Un uomo con una calla in mano
- erika.adale
- Messaggi: 304
Un uomo con una calla in mano
Correva lungo il viale alberato, le labbra socchiuse, gli occhi fissi sul terreno coperto di foglie. Il sudore gli colava lungo la schiena e ogni umore cattivo pareva spremuto fuori dal corpo. Ogni pensiero oscuro evaporava dai pori, soffiato via dalla brezza della sera. Non si era mai sentito tanto leggero, rilassato. Tanto libero.
Paolo aveva iniziato a correre un anno prima.
Lea gli aveva dato appuntamento in centro, in un piccolo bar sotto i tigli. Voleva parlare, aveva detto. Non era finita, diceva, gli doveva delle spiegazioni. Magari si poteva ricominciare. Lei aveva sbagliato, ma anche lui aveva le sue colpe.
Paolo era arrivato a pochi metri dal bar con una calla in mano e il pensiero dell’altro era un chiodo conficcato nella mente.
L’aveva guardata aspettare seduta a un tavolino, gli occhi fissi sullo smartphone, le dita contratte a tormentare una ciocca di capelli. Forse non era innocente ma pareva così triste da chiudergli la gola. Non era giusto provare anche pena per lei, si disse.
Paolo si immaginò raggiungerla e abbracciarla, senza chiedere nulla, senza dire una parola.
Poi un runner l’aveva superato, la falcata elastica e ritmica.
Un uomo libero, pensò. Concentrato su un obiettivo che non dipendeva dalle emozioni altrui.
Dall’incostanza altrui.
Paolo iniziò a camminare a passo svelto; superò il bar, gettò a terra la calla e iniziò a correre, sempre più forte, cercando di soffocare il dolore nell’affanno.
In lontananza vedeva la tenuta tecnica arancio del runner che lo precedeva, una fiamma sempre più piccola che si confondeva fra le foglie dell’autunno.
Arrivò in fondo al viale e si rese conto di averlo perso fra gli alberi, ma continuò a correre. Le scarpe di cuoio, inadatte, gli piagavano i piedi e la giacca a vento pesava come un macigno sulle spalle. aveva proseguito ad arrancare fino a quando gli erano venute le vertigini per la stanchezza ed era caduto sul marciapiede.
Paolo sorrise ripensando a quanto era fuori forma solo un anno prima, quando era tornato a casa fradicio e dolorante dopo quella prima corsa che faceva dai tempi dell’ora di educazione fisica a scuola.
Raggiunse a passo di riscaldamento il bar dell’appuntamento e distolse lo sguardo. Era inutile perdersi nei ricordi. Aggiustò la fascia del cardiofrequenzimetro sotto la maglietta arancio e aumentò il ritmo dei passi. Iniziava l'allenamento vero.
Concentrato sul respiro neanche si accorse di superare un uomo che fissava il portico del bar, una calla in mano e gli occhi disperati.
Paolo aveva iniziato a correre un anno prima.
Lea gli aveva dato appuntamento in centro, in un piccolo bar sotto i tigli. Voleva parlare, aveva detto. Non era finita, diceva, gli doveva delle spiegazioni. Magari si poteva ricominciare. Lei aveva sbagliato, ma anche lui aveva le sue colpe.
Paolo era arrivato a pochi metri dal bar con una calla in mano e il pensiero dell’altro era un chiodo conficcato nella mente.
L’aveva guardata aspettare seduta a un tavolino, gli occhi fissi sullo smartphone, le dita contratte a tormentare una ciocca di capelli. Forse non era innocente ma pareva così triste da chiudergli la gola. Non era giusto provare anche pena per lei, si disse.
Paolo si immaginò raggiungerla e abbracciarla, senza chiedere nulla, senza dire una parola.
Poi un runner l’aveva superato, la falcata elastica e ritmica.
Un uomo libero, pensò. Concentrato su un obiettivo che non dipendeva dalle emozioni altrui.
Dall’incostanza altrui.
Paolo iniziò a camminare a passo svelto; superò il bar, gettò a terra la calla e iniziò a correre, sempre più forte, cercando di soffocare il dolore nell’affanno.
In lontananza vedeva la tenuta tecnica arancio del runner che lo precedeva, una fiamma sempre più piccola che si confondeva fra le foglie dell’autunno.
Arrivò in fondo al viale e si rese conto di averlo perso fra gli alberi, ma continuò a correre. Le scarpe di cuoio, inadatte, gli piagavano i piedi e la giacca a vento pesava come un macigno sulle spalle. aveva proseguito ad arrancare fino a quando gli erano venute le vertigini per la stanchezza ed era caduto sul marciapiede.
Paolo sorrise ripensando a quanto era fuori forma solo un anno prima, quando era tornato a casa fradicio e dolorante dopo quella prima corsa che faceva dai tempi dell’ora di educazione fisica a scuola.
Raggiunse a passo di riscaldamento il bar dell’appuntamento e distolse lo sguardo. Era inutile perdersi nei ricordi. Aggiustò la fascia del cardiofrequenzimetro sotto la maglietta arancio e aumentò il ritmo dei passi. Iniziava l'allenamento vero.
Concentrato sul respiro neanche si accorse di superare un uomo che fissava il portico del bar, una calla in mano e gli occhi disperati.
Ultima modifica di erika.adale il martedì 16 ottobre 2018, 0:20, modificato 1 volta in totale.
Re: Un uomo con una calla in mano
Erikaaaa!!! Ma bentornata! Che bello rivederti! Tutto ok con i parametri, buona Arona Edition!
-
- Messaggi: 2992
Re: Un uomo con una calla in mano
UN UOMO CON UNA CALLA IN MANO di Erika Adale il Doppelgänger di Paolo è un uomo legato a un amore impossibile per Lea (la immagino sposata a un altro), che sosta davanti al bar con la calla in mano sperando in un recupero (durissimo) del rapporto. L’altro Paolo, invece, ha rinnovato se stesso e corre felice, inseguendo un runner più abile di lui. Storia molto attuale, di sentimenti e di ritrovamento di sé puntando sulla forma fisica. La calla? La vedo come il simbolo di una fragilità sentimentale (malgrado nel linguaggio dei fiori sia legata all’amore e alla fedeltà).
- erika.adale
- Messaggi: 304
Re: Un uomo con una calla in mano
Cara ALexandra, è un piacere ritrovarti. Ti ringrazio del commento.
Non sapevo quale fosse il significato della calla nel linguaggio dei fiori (l'ho scelta per distinguere uno dei due Paoli alla fine del racconto e perché mi sembrava un omaggio non scontato per una ragazza) e, involontariamente l'ho azzeccato. Perché (nella mia testa, poi non so se emerge nello scritto) lei è la sua fidanzata, lo ha tradito e vuole recuperare il rapporto con lui. Ma forse la natura dei rapporti fra i due non è così essenziale. Importante al fine del racconto è invece che si capisca che non c'è "un altro runner più abile di lui", ma l'agile podista che lo sorpassa davanti al bar è sempre lui, nella fase successiva della sua vita. L'unico dato che ho inserito per capirlo è l'abbigliamento tecnico arancio, forse troppo poco per il lettore. Stiamo a vedere.
Non sapevo quale fosse il significato della calla nel linguaggio dei fiori (l'ho scelta per distinguere uno dei due Paoli alla fine del racconto e perché mi sembrava un omaggio non scontato per una ragazza) e, involontariamente l'ho azzeccato. Perché (nella mia testa, poi non so se emerge nello scritto) lei è la sua fidanzata, lo ha tradito e vuole recuperare il rapporto con lui. Ma forse la natura dei rapporti fra i due non è così essenziale. Importante al fine del racconto è invece che si capisca che non c'è "un altro runner più abile di lui", ma l'agile podista che lo sorpassa davanti al bar è sempre lui, nella fase successiva della sua vita. L'unico dato che ho inserito per capirlo è l'abbigliamento tecnico arancio, forse troppo poco per il lettore. Stiamo a vedere.
- Marco Travaglini
- Messaggi: 196
Re: Un uomo con una calla in mano
Ciao erika,
proprio un bel racconto, complimenti!
Ti confermo che, pur non avendo avuto la benché minima idea di cosa fosse una calla (all'inizio me l'ero figurata come una via di mezzo tra una grossa chiave inglese e una cazzuola :D ), già alla prima lettura si capisce che il runner iniziale e quello finale sono la stessa persona, anzi, me lo ero iniziato ad immaginare già dall'inizio della seconda parte.
Adoro quando si creano questi paradossi temporali. Se non fosse passato il runner, Paolo sarebbe tornato dalla sua ex; ma essendo il runner lo stesso Paolo, la cosa fa andare in cortocircuito il concetto di spazio tempo che abbiamo. Eppure rimane molto bello.
Ti faccio però una domanda tecnica, principalmente per mia ignoranza, visto che mi sono avvicinato al mondo della tecnica narrativa da poche settimane: nella seconda parte mi sembra che il punto di vista sia quello interno di Paolo, eppure l'ultima frase ci descrive qualcosa che Paolo non nota e non vede, addirittura a noi lettori vengono indicati dettagli come gli occhi disperati. Non è una cosa che non dovremmo aver notato? Oppure ho sbagliato e il narratore è onnisciente? O, più probabilmente, ho frainteso tutto?
Ciao e grazie in anticipo, ancora complimenti.
proprio un bel racconto, complimenti!
Ti confermo che, pur non avendo avuto la benché minima idea di cosa fosse una calla (all'inizio me l'ero figurata come una via di mezzo tra una grossa chiave inglese e una cazzuola :D ), già alla prima lettura si capisce che il runner iniziale e quello finale sono la stessa persona, anzi, me lo ero iniziato ad immaginare già dall'inizio della seconda parte.
Adoro quando si creano questi paradossi temporali. Se non fosse passato il runner, Paolo sarebbe tornato dalla sua ex; ma essendo il runner lo stesso Paolo, la cosa fa andare in cortocircuito il concetto di spazio tempo che abbiamo. Eppure rimane molto bello.
Ti faccio però una domanda tecnica, principalmente per mia ignoranza, visto che mi sono avvicinato al mondo della tecnica narrativa da poche settimane: nella seconda parte mi sembra che il punto di vista sia quello interno di Paolo, eppure l'ultima frase ci descrive qualcosa che Paolo non nota e non vede, addirittura a noi lettori vengono indicati dettagli come gli occhi disperati. Non è una cosa che non dovremmo aver notato? Oppure ho sbagliato e il narratore è onnisciente? O, più probabilmente, ho frainteso tutto?
Ciao e grazie in anticipo, ancora complimenti.
- erika.adale
- Messaggi: 304
Re: Un uomo con una calla in mano
Ciao Marco,
sono contenta che il racconto ti sia piaciuto e che sia occasione di riflessione su POV e narratore.
Ammetto che quando partecipo al contest ho i minuti ancora più contati di quanto non suggerisca il gioco. Dunque non rileggo e non rifletto un granché, mi limito a scrivere andando a orecchio. La terza interna mi piace molto e ci caso spesso (mi sembra favorisca l'empatia con il personaggio) ma, di fatto, questa è una terza esterna, onnisciente. Proprio perché alla fine riesce ad allargare lo sguardo e vedere l'uomo con la calla. Tutto bene? Mica tanto. Perché questa voce narrante non è solo onnisciente, è anche reticente. Cioè non ci dice, all'inizio, un fatto essenziale per la comprensione degli eventi, cioè che il runner di passaggio è sempre Paolo. Tace per non rovinarci al sorpresa finale. Alcuni scrittori (uno per tutti, il mai troppo venerato di Carver davanti a cui brucerei incenso) direbbero che questo è un mezzuccio da saltimbanchi. E, credo, avrebbero ragione.
Spero di essere stata chiara.
sono contenta che il racconto ti sia piaciuto e che sia occasione di riflessione su POV e narratore.
Ammetto che quando partecipo al contest ho i minuti ancora più contati di quanto non suggerisca il gioco. Dunque non rileggo e non rifletto un granché, mi limito a scrivere andando a orecchio. La terza interna mi piace molto e ci caso spesso (mi sembra favorisca l'empatia con il personaggio) ma, di fatto, questa è una terza esterna, onnisciente. Proprio perché alla fine riesce ad allargare lo sguardo e vedere l'uomo con la calla. Tutto bene? Mica tanto. Perché questa voce narrante non è solo onnisciente, è anche reticente. Cioè non ci dice, all'inizio, un fatto essenziale per la comprensione degli eventi, cioè che il runner di passaggio è sempre Paolo. Tace per non rovinarci al sorpresa finale. Alcuni scrittori (uno per tutti, il mai troppo venerato di Carver davanti a cui brucerei incenso) direbbero che questo è un mezzuccio da saltimbanchi. E, credo, avrebbero ragione.
Spero di essere stata chiara.
- leonardo.marconi
- Messaggi: 63
Re: Un uomo con una calla in mano
Ciao Erika!!! Mi hai fatto pensare ad un doppelganger con coazione a ripetere come cortocircuito infinito: l' eterno ritorno dell'Amore tradito. Se qualche refuso nella seconda parte del racconto lascia un po' d'incertezza nella lettura, resta comunque azzeccatissima la quadratura finale negli occhi del protagonista (tutte le facce e le maschere dell'Amore!). Forse un po' precipitoso il cambio di direzione da Lea al runner ma gustoso il suo rovinare sul marciapiede!! Un po' di fretta (immagino) nella stesura fa appena da inciampo nel finale ma nel complesso il racconto è piacevole. Senza sussulti pirotecnici:direi progressista. Un buon modo per chiudere gli occhi e immaginare un futuro migliore. Perché nella vita si muore e si rinasce più volte ( l'Amore serve anche a questo). E il tempo, lo testimoniano le scansioni del tuo racconto,non conta!
- Marco Travaglini
- Messaggi: 196
Re: Un uomo con una calla in mano
erika.adale ha scritto:Ciao Marco,
sono contenta che il racconto ti sia piaciuto e che sia occasione di riflessione su POV e narratore.
Ammetto che quando partecipo al contest ho i minuti ancora più contati di quanto non suggerisca il gioco. Dunque non rileggo e non rifletto un granché, mi limito a scrivere andando a orecchio. La terza interna mi piace molto e ci caso spesso (mi sembra favorisca l'empatia con il personaggio) ma, di fatto, questa è una terza esterna, onnisciente. Proprio perché alla fine riesce ad allargare lo sguardo e vedere l'uomo con la calla. Tutto bene? Mica tanto. Perché questa voce narrante non è solo onnisciente, è anche reticente. Cioè non ci dice, all'inizio, un fatto essenziale per la comprensione degli eventi, cioè che il runner di passaggio è sempre Paolo. Tace per non rovinarci al sorpresa finale. Alcuni scrittori (uno per tutti, il mai troppo venerato di Carver davanti a cui brucerei incenso) direbbero che questo è un mezzuccio da saltimbanchi. E, credo, avrebbero ragione.
Spero di essere stata chiara.
Chiarissima, grazie mille per le delucidazioni. A me comunque la fine, mezzuccio o meno, piace molto ^_^
-
- Messaggi: 33
Re: Un uomo con una calla in mano
Ciao Erika,
confesso di non aver capito, leggendo, che il corridore visto prima dell'appuntamento fosse lui stesso: credo che potrebbe risultare più chiaro per il lettore se ci fossero altri elementi identificativi oltre alla tenuta arancione. L'idea in sé comunque non mi dispiace e ho trovato piacevole la lettura. Forse il fatto che il doppio non sia né sinistro né maligno toglie un po' di mordente al racconto.
confesso di non aver capito, leggendo, che il corridore visto prima dell'appuntamento fosse lui stesso: credo che potrebbe risultare più chiaro per il lettore se ci fossero altri elementi identificativi oltre alla tenuta arancione. L'idea in sé comunque non mi dispiace e ho trovato piacevole la lettura. Forse il fatto che il doppio non sia né sinistro né maligno toglie un po' di mordente al racconto.
- Andrea Partiti
- Messaggi: 1047
- Contatta:
Re: Un uomo con una calla in mano
Ciao!
Bel racconto, e apprezzo il doppio involontario, una sorta di decisione interiore che si manifesta e guida il protagonista. Non so (e in fondo non mi importa) se è un doppio in maniera letterale o metaforica, perché vede/immagina un sé stesso futuro e più felice da seguire, che lo sprona al cambiamento.
Il finale che ci mostra un dettaglio rivelatore a quel modo non lo vedo come un cambio di punto di vista. E' un artificio abbastanza tipico alla fine deviare un secondo, cambiare l'inquadratura per mostrare quel qualcosa in più, e lo fai con molto garbo.
Bel racconto, e apprezzo il doppio involontario, una sorta di decisione interiore che si manifesta e guida il protagonista. Non so (e in fondo non mi importa) se è un doppio in maniera letterale o metaforica, perché vede/immagina un sé stesso futuro e più felice da seguire, che lo sprona al cambiamento.
Il finale che ci mostra un dettaglio rivelatore a quel modo non lo vedo come un cambio di punto di vista. E' un artificio abbastanza tipico alla fine deviare un secondo, cambiare l'inquadratura per mostrare quel qualcosa in più, e lo fai con molto garbo.
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: Un uomo con una calla in mano
Oh qui c'è il doppelganger che pensavo di ritrovare in un racconto: un runner che rincorre se stesso e rincorre la sua storia d'amore! L'abbigliamento è un chiaro indizio secondo me: vedo la calla come un fiore comunque delicato! Concordo con l'autrice che forse la natura dei rapporti fra i due non è così essenziale.
- raffaele.palumbo
- Messaggi: 53
Re: Un uomo con una calla in mano
Ciao Erika.
La tua scrittura è senz'altro buona, e il senso e la funzione della corsa sono resi bene.
Il problema, che ti relega più in basso di quanto meriteresti nella mia classifica, è il tema: qui la faccenda del doppio è appena accennata alla fine (anche se si incrocia con l’inizio), ma soprattutto manca la connotazione oscura e perversa del doppelgänger. Che non è un semplice “doppio”, il doppelgänger, ma il lato oscuro, perverso (e sì che avevi indizi già dai nomi dei gruppi: Jekyll e Hide, Dorian Gray e il suo ritratto, ecc.).
Peccato, un'occasione persa.
La tua scrittura è senz'altro buona, e il senso e la funzione della corsa sono resi bene.
Il problema, che ti relega più in basso di quanto meriteresti nella mia classifica, è il tema: qui la faccenda del doppio è appena accennata alla fine (anche se si incrocia con l’inizio), ma soprattutto manca la connotazione oscura e perversa del doppelgänger. Che non è un semplice “doppio”, il doppelgänger, ma il lato oscuro, perverso (e sì che avevi indizi già dai nomi dei gruppi: Jekyll e Hide, Dorian Gray e il suo ritratto, ecc.).
Peccato, un'occasione persa.
- patty.barale
- Messaggi: 349
- Contatta:
Re: Un uomo con una calla in mano
Ciao Erika,
Che bello tornare a leggerti.
Il tuo stile è sempre molto poetico, ma questa volta ho avuto qualche problema di comprensione (sicuramente un limite mio) e mi si è reso necessario il ricorso a commenti e risposte: il fatto che il PAOLO runner sia il PAOLO tradito non mi è parso così chiaro (il colore dell’abbigliamento mi è parso un po’ poco per creare il collegamento).
Del resto questi paradossi temporali mi mettono sempre un po’ in crisi e in questo caso mi domando: quale è stato l’impulso primigenio che ha spinto Paolo a correre? Ovvero lui inizia a correre vedendo correre il se stesso futuro, ma perché c’è questo passaggio temporale?
Non so se mi spiego... (oggi sono più rinco del solito)
Infine il tema mi pare ai limiti: il doppelgänger ha un’eccezione negativa di cui nel tuo racconto non trovo traccia.
Alla prossima
Che bello tornare a leggerti.
Il tuo stile è sempre molto poetico, ma questa volta ho avuto qualche problema di comprensione (sicuramente un limite mio) e mi si è reso necessario il ricorso a commenti e risposte: il fatto che il PAOLO runner sia il PAOLO tradito non mi è parso così chiaro (il colore dell’abbigliamento mi è parso un po’ poco per creare il collegamento).
Del resto questi paradossi temporali mi mettono sempre un po’ in crisi e in questo caso mi domando: quale è stato l’impulso primigenio che ha spinto Paolo a correre? Ovvero lui inizia a correre vedendo correre il se stesso futuro, ma perché c’è questo passaggio temporale?
Non so se mi spiego... (oggi sono più rinco del solito)
Infine il tema mi pare ai limiti: il doppelgänger ha un’eccezione negativa di cui nel tuo racconto non trovo traccia.
Alla prossima
- erika.adale
- Messaggi: 304
Re: Un uomo con una calla in mano
Avete ragione, il doppelganger deve avere una connotazione negativa.
All'inizio avevo un'idea diversa per il doppio di Paolo e il finale avrebbe dovuto essere oscuro; ma il personaggio mi è scappato di mano ed è andato dove voleva. Correva troppo veloce e io sono fuori allenamento.
All'inizio avevo un'idea diversa per il doppio di Paolo e il finale avrebbe dovuto essere oscuro; ma il personaggio mi è scappato di mano ed è andato dove voleva. Correva troppo veloce e io sono fuori allenamento.
Re: Un uomo con una calla in mano
Bella storia di riscatto e tradimento.
L'idea del loop temporale è molto interessante anche se si fa un po' di fatica a capire che sono la stessa persona. Giusto la calla come collegamento è un dettaglio risicato. Forse ci voleva un commento anche verso il bar.
Il flusso narrativo è ottimo, scorre via liscio senza troppi intralci, a parte forse una frase da aggiustare.
Penso che con una aggiustatina e un paio di dettagli in più per rendere evidente il loop temporale possa diventare un ottimo racconto.
L'idea del loop temporale è molto interessante anche se si fa un po' di fatica a capire che sono la stessa persona. Giusto la calla come collegamento è un dettaglio risicato. Forse ci voleva un commento anche verso il bar.
Il flusso narrativo è ottimo, scorre via liscio senza troppi intralci, a parte forse una frase da aggiustare.
Penso che con una aggiustatina e un paio di dettagli in più per rendere evidente il loop temporale possa diventare un ottimo racconto.
Re: Un uomo con una calla in mano
Racconto che ho apprezzato davvero molto, anche se manca della tua consueta pulizia. Per dire, il primo paragrafo non mi trasmette la sensazione di uomo che corre rilassato, ma da subito ho pensato a un disperato, forse per quel suo volgere lo sguardo al suolo. E poi, come ha sottolineato Raffaele, c'è il problema del tema perché è vero: questo doppio non ha proprio connotazione negativa, anche se avresti potuto dargliela suggerendo una qualche disgrazia o criticità dovuta al suo non essersi incontrato con Lea. Pollice tendente all'alto per me e un invito a lavorarci nmel Laboratorio perché questo è un altro racconto che mi piacerebbe arrivasse in Vetrina.
Torna a “121° Edizione - Arona Edition - la Sesta della Sesta Era”
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti