I commenti di Raffaele Marra ai racconti finalisti

Appuntamento per lunedì 18 febbraio dalle 21.00 all'una con il Campione della Quinta Era di Minuti Contati: Raffaele Marra!
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I commenti di Raffaele Marra ai racconti finalisti

Messaggio#1 » lunedì 11 marzo 2019, 20:56

Ho letto con estremo piacere ognuno dei racconti che mi sono pervenuti, e questo è già un ottimo punto a favore degli autori finalisti. La caratteristica dominante dei testi che ho letto è infatti la capacità di incollare il lettore in un crescendo di curiosità e di tensione che il più delle volte è stato gestito con vera maestria. Il tema del “niente è come sembra” è stato affrontato quasi sempre in maniera opportuna, anche se a volte ho notato delle forzature. Ho voluto proporre questo tema proprio perché lo ritengo particolarmente impegnativo, oltre che affascinante e decisamente stimolante. La difficoltà insita in esso consiste nel fatto che, per quanto un autore voglia costruire dei piccoli “inganni” nei confronti del lettori, è comunque opportuno che non venga mai meno la lealtà del testo. Ho dunque premiato quelli che secondo me hanno rispettato tale lealtà dimostrando così la capacità di gestire al meglio il testo nella forma e nel contenuto che lo caratterizzano.
Ma non è stato certo l’unico parametro con cui ho costruito la mia classifica. Fondamentali sono stati la capacità di suscitare emozioni, riflessioni, suggestioni (e magari fornire materiale prezioso per future altre invenzioni) e, ovviamente, lo stile.
Il racconto vincitore, più di tutti gli altri, è completo e soddisfacente in ciascuno dei suddetti parametri.
Sempre, ovviamente, secondo me.


(di seguito, i commenti NON in ordine di classifica che, invece, potete trovare QUI)

Ave Maria
L’evoluzione, tutta interiore, del personaggio principale è la caratteristica più sorprendente di questo racconto. Il prete è definito con pochi tratti, lo stesso vale per la donna. Poi il resto lo fanno i dialoghi, incalzanti ed efficaci, attraverso i quali il lettore è piombato nella psiche provata dell’uomo, assaggiandone angoscia, dubbi, sorpresa e determinazione pur senza avere ben chiari i contorni veri della vicenda. Questa capacità di coinvolgimento del pur ignaro lettore non è affatto scontata; in essa si legge la capacità prima progettuale e poi realizzativa di uno scritto che funziona nonostante qualche imperfezione formale.

Sofia
L’amore? Forse. L’omicidio? Sembrerebbe. Il suicidio? Sì, ma anche no. Questo racconto ha uno sviluppo sorprendente perché, in pochi caratteri, definisce una storia lunga e complessa, arricchita da un ribaltamento finale che denuncia con stupore che “nulla è come sembrava”. Tutto funziona alla perfezione in questo testo attento ed equilibrato, in cui ogni parola sembra misurata, ogni frase centellinata con la sofferenza dell’amante o, molto più probabilmente, con la quiete letale del killer che sta per colpire. In questo modo le scene si susseguono con credibilità in un crescendo che desta e alimenta in continuazione l’attenzione del lettore fino a sparargli in faccia la realtà vera, quella sorprendente, quella che dà sapore e qualità ulteriore a tutto il resto.

Caccia notturna
Il cacciatore è dalla parte dei cattivi o dei buoni? È questo l’interrogativo che trasforma il racconto sul finale, là dove il concetto di “nulla è come sembra” si concretizza sapientemente in una sorprendente rivelazione. Nulla viene meno al disegno dell’autore e la sorpresa è preparata con attenzione e senza inganni sleali. Tutto ciò che si legge è pura verità, ma le nostre aspettative ci tradiscono convincendoci che il protagonista del racconto sia una sorta di killer. E invece, a sorpresa, spunta un vero cattivo, e che cattivo!
Il racconto è di buona qualità, anche grazie a uno stile attento, mai banale, costruito in perfetta simbiosi con il contenuto della storia narrata. L’ambientazione è forse un po’ scarna, e questo potrebbe essere un peccato. La provincia italiana, a cui si accenna, poteva essere una splendida fonte di spunti per arricchire ambiente e storia stessa. Con più ricerca (e ovviamente con più tempo a disposizione), il gargoyle poteva essere sostituito da qualche altro mostro “nostrano” rendendo il tutto un po’ più affascinante e caratteristico. Resta comunque un’ottima prova, in cui l’autore sfrutta al massimo le potenzialità del tema proposto per il contest.

ICE – In caso di emergenza
Qualcuno ha detto “ricordati che cenere sei, e cenere ritornerai”. È uno dei fondamenti della nostra cultura, incentrata sul rispetto dell’essere umano inteso come anima e corpo. Mettere in discussione la sacralità di una o dell’altro è pericoloso, contraddittorio, scandaloso. Questo racconto originale e impegnativo mette definitivamente in crisi il binomio anima-corpo, distaccando violentemente da quest’ultimo il concetto di identità. E così non è più vero che siamo cenere e torneremo a esserlo, o per lo meno non è più vero per tutti. Ci sono esseri umani che possono permettersi di cambiare, rinunciando all’aspetto fisico originario (quello delle migliaia di foto, dei social-network, dei documenti personali, delle lapidi cimiteriali) per perpetrare la propria sostanza in un’altra forma. In queste riflessioni che ne nascono, e in tante altre che si affollano nella mente affascinata del lettore attento, è la grandiosità di un racconto che è molto più di semplice e breve narrativa. Nella sua sobrietà, lo scritto ha la capacità di essere essenziale ed efficace fino alla fine: le riflessioni, le suggestioni, le emozioni (tante) che scaturiscono dalla lettura sono tutte lasciate al lettore grazie a una scrittura matura, dominata da una invidiabile maestria.

Mosaico
Dal principio tipico dell’Estetismo secondo cui esiste un legame imprescindibile tra vita e arte, in questo racconto si passa al binomio molto più coraggioso tra morte e arte. Il legame è alla base dell’inganno che fa rientrare il testo nel tema del contest: nulla è come sembra, perché ciò che viene descritto come arte, in realtà è l’altra faccia della stessa medaglia, ossia la morte. Il binomio sembra essere suggerito dall’originale esperienza artistica di Christian Rex Van Minnen, i cui dipinti rientrano perfettamente nel tema proposto. Nasce e si sviluppa così un racconto in cui non accade altro che un inganno nei confronti del lettore, o perlomeno un tentativo di inganno. Le parole sono scelte ad hoc per corroborare l’illusione che si tratti davvero di arte e basta. Così ci si ritrova a leggere di “giornalisti”, “moderatori”, “manager” in un contesto che, nella realtà, dovrebbe essere quello di un’aula di tribunale. Ne scaturisce un racconto dalle ottime premesse ma con uno sviluppo un po’ troppo forzato sull’inganno, speso più nel fingere un’ambientazione differente dalla realtà che nel raccontare davvero qualcosa. Insomma, una prova positiva, ma da rivedere un po’ sia a livello stilistico/lessicale che a livello di contenuto.

Tre desideri
Non è come sembra, davvero. L’assurda insoddisfazione umana è direttamente proporzionale al suo stato sociale: illogico eppure dannatamente vero. Vi è una regola contraria a quella naturale del massimo ordine, dell’entropia, e chi più possiede più desidera. Così il tema del “nulla è come sembra” diventa, con una piccola e innocente variazione, una sorta di “nulla è come dovrebbe essere (se l’essere umano agisse per logica)”. Il racconto sviluppa questa scomoda verità attraverso un personaggio che conquista attenzione e sentimento del lettore definendo, attraverso la propria figura, un intero mondo che davvero non sembra essere come ci appare dalla televisione. Man mano che il dialogo tra il protagonista e il suo interlocutore va avanti ci si rende conto di cosa accadrà e, nel finale, ci si sente animati dalla stessa invidiosa curiosità del genio. Dal racconto nasce così una riflessione sociale che è già un ottimo risultato per uno scritto breve di semplice narrativa. Lo stile è lineare, ben coeso con la storia narrata, a volte troppo vinto dalla necessità di sottolineare la morale della storia là dove, invece, il lettore avrebbe compreso autonomamente le tante implicazioni.

Questa è la verità
Un’esperienza di “viaggio” al di là di se stessi per ritrovarsi davanti proprio a se stessi. L’idea è affascinante e, sebbene potesse essere declinata in maniera molto più fantascientifica, la scelta di interpretarla come l’effetto di una sorta di nuova droga la rende ancora più originale e accattivante. Il tutto è poi legato al concetto di deja-vu e questo coinvolge un po’ tutti noi nel gruppo di coloro che possono aver fatto l’esperienza per poi dimenticarla subito dopo, ricavandone soltanto un banalissimo e comunissimo deja-vu. Il racconto funziona perché incuriosisce e suggerisce una suspence corposa, anche grazie a uno stile efficace e attento.

Il dolce suono del consenso
I pensieri negativi, quelli liberi da ipocrisia e dal conformismo buonista della società, si animano, si addensano e, alimentati da qualche birra e dalla becera idiozia di certe trasmissioni televisive, si incarnano in creature lovecraftiane capaci di soffocare il loro stesso creatore. L’idea, di per sé, non si presenta totalmente originale. Ma la realizzazione del racconto denota una magistrale gestione della suspence e la capacità di legare il lettore alle parole che si susseguono generose, eppure sempre ben dosate in un crescendo affascinante. Le “creature” vengono definite con una lentezza estrema, quasi esasperante agli occhi di chi vuole scoprire di cosa si tratti, e questo è un aspetto decisamente positivo perché funzionale al crescendo e alla suspence a cui ho accennato. Peccato che invece il finale non paia all’altezza del testo che lo precede; sarà una questione di stile, di interpretazione o di mancanza di un colpo netto, ma direi che le ultime righe del racconto abbisognano evidentemente di qualche attenta modifica.

Ave Maria
L’evoluzione, tutta interiore, del personaggio principale è la caratteristica più sorprendente di questo racconto. Il prete è definito con pochi tratti, lo stesso vale per la donna. Poi il resto lo fanno i dialoghi, incalzanti ed efficaci, attraverso i quali il lettore è piombato nella psiche provata dell’uomo, assaggiandone angoscia, dubbi, sorpresa e determinazione pur senza avere ben chiari i contorni veri della vicenda. Questa capacità di coinvolgimento del pur ignaro lettore non è affatto scontata; in essa si legge la capacità prima progettuale e poi realizzativa di uno scritto che funziona nonostante qualche imperfezione formale.

Casa dolce casa
Un ribaltamento improvviso e inquietante, totalmente inatteso e tutt’altro che “politicamente corretto”. Quel che accade gela il sangue nelle vene in un solo istante; lascia il segno, insomma, e fa virare il racconto in una dimensione nuova, dove il male ha improvvisamente un nuovo terribile aspetto. Il climax ascendente c’è per tutto il racconto, gestito molto bene e sempre equilibrato. È anche per questo che lo scossone finale, in cui la realtà si palesa in tutto il suo orrore, risulta ancora più efficace. È la naturale conseguenza di un crescendo di tensione e attesa violenza, ma ciononostante è assolutamente spiazzante e sconvolgente. In ciò vedo la perfetta declinazione del tema del mese, messa in atto con lealtà, senza forzature o finzioni barocche, eppure in grado di sorprendere e spaventare il lettore.



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