Gruppo VAMPIRA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Lunedì 15 giugno alle ore 21.00! E siamo alla terza tappa della Quarta Era... Guest star: BARBARA BARALDI! Avrete le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto che potrebbe essere scritto anche in un'ora soltanto, quindi no scuse: gente che ha tempo fino alle 23, gente che arriva alle 23, gente che può starci tutta la sera o gente che scrive dal cellulare facendosi ispirare dagli amici, MINUTI CONTATI VI ASPETTA! Guardate il trailer dell'edizione QUI
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antico
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Gruppo VAMPIRA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#1 » martedì 16 giugno 2015, 4:26

Vampira

Questo è il gruppo VAMPIRA della BARALDI Edition. I primi QUATTRO racconti di questo raggruppamento avranno diritto alla pubblicazione immediata sul sito ed entreranno fra i finalisti che verranno valutati direttamente da Barbara Baraldi. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verrano a loro volta ammessi alla vetrina del sito.

Ricordo che la composizione dei gruppi ha seguito il seguente criterio: nel gruppo con 13 racconti è stato inserito quello con il maggiore malus, gli altri quattro con malus 6 punti sono stati inseriti uno per gruppo in ordine di consegna. Tutti gli altri racconti sono stati inseriti seguendo l'ordine di consegna una volta posizionati quelli con malus. In caso di racconti postati nello stesso minuto ho dato la precedenza a quelli con il maggior numero di caratteri.

E ora vediamo i racconti ammessi a VAMPIRA:

- La barca, di Diego Ducoli, 3006 caratteri, ore 00.16 6 malus
- La nuda verità, di Beppe Roncari, 2966 caratteri, ore 22.12
- Recuperi, di Alexandra Fischer, 2761 caratteri, ore 22.21
- La vecchietta alla fermata del bus, di Ambra Stancampiano, 2306 caratteri, ore 23.07
- Quinto piano, scala B., di Viviana Tenga, 2951 caratteri, ore 23.29
- La torre delle fiamme, di Vastatio, 2976 caratteri, ore 23.49
- C’è troppo peperoncino su questa pizza, di Alessandra Corrà, 2922 caratteri, ore 00.06
- the promise, di never, 2930 caratteri, ore 00.13
- Ombre, di Patty Barale, 2548 caratteri, ore 00.34
- Alcor e Mizar, di Luigi Locatelli, 2966 caratteri, ore 00.48
- La luce non si spegne mai, di Gian de Steja, 2976 caratteri, ore 00.51
- Lux animae, di Raffaele Marra, 2348 caratteri, ore 00.57

I malus sono stati da me assegnati a malincuore, ma le regole erano ben espresse ed è giusto farle rispettare, anche solo per pochi caratteri di sforo. Detto questo, 6 punti assegnati al racconto che ha sforato di 6 non sono molti visto che ogni classifica ne assegna fino a 11, considerateli un amichevole buffetto da parte mia...

12 racconti dunque, avete tempo fino alle 23.59 di venerdì 26 giugno per commentarli tutti e postare le vostre classifiche, vi avverto che sarò fiscale e non accetterò classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradisco essere avvertito, sapete come trovarmi ( e del resto avete solo 12 racconti a testa da commentare e un bel po’ di giorni per organizzarvi). Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale del raggruppamento.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti.
– 6 punti malus per chi commenta la metà dei racconti + 1
– 12 punti malus per chi non commenta i racconti o arriva a commentarne meno della metà + 1
Ha valore questo CONTATORE per il conteggio dei caratteri.

Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati, se noterò qualche sgarro procederò all’eliminazione. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli tread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata qui.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

Detto questo: BUONA EDIZIONE A TUTTI!



alexandra.fischer
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Messaggio#2 » mercoledì 17 giugno 2015, 9:57

Ciao, complimenti a tutti, ecco i miei commenti e relativa classifica:

LA BARCA di Diego Ducoli Ciao, felice di leggerti. Trovo il tuo racconto assolutamente stupendo: sia per la qualità delle descrizioni (sembrava davvero di trovarsi lì, nella discesa all’Averno) e anche per la rielaborazione del mito di Caronte. Non c’è un nocchiero sulla barca, bensì una donna che aspetta il protagonista da tutta la vita per dargli la possibilità di rinascere (il nome della moglie di questi, Gloria, diventerà il nome che porterà lui stesso nella sua nuova esistenza).
LA NUDA VERITA’ di Beppe Roncari Ben trovato. Hai scritto una storia molto pepata. Addirittura la vicina esibizionista perché cieca; si riallaccia molto all’opera omnia hitchcockiana che fa dal passatempo al tuo protagonista. Mi dispiace per lui, l’ernia del disco è una brutta bestia e anche i postumi da Rottura Sentimentale sono a loro volta micidiali, ma ha trovato qualcosa che lo distoglie dai suoi problemi, anche se non è ciò che ha creduto all’inizio (vicina vogliosa). L’ambientazione è molto ben resa. Ho visto con gli occhi della mente il complesso residenziale a forma di U, nel quale, presumibilmente, tutti spiano tutti.
Attento a (sono pareri miei, prendili per quel che valgono): non è una gran zona per vivere. Direi: non è una gran zona per viverci.
Anche alzarmi, il primo mese, era un dolore atroce. Direi: il primo mese, era un dolore atroce anche alzarmi. E attento alla vicinanza di anche nella frase successiva, meglio usare un sinonimo (pure, persino).
Lavorare non ne se parlava. Direi: di lavorare non se ne parlava.
Imprestarmi. Direi: prestarmi (è più frequente nei libri).
LA VECCHIETTA ALLA FERMATA DEL BUS di Ambra Stancampiano Come racconto contiene una sorpresa finale nella tradizione di scrittori come Ambrose Bierce e Villiers de l’Isle Adam (del quale conosci le Storie Crudeli sicuramente, visto che il tuo racconto ne costituisce un esempio fulgido: ma come, il giovanotto cortese che viene ucciso a bastonate dalla vecchina rimbambita solo in apparenza per via delle luci dimenticate accese in Comune). Ho capito lo stacco di Punto di Vista, dalla vecchietta a quello del giovanotto, ma non è così per il lettore medio, forse dovresti introdurlo meglio (basta anche un…la vedo ferma alla fermata del bus). Attenta alla vicinanza eccessiva di: guarda.
QUINTO PIANO, SCALA B di Viviana Tenga. Ben ritrovata. C’è una nota poetica nel tuo racconto, costituita dalla luce che fa bene al cuore. Io l’ho vista come la metafora dell’altruismo di Emilia, la quale salva la vita a una ragazza con propositi suicidi (volo dal decimo piano), pur avendo lei stessa una voragine di buio nell’anima, che la spinge a tenere la luce sempre accesa (non specifichi quale, ma dici che è nubile, forse una violenza carnale?). Mi piace il collegamento fra i personaggi (Emilia è amica di Rosa, nonna della voce narrante Irene); unica nota, ma è un mio parere, dovresti scegliere un sinonimo per succedere nella seconda frase (il racconto ne acquisterebbe).
LA TORRE DELLE FIAMME di Roberto Romanelli. Il tuo racconto mi è piaciuto nella sorpresa finale, perché da quel punto di vista mi ricorda il Cervello Rosso di Lovecraft. C’è un tradimento, infatti, da parte del cristallo Miihr (ha salvato la Stupidità, malgrado possieda la caratteristica di assorbire tante altre qualità. Per cosa ne ho capito io, il Miihr è un cristallo-spugna che assorbe l’emotività e le qualità spirituali degli iniziati con i quali viene in contatto. Come idea è molto accattivante e l’hai usata ad ampio respiro (ci sono le Torri dell’Amore, della Sapienza e delle Origini, quest’ultima con le Fiamme del Sistema Solare e della Terra spente da tempo, brrr; le fiamme si sprigionano dal cristallo quando si attiva. Sono dettagli che dovresti legare meglio : far vedere come mai nella Torre delle Origini si è spento tutto anche le conseguenze di ciò nelle altre Torri, per preparare meglio la sorpresa finale della Stupidità). Hai del fegato.
C’E’ TROPPO PEPERONCINO SU QUESTA PIZZA di Alessandra Corrà. È una storia che contiene la metafora del perdersi di vista. La protagonista sta infatti vedendo allentarsi il legame con Andrea (fino alla misteriosa scomparsa finale dell’uomo, fra le ombre). Il tema conduttore sono le lacrime della ragazza, la quale fa credere all’amico (forse anche qualcosa di più) di essere in preda al pianto alcolico per colpa di una pizza troppo piccante. Così andrebbe bene, ma hai messo troppi elementi che io toglierei, se fosse il mio racconto: l’allusione all’Organizzazione XI, o la spieghi meglio (facendo poi rapire Andrea da qualche affiliato, magari) o la togli : non possono essere soltanto colleghi di lavoro…precario?
Attenta a: delle persone affidabili; meglio persone affidabili; appuntamento mai realizzato, direi appuntamento mai fissato.
THE PROMISE di Never Piacere di conoscerti. Un appunto: perché il titolo in inglese? Se la parola straniera non ricorre nel testo, perché non usare l’italiano? Il racconto è molto struggente nel finale e sorprende il lettore fin dall’inizio. Dapprima sembra di leggere il solito bollettino di guerra dell’amore finito fra adolescenti (vedi le costellazioni ribattezzate da Lui: la Costellazione dei Muffin alla Fragola, il Panda Pigrone, la Ragazza che Sorride), ma c’è qualcosa di più doloroso (il nome di Lui sulla lapide di marmo), dunque, è morto, ma ha lasciato alla sua ragazza qualcosa di se stesso, una scintilla di vita. Inconsueta l’immagine: dialogare con la tazza del cesso.
OMBRE di Patty Barale Ciao. Il tuo racconto è molto ambiguo. Ha qualcosa di pirandelliano, perché contiene due verità: una, quella della protagonista che sta per suicidarsi, logorata dal mobbing fra vicini (dai dispetti della spazzatura davanti alla porta e del bucato rovinato dal gatto fino ad arrivare alla corruzione del postino, passando per il sacchetto dell’indifferenziata rivoltato dalla Vecchia Coppia Spiona per trovare documenti privati) che le ha distrutto la vita, visto che il marito è finito in carcere per omicidio, ma non solo la sua (la vicina è vedova a sua volta e su una sedia a rotelle). E l’altra, quella della Vicina, rimasta inespressa, ma che aleggia nelle parole della voce narrante (beve qualche bottiglia di liquore, ma non è alcolizzata)…forse gli episodi sono stati esagerati? La paranoica è lei?
Refuso: infastisce per infastidisce.
ALCOR E MIZAR di Luigi Locatelli. Ben ritrovato. Che bei nomi, per il tuo titolo. La storia che hai scritto farebbe piangere un muro, perché nella perdita, Luca ritrova Silvia guardando le stelle del Carro (lei gli indica la strada attraverso una meno brillante delle altre). Straziante la scena dell’addio fra i due (tragica la condanna del tumore allo stomaco). L’immagine sabbia-clessidra non è originale, ma la usi in modo efficace. Oh, ma hai copiato il testo del racconto due volte (scommetto perché la storia ha commosso anche te mentre la scrivevi).
LA LUCE NON SI SPEGNE MAI di Gian de Steja Racconto cupo. La giovinezza di Enrichetto è all’insegna della caduta agli inferi. E la sua azione nei riguardi di Mimì O’Stonato lo condanna alla follia (il fantasma della lucciola Marylin lo perseguita fino al suicidio contro la parete della cella). Efficace l’immagine orrorifica del nome della lucciola scritto con il sangue da Enrichetto. Il suicidio di Mimì, a mio avviso, è una citazione di Fuga di Mezzanotte, ma c’è anche un rimando a Coleridge e alla Ballata del Vecchio Marinaio ( il cui messaggio di fondo è: guai a non rispettare la natura e i sentimenti), ma questo è sempre un mio parere. La sorpresa del racconto è nel titolo: indurrebbe ottimismo, invece, che doccia scozzese.
LUX ANIMAE di Raffaele Marra Nel tuo racconto c’è un Personaggio-Metafora. Il fatto che sia un Viaggiatore del tempo e Ispiri i grandi nomi della poesia (ho riconosciuto Petrarca, Neruda, Baudelaire, Wilde, Pasolini, Pascoli, d’Annunzio, Rimbaud) lo rende una metafora vivente dell’arte. Quando l’ho visto dedicare la sua fatica alla fanciulla (o Fanciullona?) ho pensato: che spreco. Mi chiedo come mai suggerisca ai poeti come usare il talento artistico in vista della conquista di una donna tutta per sé. Forse non esiste neppure un motivo, a parte il binomio Amore dell’arte- Arte dell’amore (ovvero, il mito del Letterato Seduttore). Particolare, come storia.
LA MIA CLASSIFICA E’:
LA BARCA di Diego Ducoli
ALCOR E MIZAR di Luigi Locatelli
LA LUCE NON SI SPEGNE MAI di Gian de Steja
OMBRE di Patty Barale
QUINTO PIANO, SCALA B di Viviana Tenga
LA NUDA VERITA’ di Beppe Roncari
THE PROMISE di Never
LUX ANIMAE di Raffaele Marra
LA VECCHIETTA ALLA FERMATA DEL BUS di Ambra Stancampiano
LA TORRE DELLE FIAMME di Roberto Romanelli
C’E’ TROPPO PEPERONCINO SU QUESTA PIZZA di Alessandra Corrà

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Vastatio
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Messaggio#3 » venerdì 19 giugno 2015, 10:23

– La barca

Ciao, il racconto è chiaro e scorrevole. Mi è piaciuto. Ho solo due appunti da fare. Viene chiaramente detto che il protagonista ha perso la testa, alzheimer o qualche altra malattia senile simile, la fredda lucidità del narratore all'inizio crea in questo modo un bel contrasto. Tuttavia nella parte finale la "confusione" di Damiano è meno netta. Fa domande e affermazioni lucide: come si chiama il nome, farà male (forse manca il punto di domanda, ma fila anche come affermazione), se tutto finirà così. Tentenna solo nell'associare GLoria al nome della moglie (forse, perché non è chiaro se la Morte lo abbia semplicemente interrotto o gli sia venuto in soccorso). I malati di alzheimer hanno dei momenti di lucidità, quindi potrebbe trattarsi di questo o una maggior chiarezza in punto di morte; tutto va bene solo mi ha creato un po' di smarrimento durante la lettura.
Il secondo appunto riguarda il tema. E' lì, sottinteso, alla fine. Non serve dichiararlo perché si capisce, ma si capisce perché lo si conosce. Se si chiedesse di trovare un tema al racconto solo leggendolo gliene si potrebbero associare altri cento senza mai fare riferimento a una "luce che non si spegne mai".


– La nuda verità

Ciao, tutto gira intorno al protagonista e alle aspettative che si costruisce. Alla fine però c'è un problema che mi ha fatto rallentare nel comprendere tutto il processo dell'equivoco. Quando è davanti alla porta e sente il click affermi che la luce è stata spenta. Come fa il protagonista, dietro a una porta chiusa, a sapere che la luce è stata spenta? (ok, potrebbe essere una porta a vetro ecc, un po' inusuale però, almeno dalle mie parti, nella porta di ingresso dell'appartamento).
Questa onniscenza del protagonista e il comportamento inusuale della donna, in pieno contrasto con la descrizione molto reale dell'uomo, mi hanno bloccato senza farmi afferrare subito il punto focale della luce usata sempre al contrario. Abbiamo una donna cieca che apre la porta (e quasi la spalanca perché se dentro è buio o caccia fuori la testa o come fa a capire che è cieca il protagonista), come se avesse bisogno di "vedere in faccia" chi ha davanti, a uno sconosciuto, di sera senza chiedere prima chi sia o altro. Se questo è voluto e quindi anche il sorriso che il protagonista vede (occhio di falco, io non vedo manco il cellulare se lo tengo troppo lontano) è studiato per catturare i maschi in deficit da accoppiamento allora tutto ha un senso e apre ad altri sviluppi alla mantide religiosa, ma devo "pensare troppo" per giustificare questo o quello e quindi perdo il climax che credo volesse essere solo l'equivoco.



– Recuperi

Ciao, questo è forse il racconto che ho fatto più difficoltà a leggere per via dello stile utilizzato. Non sono il lettore giusto per questo tipo di scrittura ricercata. Ogni frase sembra tagliata con l'accetta per via dei frequenti a capo (ma forse è solo un problema dovuto al copia incolla) e trovo la scelta di alcune parole troppo artificiosa (come l'uso di "retina").
Non sono riuscito a capire cosa sia stato "recuperato" con tanta fatica. Forse è qualcosa legato al tema della luce, perché non riesco a vederlo se non nella "sottintesa" speranza, felicità ecc



– La vecchietta alla fermata del bus

Ciao, una lettura piacevole che procede senza annoiare fino ad arrivare alla "batosta" finale. Rischierò una penalità per mancato raggiungimento dei 300 caratteri, ma non ci trovo nulla che non vada.

– Quinto piano, scala B.

Ciao, storia che scorre liscia senza grandi problemi di comprensione. Anche la scelta di non rivelare i particolari che hanno causato il trauma non pesa perché il punto cardine sono le conseguenze di quell'evento. Perché è grazie a quello se la ragazza aspirante suicida si salva. Quello che forse trovo un po' troppo affrettato è la perdita della voglia di buttarsi giù già l'indomani. Forse qualche altra notte a chiacchierare avrebbe reso la "guarigione" più realistica. Mi piace soprattutto che, nonostante anche Emilia sia "guarita", la luce continui a rimanere accesa.


– C’è troppo peperoncino su questa pizza


Ciao, sarò brutalmente sincero: non mi piace. Non mi piace non perché sia scritto male, ma perché tocca un argomento che per me è granitico: la lealtà verso gli amici. E ammettere che in solo 3000 caratteri sei riuscita a irritarmi è seccante. Brava.

Un po’ tirata la frase per essere “in linea” col tema. Bastava poco per renderla più presente anche nel testo (magari da dove erano seduti si vedeva quello stesso lampione) e rendere la luce un po' più protagonista.



– the promise, di never

Ciao, un po' imbarazzante da dire ma il finale mi ha commosso (ma la colpa è che sono da pochi anni papà). Mi è piaciuto molto il modo con cui l'attenzione del lettore è sempre puntata a ricercare le cause del malessere nello stato "emotivo" della protagonista. Anche se una parte del cervello ti suggerisce che il vomito potrebbe essere dovuto a una gravidanza (viene rimarcato due volte il rapporto di amicizia col "cesso" e a tutti i sintomi tipici della gravidanza) in un modo o nell'altro l'attenzione viene sviata sempre per tornare a puntare sulla depressione. Quindi la sorpresa finale, almeno nel mio caso, ha funzionato molto bene.
Il fantasma finale non so se è stato messo per aggiungere ancora più "effetto lacrima" o per cercare di dare un appiglio ulteriore al tema della luce che non si spegne mai, che sinceramente faccio un po' fatica a identificare se non per i riferimenti al fantasma, al gioco delle costellazioni o alla "nuova vita".

– Ombre

Ciao, storia di ordinaria paranoia tra vicini. Mi piace “pensare” che la paranoia sia tutta dal lato della protagonista e non anche da quella delle vittime. Essendo il punto di vista offuscato dalal paranoia non è possibile giudicare come vere le affermazioni dietro alle accuse che la protagonista muove ai vicini. In fin dei conti con due pazzi del genere la paura è più che giustificata. Come in altri casi nel girone però il tema è “buttato lì”, non adeguatamente sfruttato come punto importante del racconto.



– Alcor e Mizar

Ciao, bella idea ma non adeguatamente sviluppata. Il punto forte della storia risiede nella scelta mirata delle stelle. Alcor e Mizar sono una stella binaria della costellazione del carro. Questo lo sai tu sicuramente, lo so io, ma molto probabilmente lo sanno in pochi altri. Benissimo che non lo sappiano i protagonisti, ma avresti potuto enfatizzare di più l'accenno alla scoperta fatta dal protagonista alla fine, in modo da forzare anche il lettore più pigro ad andarsi a cercare su wikipedia Mizar e/o Alcor. Senza quella conoscenza il racconto perde molta della sua originalità, per una "storia comune".


– La luce non si spegne mai

Ciao, trovo che la scelta di "raccontare" per intero la vicenda anestetizzi il lettore per tutta la lettura del racconto. I punti cardine della storia (l'uccisione della lucciola, l'uscita dalla cella di isolamento e il suo rientro che porta al suicidio/omicidio con il ritrovamento della lucciola) sono ovattati e si perde molta della loro forza evocativa che un semplice scambio di battute o una diversa inquadratura della scena (per la scoperta della lucciola finale) avrebbe potuto imprimere a fuoco in chi legge.


– Lux animae

Ciao, l'idea non è male. Mi è piaciuto molto il fatto che il protagonista elenchi i suoi "allievi" del passato chiamandoli per nome, da un senso di vicinanza e complicità con gli stessi. Quello che trovo un po' irrealistico è che sbagli in modo così palese la scelta della sua prossima allieva, se ne stupisce anche lui. Potrà essere anche una critica alla società moderna, ma sembra che sia uscito dalla sua macchiana del tempo, nascosta dietro l'angolo, e preso la prima persona che gli sia capitata a tiro. Strano che si sia fermata a parlargli visto che sarà stata sempre attaccata al cellulare se la prima cosa che le è venuta in mente è di postare un walltext del genere sul suo profilo. Inoltre, proprio per il lungo elenco di grandi del passato, il racconto perde parte della sua forza se il target non ha fatto studi classici o è particolarmente acculturato.
Trovo inoltre il tema della luce che non si spegne mai troppo sfumato, difficilmente identificabile dal testo se non lo si conoscesse a priori.



La classifica.

Piccola premessa: sono un principiante e non sono in grado di giudicare tecnicismi o altri aspetti che solo un professionista o l'esperienza ti fanno cogliere. Per me un racconto scorre o non scorre. Mi piace o meno. E' originale come "affronta" una tematica sia essa originale o no. Tutto questo è ovviamente personale.
Non ho nemmeno guardato i commenti (lo farò sicuramente alla fine), là dove c'erano, perché anche se è vero che avrebbero potuto farmi cogliere qualcosa che a prima vista non ho scorto non è come ho inteso io il contest.
Abbiamo avuto un TEMA imposto, pochissimi caratteri e poco tempo (in realtà il tempo non è così poco ma, considerando l'orario e gli impegni, il "tempo lucido" è poco... almeno per me) e una piattaforma più o meno recalcitrante (considerando in questo sia possibili dispositivi mobili in scrittura che wordpress come destinazione).
Non ho quindi dato troppo peso a refusi, tempi verbali ecc, così come non ho dato peso alle eventuali risposte dell'autore per chiarire meglio cosa intendeva dire: avevamo 3000 caratteri, quello che simo riusciti a fare è lì. Fortunatamente la nostra vita non dipende da quello.
Ci sono racconti che mi sono piaciuti ma in cui il tema è identificabile perché so che è quello. Se non sapessi che il tema è una "luce che non si spegne mai" (e in alcuni casi si spegne) non riuscirei ad evincerlo dal testo.
Questi sono bene o male i parametri su cui ho basato questa classifica, forse ho dato troppa importanza al tema, forse in alcuni casi non sono riuscito a trovarlo per mio difetto... dopotutto siamo qui per imparare.

01 – La vecchietta alla fermata del bus
02 – Quinto piano, scala B.
03 – La nuda verità
04 – Alcor e Mizar
05 – C’è troppo peperoncino su questa pizza
06 – the promise
07 – La luce non si spegne mai
08 - Ombre
09 – La barca
10 – Lux animae
11 – Recuperi

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AmbraStancampiano
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Messaggio#4 » domenica 21 giugno 2015, 19:38

Ciao,

premetto che è la prima volta che partecipo, quindi spero di avere fatto tutto bene :)

I miei commenti ai racconti:

La Barca

trovo il tuo racconto bello, fai un ottimo utilizzo delle parole e riesci a creare delle descrizioni molto suggestive.
Il fatto che la luce che non si spegne mai sia la vita, ma che tu dipinga la morte (o Caronte) come una creatura luminosa, crea un contrasto che mi piace tantissimo.
L’unico appunto che mi sento di farti è questo: il protagonista dichiara di sentirsi poco lucido, ma sulla barca fa delle domande forse eccessivamente mirate e pertinenti; qualche divagazione avrebbe rafforzato il racconto, forse. O magari, se lui riacquista lucidità man mano che va avanti nel suo percorso, serve qualcosa che ce lo faccia capire meglio.
La nuda verità
ho trovato il tuo racconto divertentissimo. Le varie citazioni di Hitchcock si fanno apprezzare, in particolare quella, esplicitata solo sul finire, che riguarda la struttura dell’intero racconto: il protagonista si comporta esattamente come quello de “la finestra sul cortile”, ma invece di scoprire una cosa orribile, vede materializzarsi alla finestra uno dei suoi desideri. Come per i film di Hitchcock, il racconto ha un grande potere visivo, forse aiutato dall’ambientazione: il complesso altoborghese piazzato in una zona che vorrebbe diventare una zona residenziale di classe ma che per qualche motivo non funziona; credo che ci sia almeno un posto del genere in ogni città italiana, e questo ci aiuta a guardare fuori dalla finestra insieme al tuo protagonista e vedere quel che lui vede.
Bella l’idea dell’incontro tra due tipi di solitudine completamente diverse, che si evolve in imbarazzo. Mi ha un po’ delusa l’ultima battuta del protagonista, io gli avrei proprio fatto dire qualcosa sulla luce, magari per attaccare discorso. Ma forse io sono più faccia di culo 😉. Alla fine, ero dispiaciuta per lui come se fosse un mio amico che mi ha appena raccontato una disavventura
Recuperi
per capire bene il tuo racconto, ho dovuto rileggerlo più volte. Lo stile che hai scelto ed il lessico sono un po’ difficili e, sebbene crei delle belle immagini, allontani il lettore dal fulcro della storia. Riguardo al tema, ho avuto qualche difficoltà: la luce che non si spegne mai è la speranza di Yolanda che il padre venga a trovarla, oppure l’affetto della sua famiglia? Poi ho qualche dubbio sulla conclusione: mi parli del recupero del rapporto con alcuni familiari solo alla fine, senza mostrarmelo; l’effetto che mi dà è quello di un’informazione finale buttata lì per dare un contentino all’inconsolabile Yolanda (che comunque dopo 5 anni di questo genere di comportamenti, dovrebbe essere arrivata da sola a capire che il padre è uno stronzo), ci può anche stare, ma il fatto che il titolo del racconto sia proprio “recuperi” mi fa capire che tu, da autrice, gli dai un’importanza fondamentale, che però non comunichi sufficientemente bene al lettore in favore di tutta una serie di descrizioni molto belle ed articolate, ma di fatto poco importanti ai fini di questo racconto. In generale, credo di aver capito le tue intenzioni, ma trovo il racconto (magari anche per motivi di spazio) organizzato e gestito un po’ male.
Quinto piano, scala B
ho trovato il tuo racconto molto delicato, con un lieto fine che si fa apprezzare. E’ scorrevole e piacevole alla lettura, anche se ho trovato fastidioso l’eccessivo “non detto” o “detto per sentito dire”, che ingarbuglia e porta a perdere il focus ogni tanto.  In questo senso, forse ti aiuterebbe eliminare il personaggio di Irene, che non compie nessuna azione attiva, svolgendo la funzione di un filtro che forse è superfluo per questa storia.

La torre delle fiamme
è evidente che il tuo racconto è penalizzato dai molti tagli; la scelta stessa di generi come il fantasy e la fantascienza distopica a mio avviso (ma è solo un’opinione personale) non è adatta a racconti di 3000 caratteri massimo, perché sei costretto ad introdurre il lettore in un mondo profondamente diverso dal suo, e poi non rimane abbastanza spazio per la narrazione efficace di una storia all’interno di quel mondo.
L’idea del Miihr è stupenda, ma la sua complessità rende necessaria una spiegazione approfondita, che ti porta a sacrificare uno spazio narrativo importante; il risultato è che la descrizione del Miihr ti affascina e ti proietta in un mondo ben costruito, ma di cui da lettore ti trovi a desiderare sempre più dettagli, mentre la storia di Marco è confusionaria e non si capisce bene. Detto questo, sarei curiosissima di leggere il racconto senza tagli.
C'è troppo peperoncino su questa pizza
il tuo racconto mi ricorda a tratti alcune vecchie storie di spionaggio lette sui “segretissimo” dei miei genitori.Trovo interessante il punto di vista della traditrice che si ritrova a vendere il suo migliore amico/compagno per lealtà ad una causa che lui vuole abbandonare, e sta bene anche il rimorso per questa azione anni dopo, anche se tagliare quando le ombre circondano Ivo avrebbe dato un finale ad effetto bomba. Non mi convince il fatto che manchi un qualsiasi aneddoto sulla vita insieme dei due protagonisti; parli molto del loro rapporto, ma senza raccontarcelo davvero; stessa cosa per l’organizzazione, la causa ed il mondo in cui si svolge questa vicenda.Non ho capito l’attinenza al tema: la luce che non si spegne mai è il rimorso di lei?

The promise

credo che il racconto sia diviso troppo nettamente in due parti da quel cambio di punto di vista;La prima parte è molto bella, quasi strappalacrime, e crea una fortissima empatia con la protagonista; la seconda parte secondo me è superflua, poco efficace, troppo didascalica ed un po’ scopiazzata da “ghost”. Eliminandola di netto, il racconto non avrebbe che da guadagnarci.Comunque, brava davvero.

Ombre

premetto che mi sono ritrovata in una situazione del genere (finale tragico a parte) quindi mi è stato più semplice entrare nel mood del racconto.Posso dire che la paranoia e le liti tra vicini si svolgono esattamente allo stesso modo, e che riesci a ricreare perfettamente l’atmosfera pesante e soffocante che si vive nei casi di un interesse un po’ eccessivo da parte di vicini impiccioni che non sai cosa vogliono.Forse la modalità del dialogo fantastico indiretto con la vicina di casa, però lo rende un po’ forzato e a tratti poco scorrevole. L’attinenza col tema c’è, ma secondo me sarebbe stato più affascinante far assurgere proprio la paranoia della narratrice a “luce che non si spegne mai”, ma è un’opinione comunque parecchio personale.

Alcor e Mizar

ti confesso che il racconto è di un genere che non apprezzo per niente, lo trovo un po’ troppo melenso, ma questo è un problema mio :). E’ scritto molto bene, con una bella proprietà di linguaggio e la punteggiatura al posto giusto.Forse la premessa al ricordo poteva essere un po’ più lunga, oppure legarsi ad un oggetto fisico nella stanza (come una carta astronomica); così, serve solo a comunicarci che lei è morta, ma personalmente non riesco a provare la giusta empatia per la cosa, se viene presentata così.Anche per Alcor e Mizar, qualche spiegazione in più sulla natura di queste stelle avrebbe giovato alla fruizione da parte del lettore.

La luce non si spegne mai

trovo la tua idea molto interessante, ma raccontata così perde molto, e l’unica cosa che si avverte è la mancanza del giusto spazio per spiegare bene ogni cosa. La stessa idea però, selezionando solo un paio di episodi e senza partire dalla storia della vita di Enrichetto, poteva essere raccontata in maniera molto efficace anche nello spazio dei 3.000 caratteri.  Purtroppo scritto così il tuo racconto sembra più una sinossi: la sensazione è che sia tutto ammassato, gli stacchi temporali non si percepiscono bene e non ci sono immagini, a parte quella finale che infatti è molto forte e ben costruita.La costruzione del mondo/carcere invece, secondo me è fatta molto bene.
Lux Animae

perdona la brutale sincerità, ma ho trovato il tuo racconto un po’ giudicante, e questo mi ha francamente infastidita. Non ho capito bene chi è il misterioso viaggiatore del tempo e quale sia il suo scopo, ma non credo che la condivisione su un social network di un brano così bello potrebbe offendere chicchessia, tranne (perdonami se sarò io adesso il personaggio giudicante) qualche vecchietto da bar, di quelli che si rifiutano di accettare il cambiamento dei tempi e per cui fa schifo tutto ciò che non comprendono a pieno.Detto questo, immagino che il tuo personaggio non fosse un vecchietto da bar, ma una musa o addirittura un’incarnazione dell’ Ispirazione stessa. Cosa c’è di male perciò nella diffusione di questo contenuto? Ed in base a quali criteri ha scelto questa ragazza come musa, se poi basta che apra la bocca per schifarlo fino al punto di andarsene (diciamolo) un po’ maleducatamente? Ho capito l’attinenza al tema, ma forse lo svolgimento è un po’ superficiale. In più, la divisione tra le due parti del racconto è un po’ troppo netta, e dà l’impressione di un bel discorso scritto precedentemente e poi aggiustato ad hoc con la codina finale.

La mia classifica

1) La nuda verità

2) La barca

3) Ombre

4) Quinto piano, scala B

5) The promise

6) C'è troppo peperoncino su questa pizza

7) Alcor e Mizar

8) La luce non si spegne mai

9) La torre delle fiamme

10) Recuperi

11) Lux animae
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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beppe.roncari
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Messaggio#5 » lunedì 22 giugno 2015, 12:59

Commenti e classifica, girone “Vampira”

Per chi non lo sa, senza malizia (ma chi ci crede?) aggiungo sempre un titolo scherzoso ai racconti che leggo a MC. A me serve per ricordarmi del racconto subito, a prima vista, e ho visto che può essere divertente. Ciao!

 

Classifica

  1. La vecchietta alla fermata del bus, di Ambra Stancampiano, “Zelante funzionario, amabile vecchina”

  2. the promise, di never, “Ghost of Life Past, Life Present, Life Future”

  3. La barca, di Diego Ducoli, “Car(e)nte”

  4. Quinto piano, scala B., di Viviana Tenga, “La luce riluce”

  5. Ombre, di Patty Barale, “Vicini, molto vicini, troppo vicini… BUM!”

  6. La torre delle fiamme, di Vastatio, “Il vaso del pandoro (ma volevi il panettone)”

  7. Recuperi, di Alexandra Fischer, “Hope is the new Love”

  8. C’è troppo peperoncino su questa pizza, di Alessandra Corrà, “Spia(cente)”

  9. Lux animae, di Raffaele Marra, “Il Dottor Ispirazione”

  10. Alcor e Mizar, di Luigi Locatelli, “Questo piccolo grande faro nella notte”

  11. La luce non si spegne mai, di Gian de Steja, “La lucciola non si spegne, muore"


 

Commenti

Quinto piano, scala B., di Viviana Tenga, “La luce riluce”

Ciao Viviana, ben ritrovata. :-)

Racconto lirico il tuo, delicato, con una struttura impeccabile e un finale che strappa la lacrima di commozione.

Tuttavia ho da segnalarti che c’è qualcosa che non gira nel “non detto” del racconto. È una buona idea, spesso, lasciare immaginare al lettore quali siano i “casi di paura” delle due donne della storia, ma la narrazione ha molti gradi di separazione da loro: la nonna racconta la storia per sentito dire alla nipote che la riporta e nessuna ipotesi su questi fatti. Rimangono lontani, da storia sentita al bar, poco partecipata.

Forse anche la scelta della terza persona, dedicata poi a Irene, e non alla signorina Emilia, allontana troppo il lettore dalla storia.

Ciao, alla prossima!

 

La vecchietta alla fermata del bus, di Ambra Stancampiano, “Zelante funzionario, amabile vecchina”

Ciao Ambra, bentrovata.

Racconto divertente che si legge con piacere, bello il ribaltamento finale e la vendetta della base contro il dipendente comunale sciatto.

Sarebbe stato ancora più tragico se il poveraccio non ci avesse potuto fare niente e non avesse, nello specifico caso, nessuna colpa.

Per il resto, brava, bella storia.

 

Recuperi, di Alexandra Fischer, “Hope is the new Love”

Ciao Alexandra, ben trovata.

Sono un po’ perso nella comprensione del tuo racconto.

“Ha perso il padre, ma ha recuperato i parenti di quel lato della famiglia.”

Che intendi dire?

Che i suoi famigliari hanno fatto ricerche sulla nuova famiglia del padre e le hanno raccolto delle foto?

Attenta a due occorrenze di “collera” un po’ troppo vicine fra loro e a un errore in questa frase:

“Il padre ha voluto accompagnarle lì cinque estati prima per dirle che…” — “-le” è dire “a lei” non “a loro” al femminile plurale. Sarebbe “dirgli” o “dir loro”.

Ciao, alla prossima!

 

La torre delle fiamme, di Vastatio, “Il vaso del pandoro (ma volevi il panettone)”

Ciao Roberto, ben trovato.

Bell’idea, mi è piaciuta. Ci ho sentito echi del “Vaso di Pandora” dove l’unico male a non essere riuscito a sfuggire dal ricettacolo per diffondersi nel mondo è… la Speranza.

Anche qui, in fondo, la Stupidità fa la parte della speranza, o di altre cose per essa, ciò a cui ci si aggrappa per non guardare in faccia la verità.

Un dubbio: come fa ad andare avanti un universo intero in cui si sono spenti non solo il fuoco della Terra e del Sistema Solare ma anche l’Amore, di certo menzionato, e tutti gli altri importanti concetti astratti tipo: il Linguaggio, l’Intelletto etc.?

 

C’è troppo peperoncino su questa pizza, di Alessandra Corrà, “Spia(cente)”

Ciao Alessandra, ben trovata.

Ho fatto fatica a leggere il tuo racconto e a empatizzare con i personaggi. Ho ragionato e forse il problema non è solo nel troppo raccontato e nel poco mostrato ma sulla centratura del “tono” del racconto.

Già il titolo lo trovo sbagliato, sembra un racconto di amicizie adolescenziali leggero, o da piccola comedy amorosa, che poco si sposa con la drammaticità di un tradimento in nome di un’organizzazione misteriosa (para-fascista?).

Comunque, se trovi la tua voce e il giusto tono, puoi tirare fuori molto di più dal tema della storia, che è forte.

Ciao!

 

La barca, di Diego Ducoli, “Car(e)nte”

Ciao Diego, ben ritrovato.

Bel racconto, l’idea della morte e della rinascita/reincarnazione non è originalissima, se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, ma le tue descrizioni sono carine e ben dosate.

La luce che mai si spegne è la vita, che solo si trasforma e mai non muore.

Quando ha dato il nome di “Gloria” alla Morte mi hai depistato. Pensavo che tu volessi dire: la nostra morte è come decidiamo noi, avrà il nome che noi le daremo, e quindi una cosa tipo: Gloria, vuol dire Paradiso, Morena, vuol dire un destino oscuro, una cosa così.

Questa declinazione mi sarebbe piaciuta di più, perché più originale. Ciao!

 

the promise, di never, “Ghost of Life Past, Life Present, Life Future”

Ciao @never, ben trovata!

Una bella storia, hai trovato il momento giusto per mettere in bocca alla protagonista, nel suo dialogo interiore, la frase “Maledetto bastardo, l’avevi promesso.” e poi a ribaltare la situazione. Se n’è andato ma senza colpa. È morto.

Funziona leggermente meno bene, perché un po’ si intuisce in anticipo, ma comunque apprezzabile, la sorpresa del fatto che il suo disagio è propriamente fisico e non (solo) interiore.

Avrei chiuso sul fatto che era incinta. È il momento più alto, il resto, con lo spettro luminoso, è appendice, un po’ strappalacrime, ma fa chiudere in discesa, invece che sul punto più alto della trama.

Ciao!

 

Ombre, di Patty Barale, “Vicini, molto vicini, troppo vicini… BUM!”

Ciao Patty, ben ritrovata!

L’ambientazione nelle liti di vicinato mi è piaciuta parecchio, secondo me (e forse le statistiche corroborano questa tesi) molti delitti nascono proprio da banali questioni come queste, lentamente o velocemente degenerate.

Trovo che sia però un punto di debolezza e non di forza la paranoia della protagonista, per quanto ben resa da te nel racconto. non c’è dubbio che sia paranoica, e quindi inaffidabile come testimone.

Un racconto di questo genere si presta meglio all’ambiguità, invece, lasciando il dubbio a scavare come un tarlo nella mente del lettore, come fa Edgar Allan Poe, per esempio nel racconto: Il sistema del dr. Catrame e del prof. Piuma. Lo conosci?

Lì il protagonista entra in un manicomio in cui gli dicono che tutti i matti sono convinti di essere invece il personale che è stato sopraffatto dai malati che si sono sostituiti a loro. E il protagonista all’inizio ci ride sopra, ma poi…

Buona lettura, ciao!

 

La luce non si spegne mai, di Gian de Steja, “La lucciola non si spegne, muore”

Ciao Gian, ben trovato.

Te l’hanno già detto in tanti e devo confermare, il tuo testo è troppo “raccontato”, al punto da diventare un aneddoto o una storiella da bar, da quelle che inframmezzano racconti più lunghi in una pausa dei protagonisti all’osteria, ma non è un racconto. È un po’ come le battute scambiate dai killer di Pulp Fiction prima di entrare in azione.

Simili testi possono servire per caratterizzare personaggi esterni, ma non come vere e proprie storie a sé stanti.

Alla prossima!

 

Lux animae, di Raffaele Marra, “Il Dottor Ispirazione”

Ciao Raffaele,

Ben ritrovato. L’idea è carina.

Solo che pensavo che l’uomo, anzi, il vecchio, fosse “La Poesia” e comunque, da come parlava, me lo sono figurato come una donna. “La Musa”. “L’Ispirazione”.

Il Maestro che fa viaggi nel tempo… mmm… non so, non mi pare “poetico”. Cos’ha lui, da insegnare? Perché è così speciale? E perché non prende quell’allieva del nostro tempo? In fondo il vero maestro è colui che non si scoraggia se l’allievo non è già “grande” prima di cominciare. È un grande maestro proprio perché sa insegnare e cambiare la vita di chi prima non conosceva i suoi doni innati… O no?

Ed è poi così male postare quel testo sul wall di facebook? Magari anche no. Anche Leopardi e gli altri pubblicavano sui mezzi dell’epoca, e si sono trovate poesie come graffiti anche a Pompei…

Quindi… non so, non mi hai convinto del tutto a questo giro.

Alla prossima!

PS

Se è un viaggiatore nel tempo e non “L’Ispirazione”… dov’è la luce che non si spegne mai?!

 

Alcor e Mizar, di Luigi Locatelli, “Questo piccolo grande faro nella notte”

Ciao Luigi, ben trovato.

Ti confesso che appena leggo sentenze epidittiche all’incipit di un racconto mi si alzano le difese e mi si rizza il pelo come un gatto: “Ci sono momenti nella vita in cui ci si trova a vagare tra le tenebre. Annaspare in acque buie alla ricerca di un faro.”

No, non trovo che sia il modo giusto in cui procedere, come pure l’uso di frasi melense e strappalacrime come “Promettimi che avrai la forza di andare avanti anche quando io non ci sarò più.”

Lo trovo un po’ un imbroglio del narratore che invece di volermi far provare sentimenti attraverso quello che mi mostra e racconta cerca di dirmi: ecco, tu dovresti provare questo, vedi che frasi struggenti ho usato?

Il punto migliore del racconto è l’incomprensione fra i due protagonisti, il fatto che il narratore non capisse, non avesse mai capito. Ma lo esprime molto meglio Claudio Baglioni in Questo piccolo grande amore, in modo meno retorico (e dio solo sa se è già troppo retorico e troppo melenso Baglioni stesso…).

Alla prossima!

Luigi_Locatelli
Messaggi: 35

Messaggio#6 » lunedì 22 giugno 2015, 17:19

I miei commenti in ordine sparso.

La barca di Diego Ducoli,
Trovo che il tuo racconto sia suggestivo nell'atmosfera cupa e di mistero, che vai a creare. A parte qualche cosa che rivedrei, per esempio quell'acqua sorniona che fatico a immaginare, il tutto procede fino alla fine in modo lineare e accattivante.
La nota negativa, secondo me, è proprio il finale che irrompe a mo di Deux ex machina: hai scelto una chiusa che va bene su tutto e che per questo motivo è stata strautilizzata (anche da me una volta proprio a mc). Il tema, comunque, è centrato e la tua luce non si spegne mai, come era richiesto.

La luce non si spegne mai, di Gian de Steja,

Trovo che i tuo racconto, dal punto di vista tecnico, sia scritto molto bene. Nel leggerlo, mi è venuto in mente, anche se non centra molto, "il miglio verde". Secondo me, l'idea alla base del racconto è valida, ma meriterebbe più spazio per essere "mostrata" e sviluppata in modo diverso.
Il fatto che il tutto sia raccontato, per me è penalizzante da un punto di vista del coinvolgimento emotivo. Coinvolgimento che potrebbe essere creato nel rapporto detenuto/lucciola e la paura che, per il protagonista potrebbe diventare osessione e portarlo alla morte. Il tema mi sembra centrato.

Ombre, di Patty Barale

Trovo che il racconto, dal punto di vista tecnico e stilistico, sia molto buono. Quello che mi convince di meno è la presentazione dei fatti. Tutta la vicenda si svolge in un pensiero personale che fa la protagonista prima di togliersi la vita. Un pensiero che, a mio avviso, risulta un po' forzato nel suo spiegare la vicenda e il perchè lei decida di compiere l'insano gesto. Secondo me, potrebbe essere contenuto tutto in una lettera che viene ritrovata vicino al corpo. Oppure far capire che è un lettera, solo alla fine. Non lo so, così com'è, per quanto rendi molto bene la paranoia (molto bella la frase come se bere qualche bottiglia di liquore fosse alcolismo), non mi è piaciuto. Mi dispiace.

Quinto piano, scala B., di Viviana Tenga

Trovo che il racconto sia scritto bene e procede alla fine senza intoppi: Anche nel tuo caso ,dal punto di vista stilistico trovo che sia tutto molto buono. Forse quello che mi piace di meno, è che la vicenda, come ho fatto notare in altri raccontoi, è tutta raccontata. Comunque è un raccontato che non da l'idea di essere stato compresso per entrare nei 3k. Quello che mi fa storcere un po' il naso è il fatto che non dici niente sul perchè Emilia abbia così tanta paura del buio. Forse come dici non ha davvero importanza. Mi è piaciuta l'evoluzione della protagonista che si respira nel finale.

La nuda verità, di Beppe Roncari

Trovo che il tuo racconto sia scritto molto bene. Quello che più mi ha colpito è il protagonista che viene caratterizzato molto bene. Riesce a strappare più di un sorriso. L'idea alla base è molto forte. Pur narrando in prima persona, sei riuscito ad inserire dettagli del passato, in modo non invasivo e fastidioso; questo rende il tutto molto piacevole ed equilibrato. Forse, se bisogna trovare un pelo nel'uovo, la tua luce, nel finale, si spegne. Però mi sta bene perchè sottolinea la cecita della ragazza che in realtà, nel suo mondo pensa di aver acceso la luce e non di averla spenta. Insomma, complimenti, proprio un bel lavoro.

The promise, di never

Quello che salta subito all'occhio e il titolo in inglese per un racconto in italiano. Suppongo che sia un omaggio alla canzone di Tracy Chapman anche se della canzone nel racconto non c'è traccia; se non fosse così lo cambierei in "La promessa". Detto questo, trovo che il racconto sia scritto bene anche se nella prima parte sembra di trovarsi difronte a una poesia più che a un racconto. Questo rende il tutto un po' lento e di difficile immedesimazione per la mancanza di un contesto. Contesto che viene puntualizzato nel seguito poco prima della metà: a mio avviso u npo' troppo tardi. La Ragazza, qualunque sia il suo nome, non sorride più. Non sorriderà mai più. In questo punto passi dalla prima persona alla terza, senza apparente motivo. Forse una svista. Bella l'idea e il fatto che spieghi alla fine il perchè di quei dialoghi con la tazza del cesso. Unico neo è che le cose andrebbero rivisitate per aumentarne la fruibilità. Costellazione dei Muffin alla Fragola. Il Panda Pigrone. La Ragazza che Sorride. Questa immagine mi è piaciuta moltissimo.

Lux animae, di Raffaele Marra

Trovo che il tuo racconto sia scritto bene. Ti confesso che l'inizio mi è piaciuto, però quando ho visto che l'elenco di quello che è stato il protagonista, superava la metà del tutto, beh, sono stato sopraffatto da un senso di noia. Anche nel tuo caso sembra di trovarsi difronte a una poesia che poi viene contestualizzata solo alla fine. Troppo tardi per me. Bella l'idea di fondo del viaggiatore del tempo, vecchio, che cerca l'amore della sua vita. Ma perchè proprio in una ragazzina? (effettivamente troppo giovane). Mi sembra una forzatura per lanciare un messaggio di denuncia sociale, sulla superficialità dei tempi e via discorrendo.
In conclusione il racconto da l'impressione di essere composto da due parti distinte. Forse dovresti lavorare un po' sull'omogeneità creando la giusta amalgama.

La vecchietta alla fermata del bus, di Ambra Stancampiano

Trovo che il tuo racconto sia scritto molto bene. La storia è pulita, chiara ed equilibrata. Il finale arriva coerente, credibile e inaspettato. Il particolare delle braccia muscolose che giustificano la forza dell'anziana signora, è un particolare che delinea esperienza da parte della scrittrice. Quindi nel complesso un ottima prova. L'unico neo, a mio avviso, è l'inizio del pezzo che mi è suonato poco fluido. Mi sino dovuto fermare per rileggere e capire chi stesse parlando, perchè non è proprio immediato, almeno nel mio caso. Per il resto nulla da aggiungere, veramente un pezzo molto bello. Complimenti.

La torre delle fiamme, di Vastatio

Ti confesso di non aver capito molto del tuo racconto. L'esposizione nel tuo caso risulta un po' confusa e il tutto non è digeribile nell'immediato. L'idea del Miihr mi piace molto e secondo me dovresti riprenderla e dare più aria al tutto. Magari ampliandolo, perchè dubito che in 3k l'idea possa svilupparsi in modo appropriato. La verità nascosta nel finale non la capisco: è il fatto che tutte le fiamme tranne quella della stupidità sono spente, oppure che il Miihir è un parassita. Altro lato poco chiaro è il fatto che il Miihir sostituisca con delle copie le fiamme, ma allora perchè sono spente, non dovrebbero essere accese in quanto copie? Insomma, un po' troppa confusione. Da riprendere in mano però perchè l'idea mi sembra valida per u fantasy.

C’è troppo peperoncino su questa pizza, di Alessandra Corrà

Il racconto è scritto bene e si arriva alla fine, in modo lineare e chiaro. Sinceramente non ho capito molto l'attinenza del titolo con il racconto. (tien presente che il titolo in racconti così brevi è l'11° uomo in campo) Forse mi è sfuggita l'importanza del peperoncino della pizza, ma questo non influenza il mio giudizio. L'idea di fondo mi sembra buona. Qualche problema, secondo me, lo trovo nello svolgimento. In modo particolare, mi sembra un po' pesante lo spiegone iniziale che dura metà racconto. Quello lo rivedrei cercando un modo alternativo per introdurre i fatti. Magari un dialogo tra i due mentre mangiano e ricordano, lasciando cose non dette o dette a metà. Forse dovrebbe emergere di più il sentimento tra i due.

Recuperi, di Alexandra Fischer

Il racconto dal punto di vista della scrittura è scritto bene. Il tutto scorre bene e in modo chiaro e comprensibile, quasi fino alla fine. Purtroppo mi sono perso proprio nel finale. Finale in cui non comprendo che valore possano avere per la ragazza i nomi dei parenti del padre. Secondo me, quando fai un cambio di scena, per esempio quando sposti la visuale da lei che scappa e ritorni in salotto, sarebbe opportuno sottolineare la cosa con una riga vuota per evitare confusioni. Comunque, dato che ci scontriamo da un po', posso dire che ti trovo migliorata dal punto di vista della chiarezza espositiva.

La mia classifica:

1-La vecchietta alla fermata del bus, di Ambra Stancampiano
2-La nuda verità, di Beppe Roncari
3-Quinto piano, scala B., di Viviana Tenga
4-The promise, di never
5-Lux animae, di Raffaele Marra
6-Ombre, di Patty Barale
7-La barca di Diego Ducoli
8-’è troppo peperoncino su questa pizza, di Alessandra Corrà
9-La luce non si spegne mai, di Gian de Steja
10-La torre delle fiamme, di Vastatio
11-Recuperi, di Alexandra Fischer

complimenti a tutti. Alla prossima.

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Gian de Steja
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Messaggio#7 » giovedì 25 giugno 2015, 10:10

Ecco la mia classifica. Non è stato facile, bravi voi.

1-la vecchietta alla fermata del bus (di Ambra Stancampiano)
Racconto molto divertente che mi ha particolarmente sorpreso nel finale. E’ scritto bene con i giusti tempi e sei riuscita a costruire una tensione narrativa, portata dalla curiosità di capire cosa succederà alla fine. IL tema è rispettato alla grande. Mi piace tantissimo la frase: “Il primo colpo mi prende in piena faccia, vicino all’occhio sinistro. Non me l’aspetto, quindi non riesco a reagire; cado per terra. Le bastonate continuano su tutto il corpo, sempre più violente, mentre lei strepita con voce arrabbiata…”
Molto brava, complimenti, per me è sì!

2-La barca (di Diego Ducoli)
Scritto bene, scorrevole e piacevole. Dialoghi corretti e funzionali. Anche se il tema non è proprio originalissimo, sei riuscito comunque a non essere banale con la storia del nome e non era facile. Sul tema ero sinceramente molto dubbioso, poi ho capito: la luce che non si spegne mai è la vita! Mi sembra molto azzeccato. Bravo!

3-OMBRE - (Di Patty barale)
A me è piaciuto molto questo racconto perché riesci a creare quell’atmosfera di tensione che cresce fino alla fine. Anche se si intuisce abbastanza presto la paranoia del narrante, il lettore rimane incollato alla trama per sapere cosa succederà e come si risolverà la faccenda. Tutto sommato è pure un lieto fine, visto che alla fine la vittima della vicenda è la vicina finita sulla sedia a rotelle. Il tema della gara mi sembra centrato, quindi… brava!

4-Quinto piano, scala B. (di Viviana Tenga)
Ben trovata Viviana. Racconto molto delicato su un argomento particolarmente spinoso come la depressione. Il tema è centrato pienamente, anche su più chiavi di lettura. La tecnica c’è e si vede per come è scritto poiché tutto scorre ed è di facile comprensione. Mi è piaciuta particolarmente la chiusa, semplice ed efficace.

5-The promise (di Never)
Racconto molto poetico che evoca delle belle immagini nella mente del lettore, soprattutto nella prima fase. L’unica forzatura è quel finale infilato lì per giustificare il tema della gara. Poteva essere omesso, se fosse finito alla rivelazione della maternità sarebbe stato molto meglio, peccato ;)
P.S: Il titolo in inglese è assolutamente inspiegabile.

6-La nuda verità (di Beppe Roncari)
La storia c’è, hai creato bene l’atmosfera con splendidi richiami “hitchcockiani”. La tecnica direi che è perfetta perché ci conduci abilmente verso il finale a sorpresa. Se devo trovare un difetto, il tema della prova è po’ forzato, anche perché sinceramente la storia della luce non è propriamente credibile. Voglio dire, una persona non vedente non credo che stia per due mesi senza mai “vedere” (scusa) nessuno. Quindi è impossibile che decida sempre di tenere la luce accesa involontariamente. Se non può vedere ha il 50% di probabilità di spegnerla quella luce, tanto per lei è uguale. Se ha memorizzato la posizione dell’interruttore, possibile che nessuno la vada a trovare? Fosse anche di giorno lei comunque la luce la lascerebbe accesa ritenendola spenta. O No? ;)

7-La Torre delle Fiamme. (di Roberto Romanelli)
A parte qualche piccolo refuso (ed adesso: d eufonica) la tecnica c’è. Il problema è che hai scelto di sviluppare un tema che in 3000 caratteri è praticamente impossibile. Non so quanti tagli hai fatto dal racconto originale, ma sicuramente ci vuole molto più spazio per esporre la tua splendida idea, altrimenti si rischia, come è stato, di fare un po’ di confusione. Io fossi in te ci farei un pensierino a labbarlo come si deve. ;)

8-Lux animae (di Raffaele Marra)
Ciao Raffaele. La tua padronanza della scrittura si vede eccome, però il racconto ha diversi punti deboli. Innanzi tutto la prima parte è troppo lunga per un racconto del genere e distoglie un po’ l’attenzione del lettore. Capisco che sia fondamentale per arrivare al climax e al finale a sorpresa però se fosse un po’ più corta sarebbe più efficace, secondo me. La ragazza è troppo superficiale per aver suscitato impressioni positive su un uomo che ha avuto certe esperienze. E poi la storia della macchina del tempo stona parecchio con tutto il resto e rende vana, per quanto ho capito io, l’attinenza con il tema della gara. Alla prossima! ;)

9-Alcor e Mizar (Di Locatelli Luigi)
Racconto un po’ troppo melenso per i miei gusti. Tecnicamente mi sembra scritto bene, senza refusi e la punteggiatura è corretta, così come i dialoghi, a loro modo efficaci. Il tema è perfettamente centrato (direi che sei andato sul sicuro…). Quello che manca del tutto, secondo me, è l’originalità: sa tutto di visto e rivisto.

10-C’è troppo peperoncino su questa pizza (di Alessandra Corrà)
Allora, l’idea di fondo non è male e anche il modo in cui l’hai scritto. La storia scorre e tutto sommato si dipana bene verso il finale che comunque è abbastanza telefonato. Quello che stona è la forzatura del tema della luce che secondo me qui è proprio tirato per i capelli e anche il titolo che, onestamente, non lo capisco proprio.

11-Recuperi (Di Alexandra Fischer)
Ciao Alexandra. ;)
Il racconto evolve bene fino al finale, poi, sinceramente, non ci ho capito nulla. Cosa mostra Manlio a Yolanda? Cosa vedrà stasera sul notebook da non fargli più sentire il vuoto dovuto alla mancanza del padre? Magari gli altri hanno capito al volo, ma io i commenti li scrivo senza leggere per evitare “contaminazioni”. Anche sul tema, mi sembra un po’ preso per i capelli e comunque non è molto chiaro. Forse la luca della speranza non si spegne mai? La luce della famiglia. Boh?
"L'aria sarà sempre troppo carica di qualcosa. Il vostro corpo sempre indolenzito o stanco. Vostro padre, sempre troppo ubriaco. Vostra moglie sempre troppo fredda. Avrete sempre una qualche scusa per non vivere la vostra vita." C. Palahniuk

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alessandra.corra
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Messaggio#8 » giovedì 25 giugno 2015, 16:56

Ciao,
per prima cosa, complimenti a tutti: i racconti erano nel complesso molto validi.
Ed ecco la mia classifica:
 
1 – La nuda verità di Beppe Roncari
Mi è piaciuta l'idea di partire da uno dei più bei film di Hitchcock e costruirci sopra una storia che risulta molto gradevole da leggere. Non è difficile riuscire a calarsi nella storia e il protagonista lo trovo ben caratterizzato da risultare assolutamente credibile. La storia è scritta anche molto bene e il finale a sorpresa apparentemente molto divertente, nasconde in realtà proprio in ciò che non viene detto, sfumature molto grigie. Bello.
2 – Ombre – Patty Barale.
Il tuo racconto l'ho apprezzato molto per la sua ambiguità. Non c'è una realtà davvero oggettiva, ma tutto rimane velato dall'incertezza. Chi è la vittima? Chi il carnefice?
Nella realtà spesso è proprio così. Vittime e carnefici solitamente si alternano in base al diverso pdv di chi osserva la situazione.
Molto credibile anche l'omicidio che scaturisce dall'odio dei vicini. Brava.
3 -La vecchietta alla fermata del bus, di Ambra Stancampiano
Racconto che gioca con il luogo comune per cui i dipendenti pubblici sarebbero spesso dei nullafacenti (custodi compresi, in questo caso). Opinione non condivisibile, ma che in questa storia divertente ci sta.
La trama alla fine è semplice, ma è ben calibrata, lineare, divertente da risultare molto piacevole. Altra nota positiva: riesci anche a regalare un colpo di scena finale, che giunge inaspettato. Non ho alcun appunto da fare. Brava.
4 – La barca, di Diego Ducoli
Che cosa ci sia dopo la morte è un interrogativo che molti si fanno e la tematica della reincarnazione è qualcosa che personalmente mi ha sempre affascinata, e si prestava bene per l'interpretazione del tema: la luce che non si spegne mai è la vita stessa. Il finale della storia però lascia un po' l'amaro in bocca, poiché è stato troppo gettonato in narrativa e risulta pertanto poco originale. Sarebbe stato meglio giocare un po' sull'ambiguità, nel non detto; senza esplicitare in quale forma di vita si sarebbe reincarnato il protagonista, per es.
Molto bella, invece, l'ambientazione: suggestiva, quasi onirica, cupa.
5 – The promise, di Never
Belle le immagini poetiche che sei riuscita a suscitare nella mente dei lettori, alcune sono decisamente poetiche e forti, e bella anche l'interpretazione al tema (anche in questo racconto, la luce che non si spegne è la vita). Il finale però non sono riuscita ad apprezzarlo pienamente, in quanto avrei concluso il tutto con la rivelazione dei risultati medici, senza calcare la mano sullo struggimento e i sentimenti suscitati nella ragazza, che non aggiungono nulla alla storia.
6 - Quinto piano, scala B, di Viviana Tenga
Mi è piaciuto il racconto per la profondità racchiusa in ciò che non viene detto e nella leggerezza con cui viene raccontato.
La solitudine e l'angoscia che prova la ragazza nel cuore della notte e che la indirizzano a casa di Emilia è ben resa ed è tecnicamente descritta molto bene. Su questo niente da dire. Ma ci sono troppi personaggi. Sono anche io d'accordo che il personaggio di Irene, per es., poteva essere omesso, perché depista il lettore dalla vicenda centrare, quella che è davvero importante.
7 – La torre delle fiamme, di Vastatio
Tutte le fiamme del Miihr si sono spente tranne quella della stupidità (in effetti, la stupidità pare una delle cose più difficili da debellare). L’incontro tra il discepolo e il Maestro. E’ tutto molto interessante, curioso, e ce ne sarebbe di buona materia su cui lavorare per riuscire a creare un ottimo racconto fantasy. Ma purtroppo è penalizzato, in questa versione limitata, perché avrebbe bisogno di maggior spazio, maggior respiro.
8 – La luce non si spegne mai – Gian de Steja
Racconto sulla vita dei detenuti in un carcere che nel finale assume tinte horror con la morte del protagonista (a proposito, perché farlo morire solo dopo dieci anni?). La storia sarebbe interessante, carina anche l'idea della lucciola (anche se forse è poco credibile che un detenuto sia riuscito davvero a trovare e tenere con sé una lucciola) ma il tutto è raccontato troppo freddamente e forse è proprio per questo che si fa fatica a provare empatia per i personaggi e la vicenda.
9 - Alcor e Mizar di Luigi Locatelli.
Purtroppo non sono riuscita a provare vera empatia per i protagonisti della storia. Il testo è scritto in modo troppo affettato e sdolcinato per riuscire a far provare davvero la giusta commozione che meriterebbe un racconto di questo tipo. Infatti, quando si narra di un dolore così forte come la morte di qualcuno per una malattia, già di per se molto triste, si dovrebbe tenere uno stile più neutro, meno emozionale. La trama è potente però; ricalibrandone il linguaggio, migliorerebbe molto.
10 – Recuperi, di Alessandra Fischer
Una festa di compleanno mal riuscita. La protagonista non accetta l'assenza del padre e lo rimpiange e la sua famiglia, come regalo, le dona i riferimenti della famiglia del padre. Qualcosa stona nel finale, però. Mi sembra strano, infatti, che in quei cinque anni, oltre a suo padre, avesse perso anche tutti i contatti con gli altri membri della famiglia paterna. Per la giusta comprensione della storia questo andrebbe spiegato, così è come se qualche tassello mancasse al racconto.
11 – Lux animae, di Raffaele Marra
Ho fatto fatica a comprendere in pieno il testo che sembra esser diviso in due parti distinte. In primis, rimane confusa l'immagine del protagonista. Chi è? Una Musa? Ma se così fosse come mai sembra poi solo un uomo alla ricerca di una possibile compagna? Ed è possibile che possa ricredersi sulla ragazza solo perché lei vuole postare il testo su facebook?
Sarebbe un testo interessante, molto ben scritto, ma il tutto risulta troppo confuso.

never
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Messaggio#9 » giovedì 25 giugno 2015, 17:08

Premessa: non ho letto tutti gli altri commenti, quindi mi scuso per eventuali ripetizioni!

La Barca - Diego Ducoli

Mi ha colpito molto la tua storia, è stata la prima che ho letto ed ho gradito sia il colpo di scena, il modo in cui hai costruito la storia e l'idea di fondo, sia il fatto che, in qualche modo, abbiamo intepretato il senso della "luce che non si spegne mai" allo stesso modo. Il tuo racconto ha un che di poetico che lo percorre e che mi ha affascinata, ed anche la scelta del nome, Gloria, dà un senso di circolarità e di "chiusura" che mi garba.
Mi sento di farti un appunto solo per qualche refuso, e per il fatto che tu abbia scritto "obbiettivo" con due b. Perdonami, so che ormai l'uso comune lo ammette, ma non riesco a liberarmi di un certo grammarnazismo che mi è stato inculcato durante l'infanzia che vede di cattivo occhio quella doppia ^^
In ogni caso, complimenti!

Ombre - Patty Barale

La prima cosa che mi è saltata all'occhio del tuo racconto è una fastidiosa tendenza alla ripetizione: nel giro di poche righe, ripeti le parole "serrande" e "lì" due volte.
C'è anche "infastisce" che è un refuso.
Rotture a parte, il tuo racconto non è riuscito a catturarmi subito, benché l'idea di fondo non sia malvagia: forse perché a prima vista mi sembra come fuori traccia. Faccio un po' fatica a cogliere il tema principale: mi sembra sia la paranoia, più che la luce che non si spegne mai, insomma mi sembra la vittoria delle tenebre, visto anche il finale del racconto.
Pollice in su invece per il flusso di coscienza della protagonista, in qualche modo mi ha ricordato un po' il Cuore Rivelatore di Poe, che è uno dei miei scrittori preferiti, quindi per me è un grosso complimento ;)

Recuperi - Alexandra Fischer

Mi piace molto la scelta delle immagini che usi per descrivere la situazione: le luci che punzecchiano il pomeriggio, ad esempio. Mi piace anche il modo in cui hai selezionato gli aggettivi, sono espressivi ed equilibrati.
C'è una ripetizione però, "collera" che compare due volte nel giro di poche righe.
Inoltre c'è qualche imprecisione: quando scrivi "il padre ha voluto accompagnarle" si fa fatica a capire a chi si riferisca quel plurale; su "presenza" poi scrivi "diradandole", Manlio si trasforma in Manrico, eccetera.
Il tuo stile invece mi piace, nervoso, diretto.
Purtroppo la conclusione si "ammoscia" un po' sulla pagina: sarebbe bastata qualche riga, o qualche parola in più, per rendere il tutto più diretto e comprensibile. Purtroppo questo va anche a discapito dell'aderenza alla traccia, sembra un po' una forzatura farlo rientrare in tema.

La nuda verità - Beppe Roncari

Il tuo racconto mi è piaciuto molto!
Sarà che adoro i colpi di scena, sarà che è riuscito a strapparmi un bel ghigno, ma ti dico: ben fatto!
Se non fosse per i tempi verbali che qua e là cambiano sarebbe stato praticamente perfetto (ho trovato la cosa particolarmene fastidiosa, limita un po' la scorrevolezza del testo).
Mi è piaciuto anche il titolo, azzeccatissimo.
Bravo, complimenti :)

La vecchietta alla fermata del bus - Ambra Stancampiano

Il tuo racconto non è affatto male, scorrevole, lineare ed anche originale.
Ma, credimi, se avessi evitato quell'accenno alle braccia muscolose della vecchietta ne avesti guadagnato! Quel piccolo dettaglio mi ha rovinato il finale, non so se sono io ad essere troppo intuitiva, ma ho presagito subito il plot twist. Peccato!
P.S. attenzione alle ripetizioni ;)

C'è troppo peperoncino su questa pizza - Alessandra Corrà

Bello il titolo, bella l'idea, ma lo svolgimento è un po' confuso, ho fatto fatica ad entrare nel vivo e questa è una pecca per un racconto necessariamente breve.
Non mi ha aiutata il nome, Ivo, che poi diventa Andrea, non mi aiutata nemmeno la carenza di virgole nella prima parte. Avrei usato anche qualche 'a capo' in più, per scandire, dare un po' di ritmo. Mi farebbe piacere rileggere il tuo scritto, quando e se deciderai di fare una revisione prendendoti più spazio!

Alcor e Mizar - Locatelli Luigi

Ho trovato una certa distanza tra la parte introduttiva e quella seguente, legata ai ricordi. C'è anche un periodo sospeso, 'mi sa che di stelle cadenti con tutte queste nuvole'.
L'idea non mi dispiace, ha un che di poetico, ma non riesce ad essere malinconica abbastanza da catturarti per intero. Forse è un po' piatto ed il finale (molto bello, secondo me) non riesce a riscattarlo del tutto.

La luce non si spegne mai - Gian de Steja

Ho trovato la prima parte del racconto un po' troppo lunga, e, visto che è quella descrittivo/introduttiva, toglie spazio alla seconda, dove poi si svolge la vicenda vera e propria e dove poi il lettore dovrebbe trovare l'imput emotivo, il coinvolgimento. </span><span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Peccato, perché il tuo stile ha carattere, ha una nota personale che colpisce, ed anche l'idea è buona, crudele e poetica allo stesso tempo.

Quinto piano, scala B - Viviana Tenga

Brava, sei riuscita a partire da un'idea non proprio originale (quella della luce che si vede dalla finestra) e a trasformarla in qualcosa di poetico e, come dire, lieve.
Quello che mi ha dato un po' di difficoltà è stato lo svolgimento, un po' confuso, ingarbugliato. E trovo manchi un po' di pathos. Non credo derivi dal non detto (che secondo me ci sta, in un racconto così breve), piuttosto dalla frettolosità dell'ultima parte, dalla voce narrante (che poteva essere tranquillamente estromessa) e, forse, dal modo strano in cui le due protagoniste hanno il loro primo contatto: il citofono è davvero impersonale, mi fa un po' strano che trovino empatia in questo modo, soprattutto il fatto che una persona anziana come Emilia lasci entrare in casa un'estranea a notte inoltrata.

La torre delle fiamme - Roberto Romanelli

Che bello, un racconto fantasy/scifi!
Mi è piaciuta tantissimo l'idea del Miihir (anche se il nome ha un richiamo fin troppo tolkieniano) ed anche l'ambientazione. L'idea di fondo ci sta tutta, è intelligente, originale; ma ho trovato qualche pecca nella stesura.
Dopo la parte descrittiva iniziale, che è piuttosto lunga, scrivi "ad attenderlo trovò il suo Maestro", non avrebbe fatto male usare il soggetto, invece del pronome.
Non ti nascondo poi che ho dovuto rileggere la parte in cui il protagonista scopre la verità e scappa via, al principio non avevo ben capito: può essere che sia poco immediata, così come è scritta, ma può anche darsi che io sia rinco :P
Il finale però riscatta tutto, è l'idea della stupidità l'ho trovata davvero geniale!

Lux animae - Raffaele Marra

"o, ammesso che ci fosse una differenza, verso Dio": ho adorato questa frase.
Mi son piaciuti anche tutti i riferimenti ai Grandi, e l'idea spiazzante che non ci sia una Musa ideale, ma un vero e proprio viaggiatore che in qualche modo ha influenzato le sorti dell'umanità.
C'è una ripetizione quando parli di Hesse e Neruda (passioni, passione).
A parte questo, ho trovato come una discrepanza tra le parti, quasi che i protagonisti della vicenda fossere due entità differenti: il viaggiatore non può pensare "effettivamente troppo giovane", non può certo esserlo più di Rimbaud! ed un'anima così immensa non credo sarebbe stata così facile da ingannare, e così... piccola. Non so se mi spiego.

La mia classifica:

1- La nuda verità - Beppe Roncari

2- La Barca - Diego Ducoli

3- La torre delle fiamme - Roberto Romanelli

4- La vecchietta alla fermata del bus - Ambra Stancampiano

5- Lux animae - Raffaele Marra

6- Quinto piano, scala B - Viviana Tenga

7- Recuperi - Alexandra Fischer

8- La luce non si spegne mai - Gian de Steja

9- Alcor e Mizar - Locatelli Luigi

10- C'è troppo peperoncino su questa pizza - Alessandra Corrà

11- Ombre - Patty Barale

 

 

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patty.barale
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Messaggio#10 » venerdì 26 giugno 2015, 1:16

Classifica e a seguire commenti in disordine sparso!
1- THE PROMISE
2- LA BARCA
3- LA NUDA VERITÀ
4- LA VE CHIETTA ALLA FERMATA DEL BUS
5- QUINTO PIANO, SCALA B
6- LUX ANIMAE
7- ALCOR E MIZAR
8- C'È TROPPO PEPERONCINO SU QUESTA PIZZA
9- LA LUCE NON SI SPEGNE MAI
10-LA TORRE DELLE FIAMME
11-RECUPERI



LA BARCA
Ciao Diego, ben ritrovato.
Ambientazione cupa, opprimente, ovattata: direi che questo tuo breve racconto ha una forte componente sensoriale, che ti porta a rabbrividire per il freddo, a sentire il suono dei flutti, a respirare i miasmi dell’acqua (unico dubbio: perché l’acqua sarebbe sorniona? non solo non riesco a capirne il motivo, ma anche dando per scontata una mia sicura incapacità interpretativa, mi sembra che, anche stilisticamente, questo aggettivo faccia un po’ a botte col resto della descrizione).
In particolare mi è paciuta molto l’immagine della morte: non la terribile Mietitrice, ma una donna bellissima (o forse è lui a vederla così, proprio perché anziano e malato e quindi vede la morte come una liberatrice, una salvatrice?)
In ogni caso un ottimo racconto che parte con uno stile molto alto, con una descrizione stupenda del parto dal punto di vista del morto/nascituro, per scendere a un linguaggio quotidiano, a segnare un nuovo inizio, una nuova, semplice partenza.

LA NUDA VERITA’
Ciao Beppe!
Ti fa proprio dannare ‘sta meledetta ernia, eh?
Ti capisco e comprendo perfettamente le notti a bighellonare per casa alla ricerca di una posizione comoda!
Il racconto rende perfettamente l’atmosfera Hitchcokiana de La finestra sul cortile (se posso cercare il pelo nell’uovo, ho trovato ridondante il tuo palesarlo, in fondo avevi già dato indicazioni dicendo di esserti sparato l’opera omnia di Alfred!)
In ogni caso rendi molto bene l’ambientazione e il passato del protagonista: complimenti.
Ho solo alcuni dubbi: una donna cieca, presumibilmente sola in casa che apre direttamente al primo sconosciuto che bussa alla porta? Almeno un “Chi è?”dovrebbe chiederlo… o no?
Oltre a Hitchcock mi hai fatto riaffiorare alla mente fior di sit-com che hanno sfruttato il tema della vicina nuda alla finestra!!!!
A rileggerti presto!

RECUPERI
Ciao Alexandra.
Purtroppo ho avuto parecchi problemi a capire il tuo racconto:
1-la luce che non si spegne è la sua speranza di avere il padre vicino? Se no non riesco a individuarla in altro
2- non rieco a capire l’importanza del recupero della famiglia del padre: a parte il fatto che essendo stato sposato con la madre non vedo perché occorra una tale ricerca dei parenti (non conosce gli zii e i nonni paterni?), a meno che il padre non avesse rapporti con loro, ma allora, cosa potrebbe ottenere da questi parenti che non hanno certo una buona opinione del genitore?
Non so, ho come l’impressione di un universo di sentimenti e motivazioni inespresse, che forse avrebbero bisogno di un maggiore respiro per prendere vita.
Infine ti faccio notare:
“collera” usata in due frasi consecutive, “accompagnarle” refuso che dovrebbe stare per “accompagnarla” e “Manlio” che alla fine diventa “Manrico”.
Ciao e alla prossima!

LA VECCHIETTA ALLA FERMATA DEL BUS
Ciao Ambra e benvenuta!
Il tuo racconto è molto carino, con una buona distribuzione degli indizi (la vecchietta muscolosa…) e un finale a sorpresa… che sorprende. Nulla da eccepire, tranne forse la parte iniziale, in cui ho avuto una certa difficoltà a cogliere il “titolare” del pdv: forse dovresti trovare il modo di farci vedere il tuo protagonista accanto all’autista. Ma a parte questo, il racconto scorre piacevole.
Alla prossima!

QUINTO PIANO SCALA B
Ciao Viviana e ben ritrovata!
Che poesia! Il tuo racconto è sussurrato, delicato e sarebbe bellissimo se ci dicessi qualcosa in più! Sembra quasi una favola moderna, se non fosse per l'ambientazione precisa e ben delineata.
Un Dubbio: Emilia ha subito un trauma profondo che la porta a lasciare la luce accesa e, nonostante questo, quando sente suonare il citofono in piena notte e sente le "parole sconnesse" della sconosciuta, si limita a esitare e poi apre la porta? Va bene che sia gentile e disposta ad aiutare il prossimo, ma questo non mi quadra.
Quindi, racconto scritto molto bene, di una poesia rara, ma che non mi convince appieno!
Alla prossima!
:-)

LA TORRE DELLE FIAMME
Ciao Vastatio e ben trovato!
Ho l'impressione che la taglia XS di Minuti Contati vada un po' stretta al tuo racconto!
Ci descrivi una realtà lontana, con torri e fiamme di Miihr, un discepolo che ha concluso il suo cammino formativo e un maestro triste, preoccupato perché conosce il destino che attende il suo pupillo. E fino a qui ci sono.
Poi, sicuramente per un limite mio, non sono riuscita a capire tutto lo spiegone delle proprietà delle pietre: ho letto e riletto, ma mi sono persa ogni volta!
Al di là dei miei limiti e gusti, l'impressione che ho avuto di questo racconto è che ci sia troppo tell e poco show!
Forse, rivedendo e ampliando il tutto potresti riuscire ad arrivare ai lettori tonti come la sottoscritta!
Alla prossima!
:-)

C'È TROPPO PEPERONCINO SU QUESTA PIZZA
Ciao Alessandra e ben trovata!
Dunque, parto dalle cose spicciole:
-Ivo diventa Andrea
-Nella prima parte c'è penuria di virgole
-"l'idea di perderlo [...] la sua idea era molto allettante": troppe idee ravvicinate!
A parte questo, mi sembra che anche nel tuo caso la taglia XS di Minuti Contati vada stretta!
Non ho capito cosa sia l'organizzazione di cui fanno parte, non ci dici nulla di ciò che ha legato così profondamente i due amici e che possa farci sentire tutto il sapore amaro del "tradimento" di Carla e anche la luce che non si spegne mai mi pare un po tirata per i capelli!
Mi dispiace, perché si intuisce una storia complessa dietro le tue righe, una storia che, probabilmente, con un maggiore respiro, potrebbe arrivare meglio al lettore.
Alla prossima!
:-)

THE PROMISE
Ciao Never e bentrovata.
Racconto struggente, il tuo. Riesci a catturare il cuore (almeno di una romanticona in incognito come me!)
In particolare mi ha colpito l'immagine del "prato nero che fioriva al contrario": bellissima!
Certo, le costellazioni fanno molto dialogo tra Shrek e Ciuchino, ma sono tenere!
Bello anche il modo in cui ci dai gli indizi della gravidanza facendoci credere altro.
Personalmente avrei omesso la figura luminosa del finale: una chiusura su "...all'improvviso non ebbe più freddo ma nemmeno se ne accorse." Sarebbe stata molto meglio.
In ogni caso bel racconto
A rileggerti
:-)

ALCOR E MIZAR
Ciao Luigi e ben trovato!
Bello l'uso di una stella binaria per narrare l'amore tra due persone!
Purtroppo, però, il tuo racconto non riesce a coinvolgermi, non riesco a provare empatia con Silvia, morta di un male terribile e consapevole di quanto le stava accadendo né con il protagonista, rimasto solo a vagare nelle tenebre della vita.
Non so, è un po come se la tua storia brillasse di una luce troppo fredda per scaldare il cuore (o forse è solo un mio limite!)
A rileggerti!
:-)

LA LUCE NON SI SPEGNE MAI
Ciao Gian e bentrovato.
A parte qualche salto nei tempi verbali e un "cella... celle" un po' troppo ravvicinate, non ho rilevato altri errori formali, ma, purtroppo, la storia non l'ho capita!
Perché un delinquente/bullo dovrebbe patire così tanto il fatto che Mimi si sia suicidato da non parlare più e diventare un detenuto modello? L'anima della lucciola lo perseguita? In che modo una piccola lucciola, con la sua luminescenza può stravolgere a tal punto una mente avvezza alle durezze della vita? E mi pare poco probabile che i secondini, al ritrovamento di un detenuto morto con la faccia fracassata contro i muri (forse sarebbe più corretto parlare di cranio, piuttosto che di faccia, perché presumo che uno pigli a testate la parete e non a "facciate") abbiano l'acutezza di notare anche la presenza di una lucciola...
Mi dispiace, ma tutte queste cose non mi convincono!
Alla prossima.
:-)

LUX ANIMAE
Ciao Raffaele e bentrovato.
Perché? Solo questo mi viene da domandarti.
Perché scrivere un racconto dall'inizio così aulico, così poetico, così bello e poi affogarlo in un finale che non è assolutamente all'altezza?
La prima parte della tua storia mi ha catturata, affascinata, emozionata per poi tradirmi con quel precipitare nella banalità della macchina del tempo parcheggiata dietro l'angolo!
Ci sai fare con la penna (tastiera), ma lo stile e il tono delle due parti sono in un contrasto troppo dissonante per i miei gusti (il che, ovviamente, lascia il tempo che trova!)
A rileggerti!
:-)


viviana.tenga
Messaggi: 560

Messaggio#11 » venerdì 26 giugno 2015, 12:28

1)LA VECCHIETTA ALLA FERMATA DELL'AUTOBUS, di Ambra Stancampiano
All'inizio mi chiedevo dove volesse andare a parare il racconto, poi è arrivato il colpo di scena finale, inaspettato ma credibile e preparato dal dettaglio sulle braccia muscolose della vecchia. La stessa chiave di lettura del tema (luce che non si spegne mai= bollette da pagare) è stata una simpatica sorpresa. Nel complesso mi è piaciuto molto, non ho nulla da appuntarti.

2)THE PROMISE, di Never
Un racconto commovente, che nel complesso mi è piaciuto molto, anche se in alcuni tratti ancora migliorabile. Nella prima parte metti immagini molto belle, ma secondo me il tutto viene un po’ penalizzato da uno stile a tratti troppo raffinato. Per esempio, la frase “Una. Lenta. Agonia”: trovo che questo genere di espedienti spostino l’attenzione del lettore dal contenuto alla scelta stilistica, facendo perdere di forza il racconto (però questo è un parere abbastanza personale).
Belli i piccoli inganni che crei, prima facendo credere che la protagonista sia stata lasciata dal ragazzo per poi mostrare che invece è morto e poi facendo credere che il suo malessere sia psicologico quando invece è anche dovuto alla gravidanza. Mi è  piaciuta anche l’interpretazione del tema, con la luce che rappresenta sia l’amore che la vita. Quello che invece avrei evitato è l’apparizione luminescente alla fine, penso che il finale avrebbe avuto più forza chiudendo dopo che scoppia a piangere per la gioia.

3)OMBRE, di Patty Barale
Mi è piaciuto molto come hai reso la paranoia della protagonista, facendola trapelare attraverso una voce narrante che si crede perseguitata invece che persecutrice. Il racconto scorre bene, una storia di ordinaria follia ben resa in ogni piccolo dettaglio. L’unico appunto che mi sento di farti è  che mi è sembrato un po’ fuori tema: fin dal titolo, parli soprattutto di ombre, e l’elemento della luce mi è sembrato inserito un po’ a forza. Nel complesso però un ottimo racconto.

4)LA BARCA, di Diego Ducoli
Il punto di forza del racconto è sicuramente l'ambientazione, l'immagine della palude, della barca e della donna che la guida. L'interpretazione del tema non è molto originale, ma comunque ben gestita. Non mi ha convinto del tutto l'uso del nome della moglie anche per la bambina in cui rinasce, penso che sarebbe andato bene chiudere con il "Complimenti signora, è una bellissima bambina". Così, ho l'impressione che il nome risulti un po' sovraccaricato di significati, senza che la cosa abbia una vera utilità per il racconto.

5)LA NUDA VERITA', di Beppe Roncari
Mi è piaciuta molto l'idea intorno a cui costruito il racconto, simpatica e inaspettata. Forse un po' improbabile il fatto che in uno-due mesi la tipa non si sia mai accorta di star tenendo la luce accesa (cioè, che nessuno sia passato a trovarla, portare una raccomandata, fare una lettura del gas...), ma tutto sommato non al punto da far risultare irrealistico. Altra cosa a mio avviso migliorabile è il finale: la ricostruzione dell'equivoco da parte del lettore non è del tutto immediata, e questo gli fa perdere un po' di forza. Qualcosa di più esplicito al posto del "ecco svelato il mistero della luce sempre accesa" eviterebbe quella micro pausa per fare tutti i collegamenti mentali del caso e renderebbe tutto più scorrevole e immediato.

6)ALCOR E MIZAR, di Luigi Locatelli
Sono un po' in difficoltà a commentare questo racconto. Da una parte, l'idea mi piace molto, dall'altra il racconto non riesce a coinvolgere a pieno e risulta troppo melenso. Forse avresti dovuto descrivere di meno l'amore tra i due protagonisti, affidarne la resa a pochi dettagli scelti e magari concentrarti di più sulle stelle. Personalmente, ho dovuto affidarmi a google per capire il titolo del racconto, cosa che non mi è pesata troppo ma sarebbe stato bello avere qualche informazione in più all'interno del racconto. Forse un po' scontata ma bella l'interpretazione del tema.

7)LA LUCE NON SI SPEGNE MAI, di Gian de Steja
Idea interessante e originale, ma troppo compressa e troppo raccontata. Capisco che lo spazio era poco, ma forse avresti potuto sfruttarlo meglio concentrandoti solo sulla parte centrale del racconto, tagliando un po' di dettagli dall'introduzione del personaggio e la sua fine. Altro aspetto che penalizza il racconto è lo stile distaccato, che fa sembrare il racconto un riassunto freddo.

8)RECUPERI, di Alexandra Fischer
A parte un paio di sviste, il racconto scorre bene. In particolare, mi sono piaciute le immagini iniziali e l'atmosfera che creano. Purtroppo, ho fatto fatica a capire la trama, o meglio il finale: perché è così importante ritrovare i parenti dalla parte del padre? Se era legata anche a loro, non vedo perché debba averli persi di vista dopo che i genitori si sono separati? Se no, perché hanno così importanza? Anche sul tema ho faticato un po'. Ho capito quali erano le tue intenzioni, ma fatico un po' a vedere come "luce" (quindi, con un'accezione positiva) l'affetto verso qualcuno che, alla resa dei conti, non se lo merita, ma mi rendo conto che questa è una mia considerazione soggettiva.

9)LA TORRE DELLE FIAMME, di Vastatio
Il tuo racconto presenta degli spunti interessanti, ma è tutto troppo compresso per risultare convincente. Dopo le prime due frasi, parti con uno spiegone che prende un terzo del racconto e in cui non tutte le informazioni sono indispensabili; per esempio, avresti potuto descrivere l'aspetto del Miihr solo quando il protagonista se lo trova davanti e omettere le informazioni (tra l'altro vaghe) su dove e quando sia stato trovato. Quando poi arriva l'azione, è così compressa da risultare difficile da seguire. Non mi è chiaro perché Marco sia rimasto così sconvolto quando il maestro gli ha solo detto che ci saranno verità che dovrà giurare di non rivelare a nessuno (in mancanza di informazioni su quali siano queste verità, non mi sembra una cosa così drammatica). Bella l'idea finale, ma ci si arriva troppo confusi per apprezzarla a pieno.

10)LUX ANIMAE, di Raffaele Marra
L'inizio del tuo racconto mi è piaciuto molto, ma il finale si perde. Immagino che il vecchio rappresenti la Poesia, ma dall'incarnazione di un concetto astratto mi aspetterei che non abbia bisogno di una macchina del tempo per muoversi attraverso le epoche. Se invece è un essere umano, allora c'è qualcosa che mi sfugge. Non capisco nemmeno l'atteggiamento verso la ragazzina: cosa c'è di male nel fatto che voglia postare sui social network un discorso così bello? Il fatto che lo apprezzi è già un segnale positivo sul fatto che potrebbe essere la nuova alunna per il vecchio, no? Per il resto, non ho altri appunti da farti. Lo stile è buono e funzionale, sia nella prima parte che nella seconda, il tema rispettato con l'identificazione luce=arte/poesia.

11)C'E' TROPPO PEPERONCINO SU QUESTA PIZZA, di Alessandra Corrà
L’idea di base del tuo racconto è senz’altro interessante, purtroppo rimane tutto troppo abbozzato e raccontato anziché mostrato. Come prima cosa, l’ambientazione: si capisce che siamo in un futuro non meglio definito, citi un’organizzazione XI, ma sembrano tutti dettagli buttati lì solo per tenere su la trama, il tutto rimane vago e fumoso. Il problema maggiore è però sul rapporto di amicizia tra i due protagonisti, che viene raccontato ma mai messo veramente in scena, e questo ostacola l’immedesimazione del lettore, nonostante una scena finale (quella in cui portano via Andrea) molto forte. La frase finale mi è invece sembrata un po’ forzata, una riflessione che era meglio lasciare implicita ma scritta per mettere l’accento sull’immagine legata al tema.
In conclusione, un racconto con delle buone potenzialità, ma che aveva bisogno di molto, molto più spazio.

diego.ducoli
Messaggi: 265

Messaggio#12 » venerdì 26 giugno 2015, 18:40

Che fatica...

La vecchietta alla fermata del bus di Ambra Stancampiano

 

Ciao Ambra

Che dire un bel brano scivola leggero e veloce.

Gli unici appunti che mi sento di farti sono una certa “confusione” a inizio brano sul punto di vista della vicenda e le braccia muscolose della nonnetta che raccontano un po' troppo.

Il tema è rispettato.

Ammetto che in prima lettura la nonna che atterra un giovane mi sembrava un po' assurda ma credo che l'intenzione fosse proprio quella. Una buona prova.

 

La nuda verità di Beppe Roncari

Ciao Beppe

Ho duvuto rileggere il tuo pezzo un po' di volte prima di giudicarlo. Lo reputo un buon pezzo, ma in confidenza ( beh, su internet confidenza sembra un po' assurdo) hai fatto pezzi migliori.

Non ho mai guardato un film di Hitchcock e per questo motivo  non ho colto i rimandi al film.

Ho trovato il pezzo un po' sbilanciato Tra la parte iniziale e quella finale, in ogni caso la sorpresa arriva e fa sorridere.

 

C'è troppo peperoncino su quella pizza di Alessandra Corrà

Ciao Alessandra

Ho letto con piacere il tuo racconto, me lo immaginavo come un vecchio film in bianco e nero ambientato in russia.

Ha in mano un brano con del potenziale enorme ma in questa forma resta tutto un po troppo nebuloso, non sono riuscito ad entrare in sintonia con i personaggi in particolare Ivo-Andrea resta un po' anonimo.

 

Ombre di Patty Barale

Ciao Patty

Che dire:complimenti.

Il tuo brano è quello che mi è piaciuto di più.

Un bel flusso di pensieri ottimamente gestito, Un delirio coerente nella sua follia.

Personaggi e dinamiche credibili: hai descritto alla perfezione le dinamiche tra inquilini dello stesso stabile.

Non ho molto da aggiungere. Brava, e visto che devo raggiungere le trecento battute: brava ancora.

 

Quinto piano, scala B di Viviana Tenga

Ciao Viviana

Un pezzo che ha il sapore di una favola, ammetto i personaggi li ho sentiti un po' lontani, un po' per la scelta di raccontare invece che mostrare e un po' perché il non detto, cioè la vicenda di Emilia me la resa distante.

Devo ammettere che il narrato è scandito molto bene, credo che dovresti ampliare un po' la vicenda per rendere più vivi i personaggi.

 

La torre in fiamme di Roberto Romanelli

Ciao Roberto

La scelta di un universo fantasy è una bella gatta da pelare oltretutto hai inserito un elemento di tua invenzione che ti ha obbligato a un lungo spiegone.

La trama lascia molti buchi e non riesce a soddisfarmi. Credo che per un brano del genere ci voglia un contesto molto, ma molto più ampio. Anche perché l'idea è molto buona.

 

Recuperi di Alexandra Fischer

 

Ciao Alexandra e ben ritrovata

Ho dato un occhiata hai commenti e alcuni appunti te li hanno già fatti.

Ti segnalo Manlio-Manrico che forse è sfuggito.

Voglio essere onesto la storia non mi è piaciuta granchè, ma quello non è colpa tua è solo gusto personale. Il finale mi ha lascito perplesso, Non capisco come la ricerca dei famigliari possa sopperire alla mancanza del padre, pero te lo dice uno che a malapena conosce i cugini.

La descrizione della casa e della torta sono molto evocative e la storia fino all'incontro tra cugini funziona bene.

 

Alcor e Mizar di Luigi Locatelli

 

Ciao Luigi

Un racconto scritto per commuovere e sono convinto che a molti possa piacere, ma le storie melense non sono tra le mie predilette.

Il racconto è comunque scritto bene, si lascia leggere, forse avrei calcato la mano sulle due stelle perché il titolo è molto evocativo e alcune immagini vengono fuori molto bene.

Non ho molti appunti da farti un buon pezzo.

 

La luce non si spegne mai di Gian de Steja

Ciao Gian

Un brano con un buon potenziale ma penalizzato dalla modalità scelta. Troppo raccontato quando con qualche dialogo avresti reso le scene più vivide e interessanti e i personaggi prendono “vita”.

Spero vivamente che questo brano non lo lasci cadere nel dimenticatoio.

L'idea della lucciola è molto carina, il finale è la parte migliore del brano.

 

Lux Animae di Raffaele Marra

Ciao Raffaele

Bella e evocativa la prima parte, anche se non ho studi classici alle mie spalle i personaggi sono talmente famosi che è impossibile non riconoscerli.

La seconda risulta divertente, ma lascia un po' poco.

Inizialmente credevo che il vecchio fosse una sorta di musa o l'incarnazione dell'ispirazione e in conclusione... beh non ho la risposta.

 

The promise di Never

Ciao

Non sono  un amante delle storie strappalacrime ma ammetto che un brivido il tuo è riuscito a strapparmelo.

Le uniche note sono il tono un po' ingenuo iniziale rispetto al finale, mi ha fuorviato un po' sul immaginarmi l'età dei protagonisti.

Alcune immagini sono veramente sensazionali, ma il fantasma in chiusura è veramente eccessivo.

Comunque un bel pezzo.

 

Classifica:

1- Ombre di Patty Barale

2- La vecchietta alla fermata del bus di Ambra Stancampiano

3- Quinto piano, scala B di Viviana Tenga

4-La nuda verità di Beppe Roncari

5-The promise di Never

6-Alcor e Mizar di Luigi locatelli

7-La luce non si spegne mai di Gian de Steja

8-c'è troppo peperoncino su questa pizza di Alessandra Corrà

9-Lux animae di Raffaele Marra

10-Recuperi di Alexandra Fischer

11-La torre in fiamme di Vastatio

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raffaele.marra
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Messaggio#13 » venerdì 26 giugno 2015, 23:16

Ecco la mia classifica:

 

1 - The promise (Never)

Non mi piacciono i racconti strasentimentali in cui, per di più, c’è il solito ghost che, fatto di sola luce, non riesce ad abbracciare l’amata che intanto si strugge nella solitudine. È proprio questo allora il motivo per cui ho apprezzato particolarmente questa storia che non lascia affatto indifferenti, che non annoia, che sa sorprendere nonostante abbia un sapore già provato, che commuove e assorbe con saggezza e semplicità. Credo che la forza del tuo testo, e credo anche tua, sia lo stile poetico e totalmente credibile che hai adottato. Ogni frase, ogni parola sembra sinceramente ispirata, perfettamente consona alla protagonista e al suo stato d’animo. La sorpresa della gravidanza è la ciliegina sulla torta (nonostante il referto del medico, questa volta per niente poetico, sia piuttosto fantasioso). In definitiva, ti faccio complimenti per la tua capacità di coinvolgere il lettore e di portarlo in uno stato emozionale che tu stessa hai deciso per lui. Brava.

 

2 - La Torre delle Fiamme (Roberto Romanelli)

Un’ottima idea di partenza, sviluppata con coerenza e convinzione. Questa convinzione la trasmetti al lettore dimostrando che ci sai fare con le invenzioni anche grazie ad uno stile perfettamente funzionale al racconto. Quello che inventi è originale e avvincente e la storia, davvero “diversa” dalle altre per ambientazione, sviluppo e declinazione del tema del mese, risulta certamente ben riuscita.

 

3 - La nuda verità (Beppe Roncari)

Racconto che si basa sull’attesa di qualcosa che è molto difficile immaginare e che dunque sorprende il lettore con maestria e intelligenza. Tutto ciò è ottenuto grazie ad uno stile funzionale e ad una attenta costruzione parola per parola. Bello il riferimento al capolavoro hitchcockiano del quale ovviamente hai subito l’influenza come tu stesso sembri voler riconoscere ed esplicitare. Del maestro Alfred io qui riconosco anche l’ironia e la rapidità del capovolgimento finale.

 

4 - Quinto piano, scala B (Viviana Tenga)

Un racconto delicato, intimistico, quasi poetico nei contenuti piuttosto che nello stile asciutto e comunque gradevole. È un racconto femminile, non solo per le protagoniste ma anche per l’intensità delle emozioni che trasmette. In definitiva, un buon racconto, piacevole e sorprendente quanto basta, senza scossoni né pretese particolari, lineare e semplice.

 

5 - Ombre (Patty Barale)

Un racconto molto ben scritto, intelligente e fluido, piacevole e intrigante in ogni riga. Il finale gli dà quel gusto inatteso che fa rabbrividire, trasformando quella che sembra una critica al malcostume diffuso in molti paesi (soprattutto del sud) di spiare le vite degli altri in un dramma psicologico che sembra non avere fine se non nel sangue che richiama altro sangue. Insomma, sicuramente un’ottima prova. L’unica perplessità, se me lo concedi, è sulla pertinenza con il tema del mese: la luce di chi spia sembra piuttosto un pretesto per richiamare il tema. A pensarci bene, chi spia da dietro le finestre ci riesce molto meglio se sta con le luci spente; questa scelta, tra l’altro, avrebbe reso ancora più intrigante la scena iniziale che invece mi sembra un po’ “forzata”.

 

6 - La barca (Diego Ducoli)

Delle ottime descrizioni, piuttosto classiche ma comunque credibili e coinvolgenti, danno al racconto un sapore ben definito, un carattere preciso e quindi la capacità di lasciare un ricordo non banale. La storia, di per sé, non è originalissima, come anche la declinazione del tema del mese. Però il tutto è tessuto con buona maestria e ciò che ne viene fuori è un racconto assolutamente piacevole e ben riuscito.

 

7 - Alcor e Mizar (Luigi Locatelli)

Potenzialmente si tratta di un bel racconto, sentimentale e profondo, scritto bene e sufficientemente coinvolgente. Ciò che non convince è la successione dei momenti e, di conseguenza, degli stili. In altre parole, è come se non ci sia un giusto equilibrio tra le parti narrate al presente e quelle che costituiscono ricordi del passato. Comunque una prova, tutto sommato, non male.

 

8 - La vecchietta alla fermata del bus (Ambra Stancampiano)

Un racconto davvero originale nel finale a sorpresa che stravolge non solo le attese del lettore sulla trama ma addirittura il “carattere” della protagonista che da vecchietta calma e gentile si trasforma in una sorta di vendicatore notturno violento e implacabile. Non so che dire: la sorpresa è davvero ardita e sento vacillare l’equilibrio tra realtà e iperbole. In altre parole, quello che inizialmente sembra un racconto dai risvolti riflessivi nelle righe finali si trasforma in una sorta di tragicommedia fantozziana. Se questo ardito capovolgimento è voluto, allora è un pregio. Restano però i dubbi…

 

9 - La luce non si spegne mai (Gian De Steja)

Credo che manchi qualcosa a livello stilistico: non riesco a sentire emozioni o a sorprendermi in alcun modo di quello che accade, né sento crescere in me, leggendo, la curiosità per quanto possa accadere ancora. In altre parole, probabilmente il difetto di questo racconto consiste nella troppa linearità del raccontato, senza particolari sforzi di rendere un po’ più avvincente la trama. Quest’ultima, al netto dello stile, risulta comunque originale sia nell’ambientazione che nello sviluppo.

 

10 - C’è troppo peperoncino su questa pizza (Alessandra Corrà)

C’è troppa roba in questo racconto. Intendo dire che c’è una complessità di contenuti che, alla fine, non permette al lettore di apprezzare in pieno la storia. Il tema è affascinante e direi originale, ma un po’ si perde tra tanti particolari che trovo superflui come il peperoncino stesso sulla pizza, come il nome dell’organizzazione che non si sa bene cosa rappresenti e qualcos’altro del genere. Manca invece un riferimento più chiaro al tema del mese.

 

11 - Recuperi (Alexandra Fischer)

Risulta di difficile lettura, a causa di uno stile un po’ troppo artefatto che rallenta notevolmente l’andamento della storia. Detto ciò, ho delle perplessità sulla pertinenza della storia con il tema del mese: la luce che non si spegne mai dovrebbe essere il rapporto con la famiglia paterna o la speranza di ritrovare addirittura l’affetto del padre? In entrambi i casi, il testo non riesce a trasmettere il giusto coinvolgimento emotivo della protagonista e la storia, di conseguenza, risulta essere quasi indifferente a chi la legge.

 

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antico
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Messaggio#14 » sabato 27 giugno 2015, 15:30

Ecco la mia classifica. Lunedì avrete anche quella generale del gruppo con tutti gli ammessi alla Baraldi e gli eventuali altri selezionati direttamente al sito. Complimenti a tutti per la bella edizione.
 
1) La vecchietta alla fermata del bus, di Ambra Stancampiano
Benvenuta a Minuti Contati! Un esordio davvero positivo. Un racconto equilibrato e deviato al punto giusto. Il colpo di scena finale giunge davvero inaspettato e il tutto avviene partendo proprio dal tema proposto dalla Baraldi. Vedo un problema solo nella primissima parte in cui personalmente ho faticato a individuare la figura del protagonista. Forse qualche parola in cui lo identifichi immediatamente di fianco alla figura dell'autista non guasterebbe. Detto questo: un pollice SU, brava.
2) La nuda verità, di Beppe Roncari
Ti arrotoli un po' su te stesso nella parte centrale, sono abituato a una maggiore pulizia nei tuoi testi, ma il racconto mi è comunque piaciuto. Il tema è ben inserito e l'incompresione sulla situazione ben gestita. Netto il contrasto che si viene a creare sul finale fra le intenzioni del protagonista e quella che risulta essere la realtà. Geniale nella sua semplicità e logica lo spegnere della luce da parte di lei (che pensava fosse spenta davvero), direi un notevole tocco di classe. Inoltre, il finale provoca un sorriso amaro, molto amaro, e il che rappresenta un ulteriore punto a favore. Un pollice SU con quella piccola postilla che se tu avessi dedicato più tempo alla revisione (e lo avevi) ci avresti consegnato un racconto ancora migliore.
3) The promise, di never
Benvenuta a Minuti Contati! Direi un esordio davvero niente male. L'unica piccola pecca è forse il finale alla Ghost, ma ci può stare (anche se senza avresti ottimizzato molto meglio il racconto). Altro piccolo appunto, forse qualche riga in meno nella prima parte non avrebbe guastato al tutto, ho percepito una certa stanchezza, una lieve asciugatura non ci starebbe male. Molto bella l'immagine del prato nero che fiorisce al contrario. Il tema c'è ed è anche inserito bene rilanciando in positivo da un humus di disperazione, il tutto senza forzare eccessivamente. Brava. Un pollice SU per me.
4) La barca, di Diego Ducoli
Un racconto di cui non condivido il finale, ma è soggettivo e pertanto non mi farò influenzare da quello. Il tutto risulta molto organizzato e ben strutturato, non vedo grossi punti deboli, neppure nella prima parte che potrebbe sembrare troppo lunga, ma che invece mi appare a sua volta ben dosata. La sorpresa finale è soddisfacente e ben rappresenta il tema dell'edizione. Si potrebbe suggerire che un "sistema" del genere non funziona in un ecosistema che vede una moltiplicazione della popolazione, ma la logica risposta potrebbe essere che la domanda finale (Che nome ti piace?) la si potrebbe sostituire benissimo con un "Qual è il tuo frutto preferito?" e allora tutto sarebbe sistemato. Un pollice SU.
5) Ombre, di Patty Barale
Entri bene nella paranoia della protagonista, semini e rilasci le informazioni necessarie a instillare i dubbi nel lettore con la giusta misura. Dal punto di vista della costruzione, quindi, niente da dire. Il valore del racconto è senz'altro buono. Mi sfugge un pelo l'attinenza con il tema e probabilmente anche per te la cosa era un problema perché quella forzatura finale sulle luci sembra mirata a inscriverlo all'interno del "c'è una luce che non si spegne mai". Eppure gli elementi ci sono tutti proprio partendo dal concetto di "ombre": è chiaro che possono esistere solo in presenza di una luce che le proietti. Detto questo, è evidente che la tua luce che non si spegne mai sia quella della vicina e di conseguenza il racconto non è etichettabile come fuori tema, anche se avresti potuto trovare un modo per renderlo più persasivo anche a livello simbolico. Pollice tendente verso l'alto, anche se non proprio convinto proprio per la questione sollevata.
6) Alcor e Mizar, di Luigi Locatelli
Personalmente ho apprezzato molto l'immagine della sabbia nella clessidra, decisamente ben contestualizzata e ancor meglio utilizzata. Il racconto è di difficile classificazione: non condivido la scelta di attaccare l'episodio delle stelle a un terzo superato, anche perché quanto lo precede serve solo per informare circa la morte della donna. Insomma, il tutto sembrava prendere una certa direzione e poi l'hai chiuso in un'unica scena senza rilanciare sul finale, a quel punto meglio sarebbe stato usare quella scena come cornice in cui inserire tutto il resto, avrebbe avuto un senso maggiormente compiuto. E avresti potuto spendere meglio lo stesso episodio e il nome delle stelle, magari con una ricerca postuma del protagonista per scoprire a cosa si fossero legati per sempre lui e la sua amata. Insomma, ben scritto, ma poco ottimizzato. Detto questo, pollice timidamente tendente verso l'alto perché non vedo la necessità di interventi pesanti, ma solo di una riorganizzazione di quello che già c'è e comunque già così la lettura risulta piacevole e il tema ben inserito.
7) Quinto piano, scala B., di Viviana Tenga
Troppo raccontato. Lo spunto è ottimo e l'utilizzo del tema davvero ben riuscito, ma manca qualcosa. Sembra quasi che la bambina si faccia raccontare la storia di Emilia come una storia della buonanotte e allora perché non aumentare il dialogo, ammantare il tutto di un pizzico di magia e farla diventare una fiaba moderna in cui, senza il preambolo in cui la finestra reale è da subito mostrata, alla fine la bambina si volta verso la finestra, osserva la lucina accesa e, con un sorriso, chiude gli occhi rassicurata, facendo capire solo in quel momento che la favola raccontata dalla nonna non era così tanto inventata? Pollice NI tendente verso l'alto, ma allo stato attuale percepisco più l'occasione mancata che non un racconto concluso.
8) C’è troppo peperoncino su questa pizza, di Alessandra Corrà
Essere se stessi o annullarsi per l'altro? E dove finiscono i confini dell'uno e iniziano quelli dell'altro? Una riflessione sul rapporto di coppia, sul rapporto con se stessi. Credo che il fare il nome dell'organizzazione non aiuti. E neppure fare quello dei protagonisti, avresti dovuto mantenere il tutto all'interno di un'indefinita nebbia e allora sì che avresti raggiunto al massimo il tuo scopo. Sempre seguendo la linea della mia interpretazione, qui la luce che non si spegne mai è quella rivolta, anche qui, su se stessi o sul rapporto con l'altro, in sostanza la luce che illumina una via oscura per tutti e che solo scelte difficili possono portare a percorrere. Ma appunto, dove puntarla questa luce? Pollice NI perché credo sia necessaria ancora una certa inquadratura, ma il racconto è potenzialmente di valore più che buono. Nel caso tu non riesca a passare il turno, ti attendo nel laboratorio.
9) La Torre delle Fiamme, di Vastatio
Benvenuto a Minuti Contati! Idea buona, c'è materiale per un racconto più articolato. Il problema, considerate le dimensioni richieste per ques'edizione, è l'infodump di cui ti sei dovuto servire: oltre un terzo del narrato è dedicato a lui e, cosiderato che sarebbe preferibile evitare anche solo di accennarlo, beh, qui siamo decisamente oltre i limiti consigliati. Avresti potuto ovviare organizzando da subito un dialogo con il Maestro e facendo emergere lì le informazioni importanti, ma all'interno di un'azione e mentre il focus era incentrato su altro. Molto buona l'intuizione legata al tema, ma il fatto che il tutto sia troppo "accompagnato" rende il finale meno incisivo di quanto avrebbe potuto essere. Un pollice NI per il momento, ma l'idea non va abbandonata, anzi. Se non riuscirai ad accedere alla finale, il Laboratorio ti aspetta.
10) La luce non si spegne mai, di Gian de Steja
Troppo raccontato, non si riesce a empatizzare con i protagonisti e a "sentire" le vicende di Enrichetto. L'intuizione della lucciola era molto buona, ma l'evento topico della sua uccisione risulta troppo lontano dal lettore. La stessa storia si sarebbe potuta raccontare dialogandola e partendo dallo scontro con Mimì aumentando il contrasto esplicito a discapito di quello solo suggerito attraverso il freddo racconto, facendo vivere i protagonisti. Il tema è inserito con originalità ed è un peccato che, in pratica, ti sia fermato all'idea senza plasmarla dandole una forma compiuta. Questo, in caso di mancata qualificazione alla fase finale, è un tipico caso da laboratorio. Al momento il pollice sta sul NI grazie soprattutto alle potenzialità della storia.
11) Lux animae, di Raffaele Marra
Racconto strano, irrisolto, probabilmente confuso e che tu stesso, Raffaele, sembri non essere riuscito a domare in pieno. La lunghezza della prima parte vuole preparare un finale che deve giungere potente nella sua luce rivelatrice, ma tale non è. Il viaggiatore è la musa che cerca la giusta cassa di risonanza per continuare a fare splendere la propria luce o semplicemente un uomo in cerca della propria meta/metà? Quella frase "è effettivamente troppo giovane" crea dei dubbi e il pensare che lui sia colui senza il quale gran parte della cultura conosciuta sarebbe rimasta inespressa porta a tutti quei problemi logico/temporali che credo tu stesso non avresti voluto evocare. Quindi rimane il dubbio e non si riesce a capire dove tu volessi esattamente andare a parare. Detto questo, il mio giudizio attuale è un pollice tendente al basso, ma spero tu non butti il progetto, in caso di mancato passaggio alla fase finale, e anzi che tu lo voglia riprendere nel Laboratorio.
12) Recuperi, di Alexandra Fischer
Il racconto si presenta come una lunga prefazione e si conclude senza fornire l'informazione necessaria: quella del ritrovamento dei parenti da parte del padre. Come linguaggio, è più morbido rispetto a quello dell'ultima edizione, continua così: l'obiettivo è semplificare è rendere la lettura la più fluida possibile. Detto questo, è incompleto. Forse passando dal Laboratorio e potendolo allargare di 2000 caratteri può raggiungere un maggior compimento, ma devi focalizzarti su quello che vuoi trasmettere e se vuoi che il ritrovamento dei parenti perduti possa lenire in parte il senso di mancanza del padre devi seminare degli elementi nella prima parte che lo rendano comprensibile. Al momento, per me, è un pollice giù, ma le potenzialità sono ancora inespresse, lavoraci.

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