La Perpetua

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo marzo sveleremo il tema deciso da Massimo Spiga. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Massimo Spiga assegnerà la vittoria.
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DandElion
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La Perpetua

Messaggio#1 » lunedì 25 marzo 2019, 22:11

“O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo
si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria:
concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore,
vero Dio e vero uomo, di essere partecipi
della sua vita immortale.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...”


Don Ermenegildo oggi trema più del solito, sembra quasi che il peso del calice lo stia sopraffacendo, in una durissima lotta al limite ultimo, come un ponte che vacillando sia prossimo al crollo. La perpetua dal primo banco guarda con gli stessi occhi di una adolescente innamorata, non si capisce bene se stia guardando il calice o il prete. I chierichetti svogliati e distratti si scambiano smorfie ai due lati dell’altare, mentre l’accolito con lo sguardo li fulmina, inutilmente.
La signora seduta accanto a me sembra proprio che ce la stia mettendo tutta- ma proprio tutta- nel farmi saltare i nervi, in una compilation di note stonate, frasi dette male e in questa sua personale gara nei confronti di tutta l’assemblea.

“Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente” dice il coro e lei li anticipa “e della terra!” saltando versetti interi pur di arrivare prima al traguardo di un “amen”.
La chiesa del sant’Ospizio, sulla cui intestazione qualcuno ha scritto a spray “Sant’Orifizio” è una costruzione vecchia, gelida d’inverno, soffocante d’estate per l’umidità. In ogni caso non si respira, ed oggi non fa eccezione.. e non so se dalla mia faccia si noti o meno, quanta voglia io abbia di afferrare quel candelabro di bronzo, solo di poco fuori dalla portata delle mie mani, e fracassare il cranio alla vecchiaccia che ho accanto e continua a storpiare la liturgia.
Spero non si noti, ma ormai sono completamente avulsa dalla funzione, e nel mio cervellino si susseguono fantasiosi utilizzi dell’arnese, come spada, gladio o palo, nei confronti della dolce signora che mi sta trapanando le tempie.

Mentre la sento gracchiare guardo di nuovo il Don, che dopo aver posato il calice trema un po’ meno, ma è pallidissimo e forse, a causa della luce, ha delle occhiaie ogni minuto più profonde. Per un attimo mi scordo della megera al mio fianco e mi preoccupo per lui. Quando è dimagrito così tanto? È invecchiato quasi di colpo. Due settimane fa eravamo in saletta ad organizzare il prossimo campo e sembrava pieno di vita, adesso sembra un moribondo. Le dita ossute stringono il bracciolo della sede, come se il suo scranno potesse da un momento all’altro scappargli da sotto il culo.
A distogliermi dai miei pensieri mi arriva una gomitata potente, mi stavo scordando di intonare il ritornello liturgico dell’Agnus Dei, la mia amica, cantore come me, ha uno strano modo di ricordarmelo. Lucrezia, ‘sta stronza, lei tutti i meriti perché sta qui da più tempo, io solo le rogne. “Don che bravi sono stati! – Ringraziate Lucrezia!” - “Don ci sono da stampare i libretti – Chiedetelo alla Norma” Eh sì, la Norma, di norma, ci mette lei una pezza.
Ma la Norma oggi è stanca, quasi quanto il Don. La Norma oggi mi sa che manda tutti affanculo e si rivolge altrove. Anni e anni di promesse di vita eterna per..? Per arrivare zitella e vergine a quasi 50 anni, aver salutato l’ultimo ovulo e non riuscire lo stesso ad arrivare al suo scopo: io voglio fare la perpetua! E guardala quella, come se lo guarda ‘sto prete, che ha appena poggiato Nostro Signore sull’altare: avevo ragione io, non stava a guardare il calice!
Inizia la processione eucaristica, mi metto in fila con gli altri, libretto alla mano, per andare a fare la comunione. Mi appresto ad annunciare il canto, mentre arrivo in faccia al Don. È terreo, sembra veramente sul punto di avere un infarto. Apro la bocca, aspetto la sensazione di appoggio sulla lingua e deglutisco. Il cervello mi scoppia, annuncio il canto e la vecchia, dietro di me, in picchiata come un corvo parte, storpiando uno dei canti più belli che io abbia mai sentito, gridando, come fosse spettatrice di un palio. Inizio a tossire, imbarazzata- Ma che sapore ha sta roba?- e riprendo “Corpus Christi salva me”. Vorrei sputare, ma cazzo no che non posso, mica posso essere blasfema! Proprio io? In piena celebrazione? E la vecchia mi strilla in un orecchio: “Sanguis Christi inebria me”..
Mi sento colare dalla bocca qualcosa una frazione di secondo, lo tocco, è sangue, mi giro con gli occhi che sembrano caverne, tanto li sto spalancando. Lucrezia è impietrita.
Don Ermenegildo ha intinto l’Ostia in un calice di sangue e i fedeli terrorizzati scappano, gridano, vomitano, alcuni si contorcono come avvelenati, cadendo stecchiti al suolo: solo la vecchia mastica come se non si fosse accorta di nulla.
Afferro il candelabro che prima era troppo lontano e provo a ristabilire il silenzio, dandole un colpo secco sul collo. La testa si stacca di netto, vola lontano e atterra con un tonfo osseo, come di cartoni di uova rotte. COSA CAZZO HO FATTO!?
Il Don ride, mi si avvicina e mi dice qualcosa all’orecchio. Lo guardo incredula. “Ripeti?!” gli dico. “Gran bel tiro, ma la Gina si ricompone in fretta, ti tocca scegliere in che squadra stare prima che si riprenda.”
Temo di non capire, ma non credo che avrò molto tempo per farlo. Il Don mi sorride sghignazzandomi in faccia, mostra degli splendidi canini. Nel frattempo la metà della Gina più vicina a me si sta alzando a fatica, senza perdere una sola goccia di sangue, e punta in direzione della testa che grida “sono qui, sbrigati, dobbiamo farla vedere noi a quella stronza!”

Guardo il Don, guardo la Gina. Ri-guardo il Don. “MORDIMI!”

Non è questo il tempo e il luogo di lasciarmi andare a romantiche smancerie su quel che ho provato diventando un vampiro. Non posso certo fare il confronto con un orgasmo umano, giacchè non ne ho mai provato uno, ma posso dire che una roba del genere non la proverò mai più. Sono anni che aspetto questa scontro, anni che mi preparo a diventare un Vampiro. Ho letto tutto quello che c’è sull’argomento, da Christopher Pike a Stephanie Mayer, passando per Anne Rice e Angela Sommer Bodenburg! È arrivato il mio momento.

Inizia la partita, devo essere la migliore, devo conquistarmi il titolo di Perpetua!
Balzo sull’altare alle spalle del Don con un solo movimento. Non me ne frega un cazzo che per farlo debba pestare un paio di crani. La pietà non fa parte di questa giornata.
Avevo ragione io! Ho sempre avuto ragione io! Il corpo di Cristo! Il sangue di Cristo! Tutto è ovvio, tutto torna!! Solo i ciechi non possono vedere, non possono capire! Altro che Caino! Il primo vampiro è colui del quale beviamo ancora oggi il sangue!
Dal mio punto di osservazione privilegiato vedo l’accolito acchiappare goffamente i chierichetti per le tiare, si dimenano i ragazzini e uno dei due sta cercando di mordergli la mano con dei canini ridicoli. Li sbatte uno contro l’altro, testa contro testa, e si accasciano al suolo. Peccato erano troppo giovani per giocare a questo gioco.
La Gina affannata, con la testa malamente incassata al suo posto sta caricando verso la perpetua, quale occasione migliore per farla fuori? A ben pensarci è una ghiotta opportunità di disfarmi di entrambe. Le lascio accapigliarsi tra vecchie, la perpetua cerca di spostare di lato la faccia a Gina, che le afferra il grigio chignon con la sinistra. Devono avere un passato da lottatrici nel fango, le immagino coperte da perizomi minuti di pelle di leopardo. Mi viene quasi da ridere tanto sono ridicole. Salto giù dall’altare roteando il mio giochino. Stavolta la testa della Gina arriva così in fondo da rotolare giù dalle scale del sagrato. Qualcuno deve aver aperto la porta. Con il suo passo da zombie non arriverà così lontano. La perpetua mi guarda, è più agile di quanto pensassi, il mio colpo le ha sfregiato la guancia, ma non è arrivato a segno. Mi soffia in faccia: “Non lo avrai mai, è mioooooo!” e prova a cavarmi gli occhi con le lunghe unghie affilate da Banshee. Si sposta così velocemente che non ha senso guardarla, devo concentrarmi. Guardo un punto fisso e mentre sta correndo verso di me per caricarmi la trapasso col candelabro. Mi vomita in faccia come un fiume di odio nero. Sangue marcio. Che schifo.
In tutto questo l’organista inspiegabilmente sta continuando a suonare, sta eseguendo tutto il nostro repertorio. Cerco Lucrezia, tra i cadaveri ammassati, e la scorgo. Non posso crederci. I suoi lunghi capelli si sono trasformati in serpi, e la sua lingua è diventata come un tentacolo. Sta avvolgendo nelle sue spire don Ermenegildo e prima di calargli il tentacolo in gola mi sibila “Non vincerai nemmeno questa volta”. Qualcosa mi si gonfia nel petto, sento tutto il mio sangue bollire. Afferro una panca dal lato sinistro e la lancio furibonda. Vado in berserk, è ufficiale. Carico Lucrezia travolgendo qualsiasi cosa mi si pari davanti, schiaccio teste, devasto toraci, abbatto chiunque stia sulla mia traiettoria. Mi lancio sulle serpi di Lucrezia e mordo. Mordo Lucrezia fino a staccare la testa di tutte le sue bestiacce. Stacca le labbra dal Don. “Come ti sei permessa!” Mi guarda indignata cercando di rimettermi nel mio ruolo di serie B, le sputo in faccia, sognando di migliorare per la prossima edizione, potendo sputare anche io veleno. “Scegli, o ti ritiri o sei morta. Questa partita la vinco io.!”

Lucrezia guarda le carte che ha in mano. “puttana se sei una troia.” Le getta sul tavolo. “Cosa cazzo hai vinto tu, che dici? Mi hai fatto fuori, ma ti manca il duello con il Don”.
Scopro un sorriso beffardo e sul tavolo le mie carte: “Vampiro generatore”- “Incantatrice” – “Sacrilegio” – “Candelabro”.
Le scopre Ermenegildo “Succube” – “Famiglio” – “apparenza”.
Nessuno si azzarda a tirare più i dadi.

Ragazzi mi sa che ho vinto io. il Don oggi è una mia creatura. Brucia il culo eh? Sarà il candelabro?


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DandElion
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Re: La Perpetua

Messaggio#2 » martedì 26 marzo 2019, 13:18

Bonus:
*Mortalità dei personaggi direi c'è (l'ho fatto leggere ad un alunno e il suo commento è stato "Aspetti un istante, tutti i personaggi di GoT si stanno radunando fuori per complimentarsi con lei).
*Scurrilità creativa, credo di essere riuscita a stare il giusto pelo sotto la blasfemia per non beccarmi una scomunica.
*Parole in latino.. sic et sempliciter, sì!
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maurizio.ferrero
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Re: La Perpetua

Messaggio#3 » mercoledì 27 marzo 2019, 11:23

Ciao DandElion!

Te lo dico sinceramente: alla prima lettura non ci ho capito una fava. Alla seconda, invece, la lettura è andata molto più liscia.
Un buon lavoro, che tocca punte di trash notevole nel calderone di sangue e mostri che ci hai sottoposto. La storia, che parte come una serie di "normali" pensieri (forse un po' troppo violenti) di un'aspirante perpetua deraglia improvvisamente quando si scopre la vera natura di don Ermenegildo e scoppia il caos. E che caos! Un vero tornado di sangue e arti mozzati, che nonostante il macello sei riuscita a descrivere bene.
Ciò che non mi è piaciuto, però, è il finale. C'è un nuovo ribaltamento quando si scopre che era tutto un gioco di ruolo, ma questo ammazza un po' tutta la storia che si era venuta a creare. Fa quasi lo stesso effetto di quei racconti che terminano con "in realtà era tutto un sogno". Una conclusione anche più semplice, ma in linea con quanto si era venuto a scoprire fino a quel momento, secondo me avrebbe avuto più effetto.
Altro punto, refusi e punteggiatura. Come già detto in un altro racconto, di solito non ci bado perché qualche errore scappa a chiunque, ma sono veramente tanti, specie nell'ultima parte.
Passo ai bonus:
Altissima mortalità dei personaggi: Muore Lucrezia, ma alla fine non è morta perché sta giocando a carte. Muoiono un sacco di comparse, ma praticamente nessuno dei personaggi principali. Secondo me non c'è.
Uso creativo della scurrilità: Ti devo fare un plauso già solo per "Sant'Orifizio", ma non è l'unico esempio nel racconto. Obiettivo centrato.
Utilizzo di almeno un termine in latino: C'è, anche qui obiettivo centrato.

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Wladimiro Borchi
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Re: La Perpetua

Messaggio#4 » mercoledì 27 marzo 2019, 14:18

Ciao Dand, letto ieri in macchina sotto la palestra, mentre aspettavo mia figlia.
Mi ha molto divertito, anche se il finale "I puffi sono solo un sogno di Gargamella" mi ha un po' deluso.
Ho travato l'incipit un po' prolisso di dettagli, forse avresti potuto dilungarti meno nella fase introduttiva, il racconto secondo me parte, invece, a razzo quando incomincia l'orgia di violenza e sangue.
Ho trovato lo stile assolutamente idoneo e consono e giusta la scelta della prima persona.
Qualche refuso e qualche virgola che potrai agilmente rivedere appena te ne sarà dato il modo.
Il racconto c'è e funziona, seppur con un senso di non completo appagamento.
Complimenti!
Wladimiro

Bonus
Mortalità - No. Non muore la protagonista.
Scurrilità - C'è tutta!
Latinorum - Abemus!
IMBUTO!!!

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Pretorian
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Re: La Perpetua

Messaggio#5 » venerdì 29 marzo 2019, 20:05

Salve, Dandelion e piacere di leggerti.

Dunque, questo racconto può essere suddiviso in tre parti. Abbiamo un inizio lentissimo, ma funzionale a costruire il prosieguo, una parte centrale che è semplice e rutilante splatter e un finale... neh. Ma su quello torneremo dopo.

Niente da dire, l'idea di collegare la trasustaziazione al vampirismo è divertente e viene fuori in un modo così spontaneo che colpisce davvero il lettore. Il resto della vicenda, intrattiene con il suo essere sopra le righe e tamarro, come un vecchio horror-action di serie B. Il finale... mah, quello è il tasto più dolente. Un twist di questo tipo ci pià anche stare, ma andava costruito meglio, con i giusti spazi. Buttato così, in due righe, è davvero un grosso dito medio puntato contro il lettore.
Peccato.

Sui bonus, direi che ci sono tutti.

A presto!

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DandElion
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Re: La Perpetua

Messaggio#6 » martedì 2 aprile 2019, 17:11

maurizio.ferrero ha scritto:Ciò che non mi è piaciuto, però, è il finale. C'è un nuovo ribaltamento quando si scopre che era tutto un gioco di ruolo, ma questo ammazza un po' tutta la storia che si era venuta a creare. Fa quasi lo stesso effetto di quei racconti che terminano con "in realtà era tutto un sogno". Una conclusione anche più semplice, ma in linea con quanto si era venuto a scoprire fino a quel momento, secondo me avrebbe avuto più effetto.

Mmm ok, nel senso grazie dell'appunto, ma nella mia testa il racconto è nato già per finire lì, chi gioca di ruolo dal vivo o figurato sa quanto reali siano le battaglie sebbene improbabili (cioè davvero devi essere molto forte per far volare via la testa a qualcuno, non basta essere molto determinati, I mean)

maurizio.ferrero ha scritto:Altro punto, refusi e punteggiatura. Come già detto in un altro racconto, di solito non ci bado perché qualche errore scappa a chiunque, ma sono veramente tanti, specie nell'ultima parte.


My fault: scrivo sempre nei ritagli dei ritagli dei ritagli di tempo. Il racconto è nato e morto in 45 minuti. Me li indichi per favore? ad una prima, lettura - sempre nei ritagli dei ritagli- non riesco a vederli. Non vorrei che avessi scambiato la grezza attitudine della protagonista -e il suo modo focoso di approcciarsi con una costruzione un po' romanesca- per refusi.

maurizio.ferrero ha scritto:Passo ai bonus:
Altissima mortalità dei personaggi: Muore Lucrezia, ma alla fine non è morta perché sta giocando a carte. Muoiono un sacco di comparse, ma praticamente nessuno dei personaggi principali. Secondo me non c'è.

Beh non direi: muore la perpetua, muoiono i chierichetti, muore Lucrezia, muoiono le comparse.. Il Don è un posseduto.. insomma solo la protagonista non muore!

maurizio.ferrero ha scritto:Uso creativo della scurrilità: Ti devo fare un plauso già solo per "Sant'Orifizio", ma non è l'unico esempio nel racconto. Obiettivo centrato.
DENGHIU :D
maurizio.ferrero ha scritto:Utilizzo di almeno un termine in latino: C'è, anche qui obiettivo centrato.

Wiiii e grazie <3
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Re: La Perpetua

Messaggio#7 » martedì 2 aprile 2019, 17:17

Wladimiro Borchi ha scritto: Ciao Dand, letto ieri in macchina sotto la palestra, mentre aspettavo mia figlia.
Mi ha molto divertito, anche se il finale "I puffi sono solo un sogno di Gargamella" mi ha un po' deluso.

Come ho scritto al buon Ferrero, il racconto nella mia testa è nato come gioco di ruolo, non è stato un deus ex machina..
Wladimiro Borchi ha scritto: Ho *travato(NdL, mai parlare ad un architetto di travi, che mi parte la meccanica!)* l'incipit un po' prolisso di dettagli, forse avresti potuto dilungarti meno nella fase introduttiva, il racconto secondo me parte, invece, a razzo quando incomincia l'orgia di violenza e sangue.
Pensavo fosse meglio staccare completamente i due ritmi, perchè la voce narrante cresce, piano piano, non ci crede manco lei che finalmente sta andando bene la partita, così bene che davvero ce la può fare a vincere. questo è il senso del "COSA CAZZO HO FATTO?!?"..

Wladimiro Borchi ha scritto: Ho trovato lo stile assolutamente idoneo e consono e giusta la scelta della prima persona.
Qualche refuso e qualche virgola che potrai agilmente rivedere appena te ne sarà dato il modo.

DENGHIU anche a te, sempre che non riesco a vederli, sto di corsissima anche oggi.
Wladimiro Borchi ha scritto:Il racconto c'è e funziona, seppur con un senso di non completo appagamento.

Mi spiace che non ti sia sentito appagato :(
Wladimiro Borchi ha scritto:
Complimenti!
Wladimiro

Denghiu again

Bonus
Wladimiro Borchi ha scritto:Mortalità - No. Non muore la protagonista.

Nemmeno nel tuo racconto muore Don Roberto......!!
Wladimiro Borchi ha scritto: Scurrilità - C'è tutta!
Latinorum - Abemus!

Wiii
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Re: La Perpetua

Messaggio#8 » martedì 2 aprile 2019, 17:20

Pretorian ha scritto: Salve, Dandelion e piacere di leggerti.

Dunque, questo racconto può essere suddiviso in tre parti. Abbiamo un inizio lentissimo, ma funzionale a costruire il prosieguo, una parte centrale che è semplice e rutilante splatter e un finale... neh. Ma su quello torneremo dopo.

Ciao Pretorian, grazie ;)

Pretorian ha scritto: Niente da dire, l'idea di collegare la trasustaziazione al vampirismo è divertente e viene fuori in un modo così spontaneo che colpisce davvero il lettore.

Eh questa è un'idea che mi porto appresso da lunga pezza - anche se con amici discutevamo che è più probabile che sia un Leech - e che vorrei sviluppare meglio, sperando di non esser scomunicata a breve..

Pretorian ha scritto: Il resto della vicenda, intrattiene con il suo essere sopra le righe e tamarro, come un vecchio horror-action di serie B.

Klatù verata niktu, fratello!

Pretorian ha scritto: Il finale... mah, quello è il tasto più dolente. Un twist di questo tipo ci pià anche stare, ma andava costruito meglio, con i giusti spazi. Buttato così, in due righe, è davvero un grosso dito medio puntato contro il lettore.
Peccato.


Beh ma a volte non è giusto sentirsi anche un po' cretini per non averci pensato prima?


Pretorian ha scritto:Sui bonus, direi che ci sono tutti.

A presto!


Wiii a bientôt !
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Re: La Perpetua

Messaggio#9 » martedì 2 aprile 2019, 19:14

DandElion ha scritto:Mmm ok, nel senso grazie dell'appunto, ma nella mia testa il racconto è nato già per finire lì, chi gioca di ruolo dal vivo o figurato sa quanto reali siano le battaglie sebbene improbabili (cioè davvero devi essere molto forte per far volare via la testa a qualcuno, non basta essere molto determinati, I mean)


Sono un gdrista da moltissimi anni, so come vanno a finire i combattimenti :D il punto è che secondo me questo tipo di finali non funziona proprio. "è tutto un sogno", "era un gdr", "i puffi sono un sogno di Gargamella", come ha scritto Wladimiro... in generale, trovo che il "non era vero niente" sia sempre un insulto, oltre che al lettore, anche alla propria opera. In ogni caso, de gustibus. Non voglio infierire.

DandElion ha scritto:Beh non direi: muore la perpetua, muoiono i chierichetti, muore Lucrezia, muoiono le comparse.. Il Don è un posseduto.. insomma solo la protagonista non muore!


Però devo, perché la mia valutazione su questo bonus è direttamente correlata al punto di prima. Non avrei avuto problemi a dire "sì, il bonus c'è" se la storia non si fosse conclusa in quel modo. Ma se alla fine dici che non era vero niente ed era tutto legato a un gioco di ruolo dei protagonisti... eh, di fatto non è morto nessuno.

DandElion ha scritto:My fault: scrivo sempre nei ritagli dei ritagli dei ritagli di tempo. Il racconto è nato e morto in 45 minuti. Me li indichi per favore? ad una prima, lettura - sempre nei ritagli dei ritagli- non riesco a vederli. Non vorrei che avessi scambiato la grezza attitudine della protagonista -e il suo modo focoso di approcciarsi con una costruzione un po' romanesca- per refusi.


Ci provo, anzi, perdono, avrei già dovuto farlo dal primo commento, ma l'avevo scritto da smartphone e mi veniva molto scomodo. Ti segno qui sotto quelli che ribecco a una lettura veloce, ora sono molto di corsa, faccio il possibile!

DandElion ha scritto:Peccato erano troppo giovani per giocare a questo gioco.


Metterei una virgola dopo "peccato".

DandElion ha scritto:La Gina affannata, con la testa malamente incassata al suo posto sta caricando verso la perpetua, quale occasione migliore per farla fuori?


La Gina, affannata e con la testa malamente incassata al suo posto, sta caricando verso la perpetua. Quale occasione migliore per farla fuori?

DandElion ha scritto:Mi soffia in faccia: “Non lo avrai mai, è mioooooo!”


Qui non c'è nessun errore, ma tutte quelle "ooooo" mi sembrano troppe. Mia fisima.

DandElion ha scritto:“Scegli, o ti ritiri o sei morta. Questa partita la vinco io.!”


Il punto prima del punto esclamativo.


Mi pare ce ne fossero altri. Se riesco nei prossimi giorni ci ridò un'occhiata!

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Re: La Perpetua

Messaggio#10 » giovedì 4 aprile 2019, 19:05

Ciao, Dand.
Io, che non sono appassionato di giochi di ruolo, ho trovato molto bello questo racconto. Una sinfonia: un larghissimo (all'inizio), seguito da un prestissimo e infine con il finale adagio. Concordo con chi ha fatto le lodi dell'orgia di violenza e di sangue. Altrettanto geniale il collegamento tra trasformazione eucaristica e vampirismo. Io, contrariamente ad altri commentatori, ho trovato efficace e sorprendente anche il finale. Forse la mia mancata dimestichezza con i giochi di ruolo mi condiziona nel giudizio. Comunque aggiungo che il finale "Era tutto un sogno" può non essere banale se ben costruito e comunque importante come affermava Freud, Artemidoro e Schnitzler. I bonus ci sono tutti. Il finale che fa dire: "Era solo un gioco" non compromette la storia precedente la rivelazione! Brava!

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Re: La Perpetua

Messaggio#11 » giovedì 4 aprile 2019, 21:01

Ciao Dand, non credo di averti mai letta, se mi sbaglio correggimi pure e aiutami a ricordare quando :)
Una sola premessa: qualsiasi cosa dirò (e ancora non so cosa sarà, è una premessa generica) vorrei che tenessi sempre conto del fatto che sarà riferita al brano e solo al brano. Credo in un approccio diretto e senza troppi giri di parole, soprattutto su quello che secondo me non funziona. Se siamo qui a scrivere e migliorare, non ha senso indorarsi eventuali pillole. Quindi anche quando sarò magari un po’ brutalizzante sappi che lo faccio con le migliori intenzioni e che riporto solo le mie opinioni nel tuo migliore interesse, decidi tu cosa sia sensato e cosa no in base a dove vuoi portare la tua scrittura ;)
Detto questo, via al brano, trovi i miei appunti tra parentesi quadre direttamente sul testo.

“O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo
si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria:
concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore,
vero Dio e vero uomo, di essere partecipi
della sua vita immortale.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...”

Don Ermenegildo oggi trema più del solito, sembra quasi che il peso del calice lo stia sopraffacendo, in una durissima lotta al limite ultimo, come un ponte che vacillando sia prossimo al crollo. La perpetua dal primo banco guarda con gli stessi occhi di una adolescente innamorata, non si capisce bene se stia guardando il calice o il prete. I chierichetti svogliati e distratti si scambiano smorfie ai due lati dell’altare, mentre l’accolito con lo sguardo li fulmina, inutilmente.
La signora seduta accanto a me sembra proprio che ce la stia mettendo tutta- ma proprio tutta- nel [per farmi saltare i nervi] farmi saltare i nervi, in una compilation di note stonate, frasi dette male e in questa sua personale gara [che gara? Non si capisce] nei confronti di tutta l’assemblea. [Mi fermo un attimo qui per darti un’opinione un po’ più generica: in queste poche righe ci sono già abbastanza figure retoriche da riempire tutto il brano, per di più usate in modo “scolastico”, che non vuol dire sbagliato, anzi, però vuole un po’ dire prevedibile, che dà sempre ai passaggi quell’aria di “già sentito” che ne limita molto la forza. Sembra quasi che i tuoi sforzi siano più orientati verso la scrittura in sé più che verso la storia e, almeno in teoria, è invece la storia che dovrebbe stare al centro di tutto. Se non metti al centro la storia, il lettore spesso lo percepisce e l’impressione che poi il tuo scritto restituisce è quella di uno scrittore che mette sé al centro, e non il lettore. Poi, intendiamoci, va bene voler far sentire la voce dell’autore, così come quella del personaggio, ma non bisogna esagerare e, soprattutto, se vuoi far emergere la voce di un’entità narrativa, è buona norma allineare anche le figure retoriche al filtro del personaggio, quindi trovare dei modi originali e non “già sentiti” di far passare lo stesso concetto. In sintesi: al lettore interessa la storia e più riesci a narrarla da dietro le quinte e meglio è, tanto la tua voce, le tue idee e il tuo messaggio poi traspaiono lo stesso, quindi concentrati al massimo sulla storia e ne trarrai, a mio avviso, grandi benefici.]

“Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente” dice il coro e lei li anticipa “e della terra!” saltando versetti interi pur di arrivare prima al traguardo di un “amen”. [perché qui hai staccato su un nuovo capoverso? Non mi sembra ce ne fosse bisogno]
La chiesa del sant’Ospizio, sulla cui intestazione qualcuno ha scritto a spray “Sant’Orifizio” è una costruzione vecchia, gelida d’inverno, soffocante d’estate per l’umidità. In ogni caso non si respira [non è la naturale conclusione delle premesse che hai posto], ed [d eufonica] oggi non fa eccezione.. [i puntini sono 3, e comunque qui non dovrebbero esserci] e non so se dalla mia faccia si noti o meno, quanta voglia io abbia di afferrare quel candelabro di bronzo, solo di poco fuori dalla portata delle mie mani, e fracassare il cranio alla vecchiaccia che ho accanto e continua a storpiare la liturgia.
Spero non si noti, ma ormai sono completamente avulsa dalla funzione, e nel mio cervellino si susseguono fantasiosi utilizzi dell’arnese, come spada, gladio o palo, nei confronti della dolce signora che mi sta trapanando le tempie. [questo passaggio è un po’ verboso, prova a ristrutturarlo per accorpare i concetti utili tra loro in modo più sintetico]

Mentre la sento gracchiare guardo di nuovo il Don, che [la virgola andrebbe posticipata qui] dopo aver posato il calice trema un po’ meno, ma è pallidissimo e [qui invece la virgola andrebbe anticipata qui… come regola generale, ogni volta che hai un inciso, prova atoglierlo e la frase deve funzionare lo stesso. Non è vangelo questa dritta ma è un’ottima regola del pollice, nel caso specifico se lo fai capisci subito come mai quel “forse” va dentro l’inciso e non fuori] forse, a causa della luce, ha delle occhiaie ogni minuto più profonde. Per un attimo mi scordo della megera al mio fianco e mi preoccupo per lui. Quando è dimagrito così tanto? È invecchiato quasi [il “quasi” fa perdere di forza al concetto, poi perché “quasi”? Si sta stupendo della cosa, il “quasi va in senso contrario al concetto che cerchi di esprimere] di colpo. Due settimane fa eravamo in saletta ad organizzare il prossimo campo [io non so cosa tu intenda qui con “campo”, senza sconfinare nell’infodump potrebbe essere una buona idea far passare qualche info in più pe rcontestualizzare] e sembrava pieno di vita, adesso sembra un moribondo. [qui hai un cambio di tempo/piano narrativo, meglio andare a capo] Le dita ossute stringono il bracciolo della sede, come se il suo scranno potesse da un momento all’altro scappargli da sotto il culo [ha parlato del prete in modo rispettoso finora, ok le specifiche e i bonus ma qui “culo” stona un po’].
A distogliermi dai miei pensieri mi arriva una gomitata potente, [due punti] mi stavo scordando di intonare il ritornello liturgico dell’Agnus Dei, [congiunzione invece della virgola, altrimenti si perde un po’ la tramontana di come leggere il periodo] la mia amica, cantore come me, ha uno strano modo di ricordarmelo. [a capo] Lucrezia, ‘sta stronza, lei tutti i meriti perché sta qui da più tempo, io solo le rogne. “Don [virgola] che bravi sono stati! – Ringraziate Lucrezia!” - “Don ci sono da stampare i libretti – Chiedetelo alla Norma” Eh sì, la Norma, di norma, ci mette lei una pezza. [mi sono accorto ora che avevo dato per scontato che il protagonista fosse maschio e invece scopro ora che è femmina, prova a far uscire questa informazione subito all’inizio, è sempre controproducente quando il lettore deve cambiare idea, sii anche esplicita, è la protagonista e portatrice di pdv della narrazione in prima persona, faccela conoscere e inquadrare bene da subito]
Ma la Norma oggi è stanca, quasi quanto il Don. La Norma oggi mi sa che manda tutti affanculo [grazie per non aver scritto “a fanculo”, sono sinceramente commosso :P ] e si rivolge altrove. Anni e anni di promesse di vita eterna per.. [pensavo che prima fosse un refuso, invece vedo che metti due puntini anche qui, i puntini di sospensione sono 3 e si usano solo quando un pensiero, una frase, una battuta sono interrotti a metà, non indicano delle pause, usarli per simboleggiare una pausa è proprio grammaticalmente sbagliato seppure vada molto di moda, poi non si mettono i puntini di sospensione e poi un altro segno di interpunzione come il punto interrogativo. Qui hai una domanda, usa il punto interrogativo e basta] ? Per arrivare zitella e vergine a quasi 50 anni, aver salutato l’ultimo ovulo e non riuscire lo stesso ad arrivare al suo scopo [qui la terza persona mis tona un po’, è un passaggio molto personale, capisco il modo in cui stai suando la terza ma credo che la prima lo renderebbe più sentito]: io voglio fare la perpetua [:D sono aspirazioni] ! E guardala quella, come se lo guarda ‘sto prete, [meglio togliere questa virgola] che ha appena poggiato Nostro Signore sull’altare: avevo ragione io, non stava a guardare il calice! [alterni modi di dire tipici del nord con altri tipici del sud, mi riesce difficile inquadrare la storia con questi segnali contrastanti, magari uniforma la caratterizzazione della parlata e dai un’indicazione geografica anche solo di massima per capire dove si sta svolgendo la storia]
Inizia la processione eucaristica, mi metto in fila con gli altri, libretto alla mano, per andare a fare la comunione. Mi appresto ad annunciare il canto, mentre arrivo in faccia al Don. È terreo, sembra veramente sul punto di avere un infarto [essere terrei è un sintomo di infarto imminente?]. Apro la bocca, aspetto la sensazione di appoggio sulla lingua e deglutisco. Il cervello mi scoppia, annuncio il canto e la vecchia, dietro di me, in picchiata come un corvo parte, storpiando uno dei canti più belli che io abbia mai sentito, gridando, come fosse spettatrice di un palio [anche qui, un po’ tirata per le lunghe la cosa, prova a immedesimarti: è una cosa che alla tua protagonista arriva tra capo e collo, all’improvviso, anche il tuo periodare si dovrebbe allineare all’azione, o almeno alla percezione dell’azione del portatore di pdv, per restituire le giuste sensazioni]. Inizio a tossire, imbarazzata- Ma che sapore ha sta roba? [???] – [l’uso delle linee per gli incisi di un certo tipo l’ho sempre trovato poco elegante, ma è gusto personale. Se però decidi di usarle, usa le lineette giuste, c’è differenza tra -, – e — ] e riprendo “Corpus Christi salva me”. Vorrei sputare, ma cazzo no che non posso, mica posso essere blasfema! Proprio io? In piena celebrazione? E la vecchia mi strilla in un orecchio: “Sanguis Christi inebria me”..
Mi sento colare dalla bocca qualcosa una frazione di secondo [??], lo tocco, è sangue, mi giro con gli occhi che sembrano caverne, tanto li sto spalancando. Lucrezia è impietrita.
Don Ermenegildo ha intinto l’Ostia in un calice di sangue e i fedeli terrorizzati scappano, gridano, vomitano, alcuni si contorcono come avvelenati, cadendo stecchiti al suolo: solo la vecchia mastica come se non si fosse accorta di nulla. [qui il passaggio è logicamente troppo tirato. Non dici che Norma è la prima della fila, anzi, da come l’avevi detto sembrava che fosse nel mucchio, e nessuno prima di lei si accorge della questione dell’ostia intinta nel sangue? Perché sennò ci sarebbero state le reazioni che tu descrivi adesso e sarebbe stato impossibile non accorgersi del fatto che ci fosse qualcosa di sbagliato prima di prendere l’ostia in bocca.]
Afferro il candelabro che prima era troppo lontano e provo a ristabilire il silenzio, dandole un colpo secco sul collo. La testa si stacca di netto, vola lontano e atterra con un tonfo osseo, come di cartoni di uova rotte. COSA CAZZO HO FATTO!? [Scherziamo? Così dal nulla? In un racconto finora dal tono realistico l’aspirante perpetua decapita una vecchia con un candelabro senza che tu abbia disseminato neanche un qualche vago dubbio sul fatto che ci fosse qualcosa sotto? Non restituisce l’effetto che immagino volessi dare, non è un colpo di scena ben costruito]
Il Don ride, mi si avvicina e mi dice qualcosa all’orecchio. Lo guardo incredula. “Ripeti?!” gli dico. “Gran bel tiro, ma la Gina si ricompone in fretta, ti tocca scegliere in che squadra stare prima che si riprenda.”
Temo di non capire, ma non credo che avrò molto tempo per farlo. Il Don mi sorride sghignazzandomi in faccia, mostra degli splendidi canini. Nel frattempo la metà della Gina più vicina a me si sta alzando a fatica, senza perdere una sola goccia di sangue, e punta in direzione della testa che grida “sono qui, sbrigati, dobbiamo farla vedere noi a quella stronza!” [uhm… questo passaggio per me non funziona]

Guardo il Don, guardo la Gina. Ri-guardo il Don. “MORDIMI!” [perché lo stacco?]

Non è questo il tempo e il luogo di lasciarmi andare a romantiche smancerie su quel che ho provato diventando un vampiro. Non posso certo fare il confronto con un orgasmo umano, giacchè non ne ho mai provato uno, ma posso dire che una roba del genere non la proverò mai più. Sono anni che aspetto questa scontro, anni che mi preparo a diventare un Vampiro. Ho letto tutto quello che c’è sull’argomento, da Christopher Pike a Stephanie Mayer, passando per Anne Rice e Angela Sommer Bodenburg! È arrivato il mio momento. [qui c’è proprio un errore di fondo molto grave: stai infrangendo il patto col lettore. Sei in una narrazione in prima persona e hai volutamente nascosto tutta una parte dei pensieri della protagonista per creare l’asimmetria informativa che potesse creare il tuo colpo di scena. Questa cosa non si fa, viene percepita come un imbroglio. Non è possibile che fino a un dato momento la protagonista non sapesse nulla, si sorprendesse addirittura di alcune cose, e poi di colpo sa tutto ed è una vampira killer in una last “man” standing.]

Inizia la partita, devo essere la migliore, devo conquistarmi il titolo di Perpetua!
Balzo sull’altare alle spalle del Don con un solo movimento. Non me ne frega un cazzo che per farlo debba pestare un paio di crani. La pietà non fa parte di questa giornata. [perché invece di farglielo dire non lo mostri? È un bel passaggio da mostrare quello con i crani fracassati]
Avevo ragione io! Ho sempre avuto ragione io! Il corpo di Cristo! Il sangue di Cristo! Tutto è ovvio, tutto torna [non so se sia fatto apposta ma “tutto torna” in questo contesto è una battuta molto bella :) ]!! Solo i ciechi non possono vedere, non possono capire! Altro che Caino! Il primo vampiro è colui del quale beviamo ancora oggi il sangue!
Dal mio punto di osservazione privilegiato vedo l’accolito [chi è questo accolito?] acchiappare goffamente i chierichetti per le tiare [i chierichetti hanno le tiare?], si dimenano i ragazzini e uno dei due sta cercando di mordergli la mano con dei canini ridicoli [questo periodo è molto ruvido]. Li sbatte uno contro l’altro, testa contro testa, e si accasciano al suolo. Peccato [virgola] erano troppo giovani per giocare a questo gioco.
La Gina affannata, con la testa malamente incassata al suo posto [virgola] sta caricando verso la perpetua, quale occasione migliore per farla fuori? A ben pensarci è una ghiotta opportunità di disfarmi di entrambe. Le lascio accapigliarsi tra vecchie, la perpetua cerca di spostare di lato la faccia a Gina, che le afferra il grigio chignon con la sinistra. Devono avere un passato da lottatrici nel fango, le immagino coperte da perizomi minuti di pelle di leopardo. Mi viene quasi da ridere tanto sono ridicole. Salto giù dall’altare roteando il mio giochino. Stavolta la testa della Gina arriva così in fondo da rotolare giù dalle scale del sagrato. Qualcuno deve aver aperto la porta. Con il suo passo da zombie non arriverà così lontano. La perpetua mi guarda, è più agile di quanto pensassi, il mio colpo le ha sfregiato la guancia, ma non è arrivato a segno. Mi soffia in faccia: “Non lo avrai mai, è mioooooo!” e prova a cavarmi gli occhi con le lunghe unghie affilate da Banshee. Si sposta così velocemente che non ha senso guardarla, devo concentrarmi. Guardo un punto fisso e mentre sta correndo verso di me per caricarmi la trapasso col candelabro. Mi vomita in faccia come un fiume di odio nero. Sangue marcio. Che schifo. [il problema di tutto questo periodo è che sei in una narrazione in prima persona, quindi in presa diretta, e applichi una manipolazione temporale molto forte… dilatazioni e rallentamenti fatti senza venire introdotti da cambi al filtro percettivo dati da fattori scatenanti sono sempre spiazzanti e intaccano la credibilità del passaggio narrato, in prima presente lo fanno esponenzialmente di più.]
In tutto questo l’organista inspiegabilmente sta continuando a suonare, sta eseguendo tutto il nostro repertorio. Cerco Lucrezia, tra i cadaveri ammassati, e la scorgo. Non posso crederci. I suoi lunghi capelli si sono trasformati in serpi, e la sua lingua è diventata come un tentacolo. Sta avvolgendo nelle sue spire don Ermenegildo e prima di calargli il tentacolo in gola mi sibila “Non vincerai nemmeno questa volta”. Qualcosa mi si gonfia nel petto, sento tutto il mio sangue bollire. Afferro una panca dal lato sinistro e la lancio furibonda. Vado in berserk, è ufficiale [questa frase ha un problema logico: se uno va in berserk non ragiona più, diventa una “macchina” assassina furibonda, e dovrebbe essere seguita da un cambio della narrazione che, in prima persona, dovrebbe riflettere pari paristato d’animo e mood del protagonista. Uno che va in bersekr non dice “vado in berserk”, tantomeno “sono in berserk”. Lo potrà dire a posteriori, tipo “quella volta ero in berserk”, una volta ritrovata la lucidità per parlare e pensare. Qui usare lo show sarebbe stato molto più efficace. Spazio residuo ne avevi, caratteri per svolgere al meglio quella che mi sa che è la scena di chiusura del combattimento finale sarebbe stato meglio]. Carico Lucrezia travolgendo qualsiasi cosa mi si pari davanti, schiaccio teste, devasto toraci, abbatto chiunque stia sulla mia traiettoria. Mi lancio sulle serpi di Lucrezia e mordo. Mordo Lucrezia [tecnicamente morde le serpi] fino a staccare la testa di tutte le sue bestiacce. Stacca le labbra dal Don. “Come ti sei permessa!” Mi guarda indignata cercando di rimettermi nel mio ruolo di serie B, le sputo in faccia, sognando di migliorare per la prossima edizione, potendo sputare anche io veleno. “Scegli, o ti ritiri o sei morta. Questa partita la vinco io.!”

Lucrezia guarda le carte che ha in mano. “puttana se sei una troia.” Le getta sul tavolo. “Cosa cazzo hai vinto tu, che dici? Mi hai fatto fuori, ma ti manca il duello con il Don”.
Scopro un sorriso beffardo e sul tavolo le mie carte: “Vampiro generatore”- “Incantatrice” – “Sacrilegio” – “Candelabro”.
Le scopre Ermenegildo “Succube” – “Famiglio” – “apparenza”.
Nessuno si azzarda a tirare più i dadi.
[Ecco, qui dovrei aprire un discorso molto lungo che cercherò di sintetizzare: ok l’idea del colpo di scena, il fatto che la narrazione sopra sia di base un gioco di ruolo/carte è simpatica, ma se parti da questo presupposto devi strutturare tutto il brano precedente con criterio per arrivare a questo punto in modo che il lettore non faccia resistenza al disvelamento del tuo colpo di scena. Quindi, per esempio, narra la prima parte in seconda persona presente, seguendo la narrativa tipica dei giochi di ruolo (che siano di carte o di latra natura). In questo modo hai una prospettiva su narratore, personaggi e voce narrante che non ti toglie niente dal pdv della narrazione ma aggiunge il livello di lettura necessario a rendere il colpo di scena finale una cosa suggerita ma incomprensibile al lettore fino al suo disvelamento. Poi dissemina indizi ponendovi l’accento, in modo che non siano solo frasettine dette en passant, il lettore se le deve ricordare, in modo che quando arrivi al twist dica “aaaahhhh, che figo”. Non è sempre semplice farlo, ma quando hai un plot twist che cambia così radicalmente la prospettiva, dovresti curarti di prepararlo al meglio seminando indizi che “ruotano” tutti assieme al plot twist finale, come una serratura che scatta.]

Ragazzi mi sa che ho vinto io. il Don oggi è una mia creatura. Brucia il culo eh? Sarà il candelabro?
[forse qualche obiezione degli altri giocatori, utile a chiarire le dinamiche di come mai la tale creatura vinca di sicuro contro la tal altra sarebbe utile, perché detta così uno può dire “ok, e cosa vuol dire questa costruzione?”. Mettere il tutto in una cornice di gioco presuppone che ci siano delle regole che governano il tutto e si devono sia percepire nel narrato in presa diretta del gioco immedesimato, che poi almeno accennate (non nel senso che devi dire quali sono, ma che devi far capire senza scampo che ci sono, e il penultimo paragrafo è il posto giusto. Tipo “ma la succube ha +4 all’antani!” “sì, ma il candelabro con il sacrilegio impone protezione 6 al taratapa e mi dà anche +2 al tapioca.” “Mi sa che ha ragione, Lucrezia, vinco solo se io tiro tutti 6 e lei tutti 1.” “e provaci allora, non ti arrendere” Ermenegildo tira e fa 5-2-1. (o fa 6-6-6, cosa che può farti tirare ancora un paio di righe con la suspense, il tavolo esulta, poi la protagonista per scaramanzia tira un dado alla volta e fa 1, ride persino lei, tanto come dire che farà altri due 1 di fila. Tira il secondo dado e fa ancora 1, panico, ansia, non è possibile, dai, quante possibilità ci sono che si facciano tre 1? Teme, aspetta, prolunga il momento, la tensione al tavolo è alle stelle, c’è un saccod i anticipazione. Poi tira, il dado rotola, rotola, rotola, cade dal tavolo e sul pavimento rotola, rotola, rotola e si ferma in un angolo della stanza. Tutti i giocatori schizzano in piedi e vi si precipitano: 2. La protagonista ha vinto. Questo è chiaramente un esempio, gestiscila come vuoi tu, ma dare un quid in più facendo vedere delle dinamiche e creando un vero parallelismo tra il mondo in game e quello out of game è qualcosa che ti dà tantissimi spunti e possibilità.]
[Ah, poi la questione della Perpetua pensavo fosse un gioco di parole con i non morti e l’idea mi stava piacendo molto, potresti implementarlo, renderlo il nome del gioco e dargli la doppia chiave di lettura come la perpetua del prete o la Perpetua, titolo onorifico del non morto demone vincitore definitivo.]
[Tornando un attimo alla prima parte del brano vista a posteriori, ti inviterei a rileggere l’incipit del narrato e valutare se sia una narrazione compatibile con un gioco di ruolo di carte o se sia una narrazione standard che non solo non va nella direzione del gdr ma diventa anche troppo fuorviante, impostando un tono e uno stile che non lasciano spiragli di porta aperta al plot twist che avevi in mente.]

Per tirare le somme: l’idea è carina, mi è piaciuta, ma la realizzazione è viziata da diversi problemi di natura tecnica. La coerenza interna a volte salta un po’ per aria andando a impattare sulla sospensione dell’incredulità, che è quello che in genere fa abbandonare la lettura. Concettualmente, puoi avere il plot twist più bello del mondo, ma il lettore ci deve arrivare, se infrangi il patto e la sua sospensione dell’incredulità, facilmente al plot twist nemmeno ci arriva. Non è un discorso specifico, alla fine è un pezzo da 10k, probabilmente scritto in fretta e furia, ci sta che abbia dei problemi, è più un discorso generale che ti faccio a partire dal brano.
A proposito del plot twist, ho le mie riserve. È il classico finale tipo “e alla fine era tutto un sogno” che, nel migliore dei casi (vale a dire quando la storia è costruita benissimo e piaceva molto), è una delusione incredibile, perché scopri che la storia che ti era piaciuta non era nemmeno vera, nel peggiore dei casi, beh… questo non sostituisce ma si aggiunge al discorso sul costruire a dovere il plot twist che, sempre a mio modestissimo parere, se fosse stato ben costruito ci sarebbe anche potuto stare.
Per finire, io non so se tu di norma gestisca bene tutti gli aspetti che ti ho segnalato, è la prima volta che ci incontriamo e quindi non so fare paragoni. Decidi tu cosa di quello che ti ho detto ti è utile e cosa no, sono ovviamente le mie opinioni personali e come tali vanno prese, io spero solo di averti dato dei buoni spunti di riflessione per migliorare sia il brano che la tua scrittura in generale.
È stato un piacere e a rileggerti ;)

Ah, giusto, i bonus, mortalità direi ok, il latino sì, l’uso creativo della scurrilità non mi ha particolarmente colpito ma per esserci c’è e io su queste cose non faccio quasi mai il rompiscatole. Quindi per me tutti i bonus sono presenti.
Se dici cose senza senso, sarai trattato come un paroliere.
Sbattuto su e giù e ribaltato su un tavolo, fino a che le tue interiora saranno fuoriuscite.
E ci leggerò dentro ciò che mi pare, magari il futuro. [cit.]

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