La fuga

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo marzo sveleremo il tema deciso da Luca Mazza e Jack Sensolini. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) I BOSS assegneranno la vittoria.
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el_tom
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La fuga

Messaggio#1 » mercoledì 15 maggio 2019, 13:27

I

Nuova Palmanova, bassa friulana, quel che resta dell’inciviltà limitrofa si è asserragliata qui nella città a forma di stella, protetta dagli antichi bastioni.
Dopo il Crollo i sopravvissuti dei paesi vicini erano tutti accorsi qui in cerca di riparo.
La città resiste a un assedio perpetuo da quella che sembra un’eternità ormai, i viveri scarseggiano, le munizioni anche, il morale è ha terra… ed ha cominciato a scavare.
Nella sala comunale si tiene quello che probabilmente sarà l’ultimo consiglio di guerra prima della disfatta.
Maximo Decimo Minchio, usbergo d’acciaio sopra Ray-Ban a goccia, maglia dell’udinese targata Bierhoff, pantalone mimetico e anfibio militare; il sindaco-generale eletto democraticamente a colpi di scure, siede sul suo trono a capo della tavolata tattica, davanti a lui sono dispiegate le mappe di quel che una volta era conosciuto come Friuli Venezia Giulia.
Non vola una mosca, non si sente un respiro……….
“Cazzo! Siamo fottuti” esordisce il condottiero sbattendo un pugno sul tavolo.
“Quei fottuti mutanti sembrano organizzati per bene questa volta, hanno tagliato le vie di rifornimento da porta Udine e da porta Cividale, abbiamo perso i campi di Santa Maria e di Sottoselva, tra un po’ dovremo mangiarci le suole delle scarpe cazzo! Chi è che li manovra? Chi li coordina? Cui isal chel bastart?”
Il comandante Nuto, detto Nano, un metro e quarantotto di pura cattiveria, perennemente in divisa del Palmanova rosso amaranto e scarpini da calcio diadora, prese la parola: “Cui ca lè, cui ca no lè, ce ti fotià?” sbraitò Nano, grattandosi la cicatrice sul volto dove un tempo c’era il suo occhio sinistro.
“ Dobbiamo agire! Stare qui a frignare non ci salverà la buccia!” sputò in faccia agli astanti sbattendo in terra il palo di frassino che un tempo era la sua gamba destra.
Minchio lo fulminò con lo sguardo “Geniale Nano, quindi cosa proponi? Eh?”
Il suggerimento arrivò inaspettato, non solo per l’oggetto ma anche per il soggetto che lo produsse.
“Perché non si va al mare?”
Tutti si voltarono verso la figa di turno, femmina che orbitava intorno alla tavolata tattica a ogni riunione e che, generalmente, non aveva un nome in quanto cambiava a ogni incontro, uniche caratteristiche inamovibili: un culo che potrebbe essere usato come schiaccianoci e un solo neurone che probabilmente era in vacanza per la maggior parte del tempo.
I 4 capitani al tavolo, Nano, Dente, Mina e Notte si guardarono per un secondo soltanto, poi eruttarono in una risata corale che fece arrossire la figa di turno e le fece abbassare lo sguardo.
Il Minchio però era di tutt’altro avviso.
“Zitti, manica di stronzi! Brave le me piçule!”e mollò una sonora pacca sul culo della figa di turno.
“Abbiamo intercettato una comunicazione, sembra che ci siano altri sopravvissuti a Grado, devono essersi asserragliati e controllare il ponte.”
Mina, l’asso di bastoni, perticone di due metri, biondo pannocchia, sguardo di ghiaccio,converse rosse, Levi’s nero e canottiera con macchia d’olio a far finta di coprire un fisico d’acciaio, l’Ivan Drago della bassa, si fece subito serio
“Va ben capo, ce mȗt vino di fa?”dritto al punto senza passare per il via.
“Non possiamo pensare di portare tutti fuori da qui e fare 30 kilometri, fino a Grado, senza essere visti, è semplicemente impossibile”
Minchio si affossò nel suo trono, schioccò le dita e la figa di turno gli portò uno spritz bianco.
“Possibile o no, non ha importanza, il Nano ha ragione, dobbiamo agire, se restiamo qui siamo morti, dobbiamo tentare, peggio di morire cosa ci può succedere?
Notte, vai alle officine, vedi quanti mezzi sani ci sono e quanti possono essere riparati e blindati nel minor tempo possibile.
Nano, alle armerie, cernita delle armi e delle munizioni, non sarebbe male recuperare anche picche, spade, scudi e tutto quello che può far male, rovista nei depositi del museo sopra le porte.
Dente, ai magazzini, conta dei viveri e dei medicinali, vedi anche come siamo messi a scarpe, maschere antigas e giubbotti antiproiettile.
Mina, censimento, quanti siamo divisi in: chi può combattere, chi può guidare, chi può essere utile, chi è scopabile e chi resterà qui”.
L’ultima frase cadde nel silenzio accompagnata da cenni d’assenso dei quattro assi di briscola.
Minchio quindi concluse la riunione con le parole di rito
“E adesso fuori dalle balle che la figa di turno si è meritata il sigillo comunale”
Manata sul culo e risata sguaiata.

II

Tre giorni trascorsero in fretta e pure stranamente tranquilli, i cinque capi militari della fortezza si diedero appuntamento sopra porta Aquileia.
Minchio fece cenno ai suoi sottoposti di seguirlo e , mentre facevano un giro di ronda per dare un’occhiata alla situazione fuori dalla porta, non si perse in chiacchiere:
“Notte, rapporto mezzi”
Il capitano Notte, l’asso di denari, era il figlio di un immigrato congolese, scuro come la pece, grosso come una mietitrebbia e, in battaglia, lasciava dietro di se solo corpi che avrebbero goduto del riposo eterno.
“Abbiamo a disposizione due corriere da 50 posti, 6 ruote motrici, pneumatici blindati, rostro in acciaio temperato, lastroni di piombo al posto dei finestrini, ho fatto montare due postazioni di tiro per lato, anteriore gatling e posteriore lanciafiamme, sul tetto altre 2 postazioni di tiro, anteriore artiglieria anticarro e posteriore arpione con verricello.
Una golf 1800 gti del ’83, cingolata, blindatura da 4 millimetri, tettuccio apribile con 2 postazioni per m60
Un ducato ed uno scudo, nove posti ciascuno, ma ho fatto togliere i sedili posteriori e li ho fatto fare il solito lavoretto di blindatura, saranno ottimi per trasportare cibo ed acqua.
Un’autocisterna ex-torvis, una volta caricava latte, ora è pronta a dispensare morte sotto forma di fuoco, 100% napalm di prima qualità, e vaffanculo alla Lola.
Fifty, Oxford, Califfoni, Ciao e scooter vari.
E per noi un bel Hummer h3”
Minchio si arrestò di colpo e si girò a fissare Notte
“E dove cazzo l’hai tirato fuori un Hummer?” ringhiò in faccia a Notte.
Quello non si scompose minimamente, scrollo le spalle e sorridendo rispose “L’ho vinto a tressette da un coglione di Udine qualche mese fa, lo tenevo da parte per un’occasione speciale”
Se Minchio ne rimase sorpreso non lo diede a vedere, si voltò e riprese a camminare.
“Nano, rapporto armi”
Il capitano arrancò per raggiungere Minchio e porsi al suo fianco, la sua gamba di frassino, oltre che la sua statura, non gli permettevano di camminare agilmente come gli altri 4.
“ Abbiamo circa 40 doppiette calibro 12 a canne mozze, una ventina di calibro 9, due m82 Barrett, dieci m60 e una manciata di fucili da caccia, le munizioni non sono moltissime ma tutto dipenderà da quanta resistenza incontreremo la fuori.
Coltelli, asce e picche in quantità, c’è addirittura qualche spada e un discreto numero di machete, gli scudi li lascerei perdere, sono pesanti e non saprei quanto potrebbero reggere.”
“Molto bene” disse Minchio, poi si fermo a guardare l’orizzonte verso la palmada, la strada che gli aveva salvato la patente un pacco di volte quando usciva a fà cjoche, prima del crollo, scosse la testa e ritornò al presente, non era tempo di essere malinconici e perdersi nei ricordi, avrebbe avuto un sacco di tempo una volta morto.
“Dente, come siamo a viveri e bibita”
Capitano Dente, l’asso di coppe, ex-pizzaiolo, era più largo che alto ma comunque sfiorava il metro e novanta, non era grasso, non era neanche muscoloso come Mina, era grosso, incredibilmente grosso, si mormorava che stesse mutando, ma nessuno aveva le palle per dirglielo in faccia e soprattutto nessuno voleva rinunciare alla sua scorta di birra, frutto delle sue scorrerie al Eurospar di Bagnaria Arsa per vie che manteneva gelosamente segrete.
“Nei due furgoni ci mettiamo la birra, alla peggio possiamo abbandonarli per tenere occupati quelli stronzi la fuori che ci vogliono mordere le chiappe, per i viveri ce ne servirebbero altri due.”
Minchio questa volta non nascose la sua sorpresa.
Sin plêns di birutis?Questo è un inconveniente piacevole, Notte, si combinano altri furgoni?”
Si cumbine capo, dami ancimò doi dîs” rispose laconico Notte.
“Un giorno e non mezzo minuto di più.
Dente, vestiario tattico?”
“Scarponi e anfibi non mancano, giubbotti antiproiettile una cinquantina, dieci maschere antigas”
Minchio restò impassibile e si rivolse quindi all’ultimo capitano.
“Mina, quanti siamo”
L’asso di bastoni fu diretto come il suo solito.
“Troppi e pocje frice, come al solito sarà la sagra della salsiccia.
Da quello che ha detto Notte sembra che avremo a disposizione un centinaio di posti in corriera, sette autisti per i mezzi e una dozzina di persone che sappiano sparare come si deve da piazzare a difesa, quelli che restano fuori dovranno andare in motorino e chi non ce la fa… bè, lo sappiamo tutti cosa gli succederà, dovremo lasciarci indietro almeno un centinaio di persone”
Minchio si mise di fronte ai suoi vassalli, si tolse gli occhiali da sole e fece scorrere il suo sguardo negli occhi dei quattro, uno alla volta.
Il tempo sembrò fermarsi per un istante.
“Capitani, soldati, amici, purtroppo non abbiamo altra scelta.
Partiremo dopodomani all’alba, stasera faremo festa, Dente, vedi di non fare il tirchio e tira fuori un po’di birrette.
Prima della fine della festa ne serviremo di speciali a quelli che non possiamo portarci dietro, non possiamo salvarli ma almeno non li faremo soffrire.
Domani cominceremo a prepararci.
Mina, tu vieni con me ora in municipio, dobbiamo fare la lista di chi vive e di chi muore”
Minchio si rimise gli occhiali, lo stomaco gli si strinse ma, come al solito, non lo diede a vedere.
Guardò ancora i quattro assi, visi tirati, espressioni serie, tranne uno…
Mina sorrideva.

III

Alba mutante, lampi di luce all’orizzonte, il sole nascente illuminava nebbie lontane, verdi, azzurre, spirali di colore che salivano al cielo man mano che l’aria si scaldava.
Piazza di Nuova Palmanova, tutto era pronto o, se non lo fosse stato, ormai non c’era più tempo per altri preparativi.
In testa alla colonna l’hummer blindato a fare da ariete, gli altri mezzi a seguire.
I motori rombavano, le armi erano cariche, le birre nei furgoni, tutti erano pronti per una pasquetta di sangue.
La colonna si mosse, percorse lentamente borgo Aquileia e si fermò di fronte al massiccio portone rinforzato.
Al volante c’era Dente, visto la sua mole e la sua agilità, il posto di guida era il più adatto a lui.
Minchio, sul sedile del passeggero, estrasse dal cruscotto il telecomando di un vecchio mivar.
Pulsante rosso, accensione.
Le micro cariche piazzate sui cardini del portone esplosero, le titaniche porte caddero pesantemente verso l’esterno e finirono direttamente nel fossato lasciando la strada libera.
Le orde di mutanti che si muovevano casualmente nei dintorni della strada si animarono istantaneamente.
Nano si sporse dal tettuccio dell’hummer e suonò la carica con una tromba da stadio. La colonna si mosse, all’inizio lentamente, poi fu come una valanga di acciaio, lame e piombo.
I patetici rimasugli di quel che era l’umanità vennero falciati senza pietà dalla corazzata di Nuova Palmanova.
Partiti, avevano davanti 30 km.
I motori truccati rombavano e l’artiglieria cantava in coro una canzone di morte e distruzione.
Il Minchio doveva gridare per farsi sentire sopra il frastuono
“I primi 4, 5 km saranno critici, da qui fin dopo l’incrocio del Taj, secondo le miei informazioni, incontreremo la maggior parte dell’offensiva mutante, poi sarà un’incognita, se c’è qualcosa o qualcuno è stato ben attento a non farsi vedere.”
Nano, tranquillo come se avesse in mano una canna da pesca e fosse in riva ad un fiume aspettando che un a trota abboccasse chiese al Minchio “E tu come che cazzo lo sai che i mutanti sono fin li e non li troviamo da qui alla fottuta luna?”
Il Minchio rise e rispose con una delle sue frasi ricorrenti “Sono Minchio, mica scemo, ho mandato in avanscoperta il Griso e il Gatto un paio di giorni fa, sono arrivati fino a Strassoldo e sono tornati a riferirmi la situazione”
Nano sembrò approvare.
Attorno a loro sangue e umori dai colori più improbabili, ormai le armi tacevano, i veicoli lanciati nella folle corsa lasciavano dietro di loro scie di arti amputati, tentacoli, interiora e resti biologici non definibili, attraversavano le masse di corpi inumani con spietata furia, valchirie meccaniche progettate per uccidere.
Superarono le macerie del raccordo autostradale, superarono il famigerato incrocio del Taj, davanti a loro la strada statale, dritta e sgombra.
25 km da affrontare.
Crocevia dell’inferno, la vita davanti a loro, la morte ai lati, ostacoli, barriere di cemento.
La colonna rallentò fino a fermarsi.
Notte scese dall’hummer per controllare la situazione e fece rapporto.
“Sono 3 barriere in cemento, non possiamo sfondarle, rischiamo solo di perdere mezzi, potremmo farle saltare. Ho dato un’occhiata in giro e sembra che non ci sia nessuno nei dintorni, Castions è a qualche km verso ovest, di Strassoldo resta solo il castello ormai e dubito ci sia qualcuno la dentro.”
Minchio annui e Notte andò a piazzare le cariche.
Ci sarebbe voluto solo qualche minuto.
Attorno a loro il silenzio, troppo silenzio, qualcosa non tornava.
Notte piazzò l’ultima carica e tornò sulla vettura, erano a una distanza sufficientemente sicura quindi fece brillare le barriere.
Quando il fumo si diradò la strada era sgombra.
La colonna fece per ripartire quando si udì lontano un muggito, poi fu come se stesse per arrivare un temporale, un rombo lontano, il terreno vibrò.
Sgorgarono improvvisamente dai lati della strada e fu subito inferno.
L’artiglieria ricominciò il suo canto di morte ma il fattore sorpresa giocò un brutto tiro a gli speranzosi musicanti.
Minchio gridava a pieni polmoni “Muoversi! Muoversi! Muoversi! Via da qui cazzo!”
Nano, imbrattato di sangue, chiese “Cosa cazzo sono quei cosi?”
La domanda era retorica, ma fino ad un certo punto. Chiaramente erano mutanti ma così non se ne erano mai visti, ibridi.
Centauri, in parte umani e in parte… mucche… o almeno così pareva, su alcuni di quegli esseri si riuscivano a distinguere abbastanza facilmente le parti che li componevano, ma altri erano semplicemente delle accozzaglie di carne, pelo e corna che una qualche dio malato e con un pessimo senso dell’umorismo si era divertito ad attaccare insieme.
Caricavano implacabili e, prima che i neo palmarini riuscissero ad acquistare velocità, riuscirono a portarsi via un bel carico di vite, una corriera era andata.
Cercarono di fuggire ma i bov-uomini si lanciarono all’inseguimento.
La cisterna ex-torvis che aveva trasportato latte fino al crollo, ora li teneva a stento a distanza vomitando su di loro il suo carico di fuoco, napalm di prima mungitura.
Mina, esposto dal tettuccio apribile, gridò in un impeto di rabbia “Vacis bastardis, no si tocje le me friceeee!” e scaricò una valanga di piombo 7,62 sulla cisterna che, dopo una breve resistenza, esplose investendo sia le vacche sia il nugolo di motorini che era in prossimità del combattimento.
L’asso di bastoni calò nell’abitacolo silenzio.
“Grigliata per tutti capo, solo ben cotta” e sorrise serafico.
C’era poco da fare se no continuare ad avanzare, nessuno protestò o si lamentò, tutti guardarono avanti e continuarono la loro marcia.
20 km al mare.
Di nuovo strada libera di fronte a loro, sapevano che una grande incognita li attendeva, Cervignano del Friuli.
Si aspettavano guai.
Ci arrivarono senza problemi ed in fretta, nessun ostacolo gli si parò davanti.
Entrarono nella cittadina lentamente, avevano deciso di attraversarla esattamente al centro, l’alternativa sarebbe stata passare per il cavalcavia di Scodovacca, ma non sapevano se fosse ancora in piedi e non volevano rischiare di restare imbottigliati in improbabili manovre per poi tornare sui loro passi e poi, ne avevano già avute abbastanza di vacche.
Passarono davanti al parco,poi sopra il ponte dell’Ausa, giunsero al punto critico, strada stretta e doppia esse fino alla stazione delle corriere.
Nessuno in vista, nuovamente strada dritta davanti a loro.
Le vetrate della stazione delle corriere esplosero verso l’esterno, in strada si riversò quella che fu la compagnia dei carabinieri di Cervignano, infatti la loro caserma era dietro alla stazione delle corriere, furono i primi a mutare, loro e i pompieri, i primi ad intervenire durante il crollo e i primi a morire.
La colonna accelerò e riuscì quasi a sfuggire indenne, due furgoni conquistati dai militi mutati, cibo e birra per loro, onore e gloria.
Il carico umano si era praticamente dimezzato, ma non mancava molto ormai.
Erano lanciati, da ora in avanti non si sarebbero più fermati, o almeno così speravano.
15 km al mare
Terzo gli sfrecciò accanto, deserto, strada dritta fino ad Aquileia.
Esseri con troppi arti si trascinavano per la strada, di loro restò solamente qualche macchia sul parabrezza rinforzato del hummer, non si rallenta, corsa per la vita.
10 km al mare
Ai lati della strada, quelli che una volta erano campi coltivati, un tempo brillavano del colore dell’oro, ora erano campi di cenere, qualche raro arbusto, striminzito e rinsecchito, sfidava la sorte e si protendeva verso il cielo, come una mano scheletrica che invoca aiuto.
5 km al mare
Belvedere, l’ultima curva prima del ponte.
Il ponte.
Non c’era più nessun ponte…

IV

Si fermarono su quello che era diventato un argine, davanti a loro il mare, il ponte era crollato, o era stato fatto crollare.
Minchio non riusciva a trattenersi, imprecava e bestemmiava senza sosta, era stato tutto inutile, sarebbero morti lì di fame e di sete, se non divorati dai mutanti, o mutati loro stessi, prima o poi.
Mina gli si avvicinò, sorriso stampato in faccia, mise una mano sulla spalla del Minchio, quello si girò e gli abbaio in faccia
“Ma che cazzo hai te da ridere sempre?”
Mina non si scompose, gli si fece più vicino ancora, nel silenzio che si era creato si senti forte e chiaro il rumore dello sparo.
Minchio morì con la bocca aperta, stupito e colto di sorpresa, la 44 magnum di Mina gli aveva aperto lo stomaco e spezzato di netto almeno 2 vertebre, ora si poteva vedere il mare attraverso di lui.
“Capo, te l’ho detto molte volte che a preoccuparsi troppo viene il mal di stomaco” proferì, raggiante Mina.
Il Nano, ripresosi dallo shock, emise un grido di guerra da far accapponare la pelle e si lanciò sull'asso di bastoni.
Grosso errore.
Mina alzò la pistola e lo colpì alla testa, le cervella del Nano finirono su quelli che erano dietro di lui e sul cemento.
“Bene bene bene signori e signore, ancora qualcuno che vorrebbe dire qualcosa?”
Notte si fece avanti, le mani in alto in segno di resa “Che cazzo sta succedendo Mina?”
Quello abbassò l’arma.
“Succede che ora il capo sono io e chi non è d’accordo può scegliere se andarsene per i cazzi suoi o morire qui.
Succede che ora portate qui quello che è rimasto del cibo e della bibita, lasciate dove sono le armi e fate tutto quello che vi dico di fare e vedrete che anche per voi ci sarà una ricompensa”
Nessuno fiatò e il tutto fu svolto celermente.
Mina estrasse un cellulare, un vecchio 3310, tutti restarono con tanto d’occhi a vederlo.
Invio un messaggio ed aspettò, poco dopo si sentirono dei rumori provenire dal mare, da dietro i canneti arrivarono delle battane.
Mina si girò verso di loro e alzò il braccio per salutarli.
Quando cadde morto, aveva il braccio ancora alzato e il fucile di Dente fumava.
Il pachidermico capitano disse, imperturbabile
“All’asso di coppa nun ce pisci in bocca”
Notte era incredulo, riuscì solo a dire “Ma che cazzo è successo qui?”
Dente, pacatamente, spiegò
“La trasmissione che Minchio aveva intercettato non veniva da Grado, veniva da Mina.
Quel perticone succhia cazzi si era accordato con i gradesi per entrare sull’isola, in cambio loro volevano cibo, birre, armi e figa, ecco il perché di tutta questa storia. Non sono stati i mutanti a tagliarci i rifornimenti ma Mina, lui ci ha sabotato.
Non ne ero certo ma la sera prima di partire l’ho seguito mentre si allontanava dai festeggiamenti e l’ho beccato mentre telefonava ai gradesi.
Ormai era troppo tardi per fermare la partenza, almeno ora andremo tutti sull’isola”
I superstiti ripresero le armi, i gradesi videro che qualcosa era cambiato ma non protestarono, infondo avevano cibo, birra e figa fresca.
Salirono tutti sulle battane e navigarono verso sud, verso l’isola, una nuova casa, la loro nuova casa.
Ultima modifica di el_tom il giovedì 16 maggio 2019, 9:38, modificato 1 volta in totale.


La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.

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Re: La fuga

Messaggio#2 » mercoledì 15 maggio 2019, 13:29

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Re: La fuga

Messaggio#3 » lunedì 20 maggio 2019, 0:49

Ciao Tom, dopo il controllo ho riscontrato un eccesso di battute rispetto al limite massimo di 20000. Per questo parteciperai con un malus di 2 punti.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento. Mi dispiace.
Ti ricordo che La Sfida a un Gruppo Facebook dedicato: https://www.facebook.com/groups/2152382 ... =bookmarks
Buon GAME!

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Re: La fuga

Messaggio#4 » giovedì 23 maggio 2019, 11:35

Ciao, El_Tom!
Credo che sia la prima cosa tua che leggo qui su minuti contati, e quindi ti meriti anche un benvenuto glitterato. Spero che ti divertirai e che continuerai a frequentare questi lidi di perdizione.

Finiti i convenevoli di rito, veniamo a noi.
L'impronta del tuo racconta è quella tipica dei Roadmovie di serie B: caciaroni, pieni di spari e distruzione, sempre con l'acceleratore a tavoletta. Una sorta di Mad Max del Nord Italia. La trama è semplice e veloce, e serve solo da pretesto per far muovere tutti i protagonisti e iniziare a sparare.

A parte questo, però, purtroppo nella tua storia ci sono un po' di cose che dovresti rivedere e aggiustare, così da renderla ancora più accattivante. I protagonisti sono un po' piatti e hanno un po' troppi nomi: il riferimento agli assi della briscola è interessante, ma si sovrappone ad altri soprannomi con riferimenti a fattezze e caratteristiche fisiche, creando una ridondanza che un po' stanca il lettore.
Inoltre, sempre per stare in tema personaggi principali: la narrazione corale è una cosa complicata da gestire, perché impone di tenere bilanciato ogni punto di vista. Nel tuo caso, la cosa ti è un po' sfuggita di mano, perché a un certo punto, i PDV si sono un po' persi e mischiati.

Le scene d'azione, che sono ardue da rendere su carta, sono un po' troppo blande e con questo non intendo che non ci siano invenzioni belle, o combattimenti campali, ma dovresti coreografarle meglio. Immagina Braveheart, quando gli Scozzesi si schiantano con gli inglesi: dopo un inizio in campo lungo, la telecamera inevitabilmente si avvicina ai combattimenti perché vuole farti entrare nell'azione. Lo stesso dovresti fare tu: hai cinque combattenti (il Minchio più quattro assi di Briscola) da poter seguire negli scontri. Fallo! Buttati insieme a loro nella mischia, facci vedere come distruggono tutto. A me è sembrato di osservare la battaglia da lontano, in un punto sicuro, in cui non mi sarei mai fatto male. E invece, da lettore, voglio correre in mezzo ai mutanti e vedere come vengono distrutti. Se qualcuno degli umani cade, voglio stare là vicino a sentire la puzza del sangue che ha versato.

Il colpo di scena del tradimento è stato troppo annunciato da una metonimia narrativa messa nel posto sbagliato: il Mina che sorride in contrapposizione con gli altri che sono preoccupati. E nonostante tutto, arriva che sembra quasi una cosa messa lì perché doveva accadere. Devi preparare il terreno per un capovolgimento di questo genere, perché è davvero un gamechanger della tua storia.

Il finale positivo è una scelta tua, ma forse un po' troppo repentino.

Ultima cosa, poi GIURO che non ti rompo più i coglioni, parola di Lupetto!: cura la punteggiatura e i refusi. Ce ne sono tanti e sparsi ovunque. L'aspetto tecnico della scrittura è parte integrante della scrittura stessa: mettere bene le virgole, lasciare gli spazi giusti, limitare i punti di sospensione a TRE (e non tremila come ci insegnano i trolloni di facebook, che dio li maledica!), andare a capo quando è giusto, cercare i fottuti errori di battitura, sono cose che vanno curate esattamente come lo svolgimento della storia.

Spero di esserti stato utile: ricorda che il fine ultima di questo gioco è quello di imparare a mettere quante più parole possibili in fila senza che crollino miseramente, non c'è niente di personale. Te lo dico, perché dovrebbe essere la tua prima partecipazione e magari fraintendi quello che ti dico! :D

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el_tom
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Re: La fuga

Messaggio#5 » giovedì 23 maggio 2019, 15:04

Ciao
Ti ringrazio moltissimo sia per il benvenuto, sono appena approdato qui su minuti contati, sia per il tempo che mi hai dedicato.
Accolgo le tue critiche con umiltà e cercherò di farne tesoro, non la prendo sul personale, anzi, ti ringrazio molto anche per queste.
L'unica cosa che mi sento di scrivere a mo' di spiegazione riguarda le scene d'azione, ho avuto paura di dilungarmi troppo (cosa che poi ho fatto ugualmente :-)) e fare confusione concentrandomi sull' azione, ma questa è appunto una spiegazione, non una giustificazione ed è solo una mia pecca, se avessi strutturato meglio il racconto questo problema non si sarebbe posto.
Grazie ancora :-)
La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.

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Re: La fuga

Messaggio#6 » venerdì 24 maggio 2019, 9:03

Ciao el_tom, e benvenuto a Minuti Contati!

I richiami a Mad Max e, più in generale, ai road movie basati sugli inseguimenti, sono piuttosto evidenti nel tuo racconto.
In questo tipo di narrazioni la cosa migliore da fare è schiacciare il piede sull'acceleratore e sparare ad ogni riga una bomba sempre più grossa, cosa che per certi passaggi tu sei riuscito a fare (gli uomini-mucca mi hanno sinceramente divertito, così come i riferimenti geografici all'italiana che aggiungono un sapore di trash e le sparatorie in motorino), ma in altri passaggi ho notato un rallentamento consistente.
Ad esempio: il secondo capitolo, quando i personaggi fanno l'inventario dell'equipaggiamento, è divertente nei primi passaggi, poi inizia a diventare un po' troppo ripetitivo e soprattutto lungo. Lunghe sono anche le frasi pronunciate dai personaggi: occupano diverse righe senza interruzioni, con pochi botta e risposta e momenti per tirare il fiato.

Il finale ci sta, ma forse lo avrei lavorato meglio per evitare l'effetto "spiegone" da parte del capitano della nave. Tagliando un po' nella parte iniziale, potresti avere lo spazio per formularlo al meglio.

Ultimissima cosa, a proposito di spazi: mi accodo a Eugene sul discorso dell'editing. Noto oltretutto che hai preso una penalità in punti a causa di pochissimi caratteri oltre il limite, con una lavorazione più attenta avresti potuto evitare anche questo problema.

Spero che il mio commento ti possa essere utile, siamo tutti qui per migliorare :) a presto!

Bonus: entrambi presenti.

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Re: La fuga

Messaggio#7 » mercoledì 29 maggio 2019, 19:50

Ciao, Tom, piacere di leggerti!

Dunque, il racconto è estremamente divertente e tutto l'idea dei superstiti che cercano di scappare dai nemici su veicoli civili attrezzati alla guerra mi ha ricordato sia il secondo Mad Max che l'Alba dei Morti Viventi. Gran parte della storia scorre bene: la trama è un pretesto per presentare il campionario umano e dis-umano, in cui si patteggia per i palmanovani solo perché non c'è niente di meglio. I protagonisti sono proprio il pezzo forte del racconto: anche se in poco spazio, sei riuscito a darne una caratterizzazione interessante, pur con l'evidente scopo di farne dei personaggi da parodia. Molti riferimenti (soprattutto quelli al calcio e all'abbigliamento improbabile di Minchio e dei quattro assi) penso vadano persi a causa del loro essere estremamente legati al territorio, ma va bene così. Sui mutanti forse sei stato sintetico e questo è un peccato: a parte i bov-uomini, gli altri sono poco più che una minaccia appena accennata e questo riduce l'impatto trash che questa storia avrebbe potuto avere.
Altro elemento che dovresti rivedere è la punteggiatura, che in alcuni punti non era proprio chiarissima.
Infine, il finale (appunto), che ho trovato forse troppo sbrigativo. In poche righe abbiamo il golpe di Mina e la sua morte per mano di Dente, ma liquidi tutto in poche battute e il doppio colpo di scena finisce per essere troppo compresso e non riesce fino in fondo. Che, poi, se Dente sapeva tutto, perché non ha fermato Mina?

Detto questo, ti faccio comunque i miei complimenti.

Alla prossima!

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el_tom
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Re: La fuga

Messaggio#8 » venerdì 31 maggio 2019, 15:35

Mille grazie, i complimento fan piacere e le critiche aiutano.
Mi è veramente piaciuto partecipare a questa sfida e leggere i vostri racconti.
A presto :-)
La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.

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