Lemuria di LordMax

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo marzo sveleremo il tema deciso da Massimo Spiga. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Massimo Spiga assegnerà la vittoria.
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lordmax
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Lemuria di LordMax

Messaggio#1 » sabato 23 marzo 2019, 13:32

Odio il vento, cazzo" dice l'uomo con voce petulante
"Alè. Il vento. Ho vinto io. Pagate polli" ride la donna.
"Porca puttana. Sei stato zitto per un'ora e alla fine dici l'unica cosa sbagliata. Sei uno stronzo Clà!" dice l'uomo
"Cosa? Cosa state dicendo?" chiede perplesso l'uomo che si era lamentato.
"Stiamo dicendo che sei prevedibile come una donna con il ciclo" ride lei.
"Siete degli stronzi! Avete scommesso su di me! Siete...siete degli stronzi" dice l'uomo, di nuovo petulante.
"Fatela finita. Siamo quasi arrivati, preparatevi. Voglio un controllo delle armi entro 2 minuti. Via, via, via" dice la nuova arrivata con tono imperioso.
Tutti scattano come colpiti da uno schiaffo e senza fare parola si alzano e si dirigono ai propri zaini.
Movimenti rapidi, sicuri, precisi della precisione di chi ripete il gesto quotidianamente da anni. Dagli zaini compaiono armi di tutti i generi, vengono montate, smontate, controllate, caricate, accarezzate e baciate, non necessariamente in questo ordine.
All'unisono gli otto uomini (di cui una donna) si girano, armi in mano e si mettono sull'attenti.
La donna che li ha riportati all'ordine li passa in rassegna con lo sguardo, si aggiusta il berretto verde sulla testa e camminando in mezzo a loro arriva dal lato opposto della doppia fila, si volta, li squadra nuovamente "ottimo, sembrate quasi veri. Un giorno qualcuno potrebbe persino scambiarvi per dei professionisti".
Fa una breve pausa, silenzio totale, sembra quasi che anche il rombo dei motori si sia placato nell'attesa.
"Inginocchiatevi" dice mentre prende un vecchio pezzo di stoffa porpora, lo svolge, lo bacia e se lo mette intorno al collo "Vi Benedico figli miei" dice mentre gli otto uomini si inginocchiano appoggiandosi alle armi e chiudendo gli occhi.
La benedizione dura pochi istanti, rapida come è necessaria che sia in zona di guerra.
Si alzano in piedi, qualcuno ha gli occhi lucidi, tutti hanno lo sguardo fisso e risoluto. Sono pronti. "Dio lo vuole!" esclamano all'unisono.
Indossano i paracadute sopra gli zaini già pesanti e si allineano davanti al portellone di uscita. Le luci di lancio si accendono, rosse, cinque, quattro, tre, due una... Verde!
"Via!" dice il capitano cappellano mentre batte la mano sulla spalla del primo.
Uno ad uno si lanciano dall'aereo nel vuoto, movimenti rapidi, esperti, in pochi secondi sono tutti affiancati, veloci come folgori.
Il terreno si avvicina sempre di più, l'aria sferza i visi. Ad un segnale convenuto il capitano apre il paracadute seguito dagli altri.
Discesa controllata, tutti toccano terra entro pochi metri uno dall'altro. Piede a terra, capriola, posizione di difesa, arma puntata, rapido movimento della testa per controllare la posizione dei compagni e garantire la copertura a chi sta arrivando.
I paracadute vengono avvolti, legati e nascosti, sotterrati in un punto che sappiano riconoscere in caso di necessità. Dagli zaini estraggono caschi con visori notturni e computer da polso, un check dei sistemi e si radunano intorno al capitano che, usando solo gesti, li chiama a raccolta, manda uno di loro in avanscoperta, due in copertura ai lati e gli altri a seguirlo verso l'obiettivo. Nessuna parola, nessuna esitazione.
Un fischio, breve, alto e secco “Il segnale. Via libera. Andiamo” dice il capitano sottovoce mentre fa cenno a due di andare avanti.
Il gruppo si inoltra nella boscaglia, è buio ma grazie ai visori notturni procedono veloci.
Attraversano il bosco e arrivano in prossimità di un gruppo di case con una recinzione intorno. Alcune luci illuminano le vie di terra battuta e i contorni del villaggio. Alle spalle una collina su cui si apre l’ingresso di una grotta. Alcune sentinelle sorvegliano l’apertura e il villaggio.
Il gruppo si ferma al limitare del bosco, tolgono i visori, un binocolo viene passato al capitano che inizia a guardarsi intorno “quattro sentinelle nel villaggio, in movimento. Tre all’ingresso, ferme. Solo una è nel casotto. Claudio tu prendi quella. Prima delle due all’ingresso. Mira e Simon alle due all’ingresso. Appena Claudio ha fatto voi agite. Io, Angelo, Nero e Funboy ci occupiamo delle altre quattro. Santo e Moro voi in copertura. Claudio tu aspetta il mio segnale. Tutto chiaro?” chiede
“Dio lo vuole!” urlano sottovoce in coro tutti.
Gli uomini corrono tenendosi bassi sul suolo, quasi sembra siano scimpanzé che camminano a quattro mani, pochi istanti e sono tutti in posizione. Il capitano inizia per prima, rapidoa come il fulmine si alza, afferra la sentinella mettendole una mano sulla bocca e le taglia la gola con il coltello, uno zampillo di sangue e il lavoro è concluso.
All’unisono gli altri uomini eseguono la stessa azione, altri tre zampilli rossi e le sentinelle del villaggio vengono ‘ritirate’ come dicono in gergo.
Il capitano osserva l’azione, attende una manciata di secondi, emette un breve fischio secco.
Dall’altro lato del villaggio Claudio si appoggia sotto una finestruola del casotto che protegge la sentinella, si alza lentamente, attende che questa gli dia le spalle e lancia il suo pugnale. Un suono grave, basso e la lama si conficca alla base del collo del malcapitato. Claudio balza dentro dalla finestra, si accuccia e ritrae il cadavere della sentinella poggiandolo al suolo.
Allo stesso tempo anche dalle ultime due sentinelle un piccolo zampillo di sangue segna la loro silenziosa dipartita.
Il gruppo si riunisce a pochi passi dall’ingresso intorno al capitano “ottimo lavoro. Siete pronti?” chiede.
“Ermafroditi autoinculanti del cazzo. Sarà uno spasso eliminarli” dice l’altra donna del gruppo.
“Pronti Capitano” rispondono gli altri armi in pugno.
“Ricordate. Non sono umani, non hanno anima, sono abomini di fronte a Dio” dice ancora poi inizia a camminare verso le case, gli altri si aprono a ventaglio. Sicure vengono tolte da varie granate, lanci perfetti da fare invidia ai migliori giocatori di baseball e dalle case scoppia il caos. Esplosioni, lampi, eruzioni di fuoco fosforico, fiamme e pareti divelte risvegliano gli abitanti ignari.
I mitragliatori iniziano a far sentire la propria voce sopra il coro di grida di paura e terrore delle creature che cercano di trovare salvezza fuori dalle case in fiamme.
Schizzi di sangue, carne, cervella e liquidi corporei vari imbrattano case, rovine, strade e steccati. Qualche sporadico colpo proviene dalle case ma viene subito messo a tacere mentre gli otto come demoni pistoleri attraversano il paese.
“Fin troppo facile” urla nel comunicatore Claudio mentre uccide una intera famiglia.
“Fanno schifo solo a vedersi, dovrò bollire i vestiti per ripulirmi della loro putredine” dice un altro soldato mentre cambia caricatore e riprende il fuco.
Le case sono in fiamme, le pareti divelte dalle granate, decine di corpi massacrati e dilaniati dalle esplosioni e dai proiettili giacciono a terra mentre il fuoco li lambisce. Nel centro della scena apocalittica gli otto si muovono affiancati come cavalieri dell’apocalisse nel loro elemento.
Claudio è il primo a cadere. Si ferma, dal suo comunicatore un gemito che si trasforma in urlo sopra il rumore delle deflagrazioni, degli schianti e dei proiettili. Tutti si voltano verso di lui, due passi indietro. Si alza, allarga le braccia come a stirarsi dopo un lungo sonno, imbraccia il mitragliatore e, lentamente, come fosse un oggetto sconosciuto, lo punta verso Simon, il più vicino a lui.
“No. Cosa cazzo fai coglione” fa in tempo a dire prima di essere colpito da una raffica di proiettili in pieno petto, sbalzato di tre metri dall’impatto rovina al suono gorgogliando sangue nel comunicatore.
“Che cazzo ti prende?” urla Mira mentre Claudio si gira verso di lei, punta l’arma e la testa gli esplode colpita dai colpi del fucile del capitano.
“Fanculo! Merda! Merda di una merda” dice rabbiosa “missione fallita, via tutti, nel bosco. Ora!” urla.
“Capitano? Cosa cazzo succe...?” dice Santo nel comunicatore mentre una raffica di mitra lo colpisce alla schiena e lo sbalza in avanti, morto.
Angelo punta l’arma verso Moro che non si fa sorprendere, si lancia a terra e gli spara a sua volta. Angelo non è altrettanto rapido e viene colpito in pieno volto dal fucile a pallettoni dell’altro.
“Ma cosa minchia sta succedendo?” dice Funboy nel comunicatore guardando il capitano.
“Zitti!” dice mentre estrae una sorta di fischietto e inizia a soffiare con forza.
I comunicatori si trasformano in strumenti di tortura, tutti si piegano portando le mani alle orecchie e urlando imprecazioni inudibili agli altri.
Sordi e storditi si voltano, per abitudine e addestramento, verso il capitano che fa cenno di seguirlo e dirigersi al boschetto da cui sono arrivati. Senza attenderli inizia a correre sganciando dal giubbotto un’ultima granata che lancia dietro di se apparentemente a caso.
Subito seguita dai sopravvissuti raggiunge il boschetto e continua a correre sfruttando la luce dei fuochi per farsi strada nel sottobosco. Minuti dopo, quando il buoi riprende il sopravvento sulla luce artificiale da loro causata si ferma, si volta verso i compagni superstiti e fa cenno di fermarsi chiudendo la mano a pugno e abbassandola verso il terreno.
Tutti si fermano e si abbassano, si guardano intorno rapidamente e tornano a rivolgersi alla loro leader.
“Ma cosa cazzo...” “Zitti!”
Il capitano si guarda intorno con calma, estrae un rilevatore di movimento e ne scruta lo sguardo per qualche secondo.
“Dal comando mi avevano avvertita che poteva esserci un possibile rischio di difesa attiva da parte dei lemuri. Secondo l’intelligence era possibile che qualcuno di loro avesse sviluppato una capacità telepatica superiore alla norma. Non c’erano prove di questo ma dal comando hanno detto che avremmo al massimo dovuto confrontarci con dei miraggi, delle visioni. Quei mangiamerda dell’intelligence non hanno mai parlato di controllo mentale, non me lo aspettavo. Per colpa loro sono morti quattro dei nostri. La missione è finita per quanto mi riguarda. Se vogliono i loro fottuti cristalli che vengano a estrarli col culo da soli” dice furiosa.
“Questi ermafroditi trogloditi hanno poteri mentali?” chiede Mira sbalordita “e non ci hai detto niente?”
“Cazzo” dice Funboy.
“Pervertiti della minchia” rincara Moro.
“E ora cosa facciamo? Potrebbero inseguirci. Se possono controllare la nostra mente non abbiamo alcuna difesa” dice Moro.
“Vero. Il rilevatore non indica movimenti ma non posso sapere a che distanza dobbiamo tenerci per evitarli. Non sappiamo quanto siano potenti ne quanti siano ad avere questi poteri. L’unica difesa è questo fischietto. Secondo i prendinculo del comando un rumore così forte e acuto dovrebbe riuscire a interrompere il loro potere. Prima sembra aver funzionato, preghiamo dio che sia così” dice il capitano mentre mostra il fischietto agli altri.
“Un fischietto? La nostra vita è appesa a un fischietto” dice Mira con voce rotta.
“No. La nostra vita è nelle mani di dio. Come sempre. Non cedere alla disperazione Sergente. Siamo addestrati, armati, risoluti e benedetti da dio. Sarà fatta la sua volontà” dice il capitano mentre gli altri rispondono “Dio lo vuole” più per abitudine che convinzione.
“Andiamo. Ho mandato il segnale, ci dirigiamo al punto di recupero. Avete tutti il gps attivo?” chiede.
Check dell’attrezzatura, movimenti meccanici e calibrati poi il gruppo riparte. Il buio diviene più intenso, l’alba è vicina, arrivano al punto dell’atterraggio. E si dirigono verso il punto di recupero.
“Non potete andare via” dice Mira nel comunicatore con voce piatta e atona.
Tutti si bloccano, si guardano intorno armi pronte. Il capitano e Moro puntano le armi alla compagna.
“Chi sei?” chiede il capitano.
“Il mio nome non significa nulla per voi. Chiamami Mirafiore come la tua compagna” risponde Mira.
“Lasciala andare! Stiamo andando via. Faremo rapporto e non verrà più nessuno a darvi fastidio” dice il capitano consapevole di mentire.
“Piccola umana non dire le bugie, il tuo giovane dio non vuole. Non vuoi fare piangere il tuo dio vero? Altri verranno, sempre più numerosi e sempre più armati. Altri verranno finché non ci avrete uccisi tutti” dice Mira.
“Farò in modo che non accada. Farò in modo che venga mandato un mediatore, un mediatore autorizzato a trattare una tregua e un accordo con voi. Permetti a me e i miei uomini di andare via e ti prometto che non verrà nessuno per uccidervi.”
“Sei gentile bambina mia ma non ci credi neppure tu. Sai benissimo che il nostro futuro è combattere fino alla morte. Ma non te ne faccio una colpa, siete stati travisati fin da bambini non avete colpe" dice mentre alza il mitragliatore in direzione dei compagni.
Moro punta e spara, spara, spara più raffiche anche quando ormai il corpo di Mira è a terra crivellato dai suoi proiettili.
Nero si avvicina e gli mette una mano sul braccio, gli fa abbassare l'arma e lo guarda con tristezza "lo so amico, lo so, non è un modo corretto di combattere" dice.
Moro lo guarda, guarda il capitano e gli altri, una lacrima scorre sulla sua guancia "Capitano" dice "io non voglio morire con quella cosa schifosa nella testa. Non voglio puntare le armi contro di voi"
"Andiamo" dice lei girandosi e iniziando a camminare verso il punto di recupero.
Funboy segue il capitano, Nero fa un cenno con la testa a Moro e lo segue.
In fila indiana camminano verso il disco del sole che sta sorgendo. La luce del mattino sembra scorrere liquida verso di loro illuminando rocce e alberi come se li dipingesse di colore man mano che avanza.
Di tanto in tanto il Capitano fa un lungo fichio nel comunicatore lasciandoli sordi per minuti.
Raggiunta una altura si fermano, il capitano fa cenno di sedersi per riprendere fiato mentre lei si volta in direzione del villaggio. Spire di fumo nero indicano il punto in cui le case bruciano, il luogo del loro massacro, dove hanno abbandonato i loro compagni senza sepultura ne estrema unzione.
"Capitano" dice allarmato Funboy al comunicatore.
Lei corre verso di loro solo per vedere Nero a terra che cerca di rialzarsi e Moro che punta la pistola contro Funboy. Rapida riprende il fischietto e soffia, soffia a più non posso fino a quando le sembra che i timpani stiano per esplodere.
Funboy e Nero sono a terra che si contorcono tenendosi le orecchie.
Moro ha sangue che esce dalle orecchie, lo sguardo perso e le lacrime agli occhi.
"Capitano. Ti prego. Non lasciare che mi prenda di nuovo" dice supplichevole.
"Non lo farà, calmati, posa il fucile, non riuscirà più a entrare nella tua testa. Credimi" dice allarmata.
"No! Non voglio. La sua voce, la sua voce è terribile. L'inferno. La sua è la voce di Satana. Non la voglio nella mia testa!" urla mentre porta il fucile sotto il mento.
"NO!!!" urla il capitano mentre sangue, pezzi di osso, cervello e brandelli di stoffa schizzano via dalla testa del commilitone.
Funboy e Nero sono inginocchiati, vicini, guardano a bocca aperta i resti sanguinanti del loro compagno, il fucile ancora fumante dagli schizzi di sangue, il ronzio nelle orecchie copre quello dell'urlo del capitano ma lo sentono nelle ossa, come il cambio di stagione i vecchi con l'artrite. Si voltano, anche il capitano è in ginocchio, il volto rigato dalle lacrime.
Con ancora le orecchie doloranti si alzano tutti e tre, Funboy aiuta il capitano, Nero si avvicina ai resti del compagno, toglie il fucile, prende le piastrine e le mette con quelle di Mira, lui è incaricato di riconsegnarle al rientro, non lo ha mai fatto prima, prende le sue piastrine in mano, da uno strattone e le mette insieme alle altre "Mai più, se ne esco vivo, mai più" dice a bassa voce facendo il segno della croce.
"Capitano" dice funboy lasciando la frase a metà.
"Sì, è giusto. Andiamo" dice lei mentre si avvicina al cadavere, estrae la stoffa porpora, la bacia e la mette intorno al collo.
Una breve esequia, brevissima poi "andiamo, non possiamo restare qui. Seguitemi, manca poco" conclude poi prende il fischietto e riprende a soffiarci dentro.
Il gruppo si muove, il sole mattutino è pienamente visibile alle loro spalle mentre si dirigono al punto di raccolta, raggiungono il boschetto che li separa dal randez vous e... si ritrovano al limitare del villaggio.
"Bentornati" dice Moro con voce atona alle loro spalle "speravamo tornaste da noi, ci siete mancati" continua mentre Noro e il capitano cadono in ginocchio lasciando andare le armi.



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lordmax
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Re: Lemuria di LordMax

Messaggio#2 » sabato 23 marzo 2019, 13:34

Benché non debba essere necessario faccio una precisazione che possa fugare dubbi

I lemuriani a cui mi riferisco sono quelli della tradizione teosofico mistica Blavatskyana. Una razza di ermafroditi perfetti a cui Stainer diede anche facoltà mentali

Se volete qui qualche dettaglio in più:
https://it.wikipedia.org/wiki/Lemuria

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maurizio.ferrero
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Re: Lemuria di LordMax

Messaggio#3 » mercoledì 27 marzo 2019, 9:42

Ciao LordMax!

Dopo un paio di letture del tuo racconto sono riuscito a farmi un'idea. Purtroppo, lasciamelo dire subito, non è positiva.
Punto 1, la storia. È molto lineare, e questo di per sé non è un difetto. Ma credo che con le storie così sia necessario puntare su altri fattori per renderle di piacevole lettura, ad esempio la caratterizzazione dei personaggi, l'atmosfera o il puro e semplice caos, per dirne alcune. Nel tuo racconto non ci ho trovato nulla. Il gruppo di militari è differenziato solo dai nomi (l'unica che spicca un po' sugli altri è Mira), non si capisce bene dove e quando sia ambientato, per chi lavorino i protagonisti, da dove arrivino i lemuri. I lemuri sono un'idea molto buona, ma sfruttata un po' male. Un po' di descrizione delle loro "stranezze" agli occhi dei protagonisti avrebbe giovato, ma si limitano ad essere prima vittime e poi carnefici senza alcuna particolare caratterizzazione. Occasione sprecata.
Punto 2, l'editing. Di norma i refusi non mi danno fastidio, un paio scappano a chiunque, ma qui ce ne sono una marea, specie dalla seconda metà del racconto in poi. In generale il racconto necessita un po' di pulizia specialmente nei dialoghi.
Passo ai bonus, anche se non li hai richiesti.
Altissima mortalità dei personaggi: muoiono in tanti, e i superstiti non faranno comunque una bella fine. Obiettivo centrato.
Uso creativo della scurrilità: faccio la stessa osservazione che ho fatto in un altro racconto. Un solo utilizzo creativo è sufficiente per il bonus? Se sì, obiettivo centrato. "Ermafroditi autoinculanti" mi ha fatto sorridere.
Utilizzo di almeno un termine in latino: non l'ho individuato, a meno che "lemure" non sia una parola latina. Puoi confermarmi? Non sono così ferrato sull'argomento.

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Wladimiro Borchi
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Re: Lemuria di LordMax

Messaggio#4 » giovedì 28 marzo 2019, 10:38

Ciao LordMax,
Il racconto fila piuttosto bene e si legge con piacere.
Non vi ho trovato grosse pecche di stile, mi sembra ottimo come sempre. La prosa è snella e mi pare che ci sia dietro una notevole ricerca sulle tecniche militari.
L'unica cosa che mi sento di dirti è che non sono riuscito in alcun modo a provare emozioni.
La cosa non è di poco conto, perché il motivo per il quale si legge è evidentemente quello di provare qualcosa.
Secondo il mio modestissimo parere il problema potrebbe stare nell'utilizzo di una terza persona senza focalizzare alcun PDV. La conseguenza è una narrazione di eventi un po' meccanica e il risultato appare, nel tuo caso, una sorta di diario di guerra in cui ci si limita a riportare gli eventi, uno dietro l'altro.
Proverei a focalizzarmi su uno dei personaggi, mantenendo la terza persona, ma rivedendo tutti gli eventi attraverso i suoi occhi e approfondendo le sue emozioni, in tal modo, almeno secondo me, il racconto potrebbe crescere in maniera esponenziale.
A rileggerci presto
Wladimiro

Per i Bonus condivido la posizione di Maurizio.
IMBUTO!!!

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Pretorian
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Re: Lemuria di LordMax

Messaggio#5 » venerdì 29 marzo 2019, 19:59

Salve, Lordmax e piacere di leggerti.

Dunque, il racconto ha sicuramente il suo punto di forza nella parte iniziale e nella descrizione delle fasi iniziali dell'incursione. C'è la giusta dose di concitazione e lo stile serrato rende al meglio lo sviluppo della vicenda. Con l'entrata in scena del scena del lemure psionico, però tutto cambia. La descrizione dei soldati in fuga, impotenti e terrorizzati, mi è piaciuta, ma il mostrare come il loro nemico fosse così potente rendeva vano quello che è successo nella prima parte: insomma, se c'è un numero imprecisato di nemici con poteri e i lemuri sono abituati ad utilizzarli come armi, perché questo interviene solo quando il villaggio è praticamente distrutto? è vero, sono stati presi di sorpresa, ma l'incursione si è comunque protratta a lungo, al punto che alcuni nemici hanno avuto il tempo di tentare una resistenza (quelli che sparavano dalle case) ben prima dell'apparire degli effetti psionici.
Altro punto dolente, sono i personaggi: i protagonisti sono una generica banda di soldati, abbastanza stereotipati, mentre i loro nemici sono quanto di più indefinito ci possa essere. Chi sono i lemuri? Che aspetto hanno? Sono alieni? Da dove deriva il loro potere? Insomma, senza fare infodump, si poteva tranquillamente trovare il modo per ritagliare un po' di spazio e dare almeno un minimo di descrizione. A questo livello, la minaccia è così indefinita da risultare inconsistente.

Sulle sfide, scurrilità e mortalità pervenute, non il termine latino (se era "lemure", penso che sia improprio utilizzarlo al di fuori del suo contesto).

Stammi bene!

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lordmax
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Re: Lemuria di LordMax

Messaggio#6 » mercoledì 3 aprile 2019, 12:27

Wladimiro Borchi ha scritto:Ciao LordMax,
Il racconto fila piuttosto bene e si legge con piacere.
Non vi ho trovato grosse pecche di stile, mi sembra ottimo come sempre. La prosa è snella e mi pare che ci sia dietro una notevole ricerca sulle tecniche militari.
L'unica cosa che mi sento di dirti è che non sono riuscito in alcun modo a provare emozioni.
Wladimiro

Per i Bonus condivido la posizione di Maurizio.


Ecco, grazie, questo mi è di molto aiuto.
Potrei giustificarmi dicendo che l'ho scritto in un giorno, l'ultimo, come al solito, ma non è una giustificazione.
Stavo già pensando di riscriverlo e questo tuo appunto è utile.

Grazie

Per i bonus avete ragione, non ci ho minimamente pensato, l'unico che ricordavo era la scurrilità, l'alta mortalità è venuta da se e il termine latino proprio non mi è venuto in mente (e si che di spazio ne avevo per infilarlo)

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Re: Lemuria di LordMax

Messaggio#7 » giovedì 4 aprile 2019, 20:59

Ciao Max, penso sia la prima volta che ci incrociamo qui su MC, ma sei un utente navigato e immagino che non ci siano da fare molte premesse. Quindi piacere di trovarti e passiamo subito al brano. Trovi gli interventi tra quadre direttamente sul tuo testo.

[haha, mancano le virgolette aperte… quando il primo carattere di un brano è un refuso, ci si prepara a un testo scritto di corsa, mi sa :P ] Odio il vento, cazzo" dice l'uomo con voce petulante
"Alè. Il vento. Ho vinto io. Pagate polli" ride la donna.
"Porca puttana. Sei stato zitto per un'ora e alla fine dici l'unica cosa sbagliata. Sei uno stronzo Clà!" dice l'uomo [mi hai già perso con i personaggi :/ se non dici nulla penso siano due, ma è evidente che sono almeno tre. Qui ammetto che è un mio limite, io con i personaggi mi perdo, subito, da lettore faccio molta fatica a digerirli e a riconoscerli e ricordarmi di loro se non mi vengono presentati in modo inconfondibile]
"Cosa? Cosa state dicendo?" chiede perplesso l'uomo che si era lamentato [tecnicamente si erano lamentati tutti e due :D ].
"Stiamo dicendo che sei prevedibile come una donna con il ciclo" ride lei.
"Siete degli stronzi! Avete scommesso su di me! Siete... [spazio]siete degli stronzi" dice l'uomo, di nuovo petulante.
"Fatela finita. Siamo quasi arrivati, preparatevi. Voglio un controllo delle armi entro 2 minuti. Via, via, via" dice la nuova arrivata [nel senso che è un’altra donna e non quella dei polli?] con tono imperioso.
Tutti scattano come colpiti da uno schiaffo e senza fare parola si alzano e si dirigono ai propri zaini.
Movimenti rapidi, sicuri, precisi della precisione di chi ripete il gesto quotidianamente da anni. Dagli zaini compaiono armi di tutti i generi [un paio di esempi per definire almeno l’ambito del brano avrebbero fatto comodi… sono cannoni laser atomici, fionde e cerbottane, galline kamikaze?], vengono montate, smontate, controllate, caricate, accarezzate e baciate, non necessariamente in questo ordine.
All'unisono gli otto uomini (di cui una donna) [uhm, non erano due? o una era il capo che quindi non si è messa sull’attenti?] si girano, armi in mano e si mettono sull'attenti.
La donna che li ha riportati all'ordine li passa in rassegna con lo sguardo, si aggiusta il berretto verde sulla testa e camminando in mezzo a loro arriva dal lato opposto della doppia fila, si volta, li squadra nuovamente "ottimo, sembrate quasi veri. Un giorno qualcuno potrebbe persino scambiarvi per dei professionisti".
Fa una breve pausa, silenzio totale, sembra quasi che anche il rombo dei motori si sia placato nell'attesa.
"Inginocchiatevi" dice mentre prende un vecchio pezzo di stoffa porpora, lo svolge, lo bacia e se lo mette intorno al collo "Vi Benedico figli miei" dice mentre gli otto uomini si inginocchiano appoggiandosi alle armi e chiudendo gli occhi.
La benedizione dura pochi istanti, rapida come è necessaria che sia in zona di guerra.
Si alzano in piedi, qualcuno ha gli occhi lucidi, tutti hanno lo sguardo fisso e risoluto. Sono pronti. "Dio lo vuole!" esclamano all'unisono.
Indossano i paracadute sopra gli zaini già pesanti e si allineano davanti al portellone di uscita. Le luci di lancio si accendono, rosse, cinque, quattro, tre, due una... Verde!
"Via!" dice il capitano cappellano mentre batte la mano sulla spalla del primo.
Uno ad uno si lanciano dall'aereo nel vuoto, movimenti rapidi, esperti, in pochi secondi sono tutti affiancati, veloci come folgori.
Il terreno si avvicina sempre di più, l'aria sferza i visi. Ad un segnale convenuto il capitano apre il paracadute seguito dagli altri.
Discesa controllata, tutti toccano terra entro pochi metri uno dall'altro. Piede a terra, capriola, posizione di difesa, arma puntata, rapido movimento della testa per controllare la posizione dei compagni e garantire la copertura a chi sta arrivando.
I paracadute vengono avvolti, legati e nascosti, sotterrati in un punto che sappiano riconoscere in caso di necessità. Dagli zaini estraggono caschi con visori notturni [se è notte, avrei voluto saperlo un po’ prima, cos’ da non farmi in testa un’immagine su cui dovermi poi ricredere] e computer da polso, un check dei sistemi e si radunano intorno al capitano che, usando solo gesti, li chiama a raccolta, manda uno di loro in avanscoperta, due in copertura ai lati e gli altri a seguirlo verso l'obiettivo. Nessuna parola, nessuna esitazione.
Un fischio, breve, alto e secco “Il segnale. Via libera. Andiamo” dice il capitano sottovoce mentre fa cenno a due di andare avanti.
Il gruppo si inoltra nella boscaglia, è buio ma grazie ai visori notturni procedono veloci.
Attraversano il bosco e arrivano in prossimità di un gruppo di case con una recinzione intorno. Alcune luci illuminano le vie di terra battuta e i contorni del villaggio. Alle spalle una collina su cui si apre l’ingresso di una grotta. Alcune sentinelle sorvegliano l’apertura e il villaggio.
Il gruppo si ferma al limitare del bosco, tolgono i visori, un binocolo viene passato al capitano che inizia a guardarsi intorno “quattro sentinelle nel villaggio, in movimento. Tre all’ingresso, ferme. Solo una è nel casotto. Claudio tu prendi quella. Prima delle due all’ingresso. Mira e Simon alle due all’ingresso. Appena Claudio ha fatto voi agite. Io, Angelo, Nero e Funboy ci occupiamo delle altre quattro. Santo e Moro voi in copertura. Claudio tu aspetta il mio segnale. Tutto chiaro?” chiede
“Dio lo vuole!” urlano sottovoce in coro tutti. [qui c’è un elemento che mi stona: all0inizio hai caratterizzato alcuni membri della truppa individualmente con le battute e lo scambio, poi, nel passaggio precedente, hai appiattito tutta la truppa a dei numeri (uno di qui, due di là, etc.) poi dai loro dei nomi come se fossero effettivamente persone diverse. Sarebbe stato meglio mantenere lo stesso approccio sempre, non so bene cosa ti faccia più gioco per il brano, commento in presa diretta, ma l’omogeneità aiuta a percepire il portatore di pdv come coerente e reale]
Gli uomini corrono tenendosi bassi sul suolo, quasi sembra siano scimpanzé che camminano a quattro mani, pochi istanti e sono tutti in posizione. Il capitano inizia per prima, rapidoa [questo è fatto apposta?] come il fulmine si alza, afferra la sentinella mettendole una mano sulla bocca e le taglia la gola con il coltello, uno zampillo di sangue e il lavoro è concluso.
All’unisono gli altri uomini eseguono la stessa azione, altri tre zampilli rossi e le sentinelle del villaggio vengono ‘ritirate’ come dicono in gergo.
Il capitano osserva l’azione, attende una manciata di secondi, emette un breve fischio secco.
Dall’altro lato del villaggio Claudio si appoggia sotto una finestruola del casotto che protegge la sentinella, si alza lentamente, attende che questa gli dia le spalle e lancia il suo pugnale. Un suono grave, basso e la lama si conficca alla base del collo del malcapitato. Claudio balza dentro dalla finestra, si accuccia e ritrae [ritrae?] il cadavere della sentinella poggiandolo al suolo.
Allo stesso tempo anche dalle ultime due sentinelle un piccolo zampillo di sangue segna la loro silenziosa dipartita.
Il gruppo si riunisce a pochi passi dall’ingresso intorno al capitano “ottimo lavoro. Siete pronti?” chiede.
“Ermafroditi autoinculanti del cazzo. Sarà uno spasso eliminarli” dice l’altra donna del gruppo.
“Pronti Capitano” rispondono gli altri armi in pugno.
“Ricordate. Non sono umani, non hanno anima, sono abomini di fronte a Dio” dice ancora poi inizia a camminare verso le case, gli altri si aprono a ventaglio. Sicure vengono tolte da varie granate, lanci perfetti da fare invidia ai migliori giocatori di baseball e dalle case scoppia il caos. Esplosioni, lampi, eruzioni di fuoco fosforico, fiamme e pareti divelte risvegliano gli abitanti ignari.
I mitragliatori iniziano a far sentire la propria voce sopra il coro di grida di paura e terrore delle creature che cercano di trovare salvezza fuori dalle case in fiamme.
Schizzi di sangue, carne, cervella e liquidi corporei vari imbrattano case, rovine, strade e steccati. Qualche sporadico colpo proviene dalle case ma viene subito messo a tacere mentre gli otto come demoni pistoleri attraversano il paese.
“Fin troppo facile” urla nel comunicatore Claudio mentre uccide una intera famiglia.
“Fanno schifo solo a vedersi, dovrò bollire i vestiti per ripulirmi della loro putredine” dice un altro soldato mentre cambia caricatore e riprende il fuco.
Le case sono in fiamme, le pareti divelte dalle granate, decine di corpi massacrati e dilaniati dalle esplosioni e dai proiettili giacciono a terra mentre il fuoco li lambisce. Nel centro della scena apocalittica gli otto si muovono affiancati come cavalieri dell’apocalisse [apocalisse/apocalittica] nel loro elemento.
Claudio è il primo a cadere. Si ferma, dal suo comunicatore un gemito che si trasforma in urlo sopra il rumore delle deflagrazioni, degli schianti e dei proiettili. Tutti si voltano verso di lui, due passi indietro. Si alza, allarga le braccia come a stirarsi dopo un lungo sonno, imbraccia il mitragliatore e, lentamente, come fosse un oggetto sconosciuto, lo punta verso Simon, il più vicino a lui.
“No. Cosa cazzo fai coglione” [manca il punto di domanda] fa in tempo a dire prima di essere colpito da una raffica di proiettili in pieno petto, sbalzato di tre metri dall’impatto rovina al suono gorgogliando sangue nel comunicatore.
“Che cazzo ti prende?” urla Mira mentre Claudio si gira verso di lei, punta l’arma e la testa gli esplode colpita dai colpi del fucile del capitano.
“Fanculo! Merda! Merda di una merda” dice rabbiosa “missione fallita, via tutti, nel bosco. Ora!” urla.
“Capitano? Cosa cazzo succe...?” dice Santo nel comunicatore mentre una raffica di mitra lo colpisce alla schiena e lo sbalza in avanti, morto.
Angelo punta l’arma verso Moro che non si fa sorprendere, si lancia a terra e gli spara a sua volta. Angelo non è altrettanto rapido e viene colpito in pieno volto dal fucile a pallettoni dell’altro.
“Ma cosa minchia sta succedendo?” dice Funboy nel comunicatore guardando il capitano.
“Zitti!” dice mentre estrae una sorta di fischietto e inizia a soffiare con forza.
I comunicatori si trasformano in strumenti di tortura, tutti si piegano portando le mani alle orecchie e urlando imprecazioni inudibili agli altri.
Sordi e storditi si voltano, per abitudine e addestramento, verso il capitano che fa cenno di seguirlo [uhm, ero convinto fosse una femmina] e dirigersi al boschetto da cui sono arrivati. Senza attenderli inizia a correre sganciando dal giubbotto un’ultima granata che lancia dietro di se apparentemente a caso.
Subito seguita dai sopravvissuti raggiunge il boschetto e continua a correre sfruttando la luce dei fuochi per farsi strada nel sottobosco. Minuti dopo, quando il buoi riprende il sopravvento sulla luce artificiale da loro causata si ferma, si volta verso i compagni superstiti e fa cenno di fermarsi chiudendo la mano a pugno e abbassandola verso il terreno.
Tutti si fermano e si abbassano, si guardano intorno rapidamente e tornano a rivolgersi alla loro leader.
“Ma cosa cazzo...” [a capo] “Zitti!”
Il capitano si guarda intorno con calma, estrae un rilevatore di movimento e ne scruta lo sguardo per qualche secondo.
“Dal comando mi avevano avvertita che poteva esserci un possibile rischio di difesa attiva da parte dei lemuri. Secondo l’intelligence era possibile che qualcuno di loro avesse sviluppato una capacità telepatica superiore alla norma. Non c’erano prove di questo ma dal comando hanno detto che avremmo al massimo dovuto confrontarci con dei miraggi, delle visioni. Quei mangiamerda dell’intelligence non hanno mai parlato di controllo mentale, non me lo aspettavo. Per colpa loro sono morti quattro dei nostri. La missione è finita per quanto mi riguarda. Se vogliono i loro fottuti cristalli che vengano a estrarli col culo da soli” dice furiosa.
“Questi ermafroditi trogloditi hanno poteri mentali?” chiede Mira sbalordita “e non ci hai detto niente?”
“Cazzo” dice Funboy.
“Pervertiti della minchia” rincara Moro.
“E ora cosa facciamo? Potrebbero inseguirci. Se possono controllare la nostra mente non abbiamo alcuna difesa” dice Moro.
“Vero. Il rilevatore non indica movimenti ma non posso sapere a che distanza dobbiamo tenerci per evitarli. Non sappiamo quanto siano potenti ne quanti siano ad avere questi poteri. L’unica difesa è questo fischietto. Secondo i prendinculo del comando un rumore così forte e acuto dovrebbe riuscire a interrompere il loro potere. Prima sembra aver funzionato, preghiamo dio che sia così” dice il capitano mentre mostra il fischietto agli altri. [porrei un po’ di più l’accento sul fatto che il fischio ha un effetto particolare durante la scena del villaggio, io avevo capito tutt’altro]a
“Un fischietto? La nostra vita è appesa a un fischietto” dice Mira con voce rotta.
“No. La nostra vita è nelle mani di dio. Come sempre. Non cedere alla disperazione Sergente. Siamo addestrati, armati, risoluti e benedetti da dio. Sarà fatta la sua volontà” dice il capitano mentre gli altri rispondono “Dio lo vuole” più per abitudine che convinzione.
“Andiamo. Ho mandato il segnale, ci dirigiamo al punto di recupero. Avete tutti il gps attivo?” chiede.
Check dell’attrezzatura, movimenti meccanici e calibrati poi il gruppo riparte. Il buio diviene più intenso, l’alba è vicina, arrivano al punto dell’atterraggio. E si dirigono verso il punto di recupero.
“Non potete andare via” dice Mira nel comunicatore con voce piatta e atona.
Tutti si bloccano, si guardano intorno armi pronte. Il capitano e Moro puntano le armi alla compagna.
“Chi sei?” chiede il capitano.
“Il mio nome non significa nulla per voi. Chiamami Mirafiore come la tua compagna” risponde Mira.
“Lasciala andare! Stiamo andando via. Faremo rapporto e non verrà più nessuno a darvi fastidio” dice il capitano consapevole di mentire.
“Piccola umana non dire le bugie, il tuo giovane dio non vuole. Non vuoi fare piangere il tuo dio vero? Altri verranno, sempre più numerosi e sempre più armati. Altri verranno finché non ci avrete uccisi tutti” dice Mira.
“Farò in modo che non accada. Farò in modo che venga mandato un mediatore, un mediatore autorizzato a trattare una tregua e un accordo con voi. Permetti a me e i miei uomini di andare via e ti prometto che non verrà nessuno per uccidervi.”
“Sei gentile bambina mia ma non ci credi neppure tu. Sai benissimo che il nostro futuro è combattere fino alla morte. Ma non te ne faccio una colpa, siete stati travisati fin da bambini non avete colpe" dice mentre alza il mitragliatore in direzione dei compagni.
Moro punta e spara, spara, spara più raffiche anche quando ormai il corpo di Mira è a terra crivellato dai suoi proiettili. [capisco che non l’abbia fatto subito per raccogliere informazioni, ma perché poi il capitano non ha usato il fischietto per liberare mira?]
Nero si avvicina e gli mette una mano sul braccio, gli fa abbassare l'arma e lo guarda con tristezza "lo so amico, lo so, non è un modo corretto di combattere" dice.
Moro lo guarda, guarda il capitano e gli altri, una lacrima scorre sulla sua guancia "Capitano" dice "io non voglio morire con quella cosa schifosa nella testa. Non voglio puntare le armi contro di voi"
"Andiamo" dice lei girandosi e iniziando a camminare verso il punto di recupero.
Funboy segue il capitano, Nero fa un cenno con la testa a Moro e lo segue.
In fila indiana camminano verso il disco del sole che sta sorgendo. La luce del mattino sembra scorrere liquida verso di loro illuminando rocce e alberi come se li dipingesse di colore man mano che avanza.
Di tanto in tanto il Capitano fa un lungo fichio nel comunicatore lasciandoli sordi per minuti.
Raggiunta una altura si fermano, il capitano fa cenno di sedersi per riprendere fiato mentre lei si volta in direzione del villaggio. Spire di fumo nero indicano il punto in cui le case bruciano, il luogo del loro massacro, dove hanno abbandonato i loro compagni senza sepultura ne estrema unzione.
"Capitano" dice allarmato Funboy al comunicatore.
Lei corre verso di loro solo per vedere Nero a terra che cerca di rialzarsi e Moro che punta la pistola contro Funboy. Rapida riprende il fischietto e soffia, soffia a più non posso fino a quando le sembra che i timpani stiano per esplodere.
Funboy e Nero sono a terra che si contorcono tenendosi le orecchie.
Moro ha sangue che esce dalle orecchie, lo sguardo perso e le lacrime agli occhi.
"Capitano. Ti prego. Non lasciare che mi prenda di nuovo" dice supplichevole.
"Non lo farà, calmati, posa il fucile, non riuscirà più a entrare nella tua testa. Credimi" dice allarmata.
"No! Non voglio. La sua voce, la sua voce è terribile. L'inferno. La sua è la voce di Satana. Non la voglio nella mia testa!" urla mentre porta il fucile sotto il mento.
"NO!!!" urla il capitano mentre sangue, pezzi di osso, cervello e brandelli di stoffa schizzano via dalla testa del commilitone.
Funboy e Nero sono inginocchiati, vicini, guardano a bocca aperta i resti sanguinanti del loro compagno, il fucile ancora fumante dagli schizzi di sangue, il ronzio nelle orecchie copre quello dell'urlo del capitano ma lo sentono nelle ossa, come il cambio di stagione i vecchi con l'artrite. Si voltano, anche il capitano è in ginocchio, il volto rigato dalle lacrime.
Con ancora le orecchie doloranti si alzano tutti e tre, Funboy aiuta il capitano, Nero si avvicina ai resti del compagno, toglie il fucile, prende le piastrine e le mette con quelle di Mira, lui è incaricato di riconsegnarle al rientro, non lo ha mai fatto prima, prende le sue piastrine in mano, da uno strattone e le mette insieme alle altre "Mai più, se ne esco vivo, mai più" dice a bassa voce facendo il segno della croce.
"Capitano" dice funboy lasciando la frase a metà.
"Sì, è giusto. Andiamo" dice lei mentre si avvicina al cadavere, estrae la stoffa porpora, la bacia e la mette intorno al collo.
Una breve esequia, brevissima poi "andiamo, non possiamo restare qui. Seguitemi, manca poco" conclude poi prende il fischietto e riprende a soffiarci dentro.
Il gruppo si muove, il sole mattutino è pienamente visibile alle loro spalle mentre si dirigono al punto di raccolta, raggiungono il boschetto che li separa dal randez vous e... si ritrovano al limitare del villaggio.
"Bentornati" dice Moro con voce atona alle loro spalle "speravamo tornaste da noi, ci siete mancati" continua mentre Noro e il capitano cadono in ginocchio lasciando andare le armi.


Non so, ci sono molte cose che non mi tornano, ho fatto pochi interventi sul testo perché, per me, è evidente che son quasi tutti errori che stani da solo con una semplice rilettura del brano.
La scrittura è in generale buona, non al livello che possa farmi pensare che quelli che ho visto siano davvero errori. Penso solo che siano figli della fretta e del poco tempo.
Per quel che riguarda invece i problemi strutturali del brano, ho avuto come l’impressione che molte delle informazioni necessarie a goderselo appieno non siano arrivate sulle pagine. Non so nulla né del setting del racconto, neanche da potermi fare un’idea di massima: vedo fucili e coltelli ma anche un villaggetto di trogloditi ermafroditi. Non so, mi sono figurato una specie di Vietnam temperato e magari ci ho pure azzeccato, ma il punto è che il brano non mi ha aiutato a definire il teatro delle azioni né il contesto. Se aggiungiamo che le azioni sono narrate solo in presa diretta e non sapiamo praticamente nulla delle motivaizoni dei personaggi, delle cause e dele dinamiche che li hanno portati dove sono a prendere le scelte che prendono, il brano finisce che arriva non sentito.
A proposito di scelte, nel brano se ne sente la mancanza, di quelle belle scelte “meaningful” come si dice in game design che definiscono tanto i personaggi quanto le azioni.
Quindi il brano ok, presenta una sequenza di azioni portate avanti da un certo numero di personaggi, delle difficoltà, una fuga e il finale drammatico, ma tutto questo non arriva a me lettore perché non mi dai la possibilità di partecipare della natura dei personaggi e delle loro decisioni. Questa percezione è in parte anche aggravata dal fatto che in alcuni passaggi o mi sono perso io qualcosa e non ho capito, oppure c’è stata mancanza di coerenza interna.
È un peccato perché in diversi passaggi si vede che hai una buona padronanza della scrittura e quindi le mie aspettative erano anche state nutrite a dovere.
L’ultima cosa che non ho colto appieno sono le implicazioni del finale. Quindi alla fine tutti loro erano stati controllati mentalmente se pensavano di scappare e invece si son ritrovati al villaggio con i nemici che ringraziano. Ma se erano stati tutti controllati mentalmente, perché tutta la questione del fischietto, dei morti, delle minacce, etc? Non potevano semplicemente non lasciarli scappare dall’inizio? Magari c’è una spiegazione perfetta per tutto ciò, ma alla lettura non l’ho desunta e questo fa crollare un po’ la mia sospensione dell’incredulità.
Per quel che riguarda gli errorucci da fretta, oltre a un discreto quantitativo di refusi, quello di cui si è sentito di più la mancanza sono le virgole. Alcune discrezionali, altre ci volevano proprio. Resto persuaso che ti basterà una rilettura agile per sistemare questo aspetto :)

Per quel che riguarda i bonus, non mi ricordo di aver beccato la parola in latino, per il resto ok, si potrebbe discutere sulla scurrilità creativa ma c’erano un paio di uscite e per me tanto basta.

Bon, è tutto, a rileggerci ;)
Se dici cose senza senso, sarai trattato come un paroliere.
Sbattuto su e giù e ribaltato su un tavolo, fino a che le tue interiora saranno fuoriuscite.
E ci leggerò dentro ciò che mi pare, magari il futuro. [cit.]

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roberto.masini
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Re: Lemuria di LordMax

Messaggio#8 » giovedì 4 aprile 2019, 21:16

Milord, i miei rispetti!
Un buonissimo inizio che si perde, come ha detto qualche altro commentatore, in un diario di guerra un po' asettico, nonostante l'argomento cruento.Mentre scriviamo continuano a segnalarci show, don't tell ma a volte una qualche precisazione sull'aspetto degli alieni ( sempre che i lemuri siano alieni!) potrebbe essere utile. Non so dire se sarebbe stato meglio usare la prima persona, forse no. Probabilmente la caratterizzazione di qualche soldato avrebbe reso il racconto più avvincente. Il termine latino non c'è. Solo - 5 punti!

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