[T] Con i tuoi occhi

Lunedì 15 giugno alle ore 21.00! E siamo alla terza tappa della Quarta Era... Guest star: BARBARA BARALDI! Avrete le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto che potrebbe essere scritto anche in un'ora soltanto, quindi no scuse: gente che ha tempo fino alle 23, gente che arriva alle 23, gente che può starci tutta la sera o gente che scrive dal cellulare facendosi ispirare dagli amici, MINUTI CONTATI VI ASPETTA! Guardate il trailer dell'edizione QUI
Alice Gibellini
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[T] Con i tuoi occhi

Messaggio#1 » martedì 16 giugno 2015, 0:11

Mia madre perse la vista quando avevo diciassette anni. Un giorno qualunque, di quelli che non promettono niente ma, in un secondo, ti tolgono tutto. Vivevamo sole da sempre, strette nella nostra incomunicabilità, nemiche l'una dell'altra e di noi stesse. Lei schiava della sua incapacità di provare sentimenti, io dell'incapacità di riuscire a controllarli. Non si era mai innamorata, nemmeno di mio padre, e trascorreva le giornate divisa tra lavoro, televisione e prodotti di bellezza, con le labbra piegate in un sorriso perenne che sembrava dipinto. Rosa come il colore del rossetto. Nella sua vita il dolore non era contemplato. Per nessun motivo. Io, invece, faticavo a incastrarmi con il mondo e spesso la sofferenza mi paralizzava. Sul mio viso, il trucco era soprattutto quello che mi colava nero dalle guance, e se disegnava dei sorrisi erano appena abbozzati. Mi sentivo come il pezzo sbagliato di un puzzle, finito nella scatola per sbaglio. Di certo non per amore, e forse proprio per questo lo inseguivo come fosse un'ossessione, permettendo a mia madre di chiamarmi debole. Parlavamo lingue diverse e il rumore della televisione era il solo che venisse davvero ascoltato, finché una sera passai davanti alla porta del bagno e la vidi intenta a pulire. Senza guanti né altre protezioni. Aveva un'espressione serena, come al solito.

- Aurora, se vai in cucina mi prendi l'acido muriatico? - mi chiese, passando la spugna bagnata sullo specchio.

Dopo poco tornai con il detergente e una scatola di biscotti. Chiusi la porta della mia stanza e all'improvviso sentii un urlo disumano, tanto che pensai all'aggressione di un ladro. Mi precipitai in bagno e vidi mia madre accovacciata sul tappeto, rannicchiata tra la doccia e il lavabo, con le mani sul viso. Fu così che mia madre perse la vista: mescolando due acidi nel bidè e creando una reazione chimica, come avevo studiato al liceo. I vapori le erano schizzati dritti negli occhi, bruciando l'azzurro quasi trasparente che avevo ereditato, e tutti gli altri colori del mondo. Bruciando ogni forma di luce. Quando tornò a casa dall'ospedale la vidi toccarsi le cicatrici e piangere per la prima volta. Imparai a cucinare, a prendermi cura della casa e anche di lei. A non cedere mai. Trascorso un anno, i medici ci suggerirono di tentare un'operazione che prevedeva l'uso di cellule staminali.

- Tu cosa ne pensi, Aurora? -

- Dovremmo provare - risposi, seduta accanto a lei sul divano.

- Per un anno ho guardato la vita con i tuoi occhi. Mi hai letto libri che non avevo mai sentito nominare, mi sono innamorata di Stefano, pur non avendolo mai visto. Proprio io, che consideravo l'aspetto fisico la cosa più importante. Ho come l'impressione che si sia accesa una luce e… -

- No, mamma - dissi, interrompendola - quella luce c'è sempre stata, dovevi solo vederla. -

- Dovevo vedere te. Con te il buio non esiste. -

Per la prima volta dopo l'incidente, spensi la luce dell'abat-jour e lasciai entrare la notte.

Aveva ragione.

 

Alice Gibellini



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Flavia Imperi
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Messaggio#2 » martedì 16 giugno 2015, 16:52

Ottimo racconto.

Mi ha colpito la descrizione della madre della protagonista e il contrasto fra madre e figlia, una relazione resa realistica dai piccoli gesti e oggetti quotidiani (i biscotti, le pulizie, il trucco), che creano l'ambientazione giusta.

Ho apprezzato la descrizione degli occhi di lei tramite la madre  e l'idea di una cecità fisica come mezzo di "inversione" per acquisire una vista più sottile. Il tema è rispettato in modo originale, tramite una relazione verosimile e interessante.

Punto di vista e tempi verbali mi sembrano esatti, giusto un po' di infodump qui e lì. Mi è piaciuta moltissimo la frase: "il rumore della televisione era il solo che venisse davvero ascoltato", che a mio avviso è tanto di impatto, che avrebbe potuto tranquillamente sostituire le altre frasi più descrittive sulla comunicazione. Non<span style="line-height: 1.5;"> suonava bene invece: "faticavo a incastrarmi con il mondo", avrei usato "nel mondo".  </span>

Piccolo accorgimento tecnico (che ho imparato quest'anno): il trattino a fine dialogo non serve!
Siamo storie di storie

Simone Cassia
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Messaggio#3 » martedì 16 giugno 2015, 17:58

C’è tanta farina in questo sacco e tutta molto buona. La luce sta nella capacità acquisita dalla madre di aprire il proprio cuore alle emozioni e staccarsi dal rumore del mondo e nel riconoscere alla figlia qualcosa che non era stata in grado di vedere fino a quel momento. Forse sarebbe stato bello se anche la figlia avesse imparato qualcosa dalla madre (a parte cucinare e prendersi cura della casa), mi risulta difficile credere che la verità stava tutta dalla parte della ragazza. Il racconto è scritto con cura e risulta convincente. Evidente il taglio femminile (che non è un pregio né un difetto). Mi piace.

Alice Gibellini
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Messaggio#4 » martedì 16 giugno 2015, 19:31

Ciò che ha imparato la ragazza è più che altro "non cedere", è come se la madre (da sempre considerata la parte apparentemente "forte" del rapporto) cedesse a un po' di debolezza lasciandosi curare, e la figlia facesse l'opposto. Grazie mille per i commenti.

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angelo.frascella
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Messaggio#5 » martedì 16 giugno 2015, 23:55

Ciao Alice

Racconto piacevole il tuo, basato sul rapporto difficile fra madre e figlia e poi l’incidente che diviene opportunità di conoscenza. Il rapporto fra le due è descritto accuratamente nella parte iniziale. Per i miei gusti avrei preferito che fosse meno descritto e più vissuto, ma capisco che la mancanza di spazio rendeva difficile questa scelta. Il finale forse mi è sembrato un po’ troppo consolatorio considerando la difficoltà del rapporto fra le due, ma probabilmente anche questo dipende dalla necessità di condensare un anno di vita in poche righe.

A rileggerci

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Daniele_picciuti
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Messaggio#6 » mercoledì 17 giugno 2015, 10:19

Ciao, mi sembra un buon racconto, il rapporto madre-figlia emerge in modo nitido così come la "maniera" in cui viene vissuto da Aurora. Ti segnalo che i trattini non ci vanno a chiusura dialogo (se usi caporali o virgolette alte sì). Forse la frase pronunciata da Aurora mi suona un po' finta "c'è sempre stata ma tu non l'hai mai vista": nel senso che, immaginando un dialogo vero tra madre e figlia, sarebbe suonato più come: "a ma', eri più cieca prima che adesso!" ;)

Comunque un buon lavoro!
Il mondo che ho creato non è solo parte di me, ma esiste, come esiste la fede.

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eleonora.rossetti
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Messaggio#7 » mercoledì 17 giugno 2015, 10:22

Ciao Alice!

Una buona prova. Tema rispettato nell'accezione "ora che ho perso la vista, ci vedo di più" [cit.]. Mi piace come descrivi il rapporto tra madre e figlia (anche io ho apprezzato il dettaglio della televisione come unica cosa "ascoltata"). Forse si poteva guadagnare un po' più di spazio per descrivere il mutamento del rapporto, che da parte della figlia si tramuta in una sola riga (imparare i mestieri di casa ed essere più forte e capace), mentre dalla madre si evince bene dai suoi dialoghi. La madre si è aperta alla figlia, ma anche la figlia ha fatto lo stesso o è soltanto "maturata" a livello personale (e mantenuto un rapporto più "assistenziale" col genitore?) Se ci fosse stato il "doppio senso" più marcato nella descrizione di questa evoluzione del rapporto, il quadro sarebbe stato davvero completo.

Un buon lavoro comunque, i miei complimenti :D
Uccidi scrivendo.

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marco.roncaccia
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Messaggio#8 » mercoledì 17 giugno 2015, 19:43

Ciao Alice,
Il tuo racconto mi è piaciuto soprattutto per come articoli il rapporto tra madre e figlia, seguendo il punto di vista della figlia. In particolare mi è piaciuto come hai reso il senso di inadeguatezza della figlia (il pezzo del puzzle sbagliato). Il tema mi sembra centrato in maniera paradossale (la cecità permette alla mamma di vedere la luce). Trovo anch'io un limite nelle informazioni che fornisci al lettore. Il finale conciliante ci può anche stare, anche se forse avresti dovuto articolare meglio il punto in cui la madre apre gli occhi. In ogni caso una buona prova.

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Linda De Santi
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Messaggio#9 » sabato 20 giugno 2015, 12:04

Ciao Alice! Bel racconto, con uno stile gradevole che invoglia la lettura. Mi è piaciuta la vicenda che hai descritto, dalla quale emergere molto bene l'incomunicabilità che può esserci tra persone fisicamente vicine.
Per un po' ho avuto il dubbio che a far perdere la vista alla madre sia stata proprio la figlia, che le porta un detergente che provoca una reazione chimica ("come avevo studiato al liceo"), ma non mi sembra che emergano particolari che rivelino che la protagonista sia una potenziale psicopatica :)
Il finale appare forse un po' affrettato, in poche righe sappiamo che la madre è cambiata radicalmente riuscendo perfino a innamorarsi. D'altronde in 3000 caratteri tutto non ci può stare, e tu comunque non te la sei cavata male con la gestione degli spazi.

Una buona prova, brava!

Fernando Nappo
Messaggi: 584

Messaggio#10 » lunedì 22 giugno 2015, 17:17

Ciao Alice,
un racconto molto lineare, senza sorprese e che conduce a un finale forse un po' troppo buonista e prevedibile.
Ho trovato un pochino scontato il tema del cieco che ci vede meglio di quando aveva la vista. Il racconto comunque è ben scritto, anche se il rapporto tra le due si risolve troppo in fretta, ma i pochi caratteri a disposizione rendono difficile condensare un anno di vita tra due personalità in conflitto.



carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#11 » martedì 23 giugno 2015, 13:37

Ciao Alice.
Il tuo racconto è molto toccante, la contrapposizione tra i due personaggi mi piace molto. La cecità della madre sembra quasi effetto del karma, lei che ha sempre badato alla bellezza, che non si è mai lasciata andare, si è ritrovata a non potersi guardare più e a dovere vedere il mondo con gli occhi di sua figlia. Mi piace che abbiano recuperato il loro rapporto in seguito all’incidente, quasi come fossero costrette. Ma tutto è stato una rivelazione: sua figlia è la sua stessa luce.
Mi sei piaciuta, good job.

Omaima Arwen
Messaggi: 45

Messaggio#12 » venerdì 26 giugno 2015, 16:27

Ciao Alice! Il tuo racconto si attiene al tema prestabilito. Ho apprezzato l'idea dello sviluppo dell'ambientazione e dei personaggi, che trasmettono un quadro piuttosto definito della situazione. Il testo è scritto con accuratezza e il risultato è abbastanza convincente. L'impressione di forza che scaturisce la figlia, prendendosi cura della madre e non cedendo è davvero interessante...

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antico
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Messaggio#13 » sabato 27 giugno 2015, 15:14

Benvenuta a Minuti Contati! Un racconto molto "sentito". Il tema è utilizzato bene, la lettura piacevole e il rapporto tra madre e figlia ben delineato anche se nella sua risoluzione può apparire troppo forzato, evidentemente limitato dai caratteri a disposizione. Forse c'è troppo tell qui, poco show... Credo che proprio partendo da questa considerazione potresti migliorare parecchio il testo utilizzando qualche caratteri in più e pertanto ti attendo nel mio Laboratorio. Il mio giudizio è un pollice NI che tende verso l'alto.

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