[V] La nuda verità

Lunedì 15 giugno alle ore 21.00! E siamo alla terza tappa della Quarta Era... Guest star: BARBARA BARALDI! Avrete le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto che potrebbe essere scritto anche in un'ora soltanto, quindi no scuse: gente che ha tempo fino alle 23, gente che arriva alle 23, gente che può starci tutta la sera o gente che scrive dal cellulare facendosi ispirare dagli amici, MINUTI CONTATI VI ASPETTA! Guardate il trailer dell'edizione QUI
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beppe.roncari
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[V] La nuda verità

Messaggio#1 » lunedì 15 giugno 2015, 22:12

La nuda verità


di Beppe Roncari


 

Abito al quarto piano in un grande condominio di periferia a forma di U. È un complesso residenziale di classe A. Alcuni, ai piani alti, oltre a una vista mozzafiato, hanno anche la piscina. Quelle sono state le prime unità a essere prese, seguite dalle altre che guardano sul parco. Ma la verità è che questa non è una gran zona, per vivere. Moltissimi appartamenti, soprattutto ai piani bassi, senza vista, sono rimasti invenduti.

Tutti tranne uno. C’è una luce sempre accesa, al terzo piano, nell’ansa scura della U condominiale. Chi ci abita? E perché non spegne mai la luce?

Ora, non sono un pensionato paranoico, ma sono due mesi che sono costretto a casa da un problema che non mi aspettavo potesse cogliermi in giovane età e che non auguro al mio peggior nemico. Ernia al disco.

Anche alzarmi, il primo mese, era un dolore atroce. Ma non potevo neanche rimanere tutto il giorno a letto. Anche quello, a lungo andare, fa male, con questa patologia. Dovevo cambiare continuamente posizione e non riuscivo a mantenerne nessuna per più di un’ora senza dolore, nonostante i farmaci pesanti e vagamente dopanti (uno è a base di oppio) prescrittimi dall’ortopedico.

Lavorare non se ne parlava, e allora alternavo la visione di film (mi sono sparato l’opera omnia di Hitchcock) a un movimento disordinato per tutti gli angoli della casa, anche a notte fonda. Ed è così che ho notato quella luce accesa, tutte le notti.

All’inizio pensavo che l’appartamento non fosse abitato, ma una sera scorsi un'ombra passare davanti alla finestra scura del bagno e poi una figura emergere e fermarsi nel pieno della doppia porta finestra illuminata. Una donna. Completamente nuda.

Occhio non vede, cuor non duole, si dice. Ora, a me invece il cuore doleva eccome. Mi ero appena lasciato, brutta storia. Poi la casa nuova, il trasloco, sbollire la rabbia con la fatica, mi dicevo, e invece… tac! La schiena rotta. Letteralmente.

E neanche il sogno, di una donna, per tutti i mesi della malattia.

Ero quindi depresso e privo di sogni erotici, quando mi si materializzò davanti lei. Scevra di ogni pudore. Ogni notte continuò a offrirsi ai miei occhi. E io rimanevo nell’ombra, a spiarla, come l’uomo dalla gamba ingessata ne La finestra sul cortile.

Ma stasera ho acceso la luce, ho aperto la finestra e le ho gridato: – Ehilà!

Non ha risposto, ma ha alzato il viso, le è scappato un sorriso. E, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ha girato su se stessa ed è scomparsa verso la camera da letto.

Sono fuori dall’appartamento ora, ho calcolato con precisione la sua porta. Squillo il campanello.

– Un attimo! – urla dall’altra parte.

Oddio non resisto… Sento un click. Ha spento la luce. Apre la porta…

– Sì? – Chiede. È completamente vestita. Non capisco.

– Ehi… là?

Mi guarda con occhi che sembrano non vedermi. No. Non mi vedono proprio. Ecco svelato il mistero della luce sempre accesa.

– Ehm… Sono un vicino. Scusi il disturbo. Non è che ha dello zucchero da imprestarmi, gentilmente?



alexandra.fischer
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Messaggio#2 » mercoledì 17 giugno 2015, 8:04

LA NUDA VERITA’ di Beppe Roncari Ben trovato. Hai scritto una storia molto pepata. Addirittura la vicina esibizionista perché cieca; si riallaccia molto all’opera omnia hitchockiana che fa dal passatempo al tuo protagonista. Mi dispiace per lui, l’ernia del disco è una brutta bestia e anche i postumi da Rottura Sentimentale sono a loro volta micidiali, ma ha trovato qualcosa che lo distoglie dai suoi problemi, anche se non è ciò che ha creduto all’inizio (vicina vogliosa). L’ambientazione è molto ben resa. Ho visto con gli occhi della mente il complesso residenziale a forma di U, nel quale, presumibilmente, tutti spiano tutti.
Attento a (sono pareri miei, prendili per quel che valgono): non è una gran zona per vivere. Direi: non è una gran zona per viverci.
Anche alzarmi, il primo mese, era un dolore atroce. Direi: il primo mese, era un dolore atroce anche alzarmi. E attento alla vicinanza di anche nella frase successiva, meglio usare un sinonimo (pure, persino).
Lavorare non ne se parlava. Direi: di lavorare non se ne parlava.
Imprestarmi. Direi: prestarmi (è più frequente nei libri).

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beppe.roncari
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Messaggio#3 » mercoledì 17 giugno 2015, 9:15

Ciao @Alexandra, ben trovata e grazie del commento!

Raccolgo i suggerimenti per le frasi. Le avevo pensate nei panni del protagonista, quindi non proprio un letterato. L'ultima battuta, poi, avevo messo proprio "imprestarmi" e non "prestarmi" per rendere la frase un po' comica, dato il suo improvviso imbarazzo il suo tono diventa esageratamente formale, al punto da eccedere.

Alla prossima! ;-)

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Vastatio
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Messaggio#4 » giovedì 18 giugno 2015, 11:18

Ciao, tutto gira intorno al protagonista e alle aspettative che si costruisce. Alla fine però c'è un problema che mi ha fatto rallentare nel comprendere tutto il processo dell'equivoco. Quando è davanti alla porta e sente il click affermi che la luce è stata spenta. Come fa il protagonista, dietro a una porta chiusa, a sapere che la luce è stata spenta? (ok, potrebbe essere una porta a vetro ecc, un po' inusuale però, almeno dalle mie parti, nella porta di ingresso dell'appartamento).
Questa onniscenza del protagonista e il comportamento inusuale della donna, in pieno contrasto con la descrizione molto reale dell'uomo, mi hanno bloccato senza farmi afferrare subito il punto focale della luce usata sempre al contrario. Abbiamo una donna cieca che apre la porta (e quasi la spalanca perché se dentro è buio o caccia fuori la testa o come fa a capire che è cieca il protagonista), come se avesse bisogno di "vedere in faccia" chi ha davanti, a uno sconosciuto, di sera senza chiedere prima chi sia o altro. Se questo è voluto e quindi anche il sorriso che il protagonista vede (occhio di falco, io non vedo manco il cellulare se lo tengo troppo lontano) è studiato per catturare i maschi in deficit da accoppiamento allora tutto ha un senso e apre ad altri sviluppi alla mantide religiosa, ma devo "pensare troppo" per giustificare questo o quello e quindi perdo il climax che credo volesse essere solo l'equivoco.

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beppe.roncari
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Messaggio#5 » giovedì 18 giugno 2015, 14:53

Ciao @Vastatio,

Ehm... La luce si vede accesa da sotto la porta, è una cosa abbastanza normale, il click e la piccola lama di luce che scompaiono sono sufficienti a fare 2+2 e a far capire al protagonista che è stata spenta.

Invece sui pianerottoli dei condomini c'è la luce: appena la donna apre la porta viene investita dalla luce normale del pianerottolo, ovvio che il protagonista la veda... no?

Ciao!

Beppe ;-)

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Flavia Imperi
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Messaggio#6 » giovedì 18 giugno 2015, 23:26

Ciao Beppe!

Grazie allo stile e ai riferimenti al grande regista, ho immaginato parte del racconto in bianco e nero. Un vero viaggio in questa situazione bizzarra! Non è stata una cattiva idea agganciare un immaginario ampiamente noto per dipingere l'atmosfera.

Descrizioni piacevoli e nette, una trama snella ma efficace, di quelle che strappano un sorriso e ti fanno tifare per il protagonista. Il linguaggio appositamente "rozzo" di lui l'ho colto, ho adorato: "Ehi...là?"; l'ho letta immaginando intonazione e espressione. Il tuo personaggio ha letteralmente "bucato lo schermo" - del mio pc in questo caso.

Il carattere del protagonista mi è sembrato dipinto proprio dal linguaggio e da uno stile che pervade tutto il testo, uno stile frizzante mi verrebbe da dire (sì, sto degustando i racconti come fossero ottimi vini, lo ammetto, ma smetto quando voglio).

Attento solo ai tempi verbali, che cambiano qui e lì.

Tirando le somme mi è piaciuto molto, continua così!

 
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beppe.roncari
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Messaggio#7 » venerdì 19 giugno 2015, 14:01

Ciao @Flavia,
Grazie del bel commento, contento che il vino - ops, pardon, il racconto - ti sia piaciuto! ;-)

luca.pagnini
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Messaggio#8 » sabato 20 giugno 2015, 18:50

Non c'entro nulla con questo gruppo, ma avevo 5 minuti... :)

Bravo il nostro Beppe, molto bravo, il racconto mi è piaciuto moltissimo, però... però... lasciamo stare, va', non voglio influenzare i tuoi lettori di gruppo. ;)

A presto!

Lp

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AmbraStancampiano
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Messaggio#9 » domenica 21 giugno 2015, 11:30

Ciao Beppe,

ho trovato il tuo racconto divertentissimo. Le varie citazioni di Hitchcock si fanno apprezzare, in particolare quella, esplicitata solo sul finire, che riguarda la struttura dell'intero racconto: il protagonista si comporta esattamente come quello de "la finestra sul cortile", ma invece di scoprire una cosa orribile, vede materializzarsi alla finestra uno dei suoi desideri. Come per i film di Hitchcock, il racconto ha un grande potere visivo, forse aiutato dall'ambientazione: il complesso altoborghese piazzato in una zona che vorrebbe diventare una zona residenziale di classe ma che per qualche motivo non funziona; credo che ci sia almeno un posto del genere in ogni città italiana, e questo ci aiuta a guardare fuori dalla finestra insieme al tuo protagonista e vedere quel che lui vede.

Bella l'idea dell'incontro tra due tipi di solitudine completamente diverse, che si evolve in imbarazzo. Mi ha un po' delusa l'ultima battuta del protagonista, io gli avrei proprio fatto dire qualcosa sulla luce, magari per attaccare discorso. Ma forse io sono più faccia di culo ;) .

Alla fine, ero dispiaciuta per lui come se fosse un mio amico che mi ha appena raccontato una disavventura. Che dire, complimenti!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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antico
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Messaggio#10 » domenica 21 giugno 2015, 16:53

Ti arrotoli un po' su te stesso nella parte centrale, sono abituato a una maggiore pulizia nei tuoi testi, ma il racconto mi è comunque piaciuto. Il tema è ben inserito e l'incompresione sulla situazione ben gestita. Netto il contrasto che si viene a creare sul finale fra le intenzioni del protagonista e quella che risulta essere la realtà. Geniale nella sua semplicità e logica lo spegnere della luce da parte di lei (che pensava fosse spenta davvero), direi un notevole tocco di classe. Inoltre, il finale provoca un sorriso amaro, molto amaro, e il che rappresenta un ulteriore punto a favore. Un pollice SU con quella piccola postilla che se tu avessi dedicato più tempo alla revisione (e lo avevi) ci avresti consegnato un racconto ancora migliore.

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beppe.roncari
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Messaggio#11 » lunedì 22 giugno 2015, 11:26

Grazie dei commenti :-)
Che dire, la revisione è sempre una pecca, ma ho il problema del protagonista e stare troppe ore sedute al video mi è diventato impossibile... a un certo punto devo staccare per sopravvivere! Ciao! ;-)

Luigi_Locatelli
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Messaggio#12 » lunedì 22 giugno 2015, 12:19

Trovo che il tuo racconto sia scritto molto bene. Quello che più mi ha colpito è il protagonista che viene caratterizzato molto bene. Riesce a strappare più di un sorriso. L'idea alla base è molto forte. Pur narrando in prima persona, sei riuscito ad inserire dettagli del passato, in modo non invasivo e fastidioso; questo rende il tutto molto piacevole ed equilibrato. Forse, se bisogna trovare un pelo nel'uovo, la tua luce, nel finale, si spegne. Però mi sta bene perchè sottolinea la cecità della ragazza che in realtà, nel suo mondo pensa di aver acceso la luce e non di averla spenta. Insomma, complimenti, proprio un bel lavoro.

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beppe.roncari
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Messaggio#13 » lunedì 22 giugno 2015, 14:56

Grazie, Luigi! :-)

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patty.barale
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Messaggio#14 » lunedì 22 giugno 2015, 16:10

Ciao Beppe!
Ti fa proprio dannare ‘sta meledetta ernia, eh?
Ti capisco e comprendo perfettamente le notti a bighellonare per casa alla ricerca di una posizione comoda!
Il racconto rende perfettamente l’atmosfera Hitchcokiana de La finestra sul cortile (se posso cercare il pelo nell’uovo, ho trovato ridondante il tuo palesarlo, in fondo avevi già dato indicazioni dicendo di esserti sparato l’opera omnia di Alfred!)
In ogni caso rendi molto bene l’ambientazione e il passato del protagonista: complimenti.
Ho solo alcuni dubbi: una donna cieca, presumibilmente sola in casa che apre direttamente al primo sconosciuto che bussa alla porta? Almeno un “Chi è?”dovrebbe chiederlo… o no?
Oltre a Hitchcock mi hai fatto riaffiorare alla mente fior di sit-com che hanno sfruttato il tema della vicina nuda alla finestra!!!!
A rileggerti presto!
:-)

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beppe.roncari
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Messaggio#15 » lunedì 22 giugno 2015, 17:40

Ciao Patty! :-)
Grazie del commento! Le sit-com con le vicine nude sono un must! Mai che si palesino nella realtà, purtroppo.
Un abbraccio, ciao! ;-)

viviana.tenga
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Messaggio#16 » mercoledì 24 giugno 2015, 22:15

Ciao Beppe,

Mi è piaciuta molto l'idea intorno a cui costruito il racconto, simpatica e inaspettata. Forse un po' improbabile il fatto che in uno-due mesi la tipa non si sia mai accorta di star tenendo la luce accesa (cioè, che nessuno sia passato a trovarla, portare una raccomandata, fare una lettura del gas...), ma tutto sommato non al punto da far risultare irrealistico. Altra cosa a mio avviso migliorabile è il finale: la ricostruzione dell'equivoco da parte del lettore non è del tutto immediata, e questo gli fa perdere un po' di forza. Qualcosa di più esplicito al posto del "ecco svelato il mistero della luce sempre accesa" eviterebbe quella micro pausa per fare tutti i collegamenti mentali del caso e renderebbe tutto più scorrevole e immediato.

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Gian de Steja
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Messaggio#17 » giovedì 25 giugno 2015, 10:02

La storia c’è, hai creato bene l’atmosfera con splendidi richiami “hitchcockiani”. La tecnica direi che è perfetta perché ci conduci abilmente verso il finale a sorpresa. Se devo trovare un difetto, il tema della prova è po’ forzato, anche perché sinceramente la storia della luce non è propriamente credibile. Voglio dire, una persona non vedente non credo che stia per due mesi senza mai “vedere” (scusa) nessuno. Quindi è impossibile che decida sempre di tenere la luce accesa involontariamente. Se non può vedere ha il 50% di probabilità di spegnerla quella luce, tanto per lei è uguale. Se ha memorizzato la posizione dell’interruttore, possibile che nessuno la vada a trovare? Fosse anche di giorno lei comunque la luce la lascerebbe accesa ritenendola spenta. O No? ;)
"L'aria sarà sempre troppo carica di qualcosa. Il vostro corpo sempre indolenzito o stanco. Vostro padre, sempre troppo ubriaco. Vostra moglie sempre troppo fredda. Avrete sempre una qualche scusa per non vivere la vostra vita." C. Palahniuk

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alessandra.corra
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Messaggio#18 » giovedì 25 giugno 2015, 11:15

Ciao Beppe,

Mi è piaciuta l'idea di partire da uno dei più bei film di Hitchcock e costruirci sopra una storia molto gradevole da leggere. Il protagonista lo trovo ben caratterizzato e risulta credibile. La storia è scritta molto bene e il finale a sorpresa apparentemente molto divertente, nasconde nel non detto sfumature molto grigie. Bello.

Alla prossima!

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beppe.roncari
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Messaggio#19 » giovedì 25 giugno 2015, 11:29

Ciao a tutti, ancora grazie per i commenti. :-)
Immaginavo che la mia protagonista cieca uscisse di giorno per lavorare e non portasse nessuno a casa. Era sempre nuda la sera alla stessa ora perché tornata dal lavoro si faceva la doccia ed era convinta che la luce fosse spenta. E d'altronde non se ne curava. Speravo non fosse troppo forzato. :-)
@Viviana: In una precedente stesura avevo messo la frase "era cieca" esplicita, ma mi pareva rovinasse un po' l'atmosfera e rischiasse di essere troppo accondiscendente nei confronti del lettore, che è intelligente. Tutti hanno capito alla fine, per fortuna. Ciao! ;-)

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