza. Non molto tempo fa fu pubblicato il risultato di un sondaggio che mostrava come la differenza tra immigrazione percepita e immigrazione reale, in Italia fosse altissima. Qualcosa mi fa pensare di non essere stato l’unico a leggerlo e mi piace il modo in cui la cosa viene evidenziata nel racconto. Ecco, forse se il racconto fosse partito da questo episodio, dal conteggio reale degli “stranieri”, dalla falsa percezione di essere minoranza, e successivamente fosse partito il flusso di coscienza, con il mentire a sé stessi anche sui reali sentimenti di razzismo, l’avrei considerato più organico e realistico. Così invece il monologo iniziale sembra messo lì solo perché il tema lo richiedeva, non ha un vero aggancio, non c’è qualcosa che lo scatena.
Lo stile poi si trasforma un pochino con l’inizio della visita, i pensieri del protagonista vengono ben dosati all’interno di una vicenda, mi trovo più a mio agio nella lettura.
Alla fine non sappiamo se la mano fosse effettivamente quella del senegalese, e questo è un punto a favore del racconto: perché il messaggio che deve passare è proprio quello che viene esplicitato nell’ultima frase:
“Però, per un attimo, non mi era importato se fosse bianco, nero, giallo o marrone.”

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Massimo Tivoli
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Re: L'antro di Cibele

Messaggio#4 » giovedì 20 settembre 2018, 14:10

Il racconto centra il tema. Mi piace l’idea alla base, il non vedere, il non razionalizzare in base a convinzioni, dogmi e quanto altro, contro il sentire, contro il condividere emozionalmente una situazione in cui l’altro, qualsiasi persona essa sia, può rappresentare un valido aiuto. A tale scopo, è significativa la frase: "Però, per un attimo, non mi era importato se fosse bianco, nero, giallo o marrone”. Non mi ha particolarmente entusiasmato la prima parte perché, ovviamente credo per il limite di battute, si è scelto di andare per un flusso di coscienza abbastanza “raccontato”. La seconda invece l’ho trovata molto più efficace, anche nel modo con cui il messaggio arriva diretto sul finale che è emozionante. In definitiva, un altro bel racconto.

Filippo De Bellis
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Re: L'antro di Cibele

Messaggio#5 » venerdì 21 settembre 2018, 0:36

Una buona idea. Forse è facile, ma funziona l’immagine che al buio siamo tutti uguali. Ha tante implicazioni, tra cui la fallacia dei cinque sensi: il finale sembra suggerire che discriminazione non ci sarebbe senza la vista, senza l’udito e l’olfatto. Che la diversità è qualcosa che passa soltanto dalla percezione materiale.
Ho visto molta multi – etnicità e poca città, ma poco male!
Piuttosto l’unico particolare leggermente stonato mi è parso questo: non ho sentito il luogo come legato all’azione. L’antro di Cibele non sembra essere un palcoscenico costruito su misura per le mosse dei tuoi personaggi. Probabilmente è solo una mia sensazione, ma il luogo è avulso dall’azione (in realtà non è un difetto, ma solo un fatto di gusto).
Buono lo stile, veloce, divertente, non si fa fatica ad arrivare in fondo.

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diego.martelli
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Re: L'antro di Cibele

Messaggio#6 » venerdì 21 settembre 2018, 12:04

La premessa, la struttura e il contesto della grotta funzionano benissimo! La grotta detta Antro di Cibele, dea creatrice e distruttrice della Natura, "fa paura" con il suo improvviso buio al protagonista, così come le naturali diversità della Natura gli fanno normalmente paura. L'esecuzione sul finale diviene a mio avviso un po' incerta: "Anche lui ha paura! Non sarà il senegalese? Allora lui è come me." rende bene il concetto ma ha un qualcosa di zoppicante, di telefonato, simile alla chiosa finale "Mi stacco con ribrezzo, Però, per un attimo, non mi era importato se fosse bianco, nero, giallo o marrone." Non credo sia solo un problema di punteggiatura: ci vedo della frettolosità nell'arrivare alla spiegazione del concetto, che invece avrebbe richiesto maggiore analisi: per esempio, mi sarebbe piaciuto sapere in che modo il protagonista concilia la prima epifania ("Allora lui è come me!") con la seconda (la reazione di ribrezzo). Il tema "Città multietnica" viene affrontato ma solo sfiorato: c'è la multietnicità, ma non la città.

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maria rosaria
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Re: L'antro di Cibele

Messaggio#7 » venerdì 21 settembre 2018, 17:14

Ciao.
Il messaggio che trasmetti con questo racconto è chiaro e, come ti ha fatto notare chi ha commentato prima di me, è racchiuso proprio nella parte finale.
Il pregiudizio è il motivo che, spesso, ci fa avere paura del diverso e quindi anche della multietnicità.
Detto questo, quello che secondo me non va è la stesura del brano.
La prima parte, che sono i pensieri del protagonista, potevi metterli in corsivo (sulla punteggiatura non mi esprimo perché, ahimè, nella fretta, qualche omissione ci sta).
Potevi fare uno stacco, una riga vuota, quando passi alla visita della grotta per dare appunto meglio il senso del passaggio dai pensieri ai fatti.
Ci sono anche delle cose che cambierei nella forma. Ad esempio, quando scrivi:
"Diversi come si muovono, come parlano, come pensano."
io avrei preferito:
"Diversi nel modo di muoversi, di parlare, di pensare"
Maria Rosaria

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Linda De Santi
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Re: L'antro di Cibele

Messaggio#8 » domenica 23 settembre 2018, 21:18

Tema declinato in maniera chiara e diretta. Siamo all'interno di un microcosmo turistico, dove si mescolano etnie e pregiudizi. Finché tutto funziona come deve, ognuno si tiene stretta la propria identità sociale e culturale, ma quando succede qualcosa che getta le persone in una sorta di caos primordiale, emergono i bisogni più umani e a quel punto il colore della pelle non conta più.
Buona anche la forma con cui si esprime il protagonista: un filo irritante e poco curato dal punto di vista stilistico, ma realistico e diretto, il tipo di linguaggio che mi aspetto dal classico “tizio qualunque”, che in questo caso calza a pennello.
Una bella prova.

Alexia
Messaggi: 125

Re: L'antro di Cibele

Messaggio#9 » martedì 25 settembre 2018, 21:08

Tema centrato in pieno.
Sono rimasta affascinata dall’inizio, un flusso di coscienza molto semplice e diretto, parole crude di razzismo che purtroppo molte persone ancora sentono dentro.
Il personaggio è solido, e in un attimo lo si detesta per la sua pochezza.
Poi a metà del testo ti stacchi dalla sua coscienza e diventa un racconto descrittivo… e qui ci sai fare. Rendi affascinante anche le pietre ma stavo così bene nella testa di quel tizio, mi incuriosiva...
Poi con il buio torni su di lui, ma i tempi sono troppo lunghi. Dopo l’infodump siamo ancora lì che vediamo la scena e se davvero tutto diventa scuro allora dovrebbero esserci gridolini, voci in apprensione, rumori, ma hai concentrato tutto su di lui… invece io mi chiedo cosa stia accadendo a quella cinquantina di persone intorno a lui.
La chiusa calza a pennello con la pochezza del tuo personaggio…
Unico appunto che ti faccio:
“del contatto fisico colla ringhiera”
Il “colla” evita di usarlo. Meglio “con la”

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antico
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Re: L'antro di Cibele

Messaggio#10 » domenica 30 settembre 2018, 17:53

Mi è piaciuto. Un racconto strano, stilisticamente migliorabile, ma stai dando voce a un LAQUALUNQUE e quindi ci sta. Mi ha colpito in particolar modo questa costante tensione tra ciò che pensa e ciò che dovrebbe pensare, mixata con ciò che pensa che dovrebbe pensare, davvero a effetto. Non c'è una città, è vero, ma in questo caso vedo il tema come allargato e lo accetto perché la città è là fuori, nella normalità mentre quin siamo in un ambito tiristico. Pollice quasi su per me e un invito a sistemarlo nel Laboratorio per portarlo sul sito.

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