N. 23

Appuntamento per lunedì 15 ottobre dalle 21.00 all'una con il tema della guest star ENRICO PANDIANI!
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Il Calmo
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N. 23

Messaggio#1 » martedì 16 ottobre 2018, 1:23

Andrea Gemignani - Il Calmo


N. 23

Domenica 21 settembre

Luca Di Gennaro rimase immobile, incredulo, fissando il pallone che sibilava sopra la traversa.
Sullo stadio calò un silenzio spettrale, subito interrotto dalle grida di festa dei tifosi ospiti, ammassati in curva sud.
La partita era persa e il primo posto sfumato.
Mentre scendeva le scalette incrociò lo sguardo dell’allenatore. Lo aveva deluso, glielo leggeva negli occhi.

Lunedi 22 settembre

La mattina seguente fu il primo a presentarsi al campo. Iniziò come al solito con una corsetta e poi qualche palleggio, per riattivare i muscoli. I compagni arrivarono alla spicciolata. Rimase a guardarli in disparte, non aveva voglia di mescolarsi a loro, non ancora almeno.
Non se ne accorse subito, ma dopo qualche minuto vide che i ragazzi erano diciassette e non sedici. Con la pettorina numero 23 c’era uno nuovo. Un tipo di colore, alto e slanciato.
L’allenatore sbucò all’improvviso e radunò tutti in cerchio. Non ci furono particolari commenti sulla partita del giorno prima, non c’era tempo per piangersi addosso e il campionato era ancora lungo.
“ Signori, vi presento Mezinho, “ disse indicando il numero 23, “non parla ancora la nostra lingua ma vi renderete presto conto che con i piedi si fa intendere benissimo, adesso schieratevi undici contro undici, Di Gennaro, tu farai coppia con lui in attacco, prendete le pettorine azzurre”.

Domenica 28 settembre

Il primo tempo si era chiuso sullo zero a zero. Di Gennaro stava seduto in mezzo ai compagni. Era stato bravo il portiere o aveva sbagliato lui, tirando troppo presto?
“ Ehi, se ti vedo stanco faccio entrare lui ok?” gli disse l’allenatore indicando Mezinho che stava facendo stretching in fondo alla stanza.
La squadra si caricò battendo forte le mani e tutti risalirono le scalette per tornare in campo.
Di Gennaro lasciò che gli altri sfilassero attraverso la porta mentre con la coda dell’occhio osservava Mezinho che si sistemava i parastinchi. Appena tutti furono usciti si girò verso di lui.
“ Pensi di essere molto furbo vero”? ringhiò spingendolo contro il muro freddo dello spogliatoio.
Il ragazzo allargò le braccia abbozzando un sorriso.
“ Lo so a che gioco stai giocando, ma non funziona con me, io sono il capitano di questa squadra e sono io che l’ho portata per anni alla vittoria, tu non sei niente”.
Mezinho questa volta lo guardò dritto negli occhi e gli serrò i polsi con le mani. Era molto forte.
“ Sei vecchio, ora tocca a me” disse in un italiano perfetto.
Di Gennaro rimase fermo, attonito, mentre lo vedeva sgusciare diritto verso la porta che lui non riusciva più a vedere.
Non perse tempo a pensare. Si girò fulmineo e sradicò l’estintore dalla parete, chiuse gli occhi. Il colpo fu violentissimo.
Un istante dopo la porta dello spogliatoio si aprì ed entrò il team manager della squadra.
“ Stiamo aspettando solo te, muoviti…”
Le parole gli morirono in gola.
Sul pavimento vide Di Gennaro svenuto, accanto al corpo un estintore e il ginocchio ridotto in poltiglia.

Fine



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antico
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Re: N. 23

Messaggio#2 » martedì 16 ottobre 2018, 1:26

Ciao Andrea! Sei in extra time e quindi avrai un malus minimo per il tempo, nulla che possa inficiare la tua partecipazione. Tutto a posto con i caratteri. Buona Arona Edition!

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Wladimiro Borchi
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Re: N. 23

Messaggio#3 » martedì 16 ottobre 2018, 13:58

Ciao Andrea,
piacere di conoscerti.
Mi scuso ma, negato con i piedi fin dalla tenera età, nulla o poco più conosco delle dinamiche che affronti nel tuo racconto.
Questo mi impedisce, forse, di comprendere a pieno la motivazione che porta il tuo protagonista a tritarsi il ginocchio con l'estintore. Anzi, a esser pignoli, non la capisco proprio.
Già che se ne parla: perché il buon Gennaro decide di rottamarsi a quel modo?
Attenzione alla punteggiatura nei dialoghi. Sono sicuro che sono sviste e capisco che, essendo già in ritardo, non hai potuto rileggere accuratamente. Ovvio che il punto interrogativo vada dentro alle virgolette e non fuori e che non si debba lasciare spazi tra queste ultime e il discorso diretto.
Detto questo, di quelli che ho letto sino ad adesso è quello che, secondo me, è meno in linea con la tematica data. Ma ripeto, forse è solo colpa della carenza di basi calcistiche e ci sono buone probabilità che mi sfugga qualcosa.
Forse qualche aggettivo di troppo, ma su quello non sono il più adatto a criticare...
In generale è un racconto godibile che meritava solo di una rilettura più attenta, ma siamo a MINUTI CONTATI, per cui...
Complimenti anche a te e a rileggerci presto.
Wladimiro
IMBUTO!!!

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Il Calmo
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Re: N. 23

Messaggio#4 » martedì 16 ottobre 2018, 18:11

Wladimiro Borchi ha scritto:Ciao Andrea,
piacere di conoscerti.
Mi scuso ma, negato con i piedi fin dalla tenera età, nulla o poco più conosco delle dinamiche che affronti nel tuo racconto.
Questo mi impedisce, forse, di comprendere a pieno la motivazione che porta il tuo protagonista a tritarsi il ginocchio con l'estintore. Anzi, a esser pignoli, non la capisco proprio.
Già che se ne parla: perché il buon Gennaro decide di rottamarsi a quel modo?
Attenzione alla punteggiatura nei dialoghi. Sono sicuro che sono sviste e capisco che, essendo già in ritardo, non hai potuto rileggere accuratamente. Ovvio che il punto interrogativo vada dentro alle virgolette e non fuori e che non si debba lasciare spazi tra queste ultime e il discorso diretto.
Detto questo, di quelli che ho letto sino ad adesso è quello che, secondo me, è meno in linea con la tematica data. Ma ripeto, forse è solo colpa della carenza di basi calcistiche e ci sono buone probabilità che mi sfugga qualcosa.
Forse qualche aggettivo di troppo, ma su quello non sono il più adatto a criticare...
In generale è un racconto godibile che meritava solo di una rilettura più attenta, ma siamo a MINUTI CONTATI, per cui...
Complimenti anche a te e a rileggerci presto.
Wladimiro


Ciao piacere mio. Allora concordo in larga parte con quanto hai scritto. Provo a spirgarti il mio intento. Ho preso il calcio ma è solo un pretesto. Potevo scegliere qualunque cosa. La mia idea era quella di parlare di un personaggio sportivo che era bravo e che però negli ultimi tempi ha iniziato a sbagliare perché probabilmente stava invecchiando e ha perao fiducia in sé stesso. Il n. 23 non è altro che una proiezione di quello che era lui da giovane.. Che in realtà non esiste ed è solo nella sua mente. Alla fine lui crede di far male al suo invisible nemico ma fa male solo a sé stesso. Come succede ad esempio nel cigno nero. Probabilmente mi rendo conto di non essere riuscito a renderlo bene. L idea mi è arrivata tardi ma almeno ora ti ho spiegato. Spero che tu possa rileggerlo ora in una ottica diversa.

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Wladimiro Borchi
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Re: N. 23

Messaggio#5 » martedì 16 ottobre 2018, 18:52

Ah... Molto interessante.
Grazie della spiegazione.
W
IMBUTO!!!

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Massimo Tivoli
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Re: N. 23

Messaggio#6 » martedì 16 ottobre 2018, 19:55

Ciao Andrea. Anche io non ho colto il quid del racconto. Sul finale si capisce che il doppio era immaginario nella mente del protagonista che, alla fine, infierisce su se stesso. Però il problema del racconto, secondo me, sta nel fatto che il doppio, sebbene immaginario, viene percepito anche dagli altri, vedi l’allenatore che lo presenta a tutti o che minaccia il protagonista di far giocare il doppio al posto suo. Il lettore capisce che il doppio c’è, non è qualcosa nella mente del protagonista. Quindi il finale spiazza, ma non in senso positivo. È un gap troppo ampio da colmare solo col finale. Forse il racconto andrebbe rivisto in modo da non far percepire il doppio agli altri. Detto questo, ho però apprezzato il tuo intento di fare qualcosa di un po’ più originale rispetto a quello che molto probabilmente vedremo nella maggior parte dei racconti. E cioè un doppio che non esiste materialmente (l’esistenza materiale del doppio o percepita tale credo che sarà l’opzione più inflazionata), ma che è parte integrante/una-mutazione-indotta dell’originale. In questo ti capisco. Io stesso, nel mio racconto, ho cercato di dare un’interprestazione diversa... ma mi aspetto che non mancherà chi mi dirà che sarò fuori tema ;-)

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Laura Cazzari
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Re: N. 23

Messaggio#7 » mercoledì 17 ottobre 2018, 8:42

Ciao Andrea, ho un po’ di difficoltà a trovare il tema dell’Arena nel tuo racconto. Dov’è il doppelganger? È la paura di essere rimpiazzato che porta Di Gennaro a fare qualcosa che non avrebbe mai fatto? Forse è un pochino debole. Mi piace invece la sequenza temporale che trovo adatta se si vuole far notare un cambiamento nel protagonista.
Laura Cazzari

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erika.adale
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Re: N. 23

Messaggio#8 » mercoledì 17 ottobre 2018, 9:21

Ciao Andrea,
apprezzo molto il tentativo di inserire il tema del doppio in un contesto realistico, senza voler a tutti i costi scivolare nella fantasy/horror e compagnia. Hai cercato di costruire un thriller psicologico ma, leggendo anche la tua spiegazione successiva, temo ti sia mancato il tempo di sistemare correttamente gli elementi.
Ho trovato forte e interessante l'autolesionismo finale (meglio storpiato in un attimo che costretto a un lento declino sotto gli spalti), ma il rapporto con il doppio sé non è ben reso. Come qualcuno ha già detto, il fatto che venga percepito anche dagli altri e abbia delle caratteristiche differenti dal protagonista (essere nero e non conoscere, apparentemente, la lingua) lo rende un personaggio non ascrivibile a "doppio" di fantasia o di proiezione.
Comunque il racconto è scritto, al netto delle classiche distrazioni da fretta, in modo scorrevole e piacevole.

Daniel Travis
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Re: N. 23

Messaggio#9 » mercoledì 17 ottobre 2018, 11:12

Buona l'idea, zoppicante (scusa il gioco di parole) l'esecuzione. Il protagonista e il suo doppio possono essere diversi anche se uno è proiezione dell'altro, e chi proietta può immaginare gli altri che interagiscono con la sua copia. Ma mai senza sbavature - in parte perché inserire piccole imperfezioni dà più il sapore del vero, e avvicina al comunque distante realismo clinico, per così dire, ma soprattutto perché dà al lettore la possibilità di sentire, se non intuire, qualcosa, il che, controintuitivamente forse, rende più soddisfacente la sorpresa: un paio di esempi li puoi trovare in Fight Club (libro e film) e in The Machinist, ma anche in un altro modo nella finestra segreta di King. Altrimenti, è inevitabile l'impressione che spunti un clown a caso urlando E INVECE ERA TUTTO UN SOGNO.
Molto figo il colpo al ginocchio sul pathos, fossi in teb butterei tutto il pathos lì.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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Gennibo
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Re: N. 23

Messaggio#10 » giovedì 18 ottobre 2018, 23:07

Ciao Andrea,
come gli altri ho faticato a trovare il tema. Mi è comunque piaciuto come è scritto, anche l’idea di usare gli stacchi con le date per i salti temporali
Alla fine ho pensato che Di Gennaro si fosse fatto male per incolpare l’altro, che vedeva come una minaccia. Come dire, invece che una strategia vincente Win Win, una perdente Lose Lose.
Comunque l’idea è buona, ci puoi lavorare su.

alexandra.fischer
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Re: N. 23

Messaggio#11 » sabato 20 ottobre 2018, 20:03

Ciao, racconto calcistico interessante: il tema è la rivalità sportiva. Povero Di Gennaro, costretto a confrontarsi con il nuovo talento Merinho (anche bugiardo, finge di non sapere l’italiano). E guarda qui, più che di Doppelgänger parlerei di un trasferimento mentale (Di Gennaro entra nel corpo di Merinho e poi segue l’attentato finale con l’estintore per liberarsi di un accusatore).

Attenzione a: la porta che Di Gennaro vede senza però poterla più vedere (ecco, qui dovresti aggiustare il punto di vista. Io scriverei: non vedeva più la porta….ma se stesso dall’altra parte).

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Paola B.
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Re: N. 23

Messaggio#12 » domenica 21 ottobre 2018, 19:29

Ciao Andrea,
mi è piaciuta la follia di questo giocatore che, per quanto si senta ormai a fine carriera non accetta, non molla. Il dualismo in lui è talmente forte da non rendersi conto di vivere in un’allucinazione tutto sua. Non riesce a prendere la decisione definitiva, quella di “andare in pensione” e lasciare il posto ai giovani, ma è sempre lui che in un certo senso fa in modo di smettere. Un bel delirio, simile al Cigno Nero, che non mi è dispiaciuto.

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Il Calmo
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Re: N. 23

Messaggio#13 » domenica 21 ottobre 2018, 21:40

erika.adale ha scritto:Ciao Andrea,
apprezzo molto il tentativo di inserire il tema del doppio in un contesto realistico, senza voler a tutti i costi scivolare nella fantasy/horror e compagnia. Hai cercato di costruire un thriller psicologico ma, leggendo anche la tua spiegazione successiva, temo ti sia mancato il tempo di sistemare correttamente gli elementi.
Ho trovato forte e interessante l'autolesionismo finale (meglio storpiato in un attimo che costretto a un lento declino sotto gli spalti), ma il rapporto con il doppio sé non è ben reso. Come qualcuno ha già detto, il fatto che venga percepito anche dagli altri e abbia delle caratteristiche differenti dal protagonista (essere nero e non conoscere, apparentemente, la lingua) lo rende un personaggio non ascrivibile a "doppio" di fantasia o di proiezione.
Comunque il racconto è scritto, al netto delle classiche distrazioni da fretta, in modo scorrevole e piacevole.


Ti ringrazio per le osservazioni. Sulla non resa al. Cento per cento del doppio concordo. La mia idea era uj qualcosa in stile cigno nero. Avrei dovuto non rendere il personaggio reale per gli altri. Bastava poco peccato. Comunque sono contento che sia scritto in modo fluido era il mio obiettivo.

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Emiliano Maramonte
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Re: N. 23

Messaggio#14 » lunedì 22 ottobre 2018, 0:19

Ciao Andrea.
Non ho l'obbligo di valutare il tuo racconto ma l'ho letto lo stesso, incuriosito dal titolo.
L'ho seguito con curiosità e interesse, anche perché è scritto in maniera pulita e scorrevole (salvo refusi o pesantezze di frasi dovuti alla fretta...). E mi sono immedesimato nel protagonista che vive l'antagonismo col nuovo arrivato.
Peccato per il finale che ha fatto sgonfiare un po' tutto, salvo il gesto di autolesionismo che dà un certo sussulto alla vicenda. Purtroppo io ho pensato a un atto di autolesionismo per far buttare fuori lo straniero. Mi dispiace, ma non ho capito il twist end col doppelganger immaginario...
Comunque un testo godibile.

In bocca al lupo!
Emiliano.

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Re: N. 23

Messaggio#15 » lunedì 22 ottobre 2018, 7:13

Il Calmo ha scritto:
erika.adale ha scritto:Ciao Andrea,
apprezzo molto il tentativo di inserire il tema del doppio in un contesto realistico, senza voler a tutti i costi scivolare nella fantasy/horror e compagnia. Hai cercato di costruire un thriller psicologico ma, leggendo anche la tua spiegazione successiva, temo ti sia mancato il tempo di sistemare correttamente gli elementi.
Ho trovato forte e interessante l'autolesionismo finale (meglio storpiato in un attimo che costretto a un lento declino sotto gli spalti), ma il rapporto con il doppio sé non è ben reso. Come qualcuno ha già detto, il fatto che venga percepito anche dagli altri e abbia delle caratteristiche differenti dal protagonista (essere nero e non conoscere, apparentemente, la lingua) lo rende un personaggio non ascrivibile a "doppio" di fantasia o di proiezione.
Comunque il racconto è scritto, al netto delle classiche distrazioni da fretta, in modo scorrevole e piacevole.


Ti ringrazio per le osservazioni. Concordo sulla non resa al cento per cento del doppio. La mia idea era u qualcosa in stile cigno nero. Avrei dovuto non rendere il personaggio reale per gli altri. Bastava poco peccato. Comunque sono contento che sia scritto in modo fluido era il mio obiettivo.

Fabio84
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Re: N. 23

Messaggio#16 » mercoledì 24 ottobre 2018, 0:18

Ciao Andrea,
i tramonti sportivi sono duri da digerire soprattutto quando il nuovo avanza.Ho dovuto rileggere un paio di volte la fine per capire che era successo.
Se è tutto un gioco mentale di Di Gennaro, mi fa strano che addirittura che anche l'allenatore lo menzioni.
Forse si poteva giocare sul fatto che gli altri compagni di squadra e l'allenatore non calcolassero Di Gennaro e lui si vedeva comparire questo nuovo giocatore senza che nessuno gli desse una spiegazione.
Ciao

FAbio

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Re: N. 23

Messaggio#17 » giovedì 25 ottobre 2018, 23:02

Il racconto sembra quello che non è. Fino ad un certo punto è la classica sostituzione generazionale. Io sbaglio, l'allenatore ha carte migliori di me, e cala l'asso dandogli il mio posto con me ancora vivo che agonizzo.
Però l'estintore sul ginocchio che cavolo c'entra?
Allora sono andata a leggermi il tuo spiegone, che tra l'altro non mi ha manco tanto convinto, perchè "Di Gennaro" e "Mezhino" non suonano nemmeno simili, oppure il secondo esiste, ma non nello spogliatoio con lui? insomma l'idea poteva essere buona, ma non si comprende un granché.
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!

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antico
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Re: N. 23

Messaggio#18 » domenica 4 novembre 2018, 18:16

Concordo sul fatto che il racconto vada sistemato. Che tutto avvenga nella mente del protagonista l'ho scoperto dai tuoi commenti, io stavo ancora cercando una spiegazione del perché avesse deciso di mettersi, da solo, fuorigioco. A mio parere mancano elementi che aiutino il lettore, non c'è semina di indizi. E occhio anche a certi particolari: dici che i ragazzi sono diciassette e poi l'allenatore li fa disporre undici contro undici... Meh... Pollice ni poco convinto, questa volta: tipica ciambella uscita senza il buco, cose che capitano.

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