[E] Se solo avessi - Adriano Muzzi

Lunedì 15 giugno alle ore 21.00! E siamo alla terza tappa della Quarta Era... Guest star: BARBARA BARALDI! Avrete le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto che potrebbe essere scritto anche in un'ora soltanto, quindi no scuse: gente che ha tempo fino alle 23, gente che arriva alle 23, gente che può starci tutta la sera o gente che scrive dal cellulare facendosi ispirare dagli amici, MINUTI CONTATI VI ASPETTA! Guardate il trailer dell'edizione QUI
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Adry666
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[E] Se solo avessi - Adriano Muzzi

Messaggio#1 » martedì 16 giugno 2015, 0:35

Nel paese puoi trovare almeno una luce che rimane accesa tutta la notte: la mia. Non è abbastanza forte da oscurare le stelle, ma è sufficiente per consolare chi ha paura del buio, o almeno dovrebbe esserlo per te.
Scrivo queste righe seduto sulla tua sedia. Vedi? Non mi tremano più le mani, e i ricordi scorrono fluidi come i rivoli d'acqua negli scivoli dei parchi estivi; quei parchi che ti piacevano tanto, ti facevano ridere, ma ti facevano anche paura: ti ricordi? Mi stringevi forte la mano prima di lanciarti giù.
Poi le cose precipitarono, senza freno e senza una ragione. Iniziai a considerarti uno sbaglio, una mia frivola debolezza e tu diventasti il parafulmine della mia rabbia incandescente.
Quando scappavo da te mi chiedevi sempre di lasciare almeno accesa la luce del cancello: non lo facevo mai, ero sempre troppo occupato a pensare come rendermi la vita più difficile. Rincasavo sempre più tardi, come quando si ha una malattia che peggiora ogni giorno, e ti vedevo correre verso di me: spalancavi l'uscio, saltavi i tre gradini prima del viottolo e piombavi sulla strada veloce come un centometrista.
Mi abbracciavi sul divano e ci addormentavamo insieme: io affogavo nei miei incubi e tu volavi nelle terre dolci e colorate dei tuoi sogni infantili.
Anche "quella sera" si stava ripetendo tutto, ma quando uscisti in strada non c'ero io che parcheggiavo, ma un auto rossa e veloce, con i fari abbaglianti come stelle. Ci fu un tonfo sordo, una frenata stridula e odori metallici nauseanti.
Adesso le lacrime mi rigano il viso reso ispido dalla barba incolta come sciatori che solcano la neve fresca, e riesco a immaginare come sarebbe stata la nostra vita se…
… se solo avessi lasciato accesa quella "luce", se solo avessi capito che l'odio che provavo per te era solo repulsione verso me stesso, verso tutti i miei sogni irrealizzati, verso tutti i miei rimorsi e le cose non dette. Sì, non riuscii a dire mai "ti amo" nemmeno a tua madre. Ma non se ne andò per quello, probabilmente se ne andò perché iniziai a bere per trovare una scusa obnubilante alla mia ignavia.
Vedi, bambino mio, non c'è niente di più facile per l'uomo che inventare scuse, e poi è come un vortice che ti risucchia in un mondo sotterraneo di apatia, di visioni grigie, di paure insensate; alla fine si arriva ad avere paura della paura. E tutto si paralizza come un insetto che cade in un catino pieno di melassa.
Se solo tu fossi ancora qui, ti racconterei delle storie di pirati e marinai, di mondi lontani e magici, ti carezzerei i capelli sussurrandoti nelle orecchie e cercherei di riempire i tuoi sogni di cose fantastiche. Ma soprattutto proverei a riempire le tue ore di veglia con la presenza di una persona che ti vuole bene, e che "c'e" quando ne avresti più bisogno.
Se solo avessi lasciato accesa quella luce ora tu saresti qui con me a parlare di supereroi e di figurine di calciatori.
Adesso quella luce la lascerò comunque sempre accesa. Per te.
Questa è la mia speranza e la mia condanna.



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Callagan
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Messaggio#2 » martedì 16 giugno 2015, 17:41

Ciao Adriano.
Che piacevole sorpresa questo tuo racconto. Completamente diverso, nel genere e nella struttura, da quello della passata edizione. Hai dimostrato di saperti destreggiare bene in più genere e, in questo caso, a mio parere centri il bersaglio!
Mi è piaciuta molto la storia che delinei... emerge il sentimento, il rimorso e il dolore del padre. Con pochi dettagli ben gestiti fai capire al lettore quello che è avvenuto nel passato. E l'immagine del padre che scrive la sua dedica al figlio perduto è ben vivida. La voce narrante è bella presente.
Che dire... anche questa volta mi sono piaciute le immagini che hai evocato con le tue perifrasi. Bravo!

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Adry666
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Messaggio#3 » martedì 16 giugno 2015, 18:01

Ciao Callagan,

ben trovato anche a te!  :-)))

Grazie per la recensione e soprattutto per gli apprezzamenti!!

Sì, in effetti ho ragionato molto sul titolo e mi sono fatto guidare dal cuore. Si vede che sono padre?  :-)) Un anno fa ho rischiato (poi è andato tutto bene) di perdere mio figlio piccolo per un incidente, sono cose che ti scavano dentro e ritornano a galla appena possono... mondi neri e terrificanti, di quella forza negativa che ti può uccidere lasciandoti vivo... Mi è bastato fare dei piccoli collegamenti e pensare l'impensabile e le parole sono uscite da sole

Grazie ancora :-))

A presto

Ciao

Adriano

Emiliano Grisostolo
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Messaggio#4 » martedì 16 giugno 2015, 19:21

Adriano, a parte alcune parole troppo ricercate come obnubilante e ignavia, che a mio avviso rallentano a tratti la lettura di questo piacevole racconto, il testo scorre veloce in un flusso di pensieri continuo e profondo, dove si sente la malinconia, e si riconosce il dolore di un padre per la perdita di un figlio.

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Adry666
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Messaggio#5 » martedì 16 giugno 2015, 19:41

Ciao Emiliano,

grazie per la recensione. Più che parole ricercate, ieri sera ero obnubilato io stesso dal "grande sonno", come direbbe Sorrentino :-)))

Grazie per gli apprezzamenti!

 

A presto

Ciao

Adriano

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alberto.dellarossa
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Messaggio#6 » martedì 16 giugno 2015, 19:46

Ciao Adriano.

Il tuo racconto ha delle potenzialità enormi. Sei riuscito a mettere quasi perfettamente in pratica l'esercizio della reminiscence proustienne, e si sente.

Faccio un passo indietro: mentre leggevo il tuo racconto avevo la bocca dello stomaco chiusa. Per me che ho avuto una storia familiare un po' particolare (non terribile, nemmeno brutta, ma sicuramente non ordinaria) il mood del racconto è stato una pugnalata al cuore. Sensazioni simili le ho provate guardando "Nel paese delle creature selvagge". Questo vuol dire inequivocabilmente una cosa, ovvero che sei riuscito a rendere fruibile ad altri la reminiscence di cui parlo sopra - a me più che ad altri perché ho trovato dei punti di contatto col mio vissuto - e il segreto è stato proprio l'aver attinto a certi abissi che hai provato in prima persona. Quindi, per questo aspetto BRAVO, ma soprattutto fai tesoro di questa esperienza scrittoria. Il medesimo utilizzo della reminiscence mi è valso in altri concorsi grandi soddisfazioni (fra tutti il 3° posto al 300 parole del 2012), e se ha funzionato per me, fidati, può funzionare per chiunque. Detto questo però devo bacchettarti su un altro aspetto, altrettanto importante, ovvero la coerenza interna della psicologia di un personaggio. Dal racconto si può intuire che padre sei tu, in tutte le parti migliori del narratore: il problema è quando il personaggio si distacca da te e aggiungi l'elemento di dramma, ovvero l'errore del padre. Il tuo personaggio si comporta in maniera schizofrenica in diversi punti, il più macroscopico dei quali è descritto nel comportamento scisso: lontano, distante e tormentato nell'allontanamento e amorevole e dolce nel ritorno. Solo l'appunto sul sonno pieno di incubi raddrizza un poco la stortura narrativa. Problema di coerenza interna è anche il linguaggio, troppo forbito per un narratore nelle condizioni emotive del tuo protagonista. Se il racconto fosse stato narrato in 3 persona allora avresti potuto usare uno stile alto come quello che hai usato ma, trattandosi di una narrazione diretta e in prima persona, lo stile stride. Racconti la storia di un padre distrutto, in lutto perenne, che vive un dramma reale e quotidiano - è improbabile che si perda in certi preziosismi.

Bada che questi appunti non sono per affossare il racconto, sono solo la differenza che manca tra il tuo racconto e un racconto ai limiti della perfezione. La tua prova è, al netto delle mie osservazioni, decisamente buona, e ti vale una posizione decisamente alta nella mia classifica.

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Adry666
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Messaggio#7 » mercoledì 17 giugno 2015, 11:47

Ciao Alberto,

ben ritrovato! Grazie per la recensione, e grazie soprattutto per l'arduo accostamento a Proust :-))) In effetti è un modus di scrittura che difficilmente può fallire: è una specie d'intervento a cuore aperto che produce i suoi effetti, almeno sulle persone sensibili. Difficile trovare il momento di "flusso" di coscienza, non sempre il canale è aperto... Io, nel mio piccolo, sono un runner (gareggio sui 5000 metri)  e durante la corsa, allenamento o gara, l'esperienza mistica si verifica solo quando si entra in "flusso" che è una sorta di stato di grazia in cui il corpo, la coscienza (o meglio il sub-inconscio) e la mente razionale lavorano all'unisono. E' uno stato molto simile a quello della meditazione raccontato da alcune discipline /religioni: la coscienza si svuota e si ha un senso di "unione" con il mondo naturale che ci circonda. Secondo me anche nella scrittura a volte si raggiunge uno stato di flusso che non va interrotto o razionalizzato ma solo "sfruttato".

Mi dispiace per l'esperienza personale, spero che adesso vada tutto bene, ti capisco bene.

Non conosco il film che hai citato, lo deve vedere al più presto!

Grazie per i consigli di scrittura, ne faccio tesoro per i prossimi racconti. La schizofrenia in parte è stata voluta perché penso che anche nei casi peggiori ci sia sempre un'oscillazione continua sull'orlo della coscienza, difficile essere totalmente cattivi o buoni, specialmente quando si tratta di un figlio.

A presto

Ciao

Adriano

 

sharon.galano
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Messaggio#8 » venerdì 19 giugno 2015, 22:36

Ciao Adriano,
è stato un piacere leggere il tuo racconto. Il tema c'è e fa scintille.
La scelta della prima persona crea empatia nel lettore. Compassione è la parola giusta. Ci sono passaggi in cui le scuse di questo padre diventano universali.
Ma lo stile perde la sua efficacia quando ti soffermi troppo su parole ricercate. Consiglierei di pulire un po' il testo, tagliando. Attento anche a un eccessivo utilizzo di metafore. Se ne scrivi cinque attorno a una veramente bella, quella finirà per perdere la sua efficacia. Concentrati sulla migliore, e lasciala sola, perfetta.
Anch'io devo farti i complimenti per come hai affrontato questa sfida a differenza della precedente. Hai davvero fatto passi da gigante.
Spero di rileggerti,
a presto

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Adry666
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Messaggio#9 » sabato 20 giugno 2015, 0:20

Ciao Sharon,

grazie per la recensione, e grazie per gli apprezzamenti, e soprattutto per i preziosi consigli. Ci lavorerò sopra al più presto.

Anche io spero di rileggerti presto.

Ciao. Adriano

luca.pagnini
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Messaggio#10 » sabato 20 giugno 2015, 18:13

Ciao Adriano!
In un racconto “epistolare” come questo, secondo me, ciò che conta sopra ogni cosa, anche sopra agli avvenimenti narrati, è lo stile usato. Purtroppo in questo caso il tentativo non mi ha soddisfatto, perché se la vicenda sarebbe riuscita a toccarmi, lo stile usato mi ci ha allontanato. La scelta della narrazione in prima persona forse è l’elemento determinante: un narratore esterno che raccontasse gli stessi eventi usando termini come “obnubilante” e “ignavia”, o frasi come “una frenata stridula e odori metallici nauseanti”, forse sarebbe da encomiare (andrebbe comunque visto il risultato complessivo); di sicuro gli stessi termini e frasi, usati da un padre che si rivolge direttamente a un figlio morto in un incidente di cui si ritiene corresponsabile, hanno avuto su di me l’effetto contrario. Anzi, di più, l’uso di tale linguaggio in prima persona ha annullato la mia sospensione dell’incredulità, di conseguenza mentre leggevo non partecipavo alla sofferenza del padre, ma consideravo quanto fosse colto l’autore. Tema azzeccato e racconto con potenziale, ma espresso in maniera inadeguata.

LuanaMazzi
Messaggi: 15

Messaggio#11 » lunedì 22 giugno 2015, 16:47

Ho provato a capire cosa non ho capito del tuo scritto, è come una lettera scritta al figlio che non c'è più , o magari forse come dei pensieri di un padre che si sente colpevole per le sue mancanze e fin qua tutto ok. Non ho capito perché lui si rammarica tanto per la luce che non ha lasciato accesa... da quanto ho capito il bambino scende in strada perché crede che il padre stia rientrando da lavoro, ma la macchina in questione non è la sua e non fermandosi in tempo è inevitabile un incidente. Il padre si rammarica perché se forse avesse lasciato la luce accesa le cose sarebbero andate diversamente, ma non l'incidente in se per se. La luce accesa l'avrebbe dovuta lasciare quando rincasava prima e lasciava il piccolo fuori o sono io che non ci ho capito niente? Una frase mi ha davvero stonato

perché iniziai a bere per trovare una scusa obnubilante alla mia ignavia.


Sono pensieri o parole rivolte al figlio, usare termini così arzigogolati mi ha stonato enormemente.

 

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invernomuto
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Messaggio#12 » mercoledì 24 giugno 2015, 1:59

Ciao Adriano.
Il tuo racconto riesce, al netto della forma forse eccessivamente ricercata, a giungere con il suo contenuto emozionale e a rilasciare un bombardamento a tappeto di empatia.
La scelta di affrontare questo tema in modo così sentito e personale, sviluppandolo tramite una missiva è, secondo me, una scelta assolutamente vincente e che è riuscita a colpirmi in prima persona; personalmente credo che in un racconto breve la capacità di tirare un destro allo stomaco senza preavviso sia una delle qualità più ricercate per cui non posso che elogiare te e la tua opera.

Complimenti, prova di grande impatto, non vedo l'ora di rileggerti.

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antico
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Messaggio#13 » giovedì 25 giugno 2015, 11:55

Un racconto doloroso. Riesci a fare empatizzare il lettore, a renderlo partecipe del dolore di quest'uomo che aveva tutto e non lo sapeva e che ora che non ha più nulla vive di ricordi tenendo accesa una luce che, si spera, non gli permetterà di essere di nuovo cieco in futuro. Il tema è ben declinato. Ci sono molti refusi sparsi, ma non tendo a considerarli più di tanto, a meno che non siano reiterati, in prove a tempo quali Minuti Contati. Un pollice SU per me.

Giulio_Marchese
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Messaggio#14 » giovedì 25 giugno 2015, 22:17

Ciao Adriano.

Mi piace molto come riesci a trasportare chi legge nella storia un passo alla volta. Inizialmente pensavo si trattasse di una storia d'amore finita male e stavo già sbuffando. Poi però sono rimasto piacevolmente sorpreso. Il dramma familiare è palpabile e non si può che provare pietà per questo padre che si incolpa della morte del figlio. Alcune parole sono poco ricercate perché sono troppo ricercate. Voglio dire che sono le parole che meglio descrivono i sentimenti dell'uomo ma non sono adatte al ritmo del racconto. Il flusso di pensieri secondo me dovrebbe essere caratterizzato dall'uso di parole comuni. Quindi forse avresti dovuto cercare dei sinonimi che si adattassero meglio allo stile di narrazione scelto. Ma tant'è. Complimenti.

FrancescoIorio
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Messaggio#15 » venerdì 26 giugno 2015, 17:08

"Se solo avessi" di Adriano Muzzi
Ciao Adriano.
Hai applicato il tema ad una situazione realistica, hai narrato come se la storia fosse davvero accaduta e quindi sei riuscito a trasmettermi tutta una serie di emozioni. Oltre la scelta del genere, della prima persona, del lessico, mi sento soprattutto di commentare la tua capacità empatica e di elogiarla. Non vedo l'ora di rileggere qualcos'altro.
Alla prossima

enrico.nottoli
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Messaggio#16 » venerdì 26 giugno 2015, 18:49

Ciao Adriano,
hai scritto sicuramente un bel testo, ricco di immagini e di emozioni. L’unica cosa che ho da rimproverarti (a mio avviso chiaramente) è la mancanza di una messa a fuoco precisa nei confronti dell’uditore del tuo personaggio, quindi il figlio. Nella maggior parte del racconto riesci a far dialogare bene il protagonista col figlio ma a volte cadi in frasi decisamente eccessive come: “Adesso le lacrime mi rigano il viso reso ispido dalla barba incolta come sciatori che solcano la neve fresca”. Stonano molto, specie in un racconto introspettivo come questo. Un padre che dialoga col figlio morto non credo che userebbe questi termini.
Per il resto un lavoro molto buono.
Ciao :)

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