Roberto Bommarito Edition - L'abito malva

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alexandra.fischer
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Roberto Bommarito Edition - L'abito malva

Messaggio#1 » giovedì 6 agosto 2015, 17:24

L’ABITO MALVA

Di Alexandra Fischer

Lorena osserva l’invito con aria distante; la busta color crema spicca appena sul tavolo di marmo verde dalle venature grigie.
Lo sguardo di sua zia Doris la segue implacabile, mentre finisce di versare il caffè nelle due tazze di porcellana bavarese ornate di rose.
Il vassoio è poco lontano dalla busta e Lorena pensa che sarebbe molto facile assestare una bella gomitata alla tazza e finirla lì.
Guarda il bricco di panna e i cioccolatini allo zenzero, sentendo salire il voltastomaco, all’idea di cenare da Aldo.
La zia intuisce quello che le passa per la mente e prende in mano la busta.
- Non la leggi? Eppure è arrivata un’ora fa.
- Cosa? – le domanda Lorena, assumendo l’aria imbambolata che tante volte le è ben riuscita al Corso di Recitazione.
- Su, avrai letto che cosa c’è scritto, R.S.V.P. – La zia, arrotando la erre, scandisce – Répondez s’il vous plaît. Fallo subito.
Lei si alza e prende il copione che ha finto di dimenticare sul davanzale della finestra socchiusa e ne approfitta per respirare l’aria di fine maggio.
Poco lontano, c’è il parco e Lorena invidia tutta la gente impegnata a pedalare sulle bici e a portare a spasso il cane o i propri figli.
La sua mente si sofferma proprio su quell’ultima parola: figli.
Ce ne sono di diversi tipi: maltrattati, soffocati dal troppo affetto, oppure dimenticati.
Non per cattiveria: così, per indifferenza.
Lorena pensa a Aldo, in teoria suo padre, in pratica un estraneo che ogni tanto si fa vedere nella casa che divide con zia Doris, da quando sua madre Doralice è morta.
L’indifferenza di Aldo è aggravata dallo snobismo; lo stesso che si vede dall’invito che le ha mandato.
La carta è color malva.
Ora Lorena sa cosa indossare quella sera.
- Come mai mi vuole alla sua cena fredda? – domanda sospettosa alla zia – di solito manda l’ assegno per me ogni ventun Dicembre e solo perché glielo ricordi tu.
E dire, che lei per quella data lo ha aspettato tante volte, a vuoto.

Al pensiero, si massaggia le braccia pensando all’aspra acqua di colonia al sandalo e ai completi severi che rendono ancora più distante la figura ascetica di Aldo, ben più del volto impassibile.
In quel momento, rivede gli occhi verdi screziati di grigio del nonno scrutarla distratti attraverso gli occhiali dalla montatura d’acciaio.
Zia Doris le rivela:- Perché sarà una delle ultime. Il tumore è maligno.
- E lui lo sa? – indaga Lorena.
- Naturalmente. Vuole congedarsi da tutti noi.
- Ma ci ha perduti, a cominciare da me – le ricorda lei.
- Verrai – taglia corto la zia.

Arrivano lì per prime.
Zia Doris non ha fatto caso alla mise della nipote; l’abito malva stile Jackie e la coda di cavallo stanno bene a Lorena e hanno un’aria così familiare.
Naturalmente, Lorena non prenderebbe mai nulla dalla stanza di sua madre; quel che c’è, è lì solo per ricordo.
Aldo si avvicina e chiede alla ragazza: - Chi sei? Ti conosco?
Lorena gli bisbiglia: - Nessuno.
E per Aldo è troppo tardi; i ricordi sono già morti in lui, a partire da quello di una vetrina con un abito malva.






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maria rosaria
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Messaggio#2 » domenica 9 agosto 2015, 18:58

Ciao Alexandra.
A me questo racconto era piaciuto già nella stesura originale.
Ho notato che hai modificato la figura del nonno per farla diventare il padre.
Scelta giusta, però allora quando scrivi "In quel momento, rivede gli occhi verdi screziati di grigio del nonno scrutarla distratti attraverso gli occhiali dalla montatura d’acciaio" forse dovresti modificare il verbo e scrivere:
"In quel momento vede gli occhi verdi screziati di grigio del nonno scrutarla distratti attraverso gli occhiali dalla montatura d’acciaio" perché non si tratta più di un pensiero (giusto?), di un ricordo del nonno, ma forse il nonno è lì vicino a lei e la sta osservando.
Per il resto tutto ok. Brava!
Maria Rosaria

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Spartaco
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Messaggio#3 » lunedì 10 agosto 2015, 8:48

Maryrose, se credi che il racconto di Alexandra sia pronto chiedi la grazie per lei. Vi ricordo che avete bisogno di tre richieste per poter accedere al mio giudizio.

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maria rosaria
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Messaggio#4 » lunedì 10 agosto 2015, 10:58

Hai ragione, Spartaco.
Anche in questo caso, con le modifiche suggerite, Chiedo la grazia per Alexandra.

maria rosaria

Maria Rosaria

alexandra.fischer
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Messaggio#5 » lunedì 10 agosto 2015, 12:51

Grazie Mayrose, modificherò il racconto come da tue indicazioni.

alexandra.fischer
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Messaggio#6 » lunedì 10 agosto 2015, 13:10

L’ABITO MALVA

Di Alexandra Fischer

Lorena osserva l’invito con aria distante; la busta color crema spicca appena sul tavolo di marmo verde dalle venature grigie.
Lo sguardo di sua zia Doris la segue implacabile, mentre finisce di versare il caffè nelle due tazze di porcellana bavarese ornate di rose.
Il vassoio è poco lontano dalla busta e Lorena pensa che sarebbe molto facile assestare una bella gomitata alla tazza e finirla lì.
Guarda il bricco di panna e i cioccolatini allo zenzero, sentendo salire il voltastomaco, all’idea di cenare da Aldo.
La zia intuisce quello che le passa per la mente e prende in mano la busta.
- Non la leggi? Eppure è arrivata un’ora fa.
- Cosa? – le domanda Lorena, assumendo l’aria imbambolata che tante volte le è ben riuscita al Corso di Recitazione.
- Su, avrai letto che cosa c’è scritto, R.S.V.P. – La zia, arrotando la erre, scandisce – Répondez s’il vous plaît. Fallo subito.
Lei si alza e prende il copione che ha finto di dimenticare sul davanzale della finestra socchiusa e ne approfitta per respirare l’aria di fine maggio.
Poco lontano, c’è il parco e Lorena invidia tutta la gente impegnata a pedalare sulle bici e a portare a spasso il cane o i propri figli.
La sua mente si sofferma proprio su quell’ultima parola: figli.
Ce ne sono di diversi tipi: maltrattati, soffocati dal troppo affetto, oppure dimenticati.
Non per cattiveria: così, per indifferenza.
Lorena pensa a Aldo, in teoria suo padre, in pratica un estraneo che ogni tanto si fa vedere nella casa che divide con zia Doris, da quando sua madre Doralice è morta.
L’indifferenza di Aldo è aggravata dallo snobismo; lo stesso che si vede dall’invito che le ha mandato.
La carta è color malva.
Ora Lorena sa cosa indossare quella sera.
- Come mai mi vuole alla sua cena fredda? – domanda sospettosa alla zia – di solito manda l’ assegno per me ogni ventun Dicembre e solo perché glielo ricordi tu.
E dire, che lei per quella data lo ha aspettato tante volte, a vuoto.

Al pensiero, si massaggia le braccia pensando all’aspra acqua di colonia al sandalo e ai completi severi che rendono ancora più distante la figura ascetica di Aldo, ben più del volto impassibile.
In quel momento, vede gli occhi verdi screziati di grigio del nonno scrutarla distratti attraverso gli occhiali dalla montatura d’acciaio.
Zia Doris le rivela:- Perché sarà una delle ultime. Il tumore è maligno.
- E lui lo sa? – indaga Lorena.
- Naturalmente. Vuole congedarsi da tutti noi.
- Ma ci ha perduti, a cominciare da me – le ricorda lei.
- Verrai – taglia corto la zia.

Arrivano lì per prime.
Zia Doris non ha fatto caso alla mise della nipote; l’abito malva stile Jackie e la coda di cavallo stanno bene a Lorena e hanno un’aria così familiare.
Naturalmente, Lorena non prenderebbe mai nulla dalla stanza di sua madre; quel che c’è, è lì solo per ricordo.
Aldo si avvicina e chiede alla ragazza: - Chi sei? Ti conosco?
Lorena gli bisbiglia: - Nessuno.
E per Aldo è troppo tardi; i ricordi sono già morti in lui, a partire da quello di una vetrina con un abito malva.




Omaima Arwen
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Messaggio#7 » giovedì 13 agosto 2015, 17:03

Ciao Alexandra, molto bello il modo in cui hai modificato il tuo racconto. La lettura è infatti risultata più avvincente e scorrevole di quella della stesura originale.
Non trovo nessun punto debole nel tuo racconto… complimenti!

CHIEDO LA GRAZIA PER ALEXANDRA.

alexandra.fischer
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Messaggio#8 » martedì 18 agosto 2015, 8:58

Ciao Omaima Arwen,
sono contenta che ti sia piaciuto il racconto in versione modificata.

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Spartaco
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Messaggio#9 » martedì 18 agosto 2015, 15:34

Anche ad Alexandra serve una richiesta di GRAZIA.

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Flavia Imperi
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Messaggio#10 » martedì 18 agosto 2015, 18:18

Ciao Alexandra! Eccomi qui, il racconto è molto più scorrevole adesso. Il finale, che inizialmente incespicava, mi sembra sia diventato il pezzo forte, è d'impatto a livello emotivo. Toglierei proprio la parte degli occhi screziati, che non mi sembra aggiunga un particolare importante per la storia, al contrario del color malva dell'invito e del vestito. Toglierei anche il nome della madre, messo lì in quel modo.

Chiedo la grazia per Alexandra!
Siamo storie di storie

alexandra.fischer
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Messaggio#11 » mercoledì 19 agosto 2015, 10:16

Ciao Flavia Imperi,
farò proprio così.

alexandra.fischer
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Messaggio#12 » mercoledì 19 agosto 2015, 10:19

L’ABITO MALVA

Di Alexandra Fischer

Lorena osserva l’invito con aria distante; la busta color crema spicca appena sul tavolo di marmo verde dalle venature grigie.
Lo sguardo di sua zia Doris la segue implacabile, mentre finisce di versare il caffè nelle due tazze di porcellana bavarese ornate di rose.
Il vassoio è poco lontano dalla busta e Lorena pensa che sarebbe molto facile assestare una bella gomitata alla tazza e finirla lì.
Guarda il bricco di panna e i cioccolatini allo zenzero, sentendo salire il voltastomaco, all’idea di cenare da Aldo.
La zia intuisce quello che le passa per la mente e prende in mano la busta.
- Non la leggi? Eppure è arrivata un’ora fa.
- Cosa? – le domanda Lorena, assumendo l’aria imbambolata che tante volte le è ben riuscita al Corso di Recitazione.
- Su, avrai letto che cosa c’è scritto, R.S.V.P. – La zia, arrotando la erre, scandisce – Répondez s’il vous plaît. Fallo subito.
Lei si alza e prende il copione che ha finto di dimenticare sul davanzale della finestra socchiusa e ne approfitta per respirare l’aria di fine maggio.
Poco lontano, c’è il parco e Lorena invidia tutta la gente impegnata a pedalare sulle bici e a portare a spasso il cane o i propri figli.
La sua mente si sofferma proprio su quell’ultima parola: figli.
Ce ne sono di diversi tipi: maltrattati, soffocati dal troppo affetto, oppure dimenticati.
Non per cattiveria: così, per indifferenza.
Lorena pensa a Aldo, in teoria suo padre, in pratica un estraneo che ogni tanto si fa vedere nella casa che divide con zia Doris, da quando sua madre è morta.
L’indifferenza di Aldo è aggravata dallo snobismo; lo stesso che si vede dall’invito che le ha mandato.
La carta è color malva.
Ora Lorena sa cosa indossare quella sera.
- Come mai mi vuole alla sua cena fredda? – domanda sospettosa alla zia – di solito manda l’ assegno per me ogni ventun Dicembre e solo perché glielo ricordi tu.
E dire, che lei per quella data lo ha aspettato tante volte, a vuoto.

Al pensiero, si massaggia le braccia pensando all’aspra acqua di colonia al sandalo e ai completi severi che rendono ancora più distante la figura ascetica di Aldo, ben più del volto impassibile.
In quel momento, vede il nonno scrutarla distratto attraverso gli occhiali dalla montatura d’acciaio.
Zia Doris le rivela:- Perché sarà una delle ultime. Il tumore è maligno.
- E lui lo sa? – indaga Lorena.
- Naturalmente. Vuole congedarsi da tutti noi.
- Ma ci ha perduti, a cominciare da me – le ricorda lei.
- Verrai – taglia corto la zia.

Arrivano lì per prime.
Zia Doris non ha fatto caso alla mise della nipote; l’abito malva stile Jackie e la coda di cavallo stanno bene a Lorena e hanno un’aria così familiare.
Naturalmente, Lorena non prenderebbe mai nulla dalla stanza di sua madre; quel che c’è, è lì solo per ricordo.
Aldo si avvicina e chiede alla ragazza: - Chi sei? Ti conosco?
Lorena gli bisbiglia: - Nessuno.
E per Aldo è troppo tardi; i ricordi sono già morti in lui, a partire da quello di una vetrina con un abito malva.




alexandra.fischer
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Messaggio#13 » giovedì 20 agosto 2015, 6:54

Sfido Spartaco.

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Spartaco
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Messaggio#14 » giovedì 20 agosto 2015, 22:28

Due racconti sono già in vetrina, vediamo se tu sarai alla loro altezza.

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Spartaco
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Messaggio#15 » giovedì 20 agosto 2015, 22:38

Promossa!

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