Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Appuntamento a lunedì 17 dicembre 2018 dalle 21.00 all'una con un tema del team di Fantascientificast. Contrariamente rispetto al solito, sarà caldamente consigliato partecipare con racconti di genere fantastico (scifi o fantasy anche nelle loro accezioni più allargate).
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Simone Cassia
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Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Messaggio#1 » martedì 18 dicembre 2018, 1:01

Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Era il mio primo giorno di servizio civile come volontario presso una clinica psichiatrica e mi ero presentato puntuale alla responsabile del progetto che leggendo dalla mia scheda mi disse.
“Gagliardi Rosario… sai che abbiamo un Gagliardi Rosario anche tra i nostri ospiti? Vieni, te lo presento.”
Attraversammo i corridoi che odoravano del tipico odore di ospedale e salimmo molti piani.
“E’ qui da sempre. Ha la stanza all'ultimo piano, più bella della clinica. Si vede anche il mare.”
“E’ un uomo molto anziano e solo. Non ho mai visto nessuno venire a trovarlo o anche solo chiedere di lui al telefono, un vero mistero.”
Arrivati alla porta, Teresa bussò ed entrammo.
La camera era avvolta nella luce dorata di un sole autunnale e arredata come può esserlo la camera di una clinica. Seduto vicino alla finestra c’era un vecchio dai lunghi capelli bianchi, con un completo di lana marrone a quadri che aveva visto giorni migliori, panciotto e farfallino.
Non sembrò accorgersi che eravamo entrati e continuò a guardare fuori con aria assente.
“Buogiorno signor Gagliardi…” disse la responsabile.
Nessuna reazione.
“Questo giovanotto si chiama come lei, sa? Cosa ne pensa se rimane qui a farle un po’ di compagnia?”
Niente.
La donna si rivolse a me.
“E’ come se non fosse con noi. Ogni giorno si prepara di tutto punto e siede ad osservare il mare. Nei giorni di pioggia, invece, si mette al tavolo e disegna. Non so dove prenda tutta questa fantasia, ma sono disegni bellissimi. Avrai modo di vederli…”
“E… io cosa dovrei fare?” chiesi.
“Rimani un po’ con lui, prova a parlargli, se non ci sono progressi ti assegnerò ad un altro ospite.”
La responsabile uscì dalla stanza e io rimasi solo con il mio omonimo. Presi una sedia e sedetti accanto a lui.
Il primo giorno passò così. Seduti alla finestra, in silenzio, a guardare uno scorcio lontano di mare. Quando scoraggiato lo salutai per andar via, si voltò verso di me e fece una smorfia che lessi come un sorriso.
Fu strano, guardava verso di me, ma era come se mi vedesse attraverso. Anche quando non guardava il mare il suo sguardo e la sua mente erano lontani.
Teresa, la responsabile, mi chiese come fosse andata.
“Bene. Mi ha sorriso, credo. Voglio provare a trascorrere ancora qualche giorno con lui.”
Mi fu concesso. Era incredibile che fosse bastata una smorfia a farmi ricredere su quell’uomo.

Nei giorni non scoprii molto sul suo conto ero principalmete io a parlare, lui si limitava di tanto in tanto a fare quella smorfia del primo giorno.
Finalmente, il primo giorno di pioggia, lo vidi intento nella sua creazione artistica. Lo trovai seduto al tavolo a disegnare scorci di città. La stessa che si vedeva dalla sua finestra, eppure in qualche modo diversa. Torrette e pinnacoli che non avevano riscontro nella realtà costellavano i suoi disegni e statue di creature fantastiche o bracieri fumanti, riempivano di mistero quei paesaggi urbani.
Quando i disegni erano completi, li distruggeva. Cercai di fermarlo, ma Teresa me lo impedì dicendo che lo strappare quei fogli lo faceva stare calmo e che quindi glielo lasciavano fare.

Un giorno di novembre ci fu un temporale. Mi recai in clinica nonostante il bollettino meteorologico sconsigliasse di muoversi da casa, ma io avevo il Sig. Gagliardi da andare a trovare.
Quando arrivai quasi non lo riconobbi. Era chino sul tavolo armato delle solite matite che, questa volta, consumava fino a renderle mozziconi inservibili. Disegnava con una tale frenesia che quasi strappava i fogli. Era sudato, forse febbricitante, con gli occhi fissi sul suo lavoro. I disegni, però erano differenti.
Intersecava cerchi quasi perfetti a figure geometriche creando intrecci sbalorditivi e nel farlo biascicava parole inconcludenti sempre più agitato.
Mi ero convinto a chiamare un’infermiera quando un tuono fece tremare ogni cosa.
Il sig. Gagliardi spezzò la matita con la mano e sollevò gli occhi dal tavolo.
Si voltò nella mia direzione atterrito dalla paura e i suoi occhi mi videro per la prima volta.
Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn... E' qui!”
Un onda si sollevò lontano all’orizzonte.
Ultima modifica di Simone Cassia il martedì 18 dicembre 2018, 1:18, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Messaggio#2 » martedì 18 dicembre 2018, 1:07

Ciao Simone! Un piacerissimo rivederti nell'Arena! Purtroppo sei in malu tempo per un solo minuto, ma come sai si tratta di un malus minimo! Buona Fantascientificast Edition!

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maurizio.ferrero
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Re: Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Messaggio#3 » martedì 18 dicembre 2018, 22:03

Ciao Simone,

Non capivo dove il racconto volesse arrivare a parare, e quando sono giunto alla conclusione mi sono fatto una bella risata. Apprezzo sempre quando il mostro sacro Lovecraftiano viene tirato fuori dal cilindro in situazioni che paiono essere tutt'altro, però devo dirti che alla successiva lettura, a mente fredda, ho avuto qualche dubbio.
Molti fatti nel racconto non vengono spiegati, ad esempio l'ominimia tra il protagonista e l'anziano paziente. Inizialmente sembra che possa avere un significato, ma alla fine non viene fornita alcuna spiegazione. Quindi, ti chiedo: era davvero necessaria?
Ho poi trovato qualche errore di sequenza. Ad esempio, inizialmente la donna della clinica psichiatrica viene chiamata semplicemente "la responsabile", poche righe sotto viene chiamata Teresa (non è mai stata presentata, direttamente o indirettamente) e poche righe dopo ancora ci tieni a puntualizzare che Teresa è la responsabile. Spesso stacchi alcune frasi che vengono dette dalla stessa persona senza introdurre prosa nel mezzo (Ha la stanza all'ultimo piano, più bella della clinica. Si vede anche il mare.” “E’ un uomo molto anziano e solo. Non...), suona un po' strano.
Nel complesso, l'idea è semplice ma carina, ma andava fatta una scrematura un po' più calzante.

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Simone Cassia
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Re: Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Messaggio#4 » mercoledì 19 dicembre 2018, 0:03

Ciao Maurizio, mi sa che è la prima volta che ci becchiamo, piacere! :)
Ti rispondo sui due punti critici che sottolinei:

- Personalmente non sono un patito della spiegazione a tutti i costi quando si tratta di questo genere di racconti. L'omonimia è necessaria? Si, no, forse, chi siamo noi per dirlo davanti al risveglio di Chthulu? Ma poi è davvero il risveglio di Chthulu o è uno Tsunami e i mostri sono solo nella testa del vecchio? Il protagonista e il vecchio si chiamano allo stesso modo, è un dato di fatto che può suggerire cose o essere una semplice casualità. Se è per questo non sappiamo nemmeno se il vecchio sia pro o contro la venuta di Chthulu, siamo solo spettatori, attraverso gli occhi di un ragazzetto di 18 anni, di una serie di eventi che sussurrano verità nascoste alla nostra mente di lettori.

- Per quanto riguarda gli errori di sequenza colpa della fretta. Iniziando a scrivere alle 23.30 ho usato il tempo di revisione per rientrare dei caratteri in eccesso e togliere gli errori più macroscopici.

Comunque sono felice che il racconto ti abbia fatto sorridere ad una prima lettura. A rileggerci :)

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maria rosaria
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Re: Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Messaggio#5 » venerdì 21 dicembre 2018, 18:07

Ciao Simone.
Il tuo racconto prende e conduce fino alla fine con un disvelamento che rende tutto molto misterioso.
Ci sono delle virgole che ti sei perso, qua e là. Ma Minuti Contati è così, a volte il tempo è davvero poco per elaborare l'idea, scriverla e rileggere il tutto.
La cosa che però mi ha lasciato un po' perplessa è l'omonimia: come Maurizio anche io mi aspettavo che "servisse" ai fini della storia. E invece no, almeno così mi è sembrato. Gagliardi Rosario il volontario incontra Gagliardi Rosario l'ospite della clinica e a quel punto si crea una sorta di attesa (almeno nella mia mente) senza poi però approdare da nessuna parte. Almeno rispetto al nome.
Il racconto nel complesso è godibile.
Maria Rosaria

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Emiliano Maramonte
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Re: Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Messaggio#6 » domenica 23 dicembre 2018, 0:11

Ciao! Ben lieto di leggerti per la prima volta, credo.
Dunque: il racconto grosso modo si fa leggere e crea una giusta attesa. In fondo le "storie di matti" hanno sempre affascinato proprio per il mistero che ruota attorno a una mente che funziona diversamente da una "normale" e ciò può dar vita a milioni di variati narrative tutte interessanti (vedasi, per esempio, il film con Kevin Spacey "K-Pax", molto carino e vincente sotto il profilo delle interpretazioni da dare alla trama). Nel tuo caso, però, le aspettative che generi sono poi disattese. Ad esempio, io mi aspettavo che il Rosario paziente fosse una versione futura del Rosario giovane, oppure che fosse capitato nel nostro universo, provenendo da uno parallelo, o ancora che fosse una specie di alter ego in grado di cambiare le cose e di stravolgere la realtà. Invece si rivela essere... che cosa? Una specie di entità che richiama una minaccia lovecraftiana? Boh, non saprei. Lo si intuisce appena dalle parole finali. E mi dispiace dire, leggendo anche le tue precedenti risposte ad altri commenti, che, va bene non essere patiti delle spiegazioni a tutti i costi, però al lettore qualche informazione la devi pur dare, sennò il lettore deve fare una fatica non indifferente a provare a ricostruire quello che, invece, nella tua mente di autore è chiaro, e alla fine si indispettisce. E se, nel caso di un racconto, la lettura può concludersi senza particolari intoppi (in fondo, è molto breve...), per un racconto lungo o un romanzo questo è un male in quanto il suddetto lettore, seccato da troppi sottintesi, può abbandonare la lettura. Attenzione: non sto facendo lezioni a chicchessia; sto solo dicendo che i sottintesi di una trama possono anche far piacere e stimolano la fantasia, se ben dosati, ma a me non piacciono, e (parlo da autore) cerco di metterne il meno possibile nei miei testi.
La questione dell'omonimia è già stata affrontata da altri nei commenti precedenti ed è lapalissiana: un qualche tipo di relazione e di ruolo nella trama doveva averla. Se la lasci in sospeso, depisti il lettore e lo disorienti.
Tutto quanto sopra esposto non rovina, però, i meriti della storia. Fino al tuono, c'è voglia di proseguire nella lettura anche perché lo stile è tranquillo, garbato e, tutto sommato, ben condotto.
Qualche inconveniente tecnico qua e là (punteggiatura da rivedere, "d" eufoniche da eliminare, qualche frase da limare), ma a MC sopra situazioni del genere ci si può passare per la natura particolare del contest.
Che dire, in conclusione? Siamo vicini a una sufficienza, non di più.

In bocca al lupo!!
Emiliano.

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roberto.masini
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Re: Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Messaggio#7 » mercoledì 26 dicembre 2018, 13:21

Ciao, Simone.
Un bel racconto misterioso Certo c'è qualche incongruenza già citata dagli altri commentatori. L'omonimia non sfruttata appieno, l'alternanza di Teresa e responsabile, la segnalazione della stanza più bella della clinica che poi è arredata come tutte le altre. Rimane la sequenza di avvenimenti che crea l'aspettativa di scoprire che cosa guarda ma soprattutto che cosa aspetta dal mare il vecchio pazzo.
La chiosa finale mi ha veramente colpito e divertito nello stesso tempo.L'omaggio a Lovecraft mi è sembrato particolarmente azzeccato e non appiccicato: "Nella sua dimora di R'lyeh, il morto Cthulhu attende sognando" e forse risale dal mare!

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Simone Cassia
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Re: Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Messaggio#8 » mercoledì 26 dicembre 2018, 14:23

Ciao a tutti e grazie per i vostri preziosi commenti.

@Maria Rosaria: mi sto mangiando un po’ le mani per non aver sfruttato l'omonimia dei due personaggi in maniera adeguata. È un elemento che avrebbe potuto aprire a spunti interessantissimi, ma all'una di notte mi era sembrata buona anche la mia idea di disattendere ogni forma di aspettativa creata al lettore e giocare la carta Chthulu nelle ultime due righe :)

@Megagenius: voglio precisare che c’è una bella differenza tra un romanzo e un racconto di 4000 caratteri. Chiaramente la mia “avversione” alle spiegazioni a tutti i costi è limitata a questo tipo narrazione e a questo genere in cui si mettono in movimento realtà ad una scala così superiore a quella umana che il non capire cosa sta succedendo diventa un sentimento condiviso col protagonista. Un romanzo con troppi sottintesi è, ovviamente, un’altra storia…

@Roberto: voglio precisare che la stanza può essere la più bella della clinica per il soleggiamento, la vista, le maggiori dimensioni, il fatto che sia una singola e non una doppia, etc. senza nulla togliere che sia arredata come le altre, sarebbe strano il contrario :P

Fabio84
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Re: Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Messaggio#9 » giovedì 27 dicembre 2018, 14:04

Ciao Simone,
piacere di leggerti :)
L'arrivo di Chtulhu è un colpo di scena inaspettato, mi domando se troppo. Rileggendo si poteva intuire che stava succedendo qualcosa di spaventoso al penultimo passaggio. Può essere anche che sia stato concentrato di più sulla questione dell'omonimia.
Mi sarebbe piaciuto che fosse approfondito di più quest'ultimo aspetto.
Ci sono un po' di ripetizioni ma immagino che sia dovuto al tempo tiranno che stava per scadere.
Mi è piaciuto molto questo passaggio.
"Si voltò nella mia direzione atterrito dalla paura e i suoi occhi mi videro per la prima volta."
E' perfetto come preparazione per la frase su Chtulhu

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antico
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Re: Lontano all'orizzonte - di Simone Cassia

Messaggio#10 » mercoledì 2 gennaio 2019, 17:16

Cribbio... Racconto scritto bene con questa figura misteriosa che affascina. Bella la location, bello il rapporto che si forma con il ragazzo (anche per via di questa omonimia che li unisce, elemento lasciato lì a sedimentare e a nutrire la curiosità del lettore). Poi... il tutto si chiude con un richiamo classico che, sì, diverte, ma che lascia poco in quanto non appare tematizzato nel racconto stesso e rende inutili le attese fino a lì costruite. Questo, almeno, quello che è arrivato a me. Credo il tempo ti abbia giocato un brutto scherzo e che non ti abbia permesso di regolare al meglio il testo. Pollice ni per me.

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