I commenti di Elisa Emiliani ai racconti finalisti

Appuntamento nell'Arena fissato per lunedì 21 gennaio dalle 21.00 all'una con il tema di Elisa Emiliani!
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I commenti di Elisa Emiliani ai racconti finalisti

Messaggio#1 » lunedì 11 febbraio 2019, 20:43

Grazie di cuore a tutti gli scrittori di Minuti Contati che hanno partecipato al contest sul tema che avevo proposto. E’ stato un onore e un piacere leggere le vostre storie e mi complimento con tutti.

Nel valutare i racconti ho seguito il mio gusto personale, tenendo in forte considerazione l’equilibrio tra lunghezza del testo, personaggi e scene, la precisione del linguaggio e l’atmosfera tratteggiata.

Nei commenti ho cercato di dare alcuni suggerimenti di editing basati sulle mie impressioni. Questi suggerimenti sono da prendere con le pinze, in quanto basati sulla mia personale esperienza e sul mio gusto.

Ancora complimenti e buone future scritture! Resto a disposizione se volete chiarimenti, opinioni o semplicemente fare due chiacchiere, mi trovate su Facebook come Elisa Thid Emiliani ;)

COMMENTI

SANCTA AUREA PLUVIA, MUNDATRIX PECCATORUM

Devo premettere che ho pochissimi riferimenti per commentare questo racconto con cognizione di causa.
La prima cosa che mi viene in mente leggendo queste righe è: bell’incipit!
In generale mi sembra di aver capito che l’intento sia quello di descrivere una situazione eticamente sconvolgente (il sacrificio di un infante) tramite un narratore privo di empatia. Se ho interpretato bene l’intento, credo che sarebbe più efficace dedicare una porzione più ampia del testo a questa situazione specifica.
Qui mi collego all’impressione generale che ho avuto: troppi eventi per così poche battute. Credo che ne servirebbero 10-20.000 per rendere più riconoscibili i personaggi, rendere più fluido il corso degli eventi, introdurre propriamente il lettore alla storia.
Non guasterebbe specificare quell’“avevamo intuito”: come? Quando? Bastano davvero poche parole per dare un contesto. Una roba del tipo: “Nell’arco di una settimana/giornata/mattina sanguinolenta, avevamo intuito che...”, introducendo così anche un marcatore temporale per far capire meglio la distanza tra il martellamento della placca e la successiva invasione di demoni e la pisciata del prete (che cosa ci faceva lì, tra l’altro? Era stato il primo tentativo dei protagonisti di richiudere il vespasiano? E come mai loro sanno il latino? O forse è stato proprio il prete ad aiutarli a tradurre l’iscrizione in latino?).
Dici “Don era la nostra ultima speranza”, quindi ci sono state altre precedenti speranze? E quali? Io avrei semplicemente tagliato la scena del prete, lasciandolo in un fumoso antefatto.
Spero di esserti stata in qualche misura utile, grazie mille per aver partecipato, e complimenti per il tuo racconto!

INCUBI SEPOLTI

Interessante l’incubo come massa biologica, interessante anche la dinamica del villaggio. Mi sembra che tu abbia creato con pochi tratti un’atmosfera che accoglie bene la storia.
Proprio all’inizio, forse, avrei evitato la parola “incubi”, in questo modo:
“Gli abitanti di Valbassa iniziarono a svegliarsi in luoghi inusuali.”
Se nella parte introduttiva del racconto la grande quantità di personaggi introdotti rende l’idea della storia corale, condivisa da una comunità, in seguito avrei forse scelto un solo protagonista, di modo che il lettore potesse seguire la sua onda emotiva. Poretti preoccupato per i figli, magari, o il prete preoccupato per le anime dei suoi fedeli, o il commissario preoccupato per l’irrazionalità del caso. Questi sono solo spunti, ovviamente, che porterebbero la narrazione ad avere un taglio più “soggettivo”, non necessariamente migliore. Se invece vuoi esplorare la terza persona plurale, potresti farlo in modo più esplicito.
In entrambi i casi, tuttavia, limiterei il numero delle scene e mi soffermerei piuttosto a descrivere queste bare e il loro contenuto (per esempio, il Don e il commissario tornano a respirare solo quando la bara viene richiusa, ma non sappiamo quale odore abbia la carne tremula che contiene. Qualcuno prova mai a toccarle? Con un bacchetto? Se no, perché?) ma anche il rapporto che le bare hanno con gli abitanti del paese (C’è modo di anticipare la rivelazione finale, che ogni bara aspetta il suo abitante?).
Ultima cosa: se la fossa contiene dozzine di bare deve essere una roba enorme, mostruosa, forse varrebbe la pena spendere qualche parola per descriverla al lettore. Ultimissima: forse eviterei la frase sul finale “Cercavano i pezzi strappati dalla loro anima”, mi sembra una didascalia pleonastica che toglie forza all’affermazione successiva “Ognuno sapeva di doversi riunire a ciò che gli incubi avevano strappato.”
E qui mi fermo, complimenti davvero per aver dato forma a questo mistero!

RIMEDIO NATURALE

Questo è il racconto che ho apprezzato di più perché è asciutto, ben strutturato nel senso che lascia intuire un mondo oltre alla scena descritta, il colpo di scena finale è coerente e chiude il cerchio. La scelta del tempo presente rende l’azione immediata, vederla “dalla finestra”, assieme ai personaggi spettatori è una bella trovata. Insomma mi sembra un bel lavoro.
Provo a rendermi utile con qualche spunto.
Per esempio, dici che “L’elettricità è stata staccata a causa dell’emergenza. Dal tramonto all’alba, nessuna luce deve essere accesa. Ne verrebbero attirate.” E’ buio, quindi, eppure riescono a vedere “perfettamente” l’uomo. Sarebbe più interessante, a mio avviso, se la descrizione fosse sporcata dall’assenza di luce.
Tornando alla questione del punto di vista, dal momento che “la telecamera” sta sulla testa dei due fratelli, che il lettore cioè vede quello che vedono loro, questa frase poteva essere leggermente diversa: “Come se avesse sentito i due fratelli →li avesse sentiti, l’uomo per strada corre. L’unica speranza sarebbe mettersi al riparo, ma non ci sono porte aperte. Disperato, si lancia contro la porta di casa dei due →loro e inizia a battere furiosamente.” In questo modo, il lettore sta lì con loro.
Qui chiudo, complimenti per il tuo racconto!

COME SE NULLA FOSSE STATO

Mi ha sempre affascinato l’idea della regressione tecnologica, ma una regressione evolutiva è ancora meglio! Il racconto mi sembra ben strutturato ed è giusto che l’idea più forte sia introdotta solo sul finale, lasciando una gran voglia di esplorare la nuova situazione.
L’incipit non mi convince. Sembrerebbe volersi allacciare allo “stress della vita moderna”, che sarebbe perfetto per mettere in evidenza il tema della regressione a stato bestiale, ma suona macchinoso. Potrebbe essere più efficace, per esempio, se il protagonista fosse alle prese con spesa e campanello senza voler mollare il cellulare, per dirne una.
Non mi sono ben chiari i due riferimenti alla voce “senza speranza” della moglie, forse se hanno un significato specifico sarebbe meglio renderlo più esplicito, in caso contrario ne eliminerei almeno uno. Potrebbero, ad esempio, allacciarsi al tema della stanchezza nei confronti della vita che emerge dalle parole che Ettore rivolge al padre («Pa’, ma chi te lo fa fare?»), che fa l’occhiolino alla regressione finale, ma appunto renderei questo tema più coerente e pervasivo.
Bella questa descrizione: “La testa sembra aggrapparsi al divano con la stessa tenacia con cui lui si aggrappa alla vita.” Bello anche che non abusi di retorica.
Forse eviterei “Tutto è così veloce, troppo veloce.” per il principio dello show don’t tell: mi sembra che tu lo mostri già, senza bisogno di esplicitarlo con questa didascalia.
E qui chiudo, complimenti per l’idea e la bella realizzazione!

14 AGOSTO

Cercherò di essere il più possibile fredda nell’analizzare questo racconto, di lasciare fuori le emozioni che inevitabilmente suscita.
La struttura in tre parti è ben organizzata, il collegamento tra la prima e la terza parte aggiunge valore alla storia e il dettaglio di Spiderman chiude il cerchio.
Il progetto di un mio collega di Bottega di Narrazione prevedeva una serie di micro racconti che descrivevano l’ultimo minuto di vita di diverse persone all’interno di un centro commerciale, prima di un’imminente fine del mondo (non ancora pubblicato, probabilmente a fine anno).
La struttura frammentata di questo racconto mi ha ricordato il suo lavoro e mi sembra che sia molto efficace per raccontare questo tipo di evento.
In questo caso però ci sono solo 3 frammenti, visto il limite massimo di battute, quindi forse avrei cercato di collegare il primo e il secondo pezzo, per esempio con qualche modifica il secondo pezzo potrebbe avere lo stesso protagonista del primo.
A questo punto ti segnalo solo alcune piccolezze tecniche: il pallone di Spiderman sembra essere ancora gonfio, dal primo frammento del racconto, cosa improbabile. Nota sui tempi verbali: “aveva avvolto”, “aveva parlato” non si sposano bene col tempo presente, che è perfetto per questa narrazione. Li cambierei con “ha avvolto”, “ha parlato”.
Chiudo facendoti i complimenti per il modo lucido con cui veicoli emozioni.

BAFFO

L’idea del racconto è buona, un’interpretazione mainstream interessante, che fa presa su una porzione vasta di lettori. In questo racconto la capacità di creare una connessione col lettore è forte e si tratta certamente di una nota positiva.
Il ritmo e il tempo della narrazione sono gestiti bene, è una storia semplice che si adatta al ridotto numero di battute disponibili.
Il linguaggio, tuttavia, mi sembra poco controllato. Al di là dei refusi, che sono comunque fastidiosi oltre un certo numero, è difficile capire a chi il protagonista si riferisca. Un esempio: “"Buongiorno, anche voi mattinieri" dico.” Sembra che il protagonista si rivolga ai cani, si capisce solo nella frase successiva che si rivolgeva ai “proprietari”, parola che peraltro cercherei di evitare.
È buono il punto di vista soggettivo, che si mescola alla narrazione (ad esempio ho apprezzato “Ho la vista appannata, sto svenendo? No, lacrime. Meno male.”), ma anche in questo caso mi è sembrato che fosse una tecnica poco controllata. Perché, ad esempio, in “ "La macchina. Dov'è?" mi dico.” il pensiero è virgolettato, mentre prima non lo era?
In generale mi sembra che l’idea sia buona e che con più cura dei dettagli la anche realizzazione potrebbe essere altrettanto buona.



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