[V] OMBRE
Inviato: martedì 16 giugno 2015, 0:34
OMBRE
Eccoti ancora lì!
Cosa credi, vecchia megera? Credi forse che non ti veda lì, dietro le serrande abbassate, mentre mi spii, mentre cerchi di controllare ogni mio movimento?
La tua ombra ti tradisce! Sì, la luce della lampada fa intravedere la tua sagoma tra le fessure delle serrande: non sei furba come credi!
O forse tu vuoi che intuisca la tua presenza, il tuo occhio su di me, vuoi vedere il mio terrore ed è per questo che non spegni mai quella dannata luce?
Ti sei mossa! Ti ho visto sai! Che ti succede: l’arietta di questa sera ti infastisce?
Un tempo, era tutto più semplice per te, vero?
Mio marito ti aveva avvisato di lasciarci in pace, aveva anche affrontato il tuo caro Franco: “Se non la smettete di spiarci e parlare male di noi in paese, ve ne pentirete!”
Ma voi, convinti della vostra superiorità, ci avete querelati!
Poi avete iniziato con i dispetti. Una volta era la spazzatura sparsa davanti al portone per occultare il fatto di aver frugato nella nostra differenziata per trovare ricevute, documenti e quant’altro vi potesse permettere di sapere di più sul nostro conto, un’altra erano i panni stesi in giardino inzaccherati dalle zampe del vostro gattaccio, altre volte ti ho visto prendere accordi col postino per appropriarti della nostra posta.
E ogni volta che passeggiavi nella stradina che separa le nostre case facevi finta di guardare da un’altra parte, ma io lo so che ci stavi spiando…
E dicevi in giro di aver paura di me! Ti rendi conto? Dicevi che ero paranoica!
Poi avete fatto piazzare quelle telecamere tutto intorno a casa. Sistema di allarme, dicevate. Ma io lo sapevo che ci stavate riprendendo, che volevate dimostrare che io ero una pazza alcolizzata! Come se io fossi tanto stupida da bere alla luce del sole… e come se bere qualche bottiglia di liquore fosse alcolismo!
A quel punto ho detto a Giacomo: “O fai qualcosa o io impazzisco!”
Te lo ricordi quell’ometto minuto, gracile e remissivo che vi viene incontro nel campo dove stavate raccogliendo la cicoria e, senza una parola… pum, pum: due colpi, uno dritto in fronte a Franco. E tu che urli e tenti di scappare e pum… pum… due regali anche per te.
E tu, brutta troia, ti sei finta morta, riuscendo a salvarti e far arrestare il mio povero marito!
Dovevi morire, stronza, non sopravvivere sulla tua sedia a rotelle per continuare a spiarmi da quella finestra!
Smettila di guardarmi!
No, non ti darò la soddisfazione di vedermi ora che ho sistemato la corda alla trave, no, lascia pure la tua luce accesa: io spegnerò la mia e tu non potrai goderti lo spettacolo…
Eccoti ancora lì!
Cosa credi, vecchia megera? Credi forse che non ti veda lì, dietro le serrande abbassate, mentre mi spii, mentre cerchi di controllare ogni mio movimento?
La tua ombra ti tradisce! Sì, la luce della lampada fa intravedere la tua sagoma tra le fessure delle serrande: non sei furba come credi!
O forse tu vuoi che intuisca la tua presenza, il tuo occhio su di me, vuoi vedere il mio terrore ed è per questo che non spegni mai quella dannata luce?
Ti sei mossa! Ti ho visto sai! Che ti succede: l’arietta di questa sera ti infastisce?
Un tempo, era tutto più semplice per te, vero?
Mio marito ti aveva avvisato di lasciarci in pace, aveva anche affrontato il tuo caro Franco: “Se non la smettete di spiarci e parlare male di noi in paese, ve ne pentirete!”
Ma voi, convinti della vostra superiorità, ci avete querelati!
Poi avete iniziato con i dispetti. Una volta era la spazzatura sparsa davanti al portone per occultare il fatto di aver frugato nella nostra differenziata per trovare ricevute, documenti e quant’altro vi potesse permettere di sapere di più sul nostro conto, un’altra erano i panni stesi in giardino inzaccherati dalle zampe del vostro gattaccio, altre volte ti ho visto prendere accordi col postino per appropriarti della nostra posta.
E ogni volta che passeggiavi nella stradina che separa le nostre case facevi finta di guardare da un’altra parte, ma io lo so che ci stavi spiando…
E dicevi in giro di aver paura di me! Ti rendi conto? Dicevi che ero paranoica!
Poi avete fatto piazzare quelle telecamere tutto intorno a casa. Sistema di allarme, dicevate. Ma io lo sapevo che ci stavate riprendendo, che volevate dimostrare che io ero una pazza alcolizzata! Come se io fossi tanto stupida da bere alla luce del sole… e come se bere qualche bottiglia di liquore fosse alcolismo!
A quel punto ho detto a Giacomo: “O fai qualcosa o io impazzisco!”
Te lo ricordi quell’ometto minuto, gracile e remissivo che vi viene incontro nel campo dove stavate raccogliendo la cicoria e, senza una parola… pum, pum: due colpi, uno dritto in fronte a Franco. E tu che urli e tenti di scappare e pum… pum… due regali anche per te.
E tu, brutta troia, ti sei finta morta, riuscendo a salvarti e far arrestare il mio povero marito!
Dovevi morire, stronza, non sopravvivere sulla tua sedia a rotelle per continuare a spiarmi da quella finestra!
Smettila di guardarmi!
No, non ti darò la soddisfazione di vedermi ora che ho sistemato la corda alla trave, no, lascia pure la tua luce accesa: io spegnerò la mia e tu non potrai goderti lo spettacolo…