[T] Mia madre, di Omaima Marfoq

Lunedì 15 giugno alle ore 21.00! E siamo alla terza tappa della Quarta Era... Guest star: BARBARA BARALDI! Avrete le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto che potrebbe essere scritto anche in un'ora soltanto, quindi no scuse: gente che ha tempo fino alle 23, gente che arriva alle 23, gente che può starci tutta la sera o gente che scrive dal cellulare facendosi ispirare dagli amici, MINUTI CONTATI VI ASPETTA! Guardate il trailer dell'edizione QUI
Omaima Arwen
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[T] Mia madre, di Omaima Marfoq

Messaggio#1 » martedì 16 giugno 2015, 0:57

Buio, solo oscurità intorno a me. Inizio a correre finché vedo una luce in lontananza, stringo gli occhi per vedere meglio, riesco a focalizzare una donna che cammina in direzione di quella luce, volge lo sguardo su di me, mi sorride, ed è da quel sorriso che comprendo che la donna in questione è mia madre. “Mamma!!!” le grido” Stai attenta!”. Ma è troppo tardi, un auto le si piomba addosso, portando il suo corpo inerte a qualche metro di distanza da me. Inizio a correre verso di lei, mi siedo a terra e sorreggo la sua testa. “Emma, non c’è niente da fare…” mi dice mamma in un sospiro, portandosi la mano al petto. Sangue. Vedo solo sangue. Ovunque. Inizio a piangere “Vedrai che andrà tutto bene. Vedrai”Mamma mi fissa dritto negli occhi, mi perdo per un attimo nei sui occhi azzurri, naufrogo in essi per cercare una soluzione.

“Oh cavolo! Non volevo….”una voce alle nostre spalle interrompe il nostro legame visivo. Mi giro e guardo quell’uomo con puro disprezzo. “Brutto stronzo! Come hai potuto!”.“Te l’ho detto,non era mia intenzione. Oggi ho bevuto un po’ troppo… mi dispiace” poi senza aggiungere altro ci lascia sole, in una città che continua a vivere indifferente, senza neanche accorgersi degli avvenimenti che accadono intorno ad essa.Mi guardo intorno,osservo il paesaggio che prima non avevo notato, il cielo è completamente nero e le poche nuvole presenti formano immagini terrificanti.La mia attenzione si poggia sul grande albero situato al fianco di mia madre, è un salice, grande, maesteso e luminoso, sembra proteggerla. “Emma,ricorda che io ci sarò sempre, anche se non riuscirai a vedermi, io sarò qui con te” Mi disse, porgendo la mano all’altezza del mio cuore. “No! Non puoi farmi questo!” urlo, piangendo.“Non fare così, ti prego -una pausa- tieni, porta questa al collo, così ricorderai che sarò con te, sempre” Si tolse la collana che portava sempre al collo e me la porse, la mise attorno al mio collo con delicatezza, mi sorrise e in seguito mi gettai su di lei per un ultimo abbraccio. Poi un frastuono tremendo e un’ondata di vento improvviso. Un ultimo sguardo a mia madre e poi al salice, che inizia ad agitare i suoi rami. E poi luce.

Mi alzo di soprassalto, tutta sudata, è dalla morte di mia madre che sogno sempre quel dannato incidente.Vado subito in bagno a lavarmi la faccia con acqua gelida. Mi guardo allo specchio, i miei occhi blu si stanno pian piano spegnendo, stanno perdendo quella luce che possedevano, quella luce che mia madre mi donava ogni giorno con i suoi sorrisi, con le sue gesta, con il suo esserci.Mi manca tremendamente. E il solo pensiero di non poterla mai più vedere mi fa star malissimo. Cado a terra e inizio a piangere, non posso crederci! Chiudo gli occhi, ricordo l’ultimo sorriso che mi donò e faccio un grande respiro.Dove andare avanti, dove farlo.La radio si accende all’improvviso:”There is a light that never goes out” dice l’ultimo frase, era la canzone preferita di mia madre. Porto alla mano la collana che mi aveva dato, emette luce, adesso so che mia madre non mi ha ancora lasciata e che mai lo farà.



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Flavia Imperi
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Messaggio#2 » martedì 16 giugno 2015, 9:11

Allora, abituiamoci a commentare!

L'incipit a mio avviso è forte ed evocativo, mi ha tirata subito dentro al racconto, peccato poi per la frase "ed è da quel sorriso che comprendo che la donna in questione", una spiegazione che interrompe il ritmo. Ci sono diverse frasi di spiegazione che tolgono pathos, come  "è dalla morte di mia madre che...".

Bella l'immagine delle nuvole e del salice, l'atmosfera onirica è resa bene da questi e altri elementi e fa immaginare di essere lì, mi hanno infastidita però gli errori di grammatica e punteggiatura che rompono un po' il ritmo della lettura (soprattutto a chi è abituato a scovare i suoi e ha sviluppato una vena nazista su questo fronte :P ).

Anche i tempi verbali cambiano, il sogno è prima al presente, poi al passato.

Mi è piaciuta la canzone come "risposta" della madre, che centra il tema, anche se l'elemento surreale della luce sembra un po' buttato lì.

Nonostante l'espediente dello specchio, la frase "i miei occhi blu si stanno piano piano spegnendo" ha stonato mentre leggevo, forse l'avrei giocato in un altro modo l'accenno di descrizione fisica, o l'avrei saltato del tutto.

Il punto di vista mi sembra coerente, ottima la scelta della prima persona e della presa diretta per il tipo di racconto, che però a mio avviso pecca per quanto riguarda l'infodump e la grammatica.
Siamo storie di storie

Simone Cassia
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Messaggio#3 » martedì 16 giugno 2015, 10:56

L’incipit è sicuramente pregnante, ad un livello più alto rispetto al resto della storia che secondo me inizia a perdersi dalla comparsata piuttosto superflua dell’investitore che aggiunge poco alla narrazione e ti fa prendere quei sei punti di malus. Bella la discesa nel sogno con il cielo nero che carica anche il lettore dell’inquietudine che vive la protagonista. Riguardo il tema del contest direi che è stato più o meno centrato anche se la luce interiore della protagonista sembra si stia piuttosto spegnendosi pian piano.

Alice Gibellini
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Messaggio#4 » martedì 16 giugno 2015, 15:11

Il racconto rispetta il tema assegnato. Ho trovato lo stile un po' acerbo e ancora da perfezionare. Alcune frasi andrebbero riviste per pulire il testo da refusi ("un auto" senza apostrofo, "sui occhi"), ripetizioni ("Mamma mi fissa dritto negli occhi, mi perdo per un attimo nei sui occhi"), ed errori di sintassi. Nella trama, purtroppo, non trovo elementi di particolare originalità, mi riferisco principalmente all'espediente del sogno e alle battute di dialogo, che sembrano ricalcare qualche cliché già noto.

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eleonora.rossetti
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Messaggio#5 » mercoledì 17 giugno 2015, 8:37

Ciao Omaima!

Il tema del contest traspare appieno dal tuo racconto, le note dolenti (anche per me nel dirle) sono nella resa. Molti errori, refusi e ripetizioni mi hanno resa un po' zoppicante la lettura... non ci do enorme peso perché conosco quanta fretta si ha a Minuti Contati ma, come per tutti i racconti in gara, è sempre un metro di valutazione. La presenza dell'automobilista mi è parsa un po' "buttata lì", e anche il suo dialogo rimane "finto", forse l'intento tuo era mostrare la stessa indifferenza che poi attribuisci al resto della città, ma a questo punto avrebbe avuto più senso non farlo parlare proprio e farlo rimontare in macchina, avrebbe avuto più effetto (IMHO ^^ ). Bella l'immagine del salice, l'ho apprezzata.

Sul finale lo stile risulta un pochino "scivoloso", nel senso che abusi un poco di virgole per separare concetti che avrebbero avuto più risalto se mantenuti ciascuno in una frase a sé stante.
Uccidi scrivendo.

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marco.roncaccia
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Messaggio#6 » mercoledì 17 giugno 2015, 9:09

Ciao Omaima Marfoq,
Il tema del contest è centrato più volte, la collana che emette luce, la luce degli occhi di madre e figlia e la canzone degli Smiths tengono accesa la luce dell’amore per la madre ben oltre la morte di questa. Il racconto però risulta un po’ piatto. Ci metti di fronte a un incubo che ci fa rivivere la morte della madre in un incidente stradale (a cui peraltro la canzone degli Smiths fa riferimento) ma la tensione dal punto di vista del ritmo e dello stupore non sale mai. Le informazioni che fornisci sono troppe e spezzano il ritmo e i dialoghi non brillano per originalità. Una cosa che mi ha colpito è la presenza attiva della madre nel finale (se non ho capito male c’è il suo zampino ad accendere la radio). Fossi in te svilupperei maggiormente questa parte ed anche la trasmissione della luce attraverso gli occhi. Di solito non amo fare il grammatico e valuto soprattutto le idee e la loro resa però un maggiore controllo del testo non guasterebbe. A rileggerti.

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Daniele_picciuti
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Messaggio#7 » mercoledì 17 giugno 2015, 9:37

Dunque, secondo me questo testo ha molte cose che non vanno. Al di là della storia, che ha una sua valenza, ci sono troppi errori. Tempi verbali che si alternano senza motivo, punteggiatura un po' alla rinfusa, parole attaccate al punto precedente, alcuni errori proprio di digitazione delle parole. Insomma, un controllo prima di pubblicare andrebbe fatto. Uno o due refusi ci stanno, ma io non riuscivo a leggere senza incappare in un errore. Veniamo alla storia: la struttura funziona, si parte dal sogno, passando per il risveglio, la presa di coscienza, la "spiegazione"/rivelazione (occhi, qui ci torno) e la chiusura tutto sommato positiva. Perché dico spiegazione/rivelazione. Perché tu hai attuato la prima invece della seconda. Anziché spiegare al lettore cos'è accaduto avresti dovuto mostrarlo (per es. un flashback dell'incidente o una frase/ricordo mostrata e non spiegata). Minuti Contati è utile a migliorarsi, spero di esserti stato utile. :)

 
Il mondo che ho creato non è solo parte di me, ma esiste, come esiste la fede.

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angelo.frascella
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Messaggio#8 » mercoledì 17 giugno 2015, 23:04

Ciao Omaima.

Ricordo in uno dei tanti consigli per aspiranti scrittori, uno che diceva una cosa del tipo: "dei sogni del tuo personaggio al lettore non interessa nulla". Forse messa giù così è un po' estrema, ma personalmente non amo eccessivamente i racconti basati su sogni (forse perché mi bastano i miei fantasiosi, confusi e agitati).
Mi sarebbe piaciuto di più che la prima parte si basasse su flashback o qualche altro espediente. A parte questo, ci sono diversi problemi (tempi che saltano, stile un po' piatto e spazi mancanti e punteggiatura non curata). Perché non provi a riscriverlo con più attenzione ed eliminando l'elemento onirico?

A rileggerci

Omaima Arwen
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Messaggio#9 » giovedì 18 giugno 2015, 19:58

Grazie per i commenti, cercherò di migliorare!

Fernando Nappo
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Messaggio#10 » venerdì 19 giugno 2015, 16:55

Ciao Omaima.
Devo ammettere che il tuo racconto non mi ha preso molto, a partire dal titolo, letto il quale mi si è subito formata in testa l'immagine del tunnel con la classica luce in fondo, e un narratore che piange la perdita di qualcuno, la madre, appunto. Credo che, nel tuo caso, il titolo penalizzi il racconto.
Poco originale, a mio parere, l'utilizzo del sogno, tra l'altro raccontato in parte al presente e in parte al passato, così come l'apparizione del guidatore, forse inutile.
Qualche frase un po' abusata(Sangue. Vedo solo sangue. Ovunque. ma anche in una città che continua a vivere indifferente, senza neanche accorgersi degli avvenimenti che accadono intorno ad essa.) e diversi refusi nei dialoghi e nella punteggiatura.

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Linda De Santi
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Messaggio#11 » lunedì 22 giugno 2015, 11:13

Ciao Omaima! Le osservazioni che volevo farti (tempi verbali sbagliati, stile da perfezionare, ecc.) te le hanno già fatte gli altri gladiatori, per cui non mi ci soffermo.  Mi sembra che non sia stato detto che i dialoghi suonano inverosimili, anche se siamo in un sogno (in fondo il lettore lo scopre solo alla fine): il fatto che la madre dica alla protagonista "ricorda che io ci sarò sempre, anche se non riuscirai a vedermi, io sarò qui con te" suona un po' frase fatta. Un consiglio: prova a recitare ad alta voce i dialoghi subito dopo che li hai scritti e senti come ti suonano ;)

Per il resto, il racconto è piacevole, perfettibile dal punto di vista dello stile ma con una sua voce, e questo è un elemento da non sottovalutare. A rileggerci! :)

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#12 » martedì 23 giugno 2015, 11:51

Ciao Omaima.
La tua storia racconta qualcosa di molto forte, la perdita di una madre. La scena evocata all’inizio mi piace, è toccante, struggente, chiunque potrebbe facilmente immedesimarsi e capirne il dolore. “La mamma è sempre la mamma”. E si capisce dalle tue righe, dalla luce che non abbandonerà mai la protagonista, dalla presenza costante.
Mi piace la storia che hai scelto di raccontare e l’elemento dell’incubo, che perseguita (e forse non smetterà mai di farlo) il tuo personaggio.

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antico
Messaggi: 7217

Messaggio#13 » sabato 27 giugno 2015, 18:23

Benvenuta a Minuti Contati! Hai deciso di raccontare una perdita e di farlo attraverso il senso di vuoto che lascia. L'evento è descritto sotto forma di sogno ricorrente (cosa che permette di accettare alcune ingenuità di fondo tipo il guidatore ubriaco che scende e chiede scusa in modo un pelo artificiale con conseguente risposta poco "vissuta" da parte della protagonista) per tornare poi allo stato di veglia e a una sorta di piccolo miracolo nel momento in cui la collana s'illumina. Manca qualcosa e nello specifico, ma dipende da dove vuoi portare il racconto, una magiore empatia con la madre o con la protagonista. Mi spiego: se decidi di lavorare sul rapporto madre e figlia servono più elementi per rendercelo vivo. Se invece preferisci spingere sul senso di mancanza e su quello che è venuto a mancare a questa ragazza devi dedicarle più attenzione. Se vorrai, potremo riprendere il discorso nel laboratorio. Allo stato attuale il mio giudizio non è proprio da pollice giù, ma quasi. A presto!

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