[M] Un ultimo regalo

Lunedì 15 giugno alle ore 21.00! E siamo alla terza tappa della Quarta Era... Guest star: BARBARA BARALDI! Avrete le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto che potrebbe essere scritto anche in un'ora soltanto, quindi no scuse: gente che ha tempo fino alle 23, gente che arriva alle 23, gente che può starci tutta la sera o gente che scrive dal cellulare facendosi ispirare dagli amici, MINUTI CONTATI VI ASPETTA! Guardate il trailer dell'edizione QUI
Sybilla Levanti
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[M] Un ultimo regalo

Messaggio#1 » martedì 16 giugno 2015, 0:05

L'immagine che lo specchio rimandó a Veronica le fece storcere il naso. I capelli rasati sembravano accentuare la curva irregolare del cranio. Gli occhi, infossati in un viso scavato dagli spigoli sporgenti, erano circondati da occhiaie scure simili ad un make up gotico. Le iridi erano spente, come spenta si sentiva lei.
La giovane donna si passó una mano sul viso, percependo l'epidermide screpolata e ruvida. "Passerá", la sua voce interiore trema, "Posso ancora fare qualcosa".
Veronica si diresse con passo incerto verso il salotto."Ho ancora tanti progetti da completare", quanti ne aveva cominciati e poi piantati in corso di realizzazione, convinta di avere un tempo infinito davanti.
Quello era prima. Prima di scoprire l'esistenza di quel male che la stava divorando senza pietá (anche in quel momento) dall'interno. Prima del verdetto, anzi, della condanna a morte emessa dal medico.
"Non mi arrendo. Io". Strinse i pugni, ma la voce tremava lo stesso.
Il sole, anche per quel giorno, lasció il posto alla notte. Le tenebre avvolsero la cittá e furono accolte con gioia dalla giovane donna.
"Voglio finire almeno uno dei miei progetti, per dire che son esistita, per ricordarmi che non ho vissuto invano i miei pochi anni".
Veronica pensó. Quello che le restava da vivere era paragonabile all'ultimo sprint del maratoneta per raggiungere il traguardo. Il suo era una lapide marmorea con il suo nome e due date incise sopra.
Rinvigorita da quel pensiero, cominció a ragionare per scovare l'idea da poter realizzare. Il suo contributo.
Il mattino la colse sveglia e pronta a mettersi in gioco, come mai aveva fatto in vita sua.
Fin dal mattino si mise all'opera, combattendo la fatica e il suo nemico interno, impegnando le sue ultime energie in quella che era forse l'opera folle ed ambiziosa.
Per settimane trascorse le giornate nel piccolo parco della biblioteca, armata di molteplici bombolette di vernice spray e della sua fantasia.
Incurante del cedimento inarrestabile del suo fisico, Veronica aveva trovato in sé una nuova forza ma serví a ben poco quando giunse lo tsunami del collasso finale. La colse di sorpresa, mentre era ancora intenta a ricorprire il muro grigio con la vernice.
Furono alcuni frequentatori del parco a trovarla, appoggiata al muro, i vestiti e il viso sporchi ma con un sorriso sereno sul viso. Chiamarono i soccorsi ma era troppo tardi.
Fu una ragazzina solitaria che, quasi per sbaglio, alzó lo sguardo verso il muro e lanció un singulto di stupore. Altri la imitarono e un nugolo di persone si trovó ad ammirare il murales realizzato da Veronica. Il suo regalo al mondo. Con enormi lettere colorate, la ragazza aveva voluto condividere il suo credo. "La conoscenza é una luce che non si spegnerá mai".



Alexia
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Messaggio#2 » martedì 16 giugno 2015, 22:38

Che dire... bello e intenso.
Sarà che quel male lo ho avuto anche io, ma fai proprio quei pensieri... Io per esempio mi buttai sulla scrittura... che forse ha un po' il merito di avermi salvata.
Siamo polvere nel tempo e ciò che conta è lasciare un segno, come ha voluto fare la tua protagonista.
L'ho letto tutto d'un fiato, e a parte le d eufoniche mi ha travolto, e colpito.
Bellissima la chiusa che, sebbene tragica, ci regala un motivo per non mollare mai.

Alexia B.

Sybilla Levanti
Messaggi: 142

Messaggio#3 » mercoledì 17 giugno 2015, 17:38

Ti ringrazio Alexia B., io ho un po' la fissa delle d eufoniche anche se so che non sono più molto utilizzate ma sono "old school" e non riesco a liberarmene mai completamente.

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ceranu
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Messaggio#4 » mercoledì 17 giugno 2015, 23:32

Ciao Ophelia, piacere di conoscerti.
Racconto dalle due facce. La storia è ben strutturata, un buon crescendo che porta a un epilogo scontato ma comunque commovente. Non sempre serve il colpo di scena se la storia ha dei sentimenti.
Invece ho trovato lo stile un po' traballante. A parte la d eufonica ti segnalo un paio di cose.


“Passerá”, la sua voce interiore trema, “Posso ancora fare qualcosa”.



Qui ha cambiato il tempo verbale.


Il mattino la colse sveglia e pronta a mettersi in gioco, come mai aveva fatto in vita sua.
Fin dal mattino si mise all’opera,



Ripeti lo stesso concetto il secondo “mattino è di troppo”.
Nel complesso è un racconto che con una piccola revisione sarebbe già buono.
Una curiosità, può essere che abbia letto la frase finale in Scarlett?
Ciao e alla prossima.

Sybilla Levanti
Messaggi: 142

Messaggio#5 » giovedì 18 giugno 2015, 0:39

Goth evening, quanto mi stai facendo notare l'avevo riscontrato anche io, oggi pomeriggio, quando mi son riletta il racconto. L'ho scritto di getto, in treno, di notte e ho solo dato una riletta veloce...mea culpa.
Sull'ultimo appunto che mi fai, Barbara mi perdoni, ma Scarlett non l'ho ancora iniziato a leggere (avevo letto il primo volume quando era uscita. La trilogia é lí, appena avró tempo mi metteró a leggerla). La frase finale é ció che ripeto sempre...

Serena
Messaggi: 97

Messaggio#6 » giovedì 18 giugno 2015, 23:10

Ciao Ophelia! La storia ha il potere di catturare, soprattutto chi ha patito un dramma simile e sente il terribile brivio della vita che sfugge via. Il bisogno di lasciare traccia di se è qualcosa che muove e smuove fin dentro il profondo, quell'assoluta necessità di poter dire di essere esistiti veramente. Eppure la fine mi lascia un po' interdetta. Forse più che la conoscenza, è l'essenza della vita stessa che non dovrebbe spegnersi mai. E' ha quello che la protagonista forse ambiva, ad una scintilla di vita che non si sarebbe mai spenta.... ma questo è il finale che avrei scelto io!  Resta comunque una buona prova.

A presto1

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Flavia Imperi
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Messaggio#7 » venerdì 19 giugno 2015, 0:03

Ciao Ophelia!

La storia mi è piaciuta, l'ho trovata di un certo spessore emotivo, realistica e profonda, senza scadere in drammaticità spicciola. La scena finale, con la lettura della scritta è molto bella, ma sarebbe stata ancora più bella se motivata. Nel senso, perché la protagonista parla proprio di conoscenza (tema a me caso, ma nel racconto non emerge) e non di altro? Ad esempio, non so perché, mi aspettavo un disegno. Se ci fossero stati degli elementi in più, disseminati prima di arrivare al finale, relativi alla ricerca della conoscenza, alla sete di sapere, caratterizzando in modo più netto questo suo lato, sarebbe stato perfetto a mio avviso. Perfetta la descrizione iniziale, da brividi.
Siamo storie di storie

Rossella_Stocco
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Messaggio#8 » venerdì 19 giugno 2015, 10:50

Ciao Ophelia, l'argomento che hai scelto mi risulta un pò ostico, di conseguenza sono prevenuta. L'ho letto con difficoltà e l'ho trovato piuttosto pesante. Ma questo è relativo ai miei gusti, per quanto riguarda lo stile è reso molto bene e, a parte qualche punto un pò traballante, si fa leggere. Avrei scelto un finale differente perchè quello che hai messo è piuttosto scontato, ad esempio, trattandosi di conoscenza le avrei fatto finire un libro su informazioni andate perdute che scriveva da anni e magari diventa un bestseller alla sua morte. Ma è solo un'idea. Buona fortuna.

Gabriele Macchiarella
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Messaggio#9 » venerdì 19 giugno 2015, 18:15

Ciao Ophelia

Storia molto intensa, ci si immerge nel racconto provando una sorta di tristezza per la fine annunciata di quella povera ragazza, come se esistesse realmente.
Non è certo un finale a sorpresa ma fino all'ultimo mi son chiesto come sarebbe andata a finire.
Sei stata brava a non incappare nella retorica dei sentimenti a basso costo e delle finte pietà, modello Barbara D'Urso

andrea.viscusi
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Messaggio#10 » sabato 20 giugno 2015, 11:34

mi sembra un racconto che punta troppo sull'emozione facile piuttosto che sul contenuto trasmesso nel modo giusto. il rischio è sempre quello, quando si mette in scena un protagonista con un "male che lo consuma da dentro", si ha l'idea che l'autore voglia suscitare facile compassione e infondere sentimento in una storia che, tolto questo elemento, non ne avrebbe. purtroppo il caso mi sembra proprio questo, anche perché, a mio avviso, tutto questo "segno del suo passaggio" non lo ha lasciato. un murales che sarà coperto da altri e probabilmente cancellato presto, un'opera che di solito la gente ignora o guarda pure con disprezzo, questo sarebbe il suo regalo al mondo? inoltre la frase stessa che ha scritto mi sembra che abbia poco a che fare con quello che sappiamo di lei. "la conoscenza" di cosa? sembra il motto di un'università... dubito che un messaggio del genere possa seriamente smuovere il cuore di chi lo legge. ci sono anche diversi problemi a livello di forma: punteggiatura imprecisa, accenti sbagliati, ripetizioni. da rivedere nel complesso.

Francesca Nozzolillo
Messaggi: 59

Messaggio#11 » domenica 21 giugno 2015, 14:31

Ciao :) Allora, non lo so. Sicuramente è un argomento forte quello che hai scelto, già sentito ma comunque apprezzabile. Mi è discretamente piaciuto l'inizio, con la descrizione della malattia e dello stato d'animo della protagonista. La fine invece mi ha lasciata un po' perplessa... intanto, scrivi che la ragazza ci mette una giornata intera a scrivere una scritta sul muro... effettivamente, come già suggerito, se fosse stato un disegno avrebbe forse avuto più senso. Se proprio deve essere una scritta poi, forse effettivamente sarebbe stato più funzionale un messaggio diverso.

Comunque, mi ha fatto piacere leggerlo. Alla prossima.

marco.fronzoni
Messaggi: 19

Messaggio#12 » lunedì 22 giugno 2015, 17:36

L’argomento ovviamente è ponderoso ed emotivamente impegnativo. Io però ci vedo più un eccesso di disinvoltura che l’opportunità o meno di utilizzare una facile arma narrativa di coinvolgimento. Difatti ciò che davvero è sfidante nell’affrontare questo tipo di contenuti è la parte in cui il brano reclama una spiegazione, cerca la propria soluzione, propone la chiave di lettura di una vicenda per la quale ogni tipo di retorica risulta inadeguata e spesso troppo inflazionata.
Non so, ma il finale che proponi non mi convince, per quanto poi nella realtà delle cose, i finali di tragedie analoghe non debbano convincere nessun altro, fuorché chi li vive. Praticamente sulla soglia di una morte prematura e intempestiva, che trancia di netto le potenzialità di realizzazione dei propri progetti, la protagonista investe tutta sé stessa in un aforisma (suo?), che per quanto significativo e sgargiante, mi lascia più perplesso che partecipe.

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antico
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Messaggio#13 » lunedì 22 giugno 2015, 19:12

Benvenuta a Minuti Contati! Molti piccoli refusi sparsi, ma niente di grave vista la natura di MC. Ho apprezzato il racconto perché spiattella subito ciò che vuole essere e lo diventa. Non ci sono colpi di scena o quant'altro, non c'è un finale che fa dire WOW, ma c'è la storia di questa donna che sta morendo e che decide di lasciare qualcosa. Forse si può dissentire sulla portata di ciò che lascia, ma non è quello il punto, bensì il fatto che l'abbia portato a compimento e che, di conseguenza, si sia spenta in pace, che poi è quello che conta più di qualsiasi altra cosa. Pertanto valuto il testo con un pollice SU, un esordio più che buono.

tina.caramanico
Messaggi: 43

Messaggio#14 » martedì 23 giugno 2015, 14:58

La protagonista e la sua psicologia, la sua resistenza estrema contro la malattia, il desiderio di lasciare qualcosa di sé sono ben raccontati. Mi ha lasciato invece un po’ interdetta la frase che la ragazza sceglie come ultimo regalo al mondo, mi è venuto da dire: “Tutto qui?”. Inoltre (ma è cosa meno importante) mi sono chiesta perché ha lavorato settimane intere: per scrivere solo quella frase con le bombolette ci voleva così tanto?

torpedocolorado
Messaggi: 53

Messaggio#15 » mercoledì 24 giugno 2015, 11:16

Credo che questo sia il racconto che più s'avvicini all'incipit del contest: la luce che assomiglia alla presa forte alla vita e alla voglia di lasciare qualcosa per dare luce agli altri. Luci che si spengono e luci che si accendono, il giorno che lascia il posto alla notte e il mattino alla creatività e alla vita. Perchè la conoscenza è vita. E conoscere è amare. "Solo l'amare e il conoscere conta" diceva Pasolini. E credo davvero, al di là della storia semplice, delicata, da assolo di piano, che oltre un racconto questo sia un monito, un insegnamento. Scusate se sono poco imparziale in questo commento, ma sono rimasto molto colpito. Col tatto di chi sa e conosce anche le cose più brutte...ma non per questo resta tedioso o rassegnato. Anzi...grazie Ophelia, complimenti!

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